Un passo dopo un altro

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view post Posted on 2/5/2018, 23:23
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L'avrebbe aspettata a lungo, in un vicolo prossimo al suo posto di lavoro. Sapeva di certo, dopo aver visto la sua firma sulla Gazzetta del Profeta, di poterla vedere proprio lì: all'entrata o all'uscita poco importava. Una volta che era venuto a conoscere l'indirizzo della redazione, - un'informazione pubblica facilissima da trovare, - non restava che semplicemente rimanere nell'ombra per tutto il tempo necessario e aspettare il momento giusto. Non era facile, anche perché non sapeva se Rowena era giunta sul posto di lavoro oppure aveva fatto cilecca quel giorno, avviandosi verso chissà quali lande sconosciute alla ricerca di sensazioni e di reportage che, invece, avrebbe benissimo potuto trovare sotto il suo naso. L'attesa, che di certo non faceva parte dello spirito dell'Akuma, il quale preferiva di gran lunga di più ritrovarsi in una situazione ricca di fiamme e sangue, si era rivelata abbastanza producente. Appartato nell'ombra in uno dei vicoli nei pressi della Redazione aveva avuto modo di dedicare del tempo allo studio di quella zona: del modo con cui camminavano le persone per la strada, con cui guardavano l'edificio della redazione e della loro attenzione, concentrazione e dei mezzi di spostamento babbani. Niente di speciale, a dire il vero, ma a cosa dedicare quel tempo se non alla alla scoperta e allo studio dell'edificio, della dinamica e del posto?
Grazie a quegli accorgimenti aveva trovato molte idee per un futuro assalto alla Gazzetta del Profeta in quanto simbolo e sinonimo di quel mondo che meritava di perire. Non era molto lontano dall'entrata principale nella redazione: l'ombra di un vicolo che gli permetteva di osservare la strada principale e che, in contempo, gli forniva la possibilità di restare nascosto agli occhi dei semplici babbani e anche dei maghi meno potenti, lui che aveva usato l'incantesimo Seocculto per tutta la durata della sua attesa. In quell'ombra trascorse non poco del suo tempo, cercando di restare sempre calmo e portando il cappuccio bene in testa per tutta la durata della sua "ispezione", se così la si poteva chiamare, di quel luogo. Niente mosse avventate, niente incantesimi usati a sproposito quel giorno. Doveva solo attendere, parlare, consegnare una lettera e lasciare la strada a qualcun altro: l'adrenalina l'avrebbe lasciata ad altre occasioni e ad altri eventi, considerando anche il suo status non proprio perfetto.
Perché tra tutte le possibilità che aveva scelse Rowena? Era una delle più vicine al Lord Oscuro: gli avrebbe trasmesso il messaggio dell'Akuma in modo forte e chiaro, così come l'Akuma glie lo avrebbe trasmesso egli stesso. Inoltre era una giornalista: a metà strada tra le ombre e la luce, un fattore che gli avrebbe dato il modo di comunicare ben due messaggi quel giorno, uno più importante dell'altro, dando un guadagno sia a lei che all'Orchestra. Difatti, quella era un'azione approvata e confermata da Sirius, che aveva apportato le sue correttive senza cambiare il modello di base. Perché anche in due messaggi soli le due note mettevano del proprio: le proprie capacità, sinfonie, caratteri e tendenze. Era quella l'essenza dell'Orchestra: l'unione faceva la forza. E se Sirius era occupato tra le mura di Hogwarts, Raven Shinretsu era ormai libero di continuare i progetti dell'Orchestra nonostante tutto e tutti. Perché se la prima era stata fatta con la distruzione inutile di quella Sala dei Saggi Duellanti, il passo ufficiale doveva ancora essere compiuto: per mezzo di Rowena Abyss. Perché quale miglior altro modo di dichiarare la Guerra a un mondo che doveva essere già in fiamme da moltissimo tempo di Rowena, che quel mondo lo avrebbe sicuramente voluto bruciare come tutti coloro che si erano accorti della sua superficialità, banalità ed egoismo?.. Solo le fiamme potevano salvare un mondo corrotto, così come il fuoco salvava le anime dei peccatori in un passato tanto lontano quanto macabro.
