La Fiamma che brucia sotto la Pioggia, Per Sophie

« Older   Newer »
  Share  
Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 11/12/2017, 18:34







Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Happy | Outfit | ♪ VaGq9Wb "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
Q
uando Sophie gli aveva detto che non era molto a suo agio sui tacchi, Elijah aveva cominciato a pensare a come rendere la cosa il più piacevole possibile. L’abito elegante richiedeva il tacco, c’era poco da fare, ma lui poteva e doveva inventarsi qualcosa per ridurre quel disagio al minimo.
Gli era venuta un’idea e per metterla in atto aveva chiesto l’ausilio di suo fratello Daniel. Dopo delizioso interrogatorio con risatina di contorno, il maggiore dei Sullivan aveva accettato di aiutarlo e gli aveva mandato l’occorrente via gufo proprio quella mattina, nella scatola delle tavolette di cioccolata.

Quel pomeriggio aveva fatto una lunga doccia e dopo essersi asciugato si era spruzzato anche un po' di profumo. Aveva sistemato il ciuffo dei capelli, rendendosi conto che quella sera avevano deciso di andare ognuno per conto loro. Ma davvero bisognava fare tutte quelle cose primo del primo appuntamento con una ragazza? Si, ok! Loro stavano insieme, ma era comunque il loro primo appuntamento. Sarebbero stati in un luogo diverso e con dei vestiti che non fossero la divisa scolastica. Ora cominciava a pensare a trecento cose. Al fatto che forse il vestito che aveva scelto non andasse bene, anche se quella era la sua preoccupazione minore. La domanda che l’aveva martellato tutto il giorno era su cosa avrebbe messo Sophie. Avrebbe avuto i tacchi, questo glielo aveva già anticipato, ragione per cui il tutto sarebbe stato impacchettato da un vestito che richiedeva il tacco. Fece un respiro profondo guardandosi allo specchio, ce la poteva fare benissimo, non era poi così difficile. In fondo aveva fatto cose più difficili, come il giorno che le aveva confessato quello che provava.
Ore 19,10. Era pronto, doveva solo risalire dai Sotterranei e arrivare al cancello di Hogwarts. Si mosse con anticipo per due motivi. Primo, non voleva assolutamente farla aspettare, sarebbe stata una mancanza di rispetto. Secondo, voleva vederla da lontano mentre scendeva il sentiero che l’avrebbe portata fino a lui. La sua meravigliosa Principessa.
Infilò un cappotto nero a tre quarti sopra al completo e uscì dai Dormitori di Serpeverde.
Quando arrivò al cancello mancavano una decina di minuti all’appuntamento e Sophie non era ancora arrivata, per fortuna.

P2eSHGw




PS: 124 | PC: 70 | PM: 70| PE: 8,5
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 12/12/2017, 15:17
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:



Sophie Armstrong
Serpeverde | Prefetto | 17 Anni | ♪ | OutfitVxQQqFv Ambition is the immoderate desire for power.
Sospirò. Strano a dirsi, ma si sentiva veramente in ansia per quello che l’attendeva quella sera. Non era la prima volta che trascorreva del tempo in compagnia di un ragazzo, eppure mai aveva sentito tutto quel nervosismo divorarle lo stomaco. Nonostante ci fosse ormai un rapporto ufficiale tra loro due, Sophie si sentiva emozionata all’idea di vederlo proprio come se fosse la prima volta. A scuola era ormai risaputo, e, nonostante fossero sempre stati attenti a non farsi vedere in pubblico in particolari situazioni, erano entrambi consapevoli del fatto che le voci giravano velocemente, soprattutto nel momento in cui riguardavano una persona che ricopriva un ruolo importante come lei. Era ormai inutile nascondersi, sì, ma Sophie accettò con piacere quel suo invito, soprattutto perché avevano bisogno entrambi di passare del tempo da soli, lontani da tutto e da tutti. Odiava i tacchi, odiava il trucco, odiava tutto ciò che fosse scomodo, ma sapeva che sarebbe stato necessario, per quella sera. Un’altra cosa che la faceva sentire particolarmente a disagio era l’idea di dover essere circondata da Babbani. Cresciuta in una famiglia di soli Maghi, non aveva mai avuto modo di conoscere una persona senza poteri magici, ma, nonostante il ribrezzo che provava nei loro confronti, doveva ammettere di essere alquanto curiosa di vedere con i propri occhi cosa erano capaci di fare. Si vantavano delle loro capacità, dei loro studi, delle loro tecnologie, ma quanto potevano meritarsi tale vanto?
La notte prima, stranamente, era riuscita a dormire, nonostante il suo cervello fosse sempre rivolto a quella sera. Non aveva avuto, però, la forza di mangiare per tutta la giornata, aveva lo stomaco talmente in subbuglio che le si era completamente chiuso. Fu intorno alle sei e mezza di quel pomeriggio che cominciò a sentire quel rantolio fastidioso dovuto alla fame, proprio mentre era rilassata nella vasca del Bagno dei Prefetti. Non vi era anima viva, fortunatamente, ed aveva trascorso l’ultima ora tra quelle bollicine, con l’intento di rilassarsi un po’. Nonostante tutto, però, quell’ansia non accennava a sparire. Le era tornato l’appetito, sì, ed una volta giunti lì avrebbe divorato anche il cameriere, molto probabilmente. Si rese conto che era passato veramente tanto tempo da quando era entrata in quella vasca, e mancava soltanto mezz’ora all’appuntamento. Fece tornare i suoi lunghi capelli dorati vaporosi come sempre con l’unico incanto che più utilizzava da quando lo aveva imparato, aprì il baule e afferrò un vestito nero, corto fin sopra le ginocchia, semplice, con delle decorazioni dorate all’altezza dei fianchi e lo indossò. Fece salire la zip posta sul lato destro dell’indumento e si specchiò. Le calzava a pennello e le sue forme erano perfette, ma lei, come al solito non si piaceva. Sbuffò ed infilò i piedi nel paio di decolleté che erano già sul pavimento, ma evitò di guardarsi un’altra volta allo specchio o si sarebbe convinta a non uscire più. Indossò un cappotto lungo esattamente quanto lo era il vestito, tolse nuovamente le scarpe per evitare di cadere dalle scale e si diresse verso l’uscita del Castello. Prima che i suoi piedi potessero venire a contatto con la brecciolina che contornava Hogwarts, infilò nuovamente gli arti inferiori in quelle odiose calzature e ricominciò a camminare. Poi, in lontananza lo vide. Lì, nel buio, oltre l’enorme cancello, la figura di Elijah Sullivan si faceva sempre più nitida. L’odio incolmabile per i tacchi era svanito, l’ansia era svanita, nei suoi pensieri c’era soltanto lui. Si avvicinò a passo lento ed un sorriso ampio e sincero si dipinse sul suo volto. Lo squadrò dalla testa ai piedi con stupore, ma furono principalmente i suoi occhi ad incantarla, nel vero senso della parola. Non emise alcun fiato, si limitò a scrutare quelle iridi chiare per diverso tempo, mentre la sua mano destra, come ormai di prassi, andava a posarsi sulla relativa guancia di lui.



PS: 153 | PC: 89 | PM: 95| PE: 14
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 13/12/2017, 01:35





Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Happy | Outfit | ♪ VaGq9Wb "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
Q
uando sentì scricchiolare il sassolini del vialetto, Elijah sorrise. Si voltò a guardare il sentiero che portava al castello, e lei era lì che si avvicinava verso di lui e non portava la divisa...non la portava. Sorrideva, esattamente quel sorriso sereno che lui avrebbe sempre voluto vederle sul viso. I suoi lunghi capelli ondeggiavano sulle spalle e il vestito che aveva indossato era delizioso. Non avrebbe potuto fare scelta migliore, era decisamente perfetto. Le fasciava il corpo il giusto e le scopriva le gambe perfette, abbastanza per far tremare le sue. Le sorrise anche lui, senza nemmeno rendersene conto, e lasciò che la mano della Serpeverde gli accarezzasse il viso, adorava quel gesto, l’aveva adorato fin dalla prima volta che lei l’aveva fatto. La prese con delicatezza tra le sue e voltò il dorso verso il suo viso. La baciò senza smettere un attimo di guardarla – Ciao Principessa – disse prima di baciarle di nuovo la mano – sei bellissima...e questa volta credo di avertelo già detto.
Sorrise a quelle parole e questa volta fu la sua mano a cercare il volto di Sophie. Fece scivolare le dita tra i capelli e si chinò leggermente per baciarla. Niente di appassionato, ma un bacio dolce, dove chiuse gli occhi, abbandonandosi alle sensazioni meravigliose che provava. Amarla non era debolezza, era forza, una forza che spaccava il mondo. Elijah sapeva che non lei vicino sarebbe stato sempre più forte, solo insieme a lei poteva raggiungere quella perfezione che tanto ambiva. Lei lo completava.
- Mi sei mancata, Armstrong - le sussurrò mentre si allontanava dalle labbra carnose di Sophie. Fece un leggero sospiro e si allontanò da lei di un paio di passi. Infilò la mano sinistra in tasca e sfilò un oggetto chiuso nel palmo della mano. La destra sfilò la bacchetta e la puntò verso l’altra mano. Solo in quel momento il Serpeverde aprì il palmo, rivelandone il contenuto. - Finite Incantatem – l’oggetto riprese rapidamente le sue dimensioni originali ed Elijah afferrò saldamente il manico della Firebolt che era quasi apparsa dal nulla.
- E’ di mio fratello, Daniel, me l’ha solo prestata. L’ha rimpicciolita e me l’ha mandata con un gufo stamattina – si passò nervosamente la mano tra i capelli del ciuffo – mi hai scritto che non ami molto i tacchi, così voglio farti camminare il meno possibile.
Meno male che il vestito di Sophie era corto, se fosse stato lungo avrebbe avuto non poche difficoltà a salire sulla scopa. La guardò con un sorriso smagliante - Guido io.
Aveva in serbo tantissime sorprese per quella sera e sperava che a lei piacessero dalla prima all’ultima. Sperò di non aver esagerato con la cosa della scopa, ma l’idea gli era piaciuta molto e l’alternativa era solo di farsi accompagnare da uno degli elfi domestici di famiglia. Piuttosto l’avrebbe portata a Londra sulle spalle e correndo. Mai la mano di uno di loro avrebbe dovuto toccarla e rovinare la sua serata perfetta. Se solo poi avesse alzato gli occhi a guardarla...beh, sicuramente l’avrebbe ucciso senza dargli nemmeno tempo di fare un secondo respiro. Se poi fosse stato Milton, l’elfo che la sua cara madre gli aveva assegnato da quando aveva l’età della ragione, allora sarebbe morto ancora prima di sollevare lo sguardo, il gesto sarebbe bastato.
Odiava gli elfi domestici, ma Milton anche di più. Era burbero e rompiscatole ed era diventato il suo tiro a segno preferito. Gli tirava contro un po' di tutto e più l’oggetto in questione faceva male e più a lui dava piacere, anche se la vera catarsi erano i calci. No, no, decisamente meglio la scopa.
Si tolse la giacca e la mise sulle spalle di Sophie, lasciando che lei potesse infilarla in seguito. Questa volta le sue mani non esitarono nemmeno un attimo come era successo alla Stamberga Strillante tre anni prima. Scavalcò il manico con il piede e si mise a cavallo della scopa, quindi allungò la mano verso Sophie – Vieni, Principessa. Mettiti comoda e stringimi, Londra ci aspetta. Solo quando Sophie fosse stata sulla scopa e stretta a lui, solo allora Elijah sarebbe partito a tutta velocità dal castello.
Era strano, ma bello. Era strano come uno come lui, così poco avvezzo ai sentimenti, si facesse così trasportare da essi. Aveva sempre pensato che erano sciocchezze, ma ora pensava che erano sciocchezze belle. Forse l’aveva letto da qualche parte una volta, ma non ricordava dove. I ragazzi cattivi quando si innamorano provano dei sentimenti molto più forti, proprio perché in loro ogni emozione è amplificata. Pensano di non essere portati per l’amore, ma quando amano lo fanno con ogni cellula del corpo, in un modo totale e assolto che mai avrebbero creduto possibile. Elijah era il tipico esempio di questa specie. Era sempre stato convinto di essere immune a certe cose e che mai e poi mai l’amore l’avrebbe “fregato” e ora, invece, eccolo lì, non solo era caduto come tutti gli altri, ma cadendo aveva fatto un buco talmente profondo che aveva trovato il petrolio. Per fortuna che lei gli aveva allungato la mano e l’aveva tirato fuori da lì sotto, altrimenti sarebbero stati guai seri.




PS: 124 | PC: 70 | PM: 70| PE: 8,5
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 13/12/2017, 14:29
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:



Sophie Armstrong
Serpeverde | Prefetto | 17 Anni | ♪ VxQQqFv Ambition is the immoderate desire for power.
La mano di Sophie che andava ad accarezzare il viso perfetto di Elijah era ormai mossa da una forza esterna, in un movimento automatico. Era diventato un vizio, lei perdeva il controllo di quel braccio ogni qualvolta che lo incontrava, e quella mano non poteva più fare a meno di toccargli la guancia. Era un gesto che, probabilmente, avrebbe fatto per il resto dei suoi giorni che avrebbe trascorso accanto a lui, su questo non ci pioveva. Era la prima volta che si incontravano fuori dalle quattro mura di Hogwarts, che si presentavano in altre vesti. Quella sera lei non era il Prefetto della Casata verde-argento e lui non era lo studente più brillante di Serpeverde. Erano due ragazzini completamente persi in quel forte sentimento chiamato “amore”, accecati dalla gioia che provavano ogni qualvolta che i loro occhi si incontravano. Tutto avrebbe creduto, tranne di meritare qualcosa di così bello. Osservò con ardore quelle iridi perfette fisse nelle sue e si fece baciare la mano, mentre quel sorriso non accennava a scomparire.
– Ciao, Occhi di perla. – Fu solo un sussurro, che a quella distanza Elijah avrebbe potuto sentire perfettamente. Erano proprio le perle che le venivano in mente quando pensava agli occhi suoi. Se c’era una cosa che le era rimasta impressa fin dall’infanzia era quella collana che indossava ogni singolo giorno sua nonna materna. Erano così belle, lucide, perfette. E così erano i suoi occhi. Nonostante il suo ennesimo complimento, Sophie non si scompose. Era perfettamente a proprio agio, e nessun cenno di imbarazzo la tradì. Fu il bacio che seguì subito dopo a farle ritorcere nuovamente lo stomaco. Sentiva come se si fosse creato un nodo proprio lì, al centro, talmente stretto che faceva fatica a respirare. Sentì il delicato tocco delle labbra di Elijah sulle sue, ed ella non poteva sentirsi più felice di così. Era mai possibile che quel ragazzo le facesse quell’effetto? Ancora? Dopo mesi? Era mai possibile che ogni volta era come se lo baciasse per la prima volta? Ricambiò quel bacio in modo perfettamente sincronizzato, e poté percepire tutto il suo amore pervaderle il corpo. Elijah parlava con gli occhi e con i gesti, e lei li coglieva prontamente. Riaprì gli occhi nell’attimo in cui le loro bocche si staccarono e riprese a sorridere.
– Mi sei mancato anche tu, Sullivan. – La voce aumentò di un tono e lo sguardo si spostò sui suoi movimenti. Osservò tutto ciò che stava facendo ed ammirò sognante il manico di scopa appena apparso. Non cavalcava la sua Firebolt dall’ultimo campionato di Quidditch e doveva ammettere che le mancava molto. Ascoltò le sue successive parole e si fece sfuggire una breve e poco sonora risata. Elijah non ne sbagliava una, e pensava veramente a tutto, ma la cosa più importante era che pensava principalmente al bene della sua fidanzata. Sophie doveva ancora abituarsi a quelle attenzioni, ma la facevano sentire così bene, così importante da immaginarsi veramente nei panni di una Principessa. Spostò l’attenzione sul completo elegante che indossava e l’espressione del suo viso divenne seria. Era bellissimo, era perfetto, così tanto che accanto a lui si sentiva meno di zero.
– Ehi! – Esclamò, mentre rialzava gli occhi verso il suo viso.
– Esattamente, quand’è che ti ho dato il permesso di vestirti così? – Il tono di voce era piuttosto scherzoso, ma, si sa, nello scherzo c’è sempre un minimo di verità. La verità era che sentiva un senso di gelosia che sembrava più possessione, nei suoi confronti. Ed era una sensazione che non aveva mai provato prima. Si fece coprire le spalle dalla sua giacca enorme, ed infilò le braccia in quelle maniche talmente larghe che avrebbe dovuto tenere i gomiti piegati a novanta gradi per tutto il tempo per evitare che l’indumento le scivolasse addosso. Guardò la mano di Elijah rivolta verso di lei ad attendere la sua, ma la afferrò solo dopo aver alzato di poco la gonna del vestito per renderle i movimenti più semplici. Certo, con un paio di jeans sarebbe stato meglio, ma non era affatto un problema. Avanzò verso di lui, alzò la gamba destra e la fece passare sul lato opposto della scopa. Avvicinò il suo corpo alla sua schiena e le braccia andarono a cingergli il torace. Si strinse forte a lui e le testa si posò tra le due scapole.
– Non che non mi fidi di te, eh… Ma sai com’è, se proprio devo morire tanto vale che tu venga con me. –


PS: 153 | PC: 89 | PM: 95| PE: 14
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 14/12/2017, 01:02





Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Happy | Outfit | ♪ VaGq9Wb "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
Q
uel sorriso meraviglioso fu il più bel regalo che lei potesse fargli, poi la sua Principessa divenne improvvisamente seria.

