♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥
AidenWeiss Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit
L’aria al Quartier Generale era calma, placida come le acque di uno stagno. Eppure l’Auror, il giovane Aiden Weiss, sapeva perfettamente che prima o poi - soprattutto nelle ore più inconsuete - qualcosa avrebbe interrotto bruscamente quella calma. Beandosi del calore del proprio caffè nell’Area Comune del Dipartimento, Aiden fece un rapido resoconto mentale delle questioni che gli mancava da risolvere quella giornata: sistemare la cartellina di un caso ormai risolto, riscrivere tre rapporti e stilarne altrettanti tre. Tutto sommato non era poi tanto rispetto a quanto gli capitava di solito, perciò - forse - avrebbe approfittato del restante tempo per fare una campatina veloce da Fortebraccio e portare a Daphne un delizioso gelato della pace per cercare quantomeno di risolvere i loro malintesi. Ma fu l’arrivo di un gufo ad interrompere i suoi pensieri ed i suoi buoni propositi. Una lettera cadde sul suo grembo e si affrettò per aprirla. La prima cosa che notò fu che era indirizzata al Quartier Generale, senza specificare il nome di un preciso Auror o del Capo Auror in persona, piuttosto era rivolto all’attenzione del primo Auror che il gufo fosse riuscito a trovare e alla fine aveva trovato Aiden. Lesse lentamente la lettera, con una meticolosa attenzione, assorbendo quella disperata richiesta d’aiuto da quella che era una ragazzina che stava frequentando Hogwarts. Chiedeva la presenza di un Auror per un colloquio a seguito di un fatto avvenuto di recente, di pochi giorni, e che riguardava l’attacco di un Mangiamorte nella propria dimora. Aiden non poteva ignorare una simile richiesta, doveva presentarsi il prima possibile alla Testa di Porco come indicato nella lettera, ma non prima di aver fatto un salto negli archivi per recuperare tutta la documentazione necessaria riguardo la signorina Violet Wilson e la sua famiglia. Rimpicciolì gli opuscoli e gli infilò nella sua ventiquattrore, quella vecchia e consumata che un tempo fu di suo padre, aggiungendo perfino tutti i fascicoli con i manifesti dei Mangiamorte noti e ricercati. Infine, quando fu sicuro di avere tutto il necessario, perfino un taccuino e una piuma Prendiappunti, infilò la giacca e dopo essere entrato nel camino, afferrò una manciata di Metropolvere e la lanciò ai suoi piedi dopo aver detto con chiarezza: «Testa di Porco, Hogsmeade!» In una poderosa fiammata verde, Aiden sparì, per poi ricomparire nel camino del pub con il nome della sua destinazione. Odiava la Metropolvere, da morire, eppure era stato il mezzo più veloce per arrivare senza ulteriori perdite di tempo. Tossì appena per la poca polvere che si alzò dal camino e uscì, spolverandosi i pantaloni. I suoi occhi blu e attenti scrutarono l’intera stanza, fino a notare una ragazzina seduta ad un tavolo. A parte il barista e due uomini intenti a bere e a conversare tra loro, non c’era nessun altro. La mente dell’Auror arrivò facilmente alla conclusione che la ragazzina doveva essere la signorina Wilson, in attesa dell’arrivo di un Auror. Si avvicinò a passo felpato. «La signorina Violet Wilson?» domandò in tono asciutto.
