Florilegium, Legilimanzia pt II

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view post Posted on 11/10/2017, 21:56
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Il Fato

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«A man's mind is stretched by a new idea
or sensation, and never shrinks back to
its former dimensions»

La villa era piombata nella consueta bolla pacata che l'avvolgeva durante le prime ore pomeridiane che seguivano il pranzo. Fatta eccezione per la cucina, che a conti fatti non riposava mai, il resto delle stanze e degli inquilini si godeva il momento di pausa: chi stendendosi sul letto, chi immergendosi nella lettura, chi preferendo smaltire il pasto con una passeggiata nel giardino.
Nonostante l'approcciarsi dell'autunno, il tempo lo permetteva. Una brezza leggera carezzava quella zona di Londra e sparuti raggi mitigavano la temperatura diurna.
Una giornata come tante, persino un po' noiosa, almeno per ora. Dopotutto si sa, dell'apparenza c'è poco da fidarsi: anche una distesa cristallina al primo impatto quieta, può nascondere correnti caotiche in profondità; un volto sereno nasconde non di rado un turbamento dell'animo sconosciuto ai più; e come in ogni casa che si rispetti, se le pareti potessero parlare, chissà quanto avrebbero da raccontare. Lì dove le mura fallivano, i domestici subentravano; sin dai tempi più antichi, la servitù viveva di segreti e pettegolezzi, godeva di una posizione privilegiata all'interno della dimora del padrone, capace di passare inosservata in bella vista, conoscendo la casa palmo a palmo. Villa Hydra non faceva eccezione.
Tra i dedali di corridoi si diramavano trame più fitte di quanto si potesse immaginare: ogni membro, ogni inquilino, custodiva tanti piccoli pezzi ad incastro, troppo frammentari e disordinati perché se ne potesse avere una visione completa. Neppure il padrone di casa avrebbe potuto vantare una conoscenza globale di quel puzzle, ma come in ogni lavoro di maglia forse bastava tirare i fili giusti per arrivare a capo della matassa di proprio interesse. Come una rete di informazioni.
Amber stessa avrebbe avuto l'occasione di accorgersene proprio quel giorno.
Una misteriosa figura si aggirava irrequieta nella casa e passando di fronte la porta chiusa della stanza
della giovane strega lasciò scivolare una busta da lettere sotto la fessura dell'uscio; poi, silenziosa com'era giunta, l'ombra riprese la propria strada come niente fosse.
Se anche la ragazza non fosse stata all'interno della camera, al suo ritorno avrebbe potuto notare la strana missiva.
Un sigillo in ceralacca chiudeva la busta raffinata, il timbro aveva tutta l'aria di essere un fiore stilizzato.
All'interno avrebbe trovato alcuni fogli spiegazzati vergati dalla grafia decisa ed ordinata di chi si sta dedicando ad un lavoro meticoloso.
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Seguivano altre pagine di diario, di date precedenti e successive, in cui il misterioso mittente annotava i progressi ed i fallimenti, gli espedienti utilizzati e le osservazioni ottenute. Si capiva facilmente che quelle che teneva in mano erano solo una minoranza degli appunti esistenti, ma forse erano sufficienti a ridestare in lei una certa curiosità.
Chiunque fosse, si trattava di un legilimens, proprio come lei. Un caso?
Un foglio si distingueva dagli altri: meno sgualcito, l'inchiostro era lucido e la carta ancora non ingiallita. Recava una data recente.
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Un messaggio enigmatico a dir poco. Chiunque le avesse scritto la conosceva personalmente,
sapeva di lei, non solo della sua natura di strega, ma addirittura di una natura ancor più intima e tenuta gelosamente per sé. Come era possibile? La sua mente era forse stata violata una volta di più, senza che lei se ne fosse accorta?
Perché quella sfida, poi? A cosa mirava? Cercava semplicemente un passatempo, un piccolo cucciolo da osservare per alleviare la noia; oppure nascondeva in quel gioco un secondo fine, burattinaio dietro le quinte?
Un modo per scoprirlo forse c'era.
"Raccogli i fiori", aveva suggerito, ma cosa significava realmente? Qualunque fosse la risposta, Amber poté accorgersi facilmente del fatto che in ogni pagina di diario fosse riprodotto il medesimo fiore raffigurato nel sigillo. Forse un pattern da seguire? Si celava un particolare significato? Forse qualcuno a cui chiederlo c'era.


Domestici di Villa Hydra
Mrs Griffiths
Severa ed inflessibile, mrs Griffiths è la regina tra i domestici; insieme al signor Chapman coordina tutte le faccende che riguardano la villa, compiendo un lavoro magistrale da svariati anni a questa parte. Ha iniziato come semplice balia quando ancora la figlia Nole era bambina, ma l'acume e l'ambizione hanno fatto il resto. Non è crudele né meschina, semplicemente le piace che tutto fili liscio dato che per lei è motivo di vanto. Non parla di suo marito, ma pare sia rimasta vedova molto presto.
capo cameriera • sulla cinquantina
Nole Griffiths
Figlia di mrs Griffiths, Nole è praticamente cresciuta a villa Hydra insieme ad Amber, essendo quasi coetanee. Intimamente invidia la ragazza per le doti magiche che possiede e la mal sopporta a causa dell'aspetto algido che la caratterizza; la reputa un'ingrata e crede che al posto suo farebbe un utilizzo migliore della magia.
cameriera • 24 anni
Mr Chapman
Efficiente. Dal primo giorno di assunzione (e nessuno lo ricorda, perché è il più longevo tra i domestici) non ha mai perso un colpo. Si occupa un po' di tutto, tenendo ogni cosa sotto controllo insieme alla signora Griffiths. Diversamente da lei è assai bonario e comprensivo, ed ha un debole per la giovane Amber a cui vuole bene sin da bambina, risultando talvolta forse fin troppo complice e permissivo.
maggiordomo • sulla sessantina
Barry Lewis
Figlio di un erbologo ed una pozionista, Barry non si è mai discostato troppo dal business di famiglia pur spostandosi inevitabilmente nella branca babbana. Ha un animo romantico ed una vena artistica spiccata, caratteristiche che si ritrovano nelle sue decorazioni floreali e nella cura impiegata nella manutenzione del vasto giardino. Riconosce a colpo d'occhio le piante babbane ed anche la maggioranza delle specie magiche, sapendole in parte trattare.
giardiniere • 29 anni
Constant Davis
Affascinato da manici di scopa e tappeti volanti, Constant si è dovuto abituare ai motori ruggenti e alle quattro ruote scoprendo che dopotutto non era così male. Si muove agilmente tra le vie di Londra ed è sempre a disposizione se un qualunque membro della famiglia necessita di una scorta babbana, laddove la situazione lo richiede. Si aggiorna anche sui trasporti magici, più per passione che per altro.
autista • sulla tarda trentina
Esme Shaw
Esme si occupa di tutto il bucato che viene lavato senza ausilio di magia. A causa del frequente contatto con l'acqua o con i panni umidi, la pelle delle mani è secca e rovinata, ben più vecchia all'apparenza di quella di una donna di poco più di quarant'anni. Soffre inoltre di dolore alle articolazioni quando cambia il tempo, ovvero molto molto spesso. Non la si vede spesso in giro, generalmente se ne sta rintanata in lavanderia o nello stenditoio.
La notte non rimane alla villa, ma torna a casa dal marito e dai suoi due bambini.
lavandaia • sulla quarantina

Benvenuta nella quest per sbloccare il secondo livello di legilimanzia. Siamo a villa Hydra, appena più su ti ho lasciato dei prospetti rapidi su alcuni dei domestici che servono la vostra famiglia; Amber ovviamente li conosce da tempo, dunque puoi farvi riferimento a piacere. Per esigenze di trama, alcune delle caratteristiche verranno rivelate man mano, dunque se temi di osare troppo contattami per avere delucidazioni: nel limite del possibile te le darò. Costituiscono la tua principale risorsa d'informazioni, se approcciati col giusto modo e con la giusta sequenza.
Sempre a tua discrezione sono il motivo per cui ti trovi a casa, ciò che stavi facendo prima di tornare in camera e/o trovare la lettera e dove siano i tuoi familiari.
E' improbabile che avremo bisogno di statistiche o inventario, ma nel caso ti avviserò.
Cliccando sulle immagini sarai indirizzata alla versione più grande e più leggibile; perdona l'assenza di accenti, erano da pagare extra(?)
Per qualsiasi problema, sai come contattarmi. Buon divertimento!
 
