Sophie Armstrong
Serpeverde | Prefetto | 17 Anni | ♪ Ambition is the immoderate desire for power.
Rimase in silenzio, mentre ascoltava con attenzione ogni minima sillaba che fuoriusciva dalla bocca del ragazzo. Spostava lo sguardo dal suo viso soltanto per dirigerlo verso il piatto e poter infilzare la forchetta sul cibo che stava gustando quella sera. Non era mai stata una grande amante del cibo, ma quella sera aveva divorato ogni minima cosa che si era presentata davanti agli occhi. E, doveva ammetterlo, quell’appetito lo aveva ritrovato proprio dopo aver conosciuto Elijah. La stava forse influenzando col suo modo di fare? Stava cominciando a sentirsi sazia, e si era appena accorta che aveva appena svuotato il piatto. Bevve in un unico sorso il restante vino rimasto nel calice, e, dopo averlo posato nuovamente sul tavolo, afferrò la bottiglia e ne versò ancora. Ritornò a bere, mentre continuava ad osservare le labbra di Elijah muoversi.
– E’ proprio per questo motivo che voglio conoscerla. Sono sicura che non sarà in grado di distruggere anche me. – Rispose senza pensarci due volte, poi riportò il calice davanti alla sua bocca. Non se n’era ancora resa conto, forse, di quanta complicità ella avesse con l’alcol, ma ancor di più col vino. L’aveva bevuto così velocemente che la testa sembrava voler andare altrove, nonostante avesse sempre retto bene. O, molto probabilmente, erano le bevande del Mondo Magico ad essere scarse. La sua mente cominciò ad immaginare se stessa seduta attorno ad un tavolo pieno di gente, ma non era gente qualsiasi, era la famiglia del suo fidanzato. Si immaginava lì, in mezzo a tutte le sue sorelle, a suo fratello, e ai suoi genitori. Immaginava gli sguardi ghiacciati che avrebbe lanciato ad Esther, insieme alla sua voglia di vederla soffocare con la cena di Natale. Si rese conto, in quell’istante, che la sua mente sadica e malata non era per nulla cambiata. Sì, amava Elijah, lo amava con tutta se stessa, ma quelle immagini perverse non accennavano a scomparire dalla sua mente. Eppure, lui non era mai contemplato in quei pensieri. La sua voce la fece ritornare con i piedi per terra, pertanto puntò nuovamente gli occhi verso i suoi e riprese ad ascoltarlo. Sorrise a quelle parole, mentre finiva di sorseggiare quelle poche gocce di vino rimaste sul fondo del bicchiere. E se lui avesse saputo cosa le stava passando per la mente l’attimo prima? Era pur sempre sua madre, nonostante tutto, e sicuramente non avrebbe accettato che la sua ragazza avesse istinti omicidi verso di lei. Cominciò a sperare che fosse l’alcol ad annebbiarle la mente in quel modo, ma ne dubitava fortemente. Era lei, quella era la sua natura.
– Vuoi che lo decidiamo insieme o preferisci che sia una sorpresa? – Posò il calice sul tavolo e l’espressione del suo viso tornò ad essere serena. Non aveva mai amato le sorprese, anzi, aveva sempre cercato di evitarle. Ma doveva ammettere che, da quando aveva cominciato a condividere la sua vita insieme a lui, fin dal primo giorno, l’aveva riempita di quella roba. Erano proprio quelle sorprese a renderla felice come una bambina. E sì, le adorava, le adorava con tutta la sua anima.
– Sei tu quello pieno di sorprese, Sullivan. – Si diede una rapida occhiata intorno, ma ben presto si accorse che anche la vista era diventata annebbiata. Le scappò una risata, una sola, breve e per nulla sonora.
– Elijah… – Sentenziò, tra una risatina e l’altra.
– Credo che sia il caso di tornare. –
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