Murmuration, Apprendimento Elementalista Inesperto

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 21/3/2018, 17:40
Avatar

all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

Group:
Tassorosso
Posts:
3,563
Location:
Decumano Sud, La Contea 🍁

Status:


e7mlUe1«Gomitiere?»
«Prese.»
«Parastinchi?»
«Presi.»
«Elmi?»
«Presi.»
«Cos’è, avete paura delle mazzate?»
«Taci, Ned. Scope?»
«Prese.»
Era una giornata di ordinaria amministrazione al Quartier Generale dei fratelli Lynch: le vacanze di primavera erano appena iniziate e, per almeno qualche giorno, i tre si sarebbero potuti godere una base operativa che - a detta loro - era troppo poco frequentata. La vita, il lavoro e la scuola li avevano portati lontano, ma la pausa avrebbe consentito loro di riprendere confidenza con quel punto di riferimento. Ci era voluto un attimo a mettere in piedi una partitella a Quidditch e Ned, con il suo solito fare spocchioso, cercava ogni espediente su cui fare leva per stuzzicare Jared.
«È così che si gioca a Quidditch, comunque. Ma se preferisci vado.» Aveva risposto il minore con il suo solito fare flemmatico. «Oh, Jared, non fare quella faccia. Puoi studiare dopo, e il quarto giocatore è essenziale. Dai, ci divertiremo.»
Così, Eloise Lynch metteva fine a una discussione che avevano fatto fin troppe volte. E fin troppe volte Jared si dimenticava di dover studiare, si faceva prendere dal gioco e finiva anche lui per lasciarsi andare a qualcosa che, seppur in quantità inferiore rispetto ai fratelli, scorreva nel suo sangue.
C’era stato un periodo, quando erano bambini, in cui Ned aveva preso a concedergli piccole vittorie per far sì che Jared continuasse a giocare con loro. Ma Jared era furbo, molto più di lui, e fiutava quella falsità, percepiva che qualcosa non andava, e si ostinava a perdere volontariamente. Dopo un po’ di tempo la situazione era scoppiata, Jared era esploso di rabbia, e Ned aveva capito che il meglio era - il più delle volte - tenerselo in squadra. Da lì, le loro partitelle erano proseguite in un tripudio di sincerità.
La minore dei tre finì di allacciarsi i parastinchi e, con l’elmo sotto braccio e la Gelbsturm nell’altra, si accinse ad affrontare il mondo esterno. Lanciò uno sguardo allo stanzone circostante: era bello essere lì. Era bello tornare ad abitare quelle mura decadenti, quei divani sfondati, quell’arredamento fuori moda. Ed era bello tornare tra i boschi, a respirare l’aria di casa.
La giornata era incredibilmente limpida, e una brezza fresca solleticava la pelle. I raggi del sole filtravano tra le fronde degli alberi e intrecciavano giochi di luce sul manto erboso. Ancora sulla soglia della porta sul retro, Eloise socchiuse gli occhi, godendosi quell’immersione nella natura come un gatto sornione. «Occhio alla Pluffa, babbea!» Neanche il tempo di riscuotersi che la palla rossa le era atterrata fra le braccia, risvegliandola da quel torpore in cui si era immersa per pochi istanti. Ned le era sfrecciato davanti a cavallo di una vecchia Nimbus che avevano in casa - Jared, invece, avrebbe cavalcato la sua Firebolt. Eloise strizzò lievemente le ciglia e strinse la presa sulla Pluffa, per poi dirigersi a piedi verso il campo da Quidditch più clandestino di tutta l’Irlanda dell’ovest.
La radura era celata da metri e metri di bosco, protetta da una serie di incanti anti-Babbano che i suoi fratelli avevano cura di ripristinare ogni volta che tornavano a casa. Sui lati più corti stavano i classici set di tre anelli, ma le dimensioni globali erano inferiori a un campo standard; nonostante questo, per i fratelli Lynch e per i loro amici, era più che sufficiente.
«Quand’è che arriva il tuo amico?
Domandò Eloise, mentre adagiava la Gelbsturm sul prato, dedicandole un’attenzione minuziosa, che non avrebbe utilizzato per niente altro al mondo. Aveva passato la mattinata a lucidarla, coccolarla e sistemarla, e ora brillava come un gioiellino. Ned le atterrò vicino, scendendo dalla scopa. «Tempo un paio di minuti e dovrebbe essere qui stando a quello che mi ha detto.»

And up there it just doesn’t count for naught whether you’re clever or wise △

 
Top
view post Posted on 22/3/2018, 02:01
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,920

Status:


dd5ed2e806


Lo capivano? Lo sentivano? Quel momento
- la carezza del sole, il gentile cinguettio echeggiante dai boschi circostanti, il sussurrare del vento -
e ancora la forza del loro legame, l'affetto scontato eppure costantemente presente, la complicità implicita del sangue, la magia del volo, il corpo e la mente che si fondevano in un unico sforzo congiunto nel gioco del Quidditch. Come potevano immaginare, quei figli del Sole, nati nell'amore, il profondo e magnetico abisso di nulla che si estendeva sotto i pochi centimetri di suolo che li sorreggeva, quell'eterna caduta di assoluta mancanza, quel vuoto che forse - nella loro fortuna - mai avrebbero dovuto provare. Erano belli nella loro giovinezza, belli e incoscienti del proprio splendore: sono nella vecchiaia avrebbero imparato a riconoscere - a rimpiangere - quel genere di ricchezza, e proprio in virtù dell'averla vissuta in maniera tanto spontanea da non conoscerne nemmeno l'essenza.

Ned e Jared decisero di sfidarsi a chi riuscisse a lanciare la Pluffa più in alto, e i tre fratelli stavano proprio osservando la lenta discesa del globo marrone quando un improvviso scoppio proveniente da qualche parte nel bosco circostante - in direzione del loro rifugio - attrasse simultaneamente la loro attenzione, insieme a quella di diverse dozzine di volatili che dagli alberi circostanti presero istantaneamente il volo, in una cacofonia di allarmi e battere d'ali. "Eccolo" disse Ned guardando con un sorriso in direzione della fonte del rumore, prima di portarsi entrambe le mani alla bocca ad amplificare il grido: "Siamo di qua!"
Non ci volle molto perché dalle fronde sbucasse un ragazzo, o meglio un uomo, che doveva aver abbandonato gli ardenti lidi dei vent'anni per imbarcarsi verso gli incerti trenta. Aveva lineamenti squadrati, nordici, e una fronte piuttosto spaziosa che lasciava più in su il passo a capelli radi e disordinati, di un biondo sporco. Gli occhi azzurri erano incastonati ai lati di un naso ben fatto, forse appena troppo grande, mentre barba e baffi - appena accennati ma irti come le saggine di una Oakshaft - coloravano i dintorni di labbra carnose.


Indossava una sorta di tuta aderente fatta di una strana sostanza scura, filamentosa, sopra alla quale erano già montate diverse protezioni, che insieme al manico di scopa che reggeva nella destra - l'inconfondibile profilo affilato di una Nimbus 2001, con quello strano design uscito da un film di fantascienza babbano - gli davano l'aria di un vero professionista del Quidditch. Da come si muoveva era evidente che non fosse la prima volta che calcava quei boschi: appena sbucato dalle frasche alzò la destra - con tutta la scopa - in un gesto che sarebbe potuto sembrare di celebrazione, ma che era un semplice saluto (la sinistra era impegnata a tenere sottobraccio un cofanetto in legno). "Eddie!""Gerry!" I due giovani si vennero incontro, incrociando le braccia e portandosi spalla a spalla per un istante in un'amichevole stretta, prima di rivolgersi ai due fratelli rimasti indietro. "Ragazzi, questo è Geralt Lennox" - seguì un'occhiata di stentata sopportazione da parte del nuovo arrivato - "ex-capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso, Prefetto, e ramp-" "Gerry andrà benissimo, grazie." Dall'espressione di entrambi i teatranti, sembrava che non fosse la prima volta che quella commedia venisse messa in scena. Ned si mostrò per un attimo falsamente stupito, prima di scuotere il capo con aria sconsolata: "Ge, io ci provo a non prenderti sul serio, ma se tu ti presenti a una partitella tra amici in una fodera di seta di - uh - ala di libellula orientale..." Gerry rise, seguito subito da Ned e da un ghigno da parte di Jared. Dal poco che i due fratelli minori - totalmente impotenti in quella conversazione - avevano potuto capire, Gerry (o Geralt) doveva appartenere a qualche ricca famiglia magica, e in effetti il cognome "Lennox" non sarebbe risuonato del tutto nuovo a chi avesse avuto almeno un po' d'interesse nelle meccaniche del Quidditch. Quello perlomeno spiegava l'attrezzatura professionale. "Questi sono Filibert ed Eloise" "- mi chiamo Jared!-" "i miei fratellini." Gerry scosse la testa con un sorriso (doveva essere ben familiare con l'attitudine di Ned) prima di socchiudere gli occhi in un cenno d'assenso. "Piacere mio. E - woah!" Qualsiasi cosa stesse per dire, venne interrotta di colpo quando i suoi occhi si riaprirono su un qualcuno - o qualcosa - alle spalle della giovane rossa. La Nimbus 2001 e la cassetta di legno che il giovane teneva in braccio vennero gettate a terra con noncuranza mentre questi si avvicinava con sguardo estatico alla Gelbsturm appoggiata sull'erba, inginocchiandosi ad ammirarla - senza osare apporvi mano. "Questa dove l'hai presa?" chiese ammirato, evidentemente rivolto al maggiore dei fratelli, mentre percorreva con le mani la lunghezza del manico laccato, fissando lo sguardo sulle saggine come a volerne contare il numero. E tuttavia Ned non rispose: sembrava anzi che avesse previsto una scena del genere, perché sogghignò - un gesto che doveva essere diffuso, in famiglia - lanciando un'occhiata complice ad Eloise. Quel momento di gloria era suo, non gliel'avrebbe di certo sottratto.


