Florilegium, Legilimanzia pt II

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view post Posted on 2/2/2018, 09:41
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Nonostante la risposta di Amber non fosse stata altro che una presa di conoscenza di quanto detto dal Chapman, la ragazza non sorvolò sull'impassibilità dimostrata dal Maggiordomo. Non che da lui si aspettasse chissà quale reazione, ma non batté ciglio nemmeno quando la giovane affermò di non conoscere il vero nome di Nole. E così, anche se in parte l'informazione era stata molto utile, non le permise di congedarsi da lui con il cuore in pace. E se davvero dietro le spoglie del premuroso maggiordomo si fosse nascosto il Legilimens che andava cercando? Si sarebbe preso gioco di lei in quel modo? Poteva essere il tipo d'uomo in grado di compiere azioni simili per il bene ultimo di Amber? Purtroppo una risposta affermativa o negativa rispecchiava comunque un azzardo. Non poteva permettersi di cambiare idea ogni istante o di farsi sommergere dai sospetti. Prima doveva premurarsi di essere "al sicuro" e dopo avrebbe dovuto seguire il piano che lentamente aveva iniziato a delinearsi nella sua mente. Non tolse però la puntina rossa associata al nome di Chapman. Iniziava a temere di non potersi fidare di nessuno. E se, in quel momento mentre si apprestava a compiere un semplice incantesimo, il Legilimens fosse già lì intento a seguirla altrettanto celato alla vista? Svuotò la mente solo il tempo necessario a rendersi meno individuabile e la prova del nove le confermò, con uno sguardo sfuggente di una domestica, la riuscita di quanto sperato. Era prassi, teoricamente, per i domestici salutare i padroni di casa e dunque se la ragazza avesse visto davvero Amber non avrebbe potuto non salutarla. Rimanendo quindi quasi impassibile aveva confermato la riuscita del suo incantesimo: ora nessun magonò l'avrebbe vista a meno che lei non avesse attirato la sua attenzione volontariamente. *Bene* Inoltre, per un evidente colpo di fortuna, la stessa domestica che le era passata davanti sembrava doversi dirigere al piano superiore, dove la Signora Griffiths aveva ordinato di rifare i letti. Che il Capo delle cameriere si trovasse proprio al primo piano in quel momento? Una rampa di scale in più o in meno non le avrebbe cambiato la vita, anche se perdere tempo inutilmente non sarebbe stato piacevole. Avrebbe atteso però che la domestica imboccasse la sua strada per il piano superiore, prima di muovere il passo successivo. Sapeva di dover prestare attenzione a non compiere movimenti troppo rumorosi per non rivelare la sua presenza; per farlo si sarebbe aiutata con un altro utile incantesimo. Mai come in quei momenti avrebbe apprezzato la capacità di utilizzare la propria mente come cassa di risonanza per le formule magiche. Portò i piedi uno accanto all'altro; c'era bisogno che fossero ben appaiati perché l'incantesimo avesse più probabilità di successo. Tenne la bacchetta saldamente, senza irrigidire il polso, e la puntò tra i due piedi. *Felpàto* Immaginò dei cuscinetti simili a quelli di Eve, la sua gatta. Rosei, morbidi e totalmente in grado di silenziare i suoi movimenti. Quanto tempo aveva passato a sprimacciarli impunemente mentre il felino dormiva? Li figurò il più simili possibili alla realtà, sebbene più grandi per potessi adattare alle proprie calzature. Se avesse funzionato, Amber avrebbe poi seguito la domestica sulla rampa di scale. Sapeva che la durata di un "felpato" non era eccessiva, ma sapeva anche che camminare sulle scale era pi rumoroso che muovere passi misurati lungo i corridoi. Non era sicura di poter trovare la signora Griffiths al piano di sopra, ma immaginava che questa sarebbe comunque passata a controllare l'operato delle domestiche al suo servizio, prima o poi. Forse i fiori da seguire che venivano citati nella lettera erano proprio quelli, piccoli indizi che l'avrebbero condotta dalla donna. Se ne convinse al punto che il suo sguardo brillò di rinnovato interesse per quella ricerca. Che avesse ragione o torto, era presto per dirlo.


 
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view post Posted on 16/2/2018, 17:07
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La giovane donna la superò senza considerarla, tra le mani una cesta in vimini ricolma di lenzuola stirate alla perfezione ed impilate una sull'altra in una sfida alla gravità; lei tuttavia si mosse con sicurezza, ancheggiando appena per bilanciare il peso, le scarpe che ticchettavano sui gradini a spirale.
Arrivata al primo piano sbuffò sottovoce prima di posare la cassetta sul mobile che troneggiava in quel piccolo spazio comune sul quale si affacciavano le stanze della servitù.
Come un discepolo fedele, Amber l'aveva seguita su per le scale, i passi attutiti dai cuscinetti felini che le erano comparsi sotto ai piedi mezzo minuto prima; da quella postazione avrebbe potuto udire un paio di voci femminili provenire da una delle stanze a sinistra.
Fu lì che la donna si diresse, prelevando dalla torre di panni stirati ciò che le serviva; contemporaneamente mrs Griffiths emerse dalla camera a passo svelto, andandole incontro.
«Ah Greta, eccoti! Tu e Nole preparate l'ala nord-est, alle altre possiamo pensarci nei prossimi giorni. sventolò con la mano Non saranno occupate prima di una settimana.» Si passò distrattamente le dita sulla fronte, premendo appena sulle tempie per alleviare il mal di testa. «Farò salire qualcuno a prendere i sacchi dei panni da lavare, lasciateli pure qui come sempre.»
La ragazza più giovane annuì brevemente e si allontanò per raggiungere proprio la figlia della capo cameriera; quest'ultima invece si era fermata un istante a pochi passi da Amber (sempre che fosse rimasta nei pressi delle scale) per lisciare la gonna a campana. Gli occhi si assottigliarono alla vista dei leggeri granelli di polvere illuminati dai raggi che filtravano dalle piccole fessure nelle pareti, ma più che la mancata pulizia sembrava proprio la luce e darle fastidio; la bocca si curvò all'ingiù lasciando trasparire tutta la stanchezza che provava. Era raro sorprenderla in un momento simile, una punta di vulnerabilità nella maschera altrimenti granitica. Dopotutto, non c'era nessuno ad osservarla... Amber esclusa.

L'incanto è riuscito e sta esaurendo il suo effetto.
Non ho potuto aggiornare la mappa (lo farò eventualmente stasera o domani), ma comunque mrs Griffiths (come Amber, se non si muove nel frattempo) si trova nei pressi della rampa di scale, nello spazio vuoto su cui si affacciano le stanze del primo piano.
[Mappa]
 
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view post Posted on 24/2/2018, 18:21
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Amber non era estranea alla fatica, ma fu comunque rapita dal modo in cui la giovane domestica riusciva a tenere in equilibrio una pila di lenzuola. Era il suo lavoro, ma era strano che lo svolgesse per gli Hydra, o meglio: Amber non riusciva ad immaginarsi come un ipotetico datore di lavoro, soprattutto considerando l'età dei domestici. Ricordava ancora perfettamente il discorso che John le aveva fatto anni prima, quando per l'ennesima volta la figlia aveva chiesto il perché non vivessero in villa con i nonni, ed egli aveva risposto che temeva potesse crescere viziata, egoista e maturare un'altezzosità degna di sua nonna ma poco affine alla mentalità di Eveline. Marito e moglie avevano scelto di comune accordo di distaccarsi dalla vita dei predecessori, non per vergogna o disprezzo, ma solo per uno smodato amore per la semplicità. All'epoca la piccola non avrebbe potuto capire in toto il senso delle parole espresse, soprattutto perché amava correre per il parco e nascondersi nelle stanze più ampie e luminose, ma il riaffiorare del ricordo le permise di ringraziare intimamente il padre per non aver ceduto ai suoi capricci. Nonostante per Constantine e Cordelia fosse normale essere serviti e riveriti, anzi era motivo di grande vanto, per tutti gli altri non era poi di così vitale importanza, tanto che i nonni materni avevano preferito continuare la loro vita in semplicità. E lei, Amber, tra quei due giganti dal pensiero opposto ancora non sentiva di aver preso una decisione univoca. Apprezzava la cura e l'impegno che tutti impiegavano, almeno così credeva, nel mantenere la Villa sempre al massimo splendore, ma d'altro canto non riusciva a non credere che ci fosse qualcosa di sbagliato in quel rapporto di lavoro. La questione non riguardava però il fatto che questi fossero Magonò, quanto invece il concetto che di fondo aleggiava nei corridoi. Non era un suo compito, però, stabilire cosa fosse giusto e cosa sbagliato in quel frangente. C'erano due generazioni di Hydra prima di lei al comando, e per il poco tempo che passava in quel paradiso in muratura, poteva evitare di riflettervi a lungo.

Forte dell'assenza di rumore al suo passaggio, seguì la ragazza lungo la rampa, tenendo bene a mente l'obbiettivo principale di quell'inseguimento. Le sarebbe bastato che il Felpato durasse il tempo necessario di fare le scale, poi avrebbe calibrato i propri passi per muoversi il più silenziosamente possibile. Trattenne il fiato mentre altre voci raggiungevano i suoi sensi; una in particolare. Si appiattì il più possibile al muro, nella speranza che i movimenti delle donne non le portassero ad urtarla. Se la sua momentanea copertura fosse saltata per quell'inezia, sicuramente Amber avrebbe trovato nuovi modi per maledirsi sul serio. Fortunatamente Greta proseguì per la sua strada, lasciando la ragazza da sola con la Signora Griffiths. Era quello il momento migliore per mettere in pratica il suo piano, per provare che in qualche modo gli indizi raccolti sulle magnolie conducevano proprio a quella donna. Fu quasi sul punto di agitare nuovamente la bacchetta, quando le iridi chiare incontrarono l'espressione stanza della donna. Non seppe con certezza se si trattasse di empatia, ma un nodo le strinse la bocca dello stomaco. Non aveva mai visto la Griffiths con un'espressione simile. Ma fu allora che, prontamente, una delle frasi lette poco prima invase i suoi pensieri: "è più facile frugare in menti indebolite, inconsapevoli". Ed in effetti quella strana espressione faceva apparire la donna di ferro, più debole di quanto non si fosse mai mostrata.
*Posso sempre provarci, mal che vada non funzionerà...* dovette ripetersi prima di tentare un'azione probabilmente vana, ma che in quel momento sentì di voler tentare. Lentamente provò a posizionarsi dinanzi alla donna, tentando successivamente di alzare abbastanza lo sguardo. Forse quello non poteva dirsi un "contatto visivo" per eccellenza, non vedendola la donna avrebbe probabilmente continuato a guardare nel vuoto, ma Amber avvolta nell'apparente invisibilità, l'avrebbe guardata dritta negli occhi. Se fosse riuscita a stabilire quel contatto, avrebbe poi sollevato la bacchetta per puntarla alla tempia della domestica. Nella speranza di approfittare di quella debolezza e staticità, Amber avrebbe poi caricato la nota formula del desiderio di comprendere di più su Magnolia, e su come quel nome fosse collegato alla donna ed, eventualmente se mai questa potesse conoscere un legilimens nascosto in qualche remoto angolo della villa. Poi, concreta e solida, la formula sarebbe riecheggiata ancora una volta nella sua mente sgombra d'altro.

