Dalla Cina con furore, Missione O'Brien - Remar

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view post Posted on 26/10/2017, 22:15
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Il Fato

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Ore 17:30.

Little Newport Street si presenta come al solito caotica e piena di smog industriale.
Gente di ogni razza e religione, si muove velocemente sul marciapiede della famosa via di Chinatown al fine di arrivare alla propria destinazione il prima possibile.
Fa freddo; il Sole veleggia tiepido tra i grandi nuvoloni grigi, dando l’impressione che in quella giornata non avrebbe piovuto e tutto sarebbe filato liscio.

Davanti al Tao Tao Ju, famoso ristorante cinese il cui piatto per eccellenza è il raviolo scottato alla piastra, un omone dalla barba curata, si trova fermo davanti all’ingresso, ben osservato da due emissari di palese origine orientale.
La missione per Fergò era incominciata già da alcuni minuti ed attendeva con impazienza i suoi colleghi per portarla a compimento. Aveva un impegno e lo avrebbe rispettato.
Osservando l’orologio dal cinturino di cuoio con serietà ,pensò con oculata felicità di avere una squadra adatta all’esigenza.
Remar sembrava essere un personaggio in grado di portare a termine qualsiasi contrattazione, giocando sporco come solamente un Serpeverde sapeva fare, mentre la O’Brien sembrava essere la legale per eccellenza, con una morale di ferro e poco incline al fare regali.

I due pesi si sarebbero contrapposti alla perfezione generando il perfetto equilibrio?


«Un attimo di pazienza, i miei colleghi stanno arrivando.»

Disse il superiore con tono burbero ai cinesi, i quali non sembravano essere minimamente condizionati dal suo modo di fare.
Oramai mancavano attimi all’entrata in scena dei due ragazzi e lui sperava con cuore che avessero scelto con cura gli abiti da indossare. Jan Li era attento ad ogni singolo dettaglio, un passo falso e per loro sarebbero finiti i sogni di gloria.



La vostra missione ricomincia da qui. Mi raccomando postate il vostro nuovo outifit. In bocca al lupo.
 
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view post Posted on 28/10/2017, 15:03
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L’ora era giunta e discorso ipotetici stavano a zero. Solo sul campo, toccando con mano, osservando ed ascoltando si sarebbe deciso da farsi. Il pensiero orientale era talmente diverso da quello occidentale che era perfino dannoso prevedere mosse che nemmeno immaginavamo. Non serviva partire prevenuti. Occorreva essere preparati e pronti a cogliere occasioni e contrastare ostacoli. Vath ed io eravamo pronti. Ognuno a modo suo avrebbe fatto il possibile per il successo della missione. Ognuno di noi due, guidato da istinto, morale e carattere, avrebbe contribuito a far si che non solo Mr. Fergò fosse orgoglioso di noi ma, soprattutto, che noi stessi fossimo orgogliosi di noi non risparmiandoci e dando il massimo.
Bastò uno sguardo d’intesa verso Vath per comprendere che era il momento di agire. Mi ero cambiata d’abito. Avevo scelto un vestito al posto dei più confortevoli jeans ai quali avevo pensato in un primo momento. Un tocco di eleganza, non ostentata, e di femminilità forse sarebbe stata utile anche il quel contesto. Un paio di belle gambe non avrebbe offeso la sensibilità di nessuno ed era molto babbano andare in giro con la gonna corta. Mostrarsi trasandati avrebbe potuto far credere ai cinesi che non li tenevamo nella giusta considerazione e non avrei voluto che l’incontro iniziasse con questi presupposti. Nella borsa che avrei portato con me avevo una giacca che avrei messo in caso di bisogno. Faceva già fresco e le giornate si stavano accorciando ma la temperatura era ancora abbastanza clemente per i miei gusti.

Tranquillo Vath. Andrà tutto bene. Dobbiamo crederci e fare del nostro meglio, o del nostro peggio se necessario. Ehy…ma quanto sei figo! Dovresti vestirti così più spesso mio caro!
Dissi osservando la mise del mio compagno e strizzandogli l’occhiolino. Una vanitosa piroetta mise in mostra il mio abbigliamento del quale andavo molto fiera.
In accordo col mio compagno decidemmo di materializzarci insieme ed insieme ci trovammo in vicolo cieco poco distante da Soho. Un posto che sapevamo essere libero da occhiate indiscrete di qualsiasi tipo.
Non amavo Soho. Non amavo i cinesi ma sarebbero state ben poche le cose piacevoli durante quella missione per cui occorreva far buon viso a cattivo gioco e farsi piacere quel che ci aspettava. Ci bastarono pochi attimi, giusto tre passi per svoltare l’angolo e inquadrare la figura di Mr. Fergò che ci attendeva all’ingresso del ristorante Tao Tao Ju. Quello era il luogo prefissato per l’appuntamento con i cinesi.
Una ravviata ai capelli che avevano risentito un po’ del risucchio dell’incanto e mi affiancai al mio Superiore giusto in tempo per cogliere la sua frase e toglierlo dall’impaccio.

Eccoci qui. Non siamo in ritardo vero?
Sapevo che eravamo arrivati perfettamente in orario e dopo un breve cenno di saluto a Mr. Fergò salutai, con molta calma, i cinesi che componevano il comitato di accoglienza. Non tesi subito la mano ma scelsi di chinare appena il capo per ossequiarli presentandomi con un sorriso gentile, di circostanza.
Buon pomeriggio Signori. Chiedo scusa se vi abbiamo fatto attendere. Sono Miss O’Brien e sono onorata di fare la vostra conoscenza.
Non rimaneva che attendere che fossero loro a fare la prima mossa. Così era stato stabilito in accordo con i colleghi e così sarebbe stato se le cose fossero andare come tutti speravamo.
 
