Behind a clothes there is a man., Privata

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view post Posted on 6/12/2017, 11:58
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Vath
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Erano passati alcuni mesi da quella lettera a cui il giovane Serpeverde non aveva dato risposta. Il carico di lavoro, la famiglia e il progetto ambizioso che coltivava con amorevole cura come una piantina di Geranio Zannuto non diede tempo al Ministeriale di pensarci più del dovuto. Non avendo da lavorare quel giorno, in accordo con la moglie, Vath decise di andare a rinnovare il proprio guardaroba per l'inverno da Topshop Topman ad Oxford Street. Il negozio era fornitissimo di vestiti, scarpe, accessori e, anche se a Vath non interessavano questo tipo di prodotti, make up. In quel momento si stava provando un abito elegante per il lavoro, abbinando un paio di scarpe Oxford, non gli piaceva indossare il papillon ma, dovette ammettere a se stesso, su quell'abito stava un incanto.

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Dopo aver fatto impacchettare il tutto da una solerte commessa l'uomo si spostò un piano più basso, dove c'erano abiti casual, andò ad esaminare delle T-shirt da abbinare a dei jeans e una giacca.


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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 6/12/2017, 18:17





Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Confused | Outfit | ♪ F14XUcT "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
E
ra la prima volta che andava a Londra da solo per comprare qualcosa che non fosse un libro. Suo padre l’aveva lasciato prima di andare al giornale e lo sarebbe andato a riprendere subito dopo pranzo. Non era assolutamente pratico di quel genere di faccende. I vestiti di solito li comprava sua madre, quelli che sceglieva lei, e li trovava direttamente nell’armadio già senza l’etichetta. Ora però voleva comprare un vestito da solo, anzi un paio di vestiti per uscire ed andare a mangiare al ristorante. Suo fratello Daniel gli aveva detto di andare da Topshop in Oxford Street.
Si ritrovò in mezzo ad un fiume di gente, ma per fortuna la maggior parte erano donne ed erano dirette al primo piano dov’era allocato il reparto femminile. Salì altri due piani e raggiunse finalmente il reparto maschile. Lì c’erano abiti più casual, mentre al piano superiore vendevano i completi eleganti. Elijah aveva deciso che avrebbe iniziato il suo giro al piano del casual e poi si sarebbe imbarcato alla ricerca di qualcosa di più serio e impegnativo.
Aveva indossato un paio di jeans con sopra una semplice camicia bianca, in fondo doveva solo provare dei vestiti, non andare ad una sfilata di moda.
Iniziò ad aggirarsi tra le giacche appese e ne prese una grigio melange con il collo grigio scuro. La fece ruotare dietro le spalle infilando una manica alla volta. Fece qualche passo per avvicinarsi allo specchio enorme del reparto e cominciò a guardarsi. Aveva fatto crescere un poco la barba per sembrare un pochino più grande, anche se non aveva proprio una grandissima mercanzia da mettere in mostra sulle gaunce. Ok, sì! Aveva la giusta quantità di barba per non sentirsi un idiota.
Di fatto perse solo qualche secondo con queste amenità e passò subito a vedere l’effetto che faceva la giacca su di lui. L’avrebbe comprata, forse, ma non solo quella.




