Love kills., Concorso a Tema: Ottobre 2017

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view post Posted on 31/10/2017, 08:11
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Non aveva mai pensato a quante ragnatele potessero trovarsi su quel soffitto, non aveva mai nemmeno fatto caso che oltre a lei ci fossero tante altre creature che le facevano compagnia durante le sue giornate. Creature che l'avevano sempre terrorizzata, piccoli ragnetti per chiunque ma per lei erano delle bestioline che potevano morderla in qualsiasi attimo, ma non era ciò che più contava in quel momento.
Si sentiva sola comunque.
Chocolat, quasi percependo la malinconia dei suoi pensieri, appoggiò il muso paffuto sulla sua pancia lasciandosi cullare dal respiro flebile e regolare della ragazza che se ne stava distesa in posizione supina a pensare a quella lettera che ora giaceva sul comodino.

"Cara Phee, è arrivato il momento. So che mi aspettavi già un po' di tempo fa ma avevo alcune faccende importanti da sbrigare. Arriverò tra qualche giorno. Non vedo l'ora di abbracciarti."

Poche semplici parole scritte con una calligrafia elegante chiaramente maschile, una calligrafia che aveva visto mutare negli anni ma che era rimasta nella sua mente nonostante la distanza. L'inchiostro leggermente sbavato in alcuni punti faceva intuire con quanta urgenza fosse stata mandata, di come avesse attraversato la tempesta solo per giungere da lei. E compativa quel povero gufo che ora se ne stava appollaiato sul trespolo con le piume umidicce che si godeva il suo meritato premio in biscottini.
Accarezzò la testolina del cucciolo che la guardava di sottecchi per poi mettersi a sedere sul bordo del letto ancora disfatto nonostante fosse ormai pomeriggio inoltrato, con enorme dispiacere del pastore tedesco che non aveva più dove appoggiare il musetto. «Chocolat, la mia vita sta ritornando al suo posto ma mi manca terribilmente, lo sai?» Dubitava fortemente che la capisse, forse non aveva mai sperimentato la solitudine, e soprattutto non credeva che potesse capire veramente le sue parole, ma ora era l'unica cosa che la teneva aggrappata al ricordo di Aiden. Si erano evitati con tutte le loro forze, o forse era stata lei a prendere le distanze inconsciamente, non era sicura più di nulla.
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Aveva letto e riletto il libro di Stephen King che aveva avuto intenzione di regalargli prima di tutto quel casino, in fondo lo aveva perso per aiutarla, e ora se ne stava lì tutto consumato sul letto.
Sorrise al ricordo dei piccoli graffi che si era procurato per aiutarla a recuperare la piccola peste che in quel momento la squadrava con fare interrogativo, era così che tutto era iniziato.
*Ma non ha più importanza. E' tutto finito.* Dolore. Ecco cosa provava al livello del petto nel ricordarsi ciò che gli aveva causato, gli occhi lucidi nel farle capire quanto l'avesse ferito.
«Piccolina, smettila da auto-compatirti. Se hai capito il tuo errore vai a riprendertelo, non ti perdoneresti mai di perderlo.»Sì destò dai suoi pensieri voltandosi di scatto verso la voce della sua unica amica in quel momento, vide la signora Griffiths intenta ad asciugarsi le mani sul grembiule mentre la guardava dolcemente. Le sorrise mestamente per poi tornare a guardare le goccioline che gareggiavano sul vetro della finestrella.
Non si riconosceva più, era stata codarda, spaventata dai suoi stessi sentimenti per paura che lui potesse farla soffrire una volta in possesso del suo cuore, una volta avuta la certezza di averla fatta innamorare. E lei se ne era innamorata, ma il cuore se lo era spezzata da sola.
*Non posso permettermi di perderlo così. Io non mollo.* Una piccola lucina si era accesa nella sua mente, una piccola speranza, un ultimo appiglio a cui aggrapparsi prima di definire completamente finita quella storia. Se mai potesse essere stata considerata iniziata.
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Aprì il cassetto del comodino buttando fuori qualsiasi cosa intralciasse la sua ricerca, fermandosi solo nel trovare carta e penna, non era brava a parole ma sperava che mettere su carta ciò che provava potesse aiutarla a farsi perdonare.
Mordicchiò la penna sospirando pesantemente per poi lasciarsi trasportare dai sentimenti.

Aiden,
so che mi detesti, mi odierei anche io per quello che ti ho fatto. Anzi, mi odio, forse più di quanto tu potrai mai fare. Ti ho fatto soffrire e me ne pento, sono scappata come una codarda lasciandoti con l'amaro in bocca, e so che pensi che l'ho fatto per codardia.
Hai perfettamente ragione, in parte, era paura e odio ammetterlo perché io non avevo più paura da molto tempo, e forse è giunto il momento di farti conoscere la mia vera identità e la mia vera storia, perché mi fido di te, la prima persona dopo la mia fuga da New Orleans.
Avevo 18 anni, era giovane e piena di sogni, pronta a crearmi una vita in America, a diventare una Auror lì, e ci sarei riuscita se i miei genitori non fossero scomparsi nel nulla, un giorno. Al loro ritorno, una sera, attaccarono me e mio fratello, erano stati trasformati da un gruppo di vampiri a cui davano la caccia da molto tempo.
Il mio vero cognome è Chevalier, anche se oramai non ha più alcuna importanza perché io sono e resterò Daphne Woods, e se vorrai mai perdonarmi potrai chiedermi qualsiasi cosa sulla mia storia, sarò sincera, non ci saranno più segreti.
Odiami, arrabbiati con me, dammi dell'ipocrita per averti accusato di mentirmi quando io ero la prima a farlo ma poi dammi un'altra possibilità. Non potrei vivere sapendo di aver perso probabilmente l'unica persona che potrei mai amare, la mia anima gemella, perché io mi sono innamorata di te.
Questa lettera non può contenere tutta la mia vita, ma può farti capire cosa provo per te.
Perdonami.
Daphne


Concluse quelle parole con le lacrime che le rigavano il viso, aveva scritto con così tanta semplicità la sua storia... ma era stata una vera sofferenza spiegare quanto lo amasse, non poteva farlo con lettere e parole, forse avrebbe potuto farlo solo con un bacio. Quel bacio che tanto le aveva causato problemi.
Alcune lacrime erano cadute sul foglio ma le ignorò, l'avrebbe inviata a tutti i costi, era tempo di liberarsi di un peso, di rimettere al suo posto ogni cosa. Suo fratello stava rientrando nella sua vita e Aiden ne stava uscendo, ma non poteva permetterlo, aveva bisogno di entrambi.
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