| ▶PS 171 ▶PC 103 ▶PM 104 ▶Exp. 20 Solitamente, alle stranezze dell’indole umana si poteva dare una spiegazione razionale nel novantanove percento dei casi: l’attitudine di un individuo, rispetto ad una precisa situazione o contesto, differiva sensibilmente in base alla personalità e alle esperienze di ciascuno; non esistevano modi, quindi, per spiegare esattamente come si sarebbe potuto reagire a questo o a quello stimolo, eppure la casistica - spesso, non sempre - riportava delle situazioni-tipo, capaci di imbrigliare un carattere o comportamento, più o meno precisamente, all’interno di una categoria ben definita. Benché non si potesse giudicare negativamente il comportamento del signor Winston, almeno per il momento, la Tassorosso aveva iniziato a nutrire un dubbio piuttosto significativo sulla sua sanità mentale; aveva osato ardire ad una valutazione tanto sommaria, proprio lei che - a conti fatti - aveva sbraitato a pieni polmoni contro un ragazzino in bicicletta del tutto inesistente. Nell’elaborare l’intera faccenda da un punto di vista esterno sarebbe stata proprio lei, probabilmente, a guadagnare il titolo di “svitata del mese”. Infatti, per quanto quel Winston fischiettasse un motivetto incalzante e sconosciuto, senza arrecare fastidio nei passanti che li superavano in ogni direzione, l’uomo appariva un comune mortale di ritorno da una lunga giornata di lavoro. Sembrava, inoltre, piuttosto empatico ed interessato alle vicende altrui; c’era da chiedersi se, in fondo, non fosse una persona totalmente isolata dal resto del mondo, un impiegato modello che avesse votato la propria esistenza alla carriera e disdegnando gli affetti più cari.«Sembra interessante.» commentò sincera. Lasciò che il suo interlocutore proseguisse nelle proprie spiegazioni, certa che presto o tardi avrebbe smesso di condividere con lei i dettagli della propria vita per interessarsi maggiormente della ragazza alla quale avrebbe offerto una parca cena. Nonostante l’altezza nella media, i tratti del suo volto ed il fisico asciutto, ma formoso, suggerivano quale fosse la sua età e, contrariamente al suo desiderio di celare la propria identità, non avrebbe potuto mentire troppo vistosamente. Winston era strano, dopotutto, non stupido.«Sì. Studio ancora, ma non ho un’idea precisa di che cosa mi piaccia davvero.»Si trattava di una mezza verità e si stupì di constatare quanto poco avesse riflettuto sul proprio futuro in quegli ultimi mesi. Non esisteva una materia che le piacesse più delle altre, ma lo spirito assetato di giustizia, ne era certa, avrebbe tracciato ben presto la direzione del suo cammino. Probabilmente, sarebbe finita al Ministero, come metà della sua famiglia e come Connor si augurava, ormai, da anni. Represse a fatica la tentazione di chiedere ulteriori chiarimenti sulla sua professione, col rischio di diventare insistente ed invadente oltre ogni limite socialmente consentito. Attorno a loro un numero sempre crescente di londinesi andava ad affollare il marciapiede sul quale i due procedevano con una certa serenità, seppur a passo sostenuto. Ogni tanto, Winston controllava che fosse ancora lì, voltandosi ad incrociare la sua figura esile tra le persone dirette al luogo che avevano appena lasciato. Un nuovo brontolio nello stomaco avvisò la Tassorosso, e probabilmente anche Winston, dei morsi della fame sempre meno latenti. Infine, raggiunsero il pub decantato pochi istanti prima: Winston le fece strada, indicandole l’ingresso con un elegante cenno della mano, impegnata a trattenere il soprabito. Annuì all’uomo, accennando ad un sorriso timido, varcando la soglia; sembrava un locale come altri in quel quartiere, arredato con cura e secondo uno stile ben preciso. Un bancone di legno scuro, liscio e lucido, si snodava in linea retta, pronto ad accogliere gli avventori su comodi sgabelli e sedie. Ciò che la colpì non fu tanto il mobilio, qualcosa che in realtà aveva già visto altrove, ma l’ambiente piacevolmente accogliente e riscaldato. Attese con pazienza che il signor Winston si affiancasse a lei, guidandola a passo sicuro verso uno dei tavoli presenti a poca distanza dall’ingresso, mentre il suo sguardo iniziava a vagare distrattamente sul listino appeso alle spalle del barista e della cameriera: entrambi sembravano conoscere il suo accompagnatore, visto il chiaro gesto in codice che gli avevano rivolto non appena ebbero sollevato lo sguardo sui due avventori. L’uomo doveva essere