Ed era lì davanti, con il cappuccio in testa e la benda sull'occhio, ad attendere come un cobra attendeva la sua preda. Ma non voleva farle del male, nonostante sapesse a chi apparteneva, dove andava e quali erano i suoi ideali. Quella donna, che per molto tempo era un esempio da seguire per l'Akuma, avrebbe rappresentato un altro inizio: uno step dopo l'altro utile, finalmente, per spiegare le ragioni e le motivazioni, per lasciare andare via le maschere e per lanciare la sfida a tutto e tutti in contempo.
Quello era l'Akuma. E quella era l'ombra.
Aveva scelto quella strada; l'aveva condivisa con Sirius e non si era mai, davvero mai, pentito di averla imboccata. Nemmeno quando il suo occhio esplose e le cicatrici si formarono sulla cute: un prezzo da pagare per niente prezioso e necessario per realizzare il mondo dei suoi sogni oppure per far sì che non esistesse alcun mondo affatto, se non un mondo perfetto per davvero. Era quella la sua sinfonia ed era silenziosi i suoi passi, che mosse verso la porta non appena vide la giornalista uscire dalla porta centrale della redazione. Su di lui ben due incantesimi: il Seocculto per non essere visto da chi non doveva e il Deceptio, per non essere visto nemmeno se qualcuno lo avesse voluto.
In quel modo avrebbe raggiunto Rowena, avvicinandosi a lei alle spalle e a passo svelto. Non sapeva di certo che cosa ne pensava lei dell'Akuma, delle sue azioni e del suo tradimento. Non voleva far scoppiare un duello in piena vista proprio lì, a Londra: avrebbe avuto soltanto da perderne. D'altro canto doveva assicurarsi che lei non lo attaccasse. Era un'avversaria temibile e terribile: una duellante esemplare, per come dicevano. Affrontarla in pieno centro di Londra, con gli auror che sarebbero potuti arrivare in un battibaleno, si sarebbero rivelato un errore fatale, degno di un bacio del dissenatore.
Per questo si avvicinò a Rowena senza alcuna parola, ma puntellandola al centro della schiena con la sua bacchetta. La donna avrebbe sentito in modo chiaro e nitido il tocco della punta della bacchetta contro il centro della sua schiena; ma non in modo troppo forte o intenso: un semplice tocco. Un tocco, per giunta, seguito dalla voce dell'Akuma.
«Sono Shirentsu Raven,» – le avrebbe detto in modo tale da farsi sentire solo e soltanto da lei, sciogliendo, con il tocco e la voce, il Seocculto, ma non il Deceptio. - «e non ho assolutamente voglia di farti del male Rowena.» - Avrebbe quindi chiarito invitando la donna a non compiere gesti bruschi e tantomeno prendere la sua, di bacchetta: loro due avrebbero mandato in sfracelo tutta la strada ed era meglio evitarlo se non volevano essere catturati entrambi. - «Non fare movimenti bruschi. Ti do la mia parola che non ti attaccherò perché non voglio farlo; voglio solo darti una lettera e un messaggio per il Sire Oscuro. Ma non posso darti il motivo di mandarmi da lui incatenato...» – Quindi, sempre restando alle spalle della donna avrebbe indicato un vicolo poco più avanti. Girava a sinistro e avrebbe dato a entrambi il rifugio giusto dagli occhi dei babbani e dei maghi che passavano su quelle strade. - «Vedi quel vicolo? Entraci.» – Se la donna avesse fatto quanto chiesto, l'Akuma non avrebbe fatto assolutamente nulla accompagnandola verso il vicolo per fermarsi dinnanzi a lei una volta entrati all'ombra.
D'altro canto, se avesse solo provato a prendere la bacchetta con un gesto repentino, l'Akuma l'avrebbe inteso come un gesto di confronto, immobilizzandola con un incarceramus. Sperava che questo non accadesse e che loro due sarebbero riusciti a giungere a un punto comune: il parziale armistizio privo di qualsiasi belligeranza. Lei avrebbe avuto il suo; lui avrebbe trasmesso il messaggio.
Entrambi sarebbero ritornati a casa sani e salvi, con tanto di guadagnato.



