Qualcuno da proteggere

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view post Posted on 3/11/2017, 21:02
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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Qualcuno da proteggere - Un’attesa nervosa -
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Dopo gli avvenimenti successi aveva capito una cosa ossia che oltre ad essere troppo giovane e inesperta, era anche incredibilmente stupida. Era sempre stata convinta che sua nonna fosse sempre stata la cattiva della storia mentre invece la cosa era falsa, c’era qualcuno ben più crudele. Per la prima volta aveva visto l’anziana Helen piangere, chiederle scusa, dirle che c’erano delle spiegazioni mentre invece alla fine non era arrivato nulla se non la sua richiesta di perdonarla e la giovane Corvonero l’aveva fatto, in fondo, sebbene non capisse completamente le motivazioni che l’avevano spinta ad essere così cattiva con lei, sentiva che l’amava e sentiva che tutto quello che aveva fatto lo aveva fatto per lei.
Qualcuno però si era introdotto nella sua villa, li aveva attaccati e quasi uccisi e lei si era salvata soltanto per un colpo di fortuna e questo non poteva permettere che succedesse nuovamente. Dopo tutto quello che era successo aveva capito anche un’altra cosa: non poteva fidarsi del tutto del ministero. Nonostante fossero sotto la sua protezione le loro vite erano comunque state messe in pericolo e il suo elfo domestico, il suo amico di giornate piene di solitudine, era morto. Morto.
Violet era seduta al bancone in attesa che qualcuno rispondesse al gufo che aveva mandato all’ufficio auror, chiedendo appuntamento per poter discutere e parlare di qualcosa che a lei stava molto a cuore: sua nonna e Beth. Lei era al sicuro ad Hogwarts ma quello che restava della sua famiglia no e questo non andava bene, non voleva che anche loro morissero solo e soltanto per colpa sua.

"E se non dovesse arrivare nessuno?"


”In quel caso dovrò inventarmi qualcos’altro…di sicuro non ho alcuna intenzione di aspettare che quel coso ritorni…e poi dobbiamo cercare il nonno, chissà cosa gli è successo, che fine ha fatto!”


Era preoccupata, per quanto era sicura che fosse abbastanza forte da resistere ai colpi di quel mago oscuro temeva che gli fosse successo qualcosa. Sospirò appena guardando di tanto in tanto la porta nella speranza di veder entrare un auror ma, in fondo, come avrebbe potuto fare per capirlo? Avevano una divisa, un distintivo? Forse somigliavano ai due damerini che erano venuti a casa sua con quella faccia da palta che si ritrovavano.

«Violet…stai forse aspettando un tuo compagno per un appuntamento?»


Ridacchiò Henry, il barista, mentre fissava curioso la ragazzina.

«Beh, oggi batti la fiacca? Non si lavora?»


Continuò il ragazzo prendendo un bicchiere per asciugarlo e indicando i vestiti che Violet indossava la posto della divisa da cameriera.

«Mi spiace ma oggi ho da fare…non ho un appuntamento con un mio compagno, ho da fare…cose da grandi!»


Annuì trovando però quella sua risposta buffa. In fondo era solo una ragazzina e aveva mandato un gufo all’ufficio Auror, nessuno sano di mente avrebbe risposto, lei non lo avrebbe fatto per lo meno.


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view post Posted on 4/11/2017, 15:37
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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit


L’aria al Quartier Generale era calma, placida come le acque di uno stagno. Eppure l’Auror, il giovane Aiden Weiss, sapeva perfettamente che prima o poi - soprattutto nelle ore più inconsuete - qualcosa avrebbe interrotto bruscamente quella calma.
Beandosi del calore del proprio caffè nell’Area Comune del Dipartimento, Aiden fece un rapido resoconto mentale delle questioni che gli mancava da risolvere quella giornata: sistemare la cartellina di un caso ormai risolto, riscrivere tre rapporti e stilarne altrettanti tre. Tutto sommato non era poi tanto rispetto a quanto gli capitava di solito, perciò - forse - avrebbe approfittato del restante tempo per fare una campatina veloce da Fortebraccio e portare a Daphne un delizioso gelato della pace per cercare quantomeno di risolvere i loro malintesi.
Ma fu l’arrivo di un gufo ad interrompere i suoi pensieri ed i suoi buoni propositi. Una lettera cadde sul suo grembo e si affrettò per aprirla. La prima cosa che notò fu che era indirizzata al Quartier Generale, senza specificare il nome di un preciso Auror o del Capo Auror in persona, piuttosto era rivolto all’attenzione del primo Auror che il gufo fosse riuscito a trovare e alla fine aveva trovato Aiden.
Lesse lentamente la lettera, con una meticolosa attenzione, assorbendo quella disperata richiesta d’aiuto da quella che era una ragazzina che stava frequentando Hogwarts. Chiedeva la presenza di un Auror per un colloquio a seguito di un fatto avvenuto di recente, di pochi giorni, e che riguardava l’attacco di un Mangiamorte nella propria dimora.
Aiden non poteva ignorare una simile richiesta, doveva presentarsi il prima possibile alla Testa di Porco come indicato nella lettera, ma non prima di aver fatto un salto negli archivi per recuperare tutta la documentazione necessaria riguardo la signorina Violet Wilson e la sua famiglia. Rimpicciolì gli opuscoli e gli infilò nella sua ventiquattrore, quella vecchia e consumata che un tempo fu di suo padre, aggiungendo perfino tutti i fascicoli con i manifesti dei Mangiamorte noti e ricercati.
Infine, quando fu sicuro di avere tutto il necessario, perfino un taccuino e una piuma Prendiappunti, infilò la giacca e dopo essere entrato nel camino, afferrò una manciata di Metropolvere e la lanciò ai suoi piedi dopo aver detto con chiarezza: «Testa di Porco, Hogsmeade!»
In una poderosa fiammata verde, Aiden sparì, per poi ricomparire nel camino del pub con il nome della sua destinazione. Odiava la Metropolvere, da morire, eppure era stato il mezzo più veloce per arrivare senza ulteriori perdite di tempo.
Tossì appena per la poca polvere che si alzò dal camino e uscì, spolverandosi i pantaloni. I suoi occhi blu e attenti scrutarono l’intera stanza, fino a notare una ragazzina seduta ad un tavolo. A parte il barista e due uomini intenti a bere e a conversare tra loro, non c’era nessun altro. La mente dell’Auror arrivò facilmente alla conclusione che la ragazzina doveva essere la signorina Wilson, in attesa dell’arrivo di un Auror.
Si avvicinò a passo felpato. «La signorina Violet Wilson?» domandò in tono asciutto.

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view post Posted on 8/11/2017, 19:15
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Qualcuno da proteggere - Di chi fidarsi? -
20gik4h
Era terribilmente nervosa. Se l’Auror non si fosse presentato avrebbe dovuto trovare una soluzione alternativa mente nel caso fosse arrivato avrebbe dovuto assumere quel ruolo da adulto e da ragazzina sicura che mal si addice alla sua età…eppure non aveva nessuno su cui contare se non su sé stessa.
Quando vide il fuoco avvampare nel camino si voltò strabuzzando gli occhi e vide uscirne un uomo dai capelli rossi che fece scivolare il proprio sguardo nella stanza fino a soffermarsi su di lei.

«Si, sono io Violet Wilson. Sono lieta di vedere che qualcuno abbia risposto alla mia lettera…so che sembra strano che una ragazzina come me abbia provato a contattarvi e immagino che abbiate molto lavoro da fare ma temo…di non avere nessuno a cui rivolgermi.»


