Florilegium, Legilimanzia pt II

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view post Posted on 3/10/2018, 16:03
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Il Fato

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«A man's mind is stretched by a new idea
or sensation, and never shrinks back to
its former dimensions»

La stanchezza iniziava a farsi sentire. Una spossatezza mentale e al contempo fisica, tipica di chi è rimasto concentrato troppo a lungo o di chi ha compiuto sforzi a cui non era abituato; entrambi i casi potevano essere applicati ad Amber.
Quella ricerca nata come una sfida aveva assorbito le sue energie e tutte le ore del primo pomeriggio, restava da sperare che ne fosse valsa la pena; sarebbe riuscita ad arrivare al legilimens? Avrebbe ottenuto una risposta alle sue domande? Il sole sarebbe tramontato su villa Hydra senza che lei avesse cavato un ragno dal buco? Era probabile ma, in fondo, anche così le sarebbero rimaste comunque le ore preziose impiegate in quell’estenuante esercizio. Il misterioso mittente si era autoinvestito della carica di mentore e guida, ed in un certo senso aveva già iniziato ad impartire preziose lezioni alla giovane adepta.

Man mano che si avvicinava all’ala dedita alla lavanderia, oltre la cucina, in uno spazio leggermente dislocato rispetto al resto, la ragazza avrebbe potuto sentire la temperatura salire e l’umidità aumentare: la natura aveva privato Esme della magia e i campi energetici della villa le avevano tolto anche la possibilità di far ricorso a pratici elettrodomestici, perciò i panni venivano lavati alla vecchia maniera. A suon di acqua bollente, sapone ed olio di gomito.
Un lavoro non certo misericordioso nonostante fosse distribuito tra più inservienti, e che non aveva mancato di provare Esme nel corpo e nello spirito; eppure, infaticabile nell'animo di prodiga lavoratrice, la donna non veniva meno al proprio dovere.
Amber avrebbe potuto trovarla ancora più in là rispetto la coltre di vapor d'acqua, nello stenditoio che s'affacciava sull'esterno, al riparo dall'eventuale pioggia ma bagnato dai raggi di fine stagione.
Il volto della donna era arrossato, le guance gonfie di chi è sottoposto ad un significativo sforzo; le braccia grosse e un po' sgraziate si intravedevano da sotto le maniche arrotolate, tese nella fatica di stendere un immenso telo dai ricami floreali.
Eppure, a far veramente colpo, sarebbe stata la spossatezza interiore in cui Amber si sarebbe imbattuta una volta instaurata la connessione mentale: la stanchezza atavica di chi nella sua vita ha sempre lavorato il doppio per ottenere qualcosa che altri ricevono di diritto.
Ciò nonostante, la sua coscienza pareva essere in grado di riprodurre lo stesso piacevole tepore provato quando ti stendi al sole, tra l'erbetta d'un prato di maggio; la dimensione materna del suo Io estremamente sviluppata, invitante come un abbraccio di luce.
Indirizzare la ricerca questa volta si rivelò già più semplice della precedente e tra i ricordi al profumo di gelsomino se ne distinse uno in particolare.
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"Perché i Gelsomini?"
L’adrenalina ti guizza nelle vene e fa divampare il cuore così forte da indurti a chiedere come sia possibile che nessun altro lo senta oltre a te. Accovacciata, ti premi forte forte le mani contro la bocca per far sì che almeno il peso del tuo respiro concitato venga smorzato.
Le foglie ti pizzicano un poco sulle braccia nude mentre ti sporgi leggermente in avanti, attenta a non farti vedere.
«Novantotto, novantanove… arrivo!»
Soffochi una risata birichina: in tanti anni di nascondino, tuo fratello Cecil non è mai riuscito a scovarti nel tuo rifugio di gelsomino; non c’è motivo perché questa volta faccia eccezione.

Il ricordo le gonfiò il petto di un curioso miscuglio di affetto e nostalgia per il tempo necessario perché la mente riorganizzasse i propri pensieri e reimpostasse la sua "lente di ingrandimento". Trovare il ricordo giusto fu abbastanza facile: era unico nel suo genere.

