The most beautiful things in the world are the old one, Concorso a Tema: Dicembre 2017

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view post Posted on 7/12/2017, 19:43
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Find the Easter Egg


Una leggera brezza gelida sfiorò il ciuffo di capelli rossi di Aiden, benché tenesse la testa coperta con il cappuccio del mantello, facendolo rabbrividire.
L’inverno ormai regnava incontrastato, spesso con delle tormente di neve così forti da costringere gli abitanti di Hogsmeade a rimanere nelle proprie case e costringendo i negozianti a tenere le loro attività bloccate per la scarsa clientela. Eppure, di tanto in tanto, c’erano dei rari casi in cui il tempo sembrava reggere e regalava un po’ di tregua ai poveri comuni mortali.
Aiden Weiss aveva scelto di godersi quella tregua in compagnia di Hidalgo, uno stallone nero che apparteneva a suo fratello Samuel e che aveva preso in prestito per una passeggiata tranquilla tra i boschi innevati nei pressi di Hogsmeade.
I paesaggi erano nonostante tutto meravigliosi, fatti per lo più di luce grazie alla candida neve che rifletteva i raggi del sole e rendeva quei boschi un vero Paradiso. Qualche temerario uccello, nascosto nel calore del proprio nido, cantava e di tanto in tanto l’occhio attento dell’Auror irlandese catturò il movimento di uno o due cervi che correvano via spaventati dalla sua presenza e dal suo forte odore di essere umano.
Sorrise, beandosi di una pace simile, mentre spronava il cavallo a muoversi lentamente tra gli alberi, regalandogli qualche pacca affettuosa sul poderoso collo. Si strinse maggiormente il mantello addosso, temendo che un’altra improvvisa brezza gelida potesse congelarlo sul posto. Già la sella era piuttosto fredda e il suo sedere iniziava lentamente ad intorpidirsi. Forse, se avesse lanciato al galoppo il caro Hidalgo avrebbe potuto sprigionare sufficiente calore per non ibernarsi le natiche.
Serrò maggiormente le mani guantate sulle briglie e fece per lanciare il cavallo al galoppo, finché non udì distintamente delle urla provenire dal limitare del boschetto.
«NO! Vi prego, no! Era del mio papà! Per favore, basta! Così lo romperete!» L’urlo disperato apparteneva ad una bambina, su questo Aiden non ebbe alcun dubbio e sembrava avere qualche problema con qualcuno, poiché seguirono altre urla.
Fu un bambino di sesso maschile quello che sentì, mischiato a tante risate divertite. «E’ solo uno stupido treno, Bree! E’ vecchio, non funziona nemmeno e non è roba per te. Torna a giocare con le tue stupide bambole!»
«Io gioco con quello che voglio, Tommy! Quel trenino significa tanto per me, era del mio papà! Ora ridammelo!»
«Se significa tanto per te, vieni a prendertelo!»
Una sfida. Bastò udire quella provocazione, mischiata da tante risate di scherno, per smuovere Aiden. Non sapeva se avrebbe fatto in tempo per aiutare la bambina a riavere indietro il suo gioco, non sentiva nemmeno in maniera distinta le parole usate durante quella che doveva essere senza dubbio una lotta per il possesso dell’oggetto, poiché aveva lanciato al galoppo il cavallo e l’unica cosa che poteva sentire con chiarezza era il rumore del proprio cuore che batteva forte e impetuoso nel petto, con lo stesso ritmo degli zoccoli di Hidalgo quando si abbattevano sul sentiero innevato.
Il senso del dovere, il suo essere nobile e cavalleresco nei confronti dei più bisognosi aveva avuto la meglio su tutto, si era precipitato ad aiutare quella povera bambina alla mercé di un gruppo di bulletti che volevano danneggiare una cosa a lei cara.
Il cavallo andava così velocemente che quando giunse nei pressi della fonte della lite in corso, Aiden tirò le briglie all’improvviso che sollevò abbastanza neve all’arresto della corsa. I suoi occhi saettarono minacciosi verso il gruppo di bambini che torreggiavano sulla bambina, deridendola, mentre si lanciavano tra di loro alcuni pezzi del trenino. Lei intanto cercava di riprendersi il giocattolo, mollando spintoni e calci, ma venendo trattenuta da alcuni di loro.