Esattamente, quand’è che ti ho dato il permesso di vestirti così?

Elijah sollevò leggermente il sopracciglio. Ma stava dicendo sul serio? Certo, il tono non era proprio serio, ma l’espressione di Sophie era alquanto indecifrabile. Mentre ancora si chiedeva se fosse una battuta o meno, il suo cervello arrivò ad una conclusione, sicuramente sbagliata.

- Non ti piace come sono vestito? - lanciare in aria la provocazione fu più forte di lui, era tanto che non lo facevano insieme, tantissimo. Non aggiunse altro, ma soprattutto fece finta di non vedere cosa fece lei per salire sul manico. Semplicemente attese che Sophie si accomodasse dietro di lui sulla scopa. Le sue braccia lo strinsero e i pettorali di Elijah si contrassero come reazione al tocco delle mani della Serpeverde. Sentì la sua testa che gli si adagiava sulla schiena e già immaginava i suoi capelli biondi che gli coprivano le spalle.

Non che non mi fidi di te, eh… Ma sai com’è, se proprio devo morire tanto vale che tu venga con me.

- Armstrong, credo che la mia “O” all’esame di Volo possa concederti un certo margine di sicurezza. Tieniti stretta, non ho intenzione di fermarmi fino a Londra e nemmeno di andare piano. Appoggiò il braccio sinistro su quello di lei a cingerlo, per tenerla, e poi partì a razzo con una forte spinta verso l’alto. La Firebolt non si fece pregare e raggiunse in un attimo quasi la sua massima velocità. Solo quando fu certo che Sophie fosse saldamente attaccata a lui, solo allora, prese il manico con entrambe le mani ed aumentò ancora l'andatura.
Volarono rapidi in un cielo oscuro ancora più nascosti per via delle nuvole, su un paesaggio quasi indefinito, marcato solamente dalle luci dei centri abitati e delle strade babbane. Elijah la spinse al massimo e la Firebolt non tradì le sue aspettative e in poco tempo si trovarono sopra a Londra. Non sarebbe stato prudente atterrare nella City con una scopa, quindi il Serpeverde fece rotta in una zona più periferica e poco illuminata, tanto erano in netto anticipo. Atterrò in una traversa proprio dietro ad una stazione dei taxi. Si concentro sulla scopa e con un incantesimo Reducio la fece tornare tascabile, evitò di guardare Sophie nel caso si stesse sistemando dopo quel lungo volo. Da quel momento in poi avrebbero vissuto la loro serata insieme come dei perfetti babbani, anche se non lo erano affatto. L’imperativo era non dare nell’occhio.
- Sei pronta a prendere un taxi babbano, Principessa. Sarà noioso, ma necessario – le prese la mano e la condusse verso il parcheggio dei taxi gialli. Uno degli autisti stava fumando, ma si affrettò a buttare le sigaretta per aprire la portiera posteriore.
Elijah tenne lui lo sportello. Sophie si sarebbe seduta sul sedile posteriore e lui l’avrebbe seguita un attimo dopo.

- Allo Shard, 31 St. Thomas Street, per favore.

Poi, mentre l’auto iniziava a muoversi, avrebbe preso la mano di Sophie – Mangeremo all’Aqua Shard, un ristorante che si trova al 31° piano dello Shard – poi si sarebbe avvicinato all’orecchio della Serpeverde – lo Shard è un grattacielo di 95 piani, noi dobbiamo andare al 31°.

Ora erano immersi nel mondo babbano e sarebbe stato divertente, per cambiare. Ora sarebbero stati solo loro, semplicemente due ragazzi innamorati. Elijah avrebbe sollevato il braccio, cingendo le spalle della sua ragazza e sperando che lei appoggiasse la testa sulla sua spalla durante quel noioso viaggio in taxi. Davvero, non poteva chiedere di meglio.



PS: 124 | PC: 70 | PM: 70| PE: 8,5
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 14/12/2017, 17:27
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:



Sophie Armstrong
Serpeverde | Prefetto | 17 Anni | ♪ VxQQqFv Ambition is the immoderate desire for power.
Quella sera era piuttosto tranquilla per essere una sera di Dicembre. L’aria era fresca ma per nulla fastidiosa, la luna era alta nel cielo, insieme alle stelle, perfettamente visibili anche da terra. Elijah, gentile come sempre, si era sbarazzato della sua giacca per permettere a Sophie di restare calda anche durante il volo. Non le piaceva il fatto che egli, al contrario, indossasse soltanto una semplice camicia sottile, ma sapeva che sarebbe stato inutile rifiutare la sua offerta. Lui era così, metteva il bene di lei sopra al suo, sempre, e la Serpeverde non poteva far altro che apprezzarlo. Ma, in realtà, aveva un difetto quel ragazzo? Possibile che in quei mesi non ne aveva ancora trovato nemmeno mezzo? Era così perfetto, lo era sempre stato, fin dal primo giorno. Sorrise alla sua domanda retorica e piuttosto provocatoria, a cui non rispose. Scosse leggermente la testa mentre la abbassava, con quel ghigno ancora presente sulle sue labbra. Dopo essersi sistemata sul manico di scopa ed aver posato la testa sulla sua schiena, sentì un’altra volta la voce di Elijah giungere alle proprie orecchie, che fece vibrare leggermente quella destra, a contatto col suo corpo.
– Fidati, non sarei su questa scopa se non mi fossi prima assicurata che il tuo esame di volo fosse andato bene. – Alzò leggermente il capo affinché egli potesse sentire la sua voce. Lo provocò allo stesso modo in cui lo fece lui, senza esagerare. Percepì nuovamente il contatto del suo braccio sopra a quello di lei, che le regalò quella solita e piacevole sensazione di protezione da parte di lui. Istintivamente, in seguito, strinse ancora di più le braccia attorno al suo torace, stando ben attenta a non rischiare di fargli del male. Chiuse gli occhi non appena la scopa cominciò ad elevarsi, poi li riaprì subito dopo, quando ormai erano in volo. Erano ad una quota talmente alta che, anche sforzandosi, non avrebbero potuto vedere assolutamente nulla. Dall’altro lato, allo stesso modo, le stelle luminose sembravano essere sempre lontane, nonostante tutto. La luna era l’unica fonte di luce che illuminava i loro volti, anche se, purtroppo, non potevano guardarsi a vicenda. Non ancora, quanto meno. Avrebbe voluto ammirare gli occhi di Elijah illuminati da quei raggi delicati e argentati, ma si limitò ad immaginarli: anche nella sua mente, erano così belli da fare invidia al mondo intero. Si fidava di lui, entrambi sapevano a cosa sarebbero andati incontro qualora qualche Babbano li avesse visti in volo, ma sembrava che lui avesse preparato tutto a puntino, ed in men che non si dica si ritrovarono in una strada buia Londinese. Era la sua città natale, e ne era legata in una maniera quasi ossessiva. La adorava con tutta se stessa, ma non aveva mai avuto modo di poter visitare la parte della città più bella. Quelle stradine umide la mettevano a proprio agio, insieme a quella brezza piacevole che le accarezzava il viso. Scese dalla scopa cercando di non far intravedere nulla dalla gonna, la sistemò velocemente e poi passò a riordinare le lunghe ciocche dorate che, durante il volo, erano andate a farsi una passeggiata nell’aria.
– Un taxi? Che?? – Alzò lo sguardo e ritrovò nuovamente i suoi occhi, finalmente. L’espressione del suo viso era piuttosto perplessa, e non aveva idea di cosa stesse parlando. Cominciava proprio bene. Strinse la mano di Elijah e si lasciò trasportare da lui, mentre le sue iridi iniziavano a mettere a fuoco delle auto gialle. Certo, sì, aveva sentito parlare di auto volanti nel Mondo Magico, ma… Quindi era così che si muovevano i Babbani? Si sentiva così fuori luogo, ma d’altronde l’unica cosa che doveva fare era comportarsi “normalmente”. Avrebbe dovuto dimenticare l’esistenza della magia, e la cosa le veniva molto difficile, perché ormai faceva parte della sua vita fin dal giorno in cui venne al mondo. Salutò cordialmente colui che sembrava essere l’autista, prima di entrare nell’autovettura. Si spostò facendo forza col bacino per lasciare lo spazio a Elijah per sedersi accanto a lei. Si guardò per un attimo intorno, mentre ascoltava le parole di lui, poi notò il suo braccio elevarsi e lei, mossa dal suo solito istinto, posò la testa sulla sua spalla, che sembrava così accogliente.
– Trentunesimo piano? Stai scherzando? – Il capo, di scatto, si voltò in sua direzione, ed i suoi occhi ricominciarono a cercare quelli di lui. Non avrebbe potuto usare la parola “Babbano” in presenza di uno di loro, ma Elijah avrebbe sicuramente capito. Come aveva intenzione di raggiungere quel piano? I Babbani dovevano pur aver qualcosa di tecnologico che evitasse alla gente di farsi tutte quelle scale a piedi, vero? Sentiva già i piedi scoppiare dal dolore all’idea di doverlo fare con quelle scarpe, ma la speranza era l’ultima a morire. Probabilmente stava per fare l’ennesima figuraccia, ma… Sapeva che quella sarebbe stata soltanto una delle tante di quella lunga serata.