Oggetti indossati:
-Bracciale di Damocle: (+5 mana, +5 corpo)
Chi indossa questo oggetto avrà la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di Quest (non portabile in duello del Club).
-~ Anello degli elfi oscuri: Potenzia gli incantesimi oscuri. Se indossato l'effetto degli incanti di classe oscura sortiranno danno doppio. solo per un turno.
~ Anello del Coraggio: Attacco e Difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario – 2/5 azioni
~Anello Luminoso: (Mana +2)
Anello che acceca l'avversario per 2 turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate.
1 Unità di Polvere Buiopesto Peruviana
-Mantello di Disillusione + Cappuccio dell'Apprendista


Edited by Trhesy - 27/8/2018, 20:37
 
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view post Posted on 3/5/2018, 20:52
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LA MANGIAMORTE

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Il capo redattore continuava a ciarlare, snocciolando i vari passi che la gazzetta avrebbe dovuto compiere entro la fine del mese. Soliti articoli contro il ministero, qualche intervista noiosa a qualche membro ministeriale e della scuola, ovviamente cronaca e rubriche varie, tra cui quella di Quidditch, l’unica cosa che l’interessava veramente e per il quale, ovviamente, si era offerta. Oramai però la parte interessante di quel lungo pomeriggio era già cessata, così, con sguardo annoiato, si perse ad osservare fuori dalla finestra l’attività fremente di due piccioni: uno di questi girava in tondo, prima da un lato poi dall’altro, la coda ampia in un chiaro segno di corteggiamento che però terminò senza successo, lasciandolo li da solo a beccare granelli di cibo sul marciapiede della strada, prima di spiccare ancora il volo verso chissà dove. Ah come sarebbe volata via anche lei! Odiava stare li, partecipare a quelle seccanti riunioni, vedere la faccia di alcuni dei suoi colleghi verso i quali doveva mostrare sempre quel sorriso cortese e buono, quando in cuor suo, gli avrebbe volentieri staccato la faccia a morsi. Era anche per quel motivo che preferiva scrivere i suoi articoli da casa, avvalendosi di gufi pubblici per inviarli una volta terminati.
Gli occhi nocciola tornarono sul capo redattore che stava iniziando a raccogliere i propri fogli: la riunione stava per terminare così, anticipando un po’ tutti i presenti, si sollevò dalla sedia e scusandosi, disse che aveva un impegno urgente e che doveva andarsene leggermente prima. Saluti, cortesie superflue ed eccola che con una borsa logora a tracolla e una mantella nera sulle spalle, si fiondava giù dalle scale uscendo dalla redazione e finendo dunque in strada. La redazione si trovava in prossimità di Diagon Alley dove i babbani già non mettevano più piede, perciò il suo abbigliamento non stonava affatto assieme a quello di altri avventurieri del luogo, avviluppati nei loro mantelli e con i cappelli a punta calati sulla testa, tra i quali, si affrettò a mischiarsi. Aveva alcune commissioni da compiere prima di tornare alla propria abitazione, così allungò il passo lungo la strada, senza sapere di quanto le sarebbe costata quella scelta.
Un tocco, una punta di qualcosa di legnoso in mezzo alle scapole la portò a fermarsi, le braccia, che l’istinto le portava a cercare la bacchetta, rimasero invece distese lungo i fianchi appena la voce di Raven giunse al suo orecchio. Un sospiro, profondo, questa fu la sua reazione iniziale, ascoltando con cura le istruzioni date, ritrovandosi ad annuire, spostando lo sguardo verso il vicolo dove aveva visto i due piccioni tubare, prima di riprendere il passo verso il posto indicato da Raven, allontanandosi così dalla strada principale, continuando a camminare fino a che non furono nell’angolo più buio e meno visibile.

-Ora mi volterò, lentamente…-

spostò il peso di lato, le mani leggermente sollevate lasciandole visibili al giovane uomo mostrando il proprio viso: vi era un’espressione divertita sul volto di Rowena, le labbra leggermente piegate in un ghigno bieco, gli occhi vivi, accessi ed eccitati. Era probabilmente ad un passo dalla morte, sarebbe bastato un gesto inconsulto, un dire sbagliato e forse Raven le avrebbe strappato la vita di dosso senza troppe remore, o forse no, dopotutto doveva essere grato alla Abyss che a modo suo, gli aveva indicato la giusta via, anche se questa era stata da tempo smarrita.

-Bene, bene, bene.-

Lo guardò a lungo, cercando di studiare il di lui volto incappucciato, nella speranza di poter cogliere qualcosa.

-Sentiamo, come posso esserti utile?-

il tono di voce era calmo e tranquillo, ed era palese che Rowena, non provava verso di lui né timore, né reverenza.
 