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Distesa sopra il morbido copriletto, le braccia conserte, la schiena poggiata su un paio di cuscini e le gambe accavallate, Amber rivolse lo sguardo verso un ramo agitato dal venticello pomeridiano. La finestra aperta permetteva all'autunno di impossessarsi di ogni suo respiro, consentendole così di trovare un po' di pace in quei pomeriggi silenziosi. Era raro, forse rarissimo, che dopo pranzo lei e John si fermassero del tempo in Villa, solitamente l'uomo fuggiva dal maniero della sua infanzia il più velocemente possibile. Le visite ai nonni erano diventate sempre meno frequenti, il tempo da passare con loro era ridotto all'osso e lei non ne comprendeva il motivo. Avrebbe dovuto chiedere a suo padre il perché di quel suo agitarsi ogni volta che ricevevano un invito per un pranzo o una cena, ma l'uomo era diventato intrattabile. Nell'ultimo periodo avevano limitato i contatti anche tra di loro, un po' perché Amber temeva che rimanendo troppo in una stanza con lui avrebbe finito per sentirsi oppressa dal peso di quanto gli stava nascondendo, ed un po' perché lui stesso aveva smesso di comunicarle anche le più banali intenzioni. Tanto a lungo aveva agognato un briciolo di indipendenza ed ora che, in parte - certamente non poteva aspettarsi che l'aura di protezione dell'uomo svanisse da un giorno all'altro -, l'aveva ottenuta, non se ne compiaceva. Non aveva vinto alcuna battaglia, non si era guadagnata quei respiri di libertà, era stato lui ad abbandonare il campo, a rinunciare alla propria mossa... ma perché? Un lungo sospiro accompagnò quei pensieri, lo sguardo assorto si fece più cupo, guardava ma non vedeva. Non si sentiva totalmente a suo agio in quella stanza, non sentiva di appartenere alle mura di quella villa tanto quanto Cordelia avrebbe voluto. Da quando era nata, gli Hydra le avevano destinato una camera in una delle zone più belle della villa, nella speranza che John decidesse di vivere lì con moglie e figlia. Fin dal principio però era parso chiaro a tutti che quell'eventualità non si sarebbe mai concretizzata. La semplicità che caratterizzava gli Snow aveva preso piede sopra ogni cosa, ed anche la morte di Eveline non aveva cambiato le carte in tavola. Nonostante tutto la speranza dei nonni non era mai svanita, ed avevano evoluto l'arredamento della camera in base alle esigenze di Amber durante la sua crescita. Dove prima v'era stata una culla, ora c'era un letto, e fasciatoio e giochi erano diventati armadi e comodini. L'unica cosa rimasta invariata era lo stile dell'arredamento: totalmente coerente con il resto delle stanze. Non era abituata a vivere nel lusso che trasudava dalle pareti incorniciate ma non lo disprezzava affatto. Muoversi per quella magione come la regina indiscussa non era nelle sue corde, ma non poteva nascondere di apprezzare la maestosità della villa e l'orgoglio che provava nel sapere che, in minima parte, apparteneva anche a lei. A conti fatti, però, era anche un'estranea. Non conosceva tutte le stanze, non si sentiva pienamente a suo agio nell'abitarle e non interagiva molto con i domestici. Era ferma in quel limbo tra il rivendicare l'appartenenza agli Hydra e l'eleganza austera di quel ramo dell'albero genealogico - che sempre l'aveva affascinata - e l'accogliere la semplicità degli Snow, legata essenzialmente ad Eveline, scomparsa troppo presto per insegnare alla figlia i valori più genuini. Incapace di scegliere una delle due fazioni o di trovare il giusto mezzo per assorbirle entrambe, Amber viveva in quella scomoda situazione, nella speranza che qualcosa o qualcuno l'aiutasse a vedere oltre i propri limiti. Se quel pomeriggio ed il colloquio tra John e William, motivo per cui lei si trovava ancora lì, fosse durato tanto a lungo, probabilmente la ragazza avrebbe ceduto alle lusinghe di Morfeo e si sarebbe concessa una pennichella. Il destino però aveva ben altro in programma e, mentre le palpebre dolcemente calavano sulle iridi chiare, un rumore fermò la loro discesa. Un lieve fruscio attirò il suo sguardo verso la porta e lei non impiegò molto a notare un dettaglio nuovo. Una busta era apparsa nell'incavo sotto l'uscio, laddove prima non v'era nulla. Corrugò la fronte ed un'espressione interrogativa scacciò in malo modo quella più riflessiva di prima. Una lettera per lei?

Il suo cuore iniziò subito ad agitarsi, mosso dall'irrazionale fantasia di sapere chi fosse il mandante, ma la ragione negò la possibilità che si trattasse proprio di "lui". Non c'erano falchi alle finestre, nessun segno del passaggio di Amigdala e nemmeno di altri gufi a lei noti. Lentamente si alzò dal letto e compì i pochi passi necessari a ridurre la distanza tra lei e la candida busta. Un angolino era ancora fermo sotto l'uscio, ma il resto del corpo della missiva era in bella mostra così come il sigillo in ceralacca che ne chiudeva le estremità. La raccolse ma non la aprì subito, la tenne saldamente, mentre l'altra mano si allungava sulla maniglia. Che il mandante fosse ancora lì fuori? Se avesse aperto la porta avrebbe trovato qualcuno dall'altra parte? Indugiò, maledicendo il suo sguardo così umano ed incapace di penetrare il legno pesante che si frapponeva tra lei ed una possibile verità. Non poteva sapere cosa o chi l'attendesse fuori, ma si convinse che fosse il caso di leggere prima quanto contenuto in quel mistero di carta. Delicatamente aprì il sigillo, non prima di aver tenuto traccia mentale del timbro impresso: un fiore. Amber non vantava una grande conoscenza in campo floreale, ma era certa di non aver mai visto quel simbolo prima di allora. Non appena il sigillo venne spezzato, il contenuto della busta - più enigmatico dell'involucro stesso - venne svelato. Tanti, troppi, fogli ne uscirono, al punto che lei rimase inizialmente spiazzata. C'era qualcuno che aveva così tanto da dirle? Chi? Comprese però in fretta che non si trattasse di nulla di rivolto principalmente a lei in prima persona. La calligrafia le era ignota tanto quanto il timbro, e non v'era un nome in calce in nessuno dei fogli che reggeva in mano. Senza nemmeno accorgersene, aveva mosso alcuni passi verso il letto, e quanto vi fu di fronte posò sul copriletto le singole pagine di quello che stava via via assumendo l'aspetto di un diario. Lesse avidamente la pagina del 2 Febbraio, ed inizialmente non capì il senso di quelle annotazioni. Un senso che le fu invece troppo chiaro alla fine della pagina stessa, dove una frase ebbe la capacità di paralizzarla: "Un legilimens è per primo colui che riesce a far suo il silenzio." Il foglio cadde dalle sue mani. «Legilimens...» sussurrò, impossibile non paragonare quella frase alla dichiarazione udita poco più di un anno prima, quando una donna le aveva mostrato il primo passo da compiere sulla via di una vocazione che mai avrebbe pensato di possedere. Ed ora, dopo tutto quel tempo, quella parola seppellita nel profondo della sua anima, tornava a tormentarla, vergata a chiare lettere da uno sconosciuto. Qualcuno aveva scoperto quella sua capacità? Come? Era convinta di aver sotterrato quell'aspetto indesiderato di se stessa sotto uno spesso pavimento, eppure qualcuno doveva aver capito qualcosa... altrimenti perché recapitarle quei fogli? Con un crescente senso di angoscia lesse anche il resto degli appunti, per evitare che anche solo una semplice congettura mal interpretata potesse fermare ogni cosa. Se fosse stata più aperta nei confronti di quella vocazione probabilmente avrebbe dovuto ringraziare il mandante per averle fornito quello che aveva tutto l'aspetto di un manuale, se letto nel modo giusto. Ma non riuscì a sentirsi a proprio agio in quella posizione. Da quando aveva compreso di poter diventare una Legilimens, Amber non si era data pace ed aveva fatto di tutto per dimenticarsi di quella particolare possibilità. Così facendo aveva anche rinunciato alla capacità di controllarla e quanto accaduto di recente aveva riportato alla luce anche quella fastidiosa realtà. Solo quando giunse all'ultimo foglio, meno ingiallito ed indirizzato direttamente a lei, il flusso dei suoi pensieri venne dirottato. Non lo lesse una volta, né due, né tre, ma bensì quattro o forse perfino cinque, per essere certa di aver compreso ogni aspetto di quella singolare sfida. Il misterioso mandante di quelle pagine le stava chiedendo di trovarlo - o trovarla? - , ma di farlo solo se fosse stata convinta di volerlo, pronta a seguire una via che da tempo aveva abbandonato. Le parole vergate con precisione sembravano volerla colpire nella zona più vulnerabile. Era colpa sua? Si stava rinchiudendo in una gabbia di mediocrità e lo stava facendo con le proprie mani? Come poteva il suo orgoglio non risentirne? Era un nervo scoperto che più volte aveva evitato di sfiorare. Sapeva di aver odiato quella particolare abilità e sapeva che l'odio non era solo derivato da un doloroso ricordo, ma anche dalla sua stessa incapacità di controllare un potere ancora poco noto e troppo invasivo. Lei che per prima custodiva gelosamente i propri segreti, come avrebbe potuto appropriarsi di quelli altrui? Se avesse seguito il percorso, se avesse trovato chi aveva scritto quegli appunti, avrebbe potuto capire come convivere con quella natura? Non c'era bisogno che esprimesse a voce alta la risposta, era ovviamente affermativa. Contrariamente a quanto la circense le aveva detto, il misterioso legilimens non sembrava volerle riempire la testa di scrupoli. Se prima, scegliendo la via più semplice, aveva fatto suo il motto del "non invadere la mente altrui", traducendolo in "non usare la tua capacità", ora sembrava che dovesse abbandonare quel credo, per abbracciarne uno più cinico. Il fine giustificava i mezzi?

