All we know., Privata

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view post Posted on 22/11/2017, 07:41
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Ocean eyes.

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Prima di poggiare i piedi a terra Megan si era girata più volte nel letto, cercando di dare tregua a quell’insonnia che, non le aveva dato modo di chiudere occhio per tutta la notte. Ciò che era accaduto la sera prima ai Tre Manici di Scopa, l’aveva turbata parecchio, rivedere Wolfgang aveva generato una corrente di pensieri che, incessante, si era introdotta nella sua mente senza darle attimi di tregua. Pensava continuamente, i dubbi e le perplessità le mangiavano lo stomaco e poteva sentire quel maledetto sentimento rivoltarle la pancia, senza essere in grado di farlo smettere. Svuotare la mente? Ci aveva provato troppe volte nella notte, eppure, si era ritrovata sempre allo stesso punto; un circolo vizioso a cui doveva, per forza, arrendersi.
La luce filtrava attraverso le tende socchiuse della stanza, una luce forte, fredda come il mese che la portava; Megan raccolse tutte le sue forze e si alzò in piedi poggiando i piedi sul freddo lastricato, il quale liberò l’impulso di un brivido che le percorse l’intero corpo. Scostò le tende, non c’era il sole, era una di quelle giornate la cui luce non permetteva di aprire gli occhi a pieno; si portò la mano davanti al viso coprendo parzialmente la visuale che, dopo plurimi tentativi , riuscì a togliere, perdendosi nel panorama mozzafiato di cui non poteva mai fare l’abitudine.
Lo sguardo perso in quello scenario venne distolto dal miagolio insistente di Damon che, con prepotenza, grattava la porta in legno scuro –“Cosa c’è piccola peste?!”- Megan lo raggiunse e chinandosi lo accarezzò con dolcezza –“Ti apro, non fare danni in Sala, tanto ora scendo!”- aprì la porta lasciando uscire il manto tigrato per poi tornare a prepararsi; la domenica era sempre un buon giorno: nessuna attività, solo meritato riposo e divertimento.
Lo specchio rifletteva una figura stanca, i segni della notte poco consigliera le solcavano il viso ma, nulla che il trucco non potesse nascondere. La pittura sbiadita - che le colorava ancora la pelle - venne rimossa senza alcuna difficoltà, sostituita da un impeccabile make-up leggero mentre il pigiama, venne rimpiazzato da jeans e un maglioncino bianco; i capelli, invece, avevano ancora i residui del biondo, ormai ramato - che creava un gioco di luci e tonalità con il suo castano naturale piacevole alla vista - li pettinò con cura, lasciandoli scorrere lungo la schiena avvolgendoli in una sciarpa bianca, poi riordinò frettolosamente la stanza, prese la borsa e uscì.
La sala comune era vuota, non c’era nessuno ad aspettarla, nemmeno Danielle che era solita nel svegliarla per scendere insieme in Sala Grande a fare colazione. Con somma sorpresa ed un pizzico di rammarico, scese i gradini ed afferrò la giacca di pelle che aveva lasciato sopra la poltrona blu davanti al camino, la indossò pronta ad affrontare quella nuova giornata, cercando di distrarsi il più possibile.
-“Damon ma cosa diavolo stai facendo si può sapere!”-
La grossa palla di pelo era intenta a miagolare forte e a muovere la coda a raffica, accovacciata dietro alla porta principale –“Cosa miagoli così?!”- turbata Megan, si avvicinò alla porta poggiando l’orecchio su di essa ma, non udì alcun rumore, estrasse la bacchetta dalla borsa e con discrezione l’aprì.
Una piccola civetta bianca delle nevi sostava dietro l’uscio con in becco una lettera; quando la Corvonero cercò di avvicinarsi, fu Damon più veloce di lei: con la grazia di un gatto di dieci chilogrammi, si avventò contro la piccola bestiola cercando di agguantarla ma, per un soffio, Megan riuscì ad afferrarlo tirandolo a sé –“Ma sei impazzito!”- gridò, chiudendolo all’interno della sala.
-“Mi spiace, non è poi così cattivo come sembra...”- si avvicinò al rapace con cautela tendendo la mano, non era sicura di uscirne illesa ma, sembrò non importarle affatto –“...quella è per me?”- domandò, come se la civetta potesse risponderle.
Mentre avanzava con prudenza, riuscì a cogliere qualche piuma, caduta a terra forse nell’intento dell’animale di fuggire. Ora si trovava a qualche metro da lei, su una delle finestre della torre, scese i primi gradini e quando fu ad un passo da lei, con il braccio ancora teso, afferrò la lettera che venne ceduta nell’immediato dal pennuto –“Grazie!”- le sorrise con garbo mentre, con la mano libera cercò un contatto: quella graziosa creatura si fece accarezzare e volò via.
Quando rivolse lo sguardo verso la lettera si rese conto che era indirizzata a lei, il pensiero fu uno solo: Wolfgang. Lo aveva detto la sera prima: avrebbe mandato Felix? –“Santo cielo, quella era la civetta di Wolfgang!”- sbigottita, portò la mano sulla bocca –“Ma cos’ è una maledizione questa?!”- un ghigno nervoso terminò la frase poi, aprì la busta ed estrasse il foglio.

Megan,
Come promesso, ecco la mia lettera.
Spero che potrai perdonarmi la poca padronanza epistolare
ed accettare di incontrarmi nuovamente.
La tua precedente vittima,
Wolfgang.



Un sorriso riempì di luce il volto della ragazza che in tutta fretta si precipitò in Guferia, avrebbe incontrato Wolfgang il giorno stesso. [...]




Dopo aver raggiunto il terzo piano, con l’ansia che l’avvolgeva in un abbraccio soffocante, a passi lenti e decisi si diresse verso il Cortile della Torre dell’Orologio, mancava qualche minuto all’appuntamento e da brava ragazza dalla precisione impeccabile non tardò, anzi, decise di arrivare di proposito qualche minuto prima, per poter cercare in quel luogo la giusta dose di tranquillità prima di chissà quale probabile disastro.
Il tempo non era cambiato, quella luce abbagliante illuminava il cielo e l’ambiente circostante, rendendolo più affascinante di quanto già non lo fosse. Quella parte, in rovina, del castello – che aveva potuto vedere solo di sfuggita mentre attendeva una delle lezioni di Incantesimi – era una cornice di un quadro suggestivo: un angolo di paradiso, dove liberare i pensieri più angusti e immergersi in una realtà più profonda di sé. La vista ampliava l’aura che si respirava; affacciarsi in quel lato del castello significava godere a pieno di uno scenario che poteva solo lasciare senza fiato: le montagne si elevavano in tutta la loro maestosità e il verde curava la loro immagine, lasciando alle rocce il compito di spezzarne il tono.
Megan si avvicinò alla fontana - ormai quasi deteriorata del tutto dal tempo - toccando una delle statue che figuravano un’aquila; con delicatezza ne seguì ogni linea, soffermandosi a pensare a quanto la sua vita fosse cambiata in meglio da quando faceva parte di quella meravigliosa famiglia. Un sorriso dolce accompagnò quel pensiero, continuò ad avanzare, dirigendosi verso uno degli archi che circoscrivevano quel luogo, posò la borsa a terra sedendosi sul muricciolo in pietra con le spalle rivolte verso l’entrata ed il volto verso il cielo bianco.
Da lì a poco un rumore alle sue spalle avrebbe richiamato la sua attenzione, tornando a farle sentire il cuore pomparle fino alla gola.