«Stupidi mocciosi!» tuonò, mentre scendeva velocemente da cavallo, dirigendosi verso di loro con la mascella contratta dalla rabbia e i pugni serrati. «Vi divertirete di meno a fare i bulli quando vi avrò dato una sonora lezione!»
Estrasse la bacchetta, pronto a fare diventare i capelli rosa confetto a tutti, con tanto di brufoli grossi e dolorosi su ogni centimetro di pelle del loro viso, ma si bloccò di colpo quando vide i ragazzini scappare a gambe levate e i pezzi del trenino finire a terra, completamente distrutti.
Oh no... pensò allibito.
La bambina, che fino alla fine aveva lottato coraggiosamente per riavere il suo trenino, corse a raccogliere i pezzi. Aiden la studiò per qualche istante: era una bella bambina, con dei capelli rossi molto accesi, lunghi e vagamente mossi, conferendole un tocco ribelle, mentre i suoi occhi erano di un blu profondo, come il mare.
Si mosse lentamente verso di lei e si chinò al suo fianco, aiutandola a raccogliere i pezzi. «Mi dispiace non essere riuscito a fermarli.» Osservò attentamente il pezzo più grosso che aveva in mano, una locomotiva di un azzurro cielo e sulla cui fiancata vi era la scritta bianca Woody & Allens Inc.. Era assai bizzarro, ma Aiden ricordò di aver avuto anche lui un trenino simile quando era piccolo, dello stesso modello, colore e con la stessa scritta. L’unica differenza era che quello della bambina era vecchio, con evidenti segni di logoramento in alcune parti in cui la vernice si era tolta e si poteva intravedere il lucido del metallo con cui era fatto il giocattolo.
Gli occhi blu di entrambi si incontrarono e lui le passò i pezzi che aveva raccolto. «Posso ripararlo, se vuoi. Non mi costa niente.» le propose.
La bambina si portò al petto il suo giocattolo distrutto, tirando su con il naso per non piangere. Aveva carattere, doveva ammetterlo, si stava sforzando a tutti i costi di non cedere al pianto, forse per non sembrare debole, sebbene gli occhi così blu e perfetti fossero già piuttosto arrossati.
«Non fa niente. Forse Tommy non aveva tutti i torti: era solo un vecchio e stupido trenino.» Scrollò le spalle. «Papà capirà, infondo avrei dovuto chiedergli una bambola per Natale invece che farmi regalare quel suo vecchio giocattolo.»
«Ma...» fece incredulo. «Ti sei battuta fino adesso per riprendertelo e ora getti la spugna? Non era abbastanza importante per te?» Aiden non riusciva a credere che quella piccola bambina, non più grande di dieci anni, avesse rinunciato a perseguire alla lotta per il proprio giocattolo dopo aver assistito alla sua distruzione. Si era addirittura proposto di aiutarla, perché dunque si era arresa?
«Lo è, sì. Lo era.» Si corresse a testa bassa.
Lui sospirò profondamente e allungò una mano per poterle stringere la sua e provare a convincerla nel cambiare idea. «Lo sai? Ero più piccolo di te quando mio padre mi regalò un trenino simile al tuo. In un certo senso potrei quasi giurare che siano gemelli.» ridacchiò per qualche secondo e poi tornò serio. «Ma ad ogni modo, quello che cerco di spiegarti è che una cosa rimane comunque importante, per sempre… perfino nel tempo. Per me quel trenino significava tutto, era come un modo per viaggiare e raggiungere i miei genitori quando svolgevano una delle loro faccende di lavoro. Quel trenino occupava le mie giornate e le rendeva speciali, anche quando mio fratello me lo rompeva per dispetto...»
«Oh, che cosa brutta! Ma con il trenino rotto come facevi?»
«Beh, me lo riparavano, no? E più si rompeva e si riparava, più quel trenino acquistava importanza per me, oltre che ad una buona dose di bellezza. Era sempre emozionante vederlo sfrecciare sulle rotaie, anche se di tanto in tanto, piuttosto che fare il fumo spruzzava uno strano liquido multicolore. Ma a me piaceva lo stesso, anche perché con quel liquido ci sporcavo lo spazzolino di mio fratello!»
«Anche il mio trenino aveva questo difetto! Sai, mi sa che hai ragione: abbiamo i treni gemelli!» La bambina rise, leggermente più sollevata ma anche divertita per aver trovato qualcuno con un trenino simile al suo. «Quindi… la tua offerta per ripararlo è ancora valida?» Arrossì, imbarazzata per aver chiesto ad uno sconosciuto gentile se poteva riparare il trenino.