Ottimo, cominciamo alla svelta, che il tempo per divertirsi non è mai abbastanza. Conosci il setting probabilmente meglio di me, perdonami eventuali sviste; per ora ci dedichiamo a conoscere Gerry, un bravo ragazzo con un background che potrai scoprire - oppure no, che ce ne frega, siamo qui per altro. Per quanto riguarda il riferimento alla sua famiglia, i Lennox, puoi chiaramente collegarlo al Quidditch, anche se non ricordi esattamente in che modo, ma anche qui: non siamo costretti a scoprirlo.
Proseguiremo per scadenze, come d'uso, ma ti ricordo che esse sono semplicemente indicative e atte a non farci perdere la sincronia di sensazioni e momenti con i nostri personaggi, e i luoghi che calcano. Pertanto puoi benissimo richiedere di posticipare, conscia che è solo e solamente a tuo svantaggio, mentre puoi senza problemi postare anche un giorno dopo il mio masteraggio.

In tutto questo, tieni sempre a mente la regola d'oro del GdR, l'unico motivo per il quale valga la pena mettere mano alla tastiera: divertiamoci!

Prossima scadenza: 29/03, ore 12:00

 
Web  Top
view post Posted on 26/3/2018, 17:02
Avatar

all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

Group:
Tassorosso
Posts:
3,563
Location:
Decumano Sud, La Contea 🍁

Status:


e7mlUe1Accucciata accanto alla Gelbsturm, Eloise osservava il suo gioiellino con evidente ardore. Non erano tante le occasioni per cavalcarla: lei e Horus si erano accordati secondo quanto riportava il Regolamento, optando per la Firebolt negli allenamenti ordinari, e preferendo la Gelbsturm per le occasioni eccezionali. Se c'era bisogno di saggiare l'abilità dei Battitori, dei Cacciatori e del Portiere, di metterli alla prova e di stressarli, veniva messa in campo, altrimenti Eloise cercava di mantenere la buona abitudine di cavalcare la Firebolt. Così, nei pochi momenti di gioco libero che poteva concedersi, affinava la sua intesa con quella scopa così selvaggia.
Nel momento in cui il suono dello scoppio raggiunse le sue orecchie drizzò il capo, rivolgendolo verso la fonte del rumore. Era in attesa, insieme ai fratelli, dell’arrivo del quarto giocatore: ancora non avevano deciso come suddividersi in squadre, ma da quel che aveva capito dai mezzi commenti di suo fratello, questo doveva essere un tipo in gamba. Lei e Ned erano giocatori allenati, ma anche Jared se la cavava: l’unica difficoltà era cercare di mantenere più equilibrio possibile.
Comparve al limitare del bosco, avvolto nella penombra della vegetazione, ma quando sollevò la scopa in segno di saluto fu facile individuare cosa cavalcava: le scope di quella foggia non erano molte, e il manico scuro della Nimbus 2001 era, tra quelle, uno dei più diffusi. Avanzò a passo deciso verso di loro: Ned gli andava incontro, Jared stava a distanza ed Eloise, ancora seduta, lo osservava con attenzione. La tuta aderente che indossava gli conferiva un’aria professionale e (la rossa se ne accorse quando notò che i suoi palmi si erano fatte sudaticci) fascinosa. Mentre suo fratello lo accoglieva nella loro esclusiva radura, la rossa ne approfittava per strofinarseli sulle cosce per evitare, nella remota possibilità di dovergli stringere la mano, di risultare sgradevole.
Nome e titoli sollecitarono l’interesse di Eloise ancor più di quanto la tutina attillata aveva già fatto: non era il primo degli Alumni di Tassorosso con cui faceva conoscenza, ma era la prima volta che - tolti Mya e Horus - aveva occasione di conoscere un Capitano; il rispetto si faceva palpabile. Il nome, poi, richiamò alla sua mente qualcosa di remoto collegato ai Kenmare Kestrels, ma era un ricordo talmente sbiadito che il maggiore indizio a sua disposizione rimase quell’allusivo scambio di sguardi tra i due amici. Sollevando leggermente le sopracciglia, si appuntò di chiedere a Ned qualche chiarimento.
«Ned, ti faccio notare che sei l’unico a non aver preso sul serio questa partita...» Lo interruppe Eloise, indicandosi la gomitiera sinistra. “E poi qua della tutina di libellula non si sta lamentando nessuno” fu il pensiero che le solcò la mente come una cometa, facendo stupire la stessa Lynch per la sua audacia. Si limitò a sogghignare per la presentazione farlocca - un vero classico di Ned Lynch - e si sarebbe anche alzata in piedi, se la reazione di Gerry fosse stata più contenuta. Ma mai si sarebbe persa un’occasione per gongolare un po’.
L’entusiasmo di Lennox era palpabile e, mentre la scatola che portava con sé provocava un tonfo sordo, questi si inginocchiò vicino al manico. Eloise percepì il suo cuore balzare in gola e una lieve patina d’imbarazzo imprevisto impadronirsi di lei. Lo sguardo allusivo di suo fratello maggiore fu la benedizione che aspettava, mentre un sorrisone incontenibile faceva presa sulle sue labbra. «Beh… È mia, in verità.» Disse, con una voce sottile che non le apparteneva. Si schiarì la gola, incerta. «Ho un lavoro abbastanza redditizio.» Finalmente la sua voce era tornata e i suoi occhi, che fino ad allora erano rimasti concentrati sul manico di scopa, si alzarono sul volto di Gerry. Era fiera di quella conquista. «Ad Hogwarts non posso ancora usarla, ma l’ho scoperto solo dopo averla comprata. Però ne è valsa la pena.» Il suo sguardo indugiò per qualche istante sulla cicatrice sul sopracciglio sinistro del suo interlocutore: chissà se era stato il Quidditch a provocargliela. «È un manico davvero selvaggio, quella è saggina donata dai Giganti, e quelli sono capelli di Valchiria. Per riuscire a cavalcarla mi ci è voluto un po'.» Aveva indicato con l'indice i vari punti a cui si stava riferendo. «Va forte sui cambi di rotta improvvisi, riesce a fare cose che altre scope non si sognano nemmeno... È talmente complessa che ormai una lezione di Volo del Primo Anno è interamente dedicata a lei.» Solo in quel momento si rese conto che il suo entusiasmo l'aveva portata a parlare a briglia sciolta, senza pensare, e a chinarsi sul manico per mostrarne i pregi. Raddrizzò il busto, ricordandosi in quel momento come si faceva a sogghignare. «Sembrerà strano, ma non morde. Puoi toccarla.»

And up there it just doesn’t count for naught whether you’re clever or wise △

 
Top
view post Posted on 30/3/2018, 01:39
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,920

Status:


Nell'udire le prime parole della giovane Gerry si girò stupito, alternando il suo sguardo sgranato tra i due fratelli come alla ricerca di una conferma che non si trattasse di uno scherzo. Le parole di lei e l'espressione di Ned bastarono a convincerlo, e un attimo dopo era di nuovo immerso nell'ammirazione del manico. Jared, dopo aver alzato gli occhi al cielo, andava nel frattempo a recuperare la Pluffa, scesa lentamente al suolo sotto l'effetto Pennifold.
"Su!"
Il comando imperioso di Gerry risuonò per tutta la radura un attimo dopo che questi si fu alzato dal manto erboso decidendo di accogliere l'offerta di Eloise, e la Gelbsturm rispose docile, correndo al palmo esperto con un secco "thud". Eppure non provò a cavalcarla, né la rigirò: sembrava trattarla come una vera opera d'arte, saggiandone con i pollici il manico cerato, percorrendo con l'indice la lunghezza delle saggine ben curate.
"Non so quanto bene facciano a insegnarvi della Gelbsturm, è una scopa eccezionale, ma destinata a pochi," E mentre diceva quello gliela porgeva con un occhiolino "dovrai meritartela, conquistarla." Non aveva nemmeno finito di parlare che un improvviso rumore fece sussultare entrambi, una sorta di colpo sordo proveniente alle spalle di Eloise: giratasi avrebbe trovato suo fratello, Jared, con gli occhi sgranati e un'espressione preoccupatissima sul volto; ma ci sarebbe voluto poco a capire che il rumore proveniva in realtà dalla scatola di legno ai suoi piedi, la stessa che Gerry aveva depositato vicino alla sua Nimbus (che giaceva a un metro di distanza) qualche istante prima. "Giuro che è saltata da sola" si scusò il giovane alzando le mani, mentre Gerry si muoveva rapido per andare ad acciuffarla. Il sorriso sulla faccia di Ned si allargò sensibilmente mentre osservava la scena, ghignando al tentativo dell'amico di tenere fermo il cofanetto, che aveva ora preso a tremare e scuotersi scagionando definitivamente il fratello intermedio. "Oh, ora ho capito cosa è. Come hai fatto a sgraffignarlo?" Da dove si trovava Eloise era impossibile vedere la reazione facciale di Gerry, ma dovette immaginare che lo sbuffo che emise fosse di divertimento, giacché la scatola aveva già smesso di muoversi da un paio di secondi. "Ok, ma non rovinare la sorpresa. La aprirò dopo la partita." "Nah dai, apriamolo adesso! E' molto più divertente di -" "Mettiamolo ai voti." Non doveva essere la prima volta che quella scena si ripeteva, perché Ned aprì le braccia in un gesto polemico prima di volgere uno sguardo d'intesa a suo fratello; che tuttavia, non volendosi schierare né contro il carismatico nuovo arrivato, né contro il legame del sangue, preferì stringere le spalle mormorando un "whatever" sfumato, che portò tutti gli sguardi a volgersi sulla sorella minore. "Ahia, tutto ricade su di te, Eloise." "Ellie..."

Da un lato il sorriso disinteressato di Geralt, che piegato sulle ginocchia teneva il misterioso cofanetto schiacciato al suolo con la destra, dall'altro quello sornione di Ned, perfettamente conscio della supposta inutilità della questione. Jared poteva anche lavarsene le mani, ma la sua sorellina? No, no, giocavano a Quidditch praticamente in ogni momento libero, e quella era un'occasione speciale.
Ma a quale tensione avrebbe ceduto la giovane?