Sospirò ancora una volta, la proposta era allettante. Andava in parte contro alcuni suoi rigidi dogmi, ma al contempo le avrebbe permesso di raggiungere - se fosse riuscita nell'impresa - una conoscenza maggiore, apprendendo da chi si era auto eletto come possibile maestro e con essa la libertà di poter fare di quella vocazione una sua asservita e non il contrario. Tentare avrebbe rovinato la sua esistenza? Scosse il capo rileggendo un'ultima volta il messaggio. Secondo il misterioso individuo lei aveva tutto il necessario per trovarlo... ma come? C'era scritto di raccogliere i fiori e che le menti più deboli e meno adatte ad ospitare qualche forma di magia erano le più facili da violare ed anche che in esse si nascondevano le tracce di un suo passaggio o della sua presenza. Tracce che l'avrebbero condotta a scoprire chi fosse. Era probabile che le menti inospitali e refrattarie alla magia fossero quelle dei Magonò, i domestici di Villa Hydra, ma era possibile che loro sapessero chi si celava dietro quei fogli di pergamena? Poteva sempre riferirsi banalmente ai babbani. La sua non era minimamente una certezza. Il mistero dei fiori sembrava invece una costante, il filo conduttore di tutta la faccenda, tant'è che lo stesso simbolo floreale del timbro sulla ceralacca appariva anche in fondo ad ogni pagina, sia quelle di quello strano diario di annotazioni, sia quella della vera lettera a lei indirizzata. Doveva iniziare da quelli? Quel che le era chiaro era che probabilmente avrebbe dovuto sperimentare l'incantesimo e che non sarebbe rimasta chiusa in quella stanza come previsto fin dal principio. Raccolse la bacchetta, infilandola nell'apposita fodera della gonna, divise i fogli dalla busta e mise tutto nella tracolla scura che l'aveva accompagnata fin lì. Infilò le scarpe in tela e raccolse il mantello, prima di aprire definitivamente la porta della camera, pronta a non farvi ritorno finché non avesse risolto quella faccenda. Per parlare di fiori, prima che di ricordi o di pensieri, avrebbe dovuto cercare il giardiniere, soprattutto considerato che svegliare nonna Elise e preoccuparla ulteriormente non era tra le sue intenzioni. Se niente l'avesse fermata, avrebbe sceso le scale fino al portone d'ingresso e si sarebbe diretta oltre il portico, verso il fulcro del giardino. Avrebbe cercato con lo sguardo il giovane giardiniere ed infine, che l'avesse trovato o meno, avrebbe provato ad attirare la sua attenzione chiamandolo.
«Signor Lewis?»

 
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Infine, nonostante la ritrosia, Amber si era lasciata persuadere dall'insolita possibilità che le si poneva davanti; sfruttando la curiosità ed allettandola con la promessa d'un guadagno, il misterioso mittente si era garantito l'interesse della giovane, ma avrebbe saputo mantenerlo vivo?
Lasciato l'antro sicuro della stanza, la ragazza aveva percorso i corridoi e le scale fino all'uscita senza incontrare nessuno.
Ad accoglierla fuori furono i delicati cinguettii delle rondini ed profumo di erbetta; in lontananza si poteva udire lo zampillare tenue di una fontanella dalla quale ogni tanto s'abbeveravano i passerotti. L'esplosione di colori, vividi e sgargianti, dava l'impressione di trovarsi in un ambiente fiabesco, con quel connubio armonico tra arte e rigida geometria; i cespugli potati, il prato tagliato, i ciottoli ordinati erano tutti indizi di un lavoro svolto con dedizione e passione: impossibile che il signor Lewis si ritagliasse un attimo di pausa dopo pranzo.
Ed infatti, la giovane Hydra non ebbe difficoltà alcuna a trovarlo. L'uomo era accovacciato, un ginocchio puntato a terra e la schiena ricurva; tra le mani guantate teneva il piantatoio, un oggetto dalla forma ad "L": con il lato appuntito scavava un piccolo solco nel terreno, simile a quelli che già aveva disseminato lì vicino.
La voce della strega parve coglierlo di sorpresa.
«Signorina Amber, non l'ho sentita arrivare.» Si raddrizzò lentamente posando l'attrezzo ed approfittandone per scuotere la polvere dai guanti. «Stavo sfruttando le ultime giornate di sole per piantare i bulbi di crocus che mi ha fornito vostra nonna.»
Si terse il sudore dal collo con il dorso della mano, prima di assumere la sua solita espressione disponibile.
«C'è qualcosa che posso fare per lei?»
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Negli occhi, oltre all'usuale cortesia, si celava anche una sincera curiosità: non era abituato ad avere molta compagnia durante il lavoro, ed il fatto che fosse quasi sempre assorbito da quel che faceva non aiutava.
Avrebbe potuto fornire le risposte che Amber cercava? E pur ammettendo che le possedesse, le avrebbe cedute volontariamente?
Tanto vale tastare il terreno, dopotutto il ragionamento della ragazza non faceva una piega; se davvero quel simbolo nascondeva più di quanto l'apparenza potesse lasciar supporre, un occhio maggiormente esperto avrebbe potuto cogliere dettagli sfuggiti alla Hydra.
 
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Non aveva resistito. Alla fine chiunque avesse deciso di metterla alla prova aveva vinto una prima battaglia non appena Amber aveva varcato la soglia della sua stanza. Non sarebbe rimasta confinata in quel luogo, come aveva inizialmente previsto, e farle cambiare idea in quella maniera non era da tutti. Quando lo sguardo lasciò le mura scure della villa per immergersi nei colori di una delle sue stagioni preferite, lei credette di respirare di nuovo dopo anni di clausura. La precisione con cui il giardiniere teneva in ordine e curava i dettagli di quell'angolo - non solo - verde, riusciva sempre a metterla a proprio agio. Non un ciottolo fuori posto, non un cespuglio potato male o con poca attenzione. Maniacale ma poetico. C'era della geometria in quel che faceva, ma questa non prevaleva mai eccessivamente sull'armonia e la naturalezza delle piante e dei fiori che adornavano il cortile. Impiegò poco ad abituarsi alla luce che, tenue, accoglieva ogni colore che il giardino aveva da offrire, dal rosso acceso dei fiori più ambiziosi, al rosa antico di quelli più delicati. Amber ricordava i giorni in cui scappava a piedi scalzi dai cugini tedeschi, passando proprio per quella parte del prato. Quei giorni però apparivano così distanti a sbiaditi da sembrare semplici sogni, anche poco fantasiosi o memorabili. Fece molta attenzione a passare nei giusti punti, per non rovinare un lavoro tanto eccelso. Capiva bene perché Nonna Elise apprezzasse il Signor Lewis - senza dubbio "l'aiutante" che preferiva tra tutti - egli riusciva in quello che le artritiche mani della donna non riuscivano più. Non vi fu la necessità di indugiare troppo in giardino, o di chiamare l'uomo più volte, perché il giardiniere era proprio lì, a pochi metri da lei, intento a fare quello che instancabilmente faceva da anni. Si avvicinò all'uomo pur lasciandogli tutto lo spazio necessario alle sue manovre, senza assillarlo o seguirlo eccessivamente. «Non fa nulla, immagino che questo sia l'ultimo periodo utile per questo genere di cose.» Accomodante e sincera, mantenne un tono tranquillo per non tradirsi fin da subito, non volle mettere fretta né a lui, né a se stessa, per quanto fremesse all'idea di poter fare qualche passo avanti in quella strana caccia. Forse "genere di cose" era riduttivo per definire il lavoro di Barry Lewis, ma non si poteva dire che Amber avesse un pollice verde o che comprendesse davvero la fatica e l'impegno necessari per tenere tutto in ordine, lo rispettava ma non lo comprendeva appieno. Tutte le piantine che avevano avuto la sfortuna di passare attraverso le sue mani, non erano mai durate a lungo. Ad Hogwarts non le dispiaceva studiare Erbologia, aveva una discreta media anche in quella materia, ma si limitava a seguire quanto descritto nei libri, senza andare oltre. Certo apprezzava molti dei fiori presenti, a volte li sfiorava perfino, ma non aveva la minima idea di come mantenerli in vita, soprattutto se di origine babbana.«Sono certa che la nonna apprezzerà.» Non era arrivata fin lì solo per complimentarsi con il giardiniere e la mano che si strinse lungo la tracolla parve volerle infondere la giusta dose di coraggio per proseguire nei suoi intenti. Lo sguardo interessato che Lewis le rivolse, fece il resto. «Io, ehm.. avrei bisogno di chiederle una cosa...» Iniziò, spostando lo sguardo dall'uomo alla tracolla, mentre con una mano ricercava un foglio di pergamena. Rapidamente l'altra mano raggiunse la prima e le due piegarono il foglio al punto tale da rendere visibile solo il simbolo di quel particolare fiore, in un quadratino di carta. Non voleva strappare il simbolo dal foglio, ma non voleva nemmeno che quelle pagine venissero lette da altri. Lewis era un magonò, probabilmente non avrebbe nemmeno compreso per intero quanto scritto in quegli appunti, ma per sicurezza Amber tentò di salvaguardare la propria privacy. Forse avrebbe dovuto compiere quell'operazione prima e non sotto gli occhi del giardiniere, ma s'immaginò che la riservatezza potesse spiegare quel comportamento senza farla apparire prevenuta nei suoi riguardi. Non poteva dire se vi fosse riuscita, poteva solo sperarlo. Con un semplice passo avanti, infine, allungò il quadratino con il fiore verso l'uomo. Avrebbe potuto mostrare la busta ma temeva che il sigillo si fosse rovinato troppo durante l'apertura della stessa. Tenne il quadratino nella propria mano, ma lo avvicinò affinché l'uomo potesse ispezionarlo, pur non volendosene privare. Era lì il passo avanti che cercava? «Conosce questo fiore?»