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AidenWeiss Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit
Si fermò a qualche passo dal ragazza, reggendo la sua vecchia e logora ventiquattrore. Si permise di studiarne i lineamenti, così ancora infantili e in via di maturazione, ma venati da qualcosa di adulto, il che quasi stonava. Forse era per via della luce che aveva negli occhi e dal tono di voce che stava usando. Ad ogni modo l’Auror si lasciò sfuggire una piccola smorfia carica di divertimento. «Signorina Wilson...» iniziò a dire, mantenendo il tono asciutto. «Il Dipartimento Auror è a disposizione della Comunità, per qualsiasi faccenda che riguarda la Sicurezza e i Maghi Oscuri in Gran Bretagna e Irlanda. Spero per lei che non mi abbia convocato per questioni minori, poiché per questo esiste l’Ufficio Antimago.» Non lo disse come un ammonimento, non voleva sembrare troppo severo fin da subito, ma più come una semplice spiegazione dei fatti. Poteva essere che effettivamente la ragazzina si fosse sbagliata e la questione di cui voleva parlare fosse una questione minore a ciò di cui aveva menzionato, dopotutto per una persona della sua età tutto poteva sembrare serio e urgente. Con un cenno secco del capo, asserì alla richiesta della ragazzina riguardo al prendere una camera per parlare. Sapeva che alla Testa di Porco vi fosse uno scantinato ideale per riunioni e di cui nessuno proveniente dall’esterno avrebbe potuto udire. Si avvicinò dunque al locandiere e parlò con lui a voce sommessa, richiedendo la chiave dello scantinato e pagando il dovuto. Tornò qualche secondo dopo dalla studentessa e le fece segno di seguirlo. Dunque fece strada lui, con passo morbido e tranquillo questa volta, per nulla affrettato. Quando udì la voce della ragazza alle sue spalle, scusandosi per non avergli chiesto il nome, Aiden sorrise. «Weiss. Sono l’Auror Aiden Weiss.» mormorò a mezza voce, aprendo infine la porta dello scantinato e facendosi da parte per farla entrare secondo le rinomate buone maniere. La cavalleria non era ancora morta, non con lui almeno. Una volta dentro, Aiden estrasse la bacchetta e - prendendo atto che non vi fossero sedie - fece apparire due sgabelli tramite l’incanto Sgabellum. Posò la ventiquattrore sul tavolo malmesso e si sedette, rimettendo la bacchetta dentro la tasca interna della giacca. Non appena si fu sistemato sullo sgabello, Aiden fissò davanti a sé la signorina Wilson, incrociando le dita delle mani sul tavolo e fissandola con sguardo attento e indagatore. «Molto bene. Ora mi può spiegare in cosa posso aiutarla, miss Wilson?»
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AidenWeiss Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit
Posò la ventiquattrore sul tavolo malmesso e l’aprì, estraendo soltanto un blocknotes e una piuma Prendiappunti che si librò subito in aria. Aiden lasciò che la piuma facesse tutto mentre lui ascoltava attentamente la signorina Wilson mentre spiegava il motivo della convocazione di un Auror. Se la situazione avesse richiesto l’uso di altro materiale che si era prontamente portato dietro, l’avrebbe tirato fuori in seguito. Con le dita delle mani incrociate sul tavolo, l’Auror ascoltò tutto senza battere ciglio. Non si sporse nemmeno verso il disegno che la ragazzina stava facendo, non ci voleva nemmeno il cannocchiale per vedere che stava - a mano a mano - disegnando il Marchio Nero dei Mangiamorte. E la descrizione che lei fece su l'aggressore fu da conferma, un Mangiamorte aveva aggredito lei e il resto degli abitanti della villa e tutto per rapire una ragazzina. Aiden cercò di trovare un nesso a tutto quanto, domandandosi quale fosse la ragione per volere Violet Wilson. Si pizzicò la barba e calibrò bene le domande da fare. «Un Mangiamorte che vuole una studentessa di quanto? Dodici o tredici anni? Mi fa un po’ strano, tuttavia nulla è da escludere. Possibile che la sua famiglia non abbia avuto dei trascorsi con i Mangiamorte, miss Wilson?» Aiden controllò che la piuma non facesse scherzi e che scrivesse tutto, poi tornò a fissare Violet quando gli porse quella domanda. L’Auror si lasciò sfuggire una smorfia colma di amarezza. «Lo è, miss Wilson. O crede che sia qui per un thè con pasticcini? Personalmente, quindi parlo per me, io prendo molto seriamente il mio lavoro. Quindi mi prenda sulla parola se le dico che andrò a fondo a questa storia.» Il fulvo lo disse come se avesse appena pronunciato una promessa - e in fondo un po’ lo era, oltre che per dovere - ancor prima di aver ultimato quel colloquio. Una smorfia, stavolta di disappunto, si dipinse sul suo volto quando Violet disse che il Ministero era intervenuto solo per sgridarla per aver usato la magia fuori dalla scuola. Un motivo più che sufficiente per dirne quattro a quelli dell’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche. «A quel branco di Goblin spenderò ben più di due parole per essere intervenuto in una situazione in cui invece richiedeva la magia!» Lo disse in modo tagliente, per poi sbuffare con le narici, come erano soliti fare i tori infuriati. «Miss Wilson, riguardo a tale dettaglio, farò in modo che non venga applicato il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni. Ma faccia