Disse semplicemente alzandosi e porgendo la mano destra verso l’uomo per stringergliela con sicurezza esattamente come aveva visto fare sua nonna decine e decine di volte quando vedeva delle persone strane, ma dall’aria decisamente importante, passare per la sua villa. Anche il tono di voce cercava di essere sicuro e deciso così come il suo sguardo, una cosa che in casa le era stato insegnato era di non mostrare la propria debolezza a nessuno e proprio in quel momento in cui lei era così terribilmente vulnerabile, aveva bisogno di costruire dei muri per non far trapelare tutta la sua preoccupazione e la sua paura.

«L’argomento in questione è molto delicato e spero non le dispiaccia se prendiamo una stanza per poter parlare più tranquillamente…»


Annuì cercando di attirare l’attenzione di Arielle che stava servendo ai tavoli e al bar.

«Le chiedo anche scusa per la mia maleducazione…temo di non averle chiesto nemmeno come si chiama.»


Annuì cercando di sorridere anche se la cosa non le riuscì molto bene, non c’era molto di cui essere felice e tutta la spensieratezza che era tipica della sua età sembrava averla abbandonata lasciando posto soltanto ad uno sguardo triste e ad una fronte che si aggrottava un po’ troppo spesso.

"V…spero che tu sappia che questi Auror lavorano per il ministero. Non ti aiuteranno mai…lo sai che non ci possiamo fidare, ti hanno quasi fatta ammazzare prima di intervenire."


Violet però ignorò la voce dentro la sua testa perché non aveva altra scelta e, per quanto non si fidasse, non aveva nessun altro a cui rivolgersi. Si sentiva sola e abbandonata in quel mondo di adulti che ancora non riusciva a capire ma del quale doveva imparare in fretta le regole per poter sopravvivere.


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view post Posted on 10/11/2017, 16:03
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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit


Si fermò a qualche passo dal ragazza, reggendo la sua vecchia e logora ventiquattrore. Si permise di studiarne i lineamenti, così ancora infantili e in via di maturazione, ma venati da qualcosa di adulto, il che quasi stonava. Forse era per via della luce che aveva negli occhi e dal tono di voce che stava usando. Ad ogni modo l’Auror si lasciò sfuggire una piccola smorfia carica di divertimento.
«Signorina Wilson...» iniziò a dire, mantenendo il tono asciutto. «Il Dipartimento Auror è a disposizione della Comunità, per qualsiasi faccenda che riguarda la Sicurezza e i Maghi Oscuri in Gran Bretagna e Irlanda. Spero per lei che non mi abbia convocato per questioni minori, poiché per questo esiste l’Ufficio Antimago.» Non lo disse come un ammonimento, non voleva sembrare troppo severo fin da subito, ma più come una semplice spiegazione dei fatti. Poteva essere che effettivamente la ragazzina si fosse sbagliata e la questione di cui voleva parlare fosse una questione minore a ciò di cui aveva menzionato, dopotutto per una persona della sua età tutto poteva sembrare serio e urgente.
Con un cenno secco del capo, asserì alla richiesta della ragazzina riguardo al prendere una camera per parlare. Sapeva che alla Testa di Porco vi fosse uno scantinato ideale per riunioni e di cui nessuno proveniente dall’esterno avrebbe potuto udire. Si avvicinò dunque al locandiere e parlò con lui a voce sommessa, richiedendo la chiave dello scantinato e pagando il dovuto.
Tornò qualche secondo dopo dalla studentessa e le fece segno di seguirlo. Dunque fece strada lui, con passo morbido e tranquillo questa volta, per nulla affrettato.
Quando udì la voce della ragazza alle sue spalle, scusandosi per non avergli chiesto il nome, Aiden sorrise. «Weiss. Sono l’Auror Aiden Weiss.» mormorò a mezza voce, aprendo infine la porta dello scantinato e facendosi da parte per farla entrare secondo le rinomate buone maniere. La cavalleria non era ancora morta, non con lui almeno.
Una volta dentro, Aiden estrasse la bacchetta e - prendendo atto che non vi fossero sedie - fece apparire due sgabelli tramite l’incanto Sgabellum. Posò la ventiquattrore sul tavolo malmesso e si sedette, rimettendo la bacchetta dentro la tasca interna della giacca.
Non appena si fu sistemato sullo sgabello, Aiden fissò davanti a sé la signorina Wilson, incrociando le dita delle mani sul tavolo e fissandola con sguardo attento e indagatore.
«Molto bene. Ora mi può spiegare in cosa posso aiutarla, miss Wilson?»

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Pago la stanza 0. Scala pure.
 
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view post Posted on 16/11/2017, 20:49
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Qualcuno da proteggere - Il fallimento del ministero -
20gik4h
Sapeva bene che chiamare un Auror era una cosa grossa ma non prese a male le parole di Aiden dal momento che si rendeva perfettamente conto di essere solo una bambina e che difficilmente poteva essere presa sul serio da un adulto. Ma questo non le importava, la questione era di vitale importanza e c’era qualcuno che doveva essere protetto. Seguì quindi l’uomo fino alla stanza che aveva richiesto e quando vide comparire gli sgabelli si sedette tirando fuori un pezzo di carta e una matita.

«Durante le vacanze di natale io, mia nonna e i nostri domestici siamo stati attaccati all’interno della nostra villa.»


Iniziò con voce seria e calibrata mentre con la matita iniziava a disegnare qualcosa sul foglio.

«Era venuto per me, me l’ha detto chiaramente e ha anche detto che mi avrebbe portato da lui…ma non ho idea di chi sia questa persona.»


In effetti si rendeva conto che sapeva davvero poco della propria storia e che probabilmente tutto quello che le era stato raccontato fino a quel momento erano solo bugie. Continuò a disegnare fino a rendere più leggibile quanto stava creando sul foglio: un teschio.

«Era un uomo con una maschera di ferro, abiti neri e aveva con sé un pugnale argentato…suppongo fosse un mangiamorte.»


Non aveva paura di raccontarlo, non aveva nemmeno paura di sembrare ridicola, in fondo cosa poteva volere un mangiamorte da lei? Era solo una ragazzina insignificante anche se tutti quei racconti e quelle visioni che erano giunte a lei avevano qualcosa di speciale, doveva essere per una specie di affare in sospeso o qualcosa del genere. Finalmente riuscì a terminare il disegno ed era proprio il marchio nero.

«So che c’è di mezzo questo simbolo e che questo mago ha cercato di far fuori prima mia nonna e Beth, ha ucciso il mio elfo domestico e ha cercato di rapirmi. Questa volta sono stata molto fortunata…ma la prossima? Io sono ad Hogwarts, non ho paura ma la mia villa è senza protezioni e la mia famiglia è in pericolo. Io ho solo la nonna e Beth, la nostra domestica. Sono tutto il mio mondo e io ho solo dodici anni, non posso rimanere da sola. Io voglio che le proteggiate…in fondo non è questo il vostro lavoro? Proteggere le persone indifese dai maghi oscuri?»


Concluse guardandolo negli occhi senza alcun tipo di timore. Aveva affrontato un mangiamorte e un medico che sembrava essere ancora peggio, di sicuro non si sarebbe fatta intimidire da un Auror. Era troppo determinata a raggiungere il proprio obiettivo per permettersi di fare la ragazzina.

«Inoltre il ministero è arrivato tardi e per i motivi sbagliati. Invece di inseguire la persona che ha tentato di ucciderci mi hanno sgridata per aver usato la magia. Beh, se devo dirla tutta se loro avessero fatto bene il proprio lavoro non sarebbe stato necessario che io usassi la mia bacchetta.»