PS: 153 | PC: 89 | PM: 95| PE: 14
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 15/12/2017, 03:19





Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Happy | Outfit | ♪ VaGq9Wb "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
S
i fece violenza per non scoppiare a ridere alle parole di Sophie. A differenza di sua madre Esther che non amava entrare troppo in contatto con i Babbani, suo padre Joel era sempre stato dell’idea che ogni cosa andasse conosciuta. Per questo aveva insegnato a lui e ai suoi fratelli e sorelle le diavolerie che riguardavano il mondo babbano. Questo non voleva dire che ad Elijah piacessero, nella maniera più assoluta. Era ed era sempre stato un fiero Purosangue, non amava confondersi con i Mezzosangue, quindi figuriamoci con i Babbani. Non stavano a livello degli Elfi, ma poco ci mancava.
- Non preoccuparti – si limitò a dirle. Era meglio non affrontare il discorso in quel momento, sicuramente il tassista avrebbe pensato che la ragazza soffrisse di vertigini e la cosa sarebbe finita lì.
Quando arrivarono allo Shard, Elijah pagò il taxi e aiuto Sophie a scendere. Quella sera le sue gambe erano qualcosa di indescrivibile e lui non aveva dimenticato quello che era successo quella sera in Sala Comune, quando le sue mani impacciate le avevano accarezzate come se fosse stata la cosa più normale del mondo. La prese per mano e insieme si diressero all’ascensore che, contro ogni previsione, era vuoto. Molto meglio, avrebbe potuto dare a Sophie tutte le spiegazioni richieste.
- Questo si chiama ascensore – le disse appena la porta si chiuse in un sonoro clank – è come una scatola che trasposta la gente da un piano all’altro senza dover camminare.
Fece un ghigno divertito, era sicurissimo che i piedi della Serpeverde gliene sarebbero stati grati.
Si mise dritto davanti a lei e le prese entrambe le mani – Guardami e non pensare a niente – allungò per un attimo la mano destra verso i bottoni e spinse quello del 31° piano. Si voltò di nuovo verso di lei, le mani tornarono a stringersi e le labbra si accarezzarono leggermente, ma con un’intensità incredibile. Elijah non fu in grado di dire se fosse stato il viaggio in ascensore troppo breve, ma le porte metalliche si aprirono di nuovo e i due giovani Serpeverde si ritrovarono dentro al ristorante.
Elijah aveva voluto uno dei migliori a Londra per una serata romantica e per questo aveva chiesto a suo fratello di aiutarlo. Ma che ne sapeva lui di queste cose? Niente di niente, ma per lei avrebbe imparato tutto e anche di più.
Esattamente come aveva detto Daniel, la vista era mozzafiato e il panorama era perfettamente visibile già dall’ingresso. Passò solo qualche attimo, il tempo di guardarsi intorno e vennero ad accoglierli.
- Ho una prenotazione a nome Sullivan.
Il cameriere li accompagnò al tavolo, due comode poltrone li attendevano, proprio vicino alla vetrata. Elijah lasciò che Sophie si sedesse e solo dopo si accomodò di fronte a lei. Per quel che lo riguardava era davvero un’atmosfera surreale. Lui e Sophie circondati di Babbani che non avevano la minima idea che fossero maghi, e un luogo che dire romantico e speciale era dire poco.
Elijah andò a cercare la mano di Sophie, cercò le sue dita, voleva intrecciarle con le sue. C’erano riusciti, erano fuori dalla Sala Comune, fuori dalla scuola, fuori da tutto. Erano solo loro due e Elijah non era in grado di descrivere le emozioni che si accavallavano dentro di lui in quel momento, forse non sarebbe nemmeno stato in grado di disegnarle. Lasciò che gli occhi meravigliosi di Sophie lo catturassero – Ti piace, Principessa? - provò a chiederle. Sperava in cuor suo che quel luogo, nonostante fosse in un mondo a lei totalmente alieno, potesse toccarle il cuore e regalarle un momento speciale che era solo loro. Moriva dalla voglia di abbracciarla, ma sapeva che quello era un posto di classe, uno di quei posti dove devi mantenere un contegno. Non volle però rovinarsi quel momento. Ci sarebbe stato tempo, tempo per tutto, tempo per loro stessi ancora di più. Voleva sapere tutto di lei, ogni cosa, anche la più stupida e questa era una cosa che si abbinava malissimo ad uno come lui che bravama sapere ogni cosa già in senso assoluto.
Si toccò la tasca sinistra del pantalone per controllare che quella cosa che aveva portato fosse ancora lì...c’era. Dopo aver ordinato, quello che ora era custodito in fondo alla tasca, avrebbe fatto bella mostra di sé sopra il tavolo.




PS: 124 | PC: 70 | PM: 70| PE: 8,5
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 15/12/2017, 19:55
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:



Sophie Armstrong
Serpeverde | Prefetto | 17 Anni | ♪ VxQQqFv Ambition is the immoderate desire for power.
Chi l’avrebbe mai pensato che Sophie Armstrong avesse mai potuto accettare di trascorrere del tempo nel Mondo Babbano? Proprio lei, una ragazza a cui il padre aveva infondato l’odio per i Maghi dal sangue sporco, era lì, nella Londra Babbana, col ragazzo che amava. Stranamente, non aveva ancora cominciato a percepire quella sensazione di ribrezzo e disagio, o forse era ancora troppo presa dalle figuracce che stava facendo. Non le reputava proprio delle figuracce, si sentiva alquanto giustificata, dato che non aveva mai messo piede in un luogo diverso da Hogwarts e dintorni o dalla sua dimora. O, d’altro canto, poteva essere proprio la presenza di Elijah a farla sentire bene ovunque si trovassero, purché fosse insieme a lui. D’altronde, da quando lo aveva conosciuto, si era resa conto di essere un minimo cambiata, ma non era cambiato il suo odio contro il mondo. Dopo le sue parole di consolazione, Sophie volse lo sguardo in direzione del finestrino e ammirò ogni singolo edificio enorme ed illuminato della città che le passava davanti agli occhi, ed era tutto così bello. Quando la vettura si fermò, la Serpeverde staccò piano il capo dalla spalla di Elijah e afferrò la sua immancabile mano. Lo seguì a passo moderato, fino a quando non si ritrovarono all’interno di un qualcosa ai suoi occhi molto strano. Il ragazzo, prontamente, le diede le dovute spiegazioni, ma ella continuò a guardarlo con quell’aria interrogativa.
– Ascensore? – Ripeté, confusa. Ma che diamine di termine era? Ma davvero i Babbani si complicavano la vita in quel modo? Era abituata alle cose semplici, considerando anche il fatto che, nel mondo della Magia, la maggior parte degli oggetti avevano un nome che faceva già immaginare quale fosse il loro scopo. Ma la parola “ascensore”, al contrario, non le faceva per nulla immaginare una scatola che andava su e giù per condurre la gente da un piano ad un altro.
– Ma un nome più sensato no? – Quando cominciò a muoversi, Sophie sobbalzò per un attimo, fino a quando le sue mani non furono sovrastate dal tocco caldo e protettivo di Elijah. In quel momento sorrise, per poi chiudere gli occhi un attimo prima di poter sentire le labbra di lui sulle sue. Non appena la porta si aprì, la ragazza avanzò insieme a lui, ma la sua attenzione fu catturata dalla meraviglia di quel posto. Sentì un calore improvviso pervaderle il corpo, e non sapeva ancora se fosse dovuto effettivamente al caldo o alla sensazione di accoglienza che regalava l’ambiente circostante. Si sfilò la giacca che lui le aveva prestato prima che potessero avvicinarsi a colui che li stava accogliendo, e la posò delicatamente intorno al braccio libero. Sophie era letteralmente incantata a quella vista, ed il suo sguardo immediatamente catturò le ampie vetrate che davano sulla città. Più si avvicinavano al loro tavolo, più la vista sembrava spettacolare, e la ragazza continuava a guardare ogni minimo dettaglio con la bocca semichiusa per lo stupore. Le luci soffuse, il silenzio, la compagnia di Elijah, tutto la stava facendo sentire completamente tranquilla e a suo agio. Passò la giacca al ragazzo prima di potersi sedere, e dopo essersi goduta il panorama che regalava Londra da quell’altezza, tornò a cercare i suoi occhi, molto più belli di tutto ciò. Fece intrecciare le dita della sua mano tra le sue, e le sue labbra si incurvarono nell’ennesimo sorriso.
– E’… è davvero bellissimo, Elijah. – Sentenziò, in un tono del tutto sincero, mentre stringeva la sua mano ancora di più.
– Grazie. Davvero. – Accarezzò la sua pelle con la punta del pollice. Aveva una voglia matta di baciarlo, in quel momento, ma sapeva che doveva contenersi, che doveva restare al suo posto. Abbassò lo sguardo sul tavolo, dove vi erano posati dei menù in attesa di esser letti. Ora, la domanda venne spontanea. Cosa mangiavano i Babbani? Lo sapeva già, se lo sentiva, sapeva che se avesse aperto quel menù avrebbe capito soltanto lo 0,1% di ciò che ci sarebbe stato scritto, pertanto decise di buttare le mani avanti.
– Ti prego, ordina tu al posto mio. Almeno davanti al cameriere, vorrei evitare di fare delle brutte figure. Ho talmente fame che mangerei anche il tavolo, quindi prendo quello che prendi tu. – Il braccio libero, mentre sentenziava quelle parole, si piegò verso l’alto e l'indice andò a grattare il cuoio capelluto. Si rendeva conto di quanto fosse impacciata in quella situazione, di quanto fosse stranita, e fortunatamente Elijah era sempre lì, pronto a chiarire ogni suo singolo dubbio.
– Sono piuttosto impedita, lo so. –





