| Il sole, quell’astro brillante di cui a lungo Rowena aveva narrato da dietro una scrivania, dopo giorni di piogge pesanti e fastidiose aveva finalmente fatto capolino risvegliando la natura in tutte le sue molteplici forme: le gemme iniziavano a mostrarsi meno timidamente sugli alberi, i boccioli di primule e narcisi avevano scavato oltre gli strati di foglie morte e fanghiglia colorando aiuole e angoli di strade, i maghi, dismessi le pesante mantelle invernali avevano optato per abiti più leggeri delle tenue colorazioni del pastello. La vita si stava lentamente risvegliando dal torpore invernale e Rowena con essa. Si era infatti svegliata di buon ora quel mattina, consumando una frugale colazione accompagnata da una tazza di caffè amaro e bollente, per poi gettarsi addosso una tunica verde scura, un poncho variopinto e la logora sciarpa dei verde argento decisa ad uscire da casa relativamente presto, pronta a compiere quelle commissioni che rinviava da tempo. Così, dopo aver adempito a qualche faccenda all’ombra di Londra e del British Museum, il suo mite girovagare l’aveva infine portata ad Hogsmede dove si era da poco materializzata. Dapprima si era infilata dentro l’ufficio postale, spedendo quell’articolo per la Gazzetta che finalmente era riuscita a completare, per poi terminare infine il suo giro nel negozio di Mielandia, neanche a dirlo che l’idea di base, ovvero quella di uscire da li con un sacchetto di api frizzole e nulla più, era degenerata nel giro di un battito di ciglia e dando retta allo stomaco e a quella spassionata voglia d’affetto che cercava di riempire tra uomini e cibo, aveva ordinato un intera Magisacher piccola che probabilmente si sarebbe pappata quella notte stessa. Così, con la sua tortina insacchetta in una busta di carta colorata con tanto di fiocchetto cremisi era pronta a tornare a casa tutta contenta. Si immise quindi sulla High Street, ma non fece nemmeno in tempo a scendere quell’ultimo gradino che divideva l'entrata del negozio dalla strada che venne spinta. Si aggrappò con la sinistra al muro esterno del negozio, cercando un appiglio per non finire con il sedere per terra, mentre la sua torta, tenuta con la destra per il fiocco oscillò pericolosamente prima di spiaccicarsi contro la porta della bottega e diventare di gran lunga meno appetibile di quanto era fino a pochi attimi prima. Sbatte le palpebre un paio di volte, ferma in quell’assurda posizione, volgendo per un lunghissimo istante lo sguardo rammaricato sulla sua torta, trattenendo a stento un sospiro abbacchiato mentre una vocina fastidiosa, giungeva al suo orecchio. Spostò gli occhi nocciola alla ricerca di quella “cosa” che aveva osato farle questo.
-Tu brutto e stupido nano!-
si sollevò, osservando il ragazzino avvolto nel suo bel mantello scuro che la guardava con fare sprezzante.
-Guarda che hai combinato!-
Avanzò con passo svelto, incurante di affondare gli stivali consumati nella pozzanghera che Marcus aveva evitato, sollevando la mano destra e facendo oscillare il pacchetto rovinato davanti al viso del giovane, per poi ritiralo con un gesto brusco e portandolo vicino alla propria figura
-La mia torta, la mia bellissima torta…
borbottò tra se e se, prima di rivolgere di nuovo verso il giovane interlocutore uno sguardo astioso e parole che sembrarono non permettere replica
-Ora vieni dentro con me e me ne compri un’altra!-
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