Against the blue, blue sky, Per Horus

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view post Posted on 8/2/2018, 15:30
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"Flying might not be all plain sailing, but the fun of it is worth the price."


Individuare e risolvere il problema di quella vecchia Scopalinda capricciosa aveva richiesto meno tempo del previsto: la saggina era stata trascurata troppo a lungo, ma una spuntatina era bastata a far tornare la scopa felice ed efficiente. Nei limiti di un modello così datato, certo.
Elizabeth tenne per sé quell'ultimo pensiero – le scope sapevano essere terribilmente permalose, soprattutto quelle di una certa età – e finì in un sorso la propria meritata grappa al miele. Era ora di rientrare a Londra e riportare la Scopalinda in negozio.
Lasciò il bicchiere sul bancone, afferrò la scopa e la giacca, che aveva abbandonato su uno sgabello poco distante, e puntò decisa verso l'uscita. Dovette appiattirsi contro un tavolo per non essere investita da una decina di giovanissimi studenti: terzo anno, certo, o non avrebbero potuto essere lì, eppure Elizabeth avrebbe giurato di non essere stata così
piccola a quell'età. Ma, del resto, anche quei ragazzini si sentivano senza dubbio più grandi di quanto apparissero agli occhi della strega.
Raggiunta la porta, si voltò per un ultimo cenno di saluto ad Astaroth e uscì all'aperto. Era un pomeriggio freddo e luminoso, con un cielo azzurro a dir poco inusuale per l'inverno scozzese. Valeva la pena rimandare ancora un po' il momento di tornare a Diagon Alley e concedersi un ultimo volo prima che il sole fosse oscurato dall'ennesimo acquazzone. Tese la gamba all'indietro e la passò sopra al manico di scopa, tenuto saldamente con la sola mano destra mentre con la sinistra sistemava la sciarpa. Sollevò i talloni dal suolo per darsi una leggera spinta con le punte: la Scopalinda si alzò dolcemente in un'ascesa verticale turbata appena da un leggero rollio. Appena ebbe superato i tetti, Elizabeth puntò il manico verso l'alto e contemporaneamente si piegò su di esso, così da guadagnare quota e velocità mentre avanzava verso i margini del villaggio. Il vento freddo le sferzava il volto infierendo su ogni centimetro di pelle scoperta, le mani le si erano già gelate nonostante i guanti e i capelli, trattenuti soltanto dal cappello di lana blu, frustavano disordinatamente l'aria dietro di lei. Era bellissimo.




Off

Come vedi, Elizabeth può aver agganciato l'amato bene in diversi punti: lo sgabello, il tavolo e chissà che altro. Fai tu.

Ho deciso, dopo lungo rimuginare, di usare la traduzione "Scopalinda" (anche se detesto come aggrava la continua ripetizione di "scopa") invece dell'originale "Cleansweep" perché penso renda meglio la rottamitudine :ihih: Non ho specificato il modello nel testo, ma è tra la Uno e la Quattro comprese: non troppo stabile né particolarmente veloce, senza Incantesimo Frenante né alcun ausilio magi-meccanico per le virate. Sarà divertente :fru:

Infine, noterai che questo primo post è cortino e non mi aspetto che i prossimi saranno lunghissimi: considerata la natura dinamica della role, preferisco tenere un testo breve piuttosto che diluire le azioni con secchiate di brodo allungato. L'aspetto positivo di ciò è che così, forse, non mi ci vorranno eoni per ogni risposta :uhm:
 
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view post Posted on 9/2/2018, 22:39
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Horus
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H
orus sbadigliò, nascondendo il viso dietro la mano. Thomas continuava a parlare come una macchinetta e ormai, dopo l’ennesima affermazione su quanto Hogsmeade fosse “ingloriosamente banale e noiosa”, il Caposcuola fu tentato di sbottare e ricordargli che era impossibile, ché niente era più noioso di lui. Mentre si tuffava verso il boccale di Burrobirra —ormai agli sgoccioli—, Horus scrutò il volto del concasato. Aveva una faccia paffuta, con un accenno di baffi preadolescenziali sul labbro superiore che provocavano in Horus un vago senso di disgusto. Le sopracciglia erano perennemente incurvate in un buffo cipiglio a metà fra il severo e l’annoiato: quello era l’unico tratto caratteristico del banale e noioso Thomas Mudford. Nel sentirlo lamentarsi di come i tipici negozi del paesino fossero eccessivamente troppo questo o troppo poco quello, Horus si chiese come potesse un dodicenne essere così petulante. Prevedeva un terribile futuro per lui, decretò sorbendo l’ultimo sorso dell’amata bevanda.
« Va bene, sì, ho capito. Hogsmeade non ti è piaciuta. » Commentò con tono conciliante, facendo tintinnare il boccale sul piano del tavolo annunciando, così, l’ora di andare. Evidentemente, però, Thomas non colse l’allusione e si sperticò in quello che sembrava un lungo monologo su quanto in realtà non sapeva dire o meno cosa ne pensasse del villaggio perché…
*Oh, Dei, vi prego, uccidetemi ora.*
Trattenendo un gemito, Horus si accasciò sul bancone, coprendosi la testa con le braccia. Attutita dagli indumenti, la voce di Thomas continuava a penetrargli nelle orecchie ed il Caposcuola maledì con tutto se stesso il momento in cui aveva accettato di accompagnare il ragazzino fin lì. Aveva pensato fosse una buona idea svagarsi un po’, bersi una Burrobirra, fare un salto da Bibliomagic e magari tornare laddove aveva incontrato il gheppio, anni prima. Ma no, a causa dell’arroganza e della logorrea di quel marmocchio alto un metro e un Nargillo, l’unica cosa che era riuscito a fare era scolarsi un paio di Burrobirre per disperazione e non di certo per piacere.
*Mi ci sarebbe voluto del whisky incendiario, altroché.*
Stava ponderando di trovare una scusa qualsiasi per riportarlo a Scuola (anche a calci, se fosse stato necessario), quando si sentì improvvisamente strattonare. Sorpreso, di scatto alzò il busto nel momento in cui una ragazza mingherlina si appiattiva accanto a lui per far passare una mandria di ragazzotti del terzo anno. Lì per lì non vi badò, consapevole che il sabato pomeriggio Hogsmeade fosse decisamente affollata, ma quando si sentì tirare l’angolo della giacca di pelle, Horus si voltò bruscamente verso di lei. La sconosciuta era riuscita a svicolare la studentesca in gita ed aveva già raggiunto la porta quando il Tassorosso notò, con orrore, un familiare filo che penzolava dal cappotto di lei. Nel panico, balzò in piedi, tastandosi le tasche e scoprendo con spavento che nella piccola colluttazione, il suo lettore musicale era rimasto impigliato nelle vesti della sconosciuta e che quelli che ondeggiavano a penzoloni dagli abiti di lei erano i suoi auricolari.
« Ehi tu! Ehi aspetta! » Provò a chiamarla, concitato, ma lei, afferrato il pomello della porta, sparì oltre l’uscio.
Horus imprecò, ritrovandosi in quell’istante indeciso sul da farsi. Il pi-pod, come soleva chiamarlo, era un oggetto di fattura Babbana che aveva trovato casualmente ad Hyde Park, un pomeriggio. Aveva impiegato diverse settimane per capirne il funzionamento ed alla fine, coinvolgendo l’editore di sua madre che se ne intendeva decisamente più di lui (essendo un Nato Babbano), aveva capito come utilizzarlo. Ad Hogwarts, ovviamente, non funzionava, ma ogni volta che Horus usciva dalla Scuola lo portava con sé e l’unica cosa che lo aveva salvato dal suicidio, quel pomeriggio, era un auricolare ficcato nell’orecchio e musica sparata a tutto volume per non sentire quella piattola di Thomas. Come avrebbe fatto senza? No, era troppo prezioso, non poteva lasciarla andare.
« Mudford! Chiudi la bocca e torna immediatamente al Castello. Se entro dieci minuti non sei lì e scopro che sei rimasto a bighellonare, prega tutto quello che ti pare che io non ti acchiappi o ti ammazzo con le mie mani. » Ringhiò in fretta e furia, puntando minaccioso il dito contro il Tassino che, perplesso, lo guardava stralunato ed inquietato per quell’improvviso cambio d’umore. Horus non lo vide annuire poiché, ancor prima di finire la frase, si era lanciato all’inseguimento della ragazza. Si gettò letteralmente sulla porta del locale, da cui uscì di corsa, rischiando di travolgere un baldo vecchietto che, tremolante, poggiava il suo manico di scopa vicino l’entrata. Gli occhi di Horus, rapidi, scorsero la folla alla ricerca del berretto blu, l’unico segno distintivo della ragazza. Il suo cuore si gelò un istante nel petto quando Horus la vide prendere il volo, pochi metri più avanti.
« Ma porco… » In fretta, si guardò intorno e individuò nella scopa del vecchiardo l’unico mezzo a disposizione per raggiungerla. Vi si fiondò di malagrazia, afferrando il manico e balzando in sella con agilità.
« Glielo riporto lo giuro! » Gridò al poveretto.
« Il mio bolide! » Replicò lui attonito, agitando le braccia in aria inutilmente, giacché Horus s’era già dato una spinta con i piedi ed era decollato.
Nell’urgenza di quel recupero, il Tassorosso non si era nemmeno premurato di controllare il modello della scopa. E gli ci sarebbe voluto qualche secondo per comprenderlo, ma in quel momento l’unica cosa che riuscì a fare fu schiacciarsi sul manico e urlare, con una mano a coppa davanti la bocca:
« Ooooh! Berretto Blu! Fermati! »