Anche criticare il ministero in quel momento aveva un senso: era furiosa. Tutto ciò che amava e che le era caro aveva rischiato di andare in frantumi solo per la negligenza di qualche damerino da strapazzo che si è presentato solo per fare la paternale.
Non le importava di risultare arrogante ma le cose erano andate così e aveva bisogno di discutere con qualcuno faccia a faccia, per questo aveva chiamato un auror.

«Il ministero di ha dimostrato che è inaffidabile…quindi ora proverò a fidarmi di voi. Potete pure tornare al vostro ufficio per verificare i fatti, scoprirete che non ho mentito. So che forse trova strano che io mi occupi di queste cose ma non mi fido di nessuno, posso contare solo sulle mie forze ma mi rendo anche conto di essere troppo giovane e troppo debole quindi voglio capire se posso fidarmi di lei magari.»


Annuì rimanendo ferma, in attesa di una reazione.

"V, sei proprio un’idiota…hai appena criticato il ministero, davanti ad un Auror….davvero pensi che rimarrà qui ad ascoltarti e ad aiutarti?"


Se davvero quell’uomo portava avanti il proprio lavoro con l’anima e con il cuore si, sarebbe rimasto di sicuro e forse proprio per aiutarla a proteggere i propri cari.


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view post Posted on 18/11/2017, 10:30
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Aiden Weiss
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Posò la ventiquattrore sul tavolo malmesso e l’aprì, estraendo soltanto un blocknotes e una piuma Prendiappunti che si librò subito in aria.
Aiden lasciò che la piuma facesse tutto mentre lui ascoltava attentamente la signorina Wilson mentre spiegava il motivo della convocazione di un Auror. Se la situazione avesse richiesto l’uso di altro materiale che si era prontamente portato dietro, l’avrebbe tirato fuori in seguito.
Con le dita delle mani incrociate sul tavolo, l’Auror ascoltò tutto senza battere ciglio. Non si sporse nemmeno verso il disegno che la ragazzina stava facendo, non ci voleva nemmeno il cannocchiale per vedere che stava - a mano a mano - disegnando il Marchio Nero dei Mangiamorte. E la descrizione che lei fece su l'aggressore fu da conferma, un Mangiamorte aveva aggredito lei e il resto degli abitanti della villa e tutto per rapire una ragazzina. Aiden cercò di trovare un nesso a tutto quanto, domandandosi quale fosse la ragione per volere Violet Wilson.
Si pizzicò la barba e calibrò bene le domande da fare. «Un Mangiamorte che vuole una studentessa di quanto? Dodici o tredici anni? Mi fa un po’ strano, tuttavia nulla è da escludere. Possibile che la sua famiglia non abbia avuto dei trascorsi con i Mangiamorte, miss Wilson?»
Aiden controllò che la piuma non facesse scherzi e che scrivesse tutto, poi tornò a fissare Violet quando gli porse quella domanda. L’Auror si lasciò sfuggire una smorfia colma di amarezza. «Lo è, miss Wilson. O crede che sia qui per un thè con pasticcini? Personalmente, quindi parlo per me, io prendo molto seriamente il mio lavoro. Quindi mi prenda sulla parola se le dico che andrò a fondo a questa storia.» Il fulvo lo disse come se avesse appena pronunciato una promessa - e in fondo un po’ lo era, oltre che per dovere - ancor prima di aver ultimato quel colloquio.
Una smorfia, stavolta di disappunto, si dipinse sul suo volto quando Violet disse che il Ministero era intervenuto solo per sgridarla per aver usato la magia fuori dalla scuola. Un motivo più che sufficiente per dirne quattro a quelli dell’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche. «A quel branco di Goblin spenderò ben più di due parole per essere intervenuto in una situazione in cui invece richiedeva la magia!» Lo disse in modo tagliente, per poi sbuffare con le narici, come erano soliti fare i tori infuriati. «Miss Wilson, riguardo a tale dettaglio, farò in modo che non venga applicato il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni. Ma faccia in modo che non diventi un vizio e sventoli la bacchetta dove non deve!» L’ultima frase fu un palese rimprovero, che non ammetteva repliche.
Si ricompose e prese a trafugare nella valigetta, nonostante la signorina Wilson avesse palesemente espresso la sua opinione in merito all'efficienza del Ministero. Mise sul tavolo quattro pile di cartelle, non più grandi del proprio blocknotes, e che fece diventare delle dimensioni reali.
«Mia cara ragazza… Se il Ministero fosse totalmente inaffidabile come lei dice, allora perché sarei qui a disfare la mia valigetta? Mi pare chiaro che voglio aiutarla, con un Mangiamorte che ha provato a rapirvi non posso certamente tornarmene al mio Ufficio come se niente fosse.» disse in tono calmo, ma canzonatorio. Nonostante la sfuriata della ragazza, Aiden si costrinse a restare calmo e lucido.
«Per capire come mai quel Mangiamorte voleva rapirvi, miss Wilson, dobbiamo innanzitutto cercare di identificarlo. Ora, da quanto avete appena raccontato sembrava un uomo...» Prese le due pile di cartelline con i vari identikit dei Mangiamorte di sesso femminile e gli mise da parte. Rimanevano due pile. «Potete darmi un nome se lo avete sentito? Un’età di riferimento? Vi sembrava vecchio o giovane?»
Era molto ordinato. Aveva ordinato maschi e femmine in due fasce di età per facilitare l’identificazione e di solito era più che efficiente.

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view post Posted on 19/11/2017, 21:28
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Qualcuno da proteggere - …gli occhi della piccola adulta….gli occhi della grande bambina… -
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Se Aiden era confuso Violet lo era ancora di più. Aveva letto qualcosa, aveva visto altre piccole cose ma tutte quelle informazioni non potevano essere certe quindi non poteva essere troppo precipitosa e fare accuse sicure, non se questo poteva mettere in pericolo chi ancora era vivo.

«Mi sono posta la sua stessa domanda signor Weiss e sono giunta alla plausibile conclusione che loro non mi volessero perché io sia speciale o altro, sono una strega comune, non ho nulla di particolare…credo che sia più per una regolazione di conti. Non ho prove certe a riguardo ma credo che mia madre fosse una di loro…»


Questo lo poteva dire, in fondo lei era morta e in quel momento infangare il suo nome per proteggere la nonna e la domestica era l’unica cosa che poteva fare. In fondo che senso aveva rimanere aggrappata ad una madre che l’aveva solo messa in pericolo?
Ascoltò molto attentamente anche le parole successive che uscirono dalla bocca dell’auro con le sue espressioni. Violet iniziava a pensare di non essere molto brava a capire le persone però qualcosa dentro di lei le stava suggerendo che forse finalmente poteva fidarsi di qualcuno, poteva fare la ragazzina e rifugiarsi in un angolino a piangere…in quel periodo era l’unica cosa che aveva voglia di fare e ancora non se l’era permesso.

”Lui vuole davvero aiutarmi…forse posso dirgli tutto? Tutto quello che so e che so fare?”


"Se vuoi…questa è una decisione tua. L’unica cosa di cui non puoi parargli sono io…questa è una decisione anche mia e io non voglio."


Lo sapeva molto bene e in ogni caso non gli avrebbe mai detto della propria seconda personalità perché la più rosea delle prospettive sarebbe stato finire rinchiusa da qualche parte per la sua instabilità mentale.
Lo vide svuotare la propria valigetta e abbassò lo sguardo quando si rese conto che forse era stata troppo cattiva nello sputare sentenze.

