Qualunque direzione io scelga è quella giusta., Concorso a Tema: Gennaio 2018

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view post Posted on 23/1/2018, 18:27
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Chiedo cortesemente ad uno Staffer se potesse modificarmi il titolo con questo colore #6f6c6b e metterlo grassetto :fru: Grazie.




Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
PS: 181 ☘ PC: 129 ☘ PM: 131 ☘ EXP: 27.5


L’ascia si abbatté con violenza su ceppo, producendo un suono secco ma deciso che rimbombò nella radura su cui sorgeva la propria dimora, per poi essere seguito dal tipico rumore di cocci di legno che cadevano al suolo. Aiden si chinò per raccogliere i due pezzi appena tagliati, per poi gettarli nella carriola, sui vi era un’abbondante pila pronta per essere sistemata dentro una cesta dentro casa, poco distante dal caminetto.
Sistemò un altro pezzo di legno in verticale, per poi caricare il colpo, l’ascia sospesa al dì sopra della propria testa con entrambe le mani, per poi sferrare il colpo decisivo. Aiden emise uno sbuffo d’aria calda che si condensò nell’aria gelida di quel mattino, producendo una nuvola di vapore che andò a fondersi con l’ambiente circostante. Erano già due giorni che nel bosco aleggiava una fitta e sinistra nebbia nonostante vi fosse già un abbondante strato di neve delle settimane precedenti, ma questo non sembrò scoraggiarlo dal procedere con le proprie faccende di casa. La legna era una risorsa fondamentale per mantenere vivo il calore della propria dimora e nemmeno con un clima del genere si sarebbe fermato, anche se avrebbe impiegato un bel po’ per far asciugare tutta quella legna prima di poterla usare.
Con il torso ancora nudo ed esposto alle rigide temperature, Aiden si girò e fece per recuperare il maglione di lana, ma la sua mano si fermò a metà strada quando notò due figure poco distanti da sé, ma non del tutto definite, la nebbia permetteva soltanto di vederne i profili. Rimase immobile, trattenendo il respiro e aguzzando la vista, mentre attendeva impaziente.
Ma cosa stava aspettando di preciso?
Pochi secondi, forse una decina o una ventina, Aiden non seppe dirlo con certezza, finché la figura che all’apparenza sembrava la più alta tra le due, si fece avanti e dalla nebbia emerse un cervo maschio. Dall’aria maestosa e regale, fissò Aiden come se lo stesse invitando a seguirlo chissà dove, ma il fulvo irlandese non diede segno di voler accettare, piuttosto continuò a rimanere fermo a fissare i grossi e profondi occhi scuri dell’animale. Durò pochissimo quegli scambi di sguardi, finché anche la seconda figura si fece avanti. Un lupo si fermò poco distante dal cervo, il manto grigio e voluminoso, gli occhi chiari ma guardinghi. Anche da lui giunse un invito a seguirlo e stavolta Aiden decise di muovere qualche passo, più per curiosità di vedere la reazione dei due animali al suo cospetto mentre avanzava verso di loro, piuttosto che desideroso di seguirli.
Non si mossero di un millimetro, sembravano aver intuito le intenzioni del giovane uomo, per questo Aiden rimase - in un certo senso - deluso. Abbozzò un mezzo sorriso che sapeva di amaro, per poi riflettere se cedere completamente al loro invito e seguirli chissadove. Cosa volevano? Perché doveva seguirli? Dove lo avrebbero condotto?
Aiden esalò ancora uno sbuffo d’aria calda, il corpo attualmente incapace di avvertire il freddo per via dell’accaldamento prodotto mentre tagliava la legna, per poi muoversi con calma verso i due animali.

Vieni!