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view post Posted on 5/5/2018, 22:20
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Alla fine acconsentì senza protestare, senza fare movimenti bruschi e senza scatenare una guerra. Non poteva dire di aspettarselo da lei, dalla mangiamorte per l'eccellenza. Eppure c'era quel qualcosa nei suoi gesti che lo faceva ben sperare. Forse quel giorno sarebbero ritornati alle loro case sani e salvi tutti e due. Con tanto di speranze, di missioni compiuti e di tanti pensieri per il futuro. Lo intuiva, lei, che l'Akuma non rappresentava alcun pericolo per la donna: non desiderava farle del male, perché altrimenti lo avrebbe fatto di già. Né percepì soltanto il sospiro, che non fu un segnale di paura: Rowena non era di quelle donne che s'impaurivano per una bacchetta puntata alla schiena. Al sospiro seguirono i loro passi, sempre più calmi, verso uno dei pochi angoli bui che vi erano in quella zona di Londra. Il vicolo, - già precedentemente osservato e studiato dall'Akuma, - non aveva alcunché di particolare, ma risultava comunque ottimale per nascondere le loro sagome, le loro figure, i loro pensieri e i loro sguardi. Nessuno li avrebbe trovati lì, l'una vicina all'altro, anche complice gli incantesimi di disillusione che l'Akuma aveva usato su di sé stesso. Al massimo avrebbero visto soltanto una donna dal volto ben definito, Rowena.
Entrati nel vicolo, l'Akuma mollò il suo bersaglio, ma non nascose la bacchetta. Lasciò che Rowena si voltasse e si allontanò da lei di un solo metro. Del resto era una delle serve preferite di Lord Voldemort: ci si poteva aspettare di tutto da una persona così estremamente imprevedibile. Ma voltandosi non avebbe visto molto dell'Akuma: il suo volto restava ben nascosto nell'ombra del cappuccio. Il suo viso era bello come la prima volta che lo aveva visto: gli piacevano quelle linee così sensuali e in contempo dure, rigide. Ma non era per ammirare il suo volto che aveva atteso mezza giornata. Non era per quegli occhi, al contempo fugaci e accesi, che aveva represso la sua volontà di correre, volare e agire. Molto tempo prima quella donna era stata un esempio da seguire: una valida insegnante da cui apprendere e imparare; una figura da imitare. Ma in quei momenti restavano solo le ambizioni future e tanta voglia di rendere al suolo ogni cosa. Che l'allievo avesse superato il maestro?
Rimase a guardarla per un po', senza dire una singola parola. Quindì sorrise anch'egli.
«Vuoi passare subito al sodo, eh?» – chiese sorridendo leggermente. Se era vero che i mangiamorte non cambiavano mai, Rowena ne era una palese dimostrazione. Ella rappresentava il sogno di tutte le donne: a 28 anni era la stessa dei 20 anni. - «Comunque sia, » – continuò l'Akuma con la voce calma, - «vorrei che publicassi nella Gazzetta del Profeta qualcosina. » – La mancina si mosse andando a frugare sotto il mantello, mentre la destra restava con la bacchetta ferma puntata nella stessa. Pochi secondi bastarono perché ne uscisse fuori un rotolo di pergamena più o meno ampio. Ìl rotolo, sigillato, sembrava contenere un testo più o meno considerevole.
«Come saprai,» – continuò l'Akuma imperterrito nel suo fare, - «non sono più un mangiamorte, ma sono comunque ricercato. Ironia della Sorte, no?.. » – ridacchiò agitando la pergamena dinnanzi al naso della Abyss. - «Ma non ho voglia di passare per un semplice e scatenato folle che ha creato un putiferio dal niente e per niente. D'altro canto sono completamente stanco di un mondo fatto d'inganni e di bugie, in cui sono vittoriosi coloro che mandano gli altri a morire e che non muoiono essi stessi. Sono stanco del Ministero, dei suoi stupidi modi di fare e di tutti i giochini a cui partecipano. Ma sono anche stanco del Sire Oscuro, una potenza nascosta dalle mura; un Dio che teme il confronto. Così,» – le porse la pergamena, ma non l'avrebbe ancora lasciata andare anche se la ragazza l'avesse afferrata - «ho scritto un testo che spiega le mie motivazioni e le mie scelte, spronando gli altri, te compresa, a fare altrettanto per il bene comune del mondo magico. Promettimi che pubblicherai tutto così com'è scritto, senza modificare niente.»
Solo quando avrebbe effettivamente ricevuto la risposta, quella parola, promessa, avrebbe lasciato andare la pergamena rassicurando la donna che aveva una seconda copia.
Guardando la pergamena quella strega avrebbe scoperto che questa non aveva niente di speciale. Non era magica, non era incantata; il sigillo era quello semplice, in cera, babbano. Sotto al testo avrebbe visto una sola firma: Shinretsu Raven. E sebbene il testo fosse stato "ritoccato" anche da Sirius White, era bene tenere il suo nome e cognome completamente fuori dai giochi per il momento; ma non la sua nota. Lui e Niko sarebbero rimasti celati, ma non ai mangiamorte che già conoscevano qualche nome.
Partendo a leggere la pergamena dall'alto, invece, Rowena avrebbe sin da subito visto il titolo: una dichiarazione di guerra. Per il resto il testo era tutto scritto con una sola calligrafia, - quella dell'Akuma, - che non ci badava nemmeno a nascondere la propria identità. Anzi: se volevano prenderlo e seguirlo, doveva riuscirci. La Dichiarazione di Guerra era da troppo tempo presente nella sua mente; erano dei pensieri che bastava mettere in nero su bianco perché questi diventassero realtà e fossero in grado di accendere e trasportare, creando scompiglio, caos e anarchia.