 
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L'uomo non dette l'impressione di essersi risentito per la semplicità con cui Amber aveva liquidato tutta quella serie di attività che gli competevano a Villa Hydra; sapeva che raramente una tale dedizione potesse essere compresa – figurarsi condivisa.
«E' quello che mi auguro» La signora Snow costituiva una piacevole eccezione, ma di certo la ragazza che stava di fronte era stata spinta da ragioni differenti a raggiungerlo. Quali fossero, ancora non era dato saperlo, ma non parevano contribuire a mettere la bionda a proprio agio.
Pur non distogliendolo completamente, il giardiniere cercò di rendere meno intenso il proprio sguardo, meno indagatore, così da dare ad Amber più spazio, più privacy. Approfittò dei movimenti della mano di lei per spostare gli occhi prima sulla tracolla e poi sul foglio che aveva estratto; rispettosamente fece un passo indietro quando lei lo piegò così da celarne le righe d'inchiostro, ma si sporse di nuovo in avanti – con le mani tenute dietro la schiena per frenare l'impulso di afferrare la paginetta – quando lei gliela mostrò. Le sopracciglia si aggrottarono quando l'attenzione venne focalizzata sulle linee stilizzate, un sorriso dolce comparve sulle labbra sparendo subito dopo, rimpiazzato dalle dita nervose che erano corse a grattare il naso celandone il leggero rossore: un'impronta polverosa rimase dove aveva fatto scorrere i polpastrelli; lui però non vi fece caso.
«E' una magnolia.» S'affrettò a dire, prima che un fiotto di umiltà lo portasse a ritrattare. «Certo, il disegno è semplicistico, per esempio qui...» Frenò la lingua prima di impartire una lezione non richiesta di botanica. «Sìsì, una magnolia, ne sono ragionevolmente certo.» La scrutò di sottecchi (un'operazione buffa data la sua considerevole statura) sforzandosi di non verbalizzare le sue domande; piuttosto, desiderando riempire il silenzio, continuò a snocciolare informazioni. «Ha origini antichissime, venne importata piuttosto tardi dall'Asia e coltivata in serra. I primi botanici credevano che fosse molto delicata... Gli occhi sfuggirono alla presa di Amber perdendosi dietro chissà quale altro pensiero delicata sì, ma standole vicino si può scoprire la forza che nasconde dentro. Sempre capace di far fronte alle avversità, Magn- la magnolia.» Stavano ancora parlando della stessa cosa?
Barry dovette accorgersi della gaffe perché le orecchie si tinsero di rosso e la mano guantata non smetteva di tormentare il naso e la barbetta; l'intero corpo smaniava per rimettersi al lavoro.
«Se non c'è altro...»
Era evidente che ormai la sua mente fosse altrove e che qualunque cosa celasse sarebbe rimasta lì dentro.
Forse.
 
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Poteva aspettarsi una risposta senza che questa comportasse altre domande? Barry Lewis avrebbe avuto tutto il diritto di chiedersi la ragione per cui Amber aveva dapprima piegato una lettera, con il chiaro intento di nascondere ai suoi occhi quanto vi fosse scritto, e dopo aveva posto quella singolare domanda, eppure ad alta voce nulla venne espresso. Nonna Cordelia le aveva spesso parlato di quel "timore reverenziale" che un buon domestico avrebbe dovuto avere nei confronti dei datori di lavoro, ma difficilmente la ragazza vi faceva caso, anche perché visitava la villa così poco da non ritenersi completamente uno dei proprietari. In quel momento, con la speranza di non aver appena gettato un seme in un terreno arido, capì quanto l'anziana potesse avere ragione. Senza tenerla eccessivamente sulle spine, il giardiniere rispose: quel fiore era infine una Magnolia. Oh Amber non aveva la minima idea di cosa potesse significare e se Barry non avesse proseguito condendo quel primo responso con un generoso contorno di informazioni, probabilmente avrebbe avuto ben poco su cui ragionare. L'uomo però proseguì a tratti. Quando definì il disegno "semplicistico" e sembrò sul punto di evidenziare un problema o un errore - lei non comprese quale dei due casi fosse - , Amber lo guardò con ancora più interesse, spostando le iridi rapidamente dall'uomo al disegno, e poi di nuovo sull'uomo. «Si..?» abbozzò, prima che lui deviasse sul senso del fiore più che sul modo in cui quello era stato disegnato. La Magnolia doveva essere una sorta di "firma" per chi le aveva consegnato di punto in bianco quell'insieme di informazioni, qualunque cosa strana o diversa potesse notare il Signor Lewis sarebbe stata d'immenso aiuto. La spiegazione però proseguì e lei dovette tenere per sé ulteriori richieste per non perdere altri fondamentali dettagli generosamente offerti dal giardiniere. Senza che potesse rendersene conto, si ritrovò presto a pendere dalle sue labbra, avida come un cercatore di minerali di fronte ad una grotta ancora inesplorata. Lo vide perdersi, stranamente, dopo aver dato una sommaria collocazione geografica al fiore. Per uno sciocco attimo ebbe quasi la sensazione che l'uomo non stesse più parlando di quel fiore in modo scientifico, quasi vi fosse qualcosa di più... ma cosa? Certo era un grande appassionato del proprio lavoro, ma poteva trattarsi solo di quello? Era davvero solo passione per un mestiere? Il culmine di quella stranezza lo raggiunse quando per poco dimenticò l'articolo prima della pianta e le sue orecchie si tinsero di rosso in un battito di ciglia. La mano che grattava con insistenza barba e naso, quest'ultimo già arrossato, la convinse ancor di più che dovesse esservi altro alla base di quelle reazioni. Però, tra l'immaginare che vi fosse qualcosa ed il capire di cosa si trattasse, passava un oceano.

"Fai tuoi i pensieri di chi ti circonda", aveva scritto il misterioso individuo nell'ultima lettera, quelle parole riemersero con forza e la convinsero a non concedere al giardiniere di tornare nuovamente ai suoi impegni, non subito.
«Grazie, io purtroppo di fiori non ne so molto, ma mi chiedevo anche se...» cercò di tenere viva l'attenzione dei Signor Lewis, mentre elaborava un modo per tentare di indagare più a fondo, scavare oltre i gesti di superficiale nervosismo o imbarazzo o quant'altro avesse mostrato l'uomo. Se davvero quel simbolo era una firma, come aveva iniziato a credere, era forse possibile che qualcuno portasse lo stesso nome di quel particolare fiore? Non sarebbe stato poi così strano, conosceva già ragazze con nomi floreali. Era durato un attimo il lapsus che aveva acceso in lei quel dubbio, ma come avrebbe potuto porsi nei confronti del giardiniere? Non avrebbe di certo potuto estrarre la bacchetta con prepotenza per puntarla contro le tempie del domestico... che ne avrebbe pensato Cordelia? Il fatto che fossero Magonò non le dava il diritto di mostrare la propria - apparente - superiorità in quel modo. Lei per prima non avrebbe agito con così tanta veemenza senza una ragione più valida. Non che la caccia al Legilimens più esperto non fosse importante, tutt'altro, ma ancora non se la sentiva di mettere da parte tutti gli scrupoli che le erano rimasti. Inoltre, se avesse agito avventatamente in quel modo, la voce si sarebbe sparsa velocemente, e lei era già infastidita all'idea che una sola persona in quella Villa conoscesse il suo segreto.*forse posso farne a meno*, si disse mentre ricercava lo sguardo di Barry. Forse avrebbe potuto agire con la sola forza delle proprie intenzioni, non era certa che potesse funzionare, ma in quel momento poteva solo proseguire per tentativi. «... è possibile che venga usato come un nome proprio? Ha mai sentito qualcosa di simile?» Lo chiese cautamente, sempre sperando che l'uomo instaurasse di nuovo un legame con lei tramite il semplice sguardo. Nella sua mente, l'intenzione si scavare più a fondo, arrogante e curiosa, si fece avanti, suggerendole di utilizzare quella formula che tanto aveva temuto di pronunciare. *Legilimens!* Quella parola, imperativa, riverberò tra le mura della sua prigione mentale. Ancora una volta la mano si strinse attorno alla tracolla, carica di una speranza che doveva tenere sotto controllo il più possibile.

 
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view post Posted on 30/10/2017, 18:48
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Arriva per tutti un momento nella vita in cui ci si rende conto del fatto che il mondo sia infinitamente più grande di quanto si possa immaginare e che a ciascuno di noi è riservato il privilegio – e la dannazione – di far da testimone ad un'unica frazione dell'ampio spettro che invece offre. In quell'attimo di pura realizzazione gli orizzonti si allargano, l'animo si eleva, e la percezione della propria limitatezza si conficca nel petto disarmando certezze, ribaltando preconcetti.
Ciò che per gli occhi da profana di Amber poteva apparire come un agglomerato vellutato di petali e polline, un ruvido stelo o poco altro, poteva invece celare una sterminata quantità di informazioni, ricordi, suggestioni, sentimenti e conoscenze per qualcuno come il signor Lewis. Come accedervi?
Qualcosa pareva essere trapelato involontariamente, ma si trattava di un banale quanto involontario lapsus oppure anche quel piccolo e trascurabile errore nascondeva più di quanto uno potesse supporre?
Attenta e ricettiva, Amber non si era fatta sfuggire una sillaba di quanto il giardiniere aveva detto, sperando di trovare tra le sue parole un indizio, un appiglio qualunque al quale aggrapparsi in quella caccia all'uomo del tutto particolare; quanto le era consentito dire per evitare di smascherarsi? Rimanere così vaga le sarebbe stato utile?
Fu chiaramente difficile per il giovane uomo allontanarsi da qualunque cosa gli avesse attraversato la testa in quel determinato frangente, ma seppur a fatica gli occhi verdognoli e sognanti ritrovarono la via verso il volto dell'erede degli Hydra.
«Ma.. Magnolia? Beh sì, suppongo che sia possibile...» Si strinse nelle spalle larghe in un fiacco tentativo di ridurre lo spazio occupato per deviare l'attenzione. «Usare i nomi dei fiori come nomi propri è molto popolare, lei stessa ne porta uno particolarmente affine alla terra.» Sbatte le palpebre un paio di volte desideroso di sciogliere quel "contatto" a cui lo sguardo della bionda lo legava.
Le iridi di lui si velarono appena oltre le ciglia, apparendo per un istante solamente appena appena più accessibili; la sua mente tuttavia, nonostante le sforzo proiettato dalla ragazza, restò silente,
Quella formula riverberata nella testa di Amber parve frantumarsi come un tuono, libera e selvaggia, caotica e senza vincoli; impossibile da domare, da indirizzare. Come usare una forchetta per raccogliere l'acqua d'un lago.
Una nota di camomilla tinse l'aria, appena percettibile al di fuori di quella sinfonia di essenze che caratterizzava il giardino.
Era il contrasto morale ad ostacolarla? L'enigmatico mittente l'aveva avvisata; era probabile che si trattasse di dubbi che lui stesso aveva dovuto affrontare, la contrapposizione tra giusto e sbagliato che raramente lascia impunito chi si arrischia a considerarla una mera dicotomia.
Oppure, remore a parte, si trattava di un limite
fisico dettato dall'inesperienza? Un modo per veicolare il proprio potenziale magico esisteva – e lei lo sapeva –, ma il punto era un altro: sarebbe riuscita a conciliare la necessità di un supporto col suo desiderio di anonimato? O c'era un prezzo da pagare?
Sarebbe stato a scapito della propria intimità o della propria integrità?