Non dovremmo avere problemi pasquali, ma qualora avessi bisogno di un'estensione alla prossima scadenza, non ci saranno problemi.
Prossima scadenza: 6/03, ore 17:00

 
Web  Top
view post Posted on 3/4/2018, 17:22
Avatar

all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

Group:
Tassorosso
Posts:
3,563
Location:
Decumano Sud, La Contea 🍁

Status:


e7mlUe1Mentre i suoi sproloqui proseguivano, lo sguardo di Geralt era rimasto fisso sulla scopa, concentrato a saggiarne la bellezza con il solo uso degli occhi. Quando si decise a prenderla ed accarezzarla, non ci fu gelosia nello sguardo di Eloise. Tuttavia, rimase sorpresa da tanta scioltezza: fino ad un istante prima le aveva dato l’impressione di non averne mai vista una in vita sua, ma la decisione con cui l’aveva trattata suggeriva il contrario. Inoltre, essendo quello un manico di scopa capriccioso e indomabile, non si era aspettata una tale l’immediatezza di risposta alla sua chiamata (riteneva più probabile che questa lo colpisse in fronte, esattamente come aveva fatto con lei la prima volta che aveva provato a prenderla). E invece no. Ci sapeva fare, il ragazzo.
Il volto di Eloise si addolcì al notare le sfumature dorate del sole abbracciarsi in modo così morbido con il marrone caldo del legno del manico. Nonostante il trauma iniziale nello scoprire che il suo acquisto era stato temporaneamente inutile, non se ne pentiva. Quella scopa le aveva permesso di provare robe straordinarie, e lo stesso Geralt avrebbe avuto modo di scoprire le sue prodezze.
Allungò le braccia per riprendere la scopa, pronta a controbattere: era dell’idea che prima avrebbero imparato a usare quella scopa, più semplice sarebbe stato dominarla in modo sensato. Il campionato di Hogwarts era una roba seria, e nessuno dei giocatori delle Squadre di Casata ci scherzava su. Eppure, prima di poter proseguire oltre quella riflessione, il rumore alle sue spalle la costrinse a voltarsi, mentre la domanda su cosa fosse accaduto prendeva forma nella sua mente.
Jared era solitamente un tipo preciso e ordinato, di piglio ben diverso dal fare pasticcione che contraddistingueva lei e Ned: non aveva difficoltà a credere che l’accaduto non fosse colpa sua. I suoi occhi si posarono sulla scatola misteriosa: inizialmente aveva pensato si trattasse del baule per i palloni, e immaginava che un Bolide avesse spezzato le catene che lo trattenevano, ma non era più così sicura.
Il suo sguardo saettò dalla scatola, a Jared, a Geralt e a Ned: non riusciva proprio a immaginare cosa ci fosse dentro, quale fosse il non detto di cui suo fratello e il suo ospite sembravano al corrente. Sgraffignarlo? Sorpresa? Sì, doveva trattarsi di qualcosa di più di un semplice Bolide.
Mentre la scatola continuava a vibrare, saggiamente tenuta a terra da Gerry, Eloise notò che il ragazzo aveva scelto la destra per quel compito. Annotò l’informazione, considerando che probabilmente le sarebbe stata utile in partita, ma tornò subito a focalizzarsi sulla scelta. Si domandava come diavolo facesse Jared ad essere sempre così disinteressato e distaccato rispetto a quelle questioni. Lei, dal canto suo, moriva dalla curiosità.
Si voltò di nuovo verso Ned, che ghignava sornione: a differenza dell’amico, lui aveva un’idea molto chiara di che tipo fosse la sua sorellina, e non gli sarebbe stato difficile capire che metterla su quel piano, con lei come ago della bilancia, sarebbe stato controproducente, che si sarebbe remato contro.
C’era mai stato qualcosa in grado di frenare la curiosità di Eloise Lynch? Forse, qualcosina. C’era qualcosa che metteva fine alla sua impazienza? Difficilmente. Era una che sapeva aspettare, stare al suo posto? No. E allora la risposta era semplice. «Apriamola.» Tono secco, asciutto, sguardo fisso sulla scatola. Era il momento di scoprire cosa celava.

And up there it just doesn’t count for naught whether you’re clever or wise △

 
Top
view post Posted on 8/4/2018, 15:59
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,920

Status:



La risposta della ragazza fu decisa, rapida, immediata, e il ghigno di Ned si rilassò mentre gli sguardi di tutti andavano a cercare quello di Gerry, come alla ricerca di una definitiva conferma. Questi, ancora inginocchiato, fece spallucce come a dire "sapevo che sarebbe andata così, ma non mi spiace", quindi si piegò nuovamente sul cofanetto. Se Eloise aveva pensato che potesse contenere pluffa e bolidi, si sbagliava di grosso: era decisamente più piccolo, quasi più simile a un carillon che a un vero e proprio contenitore, ma costituito da semplice legno e privo di ornamenti, con un lucchetto di grezzo ferro a imprigionarne i segreti. Mentre Geralt armeggiava con la manica sinistra della tutina - che si rivelò nascondere la sua bacchetta, piuttosto piccola e dritta come un fuso - i tre fratelli si disposero a capolino attorno a lui, ciascuno cercando di sbirciare per primo, e così in silenzio stettero per i successivi dieci secondi, prima che con un colpo del suddetto legno il lucchetto venisse liberato, cadendo sul prato. Quando infine il coperchio venne sollevato Ned si esibì in un fischio d'ammirazione: su un imbottitura di stoffa bianca risplendeva la sagoma dorata di un Boccino, pesantemente avvolta da quelle che sembravano bende, ancorate ai bordi del cofanetto come a imprigionarne la fuga.

Si trattava di una vista piuttosto inusuale: inanzitutto, i boccini autentici costavano un occhio della testa, trattandosi di creazioni magiche finissime utilizzabili una sola volta; quelli utilizzati negli allenamenti e nelle partite tra amici erano costrutti molto più rozzi, più lenti, dai movimenti perlopiù prevedibili e proni a perdere progressivamente carica magica nel corso del tempo, oltre ad essere riconoscibili grazie alla placcatura in ottone, anziché oro. In secondo luogo non c'era ragione al mondo perché un boccino - specie se originale - dovesse essere tenuto imprigionato a quel modo, giacché una precisa calibrazione magica faceva sì che questi si attivassero, cominciando la disperata fuga, solo in risposta a fischi compresi in una precisa e limitata banda di frequenza, quella emessa dai fischietti d'ordinanza che tutti gli arbitri di Quidditch usavano. Quello che avevano davanti, al contrario, sembrava tutt'altro che sopito: doveva essere stato un suo movimento a causare l'improvviso sbalzo della scatola, pochi istanti prima, e bastò che la sua superficie percepisse il contatto dell'aria perché le ali iridescenti si liberassero in un istante, sbattendo rumorosamente sulla stoffa circostante. Nonostante la meraviglia, la vista era nel complesso penosa: c'era qualcosa di... sbagliato in quella sua costrizione, nel suo folle e inutile sbattere d'ali, nel suo divincolarsi nel tentativo di liberarsi delle bende; erano tutti abituati a vederlo solcare i cieli a incredibile velocità, inseguito e ricercato, o al più dolcemente addormentato nella salda presa del suo conquistatore. Ora sembrava nient'altro che un animale in trappola.

"Non credo che ci vedremo più, sai? Tuo padre vorrà la tua testa, dopo questa." Gerry sorrise in risposta, lo sguardo ancora fisso sul dimenarsi del piccolo costrutto dorato. Nel frattempo Jared, rialzatosi ma non allontanatosi, guardava il contenuto del cofanetto con un misto di ammirazione e apprensione. "No, me l'ha dato lui in verità. E' difettoso." E indicò il piccolo corpuscolo, accennando forse al fatto che si fosse attivato da solo. "Ma non so se vale la pena che lo utilizziamo, siamo solo in quattro... Non toccarlo." L'ultima raccomandazione andò al fratello maggiore, inginocchiatosi accanto all'amico per meglio vedere quel piccolo tesoro; non che non lo sapesse, ma sarebbe bastato che il tocco nudo di uno di loro sfiorasse la superficie dorata perché il Boccino determinasse il suo possessore, addormentandosi per sempre. "Potremmo... gareggiarlo?" propose Jared, lo sguardo improvvisamente ancora più preoccupato, come se si fosse immediatamente pentito della sua idea. Ma era troppo tardi, Ned aveva già sentito: "Questa è - tipo - la terza buona idea che ti sento dire da quando sei in grado di parlare, fratellino," Il premio per la sagacia della battuta fu uno sguardo pieno di disprezzo "ma penso di sapere chi vincerebbe."
E in effetti, come poteva qualcuno di loro sperare di competere con la Gelbsturm? Non sarebbe stata certo una Nimbus a batterla, non se si trattava di una prova di velocità. Ma l'idea non era necessariamente da scartare, l'occasione era preziosa, l'offerta irrifiutabile: quando mai avrebbero avuto di nuovo occasione di allenarsi con un vero boccino? Dovevano inventarsi qualcosa. Magari serviva un po' di tocco femminile?