*Legilimens!*

 
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view post Posted on 31/3/2018, 15:32
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Improvvisamente sola, l'intransigente capo cameriera parve invecchiare di dieci anni; l’espressione corrucciata e le spalle leggermente incurvate la privavano della sua solita compostezza.
Pensare che la villa si reggesse in piedi solo grazie agli sforzi di quella donna secca e dritta come un manico di scopa pareva assurdo, eppure – per quanto coadiuvata dal maggiordomo – era esattamente così.
Se qualcosa si smosse nell’animo di Amber, compassione forse, o empatia, di certo non la frenò dal vedere in quell’attimo di debolezza un’opportunità irripetibile per sondare la sua mente; cosa avrebbe potuto dire di lei quel tentativo? Quel cinico approccio? Che fosse proprio quello l’obiettivo della sfida che le era stata lanciata? Constatare fino a che punto si sarebbe spinta pur di arrivare al risultato? D’altronde, non stava facendo nient’altro se non seguire le istruzioni ricevute.
Memore del fallimento in cui era incorsa con il giardiniere, adesso la strega teneva la bacchetta puntata nella giusta direzione; il suo sguardo incatenato al volto della signora Griffiths, la quale sebbene non la potesse vedere non pareva essere totalmente ignara della sua presenza. Un breve contatto visivo era tutto quello che le serviva.
Senza perdere tempo, metodica nell’esecuzione e ferma nella sua volontà, Amber riuscì a proiettare all’esterno la sua formula che, rapida e precisa, si conficcò nella tempia della donna.
Il riverbero che ne seguì fu quasi doloroso, come un indolenzimento lungo gli arti della mente, e del tutto inaspettato. Un rumore metallico, quasi uno sbuffo divertito, se ciò non fosse stato impossibile.
Benché
visivamente non potesse rilevare alcunché, la studentessa era in grado di percepirla: una resistenza non invasiva. Un muro eretto intorno alla mente della Griffiths, solido e imponente, tremendamente più forte del suo tentativo di approccio; anche se "muro", in effetti, non era la definizione più adatta a descriverlo. Un muro è tangibile, ma soprattutto è inanimato. Quello scudo invece pareva essere in qualche modo senziente, frutto di una magia poco conosciuta e di un'abilità non comune.
Un milione di domande sarebbero potute sorgere a quel punto. Perché non aveva funzionato? Da dove spuntava quella protezione? Era stata la donna ad attivarla? Il legilimens? Quello era un assaggio del suo potere?
Tra quelle e molte altre, la giovane Hydra ne avrebbe potuto scorgere un'altra: perché? Quale era il senso di spingerla a violare i ricordi altrui, se poi incappava in simili difese?
Aveva sbagliato qualcosa? Eppure avrebbe potuto giurare che il tentativo fosse valido e mirato, a differenza di quanto avvenuto con il signor Lewis.

Erano passati solo pochi attimi. L'espressione della donna non era mutata di una virgola, come se non si fosse neanche accorta di quanto successo. Solo quando le voci di Greta e Nole si levarono un po' più alte del normale, lei si riscosse da quel momento di debolezza e si ricompose in fretta e furia. Poi, a passo fermo, riprese la sua ronda.

Spero di averti dato qualche valido spunto di riflessione per poter proseguire nella giusta direzione, per ora – nonostante il tentativo respinto – Amber si sta muovendo bene.
 
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view post Posted on 3/4/2018, 11:40
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Respiri, battiti.

Erano loro a scandire il tempo in quei momenti brevi ma carichi di aspettative. Amber, che dal canto suo non aveva mai davvero abbracciato l'idea di fallire, contrapposta nella sua invisibilità alla spossatezza che la Signora Griffiths dimostrava. Chi l'avrebbe spuntata? Non potendo sapere in anteprima la risposta, la Tassorosso aveva impresso nella ricerca mentale tutta la sua convinzione. Aveva raccolto le informazioni che, alla buona, Leeslie le aveva dato quasi un anno prima e le aveva unite, laddove possibile, con ciò che credeva di aver capito dalle pagine di diario del misterioso Legilimens. La mente di quella governante era infine abbastanza debole da permettere di venire violata? Se la donna fosse rimasta inconsapevole, che male avrebbe mai fatto? Amber avrebbe solo "letto" quanto sperava di poter leggere, e dopo se ne sarebbe andata richiudendo la porta alle proprie spalle. Nessuna infrazione comprovata, nessun colpevole, nessuno dolore per la magonò. Una fitta al cuore la riportò alla realtà, ed alla reale possibilità che se Killian avesse saputo ciò che stava facendo, avrebbe davvero smesso di parlarle. Non ebbe il tempo, però, di inspirare abbastanza a lungo da calmare quella prima agitazione, perché la risposta che provenne dalla mente - così pensava - della Griffiths la colpì più duramente del previsto.

Le rare volte in cui era riuscita a penetrare oltre le comuni difese mentali di una persona, non aveva sperimentato nulla di simile. Se con Leeslie sapeva di essere stata invitata a girovagare quasi con una certa libertà nella mente della donna, aprendo perfino un canale comunicativo non indifferente, con Killian era stato tutto diverso e per niente voluto... ma anche in quel caso non c'era stato nulla a fermare la leggera e significativa invasione. Lì, invece, nascosta in bella vista, aveva sperimentato per la prima volta un blocco non indifferente. La sensazione spiacevole e dolorosa di impattare contro una muraglia magica altrettanto invisibile, si espanse dalla mente al corpo, riverberando con prepotenza. Nonostante non vi fosse abituata, ed una smorfia di fastidio avesse distrutto la sua espressione concentrata, Amber credette di riconoscere quella che davvero non era un'intrusione fallita, ma piuttosto una difesa ben congegnata. Non era stata lei a sbagliare, ma qualcosa le aveva impedito di avere accesso.. erano due cose differenti quindi? Ma sopratutto: La Griffiths sapeva? Non le era parso di intuire che la donna sapesse di trovarsi davanti ad Amber, o comunque di averla nei paraggi, ma al contempo qualunque cosa bloccasse la sua mente ne era totalmente consapevole. Era possibile che qualcuno avesse imposto una difesa magica ad una donna la cui magia non scorreva minimamente nelle vene? C'era un modo per contrastare così chiaramente la Legilimanzia? Oh, evidentemente si, lei lo aveva appena sperimentato, ma allora a che pro muoversi in quel senso? Sapeva di avere il compito di raccogliere i frammenti, i petali, gli indizi che l'avrebbero condotta a colui o colei che avrebbe potuto insegnarle a padroneggiare la Legilimanzia e - questo sperava la ragazza - aiutarla anche ad evitare di perderne il controllo. Ma quel muro magico poteva considerarsi un indizio? Era certa che, se la donna avesse posseduto qualche briciolo di magia, avrebbe potuto vederla e non avrebbe potuto ignorare la presenza della nipote di Constantine Hydra. No, doveva trattarsi di un intervento esterno... forse da parte di qualcuno che teneva alla donna a sufficienza da volerla proteggere?
*Vuole che io cerchi i segni della sua presenza... e se fossero proprio questi?* Quella domanda invase i suoi pensieri, non appena ebbe modo di riprendersi dal fastidioso contraccolpo subito. Forse il Legilimens nascosto tra la servitù sperava che Amber comprendesse che anche la protezione che doveva essere stata estesa alla mente della Griffiths avesse la sua firma impressa. Ed a quel punto, la domanda divenne un'altra: chi poteva voler preservare la donna da un'intrusione?

Fu quando quel quesito si era affacciato alla finestra di una nuova speranza che la voce di Nole, alzatasi più del solito, la raggiunse. Magnolia, la figlia della Governante, poteva voler difendere la propria madre? Poteva essere lei ...? Amber aveva escluso quella possibilità in prima battuta, ma non sembrava più sicura di nulla in quel momento. Qualora non fosse stata lei, avrebbe trovato nella mente di Nole lo stesso tipo di resistenza? Doveva scoprirlo. Cercando di non produrre alcun rumore, Amber lasciò che la governante muovesse i primi passi e riprendesse il suo giro, prima di dirigersi a sua volta nel punto da cui provenivano le voci delle giovani domestiche.



 
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view post Posted on 30/4/2018, 10:30
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L’evidente contraddizione in quella difesa (ma era davvero una difesa, poi?) costrinse Amber a fermarsi e riflettere una volta di più su quel compito. Riflettere. Pareva che non avesse fatto altro da quando aveva ricevuto la misteriosa missiva; spremere le meningi allo scopo di risolvere quella mappa del tesoro, pezzetto dopo pezzetto.
Qualcosa ancora le sfuggiva, ma ogni minuto che passava era più vicina alla soluzione. Risultava evidente ormai che quella sfida lanciata si scindesse su più livelli: il più intuitivo era quello pratico riguardante la vocazione stessa, eppure il suo tentativo non le aveva restituito che un silenzio riecheggiante e formicolante; il più subdolo era stato pensato per punzecchiare la sua morale, e così era stato; l’ultimo era quello più velato e richiedeva una certa vivacità di pensiero. Amber avrebbe dovuto pensare come il Legilimens, entrare nella sua mente senza far ricorso all’abilità ma fidandosi solamente della propria capacità di ragionamento.
Finora aveva ragionato in modo logico e razionale, ma sarebbe bastato?