PS: 153 | PC: 89 | PM: 95| PE: 14
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 16/12/2017, 01:42





Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Happy | Outfit | ♪ YvsteQ3 "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
L
e parole pronunciate da Sophie furono solo un diamante su quello che lei gli aveva appena regalato. Era lo sguardo che aveva fatto entrando al ristorante, quel suo guardarsi intorno sorpresa e forse un po' confusa che l’aveva portato al settimo cielo. E poi quel sorriso, quel sorriso radioso e dalle mille sfumature che lo faceva letteralmente impazzire.
Grazie. Davvero.
Scosse la testa sorridendo a quelle parole, mentre il suo pollice imitava il movimento di quello di Sophie – Una cena è davvero poca cosa, credimi – i suoi occhi chiarissimi erano incantati in quelli della ragazza di cui era innamorato, non riuscivano a smettere di guardarla...era bella, bella, bellissima, la ragazza più bella dell’intero Universo ed era seduta lì con lui – Vorrei frantumare questo tavolo che ci separa, Armstrong. Ripensò al profumo dei suoi capelli che gli ricordava il vento in tempesta, che l’aveva avvolto quella notte in Sala Comune.
Ascoltò in silenzio la sua richiesta, ma alla sua ultima affermazione scoppiò a ridere, come non aveva mai fatto in vita sua.
- Se serve a farti godere la serata, allora ci penso io ad ordinare – non aggiunse altro e, con la mano libera, aprì il menu appoggiato sul tavolo. Lo lesse con attenzione e dopo lo pose di nuovo al lato del piatto. Quel gesto fece arrivare prontamente il cameriere con il blocchetto per le comande.
- Buonasera, prendiamo due porzioni di filetto arrosto con la pancetta, una porzione di patate con burro alla menta, l’insalata in vinagrette, un semifreddo al cioccolato, cheesecake alle fragole. Da bere un Pinot Noir e una bottiglia d’acqua – quando vide che il cameriere aveva finito di appuntare le ordinazioni aggiunse – Mentre aspettiamo, potrebbe portarci dello champagne, per favore ? Grazie.
Aspettò che il ragazzo, poco più grande di lui, si allontanasse, e sorrise a Sophie – Lo sai che ti preferisco senza divisa, Armstrong – andò leggermente indietro con il busto, scivolando sulla portroncina. Piegò la testa in modo che il suo sguardo potesse arrivare sotto al tavolo. Le gambe della Serpeverde erano così armoniose che Eijah sentiva la gola diventare sempre più secca – Decisamente...si, si. Hai forse intenzione di farmi girare la testa più del vino o cosa?
E per fortuna che aveva messo in mostra le gambe che avevano su di lui non effetto meno devastante rispetto ad altre parti del corpo, che...per carità… si vedevano benissimo, ma in modo decisamente meno pernicioso per lui. Con la coda dell’occhio vide arrivare il cameriere e staccò la mano da quella di Sophie per potersi risollevare e sistemare la giacca con aria indifferente. Ne approfittò per affondare la mano nella tasca, mentre i suoi occhi non perdevano di vista il cameriere che versava lo champagne per entrambi. Per fortuna l’operazione fu breve e restarono di nuovo soli. Elijah fece un sospiro profondo e tirò fuori dalla tasca un sacchettino di pelle chiuso con un cordoncino rosso scuro. Lo poggiò vicino alla mano di Sophie, accarezzandogliela mentre la sua mano si allontanava.
- Aprilo, Principessa, è per te.



PS: 124 | PC: 70 | PM: 70| PE: 8,5
Giuls || © harrypotter.it



 
Top
view post Posted on 16/12/2017, 16:29
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:



Sophie Armstrong
Serpeverde | Prefetto | 17 Anni | ♪ VxQQqFv Ambition is the immoderate desire for power.
Se l’istinto avesse potuto prendere il sopravvento, Sophie sarebbe stata consapevole del fatto che non ci avrebbe pensato mezza volta a lanciare un Bombarda su quel tavolo e farlo diventare legna da ardere, al fine di potersene liberare e lanciarsi addosso a lui senza curarsi della presenza di altri esseri viventi. Amava quel suo sguardo colmo d’amore e desiderio, e lei, senza accorgersene, lo guardava allo stesso e identico modo. Era quello l’istinto di una ragazza che aveva da poco raggiunto la maggiore età e che, nonostante tutto, non aveva mai dato il primo bacio, prima di conoscere Elijah. Era quello l’istinto di Sophie, davanti al suo fidanzato. Fece un respiro di sollievo alle parole appena pronunciate da lui. Non aveva dubbi, egli era sempre pronto a tenerla contenta, a renderla felice, a farla sentire a proprio agio, e la sua ennesima richiesta era diventata un ordine. Senza pensarci due volte, Elijah interagì con colui che sembrava essere il cameriere, a cui diede una lista infinita di cibo e lei continuava a guardarlo con aria interrogativa. Non solo perché non capiva il 90% delle parole che stava pronunciando, ma anche per la quantità di roba che stava ordinando. Fu quando ordinò da bere che le illuminarono gli occhi. Sapeva quanto i Francesi fossero sopraffini, e sapeva soprattutto che la roba alcolica più buona veniva proprio da lì. Se c’era una cosa che Sophie aveva capito di amare più di ogni altra in quei lunghi diciassette anni era l’alcol: amava quella sensazione inebriante che esso regalava, e l’aveva provata talmente tante volte che riusciva ad apprezzarla in ogni sua minima sfaccettatura. Non era una ragazza che partiva già al primo sorso che assaggiava, niente affatto. Lavorando nel pub più rinomato di Hogsmeade aveva imparato a capire quale fosse la roba forte o quella che non valeva la pena nemmeno di bere.
Sophie stava cercando in tutti i modi di rimanere impassibile e mantenere la sua naturale eleganza durante quell’appuntamento, fino a quando Elijah non si allungò lungo la sua poltrona affinché potesse piegare il capo per ammirare le gambe piegate a novanta gradi della ragazza. Ella, istintivamente, portò entrambe le mani sull’orlo della gonna e, senza successo, cercò di allungarla il più possibile per coprire le cosce. Ghignò dopo aver ascoltato le parole di Elijah, mentre una gamba andava ad accavallarsi sull’altra, elegantemente. Lo vide tornare nuovamente in posizione eretta, movimento seguito subito dopo dall’arrivo dello stesso cameriere di prima. Sophie non lo guardò neppure in faccia, si concentrò piuttosto sulle labbra di lui, ma la sua attenzione fu immediatamente catturata dal movimento che egli fece per estrarre qualcosa dalla tasca e posarla accanto alla sua mano. La destra della Serpeverde afferrò il sacchetto, mentre l’altra si posava sul lato opposto, per poterlo aprire. Allargò delicatamente il laccio ed afferrò ciò che esso conteneva, estraendolo fuori. Sophie esaminò il braccialetto, senza poter fare a meno di notare una parola, una sola: “Stringimi”. Ricordava come fosse il giorno prima quella notte trascorsa insieme a lui davanti al caminetto in Sala Comune e, anche se era finita non particolarmente bene come sperava, doveva ammettere che fu la notte più bella della sua vita, fino ad allora. I suoi occhi si illuminarono nel vero senso della parola, ed il suo sguardo si alzò in direzione del suo viso, sognante come sempre. Fece scivolare il braccialetto attorno alla sua mano destra, fino a ritrovarsi al suo polso, perfettamente aderente.