Prossima scadenza: 15/04, ore 23:59

 
Web  Top
view post Posted on 15/4/2018, 18:38
Avatar

all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

Group:
Tassorosso
Posts:
3,563
Location:
Decumano Sud, La Contea 🍁

Status:


e7mlUe1La tentazione a lanciare ripetute occhiate al cofanetto e al volto di Geralt era irresistibile, e niente la frenò. Ormai, a decisione presa, la scoperta del suo misterioso contenuto era questione di istanti, ma nulla le vietava di darsi alle deduzioni. Le dimensioni della scatola, sebbene modeste, non lo erano abbastanza da impedirle di formulare l’ipotesi che si trattasse di un Bolide selvaggio, ed era proprio quello che si aspettava di trovare una volta aperto il coperchio. Dopotutto, di Bolidi dalle caratteristiche strambe ce n’erano stati a iosa nella storia del Quidditch, ma cosa poteva essere capace di suscitare a tal punto l’eccitazione di suo fratello?
Dal suo iniziale biglietto da visita, da come era vestito e dal modo in cui si muoveva, Gerry aveva l’aria di sapere cosa stesse facendo. La rossa aveva la netta sensazione che quella non fosse la prima volta in cui quella scena si ripeteva, e la consapevolezza di Ned confermava l’ipotesi.
Per un istante, fu come se la scatola fosse in grado di catalizzare tutta l’attenzione dei tre Lynch. La testa di Jared ostruì la visuale di Eloise, e lei, nel tentativo di vederci meglio, rischiò di dare una sonora testata a Geralt. Dopo aver spostato leggermente il fratello mediano, conquistò il suo angolo di spettacolo, giusto in tempo per cogliere il momento della bacchetta che andava a picchiare sul coperchio, e il coperchio che si spalancava con uno scatto secco.
Pronta com’era a veder schizzare fuori un Bolide impazzito, la rossa si era ritratta leggermente, timorosa di venir colpita ancora prima di poter dire “Quidditch”. Ma non appena capì che il contenuto era momentaneamente innocuo e impossibilitato ai movimenti, tornò a sporgersi in avanti per soddisfare la sua curiosità.
Il Boccino brillava di una luce dorata talmente scintillante da dare l’impressione che, anche senza quella giornata soleggiata, avrebbe potuto portare nella radura quel medesimo bagliore. Se, da un lato, Eloise era eccitata dall’idea di ospitare un vero Boccino all’interno del loro campo, dall’altra provò una lieve delusione. Tra tutte, quella era la palla che suscitava in lei il minor carisma: non era attratta dalle cose scintillanti, amava l’azione e la strategia al di sopra della velocità e soprattutto quella era una faccenda di Mya e Mya soltanto. Nonostante le assenze e le recenti delusioni, restava lei la Cercatrice ufficiale della sua Squadra.
Dopo quell’istante di esitazione, l’eccitazione per quella novità non tardò a palesarsi. Già le prospettive sul suo utilizzo spuntavano nella mente della sorella minore, e le possibilità di avere qualcosa di nuovo nella radura esercitava un fascino notevole. Volevano davvero rimandare l’apertura della scatola al dopo-partita? L’idea sembrava folle, alla luce dei fatti.
«Ned, possiamo invitarlo più spesso?» Indicò l’ultimo arrivato con il pollice, mentre già tornava a ghignare. Avere un Boccino significava poter organizzare partite più serie, con più persone, magari con un arbitro. Già si immaginava Horus, Camillo, Thalia e gli altri, magari Von Kraus?, Daddy?, Niko?, schierati sul campo. E gli amici di Ned, che non mancavano mai. Idee malvagie iniziarono a prendere forma nella sua mente, ma la proposta di Jared la sbigottì a tal punto da doverle rimandare a un secondo momento.
Anche in questo caso la sua preferenza sarebbe ricaduta sulla partita, ma per l’occasione - erano solo quattro, dopotutto - le andava bene qualsiasi cosa. «E va bene...» Certo era che i suoi vestiti non erano per niente adatti a una gara come quella - felpa e fuseaux non erano la scelta più aerodinamica, rispetto alla divisa di Geralt - eppure la sua scopa non era paragonabile alle altre. «Hai paura?» Si era rivolta al fratello, ma la frase era per tutti. «Oppure hai solo voglia di mangiare un po’ di polverina gialla?» La gara a chi era più spaccone era sempre un classico, tra lei e Ned.
Alzatasi in piedi, richiamò il suo manico di scopa, sollevando la gamba destra e mettendosi a cavalcioni. La presa sul legno era salda e finalmente, con un piccolo colpetto delle punte dei piedi, Eloise si librò in aria.

And up there it just doesn’t count for naught whether you’re clever or wise △

 
Top
view post Posted on 25/4/2018, 18:31
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,920

Status:



Geralt sorrise blandamente - quasi imbarazzato - all'osservazione della giovane, ma lo sguardo che Ned le rivolse fu ben diverso: improvvisamente attento, come se avesse notato qualcosa di pericoloso, un guizzo di sorpresa che durò appena un istante prima di trasformarsi in un sorriso. "Basta che non ti aspetti un Boccino ogni volta." Una frase strana, priva della sagacia e dello spirito propri di quel giovane; qualcosa doveva averlo turbato, ma era una differenza tutto sommato sottile, che probabilmente solo Eloise - che più di tutti in quella radura possedeva empatia e vicinanza verso il fratello - avrebbe potuto notare. Ma già tutto era passato, l'attenzione generale si era spostata sulle parole di Gerry, lo sguardo di Ned non avrebbe potuto essere più sereno. "...mio padre li produce, ma in effetti raramente ne posso fare uso. Sono piuttosto difficili da creare, con tutti i vari incantesimi da tessere per modularne il comportamento, e la richiesta da parte delle squadre di Quidditch è... decisamente alta." "Ci sono molti produttori di Boccini in Inghilterra?" Jared, dal canto suo, appariva improvvisamente molto più interessato: si era avvicinato a Geralt e alla scatola, e guardava adesso alla piccola sfera dorata con un misto di curiosità e ammirazione. Forse solo in quel momento aveva intuito l'incredibile abilità artigiana che stava dietro all'apparentemente semplice gioco del Quidditch? Ogni palla di gioco, ogni manico di scopa recava con sé formule d'ogni genere; persino i campi da gioco - o quelli ufficiali, perlomeno - erano delineati con gli appropriati sigilli per salvaguardare il pubblico e i giocatori. "Un paio oltre a lui, da quello che so." "Quanto tempo -" "Ok gente, sulle scope!" Fu opportuno da parte di Ned fermare quella che sarebbe stata una certamente non breve sfilza di domande, e dopotutto Eloise si era già avviata alla sua, lanciando una frecciatina che sembrava aver colpito i giusti nervi. Non c'era più tempo da perdere, anche perché lo stesso Ned sembrava voler rispondere alla provocazione dirigendosi sul sentiero di battaglia. "Fratellino, posso avere io la Firebolt per stavolta? Pretty please?" stava giusto chiedendo il maggiore in quel momento, guardando verso Jared con occhi angelici. La risposta del fratello minore, appena vistosi interrotto e ridicolizzato dallo stesso ruffiano che ora gli chiedeva il manico di scopa migliore, fu fin troppo volgare per essere riportata tra queste righe; basti sapere che Ned ottenne infine la Firebolt, insieme ad un consiglio circa dove potesse infilarsela. Geralt rise di cuore avvicinandosi al suo manico, che corse alla sua mano così come un puledro scalpitante corre al richiamo del padrone, e attese che tutti si fossero posizionati sopra alle rispettive cavalcature prima di puntare la bacchetta verso la scatola, ancora aperta e scossa dai tentativi di fuga del Boccino. "Bene; si parte al mio 'Relascio', il primo che arriva al Boccino se lo tiene. Unica regola: niente spinte, calci o contatti violenti." Enunciò il ragazzo, un sorriso trattenuto a stenti sulle labbra mentre cercava di mantenersi serio: Ned stava guardando Eloise con il mento abbassato, le labbra unite "a papera" e il volto contratto in una parodia di quella che doveva essere l'espressione combattiva della sorella. Persino Jared non riuscì a trattenere uno sbuffo ilare.

"Pronti... in posizione... Relascio!" Al comando magico le bende che trattenevano la sferetta all'imbottitura sottostante si aprirono istantaneamente, come tagliate da un'invisibile forbice. La degna sostituta del Golden Snidget non esitò un solo istante, schizzando in un impressionante decollo verticale che portò i volti di tutti verso l'azzurro cielo che sovrastava la radura. Quando dopo una frazione di secondo le scope si furono a loro volta sollevate all'inseguimento, già due decine di metri li separavano dal bagliore dorato.
Eloise non si sarebbe lasciata battere, questo era poco ma sicuro. Datasi una forte spinta al terreno sarebbe decollata, così come tutti gli altri, sfruttando tutta la velocità che la sua scopa era in grado di generare: e tuttavia dopo un attimo una sensazione di vuoto allo stomaco l'avrebbe improvvisamente colta, insieme all'improvvisa realizzazione di essere completamente ferma. La sua scopa si era arrestata a mezz'aria, a nemmeno cinque metri dal suolo, costringendola ad assistere alla rapida partenza dei due fratelli maggiori, che già si fiancheggiavano premuti contro i loro manici; sarebbe bastato uno sguardo verso il basso, tuttavia, a risolvere il mistero: uno spesso intreccio luminescente, simile ad un nodo di liane fosforescenti, legava il manico della sua scopa alla punta della bacchetta ancora estratta di Geralt. Carpe Retractum. Il ragazzo sorrise candidamente, ruppe con uno strattone l'incantesimo, e ripose con calma la bacchetta nella manica sinistra della tutina prima di sfrecciarle accanto con noncuranza. "Ti piace vincere facile?" Fu l'eco che giunse alle orecchie della giovane, mentre l'avversario si lanciava all'inseguimento dei due fratelli.

Oh, no, non si sarebbe lasciata battere.