Dichiarazione di Guerra



Il mio nome è Shinretsu Raven e ho qualcosa da dirvi. E anche qualcosa da chiedere, a proposito di voi, del vostro dovere e di quel mondo che vi gira intorno.
Sappiate: adempiere al dovere non significa agire per i propri egoistici scopi, il dovere è sempre rivolto al gruppo.
Così ho sempre interpretato quest'insegnamento, sin dai banchi della scuola e così durante tutta la mia esistenza, finanche ora, in questa condizione ingiustamente definita di ricercato in cui mi ci ritrovo.
Sì, perché e proprio così che le autorità mi hanno definito, un ricercato, uno scarto della società, un pericolo. La cosa divertente è che hanno ragione, anzi voi tutti avete ragione.
E me ne compiaccio più che dolerne: mettersi contro di voi non è una scelta, è un obbligo che dovrebbe valere per chiunque sia ancora disposto ad adempiere ai propri doveri, a ricordarsi i vecchi insegnamenti e a sacrificarsi per una causa più alta, annientando ciò che questa modernità ha costruito, una tensione ricca di guerre e sangue, contro un muro di sofferenza e lacrime.
Una necessità, un obbligo, non un'opzione.
Chi non è in grado di combattere per ciò che ama; chi non vuole mettersi in gioco per il mondo che lo circonda e per le persone intorno a lui, è destinato a perire. E’ Una nullità, il cui compito è semplicemente quello di ritrovarsi ad essere schiavo; di non riuscire mai a superare le difficoltà; di non capire mai cosa significhi la sofferenza e il sacrificio per i propri compagni.
Se vi chiedete se io ho fatto il gesto di cui si parla, se quelle fiamme sono opera mia, sappiatelo: io l'ho fatto, io ho scatenato l'inferno e non me ne pento. Lo rifarei ancora, ancora e ancora. Perché con voi lettori, che non vi volete mettere in gioco, che non vi volete sacrificare per un bene maggiore e vedere gli inganni del Ministero anche se sono dinnanzi al vostro naso, c'è solo una scelta: un sì oppure un no. La vita degna di essere vissuta; oppure l'oblio totale: la grigia zona della mediocrità. Nessun patteggiamento, nessun dialogo, niente ricerca di strani compromessi, ma raggi verdi che colpiscono al petto.
Proprio per colpa vostra, dei vostri inganni, dei vostri tradimenti e delle vostre falsità sono diventato quel che sono: un rifiuto, completo e totale, di essere come voi. E non m'importa cos'è che mi aspetta alla fine della mia strada: il Bacio del Dissennatore sarebbe comunque un'opzione migliore che vivere in mezzo a voi, con voi, portando la maschera che portate ogni giorno. Facendo finta che va tutto bene quando l'evidenza mostra il contrario. Non mi pentirò mai di aver fatto le mie scelte e qualora la Provvidenza mi permettesse di percorrere la mia strada terrena nuovamente, farei tutto senza cambiare una sola virgola.
Dopo gli eventi accaduti nella Congrega, che per l'ennesima volta mi hanno permesso di capire questo mondo sino nelle sue profondità, ho finalmente rigettato una qualsiasi morale. Prima ero un mago; ma non ero un guerriero. Ero un uomo cieco; ora ho capito: il vostro mondo è il mondo delle illusioni, ma solo la fedeltà, il devoto silenzio e la completa dedizione alla realizzazione di una realtà nuova saranno in grado di fermare il sangue, di fermare le guerre, di scavare i pozzi e di portare il cibo a coloro che lo necessitano. Queste sono le virtù alla base di un membro della comunità; di un uomo che adempie ai suoi doveri di mago.
Già oggi il Ministero è diventato padrone, completo e totale, della vostra vita e della vostra volontà. Volente o nolente, voi accettate le sue norme, le morali pre-imposte, avete paura di finire ad Azkaban e, spesso, preferite la morte anziché un'esistenza priva di qualsiasi gioia. Voi ne accettate le leggi anche se non avete partecipato a stilarle, se non le avete create, se non avete contribuito a discuterle e perfezionarle: siete più schiavi di me ed è il non ammetterlo che vi rende tali. Laddove chiunque cerchi di alzare la voce, ecco che questa si perde tra le celle di Azkaban e tra la bacchette degli auror: persone che non furono mai dei guerrieri, ma soltanto dei parassiti che vivono sulle spalle dei maghi accecati dal Ministero. Il Ministero attuale, che pensa soltanto a mantenere le proprie poltrone e poteri, concede il distintivo dell'auror al primo venuto tramutando una persona in carne, senza tenere in considerazione ciò di cui il mondo magico ha bisogno: un sospiro di tranquillità: essere maghi non è uguale a nascondersi dietro le mura di Hogwarts. Da anni il Ministero si copre con il nome dell'Oscuro Sire, millantando di combattere per una qualche specie di causa comune eppure ancor oggi non si è arrivati a nessun punto. Il tutto rifiutando le richieste d'elezioni, non cambiando i propri vertici, non cambiando le proprie politiche, ignorando le raccolte firme e con questo fare assurdo e testardo, facendo nascere sempre nuovi e nuovi ribelli costretti a indossare delle maschere pur di non finire nelle fredde celle. Il Ministero da anni non fa che creare un mondo completamente decaduto, i cui concetti di bellezza, fratellanza, amicizia sono in completa decadenza. Il putrido mondo di chi non sa e non può condurre una nazione alla sua salvezza, ma invece partecipa a scavare la fossa per il mondo magico stesso.
Ma la forza, quella vera, non è mai stata nel passivo mantenimento di uno statuto che dura da decenni. Nè in una continua ricerca di equilibrio con la controparte: le guerre si vincono o si perdono; non si congelano e non si fanno durare per decenni per il solo motivo di mantenere intatta la propria poltrona. Perché, diciamocelo: se avessero voluto vincere o perdere; se avessero solo voluto rischiare se stessi, lo avrebbero fatto.
L'illusorietà della "pace" vi ha resi deboli e ciechi, tanto che non riuscite a vedere i fratelli vicini che muiono.
Tuttavia anche l'attività della controparte lascia a desiderare: i Mangiamorte sono i vostri becchini alla pari degli auror ministeriali. Si ucciderebbero; ma ucciderebbero anche voi: inutili scagnozzi dei potenti, gli utili idioti dei ricchi. Se i ministeriali non vi uccidono per mandarvi invece a marcire ad Azkaban, luogo di tortura, i mangiamorte non vi uccidono al solo scopo di torturarvi fino allo stremo delle vostre forze. Credetemi, io lo so: sono stato un mangiamorte per troppo, forse per tanto tempo. E allora vi chiedo: qual è la differenza?
Di fronte a quest'evidenza alcuni scappano, ma io sono obbligato dal dovere ad agire per costruire un Regno Unito e un mondo magico in cui non ci si debba più nascondere, fuggire o combattere contro i propri simili. In cui la Gazzetta non racconta bugie per sostenere il Ministero e in cui il Ministero non è governato da persone che mandano a morire altre persone standosene seduti nelle proprie ville, approfittando delle vite altrui. Un mondo in cui l'educazione non instilli nei giovani soltanto l'idea che la vita sia il bene più prezioso, ma un'educazione che spinga a migliorare, crescere ed evolvere, insegnando l'autosacrificio come il bene supremo e sopra ogni altro. Il Ministero per me, a differenza degli altri, non è un fine, ma un mezzo. Uno strumento utile per realizzare quel che molti considererebbero un'utopia, sì', ma un'utopia degna di essere vissuta se l'alternativa è quella proposta.