Edited by Megan M. Haven - 1/12/2017, 23:00
 
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view post Posted on 25/11/2017, 16:44
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Wolfgang non aveva fatto in tempo a tornare nel proprio Dormitorio dalla sua visita in Infermeria - l'emicrania era ormai solo un lontano ricordo - quando un gufo dal piumaggio acceso e, stranamente, geometrico, a lui sconosciuto, decise di infilarsi all'interno della stanza insieme a lui. Sperava che quel volatile non decidesse di lasciare qualche ricordino sui letti di Von Kraus o di Black: non aveva ancora avuto modo di conoscerlo, ma era sicuro che nessuno dei due avrebbe apprezzato il "regalo" - e il gufetto avrebbe difficilmente avuto modo di uscire dalla Sala Comune con entrambe le ali. Eppure, sembrava che l'animaletto volesse proprio seguirlo: nel momento in cui Wolf si sedette sul proprio letto, il gufetto si accomodò sulla testata, osservandolo con aria impaziente - probabilmente Felix si trovava ancora a Londra e non aveva fatto in tempo a... Megan.
Che quella lettera venisse da lei?
Con dita leggermente insicure, Wolf si accinse a liberare il gufetto dalla missiva per leggerne il contenuto.


“Ciao Wolfgang,
con grande sorpresa ti leggo e ne sono molto felice, sembrerebbe che le promesse tu le sappia mantenere.
Ti aspetto al Cortile della Torre dell’Orologio, terzo piano, tra un’ora.
Qualora non fossi a conoscenza della sua posizione, sono sicura che un prefetto potrà aiutarti.
A più tardi,
Megan.”



No, Felix non sarebbe riuscito a tornare in tempo da Londra.

*

Non era mai stato in quella zona del castello, ma aveva una vaga idea di dove si trovasse: eppure nulla avrebbe potuto preparare Wolf allo spettacolo che gli si parava innanzi agli occhi. Una luce abbagliante che creava un gioco di luce suggestivo sulle rovine di quel cortile, il paesaggio che si stagliava in lontananza. Tutto stupendo. Tutto completamente privo di significato rispetto alla figura che gli dava le spalle seduta sul muretto in pietra - quella figura a cui continuava a pensare da quando l'aveva incontrata a Londra. Che gli toglieva il fiato.

Megan.

Non riuscì a pronunciare altro, le parole gli morirono in bocca - strozzate da un'ansia soffocante che la sera prima era riuscito a sconfiggere con l'aiuto della fiaschetta di Vagnard.
No, forse questo non era completamente vero ma nulla avrebbe potuto convincerlo a lasciar libere di quelle parole - parole che avrebbero rivelato troppo di lui, che l'avrebbero messo a nudo dinnanzi a lei.
Qualcosa che ancora non riusciva a concedersi. Neppure con lei.
 
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view post Posted on 28/11/2017, 02:54
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Tutto quello che doveva fare era aspettare: il tempo sembrava scorrere più lentamente del solito e le appesantiva la testa che, sommersa da pensieri, viaggiava indisturbata in un sentiero, pieno di paure e preoccupazioni, dalla fine incerta.
Tamburellava le dita sul muricciolo in pietra, scaricando la tensione che le si attanagliava addosso ad ogni minuto di attesa; sapeva bene cosa sarebbe accaduto di lì a poco, aveva immaginato quel viso così bene e talmente tante volte in quei mesi da poterlo rendere quasi tangibile ogni volta che lo desiderava. Eppure, tutte le volte che Wolfgang era veramente lì, davanti a lei, non riusciva a capacitarsene: una sensazione di cui non conosceva l’origine ma solamente la certezza del calore che emanava.

Un leggero venticello si era fatto strada tra le fessure della struttura in pietra, Megan, riparata tra le due colonne, si lasciava accarezzare dalla brezza fredda, affossando il viso nella calda sciarpa bianca. Il clima non era certo dei migliori per rimanere fuori, sotto quel cielo, ma era certa che quel freddo di lì a poco avrebbe fatto solamente da sfondo.
Il flusso di pensieri, che l’avevano tenuta occupata per tutta l’attesa, venne interrotto da una voce che la chiamò a sé, Wolfgang alle sue spalle aveva fatto il suo ingresso nel Cortile.
Le mani della giovane Corvonero strinsero forte la fredda pietra, cercando di trattenere l’impulso di quel battito che, piano piano, andava accelerando; avrebbe voluto strappare via il suo cuore in quell’istante, gettarlo nel vuoto di quell’altura senza pensarci due volte ma, una parte di lei lo voleva ancora lì. Sarebbe stato semplice lavarsi le mani dopo tutto quello che era successo, voltare pagina e andare avanti; forse avrebbe potuto funzionare con qualsiasi altra persona ma, non con Wolfgang. Quello che aveva visto in lui a Londra, quello che aveva sentito per lui e vissuto con lui quel giorno, era troppo da poter perdere, non poteva permetterselo e sapeva di aver rischiato di vederlo andare via, non sentendolo per tutto quel tempo.
Quando fu pronta, fece un respiro profondo cercando di rilassare il più possibile ogni muscolo del proprio corpo, voltò la testa e lo vide –“Wolf…”- rispose con un leggero sorriso che le dipinse il volto, preoccupato da ciò che sarebbe potuto succedere quel giorno.
Portò le gambe verso l’interno del cortile, ruotando il busto in direzione del giovane Serpeverde che, a passi lenti ed apparentemente incerti, avanzava verso di lei -“…come stai?”- gli chiese osservandolo attentamente: il biondo dei suoi capelli e gli occhi ghiaccio risaltavano di una luce propria quel giorno; sembrava cresciuto di qualche centimetro e i lineamenti essere più marcati.
-“Ti sei divertito ieri?”- domandò curiosa, poi, scese dal muretto poggiando il lato sinistro del corpo alla parete e, portò le mani verso la bocca riscaldandole appena -“Spero che questo posto ti piaccia, perdona il clima non dei migliori ma, un Tedesco di sangue come te dovrebbe resistere anche alle tempeste glaciali...”- alzò le sopracciglia concedendosi una breve pausa–“…no?”- concluse regalandogli un sorriso divertito.
Cercava di rompere quella barriera che inevitabilmente si era alzata davanti a loro, certa che ci sarebbe riuscita in un modo o nell’altro come era già accaduto in passato.
Si trovavano lì, l'uno di fronte all'altro come l'ultima volta ma, senza bacchette in pugno. Avrebbero dovuto chiarire una volta per tutte quella situazione che, ormai da tempo, era rimasta appesa ad un filo con il pericolo di spezzarsi da un momento all'altro; restava solo un'unica domanda ed una decisione da prendere: chi dei due avrebbe iniziato il discorso?