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view post Posted on 6/12/2017, 23:02
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Vath
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La musica di sottofondo trasmessa dagli altoparlanti del negozio era tediosa, se lo scopo era di far rilassare i clienti l'obbiettivo non era stato raggiunto, Vath si chiese per quale assurda ragione si trasmetteva della musica quando il silenzio era così bello e prezioso. Una volta trovato quel paio di jeans che cercava l'uomo si addentrò anche nel settore delle giacche, non gli piaceva avere un unico cambio e così ne scelse una blu marino, con la fodera interna nera, a maniche lunghe. Fu così che, in uno specchio, lo vide. Era notevolmente cambiato, si era allungato, non era più il piccolo scricciolo che si voleva battere a Diagon Alley con quel gruppo di ragazzi. Vath sorrise, come chi vede un vecchio amico dopo molto tempo, si stava provando una giacca abbinandola ad un paio di jeans, come lui insomma. Il ministeriale riprese in mano il bastone da passeggio appoggiato vicino al camerino che stava usando, indossava ancora gli abiti che stava provando e i propri, riposti in un sacchetto posato nel camerino assieme a camicia, papillon,
completo e scarpe precedentemente acquistati al piano di sopra, vennero presi velocemente per non perdere l'occasione di un gradito incontro. Si premurò di prendere un paio di giacche, una più giovanile ed una più formale, in fondo non sapeva cosa cercasse il ragazzo li dentro. Una volta prese quelle due giacche si sarebbe avvicinato a lui,
il bastone da passeggio stretto sotto il braccio cosi da lasciargli le mani libere, il sacchetto con i propri vestiti nella sinistra e le grucce con le giacche per il ragazzo nella destra.
«Mister Sullivan, che piacere rivederla, come state?» Gli chiese, palesandosi, solo una volta che si sarebbe girato avrebbe continuato a parlare. Era un emozione vederlo, specialmente così cambiato fisicamente, e fu con quel sorriso pieno di gioia nell'averlo ritrovato che l'avrebbe accolto. «Se posso permettermi un consiglio, credo che queste due giacche potrebbero starvi bene: spero di aver azzeccato la taglia.» Disse tendendogli le due grucce.

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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 10/12/2017, 15:51





Elijah Sullivan
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I
n quel negozio c’era un via vai continuo, ed era davvero impossibile fare caso a chi si muoveva tra i capi esposti. Quando sollevò lo sguardo dalla giacca, però, lo vide immediatamente alle sue spalle riflesso nello specchio. Erano tre anni che non lo vedeva, da quel pomeriggio piovoso ai Tre Manici di scopa in cui l’aveva trattato come un povero poppante davanti a Sophie. Poi gli aveva anche inviato un regalo, una penna con un serpente. Si era ripromesso di rimandarla indietro, l’aveva messa nel baule e poi l’aveva dimenticata. Gli esami del primo anno l’avevano completamente assorbito e la penna di Vath era finita nel dimenticatoio. Probabilmente era ancora lì, sul fondo del baule.

«Mister Sullivan, che piacere rivederla, come state?»

Si era lui, affettato come al solito. Il Ministeriale sembrava molto più basso, anche se di fatto era lui che era molto più grande. Elijah strinse leggermente gli occhi, anche l’aveva già messo a fuoco perfettamente.

- Molto bene, Lei? - rispose mentre di voltava e si avvicinava. Il bastone era lì anche lui, immancabile.

«Se posso permettermi un consiglio, credo che queste due giacche potrebbero starvi bene: spero di aver azzeccato la taglia.»

Quelle due giacche erano per lui? Guardò prima quella blu e poi quella grigia ed il suo sguardo era decisamente perplesso. Erano dei modelli che non gli piacevano, soprattutto la prima. Il tipo di giacca leggermente avvitata e stretta non si sposava con il fisico massiccio di Elijah.

- Quella blu non mi piace, non amo le giacche di quel tipo, mi stanno malissimo addosso. Mi sento vecchio solo a guardarla.

Sfilò la giacca dalla stampella e se la infilò, facendola ruotare dietro le spalle. Era tremendamente stretta e gli tirava sulle braccia e sulle spalle. Si guardò un attimo allo specchio e storse il naso, sembrava un perfetto idiota. Mai e poi mai sarebbe andato in giro con una cosa del genere. Era una giacca che non aveva nulla, non aveva magia ai suoi occhi. La tolse velocemente e la mise di nuovo a posto.
La seconda aveva una linea più gradevole, doveva ammetterlo, ma non era quello che cercava.

- Questa non mi dispiace, ma non è adatta. Sto cercando qualcosa per una cena importante e speciale, questo capo stonerebbe parecchio. Voglio portare a cena fuori la mia fidanzata in un ristorante elegante e quella giacca non è adatta alla circostanza. Grazie comunque.


Ripose sulla stampella anche la seconda giacca e si rimise a rovistare tra i completi. Forse aveva sbagliato reparto, quelli erano troppo casual per una serata di quel tipo.