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La camera in cui Greta e Nole stavano cambiando le lenzuola non era particolarmente spaziosa, ma la disposizione del mobilio e la mancanza di orpelli superflui la facevano risultare più grande di quanto non fosse.
La luce del pomeriggio entrava obliqua dalla finestra aperta incastonata nella parete a sud ed il cinguettio degli ultimi uccellini rimasti accompagna i movimenti sicuri delle due giovani donne intente a cambiare le lenzuola. Quelle vecchie erano ammassate a terra contro la parete, pronte per essere infilate nei sacchi e portate in lavanderia di sotto; la pila intonsa che Greta aveva portato su per le scale svettava su una sedia di fianco a letto.
Mentre Greta le rivolgeva le spalle intenta ad infilare il cuscino nella federa, Nole sistemava il copri materasso litigando con gli angoli elasticizzati.
Se Amber fosse stata sicura di voler tentare il medesimo approccio anche sulla figlia della signora Griffiths, allora avrebbe potuto trovare una finestra di tempo utile proprio di lì a poco; i loro sguardi si sarebbero incrociati solo per brevissimi istanti (la domestica non l'avrebbe vista), sufficienti però perché la strega facesse la sua mossa.
Avrebbe ricevuto un identico responso; un blocco senziente, non del tutto
solido, le avrebbe lasciato la mente indolenzita ancora una volta.

Possibile che non fosse lei la misteriosa mandante? Possibile che quello sbarramento non fosse conseguenza d'un impulso di protezione? Per quanto ne sapeva, il Legilimens poteva benissimo essere lontano miglia di distanza; o forse la stava osservando in quello stesso momento, come uno sperimentatore fa con la propria cavia. Era così? La seguiva passo passo, intervenendo per indirizzarla, per piegarla al suo gioco? Perché di questo si trattava, un gioco con le relative regole, qualunque esse fossero. La giovane Hydra stava iniziando a comprenderle? O era tutto ancora così confuso?
L'unica traccia che aveva a disposizione erano i fiori. Anzi, il fiore, visto che si era interamente focalizzata solo sulla magnolia, stilizzata nel sigillo misterioso. Che ce ne fossero altri? Erano loro la traccia? Se sì, dove trovarli?
La risposta più naturale sembrava essersi rivelata un vicolo cieco, in prima battuta, ma forse sarebbe stato comunque utile ripercorrere i propri passi, dalla persona dalla quale aveva iniziato. Forse, al tempo, il suo istinto le aveva dato il giusto consiglio, ostacolato però dalla coscienza e dalla mancanza di strategia: problemi che una profonda riflessione ed un seocculto ben eseguito avevano rimosso.
Valeva la pena (ri)tentare.

Whoop, bariamo un po': onde evitare di dilungarci troppo qui, ho già voluto anticipare l'esito di un tuo eventuale tentativo di Legilimanzia su Nole (sperando d'aver interpretato correttamente le tue intenzioni nell'ultimo post). Puoi quindi tenerne conto in questo stesso turno per fare la mossa successiva. Se qualcosa non fosse chiaro, non esitare a contattarmi.
L'immagine vuole dare solo un'idea indicativa della stanza. La mappa è (finalmente) aggiornata. [Mappa]
 
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view post Posted on 11/5/2018, 09:53
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La mano libera salì a massaggiare le tempie, una smorfia di fastidio comparve ancora sul suo volto. Per la seconda volta in pochi minuti, una strana barriera aveva schermato i suoi tentativi di lettura mentale. Cos'era davvero quella forma di ribellione? E perché anche Nole ne era provvista? Amber aveva creduto che si trattasse di una strana barriera protettiva, un muro atto a salvaguardare la mente più debole di un magonò, ma di quanto stava sbagliando? Confusa, fece un passo indietro, lasciando alle ignare cameriere lo spazio per proseguire con i loro compiti e non inciampare su di lei. La storia che la sua fantasia aveva imbastito era crollata nel momento esatto in cui in Nole - Magnolia - non aveva trovato nulla di quel che sperava. Non era lei il Legilimens che guidava il gioco, non era lei a tenere le redini della caccia al tesoro. E poi, di che tesoro si trattava davvero? Subdolo, il pensiero che qualcuno volesse solo prendersi gioco di lei, penetrò nei pensieri e nelle ossa, avvolgendola come un guanto. Possibile che fosse lo scherzo di cattivo gusto di qualcuno che, per chissà quale ragione, aveva scoperto il suo segreto? Scosse il capo. C'erano altre ipotesi, anche troppe, ma mentre usciva lentamente dalla stanza, solo una prese il controllo: e se quella fosse una prerogativa dei magonò? E se proprio la mancanza della magia impedisse la lettura mentale? Ma anche quell'assurda idea venne bollata come tale - assurda - perché la lettura sembrava possibile con i babbani, e perfino nelle indicazioni del Legilimens era chiaro come le menti più deboli potessero, e dovessero, essere sondate. Si fermò appena fuori dalla porta della stanza, poggiando la schiena al muro portante. Le mancava qualcosa, un frammento, un pezzo del puzzle... forse, un fiore. Perseguendo il fiore nel nome della cameriera, aveva fatto un buco nell'acqua, ma una cosa in tutto quel passaggio l'aveva compresa: nascosta, avrebbe potuto agire quasi indisturbata, le sarebbe bastato trovare la giusta finestra temporale ed uno sguardo inconsapevole. Ripercorse mentalmente le istruzioni indicate nelle lettere. Aveva trovato il proprio modo di superare lo scoglio etico e morale, lontano dallo sguardo indiscreto dei magonò avrebbe potuto fingere di non essere sul punto di violare così impunemente la loro privacy, e sentirsi così molto meno in colpa. Ma qual era la giusta via?

Impiegò alcuni minuti per rivedere la sua posizione, rielaborare e suddividere ancora una volta le frasi indirizzate principalmente a lei. Forse si era focalizzata troppo su una particolare via, convinta che potesse condurla direttamente a Nole, ma se lei non era il centro di tutto, allora nemmeno la Magnolia doveva esserlo... non così tanto almeno. Trattenne un sospiro, non poteva permettersi di essere udita da anima viva. Una frase, più di altre, tornò a vivere nei suoi pensieri: ".. come briciole di pane, si celano gli indizi per giungere a me". Forse il suo errore era stato credere che ogni indizio celato in quelle menti "deboli" andasse letto indipendentemente dagli altri, e che la raccolta di indizi potesse essere casuale. Se, invece, tutto fosse stato strutturato lungo un binario ben preciso, e la frase finale - "raccogli i fiori" - non fosse altro che il primo di una serie di indizi? Forse se non avesse approcciato determinate menti in una determinata sequenza, non avrebbe potuto trovare chi aveva architettato tutto? Forse non era sbagliato cercare anche nella signora Griffiths ed in sua figlia, ma piuttosto non era ancora il loro momento. Non era certa, ovviamente, di aver capito qualcosa di più di quel meccanismo, ma con le certezze che aveva acquisito, ripercorrere i propri passi non sarebbe stato un problema. Il più silenziosamente possibile, scese le scale per dirigersi in Giardino, ancora una volta. Aveva bruciato le tappe? Grazie a Barry Lewis aveva compreso come nascondersi fosse il modo migliore per rimuovere il timore di vedersi una bacchetta puntata contro, ma non aveva pensato di tornare da lui dopo aver trovato la "soluzione" a quel primo intoppo. Se davvero quel "raccogli i fiori" poteva tradursi solo con "vai dal giardiniere e poi lui ti farà capire dove andare dopo", allora aveva sprecato minuti preziosi e doveva recuperarli.

Se fosse riuscita a tornare al roseto, ancora ammantata della sua personale invisibilità, avrebbe cercato una seconda volta il giardiniere, convinta che - rimossa la barriera data dalla presenza di una Hydra - la mente dell'uomo che in qualche modo aveva insospettito la ragazza, si aprisse alla richiesta che avrebbe posto. Nessun rimorso a fermarla, se non quello di aver spaventato l'uomo poco prima, per errore. Se avesse avuto il modo di trovare la stessa possibilità di incrociare lo sguardo del domestico senza che questi la vedesse davvero, avrebbe poi puntato la bacchetta alla tempie di quest'ultimo, ed il desiderio di scavare in profondità per comprendere le trame di quel gioco avrebbe poi preso piede come una macchia d'olio su una tela morbida.
*Legilimens* Ancora, la formula mentale avrebbe preteso una risposta. La speranza di poter affermare che il percorso dovesse essere più lineare, sarebbe presto stata raggiunta dalla tranquillità che quell'invisibilità le conferiva. Quasi come se non essere vista la rendesse improvvisamente libera dalle convenzioni sociali, al di fuori del controllo sulle leggi del buonsenso. Il fine giustificava i mezzi?

 
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view post Posted on 3/6/2018, 23:38
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La sensazione di aver girato intorno senza concludere niente iniziava a far presa sulla giovane strega, ma era davvero così? Aveva solo perso tempo? Ad una prima occhiata, ora che i pensieri si stavano allineando nella direzione giusta, poteva sembrare; eppure nessuna esperienza è veramente inutile se ci si può ricavare un insegnamento, ed in tal senso lei aveva guadagnato un piccolo gradino sulla lunga scala per la comprensione.
Ora che la traccia si era delineata, l’azione avrebbe potuto seguirla.
Forte dell’invisibilità che l’avvolgeva, Amber ripercorse in senso contrario i propri passi; non solo l’incedere era più sicuro, bensì anche le sue intenzioni: risolute e libere da ogni dubbio morale.
Nessuno in cucina la notò passare, ed il giardiniere non la sentì arrivare. A vederlo lavorare, ancora chino sui bulbi di Crocus, sarebbe stato difficile indovinare il flusso dei suoi pensieri; l’agitazione affiorata in superficie poco meno di un’ora addietro era stata sostituita dalla totale immersione nel lavoro, o almeno così pareva.
Presto l’erede Hydra avrebbe scoperto se fosse davvero così. La formula venne scandita nella mente, libera di viaggiare e insinuarsi nella coscienza del magonò, fermatosi in quell’istante ad ammirare il suo operato.
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Non ci furono resistenze, non questa volta, anzi: la mente si schiuse, trascinando di prepotenza Amber nel flusso caotico di percezioni e sensazioni. Era preparata per una simile portata di input? Saltava da un ricordo, un'emozione, un suono, un colore, all'altro; senza freni, senza criterio se non l'infinito
stream of consciousness del signor Lewis.
Improvvisamente la scena davanti ai suoi occhi mutò.