 
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view post Posted on 29/11/2017, 21:17
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Cos'era quell'ansia che sembrava soffocarlo? Che rendeva i suoi passi così lenti e incerti, nonostante ogni fibra del suo essere sembravano spingerlo in direzione della ragazza che con un'unica parola - un'unica sillaba - era riuscita a spezzargli il fiato in gola. Incapace di parlare o di continuare a muoversi, Wolf si fermò ad osservare Megan girarsi ad osservarlo: solo quando sentì il peso dei suoi occhi su di lui, l'aria tornò ad invadergli i polmoni insieme a una specie di tranquilla felicità.
Megan.
Pronunciare il suo nome ancora una volta, solo per il piacere di poter finalmente sentirne il suono ancora una volta: non aveva parlato a nessuno del loro incontro a Londra. E anche la sera prima non aveva avuto il cuore di farlo - come avrebbe fatto a rimanere zitto dopo?
Anche troppo direi: e ne ho pagato le conseguenze. Tu, invece? Ti sei divertita?
Solo dopo una lieve incertezza, Wolf riuscì a concentrarsi sulle parole di lei: era sicuro che gli avesse domandato altro, ma non riusciva a rammentare quale fosse. Purtroppo ricordava perfettamente quella specie di battuta sul "giocare con il fuoco", così come ogni singolo istante del loro duello: a ricordare come le avesse scagliato una sedia contro, Wolf non riuscì a trattenere una smorfia. No, doveva smetterla di perdersi nei propri pensieri e cercare di concentrarsi sul presente: aveva atteso quel momento fin dall'istante in cui aveva dovuto salutarla a Londra e ora non riusciva neppure a intavolare una semplice conversazione?
Questo posto è stupendo, ma dopotutto sei stata incredibile a Londra: come potevo aspettarmi qualcosa di meno?
Ecco, ora stava di nuovo assomigliando a se stesso e non alla pallida copia di quello che era stato dopo quel disastroso duello - promemoria per sé stesso, mai e poi mai duellare con qualcuno con cui si era coinvolti emotivamente.
Oh, non ti preoccupare per me: piuttosto, riuscirai a resistere dal momento che tu non sei una "tedesca di sangue come me"?
Stava evitando di pensare al vero motivo per cui aveva chiesto quell'incontro: quando la scuola era ricominciata aveva pensato di poter rivedere Megan durante qualche lezione o qualcosa di simile, ma non era successo. Quello che era capitato, invece, era ai limiti del tragicomico ed entrambi sembravano pagare le conseguenze della loro ingenuità.
Come stai, Meg? Come sei stata dopo... dopo.
Una parola. Non ancora quella giusta.
 
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view post Posted on 30/11/2017, 19:25
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Lo sguardo fisso su Wolfgang - concentrato a catturare ogni suo singolo movimento, ogni suo minimo gesto e parola - venne distolto per un istante ed accompagnato da un leggero movimento che, la vide tornare poggiare i piedi a terra, stabile, in una posizione più sicura.
-“Ho passato feste migliori...”- la risposta secca e fredda andò a concludere quell’argomento, troncato sul nascere. Non aveva voglia di parlare della sera precedente, di dirgli quanto avesse inciso il loro incontro in quella serata, quanto le sue aspettative erano state ostacolate e quanto aveva immaginato diversa quella festa che, invece, si era rivelata un totale disastro.
Un sorriso amaro comparve sul volto di Megan che, con passi decisi, si avvicinò al giovane; lo aveva ascoltato pronunciare belle parole sul suo conto, parole che riuscivano a scaldarle il cuore a freddo ma, se si soffermava su tutto ciò che era accaduto non riusciva a rispecchiarsi veramente in esse. –“Riesci sempre ad essere così gentile con me…”- disse volgendogli un sorriso grato, sicura di non meritare affatto ciò che il ragazzo le aveva detto –“…credi che sia davvero così?”- continuò accigliata, scuotendo la testa lentamente.
–“Comunque, resisto anche senza avere il sangue tedesco...sai bene che non mi butta giù niente!”- lo sguardo provocatorio venne accentuato dalle sopracciglia che si alzarono ed abbassarono in una frazione di secondo.
Di nuovo la stessa storia, non riusciva a tenere lontano quel lato del carattere provocatorio, sempre in cerca di una sfida da poter piazzare e cercare di vincere. Nonostante fosse consapevole di non doverlo fare con Wolfgang - poichè non era giusto ne corretto dopo quello che c’era stato tra di loro - era fermamente convinta che se avesse avuto l’intenzione di costruire un rapporto con lui, lui stesso avrebbe dovuto accettare i pro e i contro del suo essere e viceversa. Ma sarebbero stati veramente pronti? Erano lì per un motivo: sbattersi in faccia la verità, tutta la verità prima di qualsiasi altra cosa.

Per quanto credeva di essere pronta a sostenere quel discorso, quando Wolfgang le chiese con discrezione come si era sentita dopo quel giorno, rabbrividì. Sentì il respiro mancarle, le tempie pulsare ininterrottamente; chiuse gli occhi e li riaprì cercando la giusta stabilità per poter parlare e, con i pugni stretti ed una serie di respiri profondi, lasciò uscire le parole, promettendo a se stessa di non mentire per difesa o per paura.
-“Sai Wolf, credo che non ci sia una differenza tra il come sto oggi e come sono stata allora…”- lo guardava fisso negli occhi senza distoglierli nemmeno per un istante –“…mi sento tormentata...”- si morse il labbro inferiore, cercando di ricordare bene quegli attimi. Era consapevole di aver provato piacere nel vederlo in difficoltà nelle fiamme, nel vedere il sangue scorrergli in viso ma, era altrettanto cosciente di aver provato il rimorso di quelle azioni.
-“…non so cosa mi sia successo veramente lì dentro quel giorno ma, credo che quella parte di me è una parte con cui devo e dovrò convivere.”- abbassò gli occhi sospirando –“Mi dispiace io… non so…”- portò la mano sulla fronte lasciando che afferrasse i lunghi capelli alla radice, sollevò la testa e con una smorfia di rammarico decise di non proseguire ma di girare la stessa domanda al suo interlocutore: -“Tu?”- concluse, lasciando alla paura la libertà di avvolgerla ancora una volta.


