| Un pomeriggio tranquillo, e sereno. Una bella giornata di quello che assomigliava sempre più all'inverno. Un Astro autunnale, sonnolento e pronto al letargo, che inondava di luce, spandeva una piacevole temperatura sul Castello. Non ancora troppo freddo, ma una piacevole aria di neve, se solo fosse piovuto. Come per incanto se l'erano cavata anche per quell'anno, la mattanza estiva era passata, non senza morti e feriti, ma era sopravvissuto un'altra volta. E anche a un trasloco. Per quanto fosse stato più volte rassicurato che tutto fosse ancora e nuovamente nella medesima posizione che in precedenza, di fatto, si rivelava quotidianamente impossibile trovare alcunchè. Ma sarebbe passato anche quello. Certo, non c'era particolare premura, ne andava dato atto, l'inverno non era nemmeno del tutto iniziato, prima che le temperature si facessero anche solo sentire ne sarebbe ancora corsa d'acqua sotto i ponti, ma non per questo si sarebbero fatti cogliere impreparati. I pesanti mantelli invernali, dalle fosche tinte erano stati già mobilitati, mantenendo in servizio i toni caldi della stagione favorevole, ma non per questo meno temuta, di vesti e sottovesti. Del resto, era una relazione di cordiale odio, ed amore. In primo luogo, veniva l'odio, detestava ciò di cui era foriera la primavera, l'estate, il caldo soffocante, ed il mezzogiorno del Mondo, che aveva imparato a farsi piacere per lunghi anni. Il caldo secco del deserto libico, iraqeno, egiziano, ed il caldo umido del mediterraneo, dal libano alla grecia, alla spagna, alle isole, più o meno grandi che fossero. E poi l'amore, certo, i colori caldi, sgargianti, i tessuti leggeri, e Glamis. E se primavera implicava Estate, si poteva tranquillamente affermare che non mancasse poi molto al termine di un nuovo anno. E infatti era così. Da quando era tornato, tutto era tornato a susseguirsi con lenta regolarità, certezza che una Scuola, e poche altre, era in grado di fornire. Mese dopo mese, Natale, e Pasqua, ed ecco la fine dell'anno. Un quieto armonioso vivere, anno dopo anno. E tale era destinato a restare, e protrarsi. Era soddisfatto della pensione, ed ormai più che scribacchiare e ciarlare non sembrava trovar brio di fare. In fondo, cos'aveva poi fatto per un'intera esistenza? Volendola ridurre ai minimi termini non sarebbe poi cambiato molto, certo aveva scritto e parlato molto, per conto di altri, ma essenzialmente era un esperto di quello. E tale sarebbe rimasto. L'unica sostanziale differenza, era che ormai si fosse messo in proprio per buona parte del suo tempo, il che era qualcosa di decisamente incoraggiante. In fondo si poteva essere relativamente certi nell'affermare quanto si pensasse. Certo, era ormai proverbiale l'essere quotidianamente fraintesi, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, ma era comunque un passo in avanti. Non si rischiava nulla di più, che non una discussione, o una inequivocabile T, e per quanto potesse suonare presuntuosa ed irreverente, nei suoi semplici e lapalissiani tratti, non aveva il potere di innescare alcuna crisi valutaria, fiscale, politica, o armata. Era tutto terribilmente rassicurante. Che lo amasse proprio per quello? Di scarlatto vestito, divagando in pensieri ed opere, l'anziano Mago voltò infine la pagina di un voluminoso dizionario, espirando rumorosamente, e lasciandosi cadere contro lo schienale della seduta, soddisfatto. Non il tempo di essere affondato completamente nella morbida pelle della poltrona, che già il non troppo fedele, e mansueto alleato, aveva ben pensato di filarsela. Lesto, quasi felino, a tratti machiavellico, aveva atteso a lungo il momento più adatto, e venendo meno l'attenzione del Mago, si era chiuso improvvisamente, sollevando