 
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view post Posted on 13/2/2018, 13:39
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Era bello tornare a volare su Hogsmeade, vedere tutto il villaggio dall'alto. La Testa di Porco, dove si era presa le prime sbronze con buona pace di Madama Rosmerta e delle sue regole sul servire alcolici ai minorenni. Mielandia, luogo di furti e mal di pancia, e Safarà, dove invece non era mai riuscita a trafugare nulla. La sala da tè di Madama Piediburro, tra le cui coppiette più o meno felici trovavano gloriosa destinazione la maggior parte degli scherzi acquistati da Zonko. Lo spiazzo dietro la Stamberga, teatro di tante partite con-
«Il mio bolide!»
Elizabeth agrottò le sopracciglia. Mantenendo la scopa in traiettoria con la presa salda della mano sinistra, ruotò il busto per guardare il terreno alle proprie spalle.
Proprio davanti all'entrata dei Tre Manici, una cariatide in veste da mago agitava in aria un pugno tremante: «Fermo, teppista!»
Cosa Merlino stava succedendo là sotto?
Seguì con lo sguardo la direzione indicata dal braccio del vecchio fino a intercettare un bel ragazzo in giacca di pelle che, abbarbicato ad una vecchia scopa, volava proprio verso la strega.
Ma che ce l'aveva con lei?
«Ooooh! Berretto Blu! Fermati!»
Sì, ce l'aveva con lei. Elizabeth tornò a guardare davanti a sé, riportando anche la destra in posizione. Si piegò verso il manico fino ad esserne separata da un angolo di forse trenta gradi. La Scopalinda accellerò leggermente.
Ormai era certo: Hogwarts le portava sfiga. Purosangue sadici, sbirri, un pazzo psicopatico che la inseguiva... Che le mutande di Merlino potessero Evanescere se non doveva cominciare a tenersi alla larga da quelle mura.
Si piegò ulteriormente sul manico e raccolse anche le gambe per ridurre l'attrito. Un Pixie con un'ala sola sarebbe probabilmente ancora riuscito a superarla.
Magari il tizio non era un gran volatore e una virata brusca sarebbe bastata a lasciarlo indietro quel tanto atterrare tra le case e Smaterializzarsi prima di essere raggiunta. Fece scorrere la mano destra lungo il manico e impartì alla punta una decisa spinta verso sinistra, piegandosi contemporaneamente nella stessa direzione per agevolare con il proprio peso la manovra. La Scopalinda compì un'inversione a U con un raggio di quattro metri abbondanti. Elizabeth imprecò. Perché, perché non era stata una Firebolt o una Nimbus ad aver bisogno di una revisione?

 
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view post Posted on 17/2/2018, 21:31
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L'
aveva chiamata ancora, ma lei non s’era più girata. L’aveva vista voltare appena lo sguardo e, nonostante la distanza, Horus fu sicuro che la ragazza doveva averlo visto; nonostante ciò non si era né fermata, né tanto meno aveva dato idea di averlo sentito. Sibilando imprecazioni, Horus fece scivolare il petto sul manico, allungando le gambe sotto la saggina. Solo in quel momento, mentre l’aria fredda gli tagliava il viso e la giacca sventolava attorno al suo busto, il Tassino si rese conto della scopa che stava cavalcando.
« Oooh, ma andiamo! » Gemette mentre la sua voce veniva assorbita dalle spire del vento mentre individuava la casa produttrice. Una vecchia Scopalinda: le avrebbe riconosciute fra mille non solo perché fu proprio una di quelle vecchie balorde il suo primo manico di scopa, ma anche perché la gioia dal passare anche solo ad un’egregia Nimbus Duemila dopo quel catorcio, l’aveva reso immensamente felice. Il distacco ed il cambiamento erano stati così importante, che l’aveva persino segnato sul calendario dell’epoca. Il legno di quella scopa, sbeccato in più punti e dal colore ormai sbiadito, lasciava intendere, oltre alla scomodità, al ritardo di accelerazione e alla tenuta, che fosse un modello molto vecchio. Horus avrebbe giurato, anche solo a guardarla, che mancasse anche l’incanto auto-frenante, un must necessario per la sicurezza dei manici di scopa più recenti. Tuttavia, sebbene la limitazione della mezzo fosse sicuramente un ostacolo, non aveva la benché minima intenzione di mollare la preda. Si appiattì meglio sul manico, riducendo così l’attrito d’aria e quando la ragazza improvvisò un’abile manovra ad “u”, Horus si lasciò sfuggire l’ennesimo improperio, questa volta dovuto alla sorpresa. Perché virare così improvvisamente con cielo sgombro?
*Perché scappi, brutta ladra?*
Bruscamente, Horus inarcò la schiena rallentando quel tanto che bastava (non che ci volesse molto, in fondo) per poter spingere il manico alla propria sinistra e dare il via alla sua, di manovra. Dovette stringere con maggior vigore il legno, irrobustendo i muscoli delle cosce per mantenere il baricentro prima di buttare completamente il peso nella medesima direzione e tornare ad accelerare. Piegò lateralmente il capo, assecondando la virata ma tenendo sott’occhio la ragazza per intercettarne la rotta. Se fosse stato sulla sua Gelbsturm, la manovra di taglio avrebbe sicuramente sortito un effetto migliore: la scopa sarebbe scivolata morbida al semplice tocco, accelerando in uno scarto di tempo infinitesimale; invece, su quel catorcio, Horus fu costretto a sistemare la rotta continuamente, muovendo rapido le mani per evitare che la Scopalinda perdesse controllo a causa della forza dell’aria contro cui stava andando. La posizione, tuttavia, e la ruvida manovra avrebbe dovuto anticiparlo di qualche secondo, scopa permettendo, rispetto alla ragazza, tagliandole la strada. A giudicare dalla scarsa velocità di cui anche lei sembrava esser vittima, non doveva cavalcare un modello tanto meno datato del suo. E se anche la manovra non avesse funzionato, avrebbe dovuto notarlo, per Morgana!



