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| Lao Li si rilassò leggermente all'apprezzamento del ventisettenne. Come gli aveva insegnato Mr. Sunday al colloquio, aveva fatto tesoro del consiglio che gli aveva rivolto: "...per nessuna ragione al mondo deve assumere un atteggiamento strafottente di fronte al proprio interlocutore, anche se lo sta leggendo come un libro. Ogni discussione è un duello, ma la cortesia vuole che sia mascherata da confronto." E, così, aveva trattenuto per se il sorrisetto che avrebbe fatto capolino sul proprio volto. Il cinese era coriaceo e, alla richiesta della collega, fu l'unico a rifiutarsi con un tono grintoso di dare le proprie generalità chiedendo, quasi con gentilezza, al ministeriale più giovane delucidazioni in merito alla proposta commerciale. La richiesta del cinese era l'apertura in una partita a scacchi tra lui e il ventisettenne: i bianchi muovono per primi e, la sua richiesta, metaforicamente era come mandare avanti un pedone alla scoperta del territorio. "Vuoi giocare con il Bianco Lao Li? Molto bene, avrai il privilegio di un "Matto dell'Imbecille" da parte mia." Fu quello il pensiero del ventisettenne osservando con espressione neutra il rappresentante della comunità cinese. Tuttavia quella non era una normale partita a scacchi, in campo c'erano anche i pezzi di Tessa e del Funzionario scelto: si trattava di una variante degli scacchi nota dagli studiosi del medioevo come gli scacchi delle quattro stagioni. Essendoci quattro giocatori in gioco le variabili erano molte, una di quelle fu Tessa che, con tono cordiale ma deciso, chiese nuovamente i dati al cinese. Il ministeriale avrebbe sorriso a quella ferma richiesta di rispetto alla professionalità della collega, era finalmente il segno che anche Tessa pretendeva il rispetto del cinese. Vath poi non ebbe tempo di stupirsi per il fatto che Fergò fosse di origini americane, aveva altro per la testa che dar inizio alle proprie opinioni sulla Guerra d'indipendenza Americana: doveva esporre con precisione chirurgica, centellinando le parole giuste, la proposta commerciale al cinese. «Lao Li.» Esordì il ministeriale che, dopo essersi schiarito la voce, riprese a parlare con il proprio timbro di voce caldo. «L'Inghilterra di cui siamo rappresentanti e la comunità cinese qui a Soho di cui Voi siete rappresentante devono convivere sul territorio Inglese. L'accordo commerciale che a breve sto per esporle mira ad arrivare ad una più coesa convivenza. Vorremmo scambiare dei beni con voi, beni d'importazione che risulterebbero per voi molto appetibili. Il tutto contando sul fatto che anche voi li scambierete con noi evitando, tuttavia, di introdurre beni che potrebbero creare problemi legali.» Cosi, aveva mosso il proprio pedone, quello davanti al proprio Re. Aveva udito le parole del proprio supervisore e voleva preparare il terreno alla collega, il tono seppur cordiale non mostrava tentennamenti, mostrarsi insicuri in quella fase della trattativa avrebbe rappresentato una posizione di debolezza, le prime mosse di quella partita a scacchi erano state compiute: passo dopo passo avrebbe portato la propria parte a far scacco matto a Lao Li. Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”
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