"Chi era Hettie per te?"
Il fischio della macchinetta del caffè è l'unico suono che infrange il silenzio mattiniero. Tutti i giorni, alle sei in punto, la medesima danza muta: ti svegli, la mano che si allunga verso la parte del letto in cui dorme lei e la trova vuota ma ancora tiepida; l'odore del caffè che tinge l'aria e ti guida fino alla cucina dove spegni il fornellino e con gesti misurati riempi le tazze. Come tutti i giorni ti chiedi se valga la pena allungarti per prendere lo zucchero dalla mensola e come tutti i giorni alla fine rinunci, in favore di una manciata di secondi preziosi.
Invece, ti accomodi al tavolino, nel posto che ti permette di godere della vista più bella che quella città possa offrire, Hettie.
E mentre la osservi, intenta ad annaffiare i suoi amati gerani da balcone canticchiando un motivetto sconosciuto, l'unica cosa che desideri è che quei secondi rubati possano durare in eterno.
L'ultima cosa che senti è il rumore di uno scatto, come di una serratura a combinazione d'un click più vicina all'aprirsi. Hai evidentemente sbloccato qualcosa... o qualcuno.

La domanda non era stata soddisfatta pienamente, ma questo era tutto ciò che la mente di Esme avrebbe potuto offrirle al riguardo. Poco, ma comunque sufficiente a chiudere il cerchio. Restava ancora da compiere un piccolo sforzo.

Mi scuso immensamente per il ritardo, ma puoi tirare un sospiro di sollievo: se tutto fila liscio, questo sarà il nostro ultimo turno (;
 
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view post Posted on 4/10/2018, 08:43
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«Secrets have power»

mEnquQM

Nell'immaginario di Amber, ora, ogni fiore assumeva davvero sembianze umane. Quella che all'inizio aveva visto come un'intrusione indegna nella mente dei più deboli, le stava invece dando modo di scoprire di più su di loro pur senza infliggere alcuna sofferenza. Non fosse stato per quel vagare tra le coscienze - che si era imposta anche per il desiderio di venire a capo di quel mistero -, non avrebbe mai capito cosa davvero si celasse dietro lo sguardo di chi l'aveva sempre seguita negli anni. La dedizione di Lewis, l'invidia giustificata di Nole, l'affetto del Signor Chapman, tutto sarebbe rimasto rinchiuso in un baule ad anni luce da lei. Ma era il turno di Esme, la lavandaia che nei ragionamenti della ragazza e nei ricordi sparsi come petali, era il Gelsomino. Rallentò l'incedere quando umidità e tepore avvolsero il suo corpo, non amava la sensazione umida dei capi appiccicati alla pelle, soprattutto se non era dovuta all'aver fatto il bagno vestita, ma com'era lavorare in una condizione simile tutto il tempo? Se c'era una cosa che quell'avventura le aveva insegnato, era che i domestici della villa non erano solo dei Magonò, erano dei gran lavoratori e forse non ricevevano abbastanza per quanto faticavano lì dentro. Non si era mai ritenuta una bimba viziata, non li aveva mai trattati come servi - cosa che aveva invece visto fare dagli altri Hydra in Germania -, non aveva nemmeno mai instaurato grandi rapporti con loro, dato il poco tempo che era rimasta in contatto in quella grande magione. Eppure, anche se non era stata un'aguzzina senza ritegno, non riusciva a non provare rimorsi ingiustificati per le loro condizioni, un po' a causa delle parole di Killian ed un po' a causa della rigidità di Nonno Costantine che invece non aveva problemi ad ordinare loro cosa fare. Certo li trattava comunque con rispetto, ma quanto poteva bastare? Forse era solo la stanchezza a parlare, si disse, ma di certo avrebbe voluto approfondire la questione con il Signor Chapman, a cuore aperto. Proseguendo oltre, attraverso il vapore che annebbiava la lavanderia, la ragazza raggiunse infine la lavandaia e non faticò a comprendere gli sforzi che quella stava compiendo. Amber era così stanca che il legame creatosi la colpì con una forza inaudita. E pensare che il suo non era stato che sforzo mentale, cosa avrebbe dovuto dire la donna che lavava a mano ogni capo ogni giorno da anni? Il primo ricordo di Esme l'avvolse come un abbraccio primaverile, luminoso e dolce. Niente frenesia iniziale per la ricerca del momento da vivere, quanto piuttosto adrenalina generata dallo stesso. Avrebbe dovuto essere pronta all'immedesimazione nel vissuto altrui, ma anche quella volta fu particolarmente strano non avere il controllo di quello che sembrava essere il suo corpo. Si nascondeva da qualcosa, quella che sembrava essere una Esme ben più piccola si stava nascondendo dal fratello, in un rifugio che altro non era che una parete ricoperta di gelsomino. Amber avrebbe pagato fior di galeoni pur di poter possedere un ricordo simile, e se lo ripeté con amarezza prima di trovare il petalo nascosto dal Legilimens. Lei non ne aveva di momenti così nella propria infanzia. Ad eccezioni di quelli con il cugino e con Maverick il resto era inconsistente. Se avesse potuto aprire quella scatolina di latta immaginaria con le foto dei vari momenti della sua vita, dai sette ai tredici anni avrebbe trovato solo foto grige, senza volti, avvolte nella nebbia come Londra in Novembre. Aveva saltato l'infanzia a piè pari ed ancora ne soffriva. Ma era Hettie a dove essere il fulcro della ricerca, perché in fondo era intorno a quella bellissima donna bionda di cui il Legilimens sembrava innamorato che tutto ruotava. Trovare il ricordo nascosto fu più semplice, ed Amber vi si aggrappò senza un freno. La Tassorosso si ritrovò così ancora una volta immersa in quel momento di malinconico affetto, che non le apparteneva eppure che sentiva più vivo di molti altri. Seguì ogni gesto, ogni sospiro ed ogni pensiero di chi aveva ideato quel gioco, anche se Amber proprio non avrebbe potuto ritenerlo tale. Con amarezza e forse un briciolo di speranza, si chiese se mai qualcuno avrebbe potuto guardare lei allo stesso modo in cui il proprietario dei ricordi guardava Hettie. Percepì la mancanza di tempo a disposizione per quella coppia quasi come se lei stessa non avesse diritto di concedersene altro, e prima che potesse anche solo sperare di vedere di più, il rumore di conferma del passo corretto la risvegliò catapultandola di nuovo nell'umida realtà.

