| Se mai qualcuno avesse avuto il coraggio di chiedere a Tristan von Kraus: che occupazione ti piacerebbe avere? La prima risposta che l'uomo avrebbe dato d'istinto era: sicuramente non il becchino. Eppure eccolo lì in piena sera, dopo aver scavato una fossa profonda almeno 3 metri, a far levitare un corpo avvolto in molteplici strati di cotone, fin dentro la bara che -aperta- attendeva il suo ospite. Sapeva che non era saggio compiere quel genere di operazioni quando c'era ancora la luce del sole, ma data l'ora prossima alla chiusura del cimitero ed il fetore che quel putrido sacco di carne emanava all'interno del suo studio, era arrivato il momento di riportarlo bello impacchettato dal luogo dove il Medimago lo aveva prelevato. Ci aveva giocato parecchio sopra, strappando qua, ricucendo la e scorticando dall'altra parte. Alla fine, aveva dovuto arrendersi nuovamente ed accettare l'idea che giocare con un corpo morto non era come farlo con una persona ancora in vita. Avrebbe cambiato i suoi obiettivi dunque. Il suo lavoro doveva terminare e non sarebbe stato certamente un cambio di 'rotta' a sospendere anni di ricerche. Sebbene odiasse utilizzare la bacchetta, odiava ancor di più sporcarsi di terreno e sudare; così, una volta messo il corpo all'interno della bara, con un colpo di bacchetta, ricoprì tutto con il terriccio che aveva smosso poco prima, lasciando la terra evidentemente smossa ma senza destare ulteriori sospetti. Perché ricoprire il corpo con strati di cotone? Semplice, per far si che un domani se riesumato, sarebbe stato più difficile notare i segni del 'lavoro' di Tristan sul corpo e quindi evitare sospetti. Meglio non alzare polveroni inutili quando si giocava con la morte e la vita delle persone. Sospirò, lanciandosi un'occhiata intorno e sperando che nessuno avesse assistito alla scena: a primo impatto, venne per un attimo abbagliato dalla luce del sole che tramontava; poi coprendosi gli occhi con una mano, notò una figura che poco distante, se ne stava ferma a guardare il tramonto. Scheisse. Digrignò i denti, sperando che non avesse visto nulla, seppur a primo impatto sembrava più interessata al romanticismo dell'orizzonte che al becchino improvvisato. Controllò l'orologio da taschino, l'ora era tarda e certamente a breve l'avrebbe vista andare via. Così, semplicemente per assicurarsi che non vi fossero problemi di sorta, si sedette sulla lapide in pietra fredda di tale....Signor Lamebert, incrociando le braccia ed aspettando di vederla uscire fuori dal cimitero. -Grazie per esserti donato alla conoscenza, vecchio bastardo.- Sussurrò, ammiccando un sorrisetto divertito e lanciando occhiatine di tanto in tanto alla sagoma femminile.
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