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view post Posted on 10/12/2017, 18:17
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Vath
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La voce di Elijah era mutata il ragazzo aveva abbandonato la sua voce da bambino ed aveva guadagnato una voce da adulto bassa e profonda. Lo stesso suo sguardo era cambiato, uno sguardo di ghiaccio, adulto, freddo e calcolatore, Elijah era maturato e tutto di lui lo testimoniava. Quello che molti avrebbero fatto sarebbe stato paragonarlo ad un bruco, che dal bozzolo si era trasformato in una farfalla, nulla di più sbagliato per Elijah Sullivan: da meraviglioso esponente della propria Casata, come un serpente avrebbe abbandonato la pelle durante la muta, avrebbe acquisito tratti ancor più adulti in una continua ricerca della perfezione. Tutto il proprio risentimento provato per la lettera non risposta svanì come nebbia al sole. Un sorriso sincero si dipinse suo viso del Ministeriale mentre si avviava a rispondergli. «Molto bene Elijah, ti ringrazio, ho avuto un po' di impegni al lavoro, in famiglia ma nulla di così grave.» Le due giacche stavano ancora tra le sue mani, la risposta del ragazzo fu lapidaria, segno che durante quel periodo aveva ampliato e definito un proprio gusto personale. Tuttavia ebbe la cortesia di provarle entrambe, cosa che fece sorridere Vath, no se da sole erano gradevoli alla vista mal si sposavano con il fisico di Elijah. Quando il ragazzo gli spiegò quel che cercava e le motivazioni che l'avevano mosso in quel negozio le soffici labbra dell'uomo disegnarono una o dalla sorpresa. Non che fosse una sorpresa, Elijah era un bel ragazzo e sicuramente avrebbe fatto stragi di cuori con il proprio aspetto fisico, non da sottovalutare era anche l'aspetto psicologico del ragazzo. Vath era sempre stato un convinto sostenitore dell'amore veicolato attraverso l'attrazione mentale, era stato cosi tra lui e Sybella seduti al tavolo dei tre manici dove, le aveva fatto la corte. Si ricordava bene l'incontro di lui e miss Jones alla libreria ed era felice per lui. Elijah gli ispirava un forte senso affettivo, gli ricordava troppo il se stesso da giovane, sfrontato, pronto a battersi per le proprie idee, padrone del proprio destino ed ambizioso quel tanto che bastava per eccellere e far si che tutti i propri obiettivi divenissero realtà. «Congratulazioni Elijah, davvero, chi è la fortunata? Ora che so per quale motivo ti serve una giacca, quelle due son proprio da scartare, non vanno bene per un incontro simile, potrei accompagnarti al piano di sopra ed aiutarti nella ricerca?» Rimise a posto le due giacche e prese il bastone da passeggio con la mano dominante, tenendo con la sinistra le proprie scelte. Solo dopo la sua risposta affermativa gli avrebbe fatto strada verso il reparto delle giacche eleganti al piano di sopra.

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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 11/12/2017, 11:32





Elijah Sullivan
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A
lla richiesta dell’uomo di poterlo aiutare nella scelta, si strinse nelle spalle annuendo e cominciò ad avviarsi verso la scala che portava al piano superiore. Ovviamente Vath gli chiese chi fosse la ragazza in questione. Elijah sollevò leggermente il sopracciglio e fece un leggero ghigno. Il Ministeriale conosceva Sophie, gliel’aveva presentata lui quel lontano giorno ai Tre Manici, quel giorno che si era infuriato quasi a perdere la ragione.

- Sophie Armstrong, era con me ai Tre Manici di Scopa l’ultima volta che ci siamo visti, il Prefetto di Serpeverde. Ma non è lei la fortunata...sono io.

