«
O anche vederci… Per una birra, magari. E non preoccuparti, il tuo stipendio non ne risentirà minimamente.» Il fulvo la buttò lì, addentrandosi sempre di più in un gioco pericoloso. Accendere l’interesse di Rowena nei suoi confronti era vitale se voleva avere accesso a determinati tipi di informazioni, cosa che fino adesso la donna si era ben tenuta restia a cedere. Parlare dei suoi articoli pareva essere una zona calda priva di accessi, ma probabilmente perché non si fidava ancora di lui. Come darle torto in fondo?
Rowena era una Serpeverde, questo Aiden lo ricordava benissimo, proprio per tale motivo doveva giocarsi bene le proprie carte e tra queste la più valida era quella di fingersi il tipico maschio succube della bellezza mozzafiato di Rowena, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei e che ne avrebbe soddisfatto ogni tipo di desiderio. Un uomo senza cervello in un certo senso e non sarebbe stato così difficile recitare una simile parte dato che la maggior parte degli uomini è
effettivamente priva di quoziente intellettivo. Far credere a Rowena che fosse la padrona indiscussa era il piano principale, celando la sua vera natura di Auror che attendeva un passo falso della sua preda e la preda in questione altri non era che Rowena stessa.
Chi avrebbe vinto davvero quel gioco di maschere e inganni?
Con la coda dell’occhio la vide avvicinarsi a lui, percependone addirittura il movimento e il calore stesso, talmente vicina che lo portò inevitabilmente a congelarsi sul posto come una statua di ghiaccio. Era stato colto impreparato, i muscoli si erano talmente irrigiditi che non gli diedero modo di scattare di lato, lì dove c’era il vuoto, facendolo finire con il culo per terra. Sarebbe stato certamente preferibile, ma se fosse accaduto lei si sarebbe fatta beffe di lui. No, forse era stato sia un bene che un male essere rimasto fermo, mentre ella gli ripuliva la barba dalle gocce di gelato al cocco e se lo portava alle labbra.
Gli occhi di Aiden erano esterrefatti di fronte ad una tale scena, mentre Rowena si dilettava con gesti assolutamente provocanti, in cerca di un pretesto per farlo vacillare, per trovare una falla e penetrare attraverso la sua spessa armatura. Ma ci sarebbe riuscita?
L’Auror gonfiò i muscoli, quelli del collo e delle braccia erano ben visibili, nel disperato tentativo di mantenere il proprio autocontrollo, di non cedere in alcun modo a quegli impulsi che Daphne per prima aveva saputo risvegliare. Gli occhi si dilatarono e così anche le narici. Altre reazioni sembrò non averne, come se il freno che si era imposto avesse funzionato, nonostante il ricordo di Rowena in intimo si fece ben vivido nella propria mente.
Il dolore che l’abbandono di Daphne gli aveva provocato si fece vivo nel proprio petto, minacciando di ucciderlo sul colpo. Aveva fatto di tutto per non pensare alla Strega americana che gli aveva fatto provare i primi palpiti d’amore, che aveva desiderato con tutto sé stesso e che avrebbe volentieri voluto sposare se solo la loro relazione non fosse stata troncata a seguito dei fallimenti di entrambi. Troppo scostanti, troppi impegnati dai rispettivi doveri, sempre più lontani dagli occhi tanto che ben presto persino il cuore sembrò sortire lo stesso effetto, svuotandosi completamente dei sentimenti che avevano provato fin dal loro primo incontro. Le litigate e le incomprensioni non erano mancate ma Aiden, in cuor suo, aveva sempre sperato di risolvere, di affrontare assieme a lei e di assaporare la tanto meritata pace.
Alla fine la tempesta si era abbattuta, tutto era giunto alla conclusione, quella amara ed infruttuosa, che lo aveva trascinato in una spirale piena di malinconia e dolore. Emergere da tutta quella travagliata sofferenza era stata ardua, tanto da prosciugarlo, come un fiume ormai a secco di acqua. L’aveva cercata e pianta, con il cuore ormai talmente ridotto a brandelli che sarebbe stato difficile riassemblarlo; eppure ancora un filamento sottile teneva legati i due pezzi di cuore infranto, forse nella speranza di trovare un giorno una donna migliore? Era flebile la fiamma della Speranza nell’Auror, ormai freddo e chiuso all’amore.
Quel giorno non era di certo quello, Rowena non era di certo la donna migliore per lui e sicuramente non si sarebbe abbandonato ai propri istinti pur di alleviare il proprio dolore. Avrebbe resistito, lo sapeva, perché
doveva farlo o non sarebbe più stato un uomo d’onore. La promessa era tutto per lui e non l’avrebbe infranta, non finché era possibile, non finché non gli sarebbe stato ordinato di farlo per un bene superiore.
Nel proprio masochismo, Aiden provocò Rowena a seguito della sua battuta. «
Illuminami, sono un povero allocco!» Lo disse con una naturalezza che avrebbe potuto convincerla oppure fatta ridere dal divertimento. Quanti uomini potevano, se ella avesse mai davvero riso, vantarsi di aver fatto ridire una donna come Rowena?
«
Dopo lo sport ci sono le Creature Magiche. Mi sono sempre piaciute, forse potrei sfruttare i miei muscoli e resistenza con dei Draghi, ma anche degli Ippogrifi non sarebbe male.»