Non so se ho ben interpretato la tua manovra ma lascio una mappina per far capire la mossa di Horus. :flower:

 
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view post Posted on 22/2/2018, 02:08
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No, non era un ragazzino inesperto.
Elizabeth lo vide cambiare repentinamente direzione – sì, beh, repentinamente in senso lato – e non fu difficile intuire che voleva tagliarle la strada. Ce l'aveva proprio con lei e sembrava fermamente intenzionato a raggiungerla.
«Dannazione!»
Trattenere l'impulso di mettere mano alla bacchetta non era mai stato tanto difficile, ma a quell'altezza anche il più blando degli incantesimi sarebbe stato potenzialmente letale. Le mancava solo un'accusa di omicidio per concludere degnamente quella giornata che, a dispetto dei pronostici, si stava rivelando pessima.
In pochi secondi, se lo ritrovò di fronte. «Ma che vuoi!» sbottò.
Il tono era stato più accusatorio che effettivamente interrogativo, ma non aveva importanza: che si trattasse di rapina, rapimento o tortura, Elizabeth non aveva alcuna intenzione di fermarsi ad aspettare la risposta.
In una frazione di secondo, l'istinto decise che scartando lateralmente il rischio di essere intercettata sarebbe stato altissimo, mentre avrebbe forse avuto maggiori possibilità se avesse tentato di passare
sopra al ragazzo. Con una scopa moderna sarebbe bastato un delicato comando per assestarsi su una linea quasi perpendicolare al terreno e schizzare in un attimo qualche metro sopra l'ostacolo.
Con una Scopalinda, la cosa acquisiva tutt'altro peso. Naturalmente, una traiettoria verticale era del tutto fuori portata e anche la rapidità della manovra era incomparabile. Con un po' di fortuna, però, la diagonale più alta che poteva ottenere sarebbe bastata.
Elizabeth rimase appiccicata al manico, decisa a rallentare il meno possibile. L'instabilità intrinseca del mezzo avrebbe richiesto maggior cautela, ma la strega non poteva proprio permettersi di perdere velocità: non c'era abbastanza spazio. Impartì uno strattone verso l'alto. Le parve quasi di sentire la scopa gemere e opporsi a quello scarto così violento e le venne voglia di scusarsi. Dopodiché, mentre la scopa saliva rollando minacciosamente, le venne più che altro voglia di bestemmiare. Invocando con epiteti poco ortodossi il Creatore e parte del suo entourage, pregò di non aver commesso un'idiozia. Si sentì scivolare di qualche centimetro e strinse le cosce. Tutti i muscoli del corpo, dai polpacci fino alla mandibola, erano contratti nello sforzo di mantenere il controllo della scopa.
Se nonostante tutto fosse riuscita a passare sopra al proprio inseguitore senza farsi bloccare, avrebbe poi addolcito l'inclinazione di volo per recuperare stabilità, senza tuttavia concedersi di rallentare.



Off
Aiuto, spero sia chiaro. Non so bene che parole usare per descrivere le manovre :grat: Ciò che Elizabeth sta cercando di fare è fondamentalmente scartare verso l'alto per superare Horus da sopra e procedere poi nella direzione opposta a quella verso cui lui guarda.
Ah, se vedi strafalcioni sulle tecniche di volo, sentiti libero di farmeli notare sia in off che con ripercussioni in on. Dopotutto è la prima volta che ne scrivo, sarebbe cosa furba da parte mia cogliere l'occasione per imparare :uhm:
 
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view post Posted on 24/2/2018, 16:41
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a manovra aveva funzionato e lui non ci aveva nemmeno rimesso le penne. Gli dava un senso di assoluta soddisfazione esser riuscito a piegar al suo volere quel maledetto catorcio. Era facile (più o meno) volare bene su una Nimbus Duemila o Duemilaeuno, era difficile gestire una Gelbsturm Duemilaquattro, ma era sorprendentemente difficile manovrare una disgraziatissima Scopalinda due, tre, quattro o quel che era al di fuori delle normali manovre in linea retta. Senza i moderni sistemi di calibro del peso, rotta e incantesimi autofrenanti, crepare su uno di quei cosi era molto più semplice del previsto. Incredibile come fino a poco tempo prima quel tipo di manici erano alla mercé di tutti ed Horus rabbrividiva al pensiero che c’era ancora gente che li utilizzava.
E quasi come se la Scopalinda che stava cavalcando l’avesse udito, ecco che un moto d’aria la fece imbizzarrire proprio mentre il ragazzo si accingeva a rispondere alla ladra. Aveva sollevato il busto per frenare e urlarle qualcosa di rimando quando la Scopalinda ebbe un tremito e la durata della frenata fu più lunga del previsto, rischiando di farlo schiantare sulla parete di un edificio particolarmente alto. Per evitare di sbilanciarsi, Horus serrò i gomiti al busto e, con un colpo di reni, fece ruotare leggermente il retro della scopa nel tentativo di generare un testacoda il cui moto avverso avrebbe frenato la movenza instabile della Scopalinda. Era una mossa rischiosa, vista la poca stabilità, ma riuscì ad evitare di andare troppo “alla deriva” riportandosi inoltre in asse con la fuggitiva. Questo, però, gli costò uno scarto di tempo che la ragazza impiegò per salire di quota. Le Scopalinda, come tipologia di modello, avevano il grosso difetto di arrancare in salita; “Il Quidditch Attraverso i Secoli”, libro che Horus conosceva a memoria, ricordava che questo era uno dei principali difetti delle scope fabbricate dagli Ollerton. Nonostante ciò, la ragazza era riuscita ad impennare con una certa velocità ed Horus fu costretto a riconoscere che quella tizia sapeva decisamente farci.
*Ma io non sono da meno.*
Risoluto, non perse altro tempo e ruvidamente tirò a sé il manico impartendo una traiettoria quasi del tutto verticale. Si sentì trascinare verso il basso ed irrigidì ogni muscolo, intrecciando i piedi sotto la saggina e stringendo così forte le ginocchia da farle dolere. Incurvò la schiena di modo da aumentare la velocità ma mantenendola entro un centro limite così da non rischiare di scivolare del tutto. I muscoli lanciarono stilettate di dolore, ma Horus era allenato e stringendo i denti riuscì a mantenere la propria posizione. Dopodiché, rischiò: raggiunta la quota necessaria, strattonò nuovamente il legno alla propria sinistra, riportandosi in orizzontale e perpendicolare al terreno terminando la traiettoria ad “L”. Era salito più in alto di lei e anche se questo aveva richiesto del tempo, con la scopa che gli tremava sotto al corpo come una foglia autunnale, avrebbe sfruttato la quota maggiore per recuperare. A quel punto, la ragazza era ancora in procinto di salire, perciò Horus si gettò sul manico, cozzando la cassa toracica contro il legno per prendere velocità. La forza d’accelerazione era davvero imbarazzante, ma era lì che avrebbe sfruttato la gravità a suo favore. Regolando la traiettoria verso il basso, Horus si gettò in una picchiata per recuperare i metri di distacco. Beh, certo, “picchiata” era un parolone visto il modello che utilizzava, ma la trazione naturale verso il basso avrebbe impresso al suo moto una velocità maggiore di quella di lei, permettendogli di raggiungere la preda.
Nonostante ciò, fu difficile mantenere la presa e la traiettoria contro l’aria che gli impattava addosso. Fu costretto a correggere continuamente la rotta, stringendo con tenacia il manico per evitare che sfuggisse al suo controllo. L’avrebbe raggiunta e costeggiata anche se, in effetti, avrebbe rischiato persino di andarle addosso, ma era certo di riuscire a scartare all’ultimo momento.
« Ti fermi?! Ladra! » Le gridò dietro; Horus sapeva che lei non si sarebbe fermata, ormai aveva capito l’andazzo, ma strillare a gran voce avrebbe potuto dimostrarsi un valido diversivo.