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view post Posted on 28/10/2017, 15:07
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Vath
Remar «

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Pochi minuti prima.

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Vath si era cambiato praticamente subito dopo che il signor Fergò ebbe lasciato il suo ufficio, un semplice incantesimo Vestis ed il suo completo giacca e cravatta fu sostituito da un più pratico paio di jeans, una giacca e una maglia a maniche lunghe mentre il bastone da passeggio restò in ufficio il ventisettenne si portò dietro solo la bacchetta, riposta con cura nella tasca interna della sua giacca in tweed. Tessa non era stata da meno e durante l'attesa avevano parlato di quali strategie adottare durante l'incontro con mr. Yan Li e una volta soddisfatti, cinque minuti prima delle 17:30 Vath porse il braccio alla collega. Decisione determinazione e destinazione, una volta focalizzate le tre D Vath si smaterializzò poco lontano da Soho, in un vicolo cieco dove sapeva per certo che non ci transitava nessuno ne erano installate quelle diavolerie Babbane di telecamere, una scocciatura che, visti i tempi che correvano nel mondo babbano, si stava andando ad ingigantire. Il ministeriale diede uno sguardo a Tessa e le rivolse le ultime raccomandazioni.
«Tessa, con mr. Yan Li ti prego di usare solo i nostri cognomi, non vorrei la Triade alle porte di casa mia. Nella fase di contrattazione lasciamo esporre le loro intenzioni e in caso rilanciamo l'offerta con qualcosa di allettante per loro come abbiamo concordato dopo l'uscita di Mr. Fergò.» Le sorrise e uscito dal vicolo si diresse con lei a Soho. L'inverno alle porte aveva accorciato le giornate e il buio stava per calare su Londra. Soho, con le sue decorazioni caratteristicamente orientali era splendida da vedere ma il ventisettenne non era li per svago, aveva una missione da compiere.
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Alle 17:30 in punto i due ministeriali erano di fronte al Tao Tao Ju e Vath sentendo il dire di Mr. Fergò dovette trattenere un sorriso, non voleva far trapelare nessuna emozione, di modo ché i suoi avversari non avessero nessun appiglio durante l'incontro.
«I suoi colleghi sono qui.» Esordì con il suo caldo timbro baritonale. Aveva sempre sorriso alle differenze culturali dei saluti nel mondo e, conscio del fatto che i cinesi, come del resto i giapponesi, apprezzassero di più il loro tradizionale inchino rivolse un lieve inchino con il busto ai due cinesi sulla porta in segno di saluto. «Signori.» Il momento era giunto, la faccia dell'Inghilterra ora stava nelle loro mani.

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view post Posted on 16/11/2017, 22:47
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Spostando lo sguardo verso la strada principale, Fergò notò i suoi colleghi.
Si erano cambiati di abito come aveva stabilito, si erano resi babbani, ma avevano tenuto conto delle abitudini orientali?
Adocchiando con severità la ragazza un po’ come farebbe un padre di famiglia, il superiore ministeriale fece cenno alla stessa di coprirsi con la giacca che si era portata. Quei giovani cinesi, seppur occidentalizzati, non erano abituati a vedere tutta quella carne scoperta e questo poteva inficiare nelle trattative.
Al contrario, non ebbe nulla da dire a Remar, il quale per l’occorrenza si era vestito correttamente, senza alcun abito che potesse in qualche modo offendere Jan Li.
Aspettando che la ragazza si mettesse la fantomatica giacca, sperando in qualche modo che parte della trattativa non venisse rovinata dalle gambe lunghe e sottili della giovane Tessa, si girò verso le guardie di quell’impero dicendo:


«Siamo tutti, possiamo entrare.»

Non appena quelle parole vennero dette, le guardie fecero un inchino di rimando ai due giovani ministeriali per aprire ognuno una delle porte che vi era davanti all’entrata.
Come per magia, davanti a loro apparve un lungo tappeto rosso con dei ricami dorati, il quale conduceva ad un tavolo basso e con diversi cuscini in cui, dall’altro lato, sedeva un vecchio personaggio dai capelli raccolti in una lunga treccia.
Jan Li, come si poteva immaginare,si presentava ai più come il più orientale degli orientali. Baffo lungo, nero e lucido, con un lungo vestito verde scuro, sembrava essere impassibile mentre beveva quello che sembrava essere Sakè da una tazzina.
Ora come era il caso di presentarsi? Era meglio salutarsi e accomodarsi o arrivare subito al dunque? Era importante partire con un preambolo o era meglio farsi avanti con impulsività? Per gli orientali erano molto importanti le prime apparenze, specialmente nelle contrattazioni.
Mentre entrambi si decidevano sul come muoversi verso il loro rivale in dialettica, Fergò, scoccò un’occhiataccia silente ai due che li avevano accompagnati, facendoli uscire dalla sala richiudendo le porte dietro di loro come le avevano aperte.
La sala si presentava spoglia, se non per quel tavolo su cui vi erano altri tre bicchieri e una bottiglia di ceramica bianco latte. Le pareti erano piene di drappi su cui vi erano diversi ideogrammi a loro non ben definiti; cosa bisognava fare?
I tempi in cui erano nell’ufficio di Fergò erano finiti, era giunto il momento di adempiere alla loro missione.