Come avrai capito, evitare l'utilizzo della bacchetta non rientra tra le opzioni attualmente possibili. Valuta le alternative che la tua esperienza ti mette a dsposizione e nel caso di dubbi non esitare a contattarmi.
 
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view post Posted on 10/11/2017, 10:22
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Niente.

Come poteva aspettarsi che quella parola, tanto rinnegata nei mesi, fosse pronta a mutare secondo l'aspetto che più le era congeniale? Con quale sciocca ingenuità poteva credere che bastasse davvero così poco per infiltrarsi in una frattura appena accennata, passando magari inosservata come un'abile ladra di pensieri?
*Una ladra*
Il suono di quell'appellativo, giunto prepotentemente a scuotere ancora una volta le barriere della sua mente, le diede i brividi. Eppure non venne rinnegato in toto da quello sguardo limpido ancora fisso sul Giardiniere. C'era qualcosa, l'aveva visto, ma cos'era? Quei piccoli ma definiti cambiamenti dell'uomo l'avevano convinta che non dovesse accontentarsi di quelle prime risposte e che qualcosa di più potesse in qualche modo risiedere latente dietro il volto gentile del domestico. D'altra parte il misterioso mittente aveva scritto che i frammenti del suo passaggio erano proprio lì, nella mente di chi le stava intorno... doveva solo capire come afferrarli, come cogliere quei fiori che fin da subito aveva associato a ricordi o pensieri. Il contrasto che, però, agitava il suo giovane animo era passato dall'essere una leggera scaramuccia al divenire una battaglia all'ultimo sangue. Inesperta com'era si era fatta scudo con i consigli di Leeslie, mascherando il suo timore di quella vocazione con un semplice "se non la uso non faccio male a nessuno", per rimanere in pace con se stessa. Ma poi era arrivata quella busta e tutto aveva assunto un nuovo aspetto. Non avrebbe potuto abbracciare entrambe le filosofie che le erano state presentate, e già sapeva quale delle due avrebbe finito per uscirne vittoriosa. Da una parte c'erano i dettami sbrigativi di Leeslie che le rammentava di non abusare di quel "dono" e di portare sempre rispetto al prossimo, tarpando le ali alla sua curiosità ed a quella che doveva essere la normale sperimentazione a cui tutti avrebbero dovuto andare incontro. Chi mai avrebbe accettato di buon grado un'intrusione di un Legilimens? Chi le avrebbe dato il permesso di accedere alle proprie memorie? *Nessuno sano di mente* fu l'ovvia risposta. Chiedere era fuori discussione, oltre che essere potenzialmente ancora più pericoloso e sciocco, ma allora come avrebbe potuto comprendere appieno quella vocazione così invadente? Dall'altra parte c'era il cinico realismo di chi doveva aver scritto quegli appunti - e che certamente aveva affrontato dilemmi simili - che non aveva esitato un istante a dirle di mettere da parte i propri scrupoli etici ed appropriarsi di quanto non le apparteneva di diritto. Poteva fidarsi di quei fogli di pergamena e di chi si nascondeva dietro quella frasi tanto facili da scrivere quanto complesse da applicare? Per non parlare dell'idea che già si era fatta del volto corrucciato di Killian, e di come avrebbe reagito se solo avesse saputo cosa stava accadendo in quel momento. Eppure una delle due fazioni doveva forzatamente vincere, altrimenti Amber sarebbe rimasta ferma ad osservare il seguito di quel lavoro di giardinaggio minuzioso e preciso, perdendo probabilmente la possibilità di imparare seriamente a governare la vocazione che stava lasciando appassire. I "se" ed i "ma" non avevano più il tempo di alternarsi ciclicamente, la ragazza doveva prendere una decisione in fretta prima di compiere un altro passo, liberandosi in parte dei rimorsi della sua coscienza. Oh non sarebbe stata per nulla una passeggiata, non l'aveva mai creduto, rinchiudere la propria morale - anche se ancora "in divenire"- in una cella di isolamento non sarebbe stato facile, ma se Amber non avesse voluto nemmeno un po' raggiungere una conoscenza maggiore, avrebbe ignorato quelle pergamene prima ancora di uscire dalla stanza. La verità, per tremenda che fosse, era che la Tassorosso aveva già scelto la corrente di pensiero più adatta a lei. Ora doveva solo rendersene pienamente conto.

Ragionò rapidamente su quel primo tentativo di sondare Barry Lewis e sui motivi per cui non avesse funzionato. Tutti particolarmente ovvi e tutti racchiusi nella descrizione stessa dell'incanto che avrebbe dovuto utilizzare. La grande assente su tutti era proprio la sua fedele bacchetta, senza la quale non sarebbe riuscita ad incanalare a dovere la propria forza magica. Si era convinta di dovere a se stessa un tentativo di anonimato, ma probabilmente anche quella non era stata altro che l'ennesima scusa rifilata al suo "io" per evitare di fare ciò che andava fatto.
«Capisco, immagino abbia un senso.» Una nota di delusione appena accennata accompagnò quella frase, seguita da uno sguardo altrettanto deluso ed un sorriso tanto gentile quanto irreale, che serviva solo a fungere da riempitivo di circostanza. Se avesse lasciato cadere la conversazione in quel modo, lo sentiva, probabilmente non avrebbe più ottenuto quell'effetto sorpresa che il simbolo sembrava aver portato con sé poco prima. In un gesto naturale, estrasse delicatamente la bacchetta dall'apposita fodera in stoffa ben mimetizzata a lato della gonna, distogliendo lo sguardo dall'uomo e ripercorrendo con la punta del catalizzatore i tratti della Magnolia sul quadratino di carta, quasi sovrappensiero. Riuscire ad avere la bacchetta a portata di mano avrebbe reso più semplice il passo successivo, sempre se l'uomo non si fosse allarmato per quel gesto. Amber aveva sempre immaginato che i Magonò di servizio a Villa Hydra fossero avvezzi al vedere fare largo uso della magia, tanto che non aveva potuto non iniziare a sentirsi in colpa per quello stesso motivo, poco tempo prima. Sperava dunque che il giardiniere non si preoccupasse eccessivamente per quel gesto e per tentare a suo modo di deviare la possibile preoccupazione, tornò a cercare il suo sguardo senza muovere un passo. Era strano per lei ricercare il contatto visivo diretto con qualcuno, così come sentiva il lieve imbarazzo crescere ogni volta che quello stesso contatto durava abbastanza da sfiorare la sfera della sua intimità. In quel caso, però, doveva tenere a mente che Lewis non era solo un giardiniere giovane, gentile ed affabile, ma era un potenziale contenitore di quei frammenti che la Tassorosso andava cercando da qualche minuto. «Signor Lewis» il tono di voce tornò cauto ed allo stesso tempo sufficientemente serio.«Che lei sappia, c'è qualcuno qui in Villa che apprezza particolarmente questi fiori? Qualcuno che potrebbe esservi in qualche modo... legato?» Un passo alla volta, una domanda alla volta. Convinta di aver gettato un nuovo amo, rimase in attesa di qualunque reazione da parte dell'uomo, pronta a captare qualunque altro segnale. Fino a quando avrebbe potuto indagare senza che l'uomo potesse voler porre altrettante domande? Se la ricerca fosse sembrata eccessivamente importante gli equilibri sarebbero stati scombinati? Prima di ritentare una qualsiasi invasione avrebbe cercato di recuperare più informazioni possibili. Alcuni passi avanti sentiva di averli già fatti, aveva il nome del fiore ed aveva la sensazione di aver preso la direzione giusta, doveva solo trovare le giuste leve per farsi largo nelle menti più deboli, forse avrebbe perfino dovuto indebolirle lei stessa, in qualche modo.

 
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view post Posted on 18/11/2017, 18:52
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La discussione procedeva a pezzi e bocconi, ed era impossibile capire quale tra i due interlocutori desiderasse maggiormente trovarsi da tutt'altra parte.
L'iniziale disponibilità del giovane babbano stava lentamente appassendo in favore di una combinazione quasi tenera di confusione e ritrosia mentre cercava di capire cosa si celasse dietro alle domande della ragazza.
Proprio quando iniziava a domandarsi se Amber a quel punto avrebbe desistito, la fanciulla recuperò lentamente la bacchetta, cercando di dissimulare quanto più possibile il gesto.
Barry non poté fare a meno di aggrottare le sopracciglia, incapace di comprendere a cosa mai potesse servirle in quel frangente; doveva sentirsi minacciato, forse? O si trattava solo di un riflesso inconscio? Come una sorta di tic per alleviare il nervoso?
Così come lui si tormentava inconsciamente il naso, Amber trovava conforto in quel bastoncino magico? Una parte di lui voleva approfittarne per mettersi nuovamente a lavoro, così da scoraggiare sul nascere qualunque altro assalto, ma una seconda parte gli proibì di perdere di vista la mano di lei.
Così, quando la voce calma della strega vibrò nuovamente nell'aria, il giardiniere comprese di aver perso l'occasione migliore che il Fato aveva voluto concedergli.
Perché le interessava tanto quel maledetto fiore? Era forse una "trappola"? Sapeva qualcosa? Cosa? La guardò negli occhi, deciso a tergiversare.
«Per ora lei è stata l'unica a mostrare un interesse tanto...» Morboso? Insistente? Curioso? «mh vivo.» Ma si vedeva lontano un miglio che le avesse riservato la versione più gentile, incapace di mancare di rispetto. «Posso chiederle dove voglia arrivare?» "O a cosa le serva quella?", sembrava chiedere lo sguardo che saltava dal viso di lei alla sua bacchetta.
Cercava di trattenersi, carpire a sua volta informazioni, ma si vedeva che non fosse avvezzo a quei giochetti mentali che usano solamente le persone che vogliono fregarti in qualche modo.
Alla fine non riuscì a trattenersi.
«È per qualcosa che ho fatto?» Un pensiero assurdo, la sua coscienza era pulita, ma il tarlo non lo abbandonava: non c'era solo lui in ballo.