 
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view post Posted on 2/12/2017, 22:54
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La risposta di Megan era arrivata completamente inaspettata: Wolf non pensava di aver bevuto tanto da dimenticare cosa fosse successo alla festa, soprattutto gli sembrava di ricordare i suoi sorrisi, le sue battute. L'aver scoperto con chi si stava intrattenendo poteva averle rovinato a tal punto la serata? La stava per caso infastidendo anche in quel momento?
È un peccato sentirtelo dire: ieri sera stavi benissimo nel tuo costume.
Poco importava l'alcol ingerito prima della festa o la Burrobirra che aveva ordinato, il ricordo del suo profumo era ben impresso nella sua mente: un ricordo che alla luce della risposta di Megan assumeva una tinta agrodolce. Ma come ammetterlo quando lei, con tanta noncuranza, era riuscita a minare quel poco di sicurezza che l'aveva accompagnato fino a quel momento? Se anche quelle che sarebbero dovute essere semplici chiacchiere riuscivano a destabilizzarlo tanto, come avrebbe affrontato il resto della loro conversazione?
Quando finalmente rialzò lo sguardo, Wolf si rese conto di quanto Megan si fosse avvicinata a lui: ancora una volta, avrebbe osservare i suoi occhi ma era troppo concentrato sulla smorfia amara, che non poteva essere scambiata per un sorriso. Eppure, le parole di lei avevano un suono dolcissimo, seppur il loro contenuto fosse incredibile.

Non ti ho mai mai mentito fino a questo momento.
Non voleva sembrare permaloso, ma non riusciva a ritrovare in questa ragazza capace di mettersi in discussione fino al punto di dubitare di sè stessa - e di lui - la ragazza spensierata con cui aveva passato un pomeriggio indimenticabile solo pochi mesi prima. Eppure lei era lì, davanti a lui, la stessa ragazza che gli aveva prestato il bracciale, che ancora portava legato al polso - la stessa ragazza che per lui aveva deciso di correre un rischio e che, secondo lui, valeva il rischio che aveva deciso di correre quel giorno.
Credo davvero che tu sia stata - che tu sia fantastica. Non ti mentirei mai su qualcosa di simile.
Non riusciva a sopportare la smorfia accigliata che sporcava i lineamenti di Megan, ma non sapeva come fare a cancellarla.
Combattendo ogni istinto che lo esortava a non avvicinarsi oltre, Wolf allungò una mano per poter prendere quella di lei: a Londra si erano tenuti per mano, ma per quanto piacevole fosse stata quella sensazione, ora sembrava tutto più vero, più reale.

Meg, mein Lieber, credo ad ogni singola parola di quello che ho detto finora.
Sperava davvero che Megan gli credesse: forse non era la stessa persona che aveva conosciuto a Londra, ma nei suoi confronti sentiva lo stesso interesse, la stessa - strana - attrazione che aveva provato mesi fa. E finalmente - finalmente - le due parole che aveva cercato di trattenere sin da quando era entrato in quel cortile: probabilmente lei non le avrebbe comprese, ma a lui sembrava di essersi tolto un peso dallo stomaco.
Come siamo coraggiose!
Sapeva che Megan amava provocarlo e rivedere uno schizzo della ragazza di qualche mese prima lo divertiva, anche se in quel momento sentiva un maggior coinvolgimento con la ragazza che stava tenendo per mano in quel momento.
Quando, però, la vide rabbrividire, Wolf desiderò potersi rimangiare quella domanda: istintivamente, portò la mano libera ad accarezzare il braccio di Megan come per scaldarla.
Comprendeva bene quello che lei stava cercando di spiegargli in quel momento, era qualcosa con cui lui stesso aveva dovuto condividere.

Più cercavo di separare la persona con cui stavo duellando da quella che, da te... più mi sentivo lontano, come se tutto quello stesse succedendo a qualcun altro.
E così era stato, aveva completamente separato le due ragazze e aveva avuto la possibilità di concentrarsi durante il duello e di combattere al meglio delle sue possibilità.
Meg, Liebe, non scusarti: forse, è meglio come hai affrontato tu il nostro duello. Dopotutto sei stata in grado di imparare qualcosa su te stessa e, per quanto questo possa averti portato della sofferenza, sono sicuro che sarai in grado di affrontarlo.
Poi, incapace di trattenersi, nonostante il disagio della frase innaturalmente lunga appena pronunciata, sfruttando la presa della mano, Wolf tirò Megan a sé per abbracciarla.
Non scusarti con me, Liebe, non ne hai assolutamente bisogno.
 