Scusate il ritardo, punterò ad essere maggiormente celere.
 
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view post Posted on 20/11/2017, 20:56
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Tessa abbozzò un veloce cenno d’intesa all’indirizzo di Mr. Fergò. Il suo sguardo era più che eloquente e non servivano parole. Indossò la giacca che aveva riposto, per comodità in borsa e prese ad accarezzarla con le mani per distenderne il tessuto che, docile, seguì le sue forme lisciandosi alla perfezione. Un’ulteriore occhiata a Vath, vestito in maniera sobria ma sportiva, le fece ricordare quanta differenza c’era ancora da colmare fra l’ universo maschile e quello femminile. Se fosse stata Tessa ad inossare jeans e maglietta i cinesi avrebbero potuto pensare di avere a che fare con una delle loro clienti invece che con una professionista.
Il ministeriale, annunciando formalmente il nostro arrivo decretò, di fatto, l’inizio della missione. Da quel momento in poi non solo Fergò ma anche la controparte cinese non avrebbe sottovalutato un solo gesto, un solo sguardo, una sola incertezza da parte di Vath e di Tessa.
La donna rivolse al collega un muto incoraggiamento. Forse ne aveva bisogno, lo stesso bisogno che ne aveva Tessa. La Strega abbassò solo per un brevissimo attimo lo sguardo a beneficio delle guardie di stanza a quello strano presidio le quali aprirono una porta oltre la quale si snodava un tappeto rosso ornato con ghirigori tipicamente e orribilmente cinesi Manco fosse arrivato il Ministro della magia in persona. Per quella gente la forma aveva ancor più importanza della sostanza e Tessa ringraziò mentalmente il cielo di non essere nata nel Paese degli occhi a mandorla.
L’Avvomago iniziò ad avanzare percorrendo il tragitto obbligato accompagnata dalla rassicurante presenza dei colleghi e da quella delle due guardie. Il rumore dei loro passi, risultava attutito dal tappeto che stava calpestando. Una camminata lenta ma non esitante. Tessa procedeva cercando di apparire compunta e professionale senza essere austera. Si guardava attorno attenta a cogliere i particolari di quel luogo così diverso da quali nei quali era solita operare.
Procedette insieme al gruppo fino a quando non giunse nelle vicinanze di un basso tavolo oltre il quale sedeva quello che indubbiamente incarnava il classico esempio di cinese DOC. Vestiva un’ abito tradizionale color verde, colore che, per i cinesi, indica salute e prosperità. Jan Li forse intendeva comunicare qualcosa anche tramite il colore scelto per il suo abbigliamento e Tessa ne prese mentalmente nota. L’Avvomago non ebbe bisogno di girarsi quando sentì il suono delle porte appena varcate chiudersi alle sue spalle; Le due guardie dovevano essere uscite dando inizio al colloquio. Il viso del loro interlocutore appariva privo di espressione. Difficile dare un’età a quell’uomo. I baffi neri erano in netto contrasto con tutto il resto della sua figura. Sicuramente era un uomo più che adulto e altrettanto sicuramente la sua impassibilità nascondeva l’accurato studio che stava facendo su di noi. Il cinese stava sorseggiando qualcosa da una tazzina e Tessa notò che erano presenti, sul tavolo, tre bicchieri ed una bottiglia di colore bianco che non faceva intravvedere il contenuto. Di qualsiasi cosa si trattasse Tessa dubitava molto contenesse latte. Sollevando brevemente lo sguardo prese nota della mancanza di arredi della stanza ad esclusione del tavolo che aveva davanti e dei drappi che ricoprivano le pareti.
Il delicato e temuto momento delle presentazioni era arrivato e con questo era giunto anche il momento di fare appello a quanto concordato con Vath. Ne avevano parlato prima di mettersi in viaggio, si erano scambiati informazioni e il Collega l’aveva edotta circa l’usanza cinese che prevedeva che era formalmente corretto essere introdotti da una terza persona piuttosto che presentarsi personalmente e Tessa ipotizzò che questo compito, in quanto loro Superiore, fosse di competenza di Fargò.
Non poteva sbagliare e non poteva nemmeno attendere una mossa che non dava per scontata per cui, con la coda dell’occhio, osservò il Ministeriale più anziano. Meglio indulgere un’attimo che partire col piede sbagliato. Se avesse colto un cenno di incoraggiamento avrebbe provveduto da sola a fornire le sue generalità altrimenti avrebbe atteso di sottostare di buon grado al rituale degli orientali. Confortata dalla competente presenza di Vath confidava che il tutto sarebbe avvenuto secondo le regole e non si sarebbe esposta senza avere l’approvazione, tacita o manifesta, del suo diretto Superiore a meno che lo stesso Jan Li non li avesse coinvolti in altro modo ribaltando il protocollo formale.
 