«Mi scusi, non volevo offenderla. Sono solo molto arrabbiata e spaventata da quello che è successo.»


In fondo quale ragazzina non avrebbe avuto paura al suo posto? Però in quel momento non poteva ancora crollare, doveva cercare di restare lucida per poter essere d’aiuto a trovare quell’uomo e scoprire se suo nonno era vivo.

«Come le ho detto aveva il volto coperto da una maschera…di ferro credo. Ho sentito solo la sua voce e mi è sembrata quella di un uomo…l’età non saprei, giudicare dalla voce è difficile…mi è sembrato che però fosse un uomo adulto forse sui trenta, quaranta o cinquant’anni…è difficile.»


Provò a dire grattandosi la fronte continuando a chiedersi se poteva o non poteva dire quello che aveva visto. Lo fissò per un lungo istante a labbra stretta prima di decidersi a svuotare il sacco, in fondo lui era lì per aiutarla, non era andato via dopo aver sentito quello che la ragazzina pensava del ministero.

«Non so molto sul mangiamorte che ci h attaccate…però ho visto delle cose…ho avuto delle visioni durante l’attacco che mi hanno fatto vedere pezzi del mio passato che non conoscevo. Mia madre era una mangiamorte ed è scappata da loro per darmi alla luce. Mia nonna mi ha preso con sé ed è scappata mentre lei è stata uccisa proprio da loro. Ho visto solo questo purtroppo…»


Già…parlarne era ancora difficile, in fondo non aveva ancora metabolizzato le informazioni e non sapeva bene cosa pensare di quelle verità che le erano state tenute nascoste.
Gli occhi stavano diventando sempre più lucidi e il respiro si faceva più affaticato. Violet sentiva qualcosa di simile ad un nodo alla gola e la voglia di lasciarsi andare ad un pianto disperato era forte, era stufa di dover sembrare sempre così neutrale alle cose che le accadevano, voleva per una volta permettersi di essere umana invece di sembrare sempre così forte e perfetta.

«Poi…ho anche visto il futuro…ho avuto delle visioni che mi permettevano di vedere la conseguenza delle mie azioni…cose a distanza di pochi minuti…però erano molto precisi e ho anche visto la mia morte se avessi preso la decisione sbagliata…io…forse mi vogliono per questo?»


Cercò di trattenere e lacrime che combattevano per uscire e le labbra le tremavano appena. Questa volta, quando alzò lo sguardo sull’auror, non erano occhi determinati, adulti, che stonavano con una ragazzina di dodici anni, erano gli occhi spaventati di una bambina che aveva visto la propria morte, in diretta.


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view post Posted on 20/11/2017, 14:33
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Aiden Weiss
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Aveva come la sensazione che il fascicolo della famiglia di Violet Wilson avessero enormi buchi e che quindi alcune informazioni potevano non essere stati trapelati perché non note oppure perché insabbiate. In tale caso, se vi fossero delle effettive insabbiature, l’Auror avrebbe fatto di tutto per riportare a galla tutto quanto e dimostrare alla signorina Wilson che il Ministero poteva ancora essere efficace e soprattutto affidabile.
«Sua madre? Mmm...» Dubbioso, Aiden si pizzicò con fare distratto la barba rossiccia sul mento. «Temo che per andare più a fondo in questa faccenda dovrò convocare pure sua nonna, signorina Wilson.» Estrasse infine il fascicolo sulla famiglia Wilson e parenti più stretti. Lo aprì con estrema calma e lesse qualche pezzo qua e là, mentre ascoltava Violet, ma poi abbandonò tutto per poterla guardare negli occhi e fare mente locale sui dettagli delle sue parole.
Allungò una mano sulla pila di cartelline alla propria sinistra e la spinse verso Violet. «Vorrei che esaminasse gli identikit di ogni Mangiamorte a noi noti appartenenti alla fascia di età che crede rientri l’uomo che vi ha aggredito.»
L’identikit era provvisto ritratto del criminale, qualche volta perfino di una foto magica, in cui era possibile avere un piccolo assaggio della voce dell’individuo. Non era certo che Violet potesse identificarlo senza conoscerne i lineamenti e un nome, ma se aveva fortuna forse il Mago Oscuro che aveva attaccato lei e la sua famiglia poteva rientrare in quei pochi privilegiati di foto magica.
La confessione di Violet però lo tenne occupato a pensare. Lei aveva squarci del proprio passato e ciò poteva significare solo una cosa, che era una Veggente. Era un Dono potente in alcune persone, a volte così troppo tra spaventare gli stessi Veggenti. Ma era una cosa con cui dovevano convivere, non c’era maniera per privarsi di una cosa simile, poteva solo accettarlo e farlo suo, in ogni sfaccettatura.
L’Auror ragionò, provò a elaborare ipotesi, ma la più plausibile poteva risultare che volessero Violet per la sua capacità, oltre che per il passato di sua madre, se fu veramente una Mangiamorte. Per appurarlo, doveva parlare con la nonna della ragazzina e il prima possibile anche.
«Ahhhh, una Seanad! In gaelico significa Veggente. Un Dono raro e potente. Dovrà imparare ad accettarlo perché non potrà sottrarti ad esso.» disse, annuendo con fare comprensivo. La vedeva spaventata, turbata probabilmente per quella che poteva essere stata la sua prima esperienza. La capiva e non poteva biasimarla, per questo estrasse dall'interno della propria giacca un fazzoletto di stoffa morbida, porgendoglielo. I segni che la giovane Violet era sul punto di rottura erano inequivocabile, voleva sfogarsi e lasciar fluire tutte le proprie emozioni. Questo ovviamente Aiden non glielo avrebbe negato né l’avrebbe giudicata se avesse avuto la necessità di sfogarsi in un pianto liberatorio.
«Non c’è disonore nel cedere alle proprie emozioni, signorina Wilson. Si sfoghi pure, se lo reputa necessario. Più lo trattiene peggio sarà e io di certo non la giudicherò per questo.» Fu comprensivo, quasi volle consolarla con una strana nota paterna; ma non andò oltre al cederle il proprio fazzoletto, sebbene forse quella ragazzina aveva davvero bisogno di un adulto che la sorreggesse in quel freddo e crudele mondo.
«Violet...» sospirò. Questa volta si permise di essere confidenziale con lei. «Non voglio mentirti perché non mi sembra giusto farlo ma non voglio nemmeno allarmarti. Tutto è possibile. Potrebbero esserci anche più ragioni o forse una sola, ma ora non abbiamo molti elementi in mano, per questo devo parlare con tua nonna. Se lei sa qualcosa dovrà dirlo quantomeno a me se devo proteggervi.»

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view post Posted on 23/11/2017, 21:17
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Qualcuno da proteggere - Come una diga che si rompe -
20gik4h
Le sembrava di vivere all’interno di un libro, di una storia scritta in maniera tale che la protagonista non potesse trovare il proprio lieto fine. Come avrebbe potuto in fondo se stava lentamente perdendo quella che era la possibilità di avere una vita normale?
Tirò su con il naso cercando ancora di trattenere le lacrime prima di grattarsi la fronte e abbassare appena lo sguardo un po’ incerta.

«Mia nonna…proverò a convincerla…anche se lei non mi ha mai dato molto credito…credo che lei sia delusa da me.»


Già, in più situazioni glielo aveva fatto capire, erano troppo diverse ma forse il legame di sangue che le univa avrebbe permesso di trovare un punto di incontro, in qualche modo, nonostante tutto, sapeva che c’era dell’affetto tra loro due altrimenti non si sarebbe mai messa tra lei e un mangiamorte solo per difendere la sua vita.