Io voglio vivere in un mondo che non sia barbarico e sbagliato nelle basi. E chiunque voglia vivere deve anche essere pronto a combattere. Chi si rifiuta di combattere in un universo in cui i conflitti durano dalla notte dei tempi, non merita di vivere affatto. Conscio di quest'eterna verità io vi dichiaro Guerra e non sono il solo. Vi dichiaro guerra ovunque, a partire da oggi per gli anni a venire. Guerra senza scampo, senza sosta, guerra senza pausa. Vi dichiaro guerra nei vostri salotti borghesi, nei vostri castelli ben difesi e nelle vostre stanze di tortura ad Azkaban. Vi dichiaro guerra nei vostri uffici, nei vostri corpi, nelle vostre anime e persino nei vostri spiriti. Cancellerò la vostra vigliaccheria una volta per tutte e credo di agire con quel che è la Volontà della Provvidenza: non combatto per me, ma per tutti voi che non riuscite ad alzare la voce dinnanzi a tali malefatte. Vi dichiaro guerra in ogni momento della vostra vita, perché possiate finalmente smettere di difendere l'indifendibile e allontanarvi in pace da un mondo che vi ha sconfitti. Ma dichiaro guerra anche ai Mangiamorte, a Lord Voldemort in persona e a tutti i seguaci di colui che credevano essere nel giusto e che si è rivelato essere solo un viagliacco. Non si tratta di essere buoni o di essere cattivi, né di sottostare alla propaganda di ciò che inculcano nelle teste sin dalla nascita. La vostra mancanza del senso di sacrificio, resa evidente dalla vigliaccheria che vi contraddistingue, contribuisce soltanto ad alimentarne la farsa.
E credetemi: tutto ciò che c'è di grande nel Mondo Magico è frutto di un solo vincitore, di una sola mente; non di un eterno conflitto o dei successi che portano in sé il germe della divisione e dello sgretolamento. Da ora in poi non per un solo momento penserò di servire il padrone di turno o sottomettermi all'attimo che passa. Da ora in poi sono libero di contrastare e sconfiggere le irreali regole ministeriali guardando al futuro. Ma sono anche libero di contrastare colui che contribuisce a fornire al ministero mezzo e modo per regnare sempre.
Per tutta la mia vita mi sono allenato in modo da poter colpire ovunque, chiunque, in ogni momento e in ogni istante: non provo né rimorsi, né sensi di colpa. Sarò un'ombra, un fantasma: colpirò il vostro mondo, colpirò il mondo babbano e costringerò ad accettare la realtà che porto. Vi obbligherò a scendere a compromessi, tutti insieme, costi quel che costi: sono sempre pronto a sacrificare la mia vita per gli ideali che ritengo giusti e vi combatterò fino allo stremo, fino all'ultima goccia, lacrima o respiro. E vi metterò dinnanzi alla dura realtà: le strategie della tensione che difendete falliscono, perché c'è sempre qualcuno che abbandona il circuito per cercare la verità egli stesso.
Da queste pagine lancio la mia sfida al Capo-Auror: prendimi e sconfiggimi, oppure perisci senza destinare altri alla morte certa, senza nasconderti dietro alle scrivanie e gli uffici, senza mandare al macello gli altri. Ma lancio la mia sfida anche a Lord Voldemort: hai fallito con me, fallirai con gli altri. Non puoi essere sconfitto soltanto perché dalla tua Villa non esci mai e perché preferisci essere a capo di giovani idealisti che ti considerano un eroe. Non sei per nulla migliore del Capo-Auror.
Questo è il mio dono a un mondo che dell'egoismo fa il proprio scudo, che all'indifferenza compone gli anni e che ne esalta le debolezze. Non ho mai pensato che si debba sempre mangiare in orario, dormire al caldo e vivere più di 100 anni: solo il sacrificio conta. L'essenziale è trovare la forza che ci spinge in avanti, ci rianima e ci infuoca. Perché allora nient'altro da sofferenza e ogni dolore diventa solo l'altruistica gioia del sacrificio. Laddove di giorno in giorno il mondo diventi più eogista e brutale, alimentando gli screzi tra gli auror e i mangiamorte, tra le classi, tra studenti e tra adulti, io credo di proporre una via d'uscita: l'annientamento totale di coloro che hanno creato questo mondo.