Non aggiunse altro ed imboccò la lucida scalinata del grande magazzino. Elijah non amava particolarmente le scale mobili e se la faceva sempre a piedi. Se Vath avesse avuto qualcosa in contrario, non era davvero un suo problema, si sarebbero visti al piano superiore.
Di tante persone che avrebbe potuto incontrare a Londra, quell’uomo era proprio l’ultimo della lista, soprattutto in quel grande magazzino. Aveva sempre pensato che fosse un tipo da sartoria e non da abiti confezionati. Probabilmente aveva fatto un errore di valutazione.
Salì la scalinata senza farsi troppi problemi e senza farsi altre domande e si ritrovò in un mondo alieno fatto di pantaloni gessati e doppio petto.
Cominciò a guardarsi intorno con curiosità. Era una cena quindi i completi chiari andavano eliminati immediatamente. La sua scelta sarebbe ricaduta su un completo scuro, possibilmente nero. Preferiva andare sul classico, almeno per quella serata.
Ce n’erano davvero di tutti i tipi e per tutte le tasche, ma quello non era un problema. Prese una giacca in gessato e l’indossò, dirigendosi verso lo specchio. Si osservò con attenzione, ma concluse che non era proprio un capo per lui, si sentiva decisamente a disagio.





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view post Posted on 11/12/2017, 21:52
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Vath
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La prudenza del Ministeriale gli era utile in molte occasioni e, specialmente con Elijah, già durante il suo ultimo incontro con lui la giornata era stata funestata da imperdonabili errori da parte del ventisettenne causati prevalentemente dalla sua poca accortezza nel parlare. Vath aveva sempre avuto modo di imparare dai propri errori e, nel caso si fosse ripetuta l'occasione, la sua accortezza gli avrebbe fatto evitare una nuova gaffe paurosa. La sua domanda infatti svelò l'inghippo: non era la giovane Jones la fidanzata del ragazzo Serpeverde ma la Armstrong. L'aveva conosciuta, sempre lo stesso giorno in cui aveva fatto quelle gaffe, ai Tre Manici e proprio lei li aveva serviti quel pomeriggio piovoso. La giovane Serpeverde aveva accompagnato Elijah in qualità di Prefetto, solo così si erano potuti vedere, e doveva ammettere che la Armstrong gli aveva fatto una splendida prima impressione, non c'era da stupirsi se Elijah era attratto da lei. La modestia del ragazzo nel parlare della propria amata gli ricordava se stesso quando parlava di Sybella con Geoffrey in dormitorio, cosa che gli fece nascere un sorriso spontaneo sul volto. Il ragazzo aveva scelto le scale a dispetto delle scale mobili, una scelta decisa, che non avrebbe dato al ministeriale modo di scegliere altrimenti. A Vath non dispiaceva fare un poco di movimento, trovava i Babbani pigri, assuefatti dalle loro comodità tecnologiche tanto da non muovere il minimo muscolo. Fu con gioia che accolse la scelta di Elijah, si avviò per le scale seguendolo e accompagnandolo, facendo un unica domanda per capire su che stile voleva stare. «Come preferiresti vestire? Scuro, chiaro o una via di mezzo?» Le azioni di lui risposero alla sua domanda in maniera muta, cercando tra i vestiti provò un gessato, che tuttavia abbandonò dopo averlo provato. Anche il ministeriale iniziò a cercare, provando con due giacche, una color azzurro e una nera. «Potrebbero fare al caso tuo?» Gli disse, sistemandole sull'attacca panni.

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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 17/12/2017, 22:23