"Lo sai vero che Helen odia gli auror?"


”Si, ma forse odia di più i mangiamorte…o almeno abbastanza da farsi aiutare da quest’uomo.”


Dovevano almeno provarci e lei li avrebbe fatti incontrare con o senza il suo consenso.
Alzò nuovamente lo sguardo sul ragazzo lasciando scivolare le braccia sulle gambe quando lui le propose di guardare alcuni identikit per cercare di capire se tra quei volti c’era la persona che li aveva attaccati. Fece un respiro profondo ascoltando il battito del suo cuore che aveva preso a battere pericolosamente forte e iniziò ad osservarli uno per uno.
Occhi pieni di rabbia, denti digrignati, sorrisi beffardi…se davvero sua madre era stata una di loro doveva essere stata una persona orribile e disgustosa.

"Queste sono le persone che ti cercano…queste sono le tue origini."


Faceva fatica a concentrarsi su ogni singolo volto, sentiva la paura salirle in gola e impedirle quasi di respirare, inoltre non riusciva davvero a trovare degli appigli per poter capire chi fosse. Il volto era coperto, il corpo pure, non aveva notato segni particolari e la voce era troppo ovattata dalla maschera per poterla distinguere fra i volti urlanti degli identikit. Quando arrivò all’ennesimo mangiamorte che prese a strillare verso di lei le tornò in mente la visione chiara, precisa, di com’era morta.
Il mangiamorte la teneva stretta fra le braccia mentre il mago che era intervenuto per aiutarle gli chiedeva di lasciarla andare. L’oscuro mago, ridendo beffardo, acconsentì ma quando mollò la presa alzò subito la propria bacchetta per scagliare un incantesimo su di lei. Il raggio verde che la raggiungeva e poi il suo corpo a terra, stesso, privo di vita. In pochi potevano vedere la propria morte in diretta e lei stava ancora cercando di capire se poteva essere una cosa positiva o negativa.
Quando nella sua testa risuonò il tonfo del proprio corpo cadere a terra si spaventò sobbalzando sulla sedia e rischiando quasi di far cadere tutti i fogli per terra che non scivolarono dalle sue dita solo perché lei strinse di più la presa fra quei fogli.

«Mi spiace…non riesco a riconoscerlo…mi spiace davvero…»


Si sentì terribilmente inutile, proprio come quando si era trovata davanti a quel mago con la più totale consapevolezza di non valere nemmeno la metà di lui. Era troppo debole, troppo confusa e troppo spaventata…e anche in quel momento.
Finalmente aveva un nome vero da dare a quella sua abilità: Veggente. Ancora non ne aveva parlato con nessuno e non aveva avuto nessuna voglia di cercare informazioni in biblioteca, dopo il ritorno a scuola aveva passato tutto il suo tempo libero in sala comune, china su dei libri che non riusciva a capire, con la mente altrove e la paura di essere scovata di nuovo così forte da impedirle di vivere serenamente anche dentro quelle mura sicure.

«Sa signor Weiss, ho letto molti libri, mi piace molto leggere. In ogni storia quando il protagonista aveva bisogno di qualcuno questo compariva nel momento giusto per essergli di aiuto e conforto, se il personaggio principale andava in pezzi c’era qualcuno a raccoglierne i cocci…lo so che dare sfogo alle proprie emozioni è giusto ma se lo faccio ora so che mi romperò e non ho nessuno a raccogliermi, nemmeno mia nonna. A casa mia mi è stato insegnato che bisogna essere forti e non permettere a nessuno di vedere la nostra parte vulnerabile perché poi se ne sarebbero approfittati. Io ho solo paura di rompermi e non essere più in grado di difendermi…»


Non se ne era nemmeno accorta ma durante il suo piccolo discorso le lacrime avevano preso a scendere dai suoi occhi, lentamente per poi diventare una vera e propria pioggia di dolore. Alzò le mani per cercare di asciugarsi il volto con i dorsi ma quando vide l’uomo porgerle il fazzoletto lo prese, aprendolo completamente per nasconderci dentro il viso. Non si vergognava di piangere davanti a qualcuno di più adulto di lei, aveva solo paura che gli altri capissero quanto lei fosse debole.

«…ma chi sono queste persone? Cosa vogliono? Per cosa combattono? Nessuno vuole dirmi niente, sembra che nessuno ne voglia parlare ma io sono stufa marcia di non vedere. Voglio sapere una volta per tutte e trovare un modo per tornare ad essere una normalissima ragazzina. Quello che ho sempre desiderato era solo uscire dalla mia casa, visitare il mondo, insegnare a controllare e sviluppare i miei poteri, avere degli amici, un fidanzato un giorno e poi un drago. Ho sempre desiderato avere un drago con il quale visitare i posti che non ho mai potuto vedere e di cui ho letto solo nei libri. Io tutto questo non lo volevo, non è giusto, non ho fatto niente di male…»


Era come una diga che si stava crepando e le cui acque iniziavano ad attraversarla con forza sempre maggiore. Un’inondazione di dolore che aveva trattenuto da troppo tempo, dal primo anno, da quando era stata torturata affinchè la sua Lucy potesse trovare posto nella sua anima.


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view post Posted on 24/11/2017, 18:22
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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit


«Delusa? E perché mai?»
Aiden non poté credere che una donna potesse riservare alla propria nipotina la propria delusione e Violet - secondo il suo metro di giudizio - si era comportata in modo molto lodevole e coraggioso, non solo per aver affrontato un temibile Mangiamorte, ma per aver usato la magia al di fuori di Hogwarts come legittima difesa. Aveva rischiato la propria vita per salvare la sua famiglia, per questo Aiden non riusciva a credere e nemmeno tollerare l’idea di una nonna delusa dalla propria nipote.
«Sono sicuro che questa volta lo farà, Violet. Vorrei che le scrivessi proprio ora e che - magari - potessi allegare anche una mia lettera.» Con uno schiocco delle dita, la piuma Prendiappunti si posò sul tavolo e l’Auror poté prenderla in mano come se fosse una comunissima piuma. Prese la boccetta dell’inchiostro nella borsa e un pezzo di pergamena. «Se tua nonna vanta di una certa dose di saggezza allora capirà che non potrà negarmi un colloquio per far fronte a questa storia. Tu mi hai chiesto aiuto, io non me ne vado finché non avrò ottenuto un risultato. Concordi con me a riguardo?»
Alla fine Aiden non poté che rivolgersi alla giovane studentessa in modo confidenziale, mettendo da parte le buone maniere che dovevano essere riservate ad un adulto da parte dei più giovani.
«Come fa di nome tua nonna?» chiese mentre prendeva a scrivere la lettera, in una calligrafia elegante ma decisa.
Nel frattempo la lasciò esaminare gli identikit, finché non la percepì sobbalzare dalla sedia e allora l’Auror alzò gli occhi di scatto per esaminare cosa l’avesse turbata. Alzò quindi un sopracciglio e non disse nulla quando ella si scusò per non essere riuscita ad identificare il proprio aggressore. Non ci aveva sperato molto, ma almeno avevano fatto un tentativo. Tornò quindi ad ultimare la lettera.
«E’ vero.» esclamò, dopo aver posato la piuma e ascoltato le parole di Violet. Gli occhi blu come il mare dell’Auror si posarono sul quel giovane e dolce sguardo, turbato dalla paura, dal dolore… dal pianto… «Riconosco un tocco di verità in ciò che hai detto. Però...» Stavolta Aiden levò un dito, volendo attirare meglio l’attenzione di Violet e trasferirle un po’ del suo sapere di come andava affrontata la vita, basandosi sugli echi degli insegnamenti dei suoi genitori. «A volte bisogna essere un po’ codardi, Violet. Perché senza la paura non si è coraggiosi e in questo non c’è alcun disonore. A volte è necessario perfino spezzarsi, perché una persona spezzata è una persona a cui si toglie sempre di meno. E meno togli, più sei intoccabile.» Sospirò e congiunse le mani, intrecciando le dita. «La tua paura, Violet, è anche la tua forza. E se accetti questo fatto, allora non sarà mai una debolezza. E’ ciò che ho dovuto fare io per essere ciò che sono e sono un Auror che non ha paura di niente perché conosco i miei limiti, i miei punti di forza e quelli che mi rendono debole.»
Ascoltò il suo ennesimo sfogo e non poté che sorridere a sentire del suo desiderio di avere un drago. In un certo senso risvegliò il suo lato sognatore, quello che aveva sempre avuto da bambino. «Sì, beh… Un drago farebbe comodo a tutti, anche se io ho sempre voluto ogni esemplare di creatura, a parte quelle di sgradevole aspetto. Ad esempio, un troll! Chi mai vorrebbe un troll in casa o nel giardino?» Sperò che quel suo piccolo intervento, un po’ giocoso e scherzoso, riuscisse a farla sorridere. Voleva risollevarle un poco il morale, almeno finché non sarebbe giunta la nonna di Violet.