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view post Posted on 20/11/2017, 21:00
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Vath
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Mister Fergò non ebbe da dire sull'abito babbano di Vath, tuttavia un cenno a Tessa gli fece capire che ella avesse bisogno di una giacca, cosa che fortunatamente le aveva visto mettere in borsa. Quando la Ministeriale se la mise i due cinesi aprirono le due porte ed entrarono, il primo, irrazionale, pensiero di Vath alla vista del lungo tappeto rosso con ricami dorati fu di essere entrato nella Sala Comune di Grifondoro. Non diede voce a quel pensiero anzi se lo tenne stretto nella mente poiché poco distante, seduto su alcuni cuscini ad un tavolino basso si trovava mr. Yan Li. Durante quei pochi minuti tra la spiegazione dell'incarico nel proprio ufficio e la conoscenza effettiva di Yan Li Vath Remar dovette ammettere che si era figurato un diverso tipo di persona: se lo immaginava certamente cosi, vestito nei loro tradizionali abiti variopinti, dal baffo lungo ma sicuramente più anziano d'età; di certo si aspettava che il baffo anziché essere nero fosse di un fluente argento. Non che lo stupisse una persona relativamente giovane al comando di un intera comunità, dopotutto il suo fine ultimo era arrivare alla stessa cosa, con l'unica differenza che la comunità era un intero Stato: l'Inghilterra. Gli orientali facevano molto caso a gestualità e parole, molto più degli occidentali. Un gesto o una parola affrettata e tutte le speranze dell'Inghilterra sarebbero andate in fumo, attese quindi che fu l'uomo cinese ad invitarli a sedere. Nei pochi minuti che Vath e Tessa avevano condiviso prima di prepararsi avevano condiviso le conoscenze che possedevano della cultura cinese e, se da una parte Tessa gli aveva spiegato che il suffisso Lao era un contrassegno di rispetto, Vath le aveva spiegato che nel caso Yan Li avesse fumato, cosa non così rara per un cinese, di non chiedere di smettere ne mostrare segnali di fastidio. Oltre al fumo, Vath le aveva chiesto di attendere una presentazione ufficiale da parte dell'uomo al loro fianco, il miglior modo per i cinesi quando si incontra qualcuno di alto rango, è di lasciare ad una terza persona il compito della presentazione. Un occhiata da parte dell'Avvomaga gli fece fare un lievissimo cenno d'intesa con lei. "«Mr. Fergò, perdonatemi, conoscendo gli usi e i costumi dei cinesi le chiederei il favore di presentarci.»" Gli avrebbe chiesto al superiore avvicinandosi leggermente e sussurrandogli quelle poche parole ma, un uomo della levatura del Funzionario scelto del Dipartimento di Cooperazione Magica Internazionale, non avrebbe avuto bisogno di quel consiglio dall'ultimo arrivato così Vath decise di tacere ed affidarsi alla conoscenza di Fergò.

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Nessun problema, il real prima di tutto, capisco anche che devi dividere la tua presenza on GDR tra tutta l'utenza.
P.s. ho notato che avete iniziato a scrivere il nome di Yan Li con la J, ho preferito mantenere il nome con la lettera giusta, quella che hai usato durante la spiegazione dell'incarico nel mio ufficio a Cooperazione Magica Internazionale.
 
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view post Posted on 23/11/2017, 22:04
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I giovani ministeriali agirono correttamente.
Consapevoli di quanto si erano detti poco prima della smaterializzazione, rimasero in silenzio alla vista del fantomatico Jan Li il quale, dopo alcuni secondi, gli fece cenno con la mano di accomodarsi al tavolo.
Quella mossa di non dire nulla alla vista dell’anziano, legata a quella di non avvertire Mr. Fergò in merito alle presentazioni con il rischio di farlo agitare, aiutarono i ragazzi che vennero presentati nel giro di pochi secondi.


«Salve Signor Li.
Mi chiamo Benjamin Fergò, funzionario del Dipartimento di Cooperazione Magica e dello sviluppo Internazionale e loro sono i miei collaboratori, la Signorina O’Brien e il Signor Remar.»


Disse l’omone dopo essersi seduto in maniera goffa sul cuscino centrale.
In men che non si dica, le sue gambe vennero incrociate per poi provare ad assumere una posizione poco rilassata.
Cosa poteva significare tutto ciò? Perché Fergò si era seduto in quel modo? Per caso la postura poteva significare qualcosa di importante in quell’incontro? E come doveva fare Tessa che indossava un vestito corto?
Jan Li, il quale aveva le zampe di gallina sugli occhi gonfi, tipicamente orientali, e delle leggere rughe al collo, sembrava avere una quarantina come una cinquantina di anni e continuava a bere senza osservare i giovani che erano ancora in piedi.
Ora cosa dovevano fare? Come si dovevano presentare?
Per terra erano rimasti ancora tre cuscini liberi, due alla destra di Fergò e uno sulla sua sinistra, quindi potevano sedersi vicini oppure uno al lato opposto dell’uomo che in quei momenti non sembrava voler dare una mano.
Stava loro decidere, ogni scelta e modo di agire dava una risposta diversa.



Vath non è un caso che abbia scritto Jan Li. In questo caso, ciò che vi dice il png diverge con la realtà assoluta che vi offre il Master come voce narrante
Infatti, se ci fai caso, Fergò, in quei post si confonde e lo chiama sia Yan Li che Jan Li. Non sa pronunciarlo.
Comunque era una grana in più che vi ho messo appositamente, bravo che te ne sei accorto. Solitamente molti novizi di quest non notano questi piccoli dettagli che sono fondamentali per il buon svolgimento della stessa.
 