Chiedo scusa per il ritardo!
Prossima scadenza: 02/05, ore 23:59

 
Web  Top
view post Posted on 3/5/2018, 17:55
Avatar

all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

Group:
Tassorosso
Posts:
3,563
Location:
Decumano Sud, La Contea 🍁

Status:


e7mlUe1«Ma io intendevo esattamente quello-» Sbuffò Eloise, scrollando le spalle ed alzando gli occhi al cielo. Non era da Ned non comprendere le sue allusioni, e la sola lontana apparenza che lei chiedesse di invitare Geralt per il suo semplice “essere Geralt” la metteva in imbarazzo. Averlo con loro non le dispiaceva - per il poco che aveva visto - ma era proprio dei Boccini che faceva richiesta. Visto il cipiglio allarmato del fratello, comparso nel suo sguardo per un istante fugace, decise di porre fine alla questione e decidere di rimandarla a un ipotetico momento futuro. Magari un giorno qualcuno avrebbe inventato Boccini economicamente accessibili, o magari riutilizzabili, e non ci sarebbe stato alcun tipo di problema.
Fu con sollievo e interesse che seguì il breve scambio tra Geralt e Jared, il quale aveva un modo tutto suo di incarnare la curiosità del sangue Lynch. Se lei e Ned, da un lato, si facevano molesti, si buttavano nel mezzo e partivano all’avventura, Jared studiava e approfondiva a distanza, ma lo faceva con la medesima solerzia. Era innegabile che quel tratto fosse comune a tutti loro. Eppure, quella prontezza all’azione e quel desiderio di mettersi in gioco aveva spinto il maggiore dei tre a pressare sui tempi. Tanto meglio, pensò Eloise: ci sarebbe stata occasione di riprendere il discorso in un secondo momento, magari davanti a una Burrobirra.
Quando i suoi piedi si sollevarono da terra, abbandonando l’erbetta soffice a favore dell’aria limpida, una brezza leggera le scompigliò i capelli. Fu immediato e prevedibile: il suo cuore batté energico e fece una capriola, lieto di tornare ad abbracciare un contesto confortevole. Una lieve inclinazione del manico di scopa le permise di guadagnare quei pochi metri e raggiungere una quota adeguata e, guardandosi attorno, Eloise si sentì come quando tornava ad abbracciare i suoi genitori dopo un semestre fuori casa. Sgusciò lievemente da un lato e dall’altro, saggiando la scopa, e andò a posizionarsi accanto a Ned, che nel frattempo era riuscito a conquistare la Firebolt con la sua solita insistenza spudorata. Voltandosi nella sua direzione, rispose alle sue smorfie tirandosi giù la palpebra inferiore dell’occhio e mostrandogli la lingua, sicura che sarebbe bastato.
Ruotato leggermente il mento, osservò il loro ospite in tralice, e si rivolse a lui. «E tu? Niente gara?» Con quella scopa e quell’attrezzatura non se lo sarebbe aspettato. O forse pensava che lasciando ai Lynch un po’ di vantaggio sarebbe comunque riuscito nel suo intento?
Poco importava, comunque, perché difficilmente Eloise avrebbe consentito a qualcuno di frapporsi tra lei e il Boccino. Non era una questione di orgoglio o autoaffermazione, ma semplicemente desiderava dimostrare a tutti che lei quella Gelbsturm la sapeva governare. Che non era una pivellina.
Nonostante le parole di Geralt, la rossa sapeva bene che non ci sarebbero state grandi scorrettezze tra loro. Probabilmente, a bordo di quella scopaccia vecchia come Flamel, Jared sarebbe rimasto indietro nel giro di poco, ed il cuore degli altri due era troppo Tassorosso per scadere nel gioco sporco. Il massimo che poteva succedere - in tipico stile Lynch - sarebbero stati dispetti idioti. Insomma, Eloise non si sarebbe stupita di vedersi recapitare in faccia un bel ramo di conifera, ma sapeva che il fratello l’avrebbe fatto più per ridere di lei che per vincere la sfida.
Con la coda dell’occhio, vedeva i muscoli degli avambracci di Ned tendersi, e fu contenta di averlo come avversario, e non a bordo di una lumaca. Era pronta a partire: assicurò la presa delle gambe e delle mani alla scopa, il busto teso e pronto a scattare, e aguzzò le orecchie. Il segnale era in arrivo, e lei non avrebbe perso neanche un istante.

Non per sua volontà, almeno.

Al vedere quel guizzo dorato sgusciare in alto, e poi in avanti, Eloise scattò con una foga tale da far sì che il rinculo quasi la sbalzò giù dalla scopa. Totalmente disorientata, si arpionò alla scopa senza capire cosa stesse succedendo, ma provando a ripartire una seconda volta, con ostinazione, e ottenendo il medesimo risultato. Era come se la scopa fosse stata bloccata, come se davanti a sé ci fosse una barriera protettiva, come se qualcuno…
Solo quando si guardò attorno comprese cosa stava succedendo: il loro angelo custode cercava di bilanciare le prestazioni dei manici di scopa con un intervento premeditato e ben oculato. Ora, probabilmente, lei e i suoi fratelli erano alla pari; se non per un fugace momento di stizza, sapeva che Geralt agiva con correttezza, e non le sarebbe piaciuto venir privata completamente della competizione. Impaziente, si volse in avanti, in attesa del momento in cui l’incanto sarebbe stato spezzato.
«Ci rivedremo quando avrò il Boccino in tascaaaa!» Partì con impeto, il busto basso e le cosce serrate al manico. La brezza leggera di prima si fece rapidamente vento, ed Eloise divenne un proiettile che sfrecciava all'interno della sua corrente. Guardava fisso in avanti, le figure dei fratelli che già la distanziavano di parecchio, il guizzo dorato ormai invisibile. Sapeva che c’era e sapeva che, nonostante quell’iniziale svantaggio, le quote giocavano a suo favore.

And up there it just doesn’t count for naught whether you’re clever or wise △



Chiedo scusa per il ritardo! Non accadrà più, ne sono abbastanza sicura :fru:
Editato una cavolatina.


Edited by Nih . - 3/5/2018, 19:51
 
Top
view post Posted on 10/5/2018, 18:56
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,920

Status:


1dd04f756f
L'accelerazione iniziale della Gelbstrum fu incredibile: uno sbuffo sostanzioso di polvere giallastra giunse fino al terreno mentre la punta del manico si alzava leggermente sotto l'incredibile spinta, che le permise in pochi secondi di recuperare e superare la ben più lenta Nimbus di Geralt. Quest'ultimo non sembrava sorpreso: sorrise in risposta, quasi se lo aspettasse, mentre la scopa di Eloise gli sfrecciava accanto diretta verso i due fratelli; non sembrava minimamente preoccupato da quell'enorme differenza in perfomance, che pure aveva precedentemente provato a mitigare. Un attimo, l'intersezione tra due rette fin troppo divergenti, e il giovane fu lasciato indietro.

I fondoschiena di Jared e Ned si avvicinarono con la stessa rapidità, nonostante il boccino li stesse costringendo a tortuose manovre lungo i confini del campo, e in poco meno di un minuto Eloise si ritrovò ad averli a pochi metri di distanza. I suoi occhi poco allenati avevano scorto il boccino un paio di volte, ma mai più che per una manciata di istanti, così che doveva affidarsi perlopiù ai movimenti dei fratelli maggiori per intuire dove proseguire l'inseguimento. Quando infine il fuggitivo si convinse a percorrere un pezzo rettilineo - risalendo a quota più alta dopo averli portati a pochi metri da terra - riuscì ad osservarli meglio: Jared, a non più di tre metri di distanza, era schiacciato sul suo manico in una posa imperfetta, e tuttavia piena di decisione; Ned, che aveva già distanziato il resto del gruppo di una decina di metri, sfrecciava invece molto più rapidamente, le gambe stese lungo il manico per diminuire ancora di più l'attrito. Una mossa che non pagò affatto: giunti ad uno degli angoli del campo di gioco i tre maghi si aspettavano sicuramente un'improvvisa virata a sinistra, così che la pallina dorata stesse entro i limiti da loro stessi disegnati, ma sembrava che il boccino quel giorno avesse altri piani. Virò sì improvvisamente, ma a destra, uscendo da quei confini così accuratamente marcati e sfrecciando oltre, verso le profondità della foresta, libero da ogni restrizione.
Fu un avvenimento decisamente inaspettato: i boccini erano incantati appositamente per restare entro i limiti magicamente imposti del campo di Quidditch e, per quanto riuscissero talvolta a farla franca, solitamente l'arbitro di turno riusciva a riportarli in gioco, consentendo il proseguimento della partita. I quattro inseguitori non avevano un arbitro, né regole troppo definite per quella loro caccia a piena velocità, nondimeno quell'improvvisa rottura di ogni aspettativa li avrebbe lasciati perplessi: Jared seguì il boccino solo dopo un attimo di esitazione, inclinandosi sul lato destro della scopa e diminuendo notevolmente la velocità, mentre Ned proseguì per diversi metri (non doveva essersi accorto di quell'evoluzione) prima di esibirsi in una spericolata manovra, che lo vide piroettare su sé stesso una volta nel tentativo di riguadagnare la giusta direzione. In tutto questo, Geralt non si vedeva, ma più di una volta Eloise ne aveva percepito la presenza pochi metri alle sue spalle, quasi stesse cercando di nascondersi volutamente allo sguardo.

Cosa avrebbe fatto la giovane? Una virata improvvisa a quella velocità non era certamente la cosa più semplice da eseguire, specie su di un manico instabile come il suo, ma la scelta principale stava nel seguire o no il Boccino: se era uscito dai limiti del campo - forse li avevano segnati male, forse era quello il difetto che lo aveva fatto scartare - voleva dire che la sua fuga sarebbe proseguita in maniera del tutto selvaggia nei boschi che circondavano il loro piccolo rifugio. Nessuno dei suoi fratelli sembrava aver avuto un dubbio - incredibilmente era stato Jared a virare per primo fuori dai confini - ma era un sentiero sicuramente rischioso quello che si apprestavano a prendere.

Il bosco, sotto di loro, scorreva sereno.




Un ritardo per un ritardo! Ma infine ci siamo.