Gli era parso di sentire nella propria mente. Una voce maschile, calda, gentile, ma appena percettibile. Non seppe dire a chi appartenesse né da dove provenisse, semplicemente continuò a seguire il lupo e il cervo che presero a muoversi, fianco a fianco, verso il fitto del bosco innevato.
Camminò per diversi minuti, senza perdere di vista le due guide animali, sebbene il sentiero battuto dagli animali fosse decisamente stretto per lui e, in certi punti, tortuoso tanto da farlo scivolare diverse volte con tutta quella nebbia e la presenza stessa delle neve da renderli difficile individuare buche o altri ostacoli.
Una radice sporgente dal terreno, ma celata a causa della neve, fece perdere l’equilibrio ad Aiden, che finì con il ritrovarsi riverso nella neve, iniziando infine ad avvertire il freddo pungente sulla pelle.

Preda o Predatore?


Sollevò lo sguardo, la barba e i capelli punteggiati di neve, notando di essere giunto ad un bivio tra due sentieri. Il lupo era di fronte al sentiero alla sua destra, mentre il cervo quello alla sua sinistra; entrambi voltarono il capo per fissare Aiden, come se si aspettassero di essere seguiti e lasciar proseguire da solo colui che non sarebbe stato scelto in quel proseguimento.
Si alzò e si spazzolò i pantaloni, oltre che i capelli ormai umidi e la barba, per poi indugiare con lo sguardo su entrambi i sentieri. Al primo sguardo sembravano essere pressoché identici, ma poi i suoi occhi vigili e scrupolosi nell’individuazione dei dettagli, catturò un particolare non da poco. Il sentiero presidiato dal cervo pareva sì privo di ostacoli, ma anche sprovvisto di nebbia, un elemento che invece era intensificato in quello in cui lo attendeva il lupo.
Preda o Predatore? La scelta pareva ardua, ma fu l’istinto ad agire: si mosse verso il lupo. Aveva scelto di essere un Predatore.
Fiancheggiò quindi il lupo che un tempo fu l’animale totem di suo padre, allungando una mano per poterlo accarezzare e scoprire quanto potesse essere mobido quel manto voluminoso, ma ciò gli venne negato nel momento stesso in cui il lupo scattò di corsa verso la fitta nebbia.
Interdetto, Aiden lo guardò scomparire dalla vista, per poi avanzare lentamente, non sapendo dove andare. «Ehi! Aspettami!» gli urlò dietro, allungando le mani verso il basso nel disperato tentativo di trovarlo con l’uso del tatto.

Caccia! Corri! Prendimi!


Stavolta la voce che sentì non sembrò affatto gentile e calorosa come le prime volte, pareva più ruvida ed imperiosa.

CORRI!


Aiden non se lo fece ripetere una terza volta e prese a correre dritto davanti a sé, incurante dei rischi che correva nel vagare in quel modo verso l’Ignoto assoluto, senza una meta ben precisa. Sapeva solo che doveva cacciare il lupo e trovarlo.
Corse velocemente, i polmoni che gli esplodevano per tutta l’aria gelida che stava inspirando a bocca aperta, minacciando di esplodergli, mentre il cuore prese a battere all’impazzata e pompando sangue caldo in tutto il corpo. Non avvertiva più il freddo, come in principio.
Poi però, all’improvviso, il suo naso andò ad impattarsi contro il tronco d'un albero che si trovò sulla sua traiettoria. Cadde a terra per la collisione, stringendosi il naso tra le mani, mentre avvertiva il calore del sangue sulla faccia oltre che il caratteristico sapore ferroso in bocca. La testa vorticava all’impazzata, come gliel’avessero suonata come un tamburo, percependo l’arrivo di un tremendo mal di testa. Sibilò a denti stretti per il dolore immenso, maledicendosi mentalmente per aver assecondato quella stupida vocina che aveva pensato di aver udito.

Tu. Correre.


Udì un ringhio provenire poco distante da lui. Aiden cercò di issarsi in piedi, nonostante l’iniziale equilibrio precario a causa della colluttazione con l’albero. Oltrepassò l’albero e poi prese a correre, stavolta decisamente impacciato e ancora piuttosto scosso.

Correre. Forte. Veloce.