Elijah Sullivan
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E
ra inutile, era perfettamente inutile. Stava ricominciato con un film già visto e che su di lui non aveva più alcun effetto.
- Come Lei saprà, di sera il galateo impone l’abito scuro, quindi direi scuro – fece due passi verso il ministeriale per guardare l’abito che aveva in mano – troppo anonimo, questo vestito non ha anima.
Si voltò e si avvicinò all’espositore delle scarpe, ne prese un paio e si accomodò su uno dei piccoli divanetti per poterle provare. Non erano male, ma forse quelle un po' meno lucide sarebbero state perfette su un vestito che avesse una piccola nota che lo facesse spiccare. Ma visto che si trovavano lì, perché non mettere le carte in tavola nel modo come sarebbe dovuto essere fatto fin dall’inizio?
- Appena tornerò al Dormitorio sarà mia premura rispedirle la penna che mi ha inviato. Una penna così mi è stata regalata da mio padre appena sono entrato a Hogwarts ed è l’unica che utilizzo. Ha le mie iniziali sopra, lo stemma di Serpeverde, ed è di gradissimo valore in tutti i sensi. Mi scuso se non l’ho rimandata indietro prima, ma gli esami di fine anno mi hanno assorbito completamente e in seguito l’ho completamente dimenticato. E questa credo sia l’unica cosa di cui debba scusarmi io. Riguardo al resto avrei davvero molte cose da dire, Signor Remar e, per quel che mi riguarda, gradirei essere chiamato Signor Sullivan, almeno fino a nuovo ordine. Non mi sembra che tra noi esista un tale grado di confidenza che l’autorizzi a darmi del Tu.
Si tolse le scarpe che stava provando, infilò di nuovo le sue, quindi si avvicinò di nuovo all’uomo con il bastone.
- Dopo aver ricevuto la Sua lettera mi sono fatto parecchie domande e non solo per la lettera. Lei ha sempre parlato di fierezza, della grandezza dei Serpeverde, di come i modi definiscano l’uomo. Tante belle parole, ma che non trovano riscontro nei fatti. Ora, mi definisca un uomo che non ha il coraggio di scusarsi davanti ad un ragazzino di undici anni guardandolo negli occhi? Un uomo che gli scrive una lettera pensando che possa cancellare l’amor proprio di una persona e che, anche peggio, cerchi di comprare il perdono con un regalo. Avrebbe potuto scrivermi, Sì, un gufo, ma per chiedermi di incontrarmi. Quando poi eravamo l’uno di fronte all’altro, solo in quel momento avrebbe dovuto dirmi quello che aveva in mente. Io sono solito affrontare le situazioni faccia a faccia, se devo dire ad una persona quello che penso, nel bene o nel male, lo faccio sempre guardandola negli occhi e mai per lettera. La trovo una mancanza di rispetto non guardare le persone negli occhi, soprattutto se hai qualcosa di cui farti perdonare. Anche il regalo era completamente fuori luogo, inviarmelo è stata un’imposizione perché non mi ha permesso di rifiutarlo, non mi ha dato la possibilità di scegliere. E’ ricaduto negli stessi errori, sia mancandomi di rispetto cullandosi nell’illusione che due parole ben assestate potessero cancellare tutto, e sia non lasciandomi la possibilità di scegliere. Copione diverso, ma stessi errori. L’ho visto tanto fiero e tronfio di se stesso mentre faceva lo scivoloso con Sophie, con una ragazza che Le avevo fatto capire chiaramente mi piaceva da morire, una ragazza molto più piccola di Lei. E non mi mascheri con l'educazione quello che ho visto, perchè gli occhi mi funzionano piuttosto bene. Voleva solo dimostrare che Lei era migliore di me, ma non lo è mai stato, soprattutto dopo quel gufo squallido. Ha fatto di tutto per sminuirmi ai suoi occhi, e Lei davvero pensa che io possa dimenticare una cosa del genere con una lettera e una penna? Io non sono come lei che ama stare davanti ad uno di undici anni solo per vantarsi, ma non ha il coraggio di guardarlo negli occhi e dirgli che ha sbagliato. Io mi prendo sempre le mie responsabilità, anche se poi devo pagarne le conseguenze. Non ho paura di guardare una persona dritta negli occhi, mai! Io sono un Serpeverde, Signor Remar… io sono un Montague! - non alzò la voce e nemmeno un attimo , ma sibilò le sue parole tra i denti, assicurandosi però che fossero udite bene dal suo interlocutore.