Come già dissi non sono solo nella mia guerra e spero, - lo spero davvero, - che i cuori addormentati di coloro che hanno dimenticato i propri doveri si uniscano a me in modo che il destino ci possa trovare forti dinnanzi ai pericoli che i finti nemici ci faranno capitare dinnanzi. Perché da soli contiamo poco, ma insieme siamo davvero in grado di cambiare le cose: bisogna crederci, combattere, non demordere mai, rialzarsi dopo ogni sconfitta e non arretrare di un solo passo.

Conscio del fatto di non essere solo e che con il sistema non si può dialogare, ma solo distruggere,

Shinretsu Raven, nel pieno delle sue facoltà mentali, psichiche e fisiche.


Sotto al papiro Rowena avrebbe trovato 3 note disegnate con la piuma:
Do, Re e Mi.


 
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Del Raven che aveva incontrato per la prima volta tra le mura del castello non rimaneva molto, quel ragazzino lamentoso, determinato si, ma lamentoso e incapace di sottostare alle regole, era cresciuto diventando un vero Dio della distruzione, un colosso capace d’incantesimi fuori dal comune e probabilmente, completamente pazzo.
Le braccia rimasero molli lungo il fianco, solo il dito indice della sinistra presentava un movimento tormentando senza tregua una pellicina del pollice annuendo alla sua domanda retorica. Lo vide frugare, cercare qualcosa in una delle tasche del mantello e quello sarebbe stato il momento buono per disarmarlo, agire, prenderlo e portarlo all’Oscuro Signore come pegno del proprio amore, ma non lo fece, la curiosità per quel messaggio che si rivelò essere una lettera era tanta da non farle muovere la bacchetta o cercare alternative soluzioni. Attese e ancora ascoltò, si permise di tirare le labbra in una smorfia infastidita, arretrando il capo quando lui gli sventolò la bacchetta sotto al naso, serrando poi lo sguardo per quella battuta infelice su Voldemort. Già, forse era un Dio che temeva il confronto, eppure era un Dio che con un solo dito l’avrebbe spiaccicato come un moscerino su di un parabrezza, e Raven, probabilmente lo sapeva.

-La pubblicazione degli articoli non é una cosa che mi compete, vedrò cosa posso fare.-

Disse calma. Era vero, anche se avesse voluto infilare la lettera durante la stampa in corso sarebbe stata comunque fermata in qualche modo e il direttore della gazzetta, probabilmente non avrebbe mai permesso d’accostare il nome del giornale a Raven il latitante. Osservò la mano di lui prima di stringere il pezzo di pergamena nella propria mano. Sarebbe bastato un niente, allungare un po’ di più quella mano, stringere la sua manica e smaterializzarsi con lui in villa, ma forse non ci sarebbe mai riuscita. Quella bacchetta puntata contro, che non venne mai calata, era una minaccia fin troppo reale per tentare qualsiasi movimento brusco.

-Se vuoi un confronto con l’Oscuro ti posso portare anche ora da lui…-

un ghigno stampato tra le labbra, pungendolo laddove la carne era viva, in quell'orgoglio mai taciuto.

-Il bene per il mondo magico…-

disse più tra se e se che verso Raven, spezzando nel contempo con le dita il sigillo e andando a srotolare la pergamena. Lesse solo poche righe, la di lui dichiarazione di guerra e scosse il capo in un cenno di diniego.