La luce soffusa del mattino filtra dalla vetrata della cucina di Villa Hydra, e una leggera brezza fa tremare le tendine mentre apri la porta che dà sul giardino.
«Signor Chapman, buongiorno.»
«Buongiorno a lei, Lewis. Mi ha portato il solito?»
Posi il mazzo di fiori sul tavolo mentre il maggiordomo ti viene incontro. Non riconosci la tua mano, visibilmente più grande, avvolta in guanti da giardinaggio «Camomilla, come ogni mattina.»
Rapida com'era comparsa, la scena si dissolse e la strega si trovò nuovamente catapultata labirintico corridoio senza fine.
Doveva trovare un punto fisso, qualcosa a cui aggrapparsi per evitare di essere sballottata qua e là e procedere alla cieca.
Qualcosa come... una magnolia.
In quel marasma confusionario, l'estensione dei sensi di Amber riuscì a cogliere al volo la forma morbida d'un petalo, un decoro familiare, prima di venire risucchiata via nuovamente.
Questa volta i contorni sono sbiaditi e i colori non brillanti come quelli del ricordo precedente; sembra di star guardando una vecchia pellicola al cinema il sabato pomeriggio.
Le magnolie, però, hanno i bordi definiti e puoi quasi respirarne il profumo mentre la ragazza avvicina il mazzo al viso. Inspira e sorride candidamente riportando una ciocca di capelli dorati dietro alle spalle; la pettinatura è morbida e semplice, impreziosita solamente da un fermaglio laterale che le scopre un orecchino a goccia. Gli indumenti si rifanno chiaramente alla moda degli anni Settanta.
Lei ride, ma il tuo tempo è scaduto.
L'ultima cosa che senti è il rumore di uno scatto, come di una serratura a combinazione d'un click più vicina all'aprirsi. Hai evidentemente sbloccato qualcosa... o qualcuno.
Alcuni attimi di disorientamento seguirono il ritorno di Amber alla realtà, la mente che riprendeva pian piano a registrare tutte le informazioni sensoriali che aveva messo in pausa per il tempo necessario a scrutare tra le memorie del giardiniere.
Aveva trovato qualcosa di interessante? In quel breve tempo aveva avuto modo di confrontare solo due scene in particolare, due scene differenti tra loro sotto molteplici aspetti. Cosa significava? Era stato casuale? Oppure ciò che aveva visto si collegava a quella caccia al tesoro?
Il collegamento alle magnolie era evidente, sebbene con ogni probabilità non fosse il collegamento che la ragazza si sarebbe potuta aspettare... o forse sì?
La caccia dopotutto era appena iniziata.

 
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Celati alla vista, anche i suoi scrupoli vennero meno e l'ammonimento di Rosegarden Street perse vigore. Convinta di non fare nulla di male e, forse, pronta a scontrarsi ancora contro il fastidioso muro mentale già affrontato, Amber attese. Leeslie le aveva aperto le porte di un mondo di cui era convinta di non voler far parte, ma pochi istanti dopo il secondo incontro con la mente di Barry Lewis, la ragazza avrebbe cambiato idea quasi radicalmente. Nella più rosea delle aspettative si era aspettata di poter percepire qualche frase sconnessa, legata a chissà quale vago ricordo. Ma così non fu. Non appena le due menti si sintonizzarono e lei guadagnò impunemente l'accesso ai ricordi del Giardiniere, Amber venne letteralmente trascinata in un tornado emozionale che avrebbe fatto impallidire quel che provava quando si confrontava con Killian. Il primo impatto fu confusionario, caotico, quasi insopportabile e lei non capì. Destabilizzata dalla forza di quell'intrusione non ebbe modo di controllarla. Fu solo sollevata quando questa si focalizzò su un singolo momento, forse apparentemente neutro, ma percepito come una doccia rinfrescante in un'estate torrida. Tra sbalzi repentini tra una sensazione, empaticamente provata sulla sua stessa pelle, e un'immagine vista con gli occhi del protagonista, fermarsi era divenuto indispensabile. Lo scenario che si aprì davanti ai suoi occhi fu relativamente semplice, non fosse stato per il fatto che lei stessa lo stava vivendo in prima persona. Si vide aprire la porta che dava sul giardino e si sentì chiamare "Lewis" dal Signor Chapman. Le fu fin troppo chiaro cosa stesse accadendo. Meravigliata ed al tempo stesso scioccata dalla rapida successione di eventi, Amber lasciò che la sensazione di immobilità prendesse possesso di lei, ospite in un corpo che si muoveva secondo altre regole scritte anni prima. E così, ogni mattina Lewis portava un mazzo di fiori di Camomilla al Signor Chapman... perché? Era un loro rituale? Lewis portava a tutti qualcosa ogni mattina? Ed erano davvero per il Maggiordomo quei fiori? Correndo più velocemente dei suoi pensieri, la visione scomparve, gettando Amber ancora una volta nella successione incontrollata delle emozioni del Magonò. Se ne avesse avuto abbastanza forse avrebbe potuto staccare lei la spina, ma sentiva che qualcosa ancora mancava. Quel breve ricordo non le aveva detto tutto, dov'era il segno della presenza del Legilimens?Dove le sue tracce?

Concentrata nonostante la difficoltà in crescendo, individuò finalmente una Magnolia,un suo petalo, il fiore simbolo di quell'intera caccia. L'aveva detto lo stesso "Maestro": trova i petali. Che fosse quindi quello il segno lasciato nella mente debole di Barry Lewis? Ma prima che potesse vedere altro, un nuovo ricordo ben più strano del precedente l'avvinghiò intrappolandola in altre spire. La differenza tra quella visione e la prima era netta, quasi impressionante. Sembrava che il ricordo che attualmente si trovava forzosamente ad interpretare, fosse più vecchio a tratti quasi malinconico. Senza capire il perché, il suo cuore venne stretto in una morsa ed un religioso silenzio cadde nella sua mente, occupata ora solo a concentrarsi al massimo sul vissuto di qualcuno che non poteva essere il giardiniere. Troppo datati gli abiti della donna bionda, troppo sbiaditi i colori del quadro. Lewis non era così vecchio e quello ancora una volta non poteva essere un suo ricordo. Se fosse appartenuto al Legilimens, una parte del suo ragionamento avrebbe avuto senso, andando ad incastrarsi con alcuni altri frammenti di ingranaggi intravisti. Uno scatto, quasi metallico, un timbro di approvazione per la nuova direzione intrapresa, ed Amber fu sbalzata fuori.

Arretrò di un paio di passi, la mano stretta al petto ed un sospiro soffocato sul nascere. Non poteva tradire la sua presenza, ma al contempo reagire silenziosamente a quel balzo era quasi impossibile. Annaspò in cerca di aria pulita, ed il petto si alzò e si abbassò irregolarmente per qualche attimo. I battiti del cuore, che credeva di non aver nemmeno udito da quando la sua mente era entrata in connessione con quella del giardiniere, ripresero a tamburellare nel petto, più veloci e più forti. La sensazione che prevaleva sulle altre era un'altra. Quel risultato, a tratti incredibile, era forse la dimostrazione che avrebbe davvero potuto controllare il suo potere fino a quel punto? Avrebbe potuto cercare le proprie risposte anche laddove nessuno era pronto a dargliele, senza però infierire o ferire la persona interessata? Forse un motivo per proseguire esisteva davvero, forse non aver considerato quella vocazione per quasi un anno non aveva poi fatto assopire troppo la sua mente (di questo in realtà aveva già avuto prova). La ragione pretese il proprio spazio e di nuovo gli ingranaggi ripresero a funzionare. Credeva di aver finalmente capito le regole del gioco. Al primo posto: invisibilità. Se nessuno la vedeva, nessuno ne soffriva. Al secondo posto: un primo ricordo, che poteva forse celare l'indizio per il luogo in cui cercare il successivo. Al terzo posto: il secondo ricordo, il petalo della magnolia che l'avrebbe condotta a capire chi fosse il misterioso creatore di quel percorso, il premio. Seguendo quello schema, il prossimo passo sarebbe stato semplice: tornare da Chapman e tentare di entrare nella mente del Maggiordomo. Era chiaramente lui l'uomo che aveva visto nel ricordo di Lewis. Non era il momento di cercare la donna bionda di un tempo passato, lei era forse l'ultima chiave, prima doveva capire di più, e sospettava che altri petali si sarebbero susseguiti un po' alla volta. Mente dopo mente, ricordo vero dopo ricordo vero. Come potesse però qualcuno innestare un ricordo proprio in una mente inconsapevole, era qualcosa che non comprendeva... sarebbe arrivata a fare lo stesso?

Decisa a non perdere più tempo, cercando di scrollarsi di dosso la sensazione di essere Barry Lewis, Amber tornò verso le cucine, pronta a cercare nuovamente il Signor Chapman. Se lo avesse trovato, avrebbe compiuto le stesse azioni svolte in precedenza. Si sarebbe posizionata davanti a lui, consapevole che lui non potesse vederla, avrebbe cercato uno sguardo gettato casualmente in sua direzione, e poi con la bacchetta altrettanto inconsistente rivolta verso le tempie dell'uomo, avrebbe preteso di entrare nella sua mente.
*Legilimens* Forte del recente risultato, pregò che funzionasse, che la sua idea avesse in qualche modo un senso e di conseguenza che anche nel Maggiordomo ci fosse un petalo di magnolia per lei. Doveva funzionare.