Prossima scadenza: 17/05, ore 23:59

 
Web  Top
view post Posted on 14/5/2018, 17:01
Avatar

all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

Group:
Tassorosso
Posts:
3,563
Location:
Decumano Sud, La Contea 🍁

Status:


e7mlUe1In un turbinio di polvere gialla, Eloise partì alla volta del Boccino d’Oro, il vero protagonista di quell’incontro tra amici. Vista la brutalità con cui si era mossa, si era aspettata una reazione di quel tipo da parte della Gelbsturm, e non era rimasta delusa; era come se la scopa le avesse suggerito un “ci penso io a te”, e si fosse presa l’incarico di condurla fino alla meta.
La rossa era filata via in pochi istanti, raggiungendo, affiancando e superando Geralt, che chissà come mai non aveva ancora raggiunto Jared. Possibile che la Nimbus 2001 fosse così scarsa? Sapeva che era una scopa che con l’usura subiva un calo delle prestazioni, ma quella di Gerry non sembrava così vecchia. Superandolo, gli aveva scoccato un rapido ghigno, in segno di sfida, per poi concentrare la sua piena attenzione in avanti, verso i suoi fratelli.
L’aria sul volto la portò a socchiudere gli occhi, concentrati alla ricerca del Boccino tra i corpi zig-zaganti di Ned e Jared. Tra le loro presenze ingombranti e la sua inettitudine a ricoprire quel ruolo, le era difficile vederlo. Un paio di volte le parve di scorgere un bagliore, ma era come se fosse un tutt’uno con lo sfondo retrostante e che, al suo sguardo, non riuscisse a stagliarsi. Nella sua mente comparve la figura sfrecciante di Mya, concentrata sull’obiettivo luccicante, e una domanda prese forma piano piano: ma come diavolo si fa?
Avendo notato che i fratelli stavano volando lungo un tragitto lineare e ascendente da qualche istante, Eloise allungò leggermente le braccia per riuscire ad appiattirsi maggiormente sul manico di scopa ed annullare la distanza che la separava da Jared, sempre più vicino a lei. Al contempo, puntò la scopa verso l’alto, per rispettare la triettoria che il Boccino stava seguendo. La costrizione dei confini del campo era una barriera tanto invisibile quanto chiara nella sua mente. Era una premessa, un limite preimpostato, una bolla invalicabile, ed era ormai divenuto parte della sua forma mentis. Mai si sarebbe aspettata di finire vittima delle sue stesse imposizioni.
Eppure, il Boccino virò a destra, strizzandole l’occhio in un guizzo dorato, e se non fosse stato per la prontezza di Jared probabilmente Eloise sarebbe capitombolata addosso a qualcuno, perché proprio non se l’aspettava: colta in contropiede, proseguì dritta per una manciata di metri prima di riuscire a reagire adeguatamente.
«Mannaggia a Merlino!» Col senno di poi, avrebbe attribuito la causa di quel fenomeno a una falla che Ned e suo padre avevano involontariamente originato nel momento della realizzazione delle difese. Non c'era da stupirsi: quella radura era l’emblema dei campi da Quidditch “fatti in casa”, senza alcuna reale omologazione, e senza alcun regolamento. Dopotutto, neanche ne avevano bisogno, perché nessun campionato si sarebbe tenuto da quelle parti. Le regole, laggiù, non erano rigide imposizioni, ma opportunità per migliorare il gioco.
Per questa ragione, non ci volle molto a decidere il da farsi, e molto presto quello che inizialmente poteva sembrare un problema divenne un’opportunità. Era la prima volta che un Boccino d’Oro solcava quella radura - almeno per tutta la durata delle loro vite - e l’unico modo per non perdere l'occasione di utilizzarlo al massimo era non lasciarselo sfuggire. Altrimenti, sarebbe stato perso per sempre.
Conscia del fatto che un’operazione di quel tipo non sarebbe stata delle più semplici a cavallo di una Gelbsturm, Eloise assicurò la presa di mani, ginocchia e piedi al manico, pronta a subire gli effetti della traiettoria circolare che i suoi successivi movimenti avrebbero cercato di generare. Sapeva, ormai, di non poter fare una curva talmente stretta da tagliare la strada a Jared - la cui prontezza era stata davvero sorprendente - ma sperò di potersi giocare qualche carta nei confronti di Ned. Virò leggerissimamente verso sinistra per prendere lo spazio necessario a compiere la manovra, e dopo un breve istante spostò il peso verso destra, muovendo il manico in quella stessa direzione. I muscoli dell’addome, della schiena e delle cosce erano tesi, concentrati sullo sforzo di mantenere la direzione circolare senza farsi vincere da quella forza che spingeva verso l’esterno. Gli arti erano compatti e il busto basso, ma la posizione era ben diversa da quella che avrebbe assunto in un rettilineo: cadere dalla scopa non era un’opzione, e non lo era nemmeno scontrarsi con Ned, che presto l’avrebbe raggiunta.
Una volta conclusa la parabola che le avrebbe permesso di rimettersi in traiettoria, Eloise avrebbe raddrizzato la schiena e sfruttato la velocità acquisita in quei momenti per raggiungere Jared, che - seppur lento - aveva compiuto un percorso più breve. Aguzzato lo sguardo, avrebbe cercato di individuare il più scorretto tra tutti i partecipanti a quella sfida: il Boccino d’Oro.

And up there it just doesn’t count for naught whether you’re clever or wise △

 
Top
view post Posted on 17/5/2018, 15:16
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,920

Status:


d489da5450
Pur non essendo quello il suo ruolo principale, Eloise non era certo una giocatrice mediocre; e se è vero che l'eccellenza in un determinato ruolo si ottiene soltanto con una dedizione maniacale e un'incredibile attenzione ai dettagli, allo stesso tempo non si poteva dire che fosse fuori dal suo elemento: quante ore, quanti pensieri aveva trascorso a bordo di una scopa negli ultimi anni? Quella che per certi individui non era che uno strumento era diventata per lei alla stregua di un'estensione del corpo, e i momenti in cui sorvolava quei boschi - piuttosto che un qualsiasi campo da Quidditch - non erano eccessivamente dissimili da quelli in cui camminava, nuotava, parlava, tutte operazioni che la sua stessa natura umana aveva codificato in lei. Utilizzando uno di quei tanto odiati luoghi comuni, si sarebbe insomma potuto dire che il volo era entrato a far parte del suo Dna.
Intuiva, ancor prima di capire, i movimenti e i gesti da fare, trasformava con assoluta semplicità l'intenzione in realtà: il leggero spostamento sulla sinistra fu decisivo per acquisire lo spazio utile alla manovra, dando ancora più potenza alla successiva svolta. In qualche modo riuscì a cavarsela, rischiando però di andare a pararsi sull'impulsiva e spericolata traiettoria di Ned; fortunatamente, la velocità alla quale il trio si era ritrovato dopo la manovra era bassa abbastanza perché i due fratelli si rendessero conto del pericolo, scansandosi per tempo. Anzi, curiosamente, i contendenti si trovavano ora più o meno allineati in quanto a posizione e velocità, ed ebbero persino modo di scrutarsi a vicenda (il ghigno beffardo di Ned - la smorfia preoccupata di Jared) prima di continuare la caccia. Ma verso dove? Si guardavano attorno, spaesati, il bersaglio perso, quando un fulmine nero passò a una decina di metri alla loro destra, diretto diagonalmente verso il terreno: si trattava di Gerry, che procedeva spedito e deciso verso il compatto fogliame sottostante con chiari intenti suicidi. Ma no! A una decina di metri dalla sua fronte, ecco il guizzo della pallina dorata, che per sviare il gruppo aveva ben pensato di infilarsi tra un albero e l'altro, facendosi strada nel fogliame sottostante. Ottima mossa per lui, ma emularlo non era poi così geniale: se era vero che non facendolo rischiavano di perdere la scia del Boccino, un impatto a quella velocità contro il pavimento di foglie sottostante non sarebbe sembrato dissimile a quello contro dell'asfalto appena spalmato. E difatti, alla destra della giovane, Jared poteva essere visto scuotere la testa poco convinto, gli occhi fissati con una punta di terrore alla scopa di Gerry, sempre più vicina agli alberi. E tuttavia, quando il disastro sembrava ormai assicurato, ecco il colpo di scena: il corpo muscoloso dell'uomo si aggrappò saldamente attorno alla Nimbus un attimo prima di portarsi, con una rapida rotazione, a testa in giù, il capo chiuso tra le spalle. E in quella stramba posizione racchiusa - simile a un primino che ribaltatosi cercasse disperatamente di non cadere - attraversò incolume il fogliame, sparendo nella boscaglia sottostante.

Il trucco era chiaro: se i fini manici di scopa avrebbero assorbito l'impatto su una ridotta superficie, rischiando di sbilanciarsi, entrando di schiena il problema non si presentava; eppure era più facile a pensarsi che a farsi, prova che il misterioso nuovo arrivato non era un semplice ciarlatano. Quella tutina era ben portata. Ned non esitò un secondo, spronando il manico nella medesima traiettoria diagonale, mentre il più dubbioso Jared lo seguiva qualche metro più in alto, incerto se rischiare. Ed Eloise? Riusciva appena a intravedere la sagoma di Gerry tra i rami sottostanti, segno che l'inseguimento non era del tutto perso, ma valeva davvero la pena rischiare infilandosi nella boscaglia? Sarebbe stata lei a giudicarlo.




Prossima scadenza: 24/05, ore 23:59

 
Web  Top
view post Posted on 24/5/2018, 17:08
Avatar

all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

Group:
Tassorosso
Posts:
3,563
Location:
Decumano Sud, La Contea 🍁

Status:


e7mlUe1Il rapido spostamento verso destra aveva portato il corpo di Eloise a combattere con una forza intensa che tentava di spingerla verso l’esterno della curva e disarcionarla dal manico, e mentre i muscoli dell’addome erano in tensione tanto quanto i bicipiti e i quadricipiti, che saldi la mantenevano a cavallo, sentiva il peso di quello spostamento e sollevava lievemente la schiena per evitare di prendere troppa velocità.
La sagoma di Ned si era avvicinata di buona lena e l’unica cosa che Eloise ebbe modo di fare fu spostare leggermente il manico ancora più verso destra, e sbandare lateralmente. Se non avessero avuto un riflesso analogo (anche Ned aveva cercato di evitarla alla bell’e meglio) sarebbe stato impossibile evitare l’impatto. Ancora una volta confermavano la loro somiglianza, reagendo a specchio a una situazione in cui l’istinto faceva da padrone.
Presto tutti e tre i fratelli Lynch si erano trovati uno accanto all’altro, a muoversi a una velocità simile e a scambiarsi occhiate guardinghe. La minore era in centro tra i due e, dotata com’era di una scopa di tale superiorità, avrebbe rapidamente messo dei metri tra lei e i fratelli. Se solo avesse saputo dove andare.
Seguire i movimenti dei suoi avversari e procedere per limitare le distanze che li separavano era stato decisamente più semplice, ma ora, che si trovava a dover cercare il Boccino con i suoi occhi, aveva delle serie difficoltà. Setacciava il paesaggio circostante sperando di individuarlo a contrasto con il cielo limpido, tentando di scorgerlo tra le fronde delle foglie scosse dalla brezza, augurandosi di sorprenderlo tra i fili d’erba. Scomparso all’apparenza, aveva lasciato i tre Lynch senza indizi.
D’improvviso colse la figura scura alla sua destra. Se lei e i fratelli stavano procedendo lenti e guardinghi, lo stesso non si poteva dire di Geralt: tra tutti, era l’unico con le idee chiare su dove fosse necessario andare. «Ci scommetto cinque Galeoni che è un Cercatore, il maledetto!» Digrignò i denti e sbuffò verso Ned, dando un colpo di reni e abbassando il busto affinché la Gelbsturm riprendesse a volare con maggiore velocità. In verità non c’era delusione in lei, anzi, la sfida si faceva più competitiva, ma non avrebbe mai rinunciato alla possibilità di fare la sbruffona. D’altra parte, sapeva che Ned avrebbe capito.
Da quando aveva individuato Geralt, suo sguardo era rimasto fisso sulla figura scura: vista la direzione presa dal Boccino e il contesto in cui si trovava, la manovra che stava compiendo non era un banale recupero. La fitta boscaglia era estremamente vicina a preda e predatore, e sembrava che la palla alata non avesse remore a entrarci, come se avesse capito che quello era il luogo perfetto per celare il proprio brillio. Il predatore non si era lasciato scoraggiare, e subito aveva messo in atto una strategia tanto furba quanto audace e pericolosa.
Non appena lo vide sparire nella boscaglia strabuzzò gli occhi per un istante, cercando di memorizzare quello che aveva fatto - si era appeso alla scopa come una scimmietta, per poi lasciarsi condurre da essa - e per capire se fosse in qualche modo replicabile. Ned sfrecciò rapido, senza alcuna remora, ed Eloise, senza essere da meno, si mise in moto. Non volendo perdere tempo prezioso e dargli troppo vantaggio (superarsi all’interno del bosco sarebbe stato oltremodo complicato) non attese di vedere se la sua azione fosse andata a buon fine, ma si limitò a lasciargli lo spazio di manovra. Se fosse andata bene, l’avrebbe distanziata a sufficienza; se fosse andata male, se lo sarebbe trovato disteso qualche metro più in basso.
In quei pochi istanti di attesa, Eloise fece le sue valutazioni. Da un lato, c’era la possibilità di imitare gli altri due, copiare quella tecnica e sperare che tutto andasse liscio senza prendersi tronchi sulla schiena. Dall’altro, pensava che una discesa frontale - più lenta e misurata, in picchiata leggermente più verticale - sarebbe stata una valida alternativa. Evitare di rischiare la pelle le avrebbe fatto sicuramente perdere terreno, ma per lo meno avrebbe avuto una maggiore padronanza dei movimenti.
Anche in questo caso, non ci volle molto per decidere. La sua indole curiosa, il suo scarso senso del pericolo e il suo desiderio di mettersi in gioco la guidavano sempre verso l’opzione più pericolosa e inesplorata. Come un fanciullo che vede un nuovo gioco e lo desidera con tutto se stesso, così Eloise sentì fremere le dita dalla voglia di provare a sua volta quella stramba strategia.
Il primo aspetto a cui prestò attenzione fu l’inclinazione della scopa: era necessario immettersi tra le fronde senza rischiare scivolare troppo in avanti e impattare immediatamente con il terreno, ma allo stesso tempo, doveva cercare di rispettare un angolo di ampiezza sufficiente da minimizzare il tratto da percorrere in mezzo alle foglie. Una volta stabilito di quanto - a circa trenta gradi rispetto al terreno - notò che le foglie erano ormai vicine e iniziò rapidamente l'operazione.
Si fidava della scopa e delle proprie abilità, e sapeva che nel compiere quella manovra la fiducia era essenziale: qualsiasi tremolio, qualsiasi irrigidimento imprevisto, qualsiasi muscolo incontrollato avrebbe potuto causare modifiche scomode alla traiettoria e danni irreparabili al manico e a se stessa. Si lasciò scivolare di lato, attenta a non modificare il percorso che aveva previsto per la Gelbsturm, e con un leggero rimbalzo finì a pancia in su, appesa come una scimmietta.
Ginocchia e cosce formavano un angolo a novanta gradi, le cosce strette intorno al legno e i polpacci incrociati: scivolare giù non era un’opzione. Allo stesso modo, mani e avambracci stringevano la scopa con una presa sufficientemente salda da impedirle di scivolare in avanti. A causa dell'inclinazione, il sangue già iniziava a fluire al cervello. Come una tartaruga, incassò la testa tra le spalle, protetta dalle braccia. I suoi muscoli erano abbastanza tesi da impedirle di cadere, ma sapeva, questa volta, di essere lei a doversi adattare al moto della Gelbsturm, e non viceversa. Si fidava di quel manico così selvaggio e autonomo. Si fidava del suo corpo.
Non chiuse gli occhi, ma rimase a osservare la porzione di cielo - poi coperta dal fogliame - sopra la sua testa. Il cuore pompava con vigore, e in quel momento Eloise non pensava. Il suo corpo agiva in autonomia, il suo istinto ricercava il migliore scenario possibile per la sua sopravvivenza. Le foglie e i rami le frustavano la schiena, ma lei, qualunque cosa fosse successa, sarebbe rimasta appesa a quel manico di scopa.
Non appena fosse riuscita a superare quella porzione fitta di foglie, avrebbe esercitato una pressione su piedi e stinchi per raddrizzare la Gelbsturm rispetto al terreno, e avrebbe fatto leva sul braccio destro per poter tornare agevolmente a cavalcioni della scopa - prima la coscia destra, poi il resto del corpo.
L'interno del bosco era un cambio di contesto notevole rispetto al previsto, ma rappresentava una nuova sfida che non vedeva l’ora di affrontare.

And up there it just doesn’t count for naught whether you’re clever or wise △

 
Top
view post Posted on 1/6/2018, 20:19
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,920

Status:


Il fratello maggiore scrollò le spalle alla sua frase, lanciandosi immediatamente al suo inseguimento. Un "E' complicato!" giunse a malapena alle sue orecchie, mentre l'aria già sfrecciava attorno alle due meteore dirette verso il tappeto boscoso. Che Geralt avesse doti da cercatore era indiscusso: bastava guardare come non si fosse lanciato direttamente sulla scia del boccino ma avesse preferito seguire la scena dalla distanza, una finezza che gli aveva permesso in primo luogo di non aprirsi alle brusche sbandate di cui quelle quattro fulminee ali erano capaci (e che difficilmente un manico di scopa poteva emulare), in secondo luogo di godere del paravento costituito da Eloise e Ned, cosa che gli aveva permesso - a cavallo di una semplice Nimbus - di stare dietro a due signore scope quali la Firebolt e la Gelbsturm. Era comprensibile che nessun altro ci avesse pensato: loro erano Cacciatori o Battitori, il loro ruolo era nella Pluffa, e attorno ad essa dovevano stare, quanto più vicini possibile all'azione. Ma non era mai troppo tardi per imparare!

L'impatto con gli alberi si faceva sempre più imminente. Con la coda dell'occhio Eloise poté osservare Ned, rimasto indietro e leggermente distanziatosi sulla sinistra, così da garantire ad entrambi maggior spazio di manovra. Ma sarebbe bastato? Come lei stessa aveva potuto immaginare, oltre al talento e alla forza necessari a mantenere il controllo della scopa, era necessaria anche una buona dose di fortuna con la "C" maiuscola: se nel discendere avesse urtato contro un tronco, o anche solo un ramo particolarmente grande, la sua corsa sarebbe finita nel più brusco dei modi. O c'era forse un trucco anche per quello? Se sì, Gerry non si era preoccupato di spiegarlo. Eloise non poté che sperare per il meglio mentre ripeteva le movenze che aveva visto nell'avversario, appendendosi alla scopa con la testa rannicchiata tra le spalle. Il mare verde sotto di lei colpì fin troppo presto, ma era pronta: foglie e rametti si spezzarono al suo passaggio, urtandole la schiena e disegnandole una lunga scia rossa sulla guancia destra, appena un paio di centimetri sotto l'occhio; una frazione di secondo, e un ramo più grosso scivolò sul suo dorso, andandola a colpire al gomito sinistro (fu la gomitiera a salvarla) prima che quell'inferno frusciante finisse, improvvisamente, permettendole di distinguere la pavimentazione di foglie. Fu rapida a rimettersi in sella, scossa ma non impaurita, insensibile ad ogni dolore (anche se avrebbe dovuto farci i conti qualche minuto dopo). Evitò un grosso tronco paratosi improvvisamente di fronte a lei e si rimise in pista, adocchiando con rapidità la schiena di Geralt, un centinaio di metri più avanti. Purtroppo la sua scommessa era persa, o così pareva: sia Eloise che Ned erano riusciti a emulare la sua ardita mossa - Jared sorvolava qualche metro sopra le loro teste, cercando di seguire le loro sagome - e le loro scope lo avrebbero recuperato in brevissimo tempo, ora che il vento non poteva più ostacolarle. Ma volare in una foresta non era esattamente la cosa più semplice del mondo, né le lezioni di volo o gli addestramenti di Quidditch l'avevano mai preparata a quello: i tronchi sembravano quasi animarsi davanti ai suoi occhi, parandosi sulla sua strada a folle velocità, mentre di tanto in tanto un ramo basso cercava di sorprenderli con un diretto allo stomaco. La figura di Ned compariva e scompariva alla sua sinistra, senza che ci fosse un attimo di pace nel quale concentrarsi su di essa, mentre la schiena di Gerry si faceva lentamente più vicina. Sembrava quasi la corsa tra preda e predatore, tra lupo e coniglio, leone e gazzella. Era forse ciò che la corsa al Boccino aveva sempre cercato di replicare? La ricerca, la rincorsa della fine di tutti i problemi, di tutto il dolore? Magari la vita fosse stata tanto semplice.