La tattica di Amber d'altra parte era sensata, gettarsi alla cieca tra la corrente dei pensieri del giovane Lewis – ammesso che ci fosse riuscita – non sarebbe stato molto proficuo, senza uno straccio di indicazione; eppure, l'eccesso di informazioni poteva rivelarsi tanto pericoloso quanto la loro mancanza: correva pur sempre il rischio di interpretare scorrettamente o lasciarsi influenzare da dettagli futili.
In ogni caso, sembrava aver spremuto fino all'ultima goccia di cieca collaborazione.

 
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view post Posted on 27/11/2017, 09:32
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Lo sconosciuto l'aveva avvisata, le sue deduzione erano scritte nero su bianco proprio lì, accanto a lei. Cercare informazioni nelle menti altrui era come tentare di aprire una cassaforte senza conoscerne la combinazione, così aveva scritto l'improvvisato "maestro"... e lei, ancora ferma nelle sue imposizioni, non aveva abbracciato istantaneamente quei consigli. I rimorsi della propria coscienza, ora pronti a farsi da parte, l'avevano trattenuta troppo e proprio nel momento più utile per testare quella particolare abilità. Se in principio aveva potuto scorgere uno spiraglio, dopo si rese conto di aver dato a Lewis il materiale per coprirlo ed allontanarsi di gran carriera. Le menti più deboli, restie alla magia, erano le più facili da sondare, ed anche quello era scritto in uno dei fogli che portava con sé, ma allora perché non era stata in grado di estrarre più rapidamente la bacchetta e fare quel primo tentativo? Era forse la fiducia verso l'estraneo a mancarle? Trattenne un sospiro carico di frustrazione in favore di quella maschera di noncuranza che tentava ancora di indossare, ma che diveniva più scomoda ogni secondo di più. Non era quello il modo giusto, non era in quel modo che avrebbe convinto il giardiniere a collaborare ed, in effetti, non era nemmeno una collaborazione ciò che andava cercando. L'attenzione, come era ovvio che fosse, di Lewis venne rivolta alla bacchetta, nonostante le speranze della giovane tentassero di indurla a credere il contrario. Con lo sguardo ancora rivolto all'uomo, Amber attese l'ennesima risposta. Sentiva vibrare sotto pelle il proprio desiderio di abbandonare quell'area in cui la tensione repressa iniziava ad infastidirla. Aveva tirato troppo la corda? Di una cosa credeva di essere certa: non avrebbe cavato un ragno dal buco. Almeno non con Barry Lewis, e di certo non in quel modo. Quando le chiese, di rimando, dove volesse arrivare, dopo averle annunciato che nessuno di sua conoscenza avesse mai dimostrato particolare interesse per quel fiore, Amber dovette trattenersi dal fare un passo indietro o dall'abbassare a sua volta lo sguardo. Era ovvio che prima o poi il turno delle domande sarebbe toccato anche a lui, e lei a sua volta non avrebbe risposto con la pura verità. Alzò le spalle, invece, abbozzando appena un sorriso di circostanza, nel tentativo - forse vano - di non apparire in completo imbarazzo. «Da nessuna parte. Io... forse sono semplicemente troppo curiosa.» Si sforzò di mantenere un tono morbido. Aveva davanti un uomo fondamentalmente buono, un ottimo lavoratore, e probabilmente un possibile nipote acquisito di Nonna Elise, e lei sentiva di aver calpestato anche troppo il terriccio sotto i loro piedi. Quel che sperava non accadesse, accadde comunque. Forse preoccupato dalla presenza della bacchetta, Lewis passò in rassegna sia lei che il catalizzatore prima di chiederle a modo suo se avesse fatto qualcosa di male. Credeva che Amber l'avrebbe punito? Lo stupore passò attraverso la maschera della Tassorosso, evidenziando come l'idea di punire Barry non fosse mai nemmeno passata per l'anticamera del suo cervello. Capiva in parte il motivo di quella preoccupazione, in fin dei conti aveva pur sempre con sé un oggetto che avrebbe potuto facilmente ferire, se non anche uccidere, a seconda della volontà del mago ... o della strega. Ma l'idea di essere paragonata ad un aguzzino che faceva uso della magia per redarguire i propri schiavi, come in un vecchio racconto di Cordelia, la colpì in pieno petto senza lasciarle alcuno scampo.

Dispiaciuta per il modo in cui venne interpretato il suo gesto, pur sapendo che si, se ne avesse avuto la possibilità avrebbe poi tentato di estorcere dei ricordi a Lewis, Amber fece un passo indietro. La mano con cui teneva la bacchetta scese lungo il fianco in un movimento lento, volto a non spaventare il magonò.
«No, certo che no Signor Lewis.» Rispose infine, sancendo da sé il momento finale di quell'incontro. «Anzi le ho rubato anche troppo tempo.» Non avrebbe mentito almeno su quello. Ad accompagnare un secondo passo indietro, fu l'orrenda immagine di lei usava Barry Lewis come cavia da laboratorio. No, avrebbe dovuto agire in maniera differente. Non poteva compromettere il rapporto, seppur vago, che aveva con i domestici, ma allo stesso tempo doveva riuscire a trovare quei petali, quelle tracce lasciate dal suo misterioso insegnante. Lui, o Lei, aveva già detto che era possibile trovare il giusto percorso da seguire, ma nel momento in cui Amber alzò nuovamente lo sguardo verso Lewis, decise di non proseguire in quella direzione, il magonò non sembrava più così predisposto a rispondere senza indugi e si era anche convinta che se avesse mosso la bacchetta verso le sue tempie, egli sarebbe rimasto sulla difensiva al punto tale che sarebbe passata lei per il torto e che non sarebbe riuscita a collegarsi a quella mente nemmeno un po'. «Grazie, e mi scusi ancora per...il disturbo.» Non si accorse di aver soppesato tanto quell'ultima definizione, prima di tentare di allontanarsi in via definitiva dal giardiniere. C'erano altre menti "aride alla magia" in quella grande Villa, forse iniziare con lui non era stata la scelta migliore, ma in ogni caso qualche piccola conclusione credeva di essere riuscita a trarla, tra la Magnolia e quanto il riferimento al fiore celasse. Per qualche minuto, quando l'uomo aveva descritto le caratteristiche associate a quel particolare fiore, si era convinta che Lewis non stesse parlando solo di una pianta ma, probabilmente, avrebbe potuto raccogliere più informazioni altrove.

Se fosse riuscita a voltare le spalle all'uomo, si sarebbe diretta verso la zona adibita ai domestici, in Villa. Se da una parte il simbolo nella ceralacca poteva avere un senso per un giardiniere, dall'altra probabilmente il Signor Chapman avrebbe saputo dirle se in precedenza erano già giunte lettere recanti quei sigillo. Con quell'uomo aveva più confidenza e poteva rivelarsi un'arma a doppio taglio, egli difficilmente - o così credeva - avrebbe evitato di porle domande e dunque lungo il tragitto Amber avrebbe dovuto pensare seriamente ad una "copertura" o un scusa che fosse abbastanza credibile. Rimise il quadratino di carta in borsa. La bacchetta era ancora stretta nella mano destra, lasciata dolcemente a lato. Prima avrebbe dovuto trovare l'uomo, e non era scontato che si trovasse laddove stava immaginando lei. Dopo avrebbe pensato ad un metodo più efficace per "raccogliere i fiori".



 
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view post Posted on 9/12/2017, 22:25
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La finestra si era chiusa.
Il breve intervallo di tempo ottimale che Amber avrebbe potuto sfruttare per assolvere al compito che si era ripromessa di perseguire si esaurì prima ancora che potesse rendersene conto.
La vista della bacchetta aveva certamente distratto il giovanotto, così come il prolungato "interrogatorio", risultato inusuale se si teneva conto della generale riservatezza della fanciulla.
Eppure era evidente che il filo dei pensieri del signor Lewis non si fosse discostato troppo, possibile che si fosse trattato tutto di un
quid pro quo? Si erano fraintesi dall'inizio? Oppure il giardiniere aveva omesso dei particolari in piena consapevolezza? Era a quello che alludeva?
La sfida che era stata lanciata alla promettente Hydra non era neanche lontanamente banale. Non prevedeva solamente l'utilizzo di un'arte magica particolare quanto difficile da apprendere, no, non aveva niente a che vedere col mettersi a tavolino e studiare, studiare, studiare. Quello che le veniva richiesto metteva in discussione qualsiasi principio lei ritenesse di valore; la esortava a cambiare il modo di pensare, di agire, di essere.
L'attaccamento affettivo, se così lo si poteva definire, o comunque il desiderio di non creare alcuno scandalo o imbarazzo alla villa, le impedivano di portare a compimento il percorso; la sua stessa natura si frapponeva tra lei e l'obbiettivo. Che la soluzione potesse essere quella di smettere i panni di padrona di casa?
Un'ipotesi azzardata, ma dopotutto ella stessa aveva potuto rendersi conto del fatto che ad influenzare Lewis fosse stata almeno in parte la consapevolezza della sua presenza.
Forse, perché l'esperimento potesse funzionare, lei doveva in qualche modo non essere presente. Possibile?
«Una buona giornata, Miss Hydra.» Le aveva sorriso con sincerità, sollevato dalla decisione di lei, ignaro della possibilità che la bionda sarebbe potuta tornare in qualsiasi momento; la questione, per lei, non era ancora chiusa.