Sotto di loro, nel frattempo, gli abitanti di Hogsmeade alzavano gli occhi al cielo e, vedendo due disgraziati ballonzolanti su delle vecchie scope, sospiravano o ridevano, biasimando le spericolatezze e l’assoluta mancanza di buonsenso dei cosiddetti giovani d’oggi.



Niente mappina stavolta, ma se non hai capito scrivimi pure. :fru:
E comunque stai andando alla grande!
 
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view post Posted on 8/3/2018, 13:20
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Innanzitutto, perdona l'attesa. Offro un :flower: per farmi perdonare.

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L'urlo, di cui non riuscì a distinguere le parole, le parve abbastanza lontano da potersi concedere un'occhiata veloce da sopra la spalla per controllare la situazione. Non trovò il ragazzo dove si aspettava di vederlo – dietro di lei – e solo alzando lo sguardo potè individuarlo.
A quel punto, propruppe nell'ennesima imprecazione: era più in alto di lei, teso in una picchiata con cui stava accorciando la distanza a una velocità allarmante. C'era poco da riflettere, se non voleva essere raggiunta entro pochi minuti la sola scelta possibile era tuffarsi a propria volta verso il suolo. E, possibilmente, farsi venire un'idea prima di arrivarci.
Spinse il manico della scopa verso il basso, appiattendovisi contemporaneamente contro. Si sentì tirare verso terra e dovette rinsaldare la presa per gestire lo sbandamento che, seppure meno violento che nell'impennata, con quella maledetta scopa rendeva una sofferenza qualsiasi manovra diversa dalla linea retta a velocità minima.
D'un tratto, gli occhi socchiusi e lacrimanti per la resistenza dell'aria si posarono sugli edifici sottostanti, che Elizabeth riconobbe: era una zona residenziale di Hogsmeade, la più lontana dal viale dei negozi frequentato dagli studenti. Le case erano ravvicinate e le falde di molti tetti si prolungavano fino a rendere i vicoli sottostanti molto bui e, cosa più importante, quasi del tutto invisibili dall'alto. Se aveva inquadrato correttamente l'età del ragazzo che la inseguiva, c'era la possibilità che non conoscesse quelle strade anguste, frequentate solo dagli abitanti del villaggio.
Con una leggera correzione di rotta, Elizabeth puntò a uno dei passaggi che, dalla strada principale, consentiva l'accesso alla rete di vicoli. Un attimo prima del punto di non ritorno, superato il quale si sarebbe inevitabilmente schiantata, si raddrizzò tirando contemporaneamente con forza il manico, in modo da interrompere la picchiata e infilarsi nella stretta via che le stava di fronte.
Il ragazzo poteva decidere di seguirla attraverso curve e strettoie, con il rischio di perdere il vantaggio conquistato, oppure aspettarla sorvolando il gruppo di case, rassegnandosi ad ignorare da dove sarebbe uscita. Anche nel caso in cui non fosse stato estraneo a quella zona, non avrebbe comunque avuto modo di indovinare quale percorso lei avrebbe scelto e, con un po' di fortuna, questo le avrebbe se non altro permesso di guadagnare un po' di terreno.
La strega scansò una piccola piramide di botti, superò senza rallentare il primo incrocio e subito dopo si gettò con tutto il peso a sinistra, per imboccare una stradina non più larga di un metro.



Off

Uhm, non sono certa di non aver violato qualche regola inventandomi case e vicoli. Nel caso, naturalmente, correggerò il post.
Altrimenti, a te lo spiegone con tutti i dettagli che mi sono immaginata, così da avere le stesse informazioni.
Gli edifici sono tutti a due piani, ma piuttosto bassini, e molto ravvicinati. I vicoli, due metri i due più larghi e uno o uno e mezzo gli altri, sono usati dagli abitanti, più che come passaggio, come deposito, quindi ci sono cianfrusaglie varie, anche ingombranti, sparse in giro. La zona è sul limitare del villaggio. Allego pratico disegnetto, assolutamente fuori scala e con punti cardinali messi a caso tanto per capirsi in off.

L'isolato così abilmente raffigurato (?) affaccia a ovest su qualche metro di prato incolto che si apre verso la brughiera da un lato e la foresta dall'altro, a nord e a sud su strade più larghe che lo separano da blocchi analoghi seppure non identici e a est su case a schiera. Il viale dei negozi si trova più in là a est.

 
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view post Posted on 24/3/2018, 16:29
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ostinazione con cui la ragazza continuava a sgusciargli via dalle mani come un plimpi d'acqua dolce aveva un che di commovente. Con un abile colpo di manico, la ladra si era tuffata in picchiata per evitare la manovra di Horus e stava quasi rischiando la vita per cosa? Uno stupido aggeggio Babbano! Visto il valore affettivo (ma più semplicemente perché non avrebbe saputo dove recuperarne un altro), era più che comprensibile che Horus si fosse gettato all'inseguimento. Ma una Strega che, tecnicamente, di quelle cose se ne sarebbe fatta poco e niente, perché avrebbe dovuto intestardirsi in tal modo? Beh, ad un'attenta riflessione non sarebbe stato neanche così improbabile: gli oggetti Babbani avevano un certo valore fra i maghi collezionisti; ad essere onesti, non erano visti di buon occhio dalla gente comune e del resto lui stesso correva un certo pericolo se qualcuno dell'Uso Improprio dei Manufatti Babbani lo avesse scoperto, ma quell'affare doveva pur valere qualcosa. Sì, si ritrovò a confermare a se stesso, mentre regolava rapidamente la rotta della scopa: in fondo lei aveva un buon motivo per scappare.
Il suolo si stava avvicinando fin troppo velocemente e la ragazza, dal canto suo, non sembrava voler rallentare. L'abbraccio del terreno imminente, il vento fra i capelli e il pericolo che suonava nella sua testa come un campanello d'allarme, gli ricordarono prepotentemente la finta Wronsky ed ebbe come l'impressione che la ragazza avrebbe scartato di lì a breve, proprio come da manuale. Perciò, stringendo le cosce al manico, agganciò lo sguardo sulla schiena di lei, cercando di individuare i minimi movimenti che avrebbero preceduto quella mossa. Nessuno sarebbe stato così folle da spalmarsi sulla pavimentazione per qualche misero Galeone, neanche lei. *Sicuro?*
Con la coda dell'occhio individuò una fenditura fra le costruzioni che scorse rapida come una pennellata sfumata. Quando furono quasi paralleli, accadde: ancora una volta la ragazza dimostrò una notevole abilità nel buttarsi di lato d'un colpo, manovrando la ruvida Scopalinda come ben pochi sapevano fare. Horus, tuttavia, non fu da meno: pronto a quell'evenienza, aveva teso i muscoli e aveva cominciato ad inarcare il busto per permettersi una curva senza eccessivi scarti di tempo. Riuscì quindi a non perderne le tracce quando lei si infilò in un vicolo schiacciato fra i palazzi e le vecchie case annerite del Villaggio. Non bisognava essere un Legilimens per intuire, in quel dedalo di stradine, che lei stesse tentando di depistarlo. A giudicare dalla fluidità del suo volo, la sconosciuta doveva conoscere la zona, portandola decisamente in vantaggio su Horus che si esibì in una variopinta un'imprecazione (che per sua fortuna, nessuno udì). Fu costretto a regolare continuamente la quota e la traiettoria della sua scopa imbizzarrita e quando la ragazza si gettò nell'ennesimo vicolo, Horus dovette virare di colpo, rischiando di sbandare e schiantarsi addosso al muro. La stronzetta ci sapeva fare e l'avrebbe vinta se Horus le avesse permesso di inoltrarsi ancora in quel ginepraio.
*Ora mi sono rotto.*
Anziché decidere di salire in alta quota e cercare di individuarla come un ratto in un labirinto di vetro, Horus decide di rischiare di anticiparla. Sfruttando a proprio vantaggio lo sbandamento, allargò la gamba destra e, poggiando di scatto l'anfibio sul muro sporco e ruvido, dandosi una spinta in avanti per trarre una rudimentale propulsione. Nel frattempo le braccia, strette al busto per evitare sia di sbattere sia di perdere la rotta, regolavano la Scopalinda mentre il petto scivolava leggermente in avanti, spostando il baricentro di modo da utilizzare al massimo ogni secondo dato dalla spinta. A quel punto, subito dietro di lei, Horus avrebbe allungato la mano come un Cercatore, nel tentativo di afferrare la saggina dell'avversaria. La furia era tale che non gli importava né del gioco sporco, né di rischiare una caduta: a quell'altezza, al massimo si sarebbe procurato qualche graffio e se lei si fosse fatta male... tanto meglio, ghignò.
« FERMATI PER MERLINO. » Ancora una volta il vigore del suo grido servì più a sfogare l'adrenalina che a farsi udire. Aveva capito ormai che lei non l'avrebbe ascoltato.
Beh, pensò risoluto mentre le dita si allungavano a sfiorare il legno pochi centimetri davanti a sé, avrebbe dovuto fermarsi, con le buone o le cattive. Fino a quel momento, erano state le buone.