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view post Posted on 25/11/2017, 16:58
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Tessa avvertiva, poteva quasi sentire i pensieri di Vath circa lo svolgersi delle presentazioni. Ne avevano discusso fra loro ed erano concordi nell’ipotizzare che sarebbe stato Fergò ad introdurli. Così infatti avvenne e questi, dietro tacito cenno di Li, rese noti il suo e i nostri nomi oltre al Dipartimento per il quale operavamo. Idealmente Tesa tirò un sospiro di sollievo stando attenta a non far trasparire nessuna emozione tramite il suo viso che rimase rilassato e compunto.
Un primo passo era stato appena compiuto quando un’ altro si presentò all’orizzonte. Un orizzonte ravvicinato che prevedeva altre decisioni da prendere e altri ostacoli, formali e non, da superare.
Li continuava a bere ma Tessa aveva la certezza che il cinese non aveva e non avrebbe perso un sol gesto del trio che aveva davanti.
Fergò, con movimenti incerti, prese posto a sedere su uno dei cuscini presenti vicino al tavolo oltre il quale Li era posizionato. Incrociò le gambe e assunse una posizione che ad avviso di Tessa non risultava molto confortevole.
Ai lati di Fergò c’erano altri cuscini e ora sorgeva l’incognita di sapere su quale Tessa avrebbe dovuto prendere posto. Non poteva mostrarsi indecisa o titubante. Non più di tanto almeno. Dopo essersi schiarita la gola l’Avvomago fece un piccolo passo avanti. Sorrise al cinese in maniera che giudicò modesta ed equilibrata e chinò leggermente il capo in segno di rispetto.

Lao Li vi porgo i miei rispetti, incontrarvi è un onore e un grande piacere
Tessa cercò di essere il più cordiale possibile seguendo gli usi di quel popolo così sensibile e attento ai gesti e alle parole. Sapeva che i cinesi non si risparmiavano quanto a formule di cortesia e che le gradivano quindi fece del suo meglio per assecondare le loro abitudini.
Evitò poi di dare le spalle all’ospite retrocedendo per il paio di passi che la separavano dal cuscino alla sinistra di Fergò. Il posto sulla destra, ad avviso dell’Avvomago, spettava a Vath in quanto era lui l’esperto in Cooperazione Magica Internazionale e quindi sarebbe stato personaggio di spicco maggiore rispetto a Tessa. Confidava che anche Li avrebbe compreso la gerarchia che univa i tre Ministeriali e quella scelta le era apparsa la più opportuna.
La ventisettenne cercò di apparire il più aggraziata possibile mentre posava le ginocchia sul cuscino tenendo il busto solo leggermente piegato in avanti. Di certo non poteva sedersi a gambe incrociate come Fergò visto che indossava una gonna per cui si sedette sui suoi stessi talloni incrociando i piedi che servirono di sostegno al lato b. Con finta noncuranza andò a sistemarsi la gonna sospingendola verso le ginocchia e appoggiò morbidamente le mani in grembo. Si eresse con busto sollevando il mento quel che bastava per avere la chiara visuale della scena che aveva davanti e attese che la conversazione vera e propria iniziasse in un silenzio discreto e attento.
 
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view post Posted on 25/11/2017, 17:57
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Vath
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La presentazione andò meglio di quanto Vath si era immaginato nella propria mente, Fergò li annunciò al cinese e questi li invitò a sedersi al tavolo. «Buonasera Iao Li» Esordì il ventisettenne nei riguardi del suo prossimo avversario. Ebbe l'accortezza di abbassare il capo gesto che, durante una presentazione nella cultura cinese, mostrava la consapevolezza della persona che parlava che il proprio interlocutore fosse più importante di lui. «È un grande onore fare la vostra conoscenza.» Prese posto al fianco destro di mr Fergò, era giusto mostrare al cinese che il posto del Funzionario Scelto fosse quello centrale come in un branco il ruolo di Alpha, assumendo una posizione a gambe incrociate e a schiena dritta. Vath vide Tessa rivolgere il medesimo saluto a Iao Li e prender posto alla sinistra di Fergò inginocchiandosi sui cuscini e sedersi sui talloni come la più perfetta delle Geisha. Un sorrisetto compiaciuto sarebbe comparso sul volto di Vath ma, come una statua di marmo restò ad osservare il cinese di fronte a se. "E brava O'Brien." Pensò il ventisettenne ed avrebbe voluto battere assieme a lei un cinque per la probabile buona riuscita delle presentazioni. Sperò con tutto il cuore che mr. Li parlasse, e nel mentre fece più attenzione all'arredo di fronte a se, sul tavolino cera una bottiglietta di ceramica bianco latte assieme a tre tazzine come quella da cui il capo della comunità cinese stava bevendo. Essendo cinese Vath suppose che si trattasse di qualche bevanda tipica del loro paese: thè al gelsomino, thè verde con boccioli di rosa, infuso ai fiori di loto ma potendo benissimo essere sia analcolica che alcolica, se fosse stata offerta ai tre Ministeriali Vath avrebbe dovuto far fronte alla sua etica di non bere alcolici sul lavoro. Il rifiuto avrebbe inficiato sulle trattative e ciò non era contemplato.


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view post Posted on 4/12/2017, 23:58
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Quando Remar si presentò al cospetto di Jan Li, questo inarcò le sopracciglia.
Come mai lo aveva chiamao “iao”? Per quale motivo non lo aveva considerato “lao”, ossia un saggio, come alla sua collega? Eppure il rispetto era tutto per lui, probabilmente la base di una trattativa in discesa.
Come se non bastasse, ciò che urtò molto l’uomo fu l’atteggiamento del buon Fergò, il quale, ancorato saldamente ai suoi principi di ferro e alla sua ottica patriottica, aveva osato dargli del “Mister” come se fosse un garzone presente per sbaglio in quel luogo.
La pazienza del cinese era sicuramente allo stremo e ciò lo si poteva notare solamente dalla tazzina tra le sue mani, che aveva incominciato ad essere mossa fin troppo velocemente lungo il basso tavolo nero attorno a cui si erano seduti.