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view post Posted on 5/12/2017, 00:29
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Quello che da tempo le stava accadendo era un cambiamento al quale aveva dovuto arrendersi, non riusciva ad essere più la ragazza solare, dolce e spensierata di un tempo e nonostante la consapevolezza, non vinceva a combattere quella sensazione che con forza la trascinava giù, in un buco dove l’oscurità era padrona. Si sentiva colpevole, arrabbiata, non riusciva a buttare alle spalle l’immagine di quel ragazzo in difficoltà che aveva guardato con orgoglio soffrire. Eppure era Wolfgang, ed era proprio questo a farle dubitare ogni cosa: se aveva provato piacere nel fare del male a lui, cosa avrebbe fatto ad una persona a lei sconosciuta? Cosa era successo veramente quel giorno? Quel lato così rabbioso e vendicativo era davvero parte di lei? Era davvero pronta a convivere con quella consapevolezza?
Non riusciva ad aggrapparsi a nulla in quel momento, ne era spaventata a morte e la sicurezza che fino a quel momento l’aveva guidata lì, certa di poter affrontare qualsiasi cosa sarebbe successa, era crollata. Sentirsi nuda ed inerme, di fronte a quel ragazzo, faceva crescere in lei la paura di poter mostrare la parte più debole di sé; quella parte che aveva custodito con cura e nascosto in un angolo buio e angusto del suo essere, celandosi dentro una maschera forte e indistruttibile.
Wolfgang? Lui era tutto ciò che temeva: l’unica persona che era riuscita a scavarle dentro attraverso gesti, parole, sguardi e che non vinceva a mandare via. Ci aveva provato più volte in quei mesi e anche lì, anche in quell’istante aveva cercato di allontanarlo ma, più ci provava più la distanza tra di loro diminuiva. Era un confusionario stato emozionale quello in cui si trovava, dove il coraggio di aprirsi a qualcuno prendeva parte ad una lotta con un’antagonista ben più forte da sconfiggere: la paura.
Lo ascoltava parlare e, ancora, pronunciare parole dolci sul suo conto che, con un “Grazie” sussurrato ed un sorriso sincero, gli aveva fatto intendere di apprezzare. Il muro che aveva alzato davanti stava piano piano cadendo a pezzi e per quanto fosse angosciante - da farle mancare il respiro - la voglia di fuggire la spingeva invece ad andare oltre, a farsi trasportare dove l’istinto inevitabilmente la portava. E furono proprio le mani di Wolfgang, che andarono ad afferrare le sue e poi ad accarezzarle il braccio, a far crollare quella barriera portandola ad un trasporto emotivo inevitabile, facendole tornare il cuore a battere senza alcuna tregua. Adesso si sentiva messa all’angolo, obbligata a dover tirare fuori ogni cosa che avesse dentro. Il timore di poter rovinare tutto dicendo la verità, la spingeva in uno stato di angoscia che, ad ogni parola del ragazzo, andava ad aumentare.
Quando Wolfgang aveva risposto alla sua domanda, Megan non poté fingere di credergli; lui sapeva bene chi aveva davanti, sapeva bene che ogni azione decisa avrebbe procurato la reazione desiderata, proprio come era successo a lei.
-“ Wolf, è proprio qui che sbagli…”- Megan non riuscì a finire la frase, in una frazione di secondo si trovò tra le braccia forti del Serpeverde, avvolta dal calore che emanavano. Si lasciò trasportare da quel gesto, prendendo ogni singola emozione che si era fatta strada nel suo cuore. Ciò che provava in quel momento era difficile da descrivere ma, aveva la certezza che fosse il posto giusto dove stare. D’istinto, affossò il volto nel petto di Wolfgang portando, a sua volta, le mani a cingergli il corpo dopo una prima esitazione, sentire il suo respiro a pochi centimetri da lei la stava facendo impazzire eppure, qualche istante più tardi, l’unica cosa che riuscì a fare fu staccarsi da lui.
-“…ho bisogno che tu mi ascolti, voglio essere sincera con te come non ho mai fatto con nessun altro."- La verità, ridotta all’osso, era che se gli fosse importato meno di lui, se ne sarebbe andata e che, per quanta paura avesse in corpo, ciò che sentiva era più grande di qualsiasi altra cosa provata prima.
-“Io vedevo te, ero consapevole di sfidarti come ero consapevole del volerti fare del male, non ho distinto nulla, capisci?”- lo guardava negli occhi adesso e poteva sentire il suo respiro sfiorarle il viso.
–“Lo hai fatto anche tu scagliandomi una sedia addosso e tentando di far cadere la torcia su di me, eri consapevole. Non mentire a te stesso Wolf!”- fece un passo indietro –“…credi che io e te possiamo farci del bene?”- le parole uscivano fredde e dure dalle sue labbra, sentiva l’ansia tagliarle la pelle come una lama affilata –“Credi che non ci feriremo ancora in qualche modo?”- le parole le bruciavano nel petto, sentiva l’aria mancarle e il respiro affannoso disperdersi nell’ambiente.
Le mani, che premeva contro il petto del Serpeverde, scivolarono via tornando lungo i fianchi -“Wolf, è difficile! Non riesco a sopportare l’averti fatto del male e averne ricevuto, i sensi di colpa…”- abbassò lo sguardo –“…non sono più la stessa persona che hai conosciuto a Londra e ne devi prendere coscienza.”- strinse le labbra e chiuse gli occhi per mantenere un profilo stabile.
Era la qualità dei sentimenti provati che la distruggeva, l’attenzione che aveva per lui. In cuor suo sperava che lui capisse, quel conflitto interiore non era altro che un coraggio disperso.



 
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view post Posted on 6/12/2017, 19:04
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Wolfgang sentì Megan esitare, poi rilassarsi nel suo abbraccio e per un istante si sentì completo finalmente. Completo come non era più riuscito ad essere da quella giornata a Londra, ma quella sensazione non durò a lungo: la ragazza sembrava soffocata dai suoi stessi sensi di colpa, sembrava non riuscire ad affrontare il peso delle sue azioni. Non voleva ascoltarlo e, allontanandosi, lo aveva privato della possibilità di darle conforto - se non con le parole - almeno con i suoi gesti. Voleva essere sincera con lui, ma non riusciva a comprendere di essere eccessivamente severa con sé stessa: era il suo stesso peggior giudice e Wolf temeva volesse diventare anche carnefice.
Voglio essere sincero anche io.
Probabilmente lei non avrebbe apprezzato la sua risposta - come dopotutto lui non riusciva a comprendere ed apprezzare le sue affermazioni - ma il bisogno di confortare in qualche modo la persona che aveva davanti era più forte di qualsiasi paura.
Non mi interessa. Anzi, se proprio devo dirla tutta, probabilmente non mi troverei qui se tu avessi pensato di esitare per quello che è... per il mio bene.
Nonostante quello che era successo durante il loro duello, Wolf non nutriva la ben che minima traccia di rancore: aveva, anzi, apprezzato il comportamento di Megan, il fatto che lei non si fosse tirata indietro e che fosse riuscita a conquistare la vittoria.
É vero, sapevo cosa ti avrebbe potuto fare ogni singolo incantesimo che ho deciso di utilizzare contro di te. Ed è vero che la mia intenzione era quella di ferirti, per poter ottenere la vittoria.
Brutto modo per iniziare una frase, ma voleva mettere la situazione in chiaro: risolvere i dubbi suoi e di Megan una volta per tutte.
Ma se davvero credi che in una situazione differente potessi davvero cercare di ferirti in questo modo, se davvero credi che tu possa decidere di farmi male.
Doveva trovare il coraggio di concludere quella frase. Per quanto difficile fosse, per quanto andasse contro ogni suo istinto, ogni suo desiderio. Non aveva la forza di guardarla, osservava il pavimento ai suoi piedi come se quello contenesse le risposte ad ogni suo desiderio.
Se davvero è quello che vuoi, posso andarmene. Ti starò lontano, anche se non è quello che vorrei io.
Wolf chiuse gli occhi appena pronunciata quella difficile frase, non osava neppure immaginarsi la reazione di Megan: eppure era disposto a sacrificare la sua felicità pur di poter confortare in qualche modo quella persona per lui così importante.
L'ultima frase di lei, però, lo costrinse a rialzare gli occhi per osservare il viso di lei: pur non potendosi specchiare, sentiva di essersi messo a nudo davanti a lei. Non si era mai sentito tanto vulnerabile.

Permettimi di fare la conoscenza con questa nuova Megan, allora. Non voglio un fantasma o un ricordo, voglio conoscere te - la vera te.
 