«Sta zittooooooo!!!!» urlò con rabbia, mentre riprese a correre con più foga e velocità. Prese ad urlarlo sempre più spesso, finché non l’urlo non venne convertito in un acuto ululato.
E ululò. Ululò così forte da far vibrare l’aria stessa, come se fosse l’unico modo per scacciare via quell'incessante nebbia, ma senza perdere la coscienza di sé stesso. Aiden era Aiden, non era un lupo e mai lo sarebbe stato, era più una volpe ma in tutto quello che stava accadendo la volpe non sembrava proprio avere un proprio spazio. Era forse nel posto sbagliato?
La voce di Aiden, e quindi l’ululato, si spezzò nel medesimo istante in cui la nebbia scomparve all’improvviso, facendolo apparire in una piccola radura buia e illuminata da tante lucciole. Che avesse girato in tondo e fosse ritornato a casa propria?
Un sasso grande quanto un ananas, ma celato dalla neve, decretò la risposta: il piede di Aiden scivolò di lato, conducendo il resto del corpo in una rovinosa caduta. Il fiato gli si mozzò in gola quando il fianco sinistro incontrò altri sassi di modeste dimensioni sul terreno innevato e discretamente rialzato, palesando la presenza di grosse masse ma che Aiden non aveva potuto evitare. Rantolò, sputacchiando grumi di sangue, mentre si teneva una mano sulle costole e si contorceva dal dolore.
Quella giornata stava davvero iniziando a diventare disastrosa e se solo fosse arrivata Daphne e l’avesse visto in quelle condizioni, l’avrebbe quasi certamente trascinato al San Mungo per un orecchio nonostante la sua ben nota preoccupazione nei confronti del rosso.
Al solo pensiero della propria ragazza che impazziva davanti ad un Aiden malconcio e sanguinante, l’Auror prese a ridacchiare, nonostante le fitte continue al fianco. Non era certamente il momento più consono per riservare i propri pensieri a Daphne e il lupo non si risparmiò nel farlo presente all’essere umano: con le zanne infatti lo afferrò per il pantalone e prese a strattonarlo, finché non lo trascinò vicino ad un piccolo bivio con due sentieri un po’ nascosti.
Il fulvo cercò di mettersi a sedere per poter studiare i due sentieri, ma la zampa del lupo sembrò volerlo respingere a terra. Che volesse punirlo? Che lo stesse deridendo? Oppure voleva sottometterlo? Fino adesso non aveva dimostrato di essere un ottimo Predatore ma almeno era giunto fino a quel punto. Scansò la zampa e stavolta prese a rimettersi in piedi, ma il lupo ringhiò e gli morse una caviglia.
Non urlò, il morso non fu poi così doloroso, era solo un avvertimento ma non sarebbe stato altrettanto se solo ci avesse riprovato, Aiden lo intuì fissando gli occhi feroci del lupo. Sembrava arrabbiato con lui.

Tu. Combattere.