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La lettera verrà mostrata nel prossimo post, dopo aver saputo il nome e cognome della nonna di Violet.
 
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view post Posted on 29/11/2017, 21:20
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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Qualcuno da proteggere - Qualcosa di tragicomico -
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A volte anche lei si era chiesta cos’avesse di così tanto sbagliato da far storcere continuamente il naso alla vecchia signora, ogni cosa che faceva, ogni parola…qualsiasi cosa. Eppure era così, lei sembrava deluderla in continuazione.

«Lei mi voleva serpeverde, come tutti i membri della mia famiglia…sembra che io sia quella diversa. Inoltre non le piace che io combatta per i diritti degli elfi domestici, mi vorrebbe solo impegnata nello studio e nella musica. Nient’altro.»


Già, per la questione del C.R.E.P.A. a casa sua era una guerra continua e spesso si concludeva con la costruzione di muri così solidi in grado di tenerle distante per tutto il tempo del suo soggiorno nella villa, poi tornava a scuola e nessuno delle due faceva riferimento alle sfuriate, si salutavano come due buone conoscenti e ognuno per la propria strada. Durante l’attacco però lei era diversa, era protettiva, sembrava quasi volerle bene.

«Certo, le scriverò subito. Il nome di mia nonna è Blacklight…Helen Blacklight.»


Disse continuano a tirare su con il naso. Stava decisamente male e non sapeva bene come comportarsi, sapeva bene che doveva scriverle una lettera, che doveva attirarla lì ma non sapeva come e forse sapere cosa l’Auror stava scrivendo poteva tornarle utile. Ad ogni modo dopo la sua sfuriata aveva paura di essere sgridata nuovamente ma le parole che il rosso le concesse furono di grande conforto. Lucy le aveva sempre detto che la paura l’avrebbe uccisa prima o poi che nella dose giusta poteva portarti alla vittoria ma che troppa avrebbe solo potuto condurre alla tomba e in effetti riuscì a ritrovare quella verità nelle parole di Aiden.

"Ascoltalo bene, questo tizio non parla mica male…si vede che non fa un lavoro particolarmente leggero."


”Beh, mi pare che tu sia già intoccabile, l’unica persona di cui ti importa sei te stessa…”


In effetti lei teneva a troppe cose e troppe persone per essere del tutto intoccabile.

«Ma diventare intoccabile non rischia di farti diventare cinica? Io non voglio essere cinica…voglio rimanere me stessa anche se continuano a capitare cose brutte.»


Disse estremamente convinta, in fondo non voleva essere cambiata da ciò che le succedeva intorno, non voleva essere così tanto debole per quanto sapesse di non essere nemmeno tanto forte.
Sospirò abbassando lo sguardo e quando sentì riprendere il suo desiderio di avere un drago riportò la sua attenzione sul volto dell’uomo sorridendo appena delle sue parole. Le trovava divertenti, buffe e un po’ stonate in una melodia macabra come quella che stavano componendo in quella stanza. Tragicomico era forse il termine più appropriato.

«Beh, un troll può essere infinitamente utile. Per esempio se vuoi farla pagare ad un tuo vecchio rivale. Mandi il troll così le due stupide creature litigano e ti danno il tempo di trovare la posizione migliore per poter castare qualche incantesimo di incarcerazione. Oppure anche come arieti per entrare da qualche parte…»


Più pensava a quale potesse essere l’utilità di un troll quando si rese effettivamente conto che nessuno avrebbe mai potuto desiderare una creature come quella, eppure sapeva che anche loro provavano sentimenti e forse anche quelle barriere dovevano essere superate prima o poi.

«…poveri troll…anche loro hanno dei sentimenti!»


Rise finalmente nel mondo infantile della su età nonostante gli occhi fossero ancora umidi e un velo di tristezza continuasse ad aleggiare dietro il suo sguardo.


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view post Posted on 30/11/2017, 16:49
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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit


Povera ragazza... fu il primo pensiero dell’Auror dai capelli rossi.
Quella ragazzina non doveva aver avuto vita facile con una famiglia del genere, in cui l’orgoglio per questa o quella Casa poteva generare dissapori nei confronti di coloro che non finivano in quella determinata Casa. Aiden non aveva mai compreso come potesse una cosa così stupida portare al conflitto familiare; dopotutto nella sua c’erano stati membri in ognuna delle quattro Case di Hogwarts e nessuno dei suoi genitori aveva provato disonore o vergogna per una cosa del genere, forse un po’ di orgoglio nei confronti di Aiden per essere stato smistato a Grifondoro ma nessuno aveva rinfacciato Richard per essere finito tra i Serpeverde, Sam e Lena per essere stati dei Corvonero o Ophelia per essere stato chiamata tra i prediletti di Tosca Tassorosso.
«A volte essere diversi è l’unico modo per farci capire quanto in realtà siamo speciali… unici. Non lasciare che questi brutti pensieri ti incupiscano, Violet. Un giorno tua nonna comprenderà il tuo vero valore e ti apprezzerà.» La rassicurò in tono gentile. «Riguardo ai poveri elfi… La penso come te!»
Lentamente estrasse dall’interno del proprio cappotto la spilla del C.R.E.P.A. e sorrise. Anche lui combatteva per i diritti di quelle povere creature, anche se nel proprio Maniero non c’era mai stato un solo elfo domestico, solo Maghi e Streghe - a volte Magonò - che volevano spontaneamente servire una famiglia importante quanto quella dei Weiss.

