La Trasfigurazione non era mai soluzione scontata: non tra i banchi di lezione, non sul tomo polveroso da mandare a memoria, non di certo in situazioni di fuga e relativo salvataggio da un folle Gigante assassino. Andava bene così, tutto sommato. Grifondoro attirava il caos al pari di una calamita d'eccezione e non uno, tra i tre presenti all'arrembaggio, avrebbe potuto offendere Godric per tutti così familiare. Per la prima volta in assoluto concordi sul miglior pretesto per uscirne indenni, finalmente l'Incanto di Mìreen sortì l'effetto sperato, anche se in minuscola parte: d'altronde, la porta era così ampia, alta e larga, da non poter subire la trasfigurazione in modo completo. Il potenziale che avrebbe richiesto non dettava legami dall'esperienza né dal bagaglio culturale, quanto dalla consapevolezza di dover stilare fino all'ultima goccia di magia propria. Il passaggio fu piuttosto stretto, il legno mutò in qualcosa di malleabile, fino a sparir per pochi secondi, tempo necessario per Francis, Elizabeth e Mìreen di avanzare. Quando furono dall'altra parte della barricata, nell'enorme cucina che avevano già indovinato in precedenza, una serie di dettagli si fece strada come breccia d'eccezione: se la porta alle loro spalle si richiuse, trasfigurazione ormai spezzata, un nuovo orizzonte si esprimeva in tutto il suo livello di estrema pericolosità. Faceva così caldo da far sudare anche uno Yeti e il profumo che avevano percepito poco prima, per fortuna, fu sufficientemente buono da non far arricciare il naso di nessuno. Le mattonelle del lungo pavimento erano bianchissime, immacolate, non un alone di sporcizia né un acaro di polvere, mentre il soffitto era così alto e a cupola da perdersi a vista d'occhio
umano. Alla loro attenzione, quindi, tutto ciò che restava era una sfilza di strumenti da cucina (mestoli, pentole, posate, piatti e bicchieri di cristallo) sistemati su un'enorme tavola in legno al centro della sala; i fornelli erano già accesi, ma così lontani da non essere messi perfettamente a fuoco, e d'altronde poco importava. Il suono di qualcosa che bolliva, un gorgoglio perenne, spinse i tre ragazzi a guardarsi attorno, fino ad individuare un grosso calderone dalla fiamma accesa subito sotto. In alto, come un lampadario dal'estro artistico discutibile, si sospendeva una gabbia in legno, che lentamente si muoveva a destra e sinistra, scricchiolava di continuo. Al suo interno, anche se a metri e metri di altezza, un Elfo Domestico cercava di uscirne invano. Non si era accorto di essere alla presenza di probabili salvatori, ma qualcun altro - forte, grassottello, gargantuesco e peloso come non mai - un gatto bianco, di almeno il quintuplo della grandezza dei tre Stregoni, si avvicinava a passo silenzioso verso le prede succulenti.
Percepiva la voce calda di un salvataggio, la cura che lo rigenerava istante dopo istante, le ferite infette dissiparsi come neve al sole, fin quando lo sguardo si aprì lentamente, mise a fuoco, soffrì anche solo al fioco bagliore di luce che l'Incanto di Ecate sospendeva ancora nel cunicolo putrido. Nathaniel tentò un sorriso che mutò prontamente in una smorfia di dolore; là dove i graffi delle Acromantule lo avevano scosso fin nel profondo, ora sostavano bende provvisorie grazie all'intervento della Medimaga. Quando il Tassorosso fu in grado di rimettersi in piedi, anche se con estrema fatica, il suo ringraziamento fu quasi un bisbiglio, mentre un commento si articolava lentamente a fior di labbra.
«Un giorno sarò anch'io un Medimago.» Il sogno nel suo cassetto, la rivelazione ultima, mentre l'energia fluiva nel corpo martoriato e ormai leso; il veleno si stava dissipando, faceva il suo corso finale, non avrebbe influito più di quanto non avesse già fatto. In lontananza si sentì un suono secco, come un colpo contro una superficie pesante; un attimo dopo si percepì quello che dava l'impressione di essere un verso stridulo, come il raschiare di una forchetta contro il vetro di un bicchiere. Nathaniel si disse pronto a procedere, indicando la strada davanti a sé, nel pozzo, e raccontando cosa gli fosse capitato pochi attimi prima.
«Le Acromantule mi hanno trascinato fin qui, alcune sono fuggite, ma temo non soltanto per il mio intervento. C'era qualcosa. Avevano paura, sono scappate via. Qualunque cosa sia, faceva quello stesso verso che abbiamo appena sentito. So che sembra una follia, ma dobbiamo seguire... dobbiamo seguire i ragni per uscirne vivi.» Indicò prima alle loro spalle, dove il suono si stava ripetendo e rendendo più vicino, infine poco distante, avanti a sé, là dove il cunicolo del pozzo si faceva più stretto e buio. Alla decisione di Ecate, anche Nathaniel si sarebbe adeguato, seguendola ovunque avesse quindi voluto andare. Tutto sommato, a dispetto delle viscere di un pozzo, faceva troppo caldo.
Prossima scadenza: 9 Agosto, 23.59
Ringrazio per la pazienza per la lunga attesa, si riprende con più attenzione.
Gruppo A
Francis (F)
Punti Salute 87/107
Punti Corpo 55/66
Punti Mana 49/64
Elizabeth (E)
Punti Salute 76/100
Punti Corpo 42/50
Punti Mana 35/50
Mìreen (M)
Punti Salute 137/165
Punti Corpo 105/115
Punti Mana 105/120
Gruppo B
Nathaniel (N)
Punti Salute 100/170
Punti Corpo 100/160
Punti Mana 80/150
Ecate (L)
Punti Salute 145/172
Punti Corpo 113
Punti Mana 99/114