Hettie, in quell'ultimo ricordo stava chiudendo inconsapevolmente il cerchio di pensieri di Amber. Annaffiando dei Gerani aveva dato il colpo di grazia a quello che infine si era rivelato il suo ragionamento, e le parole del ricordo di Chapman tornarono a farsi vive: "Ecco di cosa ha paura Mrs Griffiths, gerani". Senza fretta, camminò fuori dalla lavanderia, nella speranza di scrollarsi di dosso l'umidità che le era penetrata nelle ossa, quegli ultimi ricordi sembravano intenzionati a darle il colpo di grazia, ma ancora non era finita. Chiuse gli occhi non appena trovò un muro a cui appoggiarsi e si diede alcuni minuti per concludere la sua riflessione. Il primo petalo l'aveva condotta a Nole, il secondo petalo aveva legato il ricordo di Lewis a Chapman, conducendola da lui. Il terzo petalo aveva legato i Gelsomini di Nole a Esme, ora finalmente raggiunta. Il quarto petalo parlava di Gerani e sembrava pronto a condurla dalla Griffiths del ricordo di Chapman. Era lì che il cerchio si chiudeva? Aveva provato a sondare la mente della governante troppo presto, era finalmente arrivato il momento di dedicarsi a lei, ed un pensiero forse sconclusionato s'impossessò della mente stanca di Amber. Possibile che vi fosse una ragione alla "paura" dei gerani della Griffiths che non fosse legata strettamente ad un'allergia? Se lo chiese mentre cercava di ricordare dove potesse essere quella donna, così da raggiungerla. Chiunque avesse amato Hettie viveva e lavorava a Villa Hydra ed era forse tanto assurdo pensare che fosse una "lei" ad aver orchestrato il tutto? In fondo la strega si era accorta di non sapere quasi nulla dei domestici e niente era da lasciare intentato. Dove poteva trovare il capo delle Cameriere? Forse non aveva ancora finito la sua ronda al piano di sopra? L'avrebbe cercata fino a trovarla, avrebbe seguito le lamentele delle cameriere o le indicazioni che si davano pur di avere finalmente davanti a sé colei che forse conservava l'ultimo ricordo, se non addirittura chi li possedeva tutti.

