| «Secrets have power» Di fronte al Maggiordomo non poté chiedersi se fosse davvero lui il Legilimens che aveva dato il via a quella straordinaria raccolta di petali. Se così fosse stato, cosa sarebbe successo? Beh da una parte Amber sapeva che avrebbe infinitamente gradito la sua guida, in tutte quelle estati trascorse in Villa lui era stato il suo punto di riferimento, aveva sempre avuto una parola gentile per lei. E se non fosse stato lui, almeno la ragazza avrebbe potuto sperare di trovare un paio di risposte alle domande che dall'ultimo incontro erano diventate via via più urgenti. Ingenuamente si era aspettata di potersi appropriare dei ricordi altrui senza colpo ferire, ma allo stesso tempo senza venirne a sua volta intaccata. Se con Barry Lewis aveva potuto bearsi di quel distacco, con Nole il carico emotivo era stato tremendo, ed ancora non sapeva cosa sarebbe successo con Chapman. Sicura però di essere - finalmente - sulla strada giusta, non si fermò di fronte all'ancora frenetico via vai delle cameriere. L'ora del Tè era prossima, ma lei avrebbe saltato quell'incontro, certa che i nonni non glielo avrebbero rimproverato. A dispetto di quello che le si agitava in petto, Amber non accennò ad arretrare, era ancora provata dalla tristezza e dalla frustrazione trasmesse dalla mente di Magnolia, ma non avrebbe dovuto fermarsi per quella ragione. Doveva capire se il suo ragionamento fosse giusto o meno. Liberatasi dalle briglie di una ragione troppo restrittiva e poco associabile ad un percorso che non nasceva dalla sua mente, aveva trovato la via? Quando la mente di Chapman le permise di entrare, capì.
Benché avesse tentato di essere precisa il più possibile nella sua richiesta, il fiume in piena dei ricordi dell'uomo la travolse. Più vecchio di Nole, aveva senza dubbio un ammontare di ricordi che avrebbe fatto impallidire quelli della ventenne. Si sarebbe facilmente persa se lui non fosse stato un uomo rigoroso e se la sua mente non avesse smesso di vagare per concentrarsi invece su un frammento di tempo. Il primo impatto con la vista di quella piccola versione di sé lasciò Amber senza fiato. Vivere quell'incontro dai contorni resi vaghi dal punto di vista di Chapman fu strano e difficile. La bambina con gli occhi lucidi la commosse prima ancora che potesse ricordarsi cosa fosse accaduto. Percepì con esattezza le sensazioni dell'uomo che aveva dovuto avere a che fare con lei, fu quasi convinta di poter valutare anche l'affetto che il Maggiordomo aveva regalato alle sue stesse parole, qualcosa che a cinque anni non avrebbe potuto capire ma che a diciassette era quasi lampante. Le si strinse il cuore nel percepire con quanto amore si era preso cura di lei in quel momento, fin da quando era bambina le era rimasto accanto e lei non lo aveva mai ringraziato. Stranita dalla visione al contrario, dal rivedersi in un modo ed in un momento che a pochi sarebbe stato concesso, le riportò alla mente l'altro lato della medaglia. Ricordava poco di quel giorno, la memoria della bambina era stata in parte compromessa dall'incidente che era avvenuto due anni dopo, ma ricordava che era in fuga dalla Griffiths. Mamma e Papà l'avevano affidata ai nonni per un paio di giorni, lei non sapeva il perché, ma la governante aveva deciso di impedirle di fare qualcosa - non ricordava con precisione cosa - e questo aveva innescato una serie di complessi capricci che l'avevano portata a lamentarsi dall'alto del suo metro e quindici con il Signor Chapman. Avrebbe voluto mantenere un tono serio come quello di Nonno Costa, ma l'essere così piccina aveva chiaramente pesato molto sia sul tono che sui modi e, rivedersi, le ricordò quanto sciocca avrebbe potuto sembrare. Forse vinta dall'affetto del Maggiordomo, Amber non poté non provare tenerezza per quella piccola versione di sé che era ancora spaventata dall'arcigna Governante. Non era una sensazione che avrebbe saputo spiegare, era tanto calda quanto gelida, ma il ricordo dei gerani le aprì un mondo. Negli anni aveva perso quell'usanza, non dormendo quasi più dai nonni, ma ricordava di addormentarsi con la sicurezza di risvegliarsi ancora protetta da quei fiori che l'uomo aveva identificato come la più grande paura della Griffiths. Avrebbe voluto fermarsi lì in quel ricordo ancora un po', con la scusa di dover riprendere fiato... ma aveva posto delle domande e doveva ricevere le adeguate risposte. Strappata via dalla memoria appartenuta