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view post Posted on 8/12/2017, 09:17
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Il respiro le bruciava nel petto, quell’attimo di silenzio le sembrò durare un’eternità e solamente quando le parole di Wolfgang lo spezzarono, Megan aprì gli occhi incrociando di nuovo quelli del Serpeverde. Lo guardava silenziosa pronunciare quelle parole che, per quanto fossero forti da sopportare, rispecchiavano quella realtà di cui lei stessa era stata vittima.
Ciò che la soprese maggiormente fu la lucidità con cui il ragazzo stava affrontando quella fase; sembrava come se avesse già vissuto e provato rabbia, dispiacere e la stessa consapevolezza in passato che, gli aveva permesso di combattere al meglio nel presente e, Megan, in questo trovò la sicurezza necessaria per lasciarsi andare un po’ di più. Lo ammirava: ammirava la sua premura, il modo in cui cercava di confortarla e, al contempo, si dispiaceva di apparire incerta benché, tutto quello che sentiva, era l’esatto contrario di ciò che dimostrava.
L’aria gelida sfiorava i loro volti facendo arrossare la pelle candida; in quel momento non sentivano nulla, solo il calore che i loro cuori emanavano, battendo come tamburi in una stanza vuota. Entrambi sapevano perfettamente di provare qualcosa l’uno per l’altro ed il tempo lo avrebbe dimostrato facendo il suo corso.
-“No, non voglio che te ne vai…”- al solo pensiero sentì la sua assenza come un bruciore nei polmoni affamati d’aria e un nodo stringerle la gola –“…ho solo paura Wolf, ho solo paura.”- le parole uscirono dolci, arrendevoli e gli occhi lucidi accentuarono l’espressione di timore che le marchiava il volto; non avrebbe mai voluto vederlo svanire, non sarebbe stata in grado di reggere il colpo e fu lì, dopo le sue parole, che capì: l’unica cosa da fare era concedergli di accedere nella parte più profonda di sé.
-“Sì…”- sussurrò, poi con passi incerti si voltò per nascondere la sua espressione - come se potesse davvero nascondersi da lui dopo tutto - tornando dove lo aveva aspettato poco prima.
Megan trovò posto sul muricciolo freddo poggiando la testa contro una delle colonne; con lo sguardo rivolto verso quel paesaggio, immergendosi completamente a quella visione, si rivolse al giovane Serpeverde chiamandolo a sé –“…Wolf?”- girò leggermente il collo mostrandogli il suo profilo –“E’ bello qui…”- lo invitò a sedersi accanto a lei certa che, da quel momento in poi, non avrebbe avuto l’intenzione di tornare indietro.
Megan sentì una fitta nello stomaco e l’ansia avvolgerla come un laccio troppo stretto da poter tagliare via; la testa le scoppiava e il cuore non riusciva a decelerare per concederle un attimo di stabilità. Da quel momento in poi le domande avrebbero riempito quello spazio, permettendo ad entrambi di conoscersi veramente affondo.
.

 
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view post Posted on 10/12/2017, 13:59
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Le parole che aveva pronunciato gli bruciavano in gola, come se Wolf avesse appena inghiottito della fiele: aveva messo il suo futuro nelle mani di Megan ed ora doveva semplicemente aspettare di vedere come avrebbe reagito - se lo avrebbe definitivamente allontanato o se gli avrebbe concesso la possibilità di continuare sulla strada che avevano entrambi intrapreso. Come sospeso, la vide aprire gli occhi e cercare il suo sguardo: cosa avrebbe visto? Cosa avrebbe deciso?
Chiuse gli occhi alle parole di Megan, un sentimento di sollievo tanto forte che per un attimo ebbe il timore di svenire: poteva rimanere, lei non voleva che lui se ne andasse.
Aveva solo paura.

Se solo potessi distruggere i tuoi incubi e sconfiggere le tue paure, Liebe, se conoscessi il modo lo farei.
Alzò nuovamente la mano destra - il timore che lei si scostasse dal suo tocco ancora troppo presente - per sfiorare la sua guancia morbida e cancellare l'espressione preoccupata ed troppo dolorosa del suo volto.
Ancora una volta, però, Megan dimostrò di essere lei ad avere le redini del loro incontro: ancora una volta la vide allontarsi da lui con passi incerti, per tornare dove l'aveva aspettato all'inizio di quel pomeriggio. Eppure, dopo essersi seduta, lei si girò verso di lui, per invitarlo a sedersi insieme a lei: come sotto l'effetto di un malia, come se la sua voce fosse quella di una sirena, Wolf fece quanto gli era stato richiesto.

Non ricordo se te l'ho già detto, ma qui c'è qualcosa di molto più bello del semplice paesaggio.
Si sedette accanto a lei, sfiorando una delle sue mani e lasciandole il controllo della situazione: non riusciva a distogliere il suo sguardo da lei, ma non avrebbe fatto un altro movimento, avrebbe lasciato a lei la scelta se unire o meno le loro mani.
Si era reso conto di quanto avesse insistito, forse mettendolola a disagio, ma era convinto che se avesse assecondato le sue preoccupazioni avrebbe rischiato di perderla per sempre: lasciandole, però, la possibilità di scegliere come quell'incontro sarebbe proseguito, aveva intenzione di parificare le carte in tavola.

Sei tu ad interessarmi, Liebe, non il paesaggio.
 
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view post Posted on 12/12/2017, 20:55
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In quel momento, non poteva negare a se stessa di aver bisogno di lui: delle sue parole, dei suoi gesti e dei suoi sguardi che ormai, per quanto cercasse di sfuggirgli, erano parte di lei. Lo sentì avvicinarsi alle spalle, chiudendo gli occhi si immerse nel ricordo di quel precedende attimo: sentiva ancora il tocco della sua mano sfiorarle il volto ed il suono delle dolci parole di protezione abbracciarle il cuore. Era fortunata, per quanto fosse stata dura, lui non se ne era andato era rimasto lì e non poteva che apprezzarlo.

-“Cosa?”- la domanda uscì spontanea dopo l’affermazione che il ragazzo le aveva fatto mentre si avvicinava a lei. Megan nascose un sorriso d’imbarazzo dietro la lunga ciocca di capelli che le copriva il volto; sapeva bene a cosa si riferisse e con molta probabilità conosceva la risposta ma, sentirselo dire sarebbe stata un’altra cosa.
Quando finalmente Wolfgang occupò posto accanto a lei si sentì completa, non volse lo sguardo a cercarlo, lo lasciò fare e solamente quando sentì la sua mano sfiorarle le dita, abbassò gli occhi osservando quel gesto; di riflesso gli mostrò il palmo intrecciando le dita alle sue e dopo aver ricevuto la risposta, che in cuor suo aveva già compreso, lo guardò negli occhi in silenzio, regalandogli un sorriso imbarazzato da una felicità che in quel momento non era in grado di descrivere.
Quello che sentiva era qualcosa di surreale, qualcosa che riusciva a comprendere sempre di più avendolo al proprio fianco. Le loro parole poi, andarono ad ultimare quel quadro che non aveva bisogno di essere spiegato: bastava guardarli per capire che quello che c’era tra di loro era qualcosa di speciale.
-“Wolfgang! Vuoi mica farmi scoppiare il cuore?”- gli volse un sorriso divertito e tornando a guardare le loro mani, si aprì totalmente a lui –“Lo stesso è per me...”- fece un respiro profondo portando il palmo della mano libera a cingere il dorso di quella di Wolfgang premendo con delicatezza –“… c’è qualcosa tra me e te che non riesco a spiegare...”- i suoi occhi poi, ripresero a fissarlo –“ …c’è qualcosa in te…”- si lasciò cullare dalle sue stesse parole, lasciando che scorressero senza alcun freno –“…ho bisogno di sapere di più Wolf…- ora, le sue mani premevano con più forza contro quelle del ragazzo –“…ti prometto che non ti ferirò più in alcun modo, non potrei sopportarlo di nuovo.”- al solo pensiero cercò di inghiottire con forza quel boccone ancora troppo grande da mandare giù.