Amber si era dunque allontanata senza aver azzardato un secondo tentativo, probabilmente per evitare di andare troppo alla cieca. C'era tuttavia da considerare quanto si sarebbero dimostrate flessibili le regole di quell'inusuale gioco. Il misterioso legilimens le avrebbe lasciato sufficiente spazio di manovra o, irremovibile, l'avrebbe indotta a seguire unicamente il suo volere?
Con ogni probabilità avrebbe fatto in tempo a scoprirlo, per il momento tanto valeva giocare secondo le proprie di regole e vedere se la componente umana avrebbe prevaricato quella magica.

La parte più lontana dalle cucine dell'ala riservata ai domestici era piuttosto calma e poco frequentata; al contrario, come prevedibile, la cucina era in fermento: un paio di donne erano intente a lavare il servizio utilizzato per il pranzo mentre il resto del personale assegnato danzava qui e là preparandosi all'ora del tè e alla cena.
Un piacevole vociare si levava come vapore e in quel coro fu possibile distinguere il tono sicuro di Mr Champan, intento a coordinare gli sforzi di ciascuno.
«Abbondi con quello zucchero a velo, Sonja! E per l'amor del-- Bevis faccia attenzione al vassoio!»
Se Amber avesse attirato la sua attenzione, il vecchio maggiordomo si sarebbe voltato nella sua direzione con l'usuale cortesia, incapace di nascondere del tutto il piacere provato nel potersi rendere utile alla sua prediletta. Chissà, forse grazie a lui, la giovane sarebbe riuscita a procedere in maniera più efficace e spedita.

 
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view post Posted on 21/12/2017, 11:58
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Barry Lewis le aveva detto tutto? Anche di spalle, con l'intento di sospendere quell'interrogatorio, non poté non ammettere di aver commesso tanti piccoli ma cruciali errori che probabilmente le avrebbero precluso una parte di verità. Che fosse inesperta, più di quanto avrebbe desiderato, era ormai evidente. Aveva passato del tempo a convincersi di essere in grado di analizzare gli studenti che spesso si ritrovava ad osservare e che altrettanto spesso non si accorgevano di lei. Una convinzione che ad ogni passo sembrava meno solida. C'era davvero una netta differenza tra l'osservazione statica e l'approccio reale, e nel secondo Amber non era per niente brava. Fare tesoro degli errori appena commessi sarebbe stato un buon punto di partenza per cercare di non commetterne altri, si disse. Non era certa che il giardiniere avrebbe rimosso tanto presto quella conversazione, ma sperava di non essere sembrata strana al punto tale da divenire oggetto di discussione per l'uomo con Elise.

Se c'era però una persona con cui trovava più "semplice" conversare, senza sentirsi a disagio per il ruolo che di nascita aveva nei confronti dei domestici, era il Signor Chapman. Anche per quella ragione il suo istinto le suggerì di percorrere i passi che l'avrebbero portata da lui, subito dopo aver salutato il giardiniere. Non era cieca all'affetto che l'uomo sembrava provare per lei e non poteva negare che negli anni successivi alla morte di Eveline, il supporto di quell'uomo fosse stato quasi vitale sia per la Villa che per le famiglie che vivevano tra le sue mura. Tutti e quattro i nonni avevano un'ottima opinione del Maggiordomo ed in tutti gli anni passati a servire gli Hydra non sembrava vi fosse mai stato nulla in grado di far cambiare loro idea. Amber non poteva dire di sapere con esattezza dove trovarlo, in effetti proprio la sua mansione lo portava spesso a dover coordinare tutti, in qualsiasi punto del maniero si trovassero, ma udire la sua voce nei pressi delle cucine le facilitò di molto il compito. Rallentò il passo che forzatamente aveva tentato di mantenere stabile, benché prima avesse desiderato letteralmente scappare dalla situazione che lei stessa aveva generato con Lewis. Il fermento delle cameriere e l'innalzarsi del brusio di sottofondo non fece che convincere la ragazza di essere giunta in momento più concitato del previsto. Avrebbe dovuto interrompere il ritmo? In cuor suo era quasi sicura che il magonò non si sarebbe opposto all'intrusione, era sempre tanto gentile con lei, ma questo non voleva dire che l'intrusione non fosse tale. Erano quegli scrupoli, sommati ad altri, che l'avevano sempre tenuta ferma in quel limbo di neutralità in cui credeva di trovarsi tanto bene. Disturbare o non disturbare? Passare inosservata o attirare l'attenzione? Forzare la mente altrui o mutare la propria moralità? Tutti quei bivi non sembravano poi così diversi se posti uno accanto all'altro. Dal momento in cui aveva accettato di seguire - o almeno tentare - la via tracciata dal misterioso Legilimens, aveva anche siglato un accordo con se stessa che non prevedeva la staticità. Non le sarebbe più stato possibile sostare nei pressi di un crocevia. Doveva mettersi in gioco.

Alzò lentamente la mano libera per richiamare l'attenzione dell'uomo, rimanendo però ferma appena fuori dal marasma e dalla confusione, anche e soprattutto per evitare di intralciare il lavoro delle cameriere. Lungo il tragitto una vaga idea di come porsi verso l'uomo aveva preso piede, ma la bionda non era certa che potesse essere la più valida tra le possibilità. Considerato il grado di intimità che Chapman poteva permettersi con lei, decise fin da subito di non mostrare alcuna lettera o pagina di quel particolare diario, optando invece per il chiedere qualche informazione sulla busta - ora vuota - con il sigillo spezzato. Se al giardiniere, esterno a tutto, qualcosa poteva sfuggire, o almeno così credeva lei, al Maggiordomo non sarebbe mai sfuggito nulla, nemmeno la posta che veniva recapitata in Villa. Come coordinatore di gran parte dei lavori, assieme alla governante, quell'uomo doveva certamente sapere tutto ciò che accadeva tra le mura della struttura, ed Amber non poteva che immaginare la quantità di storie che i corridoi celavano e, per la prima volta, desiderò conoscerle. Aveva sempre visto quel luogo come un rifugio astratto e si era sempre limitata a muoversi nelle aree a lei riservate, senza mai osare spingersi troppo oltre i confini, soprattutto una volta rafforzato il proprio carattere schivo. Ma quel particolare percorso la stava portando a comprendere quanto l'essere così riservata e distante le avesse nascosto la presenza di un intero "villaggio" annesso alla dimora di famiglia.
«Non vorrei disturbare, Signor Chapman, ma avrei bisogno di chiederle una cosa.» avrebbe detto, se l'uomo infine si fosse avvicinato a lei dopo il cenno di saluto che gli aveva rivolto. Non si sarebbe resa conto di aver del tutto saltato i convenevoli, forse per il desiderio di porre il quesito che da interminabili minuti la tormentava. Lentamente avrebbe poi estratto la busta vuota, porgendola all'uomo con il sigillo rivolto verso l'alto. «Ha mai visto questo sigillo? Sa se appartiene a qualche famiglia? Dovrebbe trattarsi di un fiore, una magnolia... forse.» Vaga, avrebbe mantenuto un tono sufficientemente rilassato per non apparire pressante come credeva di essere apparsa poco prima con Lewis. E, forse, in quel momento avrebbe realizzato un punto che fino a prima le era rimasto oscuro: e se il problema fosse stata proprio lei? La risposta di Chapman poteva essere influenzata dalla presenza della stessa Amber in quanto tale? Cosa sarebbe accaduto se quella domanda, perfino al giardiniere, l'avesse posta qualcun altro? Egoisticamente aveva creduto di doversi trovare per prima a proprio agio con qualcuno, ma se dall'altra parte l'interlocutore non si fosse sentito a proprio agio con lei? Lewis poteva essersi sentito in soggezione a causa di Amber, più che della bacchetta? Erano altre domande alle quali avrebbe dovuto trovare risposta.

 
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view post Posted on 10/1/2018, 11:38
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Se si faceva eccezione per qualche iniziale occhiata sfuggente da parte delle ragazze più giovani, la comparsa di Amber passò piuttosto inosservata. I domestici erano abituati a non lasciarsi condizionare troppo dalla presenza dei padroni di casa; pur costituendo una fetta consistente all'interno della villa, il loro compito era quello di non destare attenzione, lavorare come formiche operaie "dietro le quinte" senza mai brillare sotto le luci del palcoscenico. Il buon servitore è colui che rende impossibile notare la propria presenza ed altrettanto impossibile ignorare il suo passaggio, per quanto apparentemente contraddittorio possa risultare.
Caratteristiche che forse – come elle stessa stava considerando – le sarebbero potute tornare utili in quelle circostanze.
Mr Chapman in qualche modo rappresentava una sorta di eccezione ampiamente guadagnata, il suo ruolo era rendersi disponibile nei più svariati modi possibili. Se abbandonare temporaneamente la supervisione dei preparativi per offrire supporto alla ragazza era uno di quelli, allora lo avrebbe fatto senza porsi troppi problemi.
Una volta date le ultime direttive aveva varcato la soglia della cucina per raggiungere Amber.
«Sciocchezze, miss.» Volle rassicurarla quando lei si fu scusata del disturbo. Impettito, col mento leggermente sollevato e l'espressione benevola ma professionale, rivolse la sua completa attenzione alle parole di lei.
Con aria indagatrice scrutò il sigillo e le sopracciglia ingrigite e cespugliose conversero nello sforzo di riconoscerne il simbolo.
«Temo di non poterle essere molto d'aiuto, non conosco alcuna famiglia il cui stemma somigli a quello...» Si fermò a riflettere per qualche istante, scavando nei meandri della memoria. Forse – si disse – non doveva essere per forza uno stemma, forse il significato era un altro? «Si tratta probabilmente di una coincidenza, ma se è in cerca di un qualunque tipo di collegamento, potrebbe voler considerare di chiedere alla signorina Griffiths. Come saprà Nole è solamente il diminutivo del suo nome. Incrociò gli occhi della giovane, la quale forse stava giungendo alla medesima conclusione. Magnolia. Anche se non credo ne abbia mai fatto uso per intero.»
Ciò poteva spiegare perché la Tassorosso non ne fosse a conoscenza, ora non restava che comprendere la rilevanza di quell'informazione. Che senso aveva il coinvolgimento di Nole? Non una stilla di magia le scorreva nelle vene, ed in effetti le due non erano mai state tanto affiatate da poter presupporre un approccio come quello del misterioso mittente.
Stava solo grattando la superficie.