un pulviscono di polvere, che si portò dietro un sonoro starnuto, prima di correre sul legno lucidato della scrivania, e balzare a terra, sul folto tappeto, scomparendo alla vista. Un dizionario altamente istruito, certo, che però sembrava in tutto e per tutto restio nel condividere il suo sapere, o facilitare le ricerche. Quanto meno aveva la buona creanza di non soffrire di istitinti suicidi, non gettandosi nel caminetto scoppientante, un classico, o giù dalle finestre socchiuse, nel parco. Erano passi avanti, comunque la si volesse girare. Il Volume ribelle, senza dar prova di eccessiva originalità, giunti ormai alla nona edizione di quella farsa, mostrando la costa di pelle rinforzata, ed incisa profondamente da uno stilo, correva, almeno nei limiti consentiti ad un libro pesante diverse libbre, verso la porta, sbarrata, confidando ancora una volta nel miracolo. Chissà poi dove volesse andare! Churchill aveva retto il gioco le prime volte, ma si era presto annoiato, l'eccesso di moto non sembrava essere il benvenuto in quei locali. Che il dizionario ribelle l'avesse scordato? O che fosse ribelle proprio per quello? Provvidenziale, epifanico o fantasmatico, presto l'avrebbero determinato, nelle vesti di novello Beatrice dello sperduto Dizionario, qualcuno aveva deciso di farsi avanti, bussando in quel momento. Un Serpeverde. Non avrebbe mai pensato a Beatrice tra i Serpeverde, ma in fondo, tutto poteva essere. Perchè no? Quanto sarebbe stato inopportuno invitarlo a ripassare più tardi? E con che scusa? Guardi, non vorrei che il dizionario m'infartasse per la sorpresa, potrebbe ripassare? Stiamo braccando un ribelle? Sono in corso delicate operazioni di pulizia? Ammazzo il drago, ed arrivo? Quale potesse essere la scusa più credibile, ed opportuna era una sfida notevole, ed allo stesso tempo pressante. Nel momento in cui avesse aperto, il dizionario si sarebbe lanciato fuori dalla stanza, e forse anche giù dalle scale, se non l'avesse fatto, ne sarebbe risultato un villico villano il rispettivo proprietario. Poi la soluzione, in fondo Sullivan era dei primi Anni, un minimo di atleticità era richiesta, non avrebbe avuto problemi. A che serviva quel gioco infernale altrimenti? Sicuramente non a far attraversare la strada alle vecchiette. A recuperar loro dizionari e ricettari ribelli? Forse.
Avanti!
In una maniera, o nell'altra, il più delle volte nell'altra, se la cavava sempre. Il che era comunque decisamente già qualcosa. E silenziosa la porta prese ad aprirsi. Lesto il dizionario si infilò nello spiraglio, filandosela alla chetichella. Era andato?
Se fosse così gentile da acchiappare il fuggiasco, ci eviterebbe una noia.
In fondo, non era chiedere troppo. No? Attaccati ad un campanello ad ogni ora del giorno e della notte. Recuperare un Volume non sarebbe stato eccessivamente scortese. Al peggio sarebbe comunque arrivato al gargoyle di pietra. A meno che... No, troppa fortuna tutta in una volta! Tornò alla tazza di The, dimentica poco lontano sulla scrivania. Sorseggiando il liquido ambrato, ormai freddo, lo sguardo ricadde sulla tavoletta di pietra nera, incisa, sulla quale stava ormai lavorando da diverse ore. Se non fosse stato per una lezione e l'altra, o per la pause doverose utili a recuperare il dizionario forse se la sarebbe cavata prima. O forse il problema era un altro. Era troppo vecchio, e non era il suo campo? Eppure era altrettanto certo che non l'avrebbe mai ammesso, benchè fosse altrettanto certo che il tutto facesse parte degli intenti del mittente. Così andavano le cose. Ma quindi, chi era questo Sullivan? Serpeverde, certo. E poi?
Edited by Ignotus Albus E. Peverell - 12/12/2017, 15:14
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