Sono io che mi scuso per il ritardo stavolta, doppio :flower: :flower:
L'ho rischiata :ihih: A te scegliere se Horus riesce ad acchiappare la saggina oppure no. :fru:
 
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view post Posted on 29/3/2018, 14:49
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Premessa sul linguaggio che pensavo di aver già aggiunto in scheda ma invece no e vabbè poi provvederò ma intanto a te lo dico qui. Elizabeth ha trascorso l'infanzia a Londra e l'adolescenza in Scozia e, beh, si sente. Normalmente parla un inglese sporcato dall'accento scozzese e da inflessioni cockney e inframmezzato da espressioni di entrambi i dialetti, specialmente in caso di emozioni forti. In generale, rendere questa cosa in italiano è praticamente impossibile, ma un piccolo dettaglio ho deciso di inserirlo: quando Lizzie è arrabbiata, qualsiasi variazione sul tema del "dannare" ("dannazione", "dannato" questo e quello, fino a "va' all'inferno") diventa la sua parola preferita.

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Il sibilo dell'aria prodotto dal passaggio delle scope in quei corridoi angusti raggiungeva le orecchie di Elizabeth come una sorta di campanello d'allarme, informandola ad ogni metro che l'inseguitore pazzo era ancora alle sue calcagna. Ciononostante, lo strattone giunse del tutto inaspettato. La strega si sentì tirare all'indietro e percepì, più che vederla, la punta della scopa puntare diagonalmente verso la parete alla sua destra. Istintivamente, tese verso il suolo la gamba sinistra e, complice la bassa quota che fortunatamente aveva tenuto, trovò appoggio sul selciato con la punta del piede. Non era ferma, sebbene la velocità si fosse ridotta sensibilmente, e la scopa rollava nel tentativo di liberarsi, perciò Elizabeth si ritrovò a saltellare su un piede solo, mentre l'altro si muoveva nel vuoto nel tentativo di controbilanciare lo sbandamento. Era preoccupata, spaventata, arrabbiata e, ora, si sentiva anche ridicola, ma quantomeno aveva guadagnato qualche secondo di stabilità, abbastanza per voltare la testa quel tanto da vedere cosa diamine stesse succedendo. Il ragazzo si era aggrappato alla saggina e sembrava disposto a schiantarsi insieme a lei pur di non lasciare la presa. E in quella situazione lo schianto era l'esito più probabile, restava solo da scoprire se sarebbe stato al suolo, sul muro laterale del vicolo o su quello di fronte a loro, sempre più vicino. Continuando a puntellarsi con il piede per mantenere l'equilibrio, Elizabeth piegò il busto verso sinistra, in modo da raddrizzare un minimo la scopa. Oltre a guadagnare qualche istante, poté così liberare dal suo ruolo la gamba destra e destinarla ad una nuova missione: la slanciò all'indietro lungo il manico, mirando a colpire la mano che la tratteneva. «Molla, dannato avvincino troppo cresciuto!» Le dispiaceva solo che, in quella posizione, poteva colpire solo di tallone: era un peccato non poter sfruttare la punta rinforzata dell'anfibio.
* Ripeté il movimento più volte, fino a fare al ragazzo abbastanza male da costringerlo a lasciarla andare. Riportò entrambe le gambe in posizione raccolta sotto la scopa e si gettò a destra appena in tempo per imboccare la svolta successiva. Si raddrizzò, ma invece di obbedire al comando la scopa proseguì la traiettoria curva, portando la spalla destra di Elizabeth a impattare violentemente contro i mattoni. Con l'ennesima imprecazione, si gettò a sinistra per imboccare il vicolo successivo: questa volta, la scopa allargò la curva e solo a prezzo di un grande sforzo e di un brutto urto contro lo spigolo di una casa la strega riuscì a completare la manovra. La saggina doveva essere rimasta danneggiata: sicuramente si era piegata malamente e forse qualche rametto era addirittura rimasto in mano al pazzo. Per le mutande di Merlino, l'aveva appena rimessa a punto. La spalla le faceva dannatamente male e anche tutti i muscoli del corpo, contratti nello sforzo di mantenere dritta la dannata scopa, cominciavano a dolerle. Non poteva volare così, non per più di qualche minuto. Quando emerse dal dedalo di vicoli, aveva preso una decisione: sfruttando il difetto della scopa, invertì la propria rotta con un testacoda e, mentre si fermava a mezz'aria, estrasse la bacchetta e la puntò verso il vicolo da cui doveva uscire il suo inseguitore. Chiunque, trovandosi sotto tiro, si sarebbe fermato: restava solo da sperare che lui non fosse così folle da ignorare la minaccia.



* Trovo i lunghi paragrafi al condizionale alquanto bruttini, perciò opto per quest'altro escamotage: dall'asterisco in avanti ho descritto quanto accadrebbe se i calci di Elizabeth costringessero effettivamente Horus a mollare la presa. La scelta, naturalmente, è tua: se invece Horus tiene duro, ignora questa seconda parte del mio post.
 