«In compagnia di un buon amico mille bicchieri di vino e mille parole non bastano, ma davanti ad un nemico mezza frase è troppo.»

Esordì con serietà il cinese per poi deglutire il rimasuglio presente nella sua tazzina.
Sbattendo con forza la ceramica sul tavolo, lasciando sospesa la mano per alcuni secondi, fissò i tre davanti a lui per poi dire:


«Cosa volete? Concisi, le chiacchiere non servono. »

Senza convenevoli di alcuna sorta, il cinese, disse tutto ciò con decisione. In quel momento, Fergò, indicò a Tessa - posizionatasi saggiamente alla sua sinistra - di prendere una pergamena e una piuma d’oca per iniziare a stilare l’accordo tra le due fazioni.
Cosa faceva credere all’omone che quella trattativa sarebbe stata portata a termine? Come faceva a credere che tutta quell’ostilità potesse venir eliminata in così poco tempo?
Il funzionario, girando lo sguardo verso il suo sottoposto dall’ottima dialettica, aspettò che iniziasse a mediare per raggiungere l’obiettivo; calmare e mettere le basi dell’accordo erano i suoi compiti principali in quella missione.
L’assertività dell’ex Serpeverde sarebbe bastata da sola a mettere a tacere i primi problemi dell’incarico che gli era stato affidato? Come poteva placare gli screzi con Jan Li con poche parole? E Tessa? Come poteva iniziare quel accordo? Come stilavano quel tipo di accordi gli Avvomaghi?




Tessa, puoi iniziare a scrivere la parte iniziale dell’accordo (Sede dell’incontro, data, parti contraenti e incipit sul nostro arrivo), poi mano a mano si aggiungeranno/modificheranno alcune parti.
 
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view post Posted on 6/12/2017, 15:03
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Le cose non si stavano mettendo benissimo. Tessa rimase impassibile udendo prima la gaffe del Superiore e quella in cui era incappato, subito dopo, il collega. Perdere la calma sarebbe stato fare il gioco di Li; nessuno di loro tre poteva permettersi di scomporsi e nessuno avrebbe dovuto farsi influenzare dall’agitazione del cinese che, finalmente, aveva fatto sentire la sua voce e anche quella della tazzina che aveva malamente sbattuto sul tavolo.
A quel punto la donna avrebbe dovuto complimentarsi con Li per il suo perfetto inglese anche se, forse, così perfetto non lo era. I cinesi ci tenevano molto ad apparire colti e preparati. Tessa non ritenne di doverlo fare. Il tenore delle parole del loro interlocutore erano state parecchio aspre e il complimento avrebbe potuto essere interpretato come una canzonatura o, peggio, una presa in giro. Meglio evitare ulteriori inciampi e limitarsi a sorridere tenendo, per il momento, la bocca chiusa.
L’avvomago, dietro il poco cortese sollecito di Li, sorrise il più cordialmente possibile e prese a rovistare nella sua borsa dalla quale estrasse prontamente carta e penna. I preliminari dell’auspicato accordo dovevano iniziare ed era suo compito redigerli in maniera impeccabile. Cercò, per un’attimo, lo sguardo di Fergò e di Vath come a dare conferma che avrebbe trascritto con cura e dovizia ciò che era di sua competenza. Con uno sguardo, seppur veloce e sfuggente, avrebbe voluto comunicare ai colleghi che era pronta a fare la sua parte e ad intervenire quando e se fosse stato necessario.
Con un piccolo spostamento Tessa si avvicinò al tavolo sul quale posò il foglio ancora intonso. I colleghi e Li potevano probabilmente vederlo e seguire le sue mosse in caso avessero dubbi su quel che sarebbe andata a scrivere. In quel particolare caso la Strega avrebbe assunto il ruolo, oltre che di parte attiva, anche di redattrice del documento per cui fece attenzione ad essere particolarmente precisa ed attenta. Li era anche già troppo sulla difensiva e non era il momento di metterlo ancor più in agitazione non fornendogli i dettagli ufficiali della contrattazione. Vi erano dati che lei conosceva o che avrebbe dovuto conoscere ma pensò fosse saggio che i contraenti dichiarassero le loro generalità in maniera completa ed esaustiva di persona affinchè tutti i componenti del gruppo ne venissero a conoscenza.
Il pennino iniziò a gracchiare sulla carta annotando, per prima cosa, il luogo e la data dell’incontro.

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La Strega lasciò volutamente in bianco le parti mancanti che riguardavano i colleghi affinchè Li potesse venire a conoscenza di questi dati e fornire i propri. Sapere le generalità del cinese avrebbe potuto, forse d’aiuto per la trattativa. Avrebbe anche potuto essere un indice di chiarezza che, lei sperava, avrebbe reso Li più rilassato e propenso alla trattativa.
Sollevando lo sguardo dal foglio manoscritto Tessa si rivolse al cinese con un piccolissimo inchino del capo.