Aiden vergò di proprio pugno la lettera indirizzata alla signora Helen Blacklight, mosso dall’istinto e dal proprio senso del dovere. Quell’anziana signora sarebbe venuta, spinta dallo stratagemma che aveva intenzione di sfruttare, mirando all’affetto che la donna provava per sua nipote, anche se non lo manifestava apertamente.
Rilesse quella lettera due volte, finché non le sue labbra non vennero apostrofate da un ghigno di pura furbizia. La Volpe avrebbe colpito ancora…

Rispettabile signora Helen Blacklight,
con mio sommo rammarico la devo informare che a seguito di quanto accaduto presso la sua dimora, Vostra nipote, Violet Wilson, è attualmente sotto interrogatorio per aver infranto il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni. E’ quindi pregata di presentarsi immediatamente presso la Testa di Porco per il colloquio preliminare all’udienza.
Per ovvi motivi è stato scelto un luogo diverso dal Ministero, per facilitare il trasporto e la sicurezza di sua nipote che attualmente risiede presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Doverosi e rispettati saluti
Auror A. Weiss


La porse a Violet del tutto soddisfatto e la fissò con intesa. «E’ sufficiente? Dovrebbe pungerle l’orgoglio e l’onore così. Se sua nipote rischia di finire in prigione per una cosa del genere, soprattutto se non meritata, correrà qui in un battibaleno.»
Si passò due dita sulla barba rossiccia alla domanda di Violet dopo aver preparato la busta dove avrebbe depositato la lettera da inviare. Ci rifletté sopra diversi minuti, finché non le disse: «No se desideri con tutta te stessa che esso non accada. Però rammenta sempre che per raggiungere una vittoria a volte serve un sacrificio. Spesso dobbiamo fare scelte difficili, drastiche e pericolose… Ma saranno proprio quelle alla fine a determinare l’esito di tutto, perfino del nostro essere e della nostra felicità. Potranno esserci rimpianti e delusioni ma la cosa realmente importante è quella di non voltarsi mai indietro, perché se lo fai allora sarai perduta. Ascolta sempre il tuo cuore, Violet, e il tuo istinto. Sono le armi più forti che hai, perfino più di una bacchetta.»
La battuta e la spiegazione sulla possibile utilità di un troll lo fecero sorridere di puro divertimento. In un certo senso Violet aveva ragione e il suo ragionamento non faceva una piega. Annuì mentre ridacchiava, almeno sembrava che scherzando il quel modo l’avesse in un certo senso aiutata a rilassarsi.
Infine si schiarì la voce e tornò serio e alla propria personalità. «Inviamo tutto a tua nonna allora?»

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view post Posted on 3/12/2017, 22:15
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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Qualcuno da proteggere - Invio lettera in corso -
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Un altro sorriso spuntò dal suo volto quando si rese conto che qualcuno finalmente le diceva quello che aveva sempre pensato, che il mondo era bello perché pieno di persone e creature uniche nel proprio genere e non nella “conformità della specie” che avrebbe invece reso grigio un mondo che era meravigliosa soltanto se variopinto. Quando poi vide la spilla del C.R.E.P.A. i suoi occhi si illuminarono. Sapeva che si era iscritta un sacco di gente ma non aveva avuto modo di conoscere tutti uno per uno.

«Che meravilgia, sono felice che anche lei sia iscritto…quando abbiamo fatto ripartire il progetto io, Oliver, Helen e Chrisalide non avevamo idea che sarebbe andata così bene, temevamo di essere soli contro il mondo.»


Annuì terribilmente felice nel vedere che il tempo le aveva dato torto e che molta gente si era unita a loro. Quando poi lesse la lettera si mise quasi a ridere di gusto, aveva proprio fatto la scelta giusta a chiedere aiuto ad un Auror e il destino le aveva mandato la persona perfetta, aveva già capito come colpire nel vivo e come attirare lì Helen.

«Wow questa dote di saper giocare con le parole e con i fatti reali è una cosa che vi insegnano nell’accademia per Auror?»


Chiese ridacchiando e sentendosi a suo agio non aveva nemmeno paura di sembrare troppo sfrontata, non come all’inizio per lo meno.

«Temo che quando la signora Helen Blacklight scoprirà che sua nipote è una possibile delinquente correrà qui subito a ricordare che è indecoroso prendersela con una famiglia di alto lignaggio come il nostro.»


Già se la vedeva arrivare tutta impettita e con il volto trasfigurato dalla rabbia, il suo fare altezzoso e la voglia di stritolare l’Auro con le sue stesse mani.

«Mi spiace signor Weiss ma se si tratta di sacrificio l’unica persona che sono disponibile a mettere in gioco sono io, ci proverò sempre a tenere al sicuro chi amo, a qualsiasi costo…in ogni caso non sono una persona che vive di rimpianti, sono abituata a prendere la situazione che ho cercando di portarla sempre a mio vantaggio, anche con i mezzi più inusuali e poco convenizonali.»


Beh lei era pur sempre quella che aveva attaccato un potente mago oscuro con un fuoco d’artificio dei tiri vispi Weasley riuscendo anche nel suo intento.

”Fidarmi del mio istinto…”


Pensò rendendosi effettivamente conto che se fino a quel momento era riuscite in molte sue imprese non lo doveva soltanto a sé stessa e al proprio cervello ma anche alla sua parte più istintuale, alla sua Lucy, che era sempre presente nel suo animo a prendere per lei scelte che mai Violet avrebbe nemmeno preso in considerazione.

"Oh sì, bimba, fidati di me!"


Canticchiò il suo alter ego mentre la Corvonero si alzava dalla sedia per fare strada ad Aiden.

«Venga pure con me signor Weiss, la porto dove ci sono i gufi con il quale mandiamo gli ordini così da poterlo mandare da mia nonna…»


A meno che Aiden non avesse avuto un gufo nella manica, Violet lo avrebbe condotto verso l’entrata dove alcuni gufi sonnecchiavano pigramente in una grossa gabbia in attesa di poter svolazzare nel cielo blu.


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view post Posted on 4/12/2017, 10:16
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Aiden Weiss
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La spilla del C.R.E.P.A. aveva fatto brillare di commozione gli occhi della giovane studentessa e Aiden fu più che contento di averle dato modo di risollevarsi dal suo stato di tristezza e preoccupazione.
«Perché non vi siete mai arresi.» le disse con un sorriso. «Ora dovrai fare altrettanto...»
Ripose la spilla dentro la giacca e nel vederla ridere di gusto per quanto aveva scritto nella lettera, causò un certo motivo d’orgoglio nel fulvo irlandese. Si lisciò i baffetti con sommo divertimento, sembrando a tutti gli gli effetti un pavone che eseguiva una ruota perfetta. Aiden amava quando qualcuno apprezzava le sue doti, il che non accadeva spesso, ma quando succedeva si sentiva come il Re del Mondo. L’orgoglio era uno dei due peggiori difetti dell’uomo, ma in quel caso poteva quasi sembrare comico nel vederlo gongolare.
«No, non me lo hanno insegnato a lavoro. Ho avuto due mentori davvero eccezionali da tutta una vita e uno di loro continua a darmi preziosi insegnamenti. Entrambi i miei genitori sono Auror, anche se sarebbe più corretto dire che mio padre fu un Auror. E’ morto, purtroppo...» Si morse l’interno della guancia e trasse un profondo respiro. Ogni volta che ci pensava, ogni volta che ne parlava a qualcuno si sentiva il peso di quella perdita sul cuore. Non era riuscito del tutto a guarire, la ferita che gravava su di lui da ben sei anni spesso e volentieri sanguinava e non era così facile farla smettere.
«Bene. Almeno è certo che così tua nonna verrà subito.» Riprese la lettera e la piegò con cura, per poi riporla dentro la busta.
Aiden alzò un sopracciglio e lo sguardo sulla ragazza dopo essersi alzato e sistemato la giacca che ancora aveva indosso. Non riusciva a credere quanto una ragazzina giovane ed inesperta come Violet potesse davvero sacrificare sé stessa per la vita di qualcun altro; tuttavia, l’Auror aveva parlato di un altro tipo di sacrificio, quello più doloroso, quello che spesso di tagliava in due l’anima.
«Non mi riferivo al sacrificarsi in senso letterale. Ciò di cui parlavo è qualcosa che forse va’ ben oltre la tua comprensione, ma sono certo che con il tempo lo capirai. Spesso con sacrificio viene inteso come il lasciare una parte di sé indietro, rinunciare ad essa, per un bene superiore.» prese a spiegare. «A volte è sinonimo di rinuncia in qualcosa in cui credevi o desideravi fortemente dal renderti incompleto se non ce l’hai.»
Aiden non fece alcun esempio per farle comprendere il succo della questione, lasciò il tutto avvolto in un alone di mistero. Un giorno Violet lo avrebbe capito da sola e ciò avrebbe significato scegliere quale strada intraprendere. Non sarebbe stato lui a forgiarla per qualcosa che non era o che non si sentiva in grado di fare, non era suo padre, era solo un Auror al quale aveva chiesto aiuto e nient’altro.
Il momento dei consigli sembrò terminato, il rosso seguì la ragazzina verso la zona in cui erano tenuti i gufi per spedire le ordinazioni. Ne scelse uno dall’aspetto particolarmente agile e veloce, un gufetto vagamente più piccolo rispetto agli altri. Lo accarezzò sulla testa dopo avergli consegnato la lettera. «Niente soste, vai direttamente a destinazione.» si raccomandò dopo avergli dato uno dei biscottini per gufi che teneva sempre nelle tasche del giubbotto per il suo Merlino.
Quando vide il gufetto spiccare il volo e poi scomparire, si girò verso Violet. «E ora aspettiamo!» Rientrò dentro, a passo felpato.