Ti chiedo scusa per l'attesa.
 
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view post Posted on 11/1/2018, 14:34
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La sola presenza del Signor Chapman riuscì in parte a rassicurarla. Le rare volte in cui da bambina, soprattutto dopo la morte di Eveline, si era ritrovata nei guai o si era persa negli immensi saloni della Villa - di cui aveva ancora un certo timore - l'uomo era sempre stato presente. Uno sguardo gentile, una parola di conforto ed il gioco per lui era fatto. Non importava quanto tristi fossero i lacrimoni che scendevano dagli occhi grandi di Amber, Chapman sembrava sempre essere capace di sfiorare le giuste corde. Poteva anche essere diventata maggiorenne, ora, ma la fiducia verso il maggiordomo non era cambiata di una virgola. Quella complicità silenziosa grazie alla quale riusciva a non sentirsi fuori posto, era un toccasana nei momenti peggiori. Aggirarsi per la villa, però, soprattutto nelle zone riservate ai domestici, non le era mai piaciuto. In qualche modo aveva sempre avuto un certo timore di infrangere un luogo che non le competeva, di entrare in un tempio di cui non avrebbe nemmeno dovuto conoscere l'ubicazione. Forse anche la pesante eredità che Constantine le aveva indelicatamente posato sulle spalle gravava in quei momenti. Anche se Villa Hydra apparteneva legalmente a William, i magonò erano al servizio di qualunque familiare presente, nonni in primis ed Amber per finire. Quel concetto andava però sempre a scontrarsi con l'idea di indipendenza che la caratterizzava, mettendola sempre un po' a disagio. Si reggeva in equilibrio instabile sulla corda che separava il dover essere "padrona" ed il fastidio che credeva in genere provassero i domestici nel riceve qualche ordine o richiesta. Chi era lei per dettare legge? Forse anche quelli erano scrupoli che avrebbe dovuto mettere da parte per venire a capo della questione che l'aveva portata fino a lì.

Si chiese, osservando l'uomo avvicinarsi, se non fosse proprio lui il Legilimens che le aveva fatto recapitare quelle indicazioni e che voleva guidarla verso una maggiore conoscenza. Possibile che vi fosse in Villa un magonò che non fosse tale? Li aveva esclusi dall'elenco ma quel tarlo fece vacillare la sicurezza a riguardo. Se però fosse stato lui, come minimo la ragazza avrebbe notato un'espressione differente da quella che invece riempiva il volto dell'uomo, sinceramente impegnato a trovare una risposta. *Non può essere lui, me l'avrebbe detto direttamente..* concluse fra sé e sé, riportando poi l'attenzione su Chapman. Accusò inizialmente il colpo, cercando di non apparire delusa per quell'apparente buco nell'acqua. A darle una speranza fu invece il discorso successivo del magonò, che coinvolse Nole, la figlia della Capo Cameriera. *Magnolia...* Con un'espressione altrettanto pensierosa ma al contempo stupita, Amber rivolse lo sguardo verso il maggiordomo pur senza guardarlo davvero. Nella sua mente una piccola reazione a catena si era appena innescata. Il fiore era una magnolia, e Magnolia era il vero nome di Nole, e Magnolia era anche il nome - possibile? - su cui si era improvvisamente fissato Lewis prima che lei perdesse occasione di indagare oltre... possibile che quei due? E se il Giardiniere avesse avuto un certo interesse per la cameriera? Ma poi, erano affari suoi? Cosa aveva a che vedere con tutto il discorso della Legilimanzia? «Oh, questo non lo sapevo» riuscì a dire non appena il flusso di pensieri le diede tregua. «Suppongo abbia senso...» proseguì, più verso se stessa che verso Chapman. Poteva trattarsi di uno scherzo di cattivo gusto? Di tutti i domestici, quella con cui aveva meno possibilità di interazione era proprio Nole. Capelli rossi, sguardo gelido e non le aveva mai visto un'espressione serena in volto - non che Amber vantasse chissà quali espressioni serene - . Che ci fosse lei dietro quella faccenda? Per quanto il nome fosse un indizio facile, anche se impossibile da comprendere senza quella conoscenza appena messa a disposizione dal maggiordomo, poteva essere quella la via da seguire? Doveva andare a parlare con Nole? Se fosse stata lei, inoltre, lo avrebbe ammesso vedendola arrivare? *No...*

«Grazie, davvero» disse infine, senza smettere di pensare a Nole. Qualcosa in lei le suggeriva di muoversi in quella direzione, ma un altro pensiero iniziò a sovrastare i precedenti. Nole, o meglio Magnolia, avrebbe scelto di svelare così il proprio nome a lei che non ne sapeva nulla? Amber non si sarebbe mai immaginata a firmare le proprie lettere con una goccia di inchiostro color ambra. E soprattutto: era così semplice? Due giri per il prato, una domanda posta alla persona giusta .. ed aveva trovato il Legilimens? Non riuscì a crederlo possibile. Forse perché non sentiva di aver ancora seguito sul serio le indicazioni di quei fogli di pergamena. Ma se invece di magnolie fosse appassionato chi aveva scelto il nome di quella ragazza? La madre, ad esempio? Tentò lentamente di riappropriarsi della busta vuota, prima di congedarsi dal maggiordomo. «Non le rubo altro tempo, come sempre con me è anche troppo gentile» avrebbe aggiunto se fosse riuscita a congedarsi. Diversamente da quando era uscita dalla sua stanza, ora sembrava avere un piano. Se fosse riuscita ad uscire dalle cucine, avrebbe cercato un angolo isolato e puntato rapidamente la bacchetta contro se stessa. *Sèocculto* sarebbe stata la formula che in seguito avrebbe invaso la sua mente, condita con la più pura intenzione di svanire agli occhi di chiunque. Solo così, pensava, avrebbe potuto scoprire se tra i Magonò si celava un mago vero. Se poi tutto fosse andato per il verso giusto, avrebbe mosso i suoi passi alla ricerca della Signora Griffiths.



 
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view post Posted on 22/1/2018, 19:34
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Magnolia.
Che si stesse avvicinando alla soluzione di quell'enigma?
Era bastato un nome, una minuscola informazione, perché i pezzi del puzzle andassero infine a posto?
Un'informazione che, criptata o meno, aveva avuto davanti agli occhi sin dall'inizio. Possibile fosse quella la chiave per la risoluzione del mistero? Grazie alle sue notevoli doti analitiche pareva essersi rivelato piuttosto semplice, ammesso che effettivamente la signora Griffiths fosse la persona che Amber stava cercando.
Mentre gli ingranaggi del cervello della ragazza ruotavano per macchinare una deduzione plausibile, il maggiordomo attese compostamente; non v'era traccia di curiosità o malizia, piuttosto permaneva nel suo usuale stato di pacatezza, quasi fosse al di sopra di quelle futili preoccupazioni che invece animano tutti i comuni mortali. Se si stupì del fatto che la bionda non fosse a conoscenza di quel pettegolezzo, non lo dette a vedere.
Accennò un inchino col capo quando Amber lo congedò e senza perdere altro tempo riprese il proprio posto come direttore d'orchestra.
Per la prima volta da quando era iniziata quella storia, la fanciulla poteva dire di avere una vaga idea di quanto dovesse fare, una sorta di piano abbozzato che era comunque più di quanto avesse avuto in mano durante il breve colloquio col signor Lewis; al tempo stesso tuttavia permaneva la sensazione di star procedendo per la via sbagliata, parallela magari, ma pur sempre sbagliata.
Dubitare della strada che si spianava con una certa facilità era, dopotutto, sintomo di una mente avveduta.

La Tassorosso non avrebbe avuto difficoltà a lasciare il calore delle cucine per dirigersi verso l'ingresso. Lì, a riparo di una parete, completamente indisturbata, ebbe modo di effettuare l'incanto. Pur non rendendosi invisibile, la sua presenza si ridusse al minimo, come ebbe modo di scoprire solo qualche secondo più tardi.
Infatti due voci femminili si levarono dalla lavanderia insieme.
«Intanto porta queste lenzuola pulite. La Griffiths vuole che vengano rifatti i letti al primo piano.» La risposta della seconda domestica non fu comprensibile, ma l'eco dei suoi passi indicava che si stesse avvicinando nella direzione della ragazza, probabilmente con l'intenzione di usare le scale all'ingresso per salire su.
Superato l'angolo, a meno che Amber non avesse in qualche modo attirato la sua attenzione, la domestica non avrebbe dato cenno d'averla notata: gli occhi che la sfiorarono appena, prima che lo sguardo le scivolasse addosso.

L'incanto è riuscito.
Per cercare di semplificare un pochino gli spostamenti e tutto, ho rubato(?) una piantina e l'ho un minimo rimaneggiata con paint. Dubito che avessi pensato ad una "cinema room", ma approfittiamo della struttura generale. Al primo piano stanno le stanze dei domestici, mentre al secondo quelle della famiglia Hydra, inclusa quella di Amber, si suppone.
Quello tratteggiato in verde è il percorso che hai compiuto dalle cucine, quello in arancio è il percorso della domestica che sta svoltando l'angolo per salire.
[Mappa]
 
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