Lao Li, Colleghi... vi chiedo gentilmente di fornirmi le vostre generalità complete affinchè tutti noi possiamo prenderne atto e siano trascritte.
Tessa sperava vivamente di poter contare sulla collaborazione di tutti e fu con piglio professionale si apprestò ad attendere le reazioni dei partecipanti all’insolito incontro
 
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view post Posted on 6/12/2017, 15:09
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Vath
Remar «

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Non appena le parole uscirono dalla bocca il Ministeriale si rese conto dell'errore commesso. Forse la tensione del momento, lo stress lavorativo o la stanchezza della giornata gli giocarono un brutto scherzo. Il ventisettenne non poteva credere alle proprie orecchie, lui, proprio lui che della dialettica e della conoscenza aveva fatto la propria arma vincente iniziare la conversazione con un errore simile. La bocca asciutta si era impastata così tanto che uscì qualcosa più simile ad un Iao che al corretto Lao. Se da una parte Vath Remar ribolliva di gelida rabbia contro se stesso dall'altra avrebbe voluto prendere a testate il tavolo per aver fatto una figura così misera. Se ne era accorto lui ed il cinese stesso che sollevò un sopracciglio, ciò che non contribuì a distendere il clima già teso furono le parole di Mr. Fergò che, chiamando Signor Li il cinese, fu come colpirlo con una mazza da Battitore sulle ginocchia. Vath osservò i gesti dell'uomo di fronte a se farsi più tremanti dalla rabbia e come il cinese posò con violenza la tazzina di ceramica sul tavolo. Ciò che Lao Li disse a primo impatto poté sembrare duro ma, in realtà, ciò che disse Jan Li era un antico proverbio cinese. L'impresa si stava rivelando più complicata di quanto si poteva pensare, come se da una collina si passasse a scalare direttamente l'Everest. Il Ministeriale osservò i gesti che fece il capoufficio, indicò a Tessa di prendere pergamena, penna ed inchiostro mentre nel suo caso, ad intavolare la mediazione. Vath si schiarì la voce, umettando la propria bocca per evitare l'errore fatto precedentemente. Lao Li, innanzitutto vorrei complimentarmi per la vostra padronanza nella lingua inglese.» Sapeva che i cinesi apprezzavano esser lodati nella loro capacità di parlare l'inglese e sperò che, forse, Lao Li non fosse da meno. «Siamo qui per avere la possibilità di concludere un accordo commerciale con voi e la vostra comunità. Un accordo che potrebbe giovare ad entrambe le parti.» L'onestà era la via da seguire, dato che lo stesso Lao Li aveva richiesto poche parole dirette. La voce, dal timbro baritonale, calda e decisa voleva essere una carezza, una lusinga di pace e prosperità per la comunità cinese con la comunità ben più ampia londinese se non addirittura inglese. Il ventisettenne osservò con attenzione anche ciò che la collega stava scrivendo, a dispetto di quanto le aveva detto prima di partire vide che nel redigere il documento i dati personali erano necessari, così con tono tranquillo le disse. «Nato a Canterbury, Inghilterra, il 24 Agosto 1990 e residente a Canterbury, Castello Remar.» Dannata burocrazia, se si sarebbe presentata al proprio castello la Triade cinese avrebbe saputo di chi sarebbe stata la responsabilità.


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view post Posted on 16/12/2017, 17:24
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Vath Remar era un giovane rampante di tutto rispetto.
Rimanendo impassibile alle parole al veleno di Jan Li, cambiò subito il discorso complimentandosi della sua dialettica, garantendosi un momento di pace.
Abbassando le spalle con delicatezza, il cinese osservò i giovani davanti a lui, quindi disse con grinta a Tessa:


«Le darò i miei dati non appena saprò che accordo state cercando. Mi sa fornire altre informazioni al riguardo, Sig. Remar di Canterbury?»

Con quelle parole, il caro Jan Li, iniziava a sondare il terreno.
Cosa stavano cercando quei ministeriali da lui? Come era giusto approcciare in quella situazione? Era meglio essere diretti o aggirare l'ostacolo?
In quel momento, calò il silenzio nella stanza, la quale si ravvivò solamente quando Mr. Fergò iniziò a parlare nuovamente.
In qualità di superiore dei due voleva che quell’incontro procedesse al meglio, senza ulteriori intoppi.
Sorridendo a Tessa, in modo da stemperare il clima comunque pesante, disse:


«Sono Nato a New York, il 10 Aprile del 1975 e risiedo a Brentwood, precisamente in St. Thomas Road, 5. »

Sospirando leggermente, si sporse verso la scrittura privata della ragazza, quindi disse a bassa voce:

«Ottimo inizio, Signorina O’brien. La prego solamente di aggiungere i dettagli sull’incontro. Ossia l’orario in cui siamo arrivati e la sede dell’incontro, rendiamo tutto il più accurato possibile e si prepari…Vorrei che piazzasse una arringa legale nei confronti di Jan Li. Dobbiamo metterlo alle strette con ogni nostro mezzo possibile. »


 
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view post Posted on 19/12/2017, 20:20
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Tessa si era ripromessa di non lasciarsi influenzare dai modi scorbutici del cinese ed era arrivato il momento di mantenere fede all’impegno. Li reagì in malomodo alla semplice richiesta dell’Avvomago. Alla Strega dava la chiara impressione di essere nervoso e teso oltre che diffidente e che giocasse all’attacco per il puro gusto di provocare i ministeriali. Non doveva cadere nella rete del rappresentante dell'Impero Celeste, non doveva assolutamente far trapelare nessun tipo di sentimento o di risentimento, Li ne avrebbe approfittato e Tessa non poteva permetterglielo. I suoi colleghi stavano facendo di tutto e del loro meglio per creare un’atmosfera se non proprio cordiale il più possibile tranquilla ma Li pareva non apprezzasse. Il loro era un gioco di squadra e Tessa, udite le parole d'apprezzamento bisbigliate dal suo Superiore fu rinfrancata e si preparò psicologicamente ad affrontare le bordate che sarebbero seguite.
Invocando mentalmente anche l’aiuto di Merlino la donna abbozzò un sorriso atto a distendere la tensione dell'incontro.