 
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view post Posted on 11/7/2018, 22:56
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Incredibile come un unico, piccolo passo nella giusta direzione avesse permesso alla giovane strega di sbloccare una prospettiva del tutto nuova.
L’entusiasmo di quella piccola-grande vittoria stuzzicò la sua mente, aprendole orizzonti altrimenti proibiti; nascosta allo sguardo, non v’era neanche bisogno di simulare senso di colpa.
Là dove prima regnavano il caos e l’incertezza, ora subentravano la calma ed il rigore; anzi, in quelle trame intravedeva persino l’accenno d’un
pattern, sebbene fosse azzardato trarre conclusioni così presto.
Se non altro, appariva evidente che il filone di ricordi a cui aveva avuto accesso non fosse univoco né tanto meno lineare; di rado la memoria lo è, ma in questo caso la differenza veniva acuita da tutta una serie di elementi discronici.
Il primo ricordo era vivido e l’aveva catapultata direttamente nei panni del giardiniere; un secondo fiore aveva fatto la sua comparsa, un mazzo di camomilla, un rituale ricorrente tra l’uomo ed il maggiordomo. La natura della relazione ancora non era chiara, ma forse sapere che esistesse era già abbastanza.
Poi qualcosa era cambiato, oltre alla scena. Tra i due filoni mnemonici non v’era alcun contatto, fatta eccezione per un dettaglio, per un fiore.
Un fiore che aveva già visto, lo stesso circa il quale aveva interrogato Lewis solo una mezz’ora prima; lo stesso che lo aveva reso guardingo per motivi che forse ancora non erano del tutto chiari.
Là dove la ritrosia (e la lealtà?) del giardiniere avevano agito da intralcio, la disponibilità del maggiordomo aveva sciolto —parzialmente— l’impiccio, e la Magnolia da fiore s’era trasformata in fanciulla. Un collegamento evidente che la Tassorosso aveva cercato di interpretare, giocando d’anticipo.

Il passo successivo poteva essere il signor Chapman, così nitido e
reale in quella versione d’un ricordo rubato?
Coerente nella sua sperimentazione empirica, Amber fece ritorno in cucina, dove ancora si combatteva la battaglia contro il tempo per la preparazione della cena.
La solita procedura, concentrazione di ferro; una richiesta, ma nessun ritorno.
La magia ristagnò all’interno delle pareti del cranio, incapace di insinuarsi nella mente del maggiordomo.
Un contraccolpo più debole rispetto a quello sperimentato contro la signora Griffiths, e appena più fastidioso rispetto a quello che aveva subito cercando di sondare Nole, che in confronto adesso pareva quasi una sciocchezza.
Forse non era il primo ricordo a dettare l'ordine di quella caccia, ma cosa restava nel secondo che potesse darle un qualche suggerimento? Di certo non poteva trattarsi della giovane dai capelli di grano e la risata argentina, così sbiadita e lontana. Il signor Chapman era stato appena escluso.
Erano quelle dunque le sue uniche alternative? Erano loro gli unici protagonisti di quelle scene? Doveva raccogliere fiori, persone o fiori che erano persone?
La risposta —frammentata e tortuosa come la memoria— si sarebbe svelata poco a poco, errore dopo errore.

 
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view post Posted on 24/7/2018, 17:01
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Quel breve viaggio nella mente di Barry Lewis le aveva lasciato l'amaro in bocca. Non si era resa conto di quanto avidamente avrebbe voluto rivivere il ricordo più sfocato finché non si era interrotta la connessione e lei aveva perso ogni aggancio. Sapeva che doveva esserci qualcosa di sbagliato nel voler invadere così tanto la privacy altrui, ma per la prima volta da quando aveva scoperto di cosa era capace, si era sentita legata alla Legilimanzia. Purtroppo il piacere di quella scoperta non sarebbe stato sufficiente per farle trovare il filo conduttore di tutta quella caccia al tesoro - o al petalo! Animata da quella che credeva sarebbe stata una sequenza piuttosto logica, Amber aveva seguito a ritroso la strada di poco prima, ritrovandosi nuovamente di fronte al Maggiordomo. L'averlo visto con così tanta nitidezza nel primo ricordo del Giardiniere l'aveva spinta a fare di lui il successivo bersaglio. Ma il negarsi della mente di Chapman bruciò più delle barriere incontrate poco prima al piano di sopra. Se inizialmente le sue idee erano stata talmente vaghe da meritare di ricevere un riscontro tanto duro, quell'ultima ipotesi doveva valere di più. Lei, almeno, ne era convinta. Ma negare l'evidenza sarebbe stato ancora più sciocco e, mentre il vago sorriso svaniva dalle sue labbra, la Tassorosso uscì dalla cucina. Non era il caso che intralciasse davvero il lavoro di quelle povere donne, già abbastanza in panico per la cena prossima. Proprio lì, appena lontano dalla traiettoria di un paio di vassoio, una spiacevole fitta la costrinse nuovamente a riflettere. Cosa sarebbe accaduto se infine fosse giunta l'ora di cena prima che lei avesse risolto quell'intricato indovinello? Chi avrebbe deluso ed in quale misura? Se dapprima aveva sperato che tutto fosse solo uno scherzo di pessimo gusto di qualcuno che aveva origliato una sua conversazione, dopo aveva compreso con quanta intensità desiderasse lei stessa venire a capo della faccenda e confrontarsi con chi credeva che stesse sprecando il proprio talento. Ma se il primo ricordo legato alla camomilla per il Signor Chapman non nascondeva un indizio su quale mente sondare per il petalo successivo, era forse il secondo ricordo - quello più distante dalla realtà - a farla da padrone? Era sicura che il secondo frammento non appartenesse al proprietario di quella mente, ma piuttosto a chi aveva instillato i proprio petali - che lei aveva letto come "ricordi" a quel punto - nelle menti più deboli dei magonò della Villa. Ma come collegare la dolce visione di quella donna vissuta anni ed anni prima, con la realtà contemporanea e con Lewis? Per quale ragione il misterioso Legilimens aveva scelto quel particolare ricordo da instillare nel Giardiniere? Era stata pura casualità? Non poteva crederlo, altrimenti il palco non avrebbe retto e tutta la connessione faticosamente creata non avrebbe avuto senso di esistere. E dunque, volendo rimuovere quella sconclusionata possibilità, chi avrebbe dovuto cercare? Le persone che aveva incontrato lungo il suo cammino non erano le uniche che lavoravano per gli Hydra, ma doveva cercare qualcuno in qualche modo connesso o con Lewis o con il ricordo trapiantato nella sua debole mente. Possibile che le due cose avessero un senso se viste dall'ennesima nuova prospettiva? Se c'era una cosa per cui - presto o tardi - avrebbe ringraziato, era l'elasticità mentale che quella vicenda stava instillando in lei, ed era qualcosa di cui non sapeva di avere estremo bisogno. Ripercorse brevemente i suoi passi sulla scacchiera. Prima, quando Lewis aveva chiuso la mente alla possibilità di farsi leggere apertamente da lei, Amber aveva colto un indizio non da poco. Era andata in cerca della Griffiths e poi di sua figlia, Nole, il cui nome era effettivamente Magnolia. Poi aveva cancellato quei due - anzi tre - fallimenti per riprovare tutto eliminando un fattore invalidante... ma era possibile che la sequenza precedente fosse quasi giusta e dovesse ora metterla in atto di nuovo? In fondo nel secondo ricordo le magnolie era presenti ed anche quello che avrebbe potuto essere un sentimento di smarrimento simile a quello quasi mostrato da Lewis al pensiero di qualcuno che certo non era solo un fiore. Non aveva tempo da perdere, doveva tentare fino sbattere la testa sulla soluzione, ma fino ad allora non si sarebbe data per vinta. A passo spedito avrebbe raggiunto l'androne delle scale ed avendo cura di non fare eccessivamente rumore, sarebbe salita al primo piano. Avrebbe poi cercato Nole e , solo se l'avesse trovata, avrebbe replicato le mosse già usate in precedenza. Se avesse trovato il punto giusto in cui fermarsi per stare davanti se essere vista, avrebbe poi atteso che lo sguardo inconsapevole si posasse nel suo, pronta ad intrappolarlo nelle iridi chiare. Era una Magnolia, forse non "La Magnolia" ma un senso quella strategia l'aveva, anche se forse più debole del precedente. Avrebbe dunque puntato la bacchetta alla tempia della magonò, affidandosi poi a quella formula strettamente mentale a cui iniziava a sentirsi incredibilmente affine. *Legilimens* La volontà c'era.