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view post Posted on 13/4/2018, 19:37
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rima ancora di avvertire il dolore acuto alle dita della mano, Horus udì per la prima volta la voce della ragazza. A dir la verità, ci aveva impiegato una attimo per tradurre quello che inizialmente sembrava essere un'accozzaglia di parole insensate sputate fuori con rabbia. Poi aveva capito: non era inglese, non del tutto. Oddio, la cosa non avrebbero dovuto sorprenderlo, si trovavano in Scozia dopotutto. Ma ne fu stranamente sorpreso perché l'accento di lei nascondeva qualcosa che gli sfuggì. Comunque, non ebbe molto tempo per rimuginarci troppo perché la suola dell'anfibio colpì in pieno le sue nocche, facendogli lacrimare gli occhi. Horus emise un gemito di dolore, ma digrignò i denti e strinse maggiormente la presa, nonostante la vista annebbiata. Maldestramente cercò di evitare di venir calpestato ancora una volta, deciso a non farsela scappare e scuotendo bruscamente la saggina in modo da farle perdere l'equilibrio. La ladra però era tanto cocciuta quanto spericolata e continuò a scalciare come un mulo ubriaco. Alla fine lei gli sfuggì dalle mani, letteralmente, quando riuscì ad assestargli una pedata più violenta. Con le dita intorpidite e preso alla sprovvista, Horus fu costretto a mollare la presa.
« SHIT.*»
Il ringhio rabbioso che si liberò dalle sue labbra fu l'unica espressione di quella frustrazione che dall'inizio dell'inseguimento l'aveva avvinghiato nelle sue spire. Tuttavia, sentiva nel petto anche l'eccitazione di una sfida raramente affrontata prima, di una caccia adrenalinica che solo un valido avversario poteva offrirgli. Era forse dai tempi di quella gara con Mya che Horus non trovava qualcuno che lo facesse divertire così tanto (furto a parte, s'intende).
Lasciando cadere i rimasugli di saggina che le sue dita ammaccate ancora stringevano, il ragazzo riportò ambo le mani sulla scopa, cercando di riprendere la rotta che per un attimo aveva rischiato di perdere. Sottovalutò i riflessi di reazione della Scopalinda e benché fosse riuscito a riprendere quota, non poté evitarsi dallo sbandare e sbattere a sua volta la spalla destra contro il muro di mattoni dell'abitazione adiacente. Trattenne l'ennesimo, colorito improperio e, sfruttando la botta, si rimise in allineamento con l'avversaria, scivolando col busto sul manico per riprendere velocità. Era una sua impressione, o la Scopalinda sembrava ancora più lenta?
*Stai a vedere che s'è danneggiato, 'sto coso.* Pensò infastidito mentre per un pelo evitava una persiana che un'anziana donna aveva deciso di spalancare proprio in quel momento.
La vecchina gli gridò qualcosa dietro di davvero molto poco consono per una donna della sua età ed ad Horus scappò da ridere. Era, però, l'ora di finirla perché la povera scopa cominciò ad emettere un inquietante brontolio. Riuscì a scorgere il bordo della saggina di lei imboccare l'ennesimo vicolo e decise che era quello il momento giusto per mettere fine a quella folle fuga. Cauto, ma fluido, Horus strinse il manico con la mano libera e con quella dominante estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni.
Avevano già cominciato a giocare sporco, perché farsi scrupoli?
Puntò l'arma dinanzi a sé, gli occhi assottigliati per schermarli dall'aria e per inquadrare il bersaglio. Svoltato l'angolo, avrebbe puntato direttamente alla testa di lei; strinse i muscoli delle cosce, pronto a manovrare la scopa come meglio poteva per coadiuvarsi nell'esecuzione di un probabile attacco e quando svoltò, sterzò ruvidamente, inarcando la schiena per frenare la corsa.
La Scopalinda tremò pericolosamente e sbandò appena ma si arrestò a mezz'aria. La sconosciuta era di fronte a lui e sembrava aver avuto la sua stessa idea perché la sua bacchetta puntava il viso di Horus tanto quanto quella di lui mirava a quello di lei.
Eppure questo non lo spaventò, né il suo braccio teso diede segno di abbassarsi. Piuttosto, i sensi sembrarono acuirsi e le dita strinsero il frassino con maggior ferocia. Assurdo il putiferio che aveva scatenato per uno stupido affare Babbano.
È il mio stupido affare Babbano, porca Morgana. « Ridammi quello che mi hai rubato, o ti faccio baciare quel pavimento lurido con le braccia al posto delle gambe. » Minacciò, alzando di poco il mento mentre le labbra si arricciavano in un'espressione infastidita. Ora che la stasi aveva avvolto per un momento il suo corpo affannato, i muscoli lanciavano stilettate di dolore ed i polmoni, trafitti dall'aria gelida come lame di ghiaccio, dolevano nell'espandersi nel respiro. L'adrenalina, però, gli permise di dimenticare la dolenza e concentrarsi solo su di lei: la ladra dal berretto blu.



Tutto a buon fine dopo l'asterisco, a quanto pare! :secret:
 
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view post Posted on 27/4/2018, 23:16
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Scusa il ritardo, problemi in real :flower:

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Quando il tizio sbucò dal vicolo, era armato. «Dannazione.» mormorò Elizabeth. Quante probabilità c'erano che avessero la stessa idea nello stesso momento? Si sarebbe quasi potuta rilevare una certa affinità, nel modo di ragionare come nel volo. Se lui non fosse stato un pazzo maniaco, naturalmente.
E di quest'ultimo neo, la strega ebbe ulteriore conferma nonappena il ragazzo aprì bocca.
Le ci volle qualche istante per rendersi conto che anche la propria bocca si era aperta, in una espressione di muta sorpresa che doveva farla apparire piuttosto stupida. Ringraziò l'istinto per non averle fatto abbassare il braccio armato, né allentare la presa sulla bacchetta. «Di cosa diavolo stai parlando? Rubato?» sputò, con un tono stizzito che nemmeno il respiro affannato poté mascherare. Si concesse pochi altri secondi, per riprendere fiato e recuperare il controllo dei muscoli facciali. Dopo di che, sfoderò un sorriso condiscendente e il proprio miglior tono di scherno: «Mi spiace, amico, ma io non c'entro nulla con la sparizione del tuo cervello. Devi averlo perso da qualche altra parte.»
Mentre parlava, studiò meglio l'avversario. Era solo un ragazzo. Un ragazzo dotato di fegato, certo, e di un bel cipiglio da combattente, ma pur sempre un ragazzo. Le venne da ridere al pensiero della cruenta minaccia appena ricevuta da quello che, a guardarlo, le sembrava poco più che un bambino. Forse avrebbe persino abbassato la bacchetta, se non avesse vissuto sulla propria pelle, in passato, quanto anche un bambino potesse essere crudele e pericoloso. Quasi abbassò lo sguardo sulla coscia sinistra, ma si trattenne, non senza sforzo, per mantenere il contatto visivo.
Di nuovo seria, lo guardò negli occhi, nel tentativo di leggervi qualcosa, un indizio qualsiasi: «Chi sei? Ti manda qualcuno? O sei solo matto da legare?» Senza attendere la risposta, tornò a fissargli l'incavo alla base del collo, come le era stato insegnato, per percepire ogni movimento del braccio e delle labbra o espressione del viso e prevenire un eventuale incantesimo. «Ora tu mi spieghi cosa vuoi da me e ti suggerisco di farlo in fretta.» scandì in tono duro.



Un mulo ubriaco :ihih:
 