Ci volle qualche minuto di intenso e faticoso slalom tra i tronchi - quanto lontano era il rifugio a quel punto? - quando finalmente riuscirono a riprendere Geralt. Per tutto quel tempo il ragazzo si era voltato verso di loro solo un paio di volte, ben attento a seguire il tragitto del boccino, che sembrava aver seguito perlopiù una traiettoria regolare, con cambi di direzione curvilinei e meno bruschi. "Bella giornata per una scampagnata, uh?" queste le parole che giunsero alle loro orecchie, urlate dal ragazzo mentre i loro manici si affiancavano. Ora anche loro avrebbero potuto scorgere il vibrare della pallina dorata, che a pochi metri da loro scansava a folle velocità gli alberi con rapidi spostamenti orizzontali. Nonostante tutto sembrava avesse intenzione di procedere sulla stessa traiettoria, ma quel continuo muoversi - e il pericolo dei tronchi - rendeva impossibile azzardarsi in una cattura. Questo spiegava perché, nonostante il vantaggio, Gerry non fosse ancora riuscito a concludere la caccia. Un abete di dimensioni straordinariamente grosse li costrinse a dividersi, prima di riunirsi tutti e tre sulla scia del boccino. "Dovremo aspettare che esca dal bosco!" Un secondo grido raggiunse le loro orecchie, malgrado la velocità e gli ostacoli. Un buon consiglio, se avevano intenzione di rincorrere quella pallina fino a cena, ma magari non la migliore idea? Se il boccino era davvero convinto di procedere dritto per dritto fino ai confini del bosco, forse una distrazione o una minaccia gli avrebbero fatto cambiare idea. Nulla che Geralt potesse permettersi, sulla sua scopa. Ma magari...


Chiedo scusa per il ritardo.
Abbiamo un post più descrittivo, una buona chance per descrivere qualcosa di nuovo (e magari rischiare qualche mossa azzardata?). La situazione per ora è a uno stallo, ma in un modo o nell'altro qualcuno dovrà vincere questa corsa. Spazio all'inventiva!
Se vuoi dire qualcosa ai tuoi colleghi di caccia, ora è il momento.

Scadenza: 9/06, ore 23:59
 
Web  Top
view post Posted on 9/6/2018, 16:20
Avatar

all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

Group:
Tassorosso
Posts:
3,563
Location:
Decumano Sud, La Contea 🍁

Status:


e7mlUe1Se qualcuno le avesse svelato che un giorno avrebbe rischiato la pelle per catturare un Boccino, difficilmente Eloise ci avrebbe creduto. Amava il Quidditch in tutte le sue forme, rispettava il ruolo dei Cercatori e la divertiva osservarli dagli spalti degli stadi, ma allenamento dopo allenamento, si rendeva conto sempre più di quanto la sua indole fosse inadatta a un gioco di quel tipo. Eppure, si trovava nel bel mezzo di un inseguimento in piena regola, a mettere tutte le sue energie per uno scopo tanto banale quanto sfidante.
Il primo impatto con il fogliame portò i suoi muscoli della schiena a irrigidirsi completamente, come se l’unico modo per scampare il pericolo fosse dimostrare di avere la pellaccia più dura; sapeva bene che così facendo avrebbe rischiato di ritrovarsi troppo rigida per non adattarsi ai repentini spostamenti della Gelbsturm, e aveva cercato subito di adattarsi a lei rilassandoli. L’importante era mantenere con rigore la presa delle mani e delle gambe, il resto poteva - anzi, doveva - assecondare ciò che il manico riteneva adeguato.
La tentazione di sollevare la testa e volgere lo sguardo sul panorama boschivo in cui si era addentrata era forte, ma sapeva che avrebbe dovuto evitarlo fino a che non fosse tornata in sella. Nell’unico momento in cui aveva leggermente sollevato il capo per riprendere la consapevolezza su dove si trovava, si era presa un colpo di ramo in faccia, che le aveva lasciato un graffio di dimensioni notevoli. Aveva rimesso la testa a posto e si era compattata ulteriormente, in attesa che il fruscio di foglie e rami contro la schiena finisse.
Di tutte le volte in cui aveva indossato parastinchi e gomitiere nella radura del Quartier Generale, questa era, forse, tra le più utili. Si appuntò mentalmente di farlo notare a Ned, che solo un quarto d’ora prima era quello che si lamentava di tutte le protezioni. Fu quasi felice del colpo al gomito, la dimostrazione concreta della scelta saggia che lei e Jared avevano fatto.
Un istante prima di tornare in sella, aveva gettato uno sguardo al cielo oltre la coltre di chiome, alla ricerca del fratello, e le pareva di averlo visto spostarsi sopra di loro. Com’era prevedibile non si era addentrato come loro nella foresta: scelta saggia, considerato quanto poco flessibile fosse il volo del vecchio catorcio che cavalcava. Probabilmente per schivare un albero avrebbe dovuto virare un centinaio di metri prima.
Dopo essersi data la spinta per poter tornare in sella, Eloise aveva dedicato la sua piena attenzione allo scenario che le stava davanti. Individuare Geralt non fu difficile - volava davanti a loro, ma con un vantaggio inferiore di quello che si aspettava; schivare gli alberi, invece, lo fu un po’ meno: la vegetazione era fitta e lei non era per niente abituata ad avere così tanti ostacoli lungo il cammino.
Per il primo minuto buono la sua totale concentrazione fu focalizzata sui tronchi degli alberi. Era come in un videogioco, e i modi in cui muoveva il manico erano gli unici strumenti che aveva per evitare di rimanerci secca. Sebbene la Gelbsturm fosse meravigliosa in quei cambi repentini di traiettoria, dopo ogni albero ce n’era sempre un altro pronto all’impatto. Chi li aveva piantati? Non potevano posizionarli in modo più regolare, così da evitare quei passaggi così scomodi? (Ovviamente Eloise non lo pensava per davvero, amava quella boscaglia disordinata e non avrebbe voluto cambiarla).
Andando avanti così, a spostare il legno da un lato all’altro con i movimenti del corpo e la pressione delle mani, avrebbe finito con il ritrovarsi con gli arti indolenziti entro brevissimo tempo. Eppure, lo spirito di sopravvivenza e la determinazione ad arrivare al suo scopo, facevano della stanchezza e dei dolori un addendo irrilevante. Teneva le ginocchie strette, i gomiti pressati al corpo, e cercava di muoversi in completa sinergia con il manico.
Solo dopo che ebbe preso domestichezza con l’ambiente iniziò a rendersi conto di ciò che la circondava. Il fogliame che le tirava schiaffi e gli alberi che sembravano correrle addosso emanavano un profumo di natura intenso, tinto da aromi di faggio di qua, di querce di là. Il rumore che le riempiva le orecchie era più intenso di quello che l’accompagnava quando volava a cielo aperto, ma stava quasi iniziando a divertirsi.
Il fatto che, oltretutto, la figura di Geralt si stesse avvicinando mano a mano, aumentava la piacevolezza del viaggio. Osservando con attenzione oltre la Nimbus, aveva anche avuto l’occasione di intravedere il Boccino selvaggio, che compariva e scompariva a intermittenza. Spronata dalla sua vicinanza, si appiattì leggermente di più sul manico, accorciando le distanze che la separavano dall’ospite. «Comodo proporlo adesso, eh?» Concentrata com’era sull’evitare di morire, aveva ancora qualche difficoltà a parlare e continuare a schivare gli alberi. Voltarsi sarebbe stato deleterio, e si era limitata a esprimersi senza smettere di procedere.
La sua risposta effettiva fu palese. Aveva notato una sezione di foresta particolarmente libera da tronchi fitti e, con un colpo di reni, aveva approfittato della supremazia della Gelbsturm per cercare di mettersi in testa alla spedizione. Lo sguardo era fisso avanti, alla costante ricerca del Boccino, che continuava a sparire e riapparire. Quasi le era venuto spontaneo proporre una strategia per acciuffarlo insieme, ma poi si era ricordata che quel compito era da ultimare in solitaria: ecco un altro aspetto che giocava a sfavore del ruolo di Cercatore. Le piaceva troppo elaborare strategie di gruppo rispetto a conquistare una gloria così solitaria.
Tuttavia, qualcosa aveva sollecitato la sua attenzione, e un’idea le stava balenando in mente. La sferetta dorata, infatti, si era trovata a dover superare un tronco riverso in orizzontale nella foresta, e per schivarlo si era mossa talmente in alto che aveva quasi rischiato di uscire dal bosco. «Proviamo a farlo uscire noi!» Lei ci provava a resistere all’istinto ad agire in gruppo, ma il gioco di squadra le piaceva troppo. «Attacchiamolo dal basso!» Non aveva atteso conferme, conscia che, anche se avesse messo in atto quella strategia da sola, forse a qualcosa sarebbe servito.
Appiattitasi sulla scopa per prendere ulteriore velocità (sapeva che, se gli altri non l’avessero seguita avrebbe perso terreno; quindi, era meglio prevenire), aveva diretto il manico verso il terreno con un angolo lieve, cercando di perdere quota senza arrivare ai cespugli più bassi. Aveva tenuto d’occhio il Boccino, che continuava a svolazzare indisturbato più avanti. Una volta raggiunta la quota desiderata (entro breve i suoi piedi avrebbero sfiorato la vegetazione), avrebbe repentinamente invertito l’angolo di discesa per risalire, arrivando dal basso, verso il Boccino. Gli alberi continuavano a venirle incontro, ma con un po’ di attenzione sarebbe riuscita a schivarli - forse - anche a quella velocità; e, una volta riuscita ad avvicinarsi alla pallina, forse sarebbe riuscita a spingerla fuori dal bosco, là dove la supremazia della Gelbsturm era indiscussa.

And up there it just doesn’t count for naught whether you’re clever or wise △

 
Top
28 replies since 21/3/2018, 17:40   921 views
  Share