-Il mondo magico può allegramente farsi fottere…-

disse con un tono di voce indifferente, andando ad arrotolare frettolosamente la pergamena e infilandola poi, in una tasca della borsa

-Non ho ragione per volere il bene di questo mondo, mio caro e vecchio amico, ti saluto.-

una destinazione nella mente, una villa di cui conosceva ogni singolo anfratto, la sua vera casa, il posto dove aveva appreso cose che nessuno le avrebbe mai potuto insegnare. La determinazione di occupare quella porzione di spazio fuori dal cancello venne quasi simultaneamente, di sentire l’odore della terra, dell’erba umida, del silenzio quasi mortale che si levava attorno al luogo e infine, la decisione di lasciare quel vicolo. Un cenno di saluto all’ex corvonero, portando due dita alla testa prima di compiere una piroetta su se stessa cercando di entrare nel nulla, di trovare un varco tra le particelle per raggiungere quell’unico luogo.


Edited by Rowena Abyss - 6/5/2018, 08:09
 
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view post Posted on 6/5/2018, 22:31
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"Pensieri"
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Era esattamente come si aspettava che fosse: non cambiata di una virgola. Il mondo fuori poteva correre, mutare, infuocarsi ed esplodere, ma Rowena Abyss sarebbe rimasta la stessa. Se avesse creduto alle scemenze che i maghi si raccontavano l'un l'altro, avrebbe pensato che a 3 o 4 anni le avessero fatto una qualche specie di sortilegio per cui sarebbe rimasta sempre la stessa, per tutta la vita. E se da un lato non poteva che ammirare quel suo essere immutabile, dall'altro lato poteva anche essere certo di non voler sempre essere lo stesso: la strada verso il costante miglioramento includeva in sé non solo il cambiamento fisico e mentale, ma anche quello psicologico. Al di là di quell'incontro, ormai era certo di poter programmare l'esito di un incontro con Rowena Abyss fino nei minimi dettagli. Poteva dire di conoscerne le particolarità, ammirarne la lealtà, ma ripudiare il suo essere una grande roccia in un oceano colpito da una grandissima tempesta. Sapeva anche che, probabilmente, non avrebbe ricevuto da quell'incontro, se non l'invio del messaggio a Lord Voldemort stesso per la via più diretta possibile: tramite la sua serva più leale. Ma il Sire Oscuro per primo avesse saputo delle intenzioni dell'Akuma di combatterlo su tutti i fronti, in lungo e in largo, per cercare di sradicare il suo innato egoismo e voglia di nascondersi sempre e comunque, dall'altro avrebbe saputo e capito come comunicare il suo, - il loro, - messaggio non solo agli auror, al Ministero e al mondo intero. Non importava quante forze gli avrebbe preso la cosa. Importava solo il farlo... o il non farlo e far finta di non esistere come facevano tutti gli altri.
«Capisco,» – avrebbe solo accennato. Era chiaro che ormai la pubblicazione sulla Gazzetta non dipendeva da lui, a meno che non avesse preso in ostaggio il Capo-Redattore obbligandolo a mandare in stampa l'articolo con un Imperio, il che era un'idea. Oppure bruciandogli l'intero edificio della Gazzetta se non lo avesse fatto. In questo modo avrebbe ottenuto persino due benefici con un solo colpo: la censura della Gazzetta gli avrebbe fatto comodo (un argomento in più contro il Ministero stesso) e anche rovinare coloro che da anni propugnavano notizie false, facendo mera propaganda, era una buona idea. Ma solo il tempo, con Sirius White, avrebbero finalmente deciso. - «Chiedi al Sire Oscuro se ti lascerà fare,» – ghignò. - «Magari sarà di buon umore per darti il bacino di gradimento.» – Scherzò addirittura. Sapeva come funzionavano le cose tra i Mangiamorte: un imperatore, tutti sudditi uguali (sebbene alcuni più uguali degli altri). Ovviamente non avrebbe lasciato che Rowena facesse un solo movimento troppo veloce, anche se vi era un solo metro a separarli: lo schiantesimo era ancora nella sua testa e il cuore femminile al livello della stecca magica.
«Sai, è da anni che aspetto un confronto tra l'Oscuro e il Capo-Auror, o tra l'Oscuro e un auror, o tra l'Oscuro e il Ministero, o tra l'Oscuro e qualcuno... ma mi sa che quelli adibiti ai confronti siete voi. Comunque no,» – scosse la testa con tanto di ghigno che la donna poteva benissimo vedere. - «I tempi sono cambiati, amica mia. Mi sono privato del marchio della schiavitù e sono un uomo libero ora.» – Gli porse la pergamena con la mancina e ascoltò le parole della donna. Si aspettava anche quelle: solo il volere dell'Oscuro Sire contava. Ma il punto era quello: cosa voleva l'Oscuro Sire se non il bene per il mondo magico, a suo dire? Ovviamente il mondo che voleva Voldemort era diverso da quello che voleva l'Akuma, Sirius e persino il Ministro. Quasi-quasi avrebbe voluto far notare quel piccolo particolare a Rowena, ma quest'ultima volle finire quel piccolo dialogo a modo suo e scomparire nel vuoto dopo aver fatto un cenno a cui non seguì alcuna risposta.
«Mi chiedo quale sia la tua ragione per volere cosù male a te stessa, allora,» – finì di dire per poi scomparire anch'egli.


 
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