in modo che non diventi un vizio e sventoli la bacchetta dove non deve!» L’ultima frase fu un palese rimprovero, che non ammetteva repliche. Si ricompose e prese a trafugare nella valigetta, nonostante la signorina Wilson avesse palesemente espresso la sua opinione in merito all'efficienza del Ministero. Mise sul tavolo quattro pile di cartelle, non più grandi del proprio blocknotes, e che fece diventare delle dimensioni reali. «Mia cara ragazza… Se il Ministero fosse totalmente inaffidabile come lei dice, allora perché sarei qui a disfare la mia valigetta? Mi pare chiaro che voglio aiutarla, con un Mangiamorte che ha provato a rapirvi non posso certamente tornarmene al mio Ufficio come se niente fosse.» disse in tono calmo, ma canzonatorio. Nonostante la sfuriata della ragazza, Aiden si costrinse a restare calmo e lucido. «Per capire come mai quel Mangiamorte voleva rapirvi, miss Wilson, dobbiamo innanzitutto cercare di identificarlo. Ora, da quanto avete appena raccontato sembrava un uomo...» Prese le due pile di cartelline con i vari identikit dei Mangiamorte di sesso femminile e gli mise da parte. Rimanevano due pile. «Potete darmi un nome se lo avete sentito? Un’età di riferimento? Vi sembrava vecchio o giovane?» Era molto ordinato. Aveva ordinato maschi e femmine in due fasce di età per facilitare l’identificazione e di solito era più che efficiente.
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AidenWeiss Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit
Aveva come la sensazione che il fascicolo della famiglia di Violet Wilson avessero enormi buchi e che quindi alcune informazioni potevano non essere stati trapelati perché non note oppure perché insabbiate. In tale caso, se vi fossero delle effettive insabbiature, l’Auror avrebbe fatto di tutto per riportare a galla tutto quanto e dimostrare alla signorina Wilson che il Ministero poteva ancora essere efficace e soprattutto affidabile. «Sua madre? Mmm...» Dubbioso, Aiden si pizzicò con fare distratto la barba rossiccia sul mento. «Temo che per andare più a fondo in questa faccenda dovrò convocare pure sua nonna, signorina Wilson.» Estrasse infine il fascicolo sulla famiglia Wilson e parenti più stretti. Lo aprì con estrema calma e lesse qualche pezzo qua e là, mentre ascoltava Violet, ma poi abbandonò tutto per poterla guardare negli occhi e fare mente locale sui dettagli delle sue parole. Allungò una mano sulla pila di cartelline alla propria sinistra e la spinse verso Violet. «Vorrei che esaminasse gli identikit di ogni Mangiamorte a noi noti appartenenti alla fascia di età che crede rientri l’uomo che vi ha aggredito.» L’identikit era provvisto ritratto del criminale, qualche volta perfino di una foto magica, in cui era possibile avere un piccolo assaggio della voce dell’individuo. Non era certo che Violet potesse identificarlo senza conoscerne i lineamenti e un nome, ma se aveva fortuna forse il Mago Oscuro che aveva attaccato lei e la sua famiglia poteva rientrare in quei pochi privilegiati di foto magica. La confessione di Violet però lo tenne occupato a pensare. Lei aveva squarci del proprio passato e ciò poteva significare solo una cosa, che era una Veggente. Era un Dono potente in alcune persone, a volte così troppo tra spaventare gli stessi Veggenti. Ma era una cosa con cui dovevano convivere, non c’era maniera per privarsi di una cosa simile, poteva solo accettarlo e farlo suo, in ogni sfaccettatura. L’Auror ragionò, provò a elaborare ipotesi, ma la più plausibile poteva risultare che volessero Violet per la sua capacità, oltre che per il passato di sua madre, se fu veramente una Mangiamorte. Per appurarlo, doveva parlare con la nonna della ragazzina e il prima possibile anche. «Ahhhh, una Seanad! In gaelico significa Veggente. Un Dono raro e potente. Dovrà imparare ad accettarlo perché non potrà sottrarti ad esso.» disse, annuendo con fare comprensivo. La vedeva spaventata, turbata probabilmente per quella che poteva essere stata la sua prima esperienza. La capiva e non poteva biasimarla, per questo estrasse dall'interno della propria giacca un fazzoletto di stoffa morbida, porgendoglielo. I segni che la giovane Violet era sul punto di rottura erano inequivocabile, voleva sfogarsi e lasciar fluire tutte le proprie emozioni. Questo ovviamente Aiden non glielo avrebbe negato né l’avrebbe giudicata se avesse avuto la necessità di sfogarsi in un pianto liberatorio. «Non c’è disonore nel cedere alle proprie emozioni, signorina Wilson. Si sfoghi pure, se lo reputa necessario. Più lo trattiene peggio sarà e io di certo non la giudicherò per questo.» Fu comprensivo, quasi volle consolarla con una strana nota paterna; ma non andò oltre al cederle il proprio fazzoletto, sebbene forse quella ragazzina aveva davvero bisogno di un adulto che la sorreggesse in quel freddo e crudele mondo. «Violet...» sospirò. Questa volta si permise di essere confidenziale con lei. «Non voglio mentirti perché non mi sembra giusto farlo ma non voglio nemmeno allarmarti. Tutto è possibile. Potrebbero esserci anche più ragioni o forse una sola, ma ora non abbiamo molti elementi in mano, per questo devo parlare con tua nonna. Se lei sa qualcosa dovrà dirlo quantomeno a me se devo proteggervi.»