all'uomo, venne catapultata nel ricordo dai lembi sbiaditi che era stato messo lì per lei. Hettie, la donna che aveva - erroneamente - attribuito a Chapman era lì. Amber lo sentiva, attraverso un ricordo che, come gli altri, non le apparteneva, sentiva il legame che univa il possibile Legilimens - ora escludeva che fosse il Maggiordomo - e la donna dai capelli biondi. Bouquet, abito, musica... era un matrimonio. Il loro matrimonio. Ancora una volta il cuore di Amber ebbe un sobbalzo, inebriato in parte da quell'amore che sapeva già essere finito e schiacciato sotto il peso di uno struggimento che non avrebbe dovuto appartenerle. Non aveva mai capito, fino a quel momento, che con l'indagare nei ricordi altrui avrebbe finito con il farsi carico delle emozioni, dei sentimenti, del dolore... aveva sempre creduto di potersi sedere ad osservare impassibile, ma era molto peggio. Era bellissima, e la strega non sapeva più distinguere se quello fosse un pensiero suo o dell'uomo che l'amava. Prima che il rituale potesse avere inizio, quando la giovane era ormai pronta ad affrontare l'ascesa di quella gioia che nel tempo si sarebbe persa, il familiare rumore della serratura metallica aperta la riportò quasi alla realtà. Quasi, sì, perché la mente di Chapman non aveva ancora finito con lei. Nonostante la stanchezza psicologica, anche l'ultima domanda trovò risposta in un rituale che l'uomo era forse solito compiere. Possibile che, semplicemente, a fine giornata si concedesse una tazza di camomilla e un po' di riposo? Se così fosse stato, Amber lo avrebbe capito completamente. Ritrarsi da quel viaggio, durato più degli altri, fu insieme beneficio e dolore. Si stava indebolendo, e la mano istintivamente portata a massaggiare una tempia ne era l'indizio più chiaro. Tazzine che sfregavano su piattini di porcellana, cucchiaini che tintinnavano al contatto con i vassoio. Ogni singolo rumore sembrava infastidirla a morte, tanto che fu il suo corpo a volerla salvare, senza nemmeno gettare un ultimo sguardo all'uomo che tanto l'aveva protetta, uscì dalla cucina per concedere alla propria mente il silenzio di cui aveva bisogno. Doveva trovare il filo conduttore che temeva di aver perso quando si era inoltrata così a fondo nella mente del Maggiordomo, per capire a chi appartenesse la nuova mente sbloccata. Aveva messo in moto il meccanismo giusto.
Se il cerchio della Camomilla si era finalmente chiuso,iniziando con il primo ricordo di Barry Lewis, passando per qualcosa di legato ad Hettie e finendo con Chapman, il cerchio del Gelsomino ancora non aveva trovato una sua fine. L'aveva percepito legato alla Lavandaia, nella mente di Nole, e poi di nuovo nel bouquet richiesto da Hettie. Se la donna del passato l'aveva richiesto espressamente come fiore, era possibile che fosse legata ad Esme? Nel ricordo di Magnolia la lavandaia diceva di preferire il gelsomino tanto da volere che tutta la casa avesse il suo profumo. E se Hettie fosse parte del suo passato? Un parente, magari perfino la madre... Amber non sapeva se avesse senso, ma i suoi piedi si erano in automatico mossi verso la lavanderia. Ricordava, ora che aveva ripreso contatto con la realtà, che la cameriera del piano di sopra stava portando il bucato proprio in lavanderia, forse l'aveva già fatto o forse non ci era ancora arrivata. Ad ogni modo Amber avrebbe cercato Esme non appena raggiunta quell'ala dedicata appositamente al lavoro di lavanderia. Se fosse riuscita a trovarla allora avrebbe nuovamente approfittato della propria invisibilità cercando un punto in cui gli occhi acquamarina potessero incontrare quelli della magonò. Il legame con il Gelsomino l'aveva spinta fin lì, e l'idea che la donna del passato potesse in qualche modo ricordare una parentela con Esme, la trascinò lungo la via dell'ennesima richiesta, stavolta forse appena più precisa. *Perché i Gelsomini? Chi era Hettie per te?* Quelle le due domande più importanti che brillavano negli occhi stanchi ma attenti di Amber. Il rituale avrebbe poi seguito la via tracciata. Bacchetta puntata alla tempia, concentrazione su quanto la mente della donna avrebbe potuto mostrare, formula ben scandita come fosse imperativa. *Legilimens* Qualunque cosa si fosse trovata ad affrontare, avrebbe cercato di non lasciarsi travolgere dall'ennesimo fiume in piena di ricordi. Doveva imparare ad aggrapparsi; a trovare i giusti appigli. Doveva.
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