– Lo porterò sempre con me. E’ bellissimo… Grazie. – Sussurrò, mentre cercava le iridi di Elijah con le sue. Aveva perso il conto delle volte in cui gli era stata grata, ma era sicura del fatto che aveva già superato da un pezzo il numero di volte in cui una persona normale avrebbe ringraziato un’altra durante la sua esistenza, soltanto in pochi giorni. Elijah Sullivan era ormai la persona più importante della sua vita, molto più di sua madre, di suo padre, e persino di sua nonna, che era la persona che aveva conosciuto meglio durante la sua infanzia. Elijah, da qualche mese a quella parte, era l’unica persona al mondo a regalarle emozioni uniche, che non avrebbe potuto credere possibili prima di provarle. Allungò il busto lungo il tavolo, insieme al braccio destro, la cui mano si posò delicata sul volto di lui. Accarezzò quella guancia con ardore e tenerezza nello stesso tempo, e quel sorriso sincero era sempre presente sulle sue labbra.

PS: 153 | PC: 89 | PM: 95| PE: 14
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 17/12/2017, 14:37





Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Happy | Outfit | ♪ YvsteQ3 "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
E
ra tutto perfetto. Il posto, la serata, Londra, ma soprattutto lei. L’amava, l’amava così tanto che non trovava le parole per poterne descrivere l’intensità e la misura. Rimase ad osservarla attento, mentre scartava il suo regalo, il primo vero regalo che le faceva da quando la conosceva. Si, aveva fatto due disegni per lei e glieli aveva regalati, ma quello non si configurava come regalo. Sarebbe stato più giusto dire che fosse un miracolo, considerando che lui non faceva mai vedere i suoi disegni ai diretti interessati.
- Non devi ringraziarmi, Armstrong è una sciocchezza...davvero, non devi.
Si lasciò accarezzare, in silenzio, gustando i movimenti della mano di Sophie sul suo viso.
Era lui che avrebbe dovuto ringraziarla per tutti i momenti insieme, ma come fai a ringraziare una persona che ti sta regalando un sogno?
Avvicinò il bicchiere a quello di Sophie e attese che lei facesse tintinnare i due bicchieri. Bevve un sorso di champagne e tutto gli sembrò ancora più chiaro. Appoggiò il bicchiere sul tavolo e si alzò dalla poltroncina che occupava. Si avvicinò a Sophie e si accosciò davanti a lei, a lato del tavolo. Le prese la mano e i suoi occhi cercarono i suoi come non avevano mai fatto fino a quel momento.
- Principessa, ho pensato tante volte a noi, al nostro primo bacio, agli primi sguardi, agli abbracci stretti quella sera in Sala Comune, alle carezze che ci siamo dati, si ci ho pensato tanto le sera prima di dormire. E poi le incomprensioni di quella sera, le indecisioni su quello che dovevo fare o dire , i dubbi e le incertezze, gli stati d'animo di chi sta vivendo qualcosa di più grande di lui per la prima volta e non riesce a capire cosa gli stia succedendo. E per un po', davvero, non ci ho capito proprio niente. Ora però so cos'è successo. Io mi sono innamorato di te e continuo a innamorarmi giorno dopo giorno di più. Sai, Sophie, io non avrei mai pensato che avrei detto a qualcuna queste parole, io credevo che non avrei mai provato queste cose. Ora, invece, mi trovo qui a non poter fare a meno di dirtelo…vorrei urlartelo ma non posso, quindi te lo dirò sottovoce... grazie, amore mio... grazie per la tua presenza, per la tua fiducia, grazie per le emozioni nei momenti più belli di questa nostra storia e grazie anche per le lacrime che hai condiviso con me al Lago. Sì, devo ringraziarti per tutto, perché l'amore è questo. L’amore è presenza, quotidianità, esserci nonostante tutto e senza i ma, i però, i se e i forse. L’amore è esserci senza paure e senza scuse, ed io per te ci sarò sempre. Non so cos'ho fatto nella vita per avere a fianco una ragazza come te, bella, coraggiosa, fantastica. Mi piace tutto di te, tutto. Amo la tua forza, ma anche di più la tua debolezza. Adoro i tuoi pregi, ma adoro ancora di più i difetti che pensi di avere e che cerchi di nascondere. Sophie, non mi importa...non mi importa, ok? Tu sei tutto questo e a me va benissimo. Amo accarezzare le tue curve, ma non ho paura di farmi male contro i tuoi spigoli, anche quelli fanno parte di te. Tu sei un mix perfetto di tutto quello che mi piace, lo sai ? Io sono pazzo dei tuoi capelli biondi, ma il tuo lato oscuro è qualcosa che mi manda in estasi. I tuoi occhi mi hanno conquistato, le tue braccia mi hanno avvolto, il tuo sorriso mi ha fatto capitolare sempre di più. Cosa posso aver fatto mai di così grande per avere un tesoro così prezioso nella mia vita? Proprio non lo so, ma sono sicuro che farò di tutto per non perderti. Insieme supereremo tutto e tutto questo grazie al nostro amore, a questa forza che prima ci era sconosciuta e che adesso ci tiene uniti, al nostro amore che in poco tempo è riuscito a cambiarci, a renderci l'uno parte dell'altra, a renderci migliori ma solo per noi. Principessa, ora con te tutto ha più senso, ho trovato il mio posto nel mondo e quel posto è a fianco a te, sempre e per sempre. Ti amo Sophie, e ti amerò fino al mio ultimo respiro
Attirò la mano della Serpeverde verso le sue labbra e la baciò, senza smettere mai di guardarla con i suoi occhi chiarissimi.




PS: 124 | PC: 70 | PM: 70| PE: 8,5
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 17/12/2017, 18:46
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:



Sophie Armstrong
Serpeverde | Prefetto | 17 Anni | ♪ VxQQqFv Ambition is the immoderate desire for power.
Più passava il tempo, più Sophie si rendeva conto di quanto Elijah fosse prezioso, non solo per lei, ma per il mondo. Quel mondo aveva bisogno di una persona come lui, e di certo non sarebbe stato lo stesso, se non ci fosse stato. Nel suo piccolo, Elijah Sullivan stava rendendo la vita di Sophie perfetta, in tutto e per tutto. Era da quando aveva lui accanto che tutto aveva cominciato ad avere un senso. Non riusciva più nemmeno a ricordare il modo in cui viveva le sue giornate prima di incontrarlo, eppure aveva trascorso diciassette anni in quella condizione. Probabilmente, se non ci fosse stata la carica di Prefetto a tenerla impegnata e a motivarla, sarebbe stata soltanto un vegetale ristagnato sul divano in pelle in Sala Comune per tutta la vita. Se fino a qualche mese addietro tutto sembrava volesse andarle contro, da quando lo aveva incontrato, al contrario, ogni singola cosa andava per il verso giusto. Aveva trovato una motivazione in più per studiare, per andare avanti, per impegnarsi, e cominciavano a vedersi i primi risultati dati dai voti perfetti che aveva da due mesi a quella parte. Elijah aveva risvegliato in lei quella voglia di amare e di sentirsi amata, e lui lo stava facendo nel modo più bello che potesse esistere. Osservò per pochi secondi il braccialetto che egli le aveva appena donato, con un sorriso sincero stampato in faccia. Rialzò poi il capo e la mano destra si allungò verso il flûte di champagne, avvicinandolo a quello di lui. Fece un sorso profondo, nonostante non fosse abituata a quel tipo di alcol, e le sue papille gustative percepirono immediatamente l’eleganza e la finezza di quelle bolliccine che le accarezzarono la lingua prima di essere deglutite. E, doveva ammetterlo, i Francesi ci sapevano proprio fare. L’espressione del suo viso divenne improvvisamente seria, quando Elijah si alzò dalla sua postazione per avvicinarsi a lei. Sophie, istintivamente, posò piano il bicchiere sul tavolo e girò il busto in direzione del ragazzo. Abbassò lo sguardo per poterlo guardare dritto negli occhi, mentre era lì, piegato davanti alle sue gambe, pronto a dirle chissà cosa. Il cuore della Serpina cominciò a battere all’impazzata, talmente forte che sembrava voler uscire dal petto e buttarsi dalla finestra per la disperazione. Strinse la sua mano e cominciò ad ascoltare ogni sua singola parola, continuando a guardarlo con un’espressione seria ma nello stesso tempo sognante. Più parlava più i suoi occhi divenivano lucidi, mentre i battiti del cuore non accennavano a rallentare, anzi. Sentì di nuovo quella piacevole quanto contorta sensazione all’altezza dello stomaco, e non aveva idea di come avrebbe potuto arrestare tutte quelle emozioni che stava provando in quel momento. Ma, d’altronde, perché doveva fermarle? Erano belle, così belle che in realtà non avrebbe voluto che avessero mai fine. Seguiva i movimenti delle sue meravigliose labbra con un’estrema concentrazione, e la sua mano si strinse ancora di più attorno a quella di lui. Non riusciva a crederci, non riusciva a credere che Elijah le stesse dicendo tutte quelle cose, mentre i suoi occhi facevano vedere tutta la sua sincerità.
– Ti amo Sophie, e ti amerò fino al mio ultimo respiro. – Fu nell’istante in cui quelle parole giunsero alle loro orecchie, che Sophie fu costretta ad alzare gli occhi al cielo, come per evitare che quelle lacrime riaffiorassero un’altra volta, ma stavolta erano piene di gioia. Sorrise nuovamente, mentre il viso si rassenerava più di prima, ma dovette tirar su col naso per bloccare quell’improvvisa voglia di piangere per la felicità. Non avrebbe mai creduto che tutto quello che stava succedendo nella sua vita fosse stato mai possibile, ma lo era. Era tutto reale, lo era eccome. L’attimo dopo in cui egli baciò elegantemente il dorso della sua mano, Sophie si liberò dalla sua presa e, abbassando di poco il busto verso di lui, fece scivolare entrambe le braccia sulle sue spalle. Lo strinse forte a sé, con gli occhi chiusi, e dopo pochi secondi si sciolse, per poterlo guardare nuovamente negli occhi.

– Elijah, io… Tu… Tu hai il potere di lasciarmi completamente senza parole… Tu sei arrivato nella mia vita improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno e, credimi… Non avrei mai immaginato che sarebbe potuto succedere tutto questo. Tu mi resa diversa, mi hai resa migliore, e dovrò sempre esserti grata per questo. Non ho mai creduto nell’amore e ho sempre provato un odio profondo nei confronti di chiunque, nessuno escluso. Sei arrivato tu, e tutto ha cominciato ad avere un senso. Io non credevo di avere un cuore, eppure da quando ci sei tu lo sento costantemente qui, al centro del petto. Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto, mi dispiace di averti fatto del male, e, lo ammetto: quel giorno al Lago Nero, io ti amavo già. Lasciarti andare è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto nella mia vita, ma avevo paura. Sono stata una stupida, lo ammetto, ma ora io sono qui con te e tu sei qui con me. Sono io che devo ringraziarti per tutto quello che mi dai, per come mi fai sentire… Scusami, io non sono mai stata brava con le parole, e sai che ho sempre parlato poco, ma… Elijah, io non posso più fare a meno di te. – Pronunciò l’ultima frase dopo una piccola pausa, ed era uscita fuori così, improvvisamente, senza averci pensato neppure mezza volta.
– Ti amo anch’io… –


PS: 153 | PC: 89 | PM: 95| PE: 14
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 18/12/2017, 21:47





Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Happy | Outfit | ♪ YvsteQ3 "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
E
lijah si sollevò sulle gambe e si allungò verso il volto perfetto di Sophie. Le diede un bacio sulle labbra e poi le sorride completamente rilassato. Ora non importava quello che gli avrebbe riservato il destino se loro due fossero stati insieme. Le accarezzò il viso, sfiorandolo appena con le dita e tornò a sedersi al suo posto, giusto un attimo prima che il cameriere arrivasse con un carrello dove aveva caricato ogni ben di Dio. Oh, si!! Adesso poteva affermare di avere una fame da lupo, si sentiva talmente leggero che il suo stomaco avrebbe potuto incamerare un mammut senza alcuna difficoltà. Seguì tutti i movimenti del cameriere mentre stappava il vino, l’assaggiò con cura. L'aroma era inebriante e il sapore così corposo ed avvolgente che si sposava alla perfezione con la carne che aveva ordinato. Il profumo che arrivava dal piatto gli stava stuzzicando l’appetito, e anche i contorni avevano un aspetto decisamente sublime. Prese il tovagliolo e se lo sistemò sulle cosce, osservò la disposizione delle posate e fece un sorrisetto. Sembrava tremendamente difficile quella cosa di forchetta e coltello, ma era una vera sciocchezza, bastava seguire l’ordine.
Guardò Sophie negli occhi e poi abbassò lo sguardo verso le posate, afferrando quelle più all’esterno del piatto, sollevando leggermente il sopracciglio. Sophie gli aveva detto che non era pratica di cose babbane, ma la cosa funzionava come a casa sua. Ora, non avevano mai parlato delle loro rispettive famiglie e non sapeva quanto potessero essere pomposi i pasti a casa Armstrong. Sua madre era fissata con tutta questa cosa delle posate e ormai lui lo faceva in automatico, ma non tutti erano malati di mente come Esther. Pensò che forse era arrivato il momento di parlare un po' più di sé, e forse la sua famiglia era un punto di partenza, anche se detestava l’idea.
-Mia madre è fissata con le posate, mi ha ossessionato l’infanzia con questa cosa, e non solo con questa. La mia è una famiglia numerosa. Ho un fratello maggiore che si chiama Daniel che è il maggiore di tutti i figli. Ho quattro sorelle più grandi, Eva, Sarah, Hanna e Katarina...poi ci sono io e dopo di me altre due sorelle, Victoria e Clarissa. Mio padre lavora alla Gazzetta del Profeta e si chiama Joel. Mia madre è sempre stata a casa, non ha mai avuto bisogno di lavorare, si chiama Esther, Esther Montague. Lei era una Serpeverde, e anche Daniel è stato un Serpeverde. Le mie sorelle invece sono tutte Corvonero come mio padre – abbassò un attimo gli occhi per prendere il piatto alla sua destra – vuoi un po' di patate, Principessa? Assaggiale, devono essere buonissime.
Ne prese una bella porzione e le assaggiò – Confermo, sono spettacolari.
L’appetito di Elijah era quello di un ragazzo in piena adolescenza, un ragazzo che cresceva a vista d’occhio, e più mangiava e più cresceva.
- La mia è un casino di famiglia, ma sono tutti tranquilli a parte una persona, e credo che tu sappia di chi sto parlando.




PS: 124 | PC: 70 | PM: 70| PE: 8,5
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
view post Posted on 19/12/2017, 16:06
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:



Sophie Armstrong
Serpeverde | Prefetto | 17 Anni | ♪ VxQQqFv Ambition is the immoderate desire for power.
Era uno dei momenti più belli che avesse mai vissuto, nonostante tutto quello che aveva trascorso con lui. Da quando aveva memoria, era consapevole del fatto che gli attimi più belli ed intensi che avesse mai vissuto erano stati insieme a lui, solo insieme a lui. Sfiorò il dorso della sua mano mentre le accarezzava il viso per qualche secondo, fino a quando lui non si alzò per tornare al proprio posto. Purtroppo.
La sua attenzione fu immediatamente catturata da tutto il ben di Dio che stava trasportando il cameriere verso il loro tavolo, e lo stomaco di Sophie cominciò a produrre degli strani rantolii dati dalla fame che provava in quel momento. Alla vista del cameriere, la ragazza si ricompose rigirando il busto verso il tavolo e raddrizzando la schiena com’era solita fare quand’era seduta a tavola. Seguì il movimento di Elijah e si sistemò il tovagliolo sulle gambe non appena l’altro ragazzo fosse andato via e puntò lo sguardo verso le posate perfettamente disposte accanto al suo piatto. Non aveva passato molto tempo in compagnia dei suoi genitori, e in loro assenza trascorreva le sue giornate in compagnia della nonna materna, anch’ella Purosangue, che era fissata con la storia del galateo. Una donna a tutto tondo, che a vederla dava facilmente l’impressione di essere una nobildonna, che aveva infondato in Sophie le buone maniere, nonostante il suo perenne odio verso il mondo. Conosceva bene, dunque, le regole del galateo, ed erano alla base di tutto in Casa Armstrong. Ascoltò con attenzione ogni minima parola che pronunciò Elijah e, dopo aver sorseggiato un goccio di vino, nell’ingerirlo, percepì una certa difficoltà nel sentir parlare di tutti quei fratelli. Fu costretta a fare un altro sorso per mandare giù il precedente, sconvolta. Dunque, facendo il resoconto, aveva sette fratelli, e sei di loro erano donne. Sophie si sentì piccola quanto una formica di fronte a quelle parole, e la paura di non essere accettata da qualcuno di loro cominciava a farsi presente. Fu al terzo sorso che la cosa andò completamente nel peggiore dei modi. Non solo gli era andato storto, ma proprio non riusciva a riprendersi. Dopo aver sentito il cognome “Montague”, un sacco di pensieri si impossessarono della sua mente, destabilizzandola. Aveva sentito quel cognome, ne era convinta, eppure non aveva ben chiaro quale fosse la circostanza in cui lo aveva sentito nominare. Da quel momento in poi, se lo sarebbe appuntato bene a mente, ed immediatamente si fece nitida l’idea di dover indagare sulle origini della sua famiglia. Annuì alla sua successiva richiesta, ed assaporò quel cibo che sembrava essere la roba più buona che avesse mai mangiato. Sapeva che era maleducazione parlare a bocca piena, pertanto, subito dopo aver ingerito il cibo, cominciò a replicare.
– Non credevo che la tua fosse una famiglia così numerosa, e ammetto che anche a me sarebbe piaciuto averne una. Sono figlia unica, ma ho passato la maggior parte della mia infanzia insieme a mia nonna. I miei genitori non sono mai stati molto presenti, sono sempre fuori per lavoro, o almeno questo è quello che mi hanno sempre riferito. – A distanza di tutto quel tempo, ora, a diciassette anni, aveva una consapevolezza totalmente diversa: da quando aveva intrapreso la strada che portava al lato oscuro, aveva capito che la cosa pretendeva una certa segretezza, e più passava il tempo a Villa Malfoy più si rendeva conto che, i suoi genitori, in realtà, fossero dei Mangiamorte. Non ne aveva ormai alcun dubbio.
– Le vedi queste? – Posò per un attimo la forchetta sul piatto, mentre l’indice andava ad indicare le cicatrici presenti sul suo volto. Era la prima volta che ne parlava con qualcuno, era la prima volta che lo faceva in una situazione completamente tranquilla, ed era la prima volta che non si agitava al sol pensiero.
– E' stato mio padre. – Si limitò a dire, con un certo tono di sconfitta, ma che, nello stesso tempo, faceva vedere tutta la sua forza. Ormai aveva accantonato tutto ciò che di brutto le era successo, e, grazie alla maturità che aveva raggiunto, era ormai consapevole del fatto che sarebbe arrivato il suo momento. Prima o poi.
– Pensi che potrei piacere alla tua famiglia? – Un altro improvviso pensiero si impadronì di lei. Perché si stava preoccupando di questo? Era veramente qualcosa di così importante?

PS: 153 | PC: 89 | PM: 95| PE: 14
Giuls || © harrypotter.it



Edited by Sophie Armstrong - 19/12/2017, 23:41
 
Top
Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 19/12/2017, 22:40





Elijah Sullivan
Serpeverde | Studente 3° Anno | 14 Anni | Happy | Outfit | ♪ YvsteQ3 "Sono e sarò sempre un Cavaliere Nero"
I niziarono a cenare con la massima tranquillità e, era proprio il caso di dirlo, tutto quel banchetto era davvero molto diverso da quello a cui erano abituati.

Non credevo che la tua fosse una famiglia così numerosa, e ammetto che anche a me sarebbe piaciuto averne una. Sono figlia unica, ma ho passato la maggior parte della mia infanzia insieme a mia nonna. I miei genitori non sono mai stati molto presenti, sono sempre fuori per lavoro, o almeno questo è quello che mi hanno sempre riferito.

Alla parola “figlia unica”, Elijah sollevò lo sguardo di colpo, ma si rese conto che sarebbe stato davvero poco carino dire “Ma davvero?” La sua famiglia era più o meno come la sua, solo che quella di Elijah era un po' più...colorita? ...confusionaria? Una cosa era certa, era abbastanza complicato trovare un aggettivo che li raggruppasse tutti insieme appassionatamente.
- Mio padre è stato presente come credo lo siano tutti i padri in una famiglia come la mia. Mia madre...ti ho già parlato di lei anni fa e non credo di dover aggiungere altro.
Non aveva alcuna voglia di parlare di sua madre in quel momento, era proprio l’ultimo argomento che voleva affrontare quella sera. Sì, un conto era la sua famiglia confusionaria, ed un conto era Esther.

– Le vedi queste?

- Si, le adoro – le rispose di getto, senza pensare nemmeno un secondo. Era vero, le aveva amate fin dalla prima volta, quando le aveva viste illuminate dalle luci del temporale nella Stamberga Strillante. La rendevano così bella che Elijah non riusciva a descriverla con delle banalissime parole. Quelle cicatrici erano parte di lei, erano la sua vita, la sua storia, ma soprattutto la sua forza. Sul sul viso non aveva segni, anche se sua madre ci aveva provato in tutti i modi con quei suoi maledetti anelli. A lui non era rimasto nulla di evidente, anche se la sua anima raccontava una storia diversa.
– E' stato mio padre.
Le iridi chiarissime di Elijah si fissarono su quelle della Serpeverde. Le sue pupille diventate più grandi a causa della luce più soffusa, iniziarono a vibrare. Una parte di lui aveva sempre immaginato una cosa del genere, ma sentirlo dire suonava in un modo ben diverso. Gli rimbombava nelle orecchie come il suo cuore impazzito e di nuovo fuori controllo. Ora non era l’amore a muoverlo, anzi, non era solo quello. Era la rabbia che lo faceva pulsare, la furia cieca che provava nei confronti di quell’uomo che si era permesso di metterle le mani addosso e che l’aveva fatta soffrire. La sua espressione era cambiata totalmente, mentre non riusciva a staccare gli occhi da lei.
Strinse con forza il bicchiere di vino, lo strinse così forte che le nocche divennero bianche. I suoi occhi si strinsero, mentre afferrò il labbro inferiore tra i denti. La furia lo stava consumando, con una velocità che nemmeno lui credeva possibile. Lo strinse più forte, il bicchiere, e poi lo strinse ancora. Lo strinse finché il cristallo non cedette sotto alle sue dita. Lo mollò di colpo sollevando il braccio, mentre il liquido vermiglio si versava sulla tovaglia.
- Maledizione ! - abbassò le palpebre, espirando profondamente. Doveva ritrovare la calma, immediatamente. C’era solo un modo, andò a cercare i suoi occhi azzurri. Subito sentì la rabbia che evaporava dai pori della pelle, quella sudarella da incubo notturno che pian piano ti abbandona.
Il cameriere accorse prontamente, scusandosi in tutti i modi che conosceva. Di cosa parlava? Ah, si! Stava farneticando sull’inefficienza delle loro stoviglie e che probabilmente quel bicchiere era incrinato o cosa e che in cucina...blablabla.
Quante parole inutili...non avevano proprio alcun valore.
Pensi che potrei piacere alla tua famiglia?
La domanda di Sophie lo riportò tra i sani di mente e le sue tempie si arrestarono di colpo. La tua famiglia ? Cosa? Aveva bisogno di rielaborare un attimo il concetto, che cosa aveva detto? No, aveva detto davvero quello che aveva capito? Eh, si! Decisamente…
Lei che non piaceva a qualcuno, ma stava scherzando? Come poteva pensare di non piacere alla sua famiglia?
- Certo, Principessa, le mie sorelle ti adoreranno, sia le grandi che le piccole. Ci metto la mano sul fuoco. Beh, faranno le pettegole, come sempre, ma non avrai alcun problema. Mio padre e mio fratello sono per il vivi e lascia vivere, e pensano a quello che voglio io – ed eccola la nota dolente, quella che Elijah non avrebbe mai voluto suonare – Mia madre...mia madre…non posso dirti quello che non penso...la verità è che mia madre ti darà addosso solo perché ti amo.





PS: 124 | PC: 70 | PM: 70| PE: 8,5
Giuls || © harrypotter.it

 
Top
19 replies since 11/12/2017, 18:34   602 views
  Share