addirittura un coetaneo del signor Winston, mentre la ragazza - dall’aria più espansiva - doveva essere decisamente più giovane, anche se non avrebbe saputo darle un’età precisa. Ciò che accadde in seguito fu di difficile comprensione per lei: il botta e risposta dei tre sembrava collaudato da una conoscenza piuttosto profonda, che aveva messo in luce quanto Winston potesse essere “normale” nella propria anormalità. Non capì un solo riferimento, ma fu attratta dalle mosse svelte della giovane inserviente che - rapida - aveva spillato a Winston qualche moneta per la scommessa appena persa. Se poco prima si era sentita confusa, smarrita in quel continuo andirivieni di immagini, ora la sua mente stava sollevando una sbrindellata bandiera bianca. Dei Babbani, si disse, non sapeva proprio nulla e, presto o tardi, quelle lacune le sarebbero costate care. Un dettaglio, però, le rimase impresso nella mente: il nome “Sarah” svettava in un angolo del grembiule della ragazza, ricamato con cura come ci si sarebbe aspettati per una divisa da lavoro. Winston incassò il colpo con un’evidente dose di mestizia, ma in fondo - almeno a suo avviso - la perdita di una scommessa come quella non gli avrebbe impedito di consumare un pasto o una bevanda calda in tranquillità. Tuttavia, un secondo dettaglio attirò la sua attenzione e, questa volta, sembrò risvegliarla: il quarantenne aveva appena lanciato un galeone nelle mani della cameriera? Com’era possibile? Si guardò attorno sospettosa, cercando altri indizi della presenza della magia in quel luogo mai visitato prima di allora. Se la giovane conosceva i galeoni, la conclusione possibile sarebbe stata solamente una. Winston non era un uomo comune e nemmeno Sarah era una semplice cameriera. Finse indifferenza verso di loro, guardandosi attorno come se non avesse mai sostato per più di un minuto in un pub di Londra. Le sarebbe bastato solamente scorgere un poster appeso alla parete con delle figure in movimento o una Gazzetta del Profeta abbandonata sul tavolo per giungere, definitivamente, alla conclusione corretta. Winston sembrò tornare in sé, ricordandosi solo in quel momento della presenza della sedicenne, indicandole un tavolo vicino ed invitandola a prendervi posto. Gli sorrise di rimando, mentre l’uomo si apprestava a versare un importo più o meno casuale alla giovane; espletata la transazione, egli prese posto di fronte a lei. Quattro menù attendevano di essere sfogliati e ne prese uno velocemente, senza badare davvero a che cosa vi fosse riportato sopra. Non le interessavano né il cibo né le bevande: doveva trovare un nome, una parola - anche solo una - che le indicasse di essere ben lontana dalla pazzia. Non degnò di un solo sguardo il proprio accompagnatore, impegnata a scorrere velocemente le parole impresse sulla carta. Si sentiva frustrata, incapace di trovare una spiegazione razionale a ciò che le era accaduto e a ciò che aveva appena visto. Galeoni, Falci e Zellini non erano una valuta comune tra i Babbani, più simili a gettoni dalle forme tonde e dalle dimensioni differenti. Proprio quando pensava di aver perso ogni speranza, l’immagine di una moneta attirò le sue iridi grigio-azzurre, facendole brillare di nuova luce. Uno Zellino sul menu significava solamente che chiunque si trovasse in quel luogo non era, non totalmente almeno, chi affermava di essere. A meno che, ovviamente, tutto ciò non fosse frutto della propria fervida immaginazione. La voce squillante di Sarah interruppe bruscamente le sue elucubrazioni, riportandola prepotentemente alla realtà. Tra le mani reggeva un taccuino e una penna dalle dimensioni piuttosto anomale, pronta a trascrivere gli ordini dei clienti.«No-non saprei.» biascicò, schiarendosi la voce «Sono così affamata che non saprei nemmeno che cosa prendere. Lei che cosa mi consiglia?»Gettò un ultimo sguardo interrogativo alla cameriera, prima di riportarlo su Winston. Quell’uomo era la chiave del suo mistero. Si augurava solamente che, prima o poi, tutto le sarebbe stato chiaro.Inventario:▶ Bacchetta (all'interno della borsa a tracolla, insieme a pochi effetti personali senza potenziale magico, tra i quali un sacchettino contenente una manciata di Galeoni)
▶ Anello Gemello (anulare sinistro)
▶ Ciondolo Capello di Veela (indossato e nascosto dall'abbigliamento)
Adoro la citazione... anche se Thalia (poracciah) non ne sa nulla, ma questo è un altro discorso.
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