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AidenWeiss Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit
«Delusa? E perché mai?» Aiden non poté credere che una donna potesse riservare alla propria nipotina la propria delusione e Violet - secondo il suo metro di giudizio - si era comportata in modo molto lodevole e coraggioso, non solo per aver affrontato un temibile Mangiamorte, ma per aver usato la magia al di fuori di Hogwarts come legittima difesa. Aveva rischiato la propria vita per salvare la sua famiglia, per questo Aiden non riusciva a credere e nemmeno tollerare l’idea di una nonna delusa dalla propria nipote. «Sono sicuro che questa volta lo farà, Violet. Vorrei che le scrivessi proprio ora e che - magari - potessi allegare anche una mia lettera.» Con uno schiocco delle dita, la piuma Prendiappunti si posò sul tavolo e l’Auror poté prenderla in mano come se fosse una comunissima piuma. Prese la boccetta dell’inchiostro nella borsa e un pezzo di pergamena. «Se tua nonna vanta di una certa dose di saggezza allora capirà che non potrà negarmi un colloquio per far fronte a questa storia. Tu mi hai chiesto aiuto, io non me ne vado finché non avrò ottenuto un risultato. Concordi con me a riguardo?» Alla fine Aiden non poté che rivolgersi alla giovane studentessa in modo confidenziale, mettendo da parte le buone maniere che dovevano essere riservate ad un adulto da parte dei più giovani. «Come fa di nome tua nonna?» chiese mentre prendeva a scrivere la lettera, in una calligrafia elegante ma decisa. Nel frattempo la lasciò esaminare gli identikit, finché non la percepì sobbalzare dalla sedia e allora l’Auror alzò gli occhi di scatto per esaminare cosa l’avesse turbata. Alzò quindi un sopracciglio e non disse nulla quando ella si scusò per non essere riuscita ad identificare il proprio aggressore. Non ci aveva sperato molto, ma almeno avevano fatto un tentativo. Tornò quindi ad ultimare la lettera. «E’ vero.» esclamò, dopo aver posato la piuma e ascoltato le parole di Violet. Gli occhi blu come il mare dell’Auror si posarono sul quel giovane e dolce sguardo, turbato dalla paura, dal dolore… dal pianto… «Riconosco un tocco di verità in ciò che hai detto. Però...» Stavolta Aiden levò un dito, volendo attirare meglio l’attenzione di Violet e trasferirle un po’ del suo sapere di come andava affrontata la vita, basandosi sugli echi degli insegnamenti dei suoi genitori. «A volte bisogna essere un po’ codardi, Violet. Perché senza la paura non si è coraggiosi e in questo non c’è alcun disonore. A volte è necessario perfino spezzarsi, perché una persona spezzata è una persona a cui si toglie sempre di meno. E meno togli, più sei intoccabile.» Sospirò e congiunse le mani, intrecciando le dita. «La tua paura, Violet, è anche la tua forza. E se accetti questo fatto, allora non sarà mai una debolezza. E’ ciò che ho dovuto fare io per essere ciò che sono e sono un Auror che non ha paura di niente perché conosco i miei limiti, i miei punti di forza e quelli che mi rendono debole.» Ascoltò il suo ennesimo sfogo e non poté che sorridere a sentire del suo desiderio di avere un drago. In un certo senso risvegliò il suo lato sognatore, quello che aveva sempre avuto da bambino. «Sì, beh… Un drago farebbe comodo a tutti, anche se io ho sempre voluto ogni esemplare di creatura, a parte quelle di sgradevole aspetto. Ad esempio, un troll! Chi mai vorrebbe un troll in casa o nel giardino?» Sperò che quel suo piccolo intervento, un po’ giocoso e scherzoso, riuscisse a farla sorridere. Voleva risollevarle un poco il morale, almeno finché non sarebbe giunta la nonna di Violet.