 
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view post Posted on 26/7/2018, 22:39
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La delusione pizzicava al pari di decine di aghi, com’era giusto che fosse.
Convinta di aver svelato il trucco e di aver decifrato il codice, scontrarsi con la realtà dei fatti poteva risultare destabilizzante specie se ciò significava dover ricominciare da capo. Quello non era il caso ovviamente, perché l’errore commesso le permetteva di riorganizzare i pensieri e analizzare di nuovo tutte le informazioni, questa volta sotto una luce diversa.
Forse non era la strada più logica, quella che si apprestava a percorrere, ma di certo accanirsi e ripetere le medesime azioni aspettandosi un risultato differente non avrebbe avuto senso; inoltre, Amber aveva già usato la logica, la
propria logica, ma non stava giocando secondo le regole della propria mente. Quello era un elemento da non sottovalutare.
D’altronde era trascorso diverso tempo —l’ora del tè era ormai vicina— e la giovane doveva pur aver iniziato ad intuire che le finalità di quella caccia esulassero dal mero esercizio di magia; quali fossero tali finalità non era chiaro fino in fondo in quel preciso istante, ma c’era ancora un certo margine di movimento.
La strada per il primo piano non presentò problema alcuno, se anche i passi della giovane produssero un qualche rumore, questo venne coperto dal frenetico affaccendarsi delle due donne che perciò non ci fecero caso.
Amber non le trovò dove le aveva lasciate. Rapide ed efficienti si erano spostate nelle stanze più interne, non dissimili in quanto ad arredamento.
Ne emerse la voce di Greta.
«Allora porto i sacchi ad Esme, se qui te la cavi da sola.»
Nole la tranquillizzò e tornò a spostare alcuni oggetti personali da mensole e comò mentre con uno spolverino passava sulle superfici e si portava via la polvere. Dovette alzarsi sulle punte dei piedi per arrivare ad alcuni libri in alto.
«Uff, un po’ di quella magia farebbe comodo adesso» Sarebbe stata evidente alle orecchie di Amber una nota di invidia, la solita che s’annidava agli angoli della bocca nelle loro interazioni.
Quella gelosia malcelata avrebbe permeato anche i suoi ricordi? Lo avrebbe scoperto presto.
I loro occhi s’agganciarono per un istante o poco più, tempo più che sufficiente perché la ragazza si insinuasse con la precisione di uno stiletto nella testa della domestica.
Il nuovo labirinto che si dipanava davanti ai suoi occhi era simile a quello racchiuso nella mente del giardiniere, ma ad un livello più intimo ed istintuale la Hydra avrebbe potuto distinguerli a colpo
d’occhio; se Lewis le aveva offerto uno spaccato caotico ma in qualche modo piacevole, i colori che tinteggiavano i ricordi di Nole avevano le sfumature della fatica di chi detesta quello che sta facendo.
Trascinata dalla corrente, alla strega non rimase che seguire il tracciato dei ricordi. Pareva procedessero a caso, così rapidi da essere indistinguibili, ma in realtà il subconscio di Nole veniva stimolato dalla miriade di input che stava ricevendo.
Inspirò una boccata ed Amber ebbe modo di sperimentare l’equivalente mentale di una zaffata di gelsomino. Fu come odorare per la prima volta, sebbene chiaramente non fosse così; forse il modo giusto di descriverlo era che stava letteralmente odorando con il naso di qualcun altro.
NiExVxk
Riscopriva sfumature mai notate in precedenza ed emozioni che normalmente non vi avrebbe associato; ricordi, persino.


Piove.
Il tuo disappunto ribolle nel petto, mai tanto amaro quanto l'inconsolabile consapevolezza che anche quel giorno mamma si è dimenticata di averti promesso che avrebbe giocato con te.
«Ti svelo un segreto, piccola» Le braccia di Esme ti sollevano in alto sopra un tavolo; le tue gambette corte e tozze di bambina penzolano nel vuoto.
«Ogni volta che sono triste, cerco un buon profumo. Il gelsomino è quello che preferisco, mi ricorda la mia casa, il giardino ne è pieno. È per questo che faccio in modo che tutto in questa casa profumi di gelsomino, vuoi sentire?» Il faccione pieno di Esme riempie tutta la visuale, è lei senza dubbio, sebbene ringiovanita di quasi vent’anni.
Tu annuisci e lei tira fuori da dietro la schiena un lenzuolo pulito e ancora umido di lavaggio. L’odore delicato dell’ammorbidente ti inebria e per un po’ smetti di pensare all’amaro della delusione.

Quella breve parentesi di tenerezza si chiuse rapidamente mentre i contorni delle reminescenze scivolavano via dalle dita mentali di Amber.
E adesso? Cosa avrebbe dovuto cercare? Un’altra magnolia, forse? Iniziava a crearsi qualche aspettativa?
Qualcosa in quel marasma le saltò all’occhio.
L’ambiente intorno a te è asettico e sa di disinfettante e solitudine. Un ronzio di sottofondo accompagna la tua scansione della stanza, bianca da far male.
Sul letto da ospedale, infagottata nel suo sonno, giace una signora dall’espressione serena; la corolla di capelli le si apre a raggiera intorno alla testa, del biondo rimane un ricordo lontano.
Nel comodino accanto, i petali della camomilla ti accecano di bianco, un bianco paradossalmente più vivo dei colori di tutta la camera messa insieme.
Dove sei, Hettie?
L'ultima cosa che senti è il rumore di uno scatto, come di una serratura a combinazione d'un click più vicina all'aprirsi. Hai evidentemente sbloccato qualcosa... o qualcuno.
Una volta scaraventata di nuovo nella realtà —la sua realtà— le pareti presero a vorticare frenetiche per qualche istante prima che la giovane tornasse padrona dei propri sensi.
Il viaggio proseguiva, un petalo s’era aggiunto ed un altro era stato ritrovato, seppur in una nuova forma. Il meccanismo sembrava finalmente ripetersi; era tempo di individuare la mente successiva.

Bene. Man mano che la logica della sequenza si rivela, ti chiedo di provare a concentrarti in maniera sempre più specifica sulla “tipologia” —il filo conduttore— dei ricordi da ripescare. Una sorta di Ctrl+F mentale, per capirci (o magari no).
 
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view post Posted on 30/7/2018, 09:54
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Si impose di non pensare minimamente ad una possibilità di fallimento, mentre ripercorreva la strada che l'avrebbe condotta a Nole. Se c'era un po' di logica in quello che stava facendo allora avrebbe dovuto trovarla o non sarebbe riuscita a cavare un ragno dal buco. Doveva trovare più di un solo ricordo del Legilimens che aveva ideato quel percorso, altrimenti non avrebbe mai capito perché l'avesse invitata a partecipare alla caccia e cosa davvero avrebbe potuto darle. Persa nei suoi ragionamenti non aveva ancora considerato come dopo quasi un anno di vuoto totale stesse iniziando ad acquisire finalmente una certa sicurezza - e naturalezza- nell'eseguire quella richiesta mentale che tanto si era sforzata di sopprimere. Quello era un passo avanti che nemmeno si era concessa di considerare, ma che stava affrontando. Raggiunto il piano superiore, percepì una morsa allo stomaco quando entrò nella stanza in cui aveva lasciato le domestiche e la trovò perfettamente riordinata, pulita, profumata e... vuota! Per fortuna la voce della compagna di Nole la raggiunse indicandole che non avevano poi fatto troppa strada, per fortuna. In verità le avrebbe rincorse per tutto il piano se fosse stato necessario, se ne fosse valsa la pena. Non poteva saperlo in anticipo, però. Seguì le voci fino a raggiungere le ragazze e non mancò di notare il tono che la figlia della Griffiths era solita usare quando si parlava di magia, o del mondo magico in generale. Da piccola Amber non aveva prestato attenzione al modo in cui la giovane quasi coetanea adocchiava i nonni compiere anche le magie più banali nella loro quotidianità, ma nel tempo e crescendo, l'ingenuità che l'aveva avvolta le era stata strappata di dosso e la realtà più cruda era venuta a galla. Non si era mai definita un'amica di Nole, non avrebbe potuto, ma nel tempo la sottile invidia che sembrava che la ragazza provasse nei suoi confronti l'aveva naturalmente allontanata da lei. Quello che però aveva realmente aperto gli occhi ad Amber era stato Killian, le cui parole in quel momento più che mai riecheggiarono nella sua mente:

Killian Resween (not a date)

“Non trovi crudele costringerli ad essere ogni giorno spettatori impotenti della vita che avrebbero potuto avere ma che non avranno mai?”


E prima che potesse davvero rendersene conto, quella consapevolezza la travolse una seconda volta. Non ravvivò gli scrupoli che la ragazza sembrava aver abbandonato ma impose una tristezza che era d'obbligo. Nole, rispetto a molti altri, era stata obbligata a vivere lì in quanto figlia di una dipendente di grande rilevanza per gli Hydra, forse per lei non era valso il discorso "se non ti piace stare qui non sei obbligata a rimanere". Ancora di più avrebbe quindi voluto scoprire quali stilettate l'avrebbero attesa nella mente di Magnolia Griffiths. Senza più alcuna resistenza, la mente della magonò si aprì per lei e fu di nuovo un tuffo nel caos. Contrariamente però a quanto accaduto con Lewis, la gioia di quel piccolo traguardo venne inghiottita dal clima triste che avvolgeva il labirinto dei ricordi di Nole. Non sapeva se la percezione infastidita del disagio fosse data dalla semplice empatia o se davvero per la ragazza tutto era stato sempre così difficile ed odioso. La nota intensa del Gelsomino invase le sue narici, quasi fosse lei a respirarlo, prima che un episodio su tutti spiccasse. Esattamente come era successo con Barry, Amber visse il ricordo appartenuto alla ragazza, in prima persona. Percepì la delusione ed il fastidio per quello che forse non era che l'ennesima promessa non mantenuta dalla madre. Non faticò a riconoscere Esme Shaw, la lavandaia. Il suo tentativo di consolare Nole sembrava tanto autentico e sincero che la strega s'illuse di potersene appropriare, sebbene non le appartenesse per nulla. Quando venne sbalzata fuori, il suo cuore mancò un battito e la mente richiese per un breve istante di poter tornare alle calde rassicurazioni della Magonò, ma non era lì per quella ragione. Aveva sempre invidiato il fatto che Nole avesse ancora una madre a cui appellarsi tutte le volte che ne aveva bisogno, ma non aveva mai considerato che il lavoro in Villa potesse occupare tanto la Griffiths da non permetterle di dedicarsi alla figlia tanto quanto la piccola aveva bisogno. Forse stava interiorizzando troppo, ma l'empatia con quella bimba bruciò al punto tale che gli occhi le si inumidirono e lei non se ne rese conto. Ma, al pari dell'esperienza precedente, faticò ad aggrapparsi a quello che, rispetto agli altri, sembrava un ricordo che non apparteneva alla Magonò: un altro petalo? I suoi occhi parvero bruciare, tanto era candida la stanza in cui si era immersa. Quando si accorse di essere in un Ospedale, la stretta al cuore aumentò. Chiaramente la donna davanti a lei non era viva eppure così adagiata e sistemata sembrava serena, in pace. L'attenzione venne richiamata da un mazzo di camomilla, mentre una domanda invase di prepotenza i suoi pensieri: chi è Hettie? Poi, esattamente come poco prima, udì il chiaro rumore di una serratura aperta di scatto. Aveva compiuto ancora un passo avanti. Non avrebbe potuto guardarsi allo specchio, ma se l'avesse fatto, Amber avrebbe capito di essere semplicemente sconvolta. Due diverse tipologie di dolore, entrambe a lei troppo affini, avevano colpito il centro del suo petto e rigato le sue guance. Passando sulla guancia rimosse una lacrima prima che questa potesse cadere al suolo. Mentre ancora il mondo barcollava attorno a lei, si costrinse a riflettere sul passo successivo, sulla mente successiva che in quello schema a lei ignoto avrebbe dovuto sondare. Far fede sul primo semplice ricordo non aveva dato alcun risultato, poco prima, era quindi il secondo a valere come traccia? Era il gelsomino che aveva invaso le sue narici a doverla guidare, o la Camomilla che prima aveva visto venire portata a Chapman e dopo aveva accompagnato la donna oltre la vita? Hettie era il nome della vittima di quell'ultimo ricordo? Chapman le era legato?

