Mi racconti una storia?, a memory is forever

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view post Posted on 4/12/2017, 13:10
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Mi racconti una storia nonna?
Otto anni, l’argento vivo addosso e la curiosità di un cucciolo di bertuccia. Ero veramente un peste in quel periodo vero nonna? Era fine maggio, la primavera scozzese, fresca e luminosa, era scoppiata portando giornate terse e serene. Papà e mamma avevano portato Seth e me da voi per un periodo di vacanza; eravate sempre felici di averci a casa vostra ed io non vedevo l’ora di stare con te e col nonno. Tu e nonno Illya avevate nascosto le vostre scope sapendo della mia passione per il volo e di quanto sconsiderata fossi a quell’età. Ricordi nonna? Ricordi quel pomeriggio in cui nonno Illya aveva portato Seth a pesca? Dopo pranzo ti eri addormentata per il solito pisolino pomeridiano e io ne avevo approfittato per andare a rovistare nel capanno degli attrezzi. Nascosta sotto una montagna di cianfrusaglie avevo trovato quel cercavo. Una scopa. Non so se fosse tua o del nonno ma non era un problema. Avevo inforcato il mezzo e, senza pensare a niente, mi ero data una spinta lanciandomi verso l’azzurro del cielo.
Com’era bello poter volare! Mi dava la sensazione di essere libera, di essere onnipotente di essere…grande. Avevo fretta di crescere a otto anni. Il mio corpo, ossuto e spigoloso, racchiudeva un’anima ribelle che esigeva di essere indipendente; volevo osare, provocare, sperimentare, trasgredire.
Ricordo come fosse ora quanta soddisfazione provai quel pomeriggio salendo ad altezze che ancora non mi era stato permesso raggiungere. Ricordo il mio sorriso diventare risata. Ricordo le urla di gioia che uscivano dalla mia gola e che riecheggiavano nel cielo azzurro. Ricordo la brughiera, le scogliere, la costa che si allontanavano a velocità vertiginosa e come, guardando sotto, tutto diventava minuscolo, lontano irreale.
Non c’era vento, la scopa reagiva docile e precisa ai comandi che le impartivo guidandola con le mani e con le gambe. Era un sogno che si realizzava ed ero così felice! Felice e imprudente, felice e avventata, felice ed inesperta. Felice fino a quando un raggio di sole venne a colpirmi dritto negli occhi e mi offuscò la vista. Mi spaventai e persi il controllo del mezzo cominciando a precipitare a rotta di collo verso il basso. Quando mi resi conto di quel che stava succedendo era troppo tardi. Il suolo si avvicinava inesorabilmente e non c’era tempo o non sapevo come fare a tornare in quota. Caddi miseramente in un cespuglio di rovi che attenuò l’impatto col terreno lasciandomi senza coscienza e senza un centimetro di pelle senza graffi.
Fosti proprio tu trovarmi. Al tuo risveglio, non trovandomi, avevi già immaginato quel che poteva essere successo e non hai perso tempo a correre a recuperarmi. Mi trovasti sanguinante e ammaccata ancora abbracciata al manico della scopa che non avevo lasciato nemmeno per un minuto. Mi riportasti a casa senza dire una sola parola. Ti prendesti cura di me con dittamo e bende e non so se per necessità o per punizione mi riducesti ad una specie di mummia.
Nessun rimproverò uscì dalla tua bocca, nessuna recriminazione, nessun ‘te l’avevo detto’. Una tazza di cioccolata calda e dei biscotti furono il tuo insegnamento più grande. La tua espressione preoccupata fu la vera lezione che ricevetti quel giorno e non ci sarebbero state parole, ramanzine, minacce o lamenti più efficaci e dolorosi dei tuoi occhi che non mi perdevano di vista.
Io, testarda fin da allora, non chiesi scusa, non diedi spiegazioni e non versai una lacrima. Bevendo la dolce bevanda e sgranocchiando i biscotti ti chiesi di raccontarmi una storia. Non volevo favole, quelle erano per Seth che era piccolo. Volevo storie. Le tue storie. Quelle che sapevi raccontare solo tu. Sei sempre stata un’ottima Divinatrice e i tuoi racconti contenevano pezzetti di passato, di presente e futuro. Adoravo ascoltarti e anche quel giorno, nonostante avessi il corpo martoriato da graffi e ammaccature, desideravo sentire il suono della tua voce che narrava.

Ti racconterò di una bambina. Una bambina speciale. Esteriormente non aveva nulla di diverso dalle sue coetanee. Era carina, molto carina, vivace, molto vivace, Intelligente, curiosa e pazzerella. Aveva la pazzia delle persone che amano la vita nonostante tutto, che amano le persone nonostante tutto e che amano se stesse nonostante tutto. Questa bambina aveva un cuore grande, forse troppo per il suo piccolo corpo che stava crescendo. Un cuore tenero, una curiosità sfacciata e un’ottimismo testardo. Un mix pericoloso per quella che sarebbe presto diventata una giovane donna. Questa bambina crescendo dovrà confrontarsi con questo suo essere, non sempre avrà la meglio sul mondo e le sue incongruenze. Avrà tante delusioni piccola mia, tanti ostacoli da superare. Lei non lo sa ma è più forte di quel che non pensa. Nelle sue vene scorre un sangue che le è stato tramandato da generazioni di combattenti. Cadrà, tante volte e altrettante volte troverà la forza di rialzarsi. Ha la fortuna di essere donna e quindi la capacità di affrontare le sofferenze. Non diverrà troppo orgogliosa da privarsi di chiedere aiuto e si permetterà il privilegio di poter piangere. Questa futura donna sarà capace di accettarsi, di perdonare e perdonarsi mantenendo intatto il suo cuore puro e questo farà di lei una persona speciale. Quando avrà l’età giusta incontrerà la persona che saprà apprezzare le sue doti. Non si abbasserà ad una relazione di convenienza e sarà esigente [/color[color=green]]verso gli altri quanto lo è verso se stessa per cui non si accontenterà di chiunque, non del primo che capita.
Fidati di tua nonna Tessa. Sii te stessa, sempre. Segui il tuo istinto, concediti di sbagliare se vuoi capire ed imparare. Fatti male cadendo se pensi ne valga la pena. Piuttosto che avere un rimpianto è meglio avere un rimorso.

Fin dalle prime parole di nonna Iside avevo compreso che la storia mi riguardava. Io ero quella bambina e la nonna stava raccontando di me, di com’ero e di come sarei diventata.
Le sue parole, la sua voce dolce che mi infondeva timore e speranza fecero si che mi addormentassi con la sensazione di essere al sicuro, protetta. La nonna avrebbe vegliato su di me durante il mio sonno e oltre. Quella storia mi avrebbe accompagnato per tutta la vita servendomi da monito e da sprone per andare avanti ed affrontare un futuro che a lei appariva chiaro mentre a me era del tutto ignoto ma mi fidavo di lei come, ancora oggi, adulta ed indipendente, ricorro a lei nei momenti bui e difficili come nei momenti luminosi e felici.

Grazie nonna.
 
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