Se le sue intuizioni fossero state corrette, se fosse riuscita a trovare la Griffiths e se questa avesse poi incrociato lo sguardo intangibile di Amber, allora la bacchetta sarebbe corsa a puntare alla tempia della donna e la formula avrebbe ancora una volta imposto la proiezione della ragazza in una mente estranea *Legilimens*. Ma non avrebbe permesso, proprio a fronte della propria stanchezza, che un flusso di ricordi la inondasse come in volte precedenti e, una volta riuscita a penetrare oltre la barriera avrebbe posto quelle due domande che tanto imploravano una risposta,*Cosa c'è di sbagliato nei Gerani?* forse perfino troppo invadente, ma voleva sapere se il malessere che causavano era davvero legato ad una semplice allergia, eppure nemmeno quella era la vera domanda. Se avesse avuto la possibilità di trovare un nuovo petalo, se non perfino l'ultimo concesso, avrebbe chiesto ancora: * Chi era Hettie, e chi sei tu?* si sarebbe aggrappata al pensiero che ora più che mai doveva sapere chi aveva davvero amato quella donna e perché aveva voluto condividere proprio quei ricordi tanto intimi con Amber. Avrebbe potuto scegliere qualcosa di meno intimo, ma allo stesso tempo lei già sapeva che non l'avrebbe invogliata a sufficienza per proseguire. Sperò con tutta se stessa che la Griffiths fosse l'ultima ruota del carro appena costruito, perché più il tempo passava e più la bionda sentiva mancare le proprie forze. Voleva conoscere il Legilimens che si era proposto di farle da maestro e voleva capire fino in fondo cosa l'avesse convinto a darle quella possibilità.


 
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view post Posted on 26/10/2018, 17:21
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«A man's mind is stretched by a new idea
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its former dimensions»

Molte delle storie che vale la pena raccontare sono caratterizzate da una struttura circolare, ad anello, la cui fine conduce in qualche modo di nuovo al punto di partenza. Il caso di Amber rientrava a pieno titolo nella categoria. Il suo istinto l'aveva condotta da Mrs Griffiths sin dall'inizio, ma allora perché perdere tempo in quella dispersiva caccia? Perché intraprendere quella lunga odissea per tornare all'inizio? Lo era davvero, quello, l'inizio?
Avrebbe potuto la giovane Hydra affermare con convinzione che la Amber che aveva tentato di approcciarsi alla mente della donna fosse la medesima Amber che stava tentando la solita impresa qualche ora dopo? Con ogni probabilità no. Quelle tappe forzate, le scelte che aveva dovuto compiere passo dopo passo, i ricordi ghermiti, le informazioni apprese... tutto aveva contribuito a prepararla per quel cruciale momento, che lei se ne fosse resa conto o meno.
Era dunque Mrs Griffiths l'abile legilimens? Per tutti quegli anni era riuscita a mimetizzarsi tra i domestici della villa soffocando la propria natura? Un modo per scoprirlo c'era.

Trovare la donna le avrebbe rubato una decina di minuti, ma l'intuizione di cercarla al piano superiore si rivelò esatta.
Affacciata ad un minuscolo balcone nell'ala dei domestici, la capocameriera si stava concedendo una pausa meritata. Con un gesto elegante portò la sigaretta alle labbra e aspirò l'ultima profonda boccata prima di soffiare a denti stretti, la tensione che si scioglieva piano piano espirata fuori con un sibilo insieme al fumo.
Il mozzicone venne gettato nel posacenere senza fretta, per godere ancora degli ultimi istanti di quiete e solitudine. O quasi.
Il blocco che in precedenza aveva impedito l'accesso alla strega si era sciolto come neve al sole e infiltrarsi fu relativamente semplice; resistere al contatto traumatico, tuttavia, non lo fu altrettanto.
Pareva di muoversi nella pietra. Era circondata da una nube di torpore granitico, la tipica tranquillità di chi ha conosciuto i propri demoni e ne è sceso a patti, o quasi; era quel pericoloso equilibrio narcotico, ad un passo dal baratro.
La domanda della strega rappresentò la goccia che fece traboccare il vaso.


"Cosa c'è di sbagliato nei Gerani?"
«Andiamo Frannie, non mi sembra di chiederti tanto»
Hai i palmi sudati e la schiena rigida per lo sforzo di tenerla diritta; la testa è incassata nelle spalle e non hai il coraggio di sollevare gli occhi, serrati nel tentativo di trattenere le lacrime.
Tuo padre batte la mano sul tavolo e una parte di lui si compiace di vederti sussultare.
«Una. Maledetta. Magia. UNA, FRANNIE, DANNAZIONE!»
Il cuore ti salta in gola, le palpebre ancora più strette. Una magia, una piccola, una sola e poi basta, ma non succede niente. Non succede mai niente.
Ti concentri di più. Forse non lo vuoi abbastanza, ti dici, anche se ti sembra l’unica cosa che tu abbia sempre desiderato. Una magia, una piccola, una sola e poi basta, prima che la bottiglia di whiskey incendiario finisca e la mano colpisca te invece del tavolo.
Tuo padre urla ancora, si alza dalla sedia e tu ti fai piccola piccola. Aspetti, ma lo schiaffo non arriva mai.
«Era tanto difficile?»
Apri gli occhi in tempo per vederlo scalciare via un fiore dal pavimento.
Non ti serve girare la testa verso la porta della cucina per sapere che tua sorella è nascosta dietro la parete, bacchetta stretta in pugno.
Gerani, i preferiti di Hettie.