L’aria gelida si era fatta più intensa, il venticello andava man mano aumentando ed il cielo iniziò a scurirsi concedendo alle prime gocce di toccare suolo. Il tempo era cambiato ma, sembrava che entrambi non se ne fossero accorti: come una melodia esatta le emozioni si lasciavano trasportare, cullando i loro corpi caldi e noncuranti del freddo che cercava di intorpidirli.

 
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view post Posted on 17/12/2017, 17:27
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Secondo Anno

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Era ancora lì, la ragazza di cui si era invaghito in una calda giornata di Londra era ancora lì - cresciuta, forse, più consapevole di sé e del mondo - eppure ancora brillante, ancora speciale. Ancora a spingerlo a confessarsi più di quanto avesse voluto, ma ora come allora Wolfgang era incapace di negarle alcunché, soprattutto qualcosa di così banale - difficile - come ammettere che in quel momento non era minimamente interessato al panorama. In quel momento, mano nella mano insieme a lei, a guardarla sorridere imbarazzata, capì finalmente quale fosse il significato dell'espressione "quiete dopo la tempesta": gli sembrava di aver combattuto una battaglia inumana e, adesso che aveva finalmente ottenuto la vittoria, poteva riposare e, soprattutto festeggiare, insieme a lei.
Voglio solo... vorrei solo farti capire quanto sei importante per me.
Nel pronunciare quella frase, non era riuscito a reggere lo sguardo di Megan: nonostante tutto, nonostante la sincerità evidente nella sua voce, appena rotta ed esitante - o forse per colpa di questa - l'imbarazzo di esporre i propri sentimenti richiedeva comunque uno sforzo per lui sovraumano: pur immaginando, grazie alle azioni e alle mezze frasi della ragazza, di venire ricambiato, il timore che quello fosse un bel sogno da cui si sarebbe dovuto risvegliare permaneva. Aveva tentato di non darglielo vedere all'inizio del loro incontro, ma adesso - a un passo dal traguardo - i dubbi che aveva soffocato per rispondere alle domande di Megan, tornavano ad assillarlo: eppure, lei non avrebbe potuto cogliere nulla di ciò, se non un lieve imbarazzo. "Lo stesso è per me..." - così, semplicemente con una frase appena accennata, tutti i suoi dubbi, i suoi timori venivano spazzati via, per lasciare posto a una felicità senza eguali, a un sollievo così profondo quale non aveva conosciuto mai in vita sua. Se non fosse stato per la presa della mano di Megan, Wolf avrebbe potuto pensare di star sognando - il pensiero era quasi angosciante - ma un semplice tocco tra loro era sufficiente a mantenerlo ancorato alla realtà.
Neppure io vorrei mai più farti del male..., una frase che aveva il sapore di una promessa tra loro, un voto che nessuno dei due avrebbe mai infranto a cuor leggero,... chiedimi quello che devi, Liebe.
Era pronto a rispondere a qualsiasi domanda, a qualsiasi interrogatorio - era così lontano dal suo solito comportamento, ma sentire Megan ammettere l'esistenza di qualcosa tra loro aveva abbattuto qualsiasi barriera, qualsiasi muro difensivo che Wolf aveva mai eretto: dopotutto, a cosa servivano delle difese tra loro? Sapeva che l'idea di ferirlo di nuovo spaventava ancora la ragazza, ma sperava che la sua disponibilità ad aprirsi potesse cancellare ogni residuo di dubbio dalla mente della giovane Corvonero, esattamente come lei era riuscita con cinque semplici parole.
So che è presto, ma anche io penso ci sia qualcosa tra noi... qualcosa che dovrebbe andare al di là della paura di ferirsi ancora.
Mentre pronunciava quelle parole, Wolf sentì qualche goccia d'acqua colpirgli il viso: distogliendo lo sguardo dagli occhi della ragazza, notò che il cielo stava scurendosi, assecondando il cambiamento meteorologico - le note di una canzone che sua zia, credendo di non essere ascoltata e, soprattutto capita, gli invasero la mente.

Edited by Wolfgang Bogdanow - 7/1/2018, 16:24
 
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view post Posted on 26/12/2017, 20:40
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Sapeva di aver esposto troppo di sé, di trovarsi completamente a nudo di fronte a quel ragazzo e sebbene una parte di lei lo voleva con tutto il cuore, la restante si tirava indietro inevitabilmente. Con delicatezza sciolse la presa da Wolfgang regalandogli un sorriso imbarazzato, le parole del ragazzo le riscaldarono il cuore regalandole un istante di felicità pura. Avrebbe voluto concedergli di più ma, si trovava a porre un velo non concedendogli, così, di accedere del tutto ai propri pensieri.
Con un movimento delicato girò il busto verso il giovane Serpeverde, poggiò la schiena al muro e cinse le gambe al petto, non permettendo in questo modo alla pioggia leggera di sfiorarla. Poi, spostando i capelli dietro alle orecchie, posò ancora una volta lo sguardo sul ragazzo.
-“A cosa stai pensando?”- chiese vedendolo perdersi nell’ormai cupo paesaggio. La curiosità di sapere di più sul suo conto la invase; poteva vederlo nei suoi occhi, nei suoi sguardi e gesti che aveva qualcosa da dire, qualcosa che lei non sapeva. Con delicatezza si allungò sfiorandogli il viso, andando ad asciugare la goccia d’acqua che era caduta sulla sua gota candida. –“Perdonami è stato più forte di me…”- si ritrasse arrossendo, poi, senza dargli il tempo di rispondere alla domanda fatta poco prima, continuò a parlare –“Vorrei sapere di più su di te ma, non voglio obbligarti a dirmi qualcosa che non vuoi...”- tirò sul busto abbracciando i freddi jeans –“…e poi cosa vuol dire Liii…be?”- domandò scoppiando in una risata spontanea –“Pronuncia tremenda eh?!”- concluse facendo una smorfia arricciando il naso.
Ciò che si aspettava in quel momento era una aperta confessione di Wolfgang: si aspettava un’apertura totale, un passato da raccontare. Con il petto in fiamme sperava di non aver osato troppo, aveva voglia di capire ciò che il suo cuore racchiudeva oltre che ai sentimenti verso di lei, ormai confessi. Sapeva che di lì a poco un argomento pungente avrebbe attraversato l’ambiente come una lama attraversa la carne, già lacerata, da parte a parte. Sarebbe stata in grado di reggere quelle emozioni?