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view post Posted on 6/12/2017, 21:15
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Qualcuno da proteggere - L’arrivo della vecchia Blacklight -
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Violet ci aveva pensato a lungo alla possibilità di contattare un Auror oppure no e il tentennamento dipendeva dal fatto che in qualche modo aveva avuto molta paura, terrore di trovarsi davanti qualcuno che sembrava poco umano e che magari l’avrebbe guardata dall’alto in basso non ritenendola degna di certe attenzioni ma alla fine aveva deciso di andare avanti con il suo progetto. Anche quando era arrivato Aiden l’angoscia non l’aveva abbandonata e inizialmente lo guardava in maniera poco umana ma man mano che il loro colloquio procedeva il signor Weiss non solo le sembrava un uomo come tanti ma anche piuttosto simpatico. In fondo forse aveva fatto bene.
Ridacchiò ancora più forte quando lo vide gongolare lisciandosi i baffi decisamente orgoglioso del fatto che la Corvonero gli avesse fatto un complimento ma quando l’uomo parlò di suo padre e della successiva morte l’atmosfera sembrò cambiare del tutto. Lei non sapeva cosa significava perdere un padre con il quale si aveva trascorso una vita intera, il suo era morto prima che la piccola potesse anche solo far udire il suo primo vagito. Conosceva la sensazione della mancanza ma della perdita no e non poteva immaginare quanto fosse doloroso. Avrebbe voluto allungare una mano verso la sua per consolarlo.

«Mi spiace signor Weiss, non volevo riportarle alla galla pensieri tristi.»


"Hai la delicatezza di un elefante."


Ridacchiò la sua Lucy, all’interno della sua testa, colpendole la mente come fosse un pugno in pieno stomaco.

”Mi spiace, io non aveva idea…insomma se l’avessi saputo non avrei mai tirato in ballo una cosa del genere….”


Rispose mentalmente al suo alter ego abbassando lo sguardo a terra piuttosto dispiaciuta e ritirando subito la mano senza nemmeno arrivare al contatto temendo di essere troppo invadente, in fondo non era un suo conoscente stretto e non aveva idea se potesse fargli piacere la vicinanza di una perfetta estranea oppure no.
L’uomo sembrò riprendersi apparentemente in fretta e questo quasi sollevò la ragazzina che ascoltò con molta attenzione i successivi consigli che arrivarono ma lei continuò a guardarla con aria perplessa. Non riusciva a capire in che senso, l’unico sacrificio che ei riusciva a concepire era lo stesso che aveva fatto sua madre per permetterle di continuare a vivere, morire affinchè sua figlia potesse avere una chance nel mondo.
In quel momento però c’erano decisamente cose più importanti da fare e di sicuro non lo aveva chiamato per una seduta psicologica. Andarono quindi insieme a spedire la lettera e quando il gufo prese il volo Violet indicò nuovamente la strada verso lo scantinato.

«Le assicuro che dopo aver letto quella lettera mia nonna sarà in grado di trovarci fino in capo al mondo.»


Ovviamente, come ogni cosa nella vita della ragazzina, la vecchia Helen non trovava decoroso che lei lavorasse come garzona, soprattutto in un posto malfamato come quello. Una signorina di buona famiglia non aveva la necessità di lavorare e soprattutto non doveva mischiarsi con la comune plebaglia. Ma a Violet fregava poco o niente della sua opinione e quindi andava avanti tranquillamente per la sua strada. Quel posto le piaceva come anche gli altri dipendenti e di sicuro non lo avrebbe lasciato solo perché una vecchia pazza trovava disonorevole sudarsi un po’ di soldi.
Ci volle quasi un’oretta prima che le soavi note della vecchia si facessero sentire all’entrata del locale.

«DOV’È MIA NIPOTE? DOVE SI TROVA VIOLET WILSON?»


La vecchia Blacklight era arrivata così arrabbiata che aveva attaccato il povero Henry senza nemmeno attendere un solo istante e urlando così forte che la sua voce sarebbe potuta arrivare tranquillamente fino in Cina.

"Io direi che questo sarebbe il momento giusto per prendere a metropolvere e fuggire il più lontano possibile da qui."


Si fece nuovamente sentire Lucy nella testa della Corvonero, questa volta Violet la poteva sentire tremante, spaventata.

”Ma sul serio? Non hai paura di nulla tranne che….di mia nonna?!? Non puoi essere seria.”


"Invece si…e dovresti averne paura anche tu."


Ma lei aveva litigato così tante volte con l’anziana signora che ormai non la temeva più. Quella donna, per quanto potesse amarla, le aveva fatto le cose peggiori che si potesse fare ad una persona e quello non era sicuro che glielo avrebbe perdonato tanto presto.
I passi di Helen si fecero sempre più pesanti, sempre più rumorosi finchè la porta dello scantinato non si aprì di colpo e si fece avanti una signora piuttosto robusta, con dei ricci capelli bianchi, un cappotto nero piuttosto elegante e dall’aria costosa esattamente come l’orlo di pizzo grigio scuro del vestito che si intravedeva.

«Ero convinta di essere stata chiara riguardo l’incidente e mi era stato assicurato che non sarebbe stato preso nessun tipo di provvedimento nei suoi confronti. Esigo una spiegazione giovanotto, ora.»


Disse la donna chiudendosi la porta alle spalle e guardando Aiden con aria altezzosa, come se vivesse nella convinzione di essere lei a comandare il mondo. Quando Violet la vide si irrigidì sul posto, alzandosi in piedi senza nemmeno rendersene conto e fissando la donna che era arrivata in quel posto…ma lo aveva fatto per lei o solo per la sua reputazione? Dopo gli avvenimenti all’interno della casa lei si sentiva davvero confusa nei confronti della nonna. L’amava come aveva dimostrato durante l’attacco oppure amava solo l’idea della nipote perfetta? Non capiva, non ci riusciva proprio, nemmeno davanti all’evidenza dei fatti e di quanto avesse rischiato per lei durante quegli ultimi dodici anni.


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