PS: 178 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 27
La lettera verrà mostrata nel prossimo post, dopo aver saputo il nome e cognome della nonna di Violet.
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AidenWeiss Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit
Povera ragazza... fu il primo pensiero dell’Auror dai capelli rossi. Quella ragazzina non doveva aver avuto vita facile con una famiglia del genere, in cui l’orgoglio per questa o quella Casa poteva generare dissapori nei confronti di coloro che non finivano in quella determinata Casa. Aiden non aveva mai compreso come potesse una cosa così stupida portare al conflitto familiare; dopotutto nella sua c’erano stati membri in ognuna delle quattro Case di Hogwarts e nessuno dei suoi genitori aveva provato disonore o vergogna per una cosa del genere, forse un po’ di orgoglio nei confronti di Aiden per essere stato smistato a Grifondoro ma nessuno aveva rinfacciato Richard per essere finito tra i Serpeverde, Sam e Lena per essere stati dei Corvonero o Ophelia per essere stato chiamata tra i prediletti di Tosca Tassorosso. «A volte essere diversi è l’unico modo per farci capire quanto in realtà siamo speciali… unici. Non lasciare che questi brutti pensieri ti incupiscano, Violet. Un giorno tua nonna comprenderà il tuo vero valore e ti apprezzerà.» La rassicurò in tono gentile. «Riguardo ai poveri elfi… La penso come te!» Lentamente estrasse dall’interno del proprio cappotto la spilla del C.R.E.P.A. e sorrise. Anche lui combatteva per i diritti di quelle povere creature, anche se nel proprio Maniero non c’era mai stato un solo elfo domestico, solo Maghi e Streghe - a volte Magonò - che volevano spontaneamente servire una famiglia importante quanto quella dei Weiss.
Aiden vergò di proprio pugno la lettera indirizzata alla signora Helen Blacklight, mosso dall’istinto e dal proprio senso del dovere. Quell’anziana signora sarebbe venuta, spinta dallo stratagemma che aveva intenzione di sfruttare, mirando all’affetto che la donna provava per sua nipote, anche se non lo manifestava apertamente. Rilesse quella lettera due volte, finché non le sue labbra non vennero apostrofate da un ghigno di pura furbizia. La Volpe avrebbe colpito ancora…
Rispettabile signora Helen Blacklight, con mio sommo rammarico la devo informare che a seguito di quanto accaduto presso la sua dimora, Vostra nipote, Violet Wilson, è attualmente sotto interrogatorio per aver infranto il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni. E’ quindi pregata di presentarsi immediatamente presso la Testa di Porco per il colloquio preliminare all’udienza. Per ovvi motivi è stato scelto un luogo diverso dal Ministero, per facilitare il trasporto e la sicurezza di sua nipote che attualmente risiede presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Doverosi e rispettati saluti Auror A. Weiss
La porse a Violet del tutto soddisfatto e la fissò con intesa. «E’ sufficiente? Dovrebbe pungerle l’orgoglio e l’onore così. Se sua nipote rischia di finire in prigione per una cosa del genere, soprattutto se non meritata, correrà qui in un battibaleno.» Si passò due dita sulla barba rossiccia alla domanda di Violet dopo aver preparato la busta dove avrebbe depositato la lettera da inviare. Ci rifletté sopra diversi minuti, finché non le disse: «No se desideri con tutta te stessa che esso non accada. Però rammenta sempre che per raggiungere una vittoria a volte serve un sacrificio. Spesso dobbiamo fare scelte difficili, drastiche e pericolose… Ma saranno proprio quelle alla fine a determinare l’esito di tutto, perfino del nostro essere e della nostra felicità. Potranno esserci rimpianti e delusioni ma la cosa realmente importante è quella di non voltarsi mai indietro, perché se lo fai allora sarai perduta. Ascolta sempre il tuo cuore, Violet, e il tuo istinto. Sono le armi più forti che hai, perfino più di una bacchetta.» La battuta e la spiegazione sulla possibile utilità di un troll lo fecero sorridere di puro divertimento. In un certo senso Violet aveva ragione e il suo ragionamento non faceva una piega. Annuì mentre ridacchiava, almeno sembrava che scherzando il quel modo l’avesse in un certo senso aiutata a rilassarsi. Infine si schiarì la voce e tornò serio e alla propria personalità. «Inviamo tutto a tua nonna allora?»