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view post Posted on 9/6/2018, 10:14
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er un lungo istante Horus prese in considerazione l'ipotesi di aver preso un abbaglio. A giudicare dall'espressione stupita apparentemente genuina di lei, l'idea di aver sbagliato persona o di aver perso il Pì-pod nel locale affollato gli si parò davanti con tutta la sua sconcertante semplicità. Ma poi, solamente volgendo una rapida occhiata ai fili degli auricolari che pendevano dal giubbotto della ragazza, il dubbio passò rapido come una nuvola sospinta dal vento. Che faccia di bronzo, pensò lui rinsaldando la presa sulla bacchetta. Come si faceva a mentire così spudoratamente? Certo, poteva benissimo esser stato un fraintendimento, ma perché scappare così se non per innato senso di colpa? Era proprio quello il dubbio che aveva attecchito come un seme in un terreno fertile: lei era scappata e nonostante lui si fosse anche premurato di avvisarla, lei aveva preso e se l'era data gambe, o a saggina. No, no, la tipa sapeva perfettamente quel che aveva fatto e non l'avrebbe fatta franca. Sbuffò sardonico al rimbecco di lei, indeciso se trovarla divertente o solo irritante. Nel dubbio, entrambe; ci voleva una notevole faccia tosta e lei sembrava averne in gran quantità, una dote che indubbiamente andava riconosciuta. Che poi volesse prendere a sberle quella faccia, era un altro discorso.
« Oltre ad essere una ladra, cos'è, ti sei persa qualche anno per strada e ne hai cinque adesso? » Ribadì, mentre un sorriso sarcastico incurvava un angolo delle sue labbra. Si concesse uno sguardo più accurato alla sua rivale, ora che si trovavano finalmente l'uno davanti l'altra. Capelli di un castano intenso venivano celati sotto il blu del berretto, creando un gradevole contrasto di colore; gli occhi erano attenti, ostinatamente puntati verso una zona del proprio collo che Horus non sapeva identificare nel dettaglio, ma l'aspetto apparentemente minuto, nonostante gli indumenti invernali, sembravano descrivere una ragazza fragile e delicata. Non se ne stupì vista la velocità e l'abilità con cui lei aveva saputo portare una scopa come quella che cavalcava, ma si sorprese di come la ragazza provasse a minacciarlo. Non doveva avere molti più anni di lui, ma se solo avesse voluto, lui avrebbe potuto consegnarle la bacchetta, liberare Hagalaz e spargere i resti di lei come una delicatissima nevicata fuori stagione. Nonostante il pensiero che stesse bluffando, Horus rimase comunque sconvolto dalla paranoia cui sembrava attingere per domandare quello che aveva appena domandato. Era seria? La guardò alzando un sopracciglio, mentre lo scetticismo si palesava sul suo volto senza alcun filtro in uno scambio di situazioni che vedeva ora lui genuinamente sconcertato. "Chi lo mandava"? Ma che razza di loschi affari aveva quella ragazza?
« Di' un po', ma hai i nargilli al posto dei neuroni? Non mi manda nessuno. » Esclamò sorpreso e con una lieve punta di stizza, alzando appena il mento e corrugando le sopracciglia in un cipiglio irritato. La bacchetta puntava ancora il petto di lei, pronta ad agire qualsiasi cosa fosse accaduta. La Scopalinda nel frattempo sembrava esser lieta di restarsene ferma e per la prima volta assunse una stabilità che Horus non aveva mai avvertito prima di quel momento. *Grazie al cavolo, stupido rottame.*
« Senti, io rivoglio solo il mio affare, lì. »
Indicò con il capo la parte sinistra del cappotto di lei, ma poi, rimasto interdetto per l'ambiguità della frase, aggiustò il tiro; sia mai cosa avrebbe potuto capire lei. « Quel coso che spunta dalla tua tasca. » Ad onor del vero, forse sarebbe stato anche più facile dire "lettore per la musica" o "pì-pod", ma punto numero uno, che ne sapeva lui se lei stava fingendo ingenuità o no; punto numero due, e se fosse stata una del Ministero? O se lì, in quel vicolo sporco e buio, si aggirasse qualche ministeriale? Magari ci viveva pure, per quanto ne sapeva. Del resto aggeggi Babbani modificati magicamente non erano proprio legalissimi, per quanto piccola fosse la modifica; e infine, punto numero tre, mica era sicuro che si chiamasse "pì-pod" e uscirsene con quel nome dal suono buffo e canzonatorio avrebbe indispettito la ragazza che, convinta di essere presa per i fondelli, avrebbe potuto ricominciare la pazza corsa sulle Scopalinde. E a quel punto tanti saluti, la sua scopa sarebbe schiattata ancor prima di accelerare. *Ed in quel caso, stai pur certa che Bombarderei pure la tua.*



Eccomi, perdono!
Mi diverto a scompigliare le cose :ihih:
 
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view post Posted on 14/6/2018, 12:25
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Almeno, sembrava confuso quanto lei. L'attenzione con cui la studiava, poi, poteva suggerire che la vedesse per la prima volta, inseguimento a parte. D'altro canto, non sembrava minimamente preoccupato all'idea di avere davanti una strega più grande, anzi: appariva convinto di poter avere la meglio. Quella sicurezza allarmò Elizabeth: cosa – o chi – poteva avere dalla propria parte un'adolescente per considerarsi più forte di un'adulta?
«I miei anni e i miei neuroni non sono affar tuo, ragazzino.» chiosò seccata, senza lasciar intravedere i propri dubbi.
La frase successiva, però, non la trovò altrettanto pronta. Lui rivoleva solo
che cosa? Elizabeth non si curò nemmeno più di celare la propria sorpresa.
Strinse le cosce intorno alla scopa, in modo da liberare la mano sinistra e portarla al punto indicato dal cenno del ragazzo mentre con la destra continuava a tenerlo sotto tiro. Percorse a tentoni la fascia inferiore della propria giacca, finché le sue dita incontrarono quello che sembrava un cavetto. Lo seguì fino all'estremità, da cui pendeva un piccolo oggetto di plastica. Lo esaminò con i polpastrelli fino a riconoscerlo: un auricolare. Elizabeth aggrottò le sopracciglia. Sempre a tentoni trovò anche l'altro e poi, seguendo il filo nella direzione opposta, raggiunse il punto in cui si era impigliato alla coulisse della giacca. Lo liberò e subito la mano fu appesantita da qualcosa. Elizabeth si portò l'oggetto misterioso davanti al volto, per vederlo senza distogliere lo sguardo dall'avversario.
«Un i-pod.» constatò attonita. Guardò il ragazzo. «Sei un nato babbano?» le sfuggì. Non era sua intenzione esprimere ad alta voce quella domanda, ma ormai era fatta. Vero era che una risposta affermativa l'avrebbe rassicurata, almeno in parte. Non attese la risposta, ma proseguì, sull'onda dei propri pensieri: «E non potevi dirlo subito, senza tutta questa manfrina?» lo rimproverò. Abbassò la bacchetta di appena pochi centimetri, mantenendola comunque tesa davanti a sé. «Non te l'ho rubato, si è impigliato.» Avvolse il cavo tra le dita, fino a racchiuderlo tutto nel pugno insieme al lettore. Mimò il gesto di lanciare, in modo che il ragazzo si preparasse a ricevere l'oggetto. «To'.» concluse mentre glielo passava con un tiro preciso.
Sentiva il battito accellerato del proprio cuore, ancora turbato dallo spavento. Era sollevata, tuttavia non ripose la bacchetta: fidarsi era bene, ma non fidarsi era sempre e comunque meglio e l'i-pod poteva averglielo messo addosso apposta, per-
Per che cosa?
Merlino, da quando era diventata così paranoica?
Se uno dei due non abbassava l'arma, rischiavano di rimanere lì in stallo per ore. Eppure, Elizabeth proprio non se la sentiva. Mentre si arrovellava nell'indecisione, un'osservazione, tanto semplice eppure tanto in ritardo, le attraversò la mente ed eruppe dalle labbra: «Davvero credevi che te l'avessi rubato? A che pro? Non hai pensato che avrei potuto procurarmene facilmente uno in un negozio babbano, senza complicarmi tanto la vita?»