Ignorò il dolore e l’avvertimento precedente del lupo, puntando i piedi e facendo leva con le mani per rialzarsi. Un ringhio sommesso che venne ulteriormente ignorato e che ben presto venne sostituito con l’azione vera e propria: le zanne si chiusero velocemente attorno alla mano sinistra dell’Auror, facendogli urlare una discutibile imprecazione a gran voce, per poi mollarlo subito e lasciare che la carne lesa facesse intuire all’umano di rimanere al suo posto.
La supremazia del lupo non era soggetta a discussioni o a simili atti di sfida, altrimenti il prezzo da pagare sarebbe stato alto, eppure Aiden capì di doverlo fare, quella era una prova ed era più determinato che mai a prendere possesso del Comando.
Questa volta non tentò di alzarsi, ma fece guizzare la mano verso una delle zampe anteriori del lupo e trascinarlo con forza verso di sé. In pochi attimi, benché il tentativo del lupo di contrattaccare mirando alla gola, Aiden gli chiuse il muso in una morsa d’acciaio, mentre si avvinghiava con le gambe al corpo dell’animale. Tenedolo ben saldo e dimostrando la propria forza nonostante il proprio corpo ferito e stanco, il rosso non cedette terreno al proprio avversario.
«Non sei più tu il Capo ora!» ringhiò, per poi afferrare un orecchio del lupo con i denti e mordendolo con forza. Tra profondi uggiolii per il dolore e sommessi latrati per la bruciante sconfitta, il lupo si abbandonò contro il petto muscoloso dell’essere umano, sottomettendosi al suo volere.
Aiden aveva dimostrato la propria forza e non mollò la presa subito, volendo far capire al canide quanto salda fosse la sua presa di potere. Quando liberò il lupo, questo sembrò fissare con fierezza il nuovo Capo e gli leccò la faccia in segno di amicizia. Dal canto suo Aiden poté finalmente accarezzarlo sul collo, per poi rimettersi in piedi, piuttosto provato.
«Hai finito di ballare con i lupi?» Una voce femminile e decisamente infantile arrivò da dietro un grosso albero. Pochi secondi dopo apparve una bambina dai lunghi capelli rossi, mossi e voluminosi, con quei profondi occhi blu che gli ricordarono la stessa bambina che aveva sognato tempo addietro.
Brianna! pensò, stupito.
Una seconda figura apparve dietro Brianna. Non si capiva perfettamente se fossi un uomo o un animale, benché avesse caratteristiche simili di entrambi, con delle immense corna che svettavano verso l’alto, capelli e barba folti ed ispidi, il corpo era adorno di muschio e piante rampicanti, mentre in certi punti era possibile notare strani simboli celtici. Lui era Cernunnos, il Dio della fecondità, della virilità, della caccia, della guerra, dell'abbondanza, degli animali, della natura selvaggia e anche della morte e l'oltretomba.
«Hai scelto il Predatore e non la Preda. Ora cosa sceglierai? L’Amore o il Dovere?» E puntò i due sentieri un po’ nascosti, con un distacco tra l’uno e l’altro non molto netto, ma potevano benissimo passarci tre persone l’una accanto all’altra. A quel punto Brianna andò a posizionarsi sul sentiero di sinistra, mentre dal sentiero di destra sopraggiunsero urla di terrore, richieste di soccorso, il tutto con evidenti suoni di un Caos inimmaginabile.
«Padre?» lo chiamò Brianna, allungando la mano verso di lui. I suoi occhi si allagarono ben presto di calde lacrime. Era davvero sua figlia o era solo un trucco? Quando e con chi l’aveva generata se non si era mai concesso a nessuna donna? Era tutta una menzogna? Un’illusione? «Papà! Papà, sono davvero tua figlia! Guardami, sono tua figlia!»
«Importa davvero che sia reale o fasullo? O è importante la scelta da prendere?»
Aiden voltò lo sguardo verso Cernunnos, che nel frattempo era apparso al suo fianco, come se volesse aiutarlo nel fare chiarezza su certe cose ancora poco chiare o impossibile da credere con facilità.
«Sono forse diventato pazzo?» domandò, tastandosi il naso rotto. Sembrava piuttosto reale come cosa, sentiva ancora male e il sangue. «E’ davvero mia figlia?»
«Diciamo che lo sarebbe in base alla tua scelta. Potrebbe essere una lei oppure un lui. Brianna o Brian. E’ tutto incerto, come anche l’identità della madre. Il futuro è sempre incerto. Quindi, Oidhre[*], che cosa scegli? Amore o Dovere?»