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AidenWeiss Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit
La spilla del C.R.E.P.A. aveva fatto brillare di commozione gli occhi della giovane studentessa e Aiden fu più che contento di averle dato modo di risollevarsi dal suo stato di tristezza e preoccupazione. «Perché non vi siete mai arresi.» le disse con un sorriso. «Ora dovrai fare altrettanto...» Ripose la spilla dentro la giacca e nel vederla ridere di gusto per quanto aveva scritto nella lettera, causò un certo motivo d’orgoglio nel fulvo irlandese. Si lisciò i baffetti con sommo divertimento, sembrando a tutti gli gli effetti un pavone che eseguiva una ruota perfetta. Aiden amava quando qualcuno apprezzava le sue doti, il che non accadeva spesso, ma quando succedeva si sentiva come il Re del Mondo. L’orgoglio era uno dei due peggiori difetti dell’uomo, ma in quel caso poteva quasi sembrare comico nel vederlo gongolare. «No, non me lo hanno insegnato a lavoro. Ho avuto due mentori davvero eccezionali da tutta una vita e uno di loro continua a darmi preziosi insegnamenti. Entrambi i miei genitori sono Auror, anche se sarebbe più corretto dire che mio padre fu un Auror. E’ morto, purtroppo...» Si morse l’interno della guancia e trasse un profondo respiro. Ogni volta che ci pensava, ogni volta che ne parlava a qualcuno si sentiva il peso di quella perdita sul cuore. Non era riuscito del tutto a guarire, la ferita che gravava su di lui da ben sei anni spesso e volentieri sanguinava e non era così facile farla smettere. «Bene. Almeno è certo che così tua nonna verrà subito.» Riprese la lettera e la piegò con cura, per poi riporla dentro la busta. Aiden alzò un sopracciglio e lo sguardo sulla ragazza dopo essersi alzato e sistemato la giacca che ancora aveva indosso. Non riusciva a credere quanto una ragazzina giovane ed inesperta come Violet potesse davvero sacrificare sé stessa per la vita di qualcun altro; tuttavia, l’Auror aveva parlato di un altro tipo di sacrificio, quello più doloroso, quello che spesso di tagliava in due l’anima. «Non mi riferivo al sacrificarsi in senso letterale. Ciò di cui parlavo è qualcosa che forse va’ ben oltre la tua comprensione, ma sono certo che con il tempo lo capirai. Spesso con sacrificio viene inteso come il lasciare una parte di sé indietro, rinunciare ad essa, per un bene superiore.» prese a spiegare. «A volte è sinonimo di rinuncia in qualcosa in cui credevi o desideravi fortemente dal renderti incompleto se non ce l’hai.» Aiden non fece alcun esempio per farle comprendere il succo della questione, lasciò il tutto avvolto in un alone di mistero. Un giorno Violet lo avrebbe capito da sola e ciò avrebbe significato scegliere quale strada intraprendere. Non sarebbe stato lui a forgiarla per qualcosa che non era o che non si sentiva in grado di fare, non era suo padre, era solo un Auror al quale aveva chiesto aiuto e nient’altro. Il momento dei consigli sembrò terminato, il rosso seguì la ragazzina verso la zona in cui erano tenuti i gufi per spedire le ordinazioni. Ne scelse uno dall’aspetto particolarmente agile e veloce, un gufetto vagamente più piccolo rispetto agli altri. Lo accarezzò sulla testa dopo avergli consegnato la lettera. «Niente soste, vai direttamente a destinazione.» si raccomandò dopo avergli dato uno dei biscottini per gufi che teneva sempre nelle tasche del giubbotto per il suo Merlino. Quando vide il gufetto spiccare il volo e poi scomparire, si girò verso Violet. «E ora aspettiamo!» Rientrò dentro, a passo felpato.
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