 
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view post Posted on 23/6/2018, 10:31
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C

on sguardo apprensivo aveva seguito la mano di lei che si affaccendava a risalire all'origine degli auricolari. Quando aveva tirato fuori il suo prezioso tesoro, Horus aveva trattenuto il fiato nel vederlo penzolare nel vuoto (beh, nel vuoto, a qualche metro da terra). Se il benedetto pi-pod fosse caduto, non sarebbe di certo sopravvissuto a quell'altezza e lui non aveva la minima idea se un semplice Reparo sarebbe bastato a preservarne le funzioni. Tuttavia rimase sorpreso tanto quanto lei quando si sentì rimproverato per non averla avvisata; diceva sul serio? Teso per le bacchette che ancora si puntavano addosso, Horus si irrigidì ed il suo viso espresse sdegno e sorpresa. Possibile che non lo avesse davvero sentito? Era più che sicuro di aver urlato abbastanza forte, sia prima che dopo l'inseguimento.
« Ma che stai dicendo? » La rimbeccò risentito, mentre glissava sulla propria origine. Forse poteva fingersi un Nato Babbano e cavarsela qualora lei fosse stata una spia del Ministero. « Ho provato a chiamarti e a dirtelo appena sei uscita dal locale, ma tu, brutta pazza, sei scappata via a scopa levata neanche fossi uno dell'Antimago! » Borbottò, guardandola in tralice. Ora che riformulava ad alta voce, era assai improbabile che lei appartenesse al Ministero; ma se non era una ladra e non era nemmeno una dipendente, perché diamine scappare così? Ma le sue elucubrazioni furono interrotte dal tiro preciso di lei, che attivò i suoi riflessi in maniera quasi automatica. Come se fosse stata una Pluffa, il pi-pod percorse una traiettoria leggermente parabolica, senza sbavature. Un occhio poco esperto non avrebbe prestato alcuna attenzione a quel semplice gesto, eppure per lui, che viveva di Quidditch, quella fu la conferma che la ragazza che aveva di fronte doveva essere un'ottima giocatrice.
Senza troppi problemi afferrò l'oggetto che gli era stato lanciato, stringendolo per il corpo sottile senza farselo scivolare. Serrò appena le cosce alla Scopalinda per evitare di sbilanciarsi giacché il braccio sinistro era ancora teso contro l'avversaria. Poi, punto sul vivo dalla domanda di lei, Horus si trovò spiazzato mentre abbassava la mano e si infilava il benedetto oggettino nella tasca, al sicuro.
« Io... ecco... » Balbettò inizialmente, incapace di formulare una risposta sensata sul momento. Non si era mai indagato troppo sull'origine dell'oggetto, a dire il vero. Non che credesse che piovessero dal cielo, ma non aveva la minima idea di dove si potessero reperire. Semplicemente lui ne aveva uno e tanto bastava; era per questo che per lui il lettore Babbano era così prezioso. Se si fosse rotto o fosse andato perduto, non avrebbe saputo a chi chiedere per averne un altro (senza contare la fatica del capire come si infilava la musica dentro un cosetto di metallo e robe elettroniche). Il braccio armato tentennò ed infine cedette ed Horus abbassò la bacchetta di qualche centimetro, senza tuttavia abbandonarne la presa. Ancora non aveva idea dell'identità di lei; non si fidava ancora abbastanza da poter restare disarmato.
« Ma che ne so! » Sbottò infine, corrugando le sopracciglia. « Non so un bubotubero di questi affari. L'ho trovato per terra qualche tempo fa e ci ho messo dieci anni per capire come diamine funziona e come si chiama. Non so quanto valga né dove si possa trovare, credevo fosse una roba poco comune. » Ammise infine, stringendosi nelle spalle e rispondendo implicitamente e suo malgrado alla domanda sulla propria origine.. E se fosse stata una trappola? Se lei avesse voluto incastrarlo? C'era da dire che lui non sapeva assolutamente niente nemmeno delle normative contro l'Uso Improprio dei Manufatti Babbani e non si era mai premurato di informarsi. Il Ministero, nonostante Camille, continuava ad essere un organo verso cui nutriva pochissimo rispetto.
« Vuoi arrestarmi? O temi che io lo faccia con te? » La buttò lì, spavaldo, abbozzando un sorriso sardonico e piegando la testa di lato mentre accennava alla sua bacchetta. Era la prima volta che la sua paranoia lo puntellava così a lungo (e per un motivo tanto futile, poi) e forse era proprio la consapevolezza di avere a che fare con un'effettiva effrazione a fargli spuntare una voluminosa coda di paglia. Eppure una vocina gli diceva che anche la giovane che aveva davanti non era nuova a quel tipo di timori.

 
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view post Posted on 30/6/2018, 18:20
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L'ipotesi di un semplice malinteso si faceva sempre più probabile, eppure sembrava che proprio non sapessero smettere di darsi sui nervi a vicenda.
Lungi dal voler abbandonare quella china, Elizabeth inarcò le sopracciglia. «Ma certo, perché si sa che se strilli dietro a una che vola le tue parole saranno perfettamente distinguibili.» replicò sarcastica. «Ho sentito solo qualche insulto, perché mai mi sarei dovuta fermare?»
L'idea che lui potesse essere dell'Antimago, in realtà, non l'aveva nemmeno sfiorata: troppo giovane e comunque Hogsmeade non era una zona in cui gli sbirri si vedessero spesso. Quantomeno, non da qualche anno a quella parte.
Aveva pensato, in effetti, ad eventualità molto peggiori.
Ciascuna delle quali le parve improvvisamente pura follia di fronte all'inaspettata sfuriata del tizio sull'incomprensibile – per lui, certo – funzionamento di un i-pod.
A dispetto della situazione, della tensione, delle due bacchette ancora puntate una contro l'altra, Elizabeth scoppiò a ridere. Niente da fare: anche il migliore dei maghi, messo davanti a qualche pulsante, sarebbe stato surclassato in rendimento da qualsiasi ottuagenario babbano.
Quell'ammissione di ignoranza, che del resto suonava anche come una giustificazione per aver reagito come se gli avesse sottratto chi sa quale prezioso bene, convinse Elizabeth ad abbassare ancora un po' la bacchetta. Aveva percorso solo pochi centimetri, però, quando le successive parole del ragazzo le tolsero quel neonato proposito conciliatorio.
A sentir parlare di arresti così a cuor leggero e soprattutto con quell'espressione derisoria, il sorriso che ancora le aleggiava sul volto scomparve del tutto: «Non sono cose su cui scherzare, queste.» lo redarguì aspra.
Azkaban non era qualcosa su cui scherzare.
Tacque a lungo, osservandolo. Un ragazzino arrogante pronto a farsi grande su cose che non conosceva, ecco chi aveva davanti.
Eppure...
Eppure l'istinto continuava a suggerirle che si era davvero trattato di un malinteso e che quel ragazzo era spaventato quanto lei. Forse, comprese Elizabeth all'improvviso, temeva che lei lo denunciasse per il possesso di un manufatto babbano.
Le aveva usato più sincerità di quanto probabilmente fosse intenzionato a fare. Valeva la pena ricambiare e vedere cosa sarebbe successo.
«Senti.» esordì, in tono forse più esasperato di quanto volesse. «Tu evidentemente non sei un Nato Babbano,» sorrise ironica, «però io sì. Non per fare della facile teoria del complotto, ma, nel caso non l'avessi notato, è un periodo un po' - come dire -
sfavorevole per quelli come me.»
Il tono di Elizabeth era tranquillo, quasi noncurante, il volto disteso. Gli occhi, invece, scrutavano attenti l'espressione del ragazzo. «Ho già avuto a che fare con gente fissata con il sangue puro. Chiamami paranoica, ma potevi esserlo anche tu, così ho cercato di seminarti. Tutto qui.»
Decise che era ora di uscire dall'impasse. Se l'adulta, lì, era lei, allora era il momento di comportarsi come tale.
«È anche vero che quel genere di gente non potrebbe mai tenere ad un oggetto sapendolo babbano.» aggiunse, a mo' di spiegazione, mentre abbassava la bacchetta fino a puntarla sul terreno sotto il ragazzo invece che contro di lui. Riporla sarebbe stato incosciente, ma forse quel piccolo gesto avrebbe aiutato a chiarire le cose.




Perdona il calo nella qualità della scrittura, è che ho caldo e le mie meningi, sciolte come sono, non funzionano a dovere.
 
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26 replies since 8/2/2018, 15:30   508 views
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