Aiden fissò il sentiero di destra. Le urla erano così orribili e disperate da fargli accapponare la pelle ed era assai difficile spaventarlo in quel modo. Doveva correre a salvare quelle persone bisognose di aiuto? Doveva aiutarla a salvarsi dalla minaccia che gravava su di loro e che li affliggeva? Come poteva un Auror inflessibile e con una forte morale come lui ignorare tali richieste d’aiuto? Come poteva starsene lì impalato senza fare nulla?
Cercò la bacchetta nei pantaloni, la scelta ormai sembrava piuttosto ovvia, quando…
«Papà! Papà, ti prego, non mi lasciare! Ho tanto freddo, ho paura. Portami a casa, per favore! Papà!» Le urla di Brianna lo fecero desistere. Trasalì e si voltò a guardarla, il volto arrossato dalle lacrime salate. Il cuore gli si spezzò in due. Cosa doveva fare? Lei o il popolo? «Ti voglio bene, papà!»
Fu la fine. Aiden scoppiò a piangere, il punto di rottura era stato raggiunto e non aveva più idea di cosa doveva fare, di cosa doveva scegliere. Quale sentiero dove imboccare? Quel bivio in cui si trovava sembrava risultare la sua condanna, la causa della pazzia ormai quasi al culmine.
Si mise le mani nei capelli, incapace di prendere una scelta razionale. Non voleva annientare i propri ideali per un gesto egoistico, ma non voleva nemmeno rinunciare alla possibilità di un suo Erede. C’erano troppe cose in ballo e Aiden non se la sentiva di rimanere in bilico tra esse, voleva solo trovare un modo per stabilire un equilibrio e rimanere sé stesso.
«Se scegliessi non resterei più me stesso, infrangerei promesse e desideri allo stesso tempo. Scegliere è crudele, non sai mai se finirai per compiere atti di egoismo o di menefreghismo o chissà che altro. Non voglio intraprendere nessuno di questi due sentieri.» disse dopo essersi ricomposto, almeno quel tanto da non sembrare un bambino smarrito in tutto e per tutto. Si asciugò anche le lacrime, fissando Cernunnos. «Stavolta il bivio non avrà tre vie, ma tre! La terza me la creo io!» aggiunse con determinazione. E senza dare il tempo a Cernunnos di controbattere o reagire in un qualsiasi altro modo, Aiden scattò a correre nella direzione di Brianna.
«Papà… Sapevo che non mi avresti abbandonata.» I suoi occhi si illuminarono di gioia e speranza. Si strinse ad Aiden come un piccolo koala quando la prese in braccio, ma rimase un tantino spiazzata quando percepì il cambiamento improvviso di rotta del rosso. Con uno scatto fulmineo aveva deviato un po’ verso destra e piuttosto che imboccare questo o quel sentiero, l’Auror passò in mezzo ad essi, verso l’Ignoto, tra l’Amore e il Dovere.
Corse senza sosta, con il fiatone, reggendo sia la bambina che la bacchetta, in un nuovo sentiero fatto di entrambe le possibili scelte. Perché anche se poteva risultare difficile, anche se spesso bisogna scegliere, non voleva dire che fosse impossibile trovare un equilibrio e conviverci, senza doversi lasciare alle spalle niente e nessuno.
Aiden desiderava una famiglia sua, con il sangue di Brian Boru nelle vene e da amare senza smettere di essere un Auror. Sarebbe stato felice nonostante avrebbe dovuto sacrificare altro, forse l’anima stessa, ma non i suoi ideali o la sua famiglia.
La corsa terminò quando si accorse troppo tardi di un dirupo. Anche se tentò di arrestare la corsa, di piantare i piedi a terra per frenare, la neve non glielo permise e volò oltre la sporgenza.
Aiden prese a cadere assieme a Brianna stretta a sé, il collo che gli doleva per il modo in cui si era serrata a lui, ma non se ne lamentò, lei era sua figlia e perciò andava bene così, che fosse reale o meno.
Il contatto con l’acqua gelida e scura lo fece rabbrividire e per poco non gli paralizzò i muscoli. Ma Aiden si costrinse a nuotare, a muoversi verso l’alto, per Brianna, per salvare entrambi dalla morte per assideramento. Con prepotenza sbatté i piedi e si aiutò con un braccio per poter risalire più in fretta, ma come i suoi polmoni riuscirono finalmente a catturare l’ossigeno che lo aveva atteso in superficie, il fulvo irlandese si sentì stranamente più leggero e notò che Brianna non era più tra le sue braccia. Era scomparsa. Niente era stato veramente reale, forse in parte, tranne il suo dolore e la sua disperazione.
Allargò le braccia e tirò indietro la testa, urlando con quanto fiato aveva in gola: «Briannaaaaaaaa!!!»



L’incrocio perfetto sei tu: qualunque direzione io scelga è quella giusta.
(citazione)



Oidhre[*]: Erede.

 
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