Il tempo di raccogliere tra le proprie mani quanto aveva richiesto alla signora uscita dalla casa accanto alla sua postazione, seguito da un cordiale ringraziamento, che la priorità della lettera venne
letteralmente accantonata da un fatto strano, bizzarro, ma anche alquanto divertente.
Cinque topi fecero il loro teatrale ingresso nella piazza centrale, lì dove si stava svolgendo il banchetto per raccogliere le firme, seminando il panico e il disagio tra i presenti. Tra saltelli, urla e fogli che volevano via, Aiden dovette premersi una mano sulla bocca per evitare che il riso lasciasse la sua bocca, scoppiando in un boato che avrebbe potuto richiamare l’attenzione su di sé. Eppure, il boato che ne seguì non fu di certo colpa sua, del suo scarso autocontrollo, ma di cinque bombe che piombarono dall’alto, per poi planare con estrema precisione e maestria sui presenti. Una nube grigiastra avvolse i malcapitati e una volta dissipata, rivelò ben quattro corpi coperti di solo l’intimo. Bastò fissare Vath per scoppiare letteralmente a ridere, ormai impossibilitato a controllare, piegandosi in due e reggendosi l’addome mentre scivolava contro la parete dell’abitazione
[Vedi nota a fine post.]. Rise così forte che sentì la milza sul punto di un collasso per eccessivo sforzo.
Soltanto quando vide la teatrale entrata di scena di Rhaegar Wilde, il proprio Capo Auror, con tanto di coperte al seguito, come solo un buon sammaritano sapeva fare, si diede un contegno e smise di ridere. Per lo meno, pensò Aiden, non avrebbe dovuto attivare il Distintivo per avvisarlo nel caso la situazione fosse degenerata tanto da richiedere un tempestivo intervento di una squadra più numerosa di Auror.
Non avendo la minima idea se Rhaegar l’avesse notato o meno, nonostante il suo travestimento un tantino ispirato dallo stesso Capo Auror per via della finta benda che portava, Aiden si spostò quel tanto da permettergli di intervenire nel caso in cui fosse scoppiata una baraonda e le bacchette avrebbero preso a danzare. Il Capo Auror si trovava da solo al centro di un nido di vespe, solo lui poteva assicurarsi di guardargli le spalle.
Proprio mentre si spostava nella sua nuova postazione, l’occhio non celato del fulvo si posò
istintivamente sulla donna che stava presidiando la protesta, notando solo allora, quanto fosse bella e dalle curve perfette, sebbene vi fosse la presenza dell’intimo nero. Qualcosa si animò in lui, ricordandogli la sua natura di uomo, con un’inevitabile reazione.
Fortemente in imbarazzo, Aiden dovette stringersi maggiormente nel suo mantello di un color mattone e celare il modo con cui stava camminando, ovvero a gambe strette, mentre il rossore invase la sua faccia pulita e glabra. Un tutt’uno con i capelli che si era premurato di nascondere sotto al berretto e al cappuccio del mantello.
Il profilo di una panchina - quella in cui Oliver si era nascosto - sembrò aiutarlo a distogliere lo sguardo da tale visione, anche perché aveva quasi rischiato di urtarla mentre continuava a fissare la donna dai capelli corvini. Lasciandosi cadere sopra di essa, Aiden si mise comodo e, sebbene non si fosse ancora accorto della presenza celata alle sue spalle, si strinse nel mantello, la mano serrata nell’impugnatura della bacchetta.
Sperò soltanto che muovendosi avrebbe garantito a Rhaegar di individuarlo con lo sguardo. Ricordandosi però che, conciato com’era, poteva risultare irriconoscibile perfino al Capo Auror stesso, decise pertanto di attivare il Distintivo da sotto al mantello, così da rendere più facile a Rhaegar la sua individuazione ed identità.
Aiden rimase in allerta, pronto ad intervenire, al minimo accenno di scontro o altri tipi di minacce.