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Vath
Remar «

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La temperatura nel negozio sembrò abbassarsi di parecchi gradi. Vath aveva ascoltato il ragazzo di fronte a se durante tutto quel che gli disse, in silenzio, sostenendone il suo sguardo. «Mr. Sullivan, dato che vuole delle risposte, la prego, mi ascolti.» Esordì con serietà, senza staccare gli occhi dai suoi. «Come ha giustamente detto lei con il gufo che le ho mandato avrei potuto chiederle di incontrarci di persona e dirle tutte quelle cose a voce, faccia a faccia. Conoscendo il mio lavoro e non sapendo quanto in effetti sareste stato libero ho reputato opportuno spedirle quella lettera ritenendola la migliore delle cose in quel momento. Se non fosse stato per questo fortuito incontro una volta libero dall'oberante mole di lavoro le avrei scritto, chiedendole di vederci per parlarne faccia a faccia. A proposito del regalo: la penna come ho scritto per lettera era un piccolo pegno, un regalo che mi son sentito di farvi senza aspettarmi ritorni di nessun genere. Non era mia intenzione comprare il vostro perdono con un oggetto, no, non sono solito usare questi mezzucci. Quindi, Mr Sullivan, come regalo quale era non posso, ne voglio, riprendere quella penna.» Tutto quello glielo disse con fermezza, con il suo solito tono pacato, sostenendo il suo sguardo. Non c'era bisogno di essere un legilimens da parte di Elijah per comprendere la sincerità che voleva donargli. «Oggi non ho fatto parola di queste cose per due motivi principali, primo non volevo rovinare questo incontro come l'altro. Secondo, ci tenevo ad aiutarvi a trovare l'abito e lasciare questa conversazione ad un altro momento.» Si schiarì la voce, preparandosi a rispondere ad un altro punto tra quelli elencati dal ragazzo. «Potrò aver sbagliato a non attendere il vostro parere prima di invitare al tavolo la signorina Armstrong ma non accusate me di quel che non è vero, voi dite che ero scivoloso con lei, tronfio e fiero di me stesso. Quello di cui ero fiero Mr Sullivan era solo di voi. Tutte le mie parole, quel pomeriggio erano state spese per voi e voi soltanto. Non era per mettervi in cattiva luce rispetto a lei semplicemente mi preoccupavo del fatto che in quel giorno di temporale foste asciutto. Per quel che riguarda il vantarsi: di cosa dovrei vantarmi?! Non penso d'averlo fatto con voi. Credete forse che non sono in grado di prendermi le responsabilità delle mie azioni solo perché vi ho scritto una lettera? Vi direi le stesse parole adesso in questo momento, i miei comportamenti son stati sconvenienti, certo e di questo vi chiedo perdono, ma erano finalizzati ad essere in buona fede.» Non una parola del ministeriale salì di tono, cercava di spiegare al giovane Serpeverde tutto quanto in maniera più lineare possibile. «Siete un Serpeverde, lo ero stato, lo sono e lo sarò sempre anche io. La nostra casata è piena di persone dalle più disparate sfaccettature, come diamanti ancora non perfettamente tagliati, non fuggo le mie battaglie e non lascio combatterle a qualcun altro. Ogni sfida è un confronto, ogni confronto un buon modo per migliorarsi ed io sono pronto ad uscirne migliorato anche da questo.» "Io sono un Serpeverde, Signor Remar… io sono un Montague!" così aveva proferito il ragazzo. Sarà pur un Serpeverde, il ministeriale non lo negava, indubbio il fatto che fosse un Montague da parte di madre, tuttavia c'era una cosa che Elijah Sullivan non sarebbe mai stato: un signore. Come diceva il famoso attore italiano Totò "Signori si nasce. " e, purtroppo, il ragazzino che aveva di fronte era e sarebbe rimasto il classico bulletto di strada che, come aveva fatto il giorno in cui si erano conosciuti, avrebbe caricato a testa bassa tutto e tutti fino ad uscirne distrutto. «In questo breve colloquio Mr. Sullivan riconosco la vostra capacità mentale inferiore a quella dei poveri babbani medievali che bruciavano sui roghi i nostri fratelli e sorelle, pertanto ritengo che nemmeno il grande Salazar abbia a cuore avervi come figlio tanto quanto io non abbia a cuore il proseguio di questo farneticare vostro. La saluto Mr. Sullivan. » Detto quello Vath fece un cenno con il capo, esibendo il suo miglior sorriso, non avrebbe atteso la reazione del bimbo di fronte a se accomiatandosi e dirigendosi alla cassa per pagare gli abiti da lui stesso scelti. "La nostra vita vale tanto quanto è profondo il segno che riusciamo a lasciare di essa." così diceva Pauline Phillips meglio nota ai suoi lettori come Abigail Van Buren ed il giovane Serpeverde sarebbe stato solamente un piccolo graffietto.

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Edited by Vath Remar - 16/5/2018, 15:56
 
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