La pioggia scendeva mantenendo un ritmo leggero e costante, l’arco sotto le loro teste li proteggeva lo stretto necessario anche se, la pioggia non li preoccupava affatto. La bellezza che entrambi emanavano era tale da far scomparire ogni cosa attorno a loro. Stava succedendo, stava condividendo parte del suo cuore con lui e per quanto un lato di lei era ancora insicuro nel concedersi, l’altro vinceva inevitabilmente, mostrando -non volendo- sempre di più il suo essere. Si sentiva al sicuro al suo fianco, perché mai avrebbe dovuto privarsi di tutto questo?


 
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view post Posted on 7/1/2018, 16:25
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Wolfgang sentiva che c'era ancora una barriera tra di loro, qualcosa di impalpabile ma presente. Qualcosa che avrebbe voluto distruggere, pur di annullare qualsiasi distanza tra di loro. Qualcosa che non avrebbe toccato neppure con un dito perché il rapporto con Megan era troppo importante, troppo nuovo, per metterlo nuovamente a rischio: lui aveva messo in chiaro i suoi sentimenti e le sue intenzioni, ora era tutto nelle mani della ragazza. Pur non essendo più in diretto contatto, Wolf sentiva che la connessione creatasi a Londra stava tornando in auge, anche più forte di prima: senza pensarci, imitò la sua posizione, potendo in tal modo guardarla bene in faccia e lasciando che fosse lei a condurre la conversazione da quel momento. Conversazione cui, doveva ammetterlo, non era completamente concentrato in quel momento, impegnato com'era a rivivere l'attimo in cui aveva - finalmente - sentito le dita di Megan sul suo volto: sentiva ancora bruciare il punto in cui i loro corpi erano entrati in contatto, ma lei ancora stava scusandosi per qualcosa di così semplice.
Non devi scusarti.
Non riusciva ad elaborare quanto gli avesse fatto piacere un gesto tanto istintivo e dolce da parte della ragazza, quindi preferì concentrarsi sulle altre domande che gli erano state rivolte.
Liebe, tra le altre cose, significa "cara": spero che non ti dispiaccia.
"Tra le altre cose" era decisamente un eufemismo: sentiva, però, di essersi messo a nudo quel giorno e di trovarsi senza difese davanti alla curiosità indagatrice della sua interlocutrice. Non le stava mentendo, o nascondendo alcunché: "cara" era la traduzione più azzeccata per come l'aveva chiamata fino a quel momento, magari un giorno avrebbe potuto dargli una sfumatura differente.
Devo ammettere che la tua pronuncia non è esattamente il massimo, puoi sempre migliorare.
Un tentativo di smorzare la situazione, una battuta prima di abbattere un nuovo muro - se era questo quello che doveva fare per convincere Megan a fidarsi nuovamente di lui, di loro, allora l'avrebbe fatto.
Prima mi hai chiesto cosa stessi pensando: mia zia canta sempre una canzone quando piove - non so le parole, non so il significato. Non ho un buon rapporto con la mia famiglia, ma credo di avertelo accennato a Londra, mio padre, poi, vorrebbe che mi ritirassi da Hogwarts e che rilevassi l'attività di famiglia. Eppure quella canzone, non so, ogni volta mi commuove.
Si era aperto di nuovo, ogni volta che le parlava sentiva di rimanere completamente senza alcuna difesa, mentre ancora non sapeva cosa si nascondesse dietro gli occhi magnetici di Megan.
 
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view post Posted on 18/1/2018, 01:04
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Istinto: non esisteva niente di più pericoloso, dall’esito incerto che, avrebbe potuto portare al rimorso e al dolore, eppure, Megan sentiva legata a sé questa forza che, la spingeva a mostrare -parola dopo parola- ogni celata parte del suo essere, assumendosi il rischio di prendere ogni cosa come veniva e di accettarla in ogni caso.
Aveva visto Wolfgang divagare dopo il suo gesto e non si sentì offesa, per quello che aveva potuto vedere sapeva che la sua azione, inaspettata, l’aveva preso alla sprovvista e per quanto la giovane serpe volesse in parte – forse- nasconderlo, lei lo aveva percepito. Lui lo aveva apprezzato.
–“Beh, potresti sempre insegnarmelo no? Ad ogni modo non mi dispiace affatto!”- sorrise mantenendo una smorfia divertita; era così dolce sentirlo pronunciare quella parola, non avrebbe voluto che smettesse.

Megan ricordava con precisone ciò che era stato detto a Londra, ricordava della breve storia che lui le aveva raccontato sulla sua famiglia e nonostante ciò, tutto le sembrava così incompleto, come se ci fosse qualcosa di più profondo da comprendere. La relazione che il giovane Serpeverde aveva con il padre le poneva dei dubbi, forse perché lei stessa non avrebbe mai compreso. Cresciuta in una famiglia in cui l’amore permeava il suo cuore ogni giorno, la giovane Corvonero non avrebbe mai potuto immaginare come ci si sente quando l’unico appoggio che si ha viene a mancare, quando l’unico pilastro portante che regge ogni cosa crolla e non puoi farci nulla. Puoi lasciarti sotterrare da cumoli di macerie o combattere ed andare avanti.
-“Forse ti lega ad un momento in particolare? Prova a ricordarlo.”- suggerì sorridendogli.
I pensieri di Megan si accumulavano sempre più in fretta e le domande si aggrappavano all’epidermide come ganci appuntiti; sapeva bene che ogni domanda avrebbe avuto il suo peso e che, più si sarebbe sbilanciata più i ganci avrebbero tirato.
-“Comunque non puoi andartene…”- il tono della voce si alzò, lasciando trapelare la sua preoccupazione –“...Wolf, io proprio non comprendo, perché tuo padre ti da così tanto contro?”- lo guardava fisso negli occhi confusa.
Con molta probabilità sapeva di aver toccato un tasto dolente ma, sentiva di potergli dare la sicurezza di un posto sicuro dove rifugiarsi, qualora ne avesse avuto bisogno. Lui lo aveva fatto con lei e non poteva non rendergliene atto.

Seduti l’uno di fronte all’altro, stavano dando inizio ad un nuovo incontro ma, più consapevole e più maturo. I sentimenti giocavano il ruolo più importante e l’apprensione a non ferirli era tale da studiare ogni minima parola detta e gesto fatto.
Ricominciare da capo, voltare pagina e azzerare tutto, era la migliore cosa da fare.




Edited by Megan M. Haven - 18/1/2018, 01:57
 
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