Il senso di paura e delusione divenne una nota sorda in sottofondo, senza andarsene mai del tutto.
Chi era Hettie, e chi sei tu?
Nessun ricordo spiccò tra gli altri, ma un'ondata di puro dolore investì in pieno la coscienza di Amber; una volta ripreso fiato (mentalmente parlando, s'intende), sarebbe stato possibile notare che quella stessa sofferenza permeava l'intero essere della Griffiths, come un velo opaco che smorzava i colori della sua essenza. In mezzo, d'un tratto, un faro. Una luce fioca, estremamente debole.
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«Sta' lontano dalla ragazza, Timothy, o Merlino mi aiuti»
«Frannie...»
L'uomo di fronte a te cerca le tue mani, strette sul tavolino. Si accorge che stai tremando, e la sua espressione si addolcisce.
Ciò che, nella sua sconfinata saggezza, sembra sfuggirgli è che non stai tremando di paura; tremi di rabbia. Una rabbia furente e antica, trattenuta a stento; un'ira sepolta sotto anni di sofferenza, una bestia che si sgranchisce le zampe e si scrolla l'indolenza di dosso. Come osa chiedere una cosa del genere?
«Ti sei già preso Hettie, non ne hai avuto abbastanza?»
Le labbra seminascoste dalla barba bianca si stirano in una linea sottile. «Non capisci? È anche per lei che lo sto facendo.» Si ritrae con uno scatto e rovista nella tasca interna della giacca del completo. Lascia una busta sul tavolino del ristorante, il sigillo è in ceralacca e raffigura una magnolia. «Lascia almeno che sia lei a decidere»
L'uomo si alza in piedi e alle sue spalle l'insegna del The Lavender Restaurant spicca sullo sfondo purpureo del locale.
Vorresti gridare, ma qualcosa ti frena. Per la prima volta in venti anni lasci che quel pensiero ti accarezzi.
Non puoi fare a meno di odiarti mentre chiudi le dita sulla busta da lettere.

La visione svanì rapidamente, sostituita dalle pareti della camera. Al volto mesto dell'uomo si sovrappose lo sguardo arcigno della Griffiths, dritto negli occhi di Amber. La vedeva, l'incanto doveva aver esaurito il suo effetto.
Raddrizzò le spalle recuperando in fretta lo stesso contegno che per anni aveva terrorizzato tutti a villa Hydra.

«Immagino che tu abbia compiuto la tua scelta.» Conosceva il contenuto della lettera? Era a conoscenza dei dettagli? O, da semplice tramite quale era, poteva solo vagamente intuire come Amber avesse trascorso quelle prime ore pomeridiane?
Vergogna, non pareva provarne. Non più di quanta ce se ne aspetterebbe da una donna tutta d’un pezzo colta in un attimo di debolezza.
Nelle settimane seguenti non fece più menzione dell’avvenuto, non era con lei che la giovane apprendista avrebbe dovuto parlare. L’ultimo fiore, la lavanda, era stato raccolto, ma ancora non avrebbe saputo a chi associarlo; eppure si poteva dire che la sfida fosse stata vinta, aveva chiuso il cerchio.
Di certo, a tempo debito, il Legilimens si sarebbe rivelato.

La quest si conclude con successo: raggiungi lo stadio di legilimens che ti permette di trovare/scegliere il ricordo che desideri, pur con le difficoltà del genere. Il raggio d’azione è limitato e richiede sia contatto visivo che l’utilizzo della bacchetta, tuttavia potrai fare a meno della formula. Usare la vocazione su occlumanti apprendisti non sarà facile.

Adesso che la parte più burocratica si è conclusa, ci tengo a farti i miei più vivi complimenti. Dal primo all’ultimo post ti sei mostrata presente e costante; nonostante i fallimenti di Amber (puramente on gdr), ti sei sempre mossa con coerenza, dando prova anche di un certo intuito in più di un’occasione. Hai aggiunto valore alla quest.
Per ringraziarti di ciò, eccezionalmente, vorrei premiarti con +1.5EXP.

Come si intuisce, il percorso non è finito; moltissime domande rimangono in sospeso perciò —se e quando lo vorrai— sarò lieto di seguirti anche nel successivo stadio della vocazione.

Buon proseguimento.
 
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32 replies since 11/10/2017, 21:56   1003 views
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