Forse stava compiendo l'ennesimo errore lungo quel ripido percorso, ma l'idea che la Camomilla che aveva caratterizzato lo scambio tra Barry e il Signor Chapman fosse anche la stessa che avrebbe potuto legare il maggiordomo a quella donna - forse Hettie? - chiaramente defunta invase di prepotenza i suoi pensieri. Il "circolo della Magnolia" l'aveva chiuso, con Barry e Nole il capitolo dedicato a quel fiore era forse finito lì. Era ora di raccogliere la camomilla, prima di potersi dedicare al Gelsomino? Amber avrebbe cercato di allontanarsi da Nole senza farsi percepire da lei, decisa a non sguazzare troppo nella tristezza che la sua mente le aveva riproposto. Forse, si disse, le tracce del Legilimens indicavano davvero un percorso preciso e, sempre forse, non era detto che i ricordi instillati a posteriori come "briciole di pane" nella mente dei Magonò dovessero per forza appartenergli. In cuor suo era quasi certa che Hettie avesse a che fare con Chapman e non poteva credere che fosse lui il Legilimens, sebbene sensata come opzione; che figura avrebbe fatto a ripresentarsi lì di nuovo credendo di non essere vista, quando magari lui avrebbe potuto vederle tutte le volte e anche deriderla delle sue sciocche idee. Possibile? Forse era solo il delirio derivato dall'inebriante - non lo avrebbe mai ammesso - sensazione di poter conoscere a fondo il passato di qualcuno senza che questi potesse opporsi o venirlo a sapere. Lentamente avrebbe quindi ridisceso le scale, sarebbe tornata in cucina in cerca dell'uomo a capo di quel servizio pomeridiano ed avrebbe cercato l'ennesimo spiraglio di comunicazione visiva. Se avesse trovato il momento propizio, avrebbe cercato un modo per rendere mentalmente più precisa la sua richiesta.
*Chi è Hettie? Perché proprio la Camomilla?* Due impellenti domande avrebbero prevalso sopra le altre, e se Amber poi fosse riuscita a superare la barriera della mente del Maggiordomo avrebbe cercato principalmente quelle risposte e quei fiori di Camomilla in un nuovo labirinto di emozioni e immagini. La bacchetta nuovamente puntata alla tempia. La richiesta, più sicura: *Legilimens* Doveva cercare una persona ed un fiore, e forse non in quell'ordine. Temeva, in verità, di scoprire quanto il ricordo visto in Nole l'aveva indotta a credere. Avere a che fare con la morte di qualcuno di tanto caro era così terribile per lei che avrebbe preferito non doverlo affrontare, ma se quella era la via da percorrere a poco sarebbero valse le preghiere del suo subconscio: doveva sapere.

 
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Inebriante. Così Amber avrebbe potuto definire la sensazione indescrivibile di poter scavalcare impunemente le difese mentali per sbirciare negli angoli più reconditi della memoria, violando un principio morale basilare che lei per prima aveva difeso con tutte le sue forze. Eppure avrebbe imparato molto presto che c’era sempre un prezzo da pagare; avrebbe potuto illudersi di essere come un bisturi —metodico, efficace, impersonale—, ma avrebbe infine dovuto arrendersi alla consapevolezza che in un’operazione delicata come quella, in cui due menti entravano in contatto, nessuna delle due parti potesse dirsi protetta.
Come un nervo scoperto, la sua essenza assorbiva informazioni, sensazioni, ricordi; si ubriacava del vissuto del prossimo, trovandosi a sua volta vulnerabile, scoperta,
nuda. Esattamente ciò che successe una volta che si fu connessa con Nole. Ogni persona, ogni mente a modo suo, lasciava un'impronta, una traccia, delle conseguenze; e non c'era niente che potesse fare per impedirlo, di certo non a quei livelli, di certo non quando la questione era tanto intima e personale.
In un certo senso, si trattava di uno scambio equo.

La traccia si delineava in modo sempre più nitido e, nonostante un evidente stato di agitazione la scuotesse, la strega non demordeva; forse le vicissitudini familiari, forse le vicende non indifferenti in cui era stata coinvolta ad Hogwarts, o forse un miscuglio delle due cose avevano fatto sì che la sua fragilità divenisse forza; il suo candore, ferocia; la sua dedizione, determinazione. Non era più una bambina, sebbene non tutti in quella casa fossero ancora scesi a patti con quella verità.
Guidata dalla camomilla, Amber fece ritorno in cucina per la terza volta e per la terza volta lo scenario rimase pressoché il medesimo, se non si considerava che il personale si fosse dimezzato —forse per iniziare ad apparecchiare la sala in previsione dello scoccare delle cinque.
Le iridi acquamarina della ragazza si specchiarono in quelle scure del signor Chapman, e tutto si incastrò come avrebbe dovuto.
Aveva uno scopo, stavolta; un pensiero dominante che avrebbe guidato la sua ricerca… quasi. Fu come cercare di piantare un paletto nel letto di un fiume le cui acque scorrevano troppo rapide e troppo dirompenti perché potesse contrastarne la forza; il
segnapensiero le sfuggì di mano e per qualche istante la ragazza venne semplicemente bombardata di informazioni troppo rapide per poter essere elaborate: eppure, anche così, spiccava l'assoluto rigore mentale di cui mr Chapman aveva sempre potuto vantarsi.
Qualcuno fuori, nel mondo reale, starnutì ed il flusso di ricordi cambiò direzione: una sorta di tunnel venne plasmato, un tunnel che conduceva ad una meta precisa.

Due occhi verde acqua ti fissano, vividi e lucidi, bagnati di pianto; un viso paffuto incorniciato da trecce color miele terribilmente familiare.
Ti pieghi sulle ginocchia facendo lavorare i quadricipiti e distrattamente pensi che tra una quindicina d’anni dovrai fare molta più attenzione a movimenti del genere.
«Suvvia, miss Amber, non-»
«È cattiva, mi fa paura!» La risata ti solletica la gola, ma la nascondi dietro un sorriso comprensivo: come darle torto? Mrs Griffiths terrorizzava quasi tutti a Villa Hydra.
«Ah, la paura è un’arma potente, ma si dà il caso che io conosca il punto debole di Mrs Griffiths» Ti alzi in piedi e porgi la mano alla bambina che, ancora un po’ imbronciata, la stringe pronta a seguirti.
Il giardino risplende sotto i raggi dorati dell’estate e i gerani vi accolgono con un tripudio di rossi e violetti. Ne stringi uno tra le dita prima di staccarlo gentilmente dal gambo.
Amber segue ogni tuo movimento, curiosa. «Ecco di cosa ha paura Mrs Griffiths, gerani.»
Le porgi il fiore con l’aria di chi condivide un gran segreto.

Un’allergia alle geraniacee non è esattamente un anatema mortale, ma c’è qualcosa di rassicurante per una bambina di cinque anni nel trovare tutti i giorni sul letto rifatto un singolo fiore a mo’ di protezione. Il signor Chapman aveva mantenuto la sua parola e i gerani erano diventati nel loro linguaggio segreto gli “scaccia-Griffiths”.
Il fiume riprese a scorrere con veemenza, ma stavolta Amber era più preparata ed il
segnapensiero affondò esattamente dove avrebbe dovuto.

apno0tu

"Chi è Hettie?"
Le note vellutate del piano scandiscono il ritmo dei passi nel suo incedere regale lungo la navata; il tuo cuore, d'altra parte, si ribella a quella scansione temporale costrittiva: freme e scalpita tanto rapido da minacciare di farti scoppiare il petto; riverbera nella gola, dietro le orecchie, nel mezzo della fronte. Avverti un capogiro mentre la guardi sorriderti da dietro il velo candido che le copre il viso; lei stringe le mani sul bouquet di gelsomini per cui ha tanto insistito ed un boccolo biondo sfugge alla sobria acconciatura.
L'abito da sposa stringe appena la vita prima di allargarsi in una gonna a ruota, lo scollo casto e le maniche finemente ricamate.
I colori della scena sono opachi, invecchiati, eppure Hettie non ti è mai sembrata tanto radiosa come mentre l'aspetti sull'altare.
L'ultima cosa che senti è il rumore di uno scatto, come di una serratura a combinazione d'un click più vicina all'aprirsi. Hai evidentemente sbloccato qualcosa... o qualcuno.

La qualità del ricordo lasciava supporre con una certa sicurezza che l'uomo non ne fosse il legittimo proprietario; possibile che non conoscesse Hettie personalmente? Forse non era lui il Legilimens.
La concentrazione granitica vacillò per qualche istante, la sua mente che chiedeva riposo; era dura mantenere il contatto così a lungo, specie data l'inesperienza di Amber. Era capace, c'era da ammetterlo, ma la mente funzionava esattamente come certi muscoli: senza un allenamento costante, si andava poco lontano.
Tuttavia, laddove l'esperienza traballava, la perseveranza trionfava. La coscienza del maggiordomo venne scandagliata a fondo, l'occhio mentale impostato per ricercare un simbolo preciso, un significato.


"Perché proprio la Camomilla?"
Aspettativa. Non abbandoni la postura rigorosa neanche in privato, ma ti concedi un lungo scomposto sospiro; il fiotto d'aria è costante e regolare, scioglie le tensioni della giornata mentre gli occhi si concentrano sulle volute di vapore che si levano dall'infuso bollente.
Una tazza ed un buon libro, sì...