Aiden annuì.
Diverse volte si era ritrovato a consigliare o a dare istruzioni a dei ragazzini, cercando di trasmettere un po’ del proprio sapere dentro quelle piccole testoline che ancora non sapevano nulla del mondo e come affrontarlo. Eppure il fulvo irlandese non si era mai ritrovato a comportarsi in quella maniera così paterna con una bambina che nemmeno conosceva, ma che si era sentito in dovere di aiutare.
Aveva sempre amato le cose vecchie e con una propria storia: erano come le persone, avevano qualcosa da raccontare e ciò serviva a scoprirne la reale bellezza. Era un po’ come la sua scrivania al Dipartimento Auror, un tempo appartenuta a suo padre e che lui aveva drappeggiato di Figurine delle Streghe e Maghi Famosi quando era un pestifero bambino che combinava solo guai. Era vecchia, per alcuni rovinata, ma per lui era perfetta e di una bellezza unica. Ogni oggetto che aveva segnato la sua infanzia era speciale, di una bellezza unica e rara, perché erano il ponte che faceva da tramite tra ciò che era e ciò che è, che raccontavano la sua storia e quella delle persone a lui care.
Quindi alzò la bacchetta, pronto a restituire a quel trenino la propria bellezza e anche la propria storia.
«Tramen Repàro!» pronunciò con estrema accuratezza, facendo attenzione alla pronuncia di ogni singola sillaba che componeva l’incantesimo. Voleva riparare a dovere quel trenino e renderla felice come lo era stato lui tutte le volte che avevano riparato il suo.
Come per magia il trenino prese a ricomporsi con estrema precisione e accuratezza, ritornando ad essere perfetto, sebbene gli evidenti segni di logoramento che enfatizzavano la reale età dell’oggetto. Sussultò per un secondo e poi ci fu uno sbuffo di fumo, seguito dal caratteristico suono emesso dai treni. Ciuf ciuf!
«Sai, sei uno sconosciuto molto gentile, come il mio papà. Stavo quasi per chiederti se potevi fare qualcosa per farlo sembrare meno vecchio ma… ora che ci penso bene, mi piace di più così!»
L’aveva resa felice, la vedeva sorridere e ancora teneva stretta la sua mano, mentre con l’altra si stringeva al petto il trenino riparato.
«Davvero?»
La bambina annuì con un sorriso che gli ricordò sé stesso. «Le cose più belle al mondo sono le vecchie… Me lo dice spesso il mio papà! Lui è sempre occupato a lavorare ma mi ha lasciato questo per ricordarmi che è sempre con me. Mi tiene compagnia e mi porta da lui, proprio come il tuo trenino ti portava dai tuoi genitori. Mi basta chiudere gli occhi per trovarmi accanto a lui.» La guardò chiudere gli occhi e sorridere.
Aiden ricambiò quel sorriso, era proprio una bambina meravigliosa.
«Ecco, ora sono con lui...» mormorò. Riaprì gli occhi e ognuno di loro si perse negli occhi dell’altro, per Aiden fu come rivedere il proprio riflesso. «A proposito, io sono Brianna e ti ringrazio per avermi aiutato con il trenino!» Rise e diede un bacio sulla guancia ad Aiden. «Adesso però devo correre a casa, altrimenti la nonna mi sgriderà!»
Aiden le avrebbe detto volentieri il suo nome se solo non si fosse messa a correre lungo la strada che portava al villaggio. Tornò ad erigersi sulla propria statura e fece per raggiungerla. Per un po’ lo fece, la rincorse, urlandole: «Brianna, aspetta! Non mi hai detto dove lo hai raggiunto!»
Perché glielo aveva chiesto? Perché non le aveva invece detto il proprio nome?
Lei si voltò e con un sorriso molto misterioso disse: «Nei suoi sogni!» Poi corse via di nuovo e stavolta Aiden non riuscì più a starle dietro.
Nei suoi sogni…

Aiden spalancò gli occhi all’improvviso, fissando il soffitto davanti a sé, mentre il suo corpo giaceva al caldo tra le coperte del suo letto.
«Brianna...» sussurrò.

PS: 180 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 27.5

Piccola nota: Buon Natale in anticipo!
Anche se non ho mai studiato il latino, spero di non aver sbagliato nel tradurre treno con i traduttori online.

 
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