Lao Li, sono un Legale, faccio solo il mio mestiere ed in questo esigo il rispetto tributato alla mia professione. Il mio collega sarà lieto di fornirle tutti i ragguagli di cui ha bisogno e le sue generalità sono indispensabili per la trattativa. Le formalità sono importanti tanto per Lei quanto per noi e sono sinonimo di trasparenza oltre che di garanzia.
Ferma nel suo proposito Tessa cercò di modulare la voce in modo da rendere il breve discorso tanto chiaro quanto il più cordiale possibile. Aveva sospeso, nel parlare, la stesura del contratto e teneva la penna fra le dita mentre il suo sguardo inquadrava la figura del poco disponibile cinese.
Il suo sguardo non voleva apparire insolente o provocatorio ma Tessa non voleva nemmeno far passare indecisione o timore per cui, guardando il cinese, cercò di apparire professionale e nel contempo disponibile, rispettosa ma poco incline all'essere trattata a malo modo dal vecchio: l'onore ed il rispetto in Cina era tutto ed era quello che lei si aspettava da Lao Li.
Terminato che ebbe il suo breve discorso l’Avvomago riprese la compilazione del contratto aggiungendo le informazioni che poco prima le aveva suggerito Fergò. Avrebbe avuto tutto il tempo per riempire gli spazi vuoti. Tempo che Vath avrebbe dovuto impiegare con l’arduo compito di soddisfare la richiesta sollecitata, senza tanti preamboli, da Li.

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view post Posted on 19/12/2017, 20:20
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Vath
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Lao Li si rilassò leggermente all'apprezzamento del ventisettenne. Come gli aveva insegnato Mr. Sunday al colloquio, aveva fatto tesoro del consiglio che gli aveva rivolto: "...per nessuna ragione al mondo deve assumere un atteggiamento strafottente di fronte al proprio interlocutore, anche se lo sta leggendo come un libro. Ogni discussione è un duello, ma la cortesia vuole che sia mascherata da confronto." E, così, aveva trattenuto per se il sorrisetto che avrebbe fatto capolino sul proprio volto. Il cinese era coriaceo e, alla richiesta della collega, fu l'unico a rifiutarsi con un tono grintoso di dare le proprie generalità chiedendo, quasi con gentilezza, al ministeriale più giovane delucidazioni in merito alla proposta commerciale. La richiesta del cinese era l'apertura in una partita a scacchi tra lui e il ventisettenne: i bianchi muovono per primi e, la sua richiesta, metaforicamente era come mandare avanti un pedone alla scoperta del territorio. "Vuoi giocare con il Bianco Lao Li? Molto bene, avrai il privilegio di un "Matto dell'Imbecille" da parte mia." Fu quello il pensiero del ventisettenne osservando con espressione neutra il rappresentante della comunità cinese. Tuttavia quella non era una normale partita a scacchi, in campo c'erano anche i pezzi di Tessa e del Funzionario scelto: si trattava di una variante degli scacchi nota dagli studiosi del medioevo come gli scacchi delle quattro stagioni. Essendoci quattro giocatori in gioco le variabili erano molte, una di quelle fu Tessa che, con tono cordiale ma deciso, chiese nuovamente i dati al cinese. Il ministeriale avrebbe sorriso a quella ferma richiesta di rispetto alla professionalità della collega, era finalmente il segno che anche Tessa pretendeva il rispetto del cinese. Vath poi non ebbe tempo di stupirsi per il fatto che Fergò fosse di origini americane, aveva altro per la testa che dar inizio alle proprie opinioni sulla Guerra d'indipendenza Americana: doveva esporre con precisione chirurgica, centellinando le parole giuste, la proposta commerciale al cinese. «Lao Li.» Esordì il ministeriale che, dopo essersi schiarito la voce, riprese a parlare con il proprio timbro di voce caldo. «L'Inghilterra di cui siamo rappresentanti e la comunità cinese qui a Soho di cui Voi siete rappresentante devono convivere sul territorio Inglese. L'accordo commerciale che a breve sto per esporle mira ad arrivare ad una più coesa convivenza. Vorremmo scambiare dei beni con voi, beni d'importazione che risulterebbero per voi molto appetibili. Il tutto contando sul fatto che anche voi li scambierete con noi evitando, tuttavia, di introdurre beni che potrebbero creare problemi legali.» Cosi, aveva mosso il proprio pedone, quello davanti al proprio Re. Aveva udito le parole del proprio supervisore e voleva preparare il terreno alla collega, il tono seppur cordiale non mostrava tentennamenti, mostrarsi insicuri in quella fase della trattativa avrebbe rappresentato una posizione di debolezza, le prime mosse di quella partita a scacchi erano state compiute: passo dopo passo avrebbe portato la propria parte a far scacco matto a Lao Li.


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