Uno spasmo involontario, il tremore di un corpo che minaccia di cedere sotto sforzo. La mente si ritrasse come misura protettiva, catapultando la giovane erede Hydra nuovamente nella cucina della villa. Iniziava a dare i primi segni di cedimento, ma fortunatamente il cerchio si stava chiudendo.

Bene, hai quasi raccolto tutti i petali. Ormai siamo vicinissimi.
Ovviamente la bambina nel primo ricordo è il tuo personaggio (cinque anni circa). La severità di Mrs Griffiths ti metteva terribilmente in soggezione, finché Chapman non si è assicurato che tu fossi protetta dai gerani, da allora associati proprio alla capocameriera; non ho approfondito la questione per permetterti di giocare come più ritieni opportuno l'origine di tali timori (o l'eventuale evolversi del rapporto), se lo desideri. Se hai domande, solito iter.
 
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view post Posted on 28/8/2018, 08:59
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mEnquQM

Di fronte al Maggiordomo non poté chiedersi se fosse davvero lui il Legilimens che aveva dato il via a quella straordinaria raccolta di petali. Se così fosse stato, cosa sarebbe successo? Beh da una parte Amber sapeva che avrebbe infinitamente gradito la sua guida, in tutte quelle estati trascorse in Villa lui era stato il suo punto di riferimento, aveva sempre avuto una parola gentile per lei. E se non fosse stato lui, almeno la ragazza avrebbe potuto sperare di trovare un paio di risposte alle domande che dall'ultimo incontro erano diventate via via più urgenti. Ingenuamente si era aspettata di potersi appropriare dei ricordi altrui senza colpo ferire, ma allo stesso tempo senza venirne a sua volta intaccata. Se con Barry Lewis aveva potuto bearsi di quel distacco, con Nole il carico emotivo era stato tremendo, ed ancora non sapeva cosa sarebbe successo con Chapman. Sicura però di essere - finalmente - sulla strada giusta, non si fermò di fronte all'ancora frenetico via vai delle cameriere. L'ora del Tè era prossima, ma lei avrebbe saltato quell'incontro, certa che i nonni non glielo avrebbero rimproverato. A dispetto di quello che le si agitava in petto, Amber non accennò ad arretrare, era ancora provata dalla tristezza e dalla frustrazione trasmesse dalla mente di Magnolia, ma non avrebbe dovuto fermarsi per quella ragione. Doveva capire se il suo ragionamento fosse giusto o meno. Liberatasi dalle briglie di una ragione troppo restrittiva e poco associabile ad un percorso che non nasceva dalla sua mente, aveva trovato la via? Quando la mente di Chapman le permise di entrare, capì.

Benché avesse tentato di essere precisa il più possibile nella sua richiesta, il fiume in piena dei ricordi dell'uomo la travolse. Più vecchio di Nole, aveva senza dubbio un ammontare di ricordi che avrebbe fatto impallidire quelli della ventenne. Si sarebbe facilmente persa se lui non fosse stato un uomo rigoroso e se la sua mente non avesse smesso di vagare per concentrarsi invece su un frammento di tempo. Il primo impatto con la vista di quella piccola versione di sé lasciò Amber senza fiato. Vivere quell'incontro dai contorni resi vaghi dal punto di vista di Chapman fu strano e difficile. La bambina con gli occhi lucidi la commosse prima ancora che potesse ricordarsi cosa fosse accaduto. Percepì con esattezza le sensazioni dell'uomo che aveva dovuto avere a che fare con lei, fu quasi convinta di poter valutare anche l'affetto che il Maggiordomo aveva regalato alle sue stesse parole, qualcosa che a cinque anni non avrebbe potuto capire ma che a diciassette era quasi lampante. Le si strinse il cuore nel percepire con quanto amore si era preso cura di lei in quel momento, fin da quando era bambina le era rimasto accanto e lei non lo aveva mai ringraziato. Stranita dalla visione al contrario, dal rivedersi in un modo ed in un momento che a pochi sarebbe stato concesso, le riportò alla mente l'altro lato della medaglia. Ricordava poco di quel giorno, la memoria della bambina era stata in parte compromessa dall'incidente che era avvenuto due anni dopo, ma ricordava che era in fuga dalla Griffiths. Mamma e Papà l'avevano affidata ai nonni per un paio di giorni, lei non sapeva il perché, ma la governante aveva deciso di impedirle di fare qualcosa - non ricordava con precisione cosa - e questo aveva innescato una serie di complessi capricci che l'avevano portata a lamentarsi dall'alto del suo metro e quindici con il Signor Chapman. Avrebbe voluto mantenere un tono serio come quello di Nonno Costa, ma l'essere così piccina aveva chiaramente pesato molto sia sul tono che sui modi e, rivedersi, le ricordò quanto sciocca avrebbe potuto sembrare. Forse vinta dall'affetto del Maggiordomo, Amber non poté non provare tenerezza per quella piccola versione di sé che era ancora spaventata dall'arcigna Governante. Non era una sensazione che avrebbe saputo spiegare, era tanto calda quanto gelida, ma il ricordo dei gerani le aprì un mondo. Negli anni aveva perso quell'usanza, non dormendo quasi più dai nonni, ma ricordava di addormentarsi con la sicurezza di risvegliarsi ancora protetta da quei fiori che l'uomo aveva identificato come la più grande paura della Griffiths. Avrebbe voluto fermarsi lì in quel ricordo ancora un po', con la scusa di dover riprendere fiato... ma aveva posto delle domande e doveva ricevere le adeguate risposte. Strappata via dalla memoria appartenuta all'uomo, venne catapultata nel ricordo dai lembi sbiaditi che era stato messo lì per lei. Hettie, la donna che aveva - erroneamente - attribuito a Chapman era lì. Amber lo sentiva, attraverso un ricordo che, come gli altri, non le apparteneva, sentiva il legame che univa il possibile Legilimens - ora escludeva che fosse il Maggiordomo - e la donna dai capelli biondi. Bouquet, abito, musica... era un matrimonio. Il loro matrimonio. Ancora una volta il cuore di Amber ebbe un sobbalzo, inebriato in parte da quell'amore che sapeva già essere finito e schiacciato sotto il peso di uno struggimento che non avrebbe dovuto appartenerle. Non aveva mai capito, fino a quel momento, che con l'indagare nei ricordi altrui avrebbe finito con il farsi carico delle emozioni, dei sentimenti, del dolore... aveva sempre creduto di potersi sedere ad osservare impassibile, ma era molto peggio. Era bellissima, e la strega non sapeva più distinguere se quello fosse un pensiero suo o dell'uomo che l'amava. Prima che il rituale potesse avere inizio, quando la giovane era ormai pronta ad affrontare l'ascesa di quella gioia che nel tempo si sarebbe persa, il familiare rumore della serratura metallica aperta la riportò quasi alla realtà. Quasi, sì, perché la mente di Chapman non aveva ancora finito con lei. Nonostante la stanchezza psicologica, anche l'ultima domanda trovò risposta in un rituale che l'uomo era forse solito compiere. Possibile che, semplicemente, a fine giornata si concedesse una tazza di camomilla e un po' di riposo? Se così fosse stato, Amber lo avrebbe capito completamente. Ritrarsi da quel viaggio, durato più degli altri, fu insieme beneficio e dolore. Si stava indebolendo, e la mano istintivamente portata a massaggiare una tempia ne era l'indizio più chiaro. Tazzine che sfregavano su piattini di porcellana, cucchiaini che tintinnavano al contatto con i vassoio. Ogni singolo rumore sembrava infastidirla a morte, tanto che fu il suo corpo a volerla salvare, senza nemmeno gettare un ultimo sguardo all'uomo che tanto l'aveva protetta, uscì dalla cucina per concedere alla propria mente il silenzio di cui aveva bisogno. Doveva trovare il filo conduttore che temeva di aver perso quando si era inoltrata così a fondo nella mente del Maggiordomo, per capire a chi appartenesse la nuova mente sbloccata. Aveva messo in moto il meccanismo giusto.

Se il cerchio della Camomilla si era finalmente chiuso,iniziando con il primo ricordo di Barry Lewis, passando per qualcosa di legato ad Hettie e finendo con Chapman, il cerchio del Gelsomino ancora non aveva trovato una sua fine. L'aveva percepito legato alla Lavandaia, nella mente di Nole, e poi di nuovo nel bouquet richiesto da Hettie. Se la donna del passato l'aveva richiesto espressamente come fiore, era possibile che fosse legata ad Esme? Nel ricordo di Magnolia la lavandaia diceva di preferire il gelsomino tanto da volere che tutta la casa avesse il suo profumo. E se Hettie fosse parte del suo passato? Un parente, magari perfino la madre... Amber non sapeva se avesse senso, ma i suoi piedi si erano in automatico mossi verso la lavanderia. Ricordava, ora che aveva ripreso contatto con la realtà, che la cameriera del piano di sopra stava portando il bucato proprio in lavanderia, forse l'aveva già fatto o forse non ci era ancora arrivata. Ad ogni modo Amber avrebbe cercato Esme non appena raggiunta quell'ala dedicata appositamente al lavoro di lavanderia. Se fosse riuscita a trovarla allora avrebbe nuovamente approfittato della propria invisibilità cercando un punto in cui gli occhi acquamarina potessero incontrare quelli della magonò. Il legame con il Gelsomino l'aveva spinta fin lì, e l'idea che la donna del passato potesse in qualche modo ricordare una parentela con Esme, la trascinò lungo la via dell'ennesima richiesta, stavolta forse appena più precisa.
*Perché i Gelsomini? Chi era Hettie per te?* Quelle le due domande più importanti che brillavano negli occhi stanchi ma attenti di Amber. Il rituale avrebbe poi seguito la via tracciata. Bacchetta puntata alla tempia, concentrazione su quanto la mente della donna avrebbe potuto mostrare, formula ben scandita come fosse imperativa. *Legilimens* Qualunque cosa si fosse trovata ad affrontare, avrebbe cercato di non lasciarsi travolgere dall'ennesimo fiume in piena di ricordi. Doveva imparare ad aggrapparsi; a trovare i giusti appigli. Doveva.

 
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