Sionnaigh, Privata.

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view post Posted on 15/5/2018, 16:24
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese

Huginn e Muninn.
Il Pensiero e la Memoria.


Due corvi giacevano ora sul petto dell’Auror, fatti d’inchiostro, in volo e pronti a darsi battaglia. I due messaggeri di Odino erano stati invitati a permanere in maniera indelebile sul corpo del fulvo come una sorta di promemoria, un segno come andava ad indicare il significato della parola tatuaggio.
Nella propria Memoria il ricordo di suo padre si fece più vivo che mai. Non mancava poi molto al giorno del suo compleanno, il ventisettesimo per la precisione, e già sentiva di odiarlo, di voler a tutti i costi saltare quel giorno e passare a quello seguente. Perché la sua mente gli giocava quei tiri mancini? Perché dargli ancora quel tormento?
Si era promesso di andare avanti, di voltare pagina, ma più ci provava e più il suo compleanno si avvicinava, più sentiva di non farcela. Non aveva via di scampo, il lutto non era stato ancora superato e pesava come un macigno, troppo pesante per essere sollevato e gettato via.
Seduto su una panchina e chinato in avanti, con i gomiti puntellati sulle gambe, l’Auror fumò la terza sigaretta nel giro di un’ora, visibilmente nervoso e sovrappensiero. Sembrava stonare con l'atmosfera limpida e solare che aleggiava nel villaggio. Lo sguardo era fisso su Lancillotto, noto come Biscotto, dormire beatamente tra le sue gambe dopo un’intensa passeggiata per le vie di Hogsmeade. Il cucciolo aveva molte energie da vendere ma il fulvo era riuscito a stancarlo fino allo sfinimento.
Dopo che il cane ebbe esalato un profondo respiro, premendo con le zampe anteriori contro la scarpa del padrone, Aiden si passò una mano tra i capelli umidicci e rossi, per poi fissare il ciondolo d’argento con la testa della volpe fare capolino dalla canotta che aveva indosso quel giorno. Ne accarezzò il profilo con il pollice, ricordandosi di come ne era entrato in possesso dopo anni e anni dalla morte del padre, nonché ultimo regalo che gli era stato lasciato.
Era pesante quel giorno, più del solito, così come il massiccio anello con la testa del lupo che portava al dito della mano destra. Probabilmente, pensò Aiden, quella sensazione di pesantezza non sarebbe svanita facilmente e presto, ma avrebbe fatto di tutto, anche pregato gli Dei, affinché avvenisse il prima possibile.
L’antico cimelio del padre era passato nelle sue mani nello stesso giorno del ciondolo, ma più che un regalo era un’eredità oltre che responsabilità. Anche questo venne osservato a lungo dai profondi occhi blu del giovane uomo sempre più velati di malinconia. Perché non riusciva ad accettare la cosa? Perché aveva come la sensazione che Huginn e Muninn stessero gracchiando soddisfatti per quel suo continuo pensare al ricordo del padre scomparso?
Sbirciò oltre la canotta ma i due corvi erano esattamente come se li era fatti tatuare, immobili e silenziosi, come tombe. Il proprio dolore aveva saturato la propria mente e questa gli aveva giocato uno scherzo. Un brutto, bruttissimo scherzo.
Dannazione..., pensò, mentre soffiò il fumo della sigaretta dalle narici.





Sionnaigh: Volpi in Irlandese. :flower:
Non è casuale.

 
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view post Posted on 22/6/2018, 21:26
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Emily Claire Rose ✦ 18 ✦ Irritated

Era irrequieta.
Il tempo le stava velocemente sfuggendo tra le dita e più Emily cercava di trattenerlo a sé, più tentava di ritagliarsi un sicuro angolino per stessa in quel celere corso d'eventi, più si ritrovava ad avere a che fare con giornate colme di impegni e nulla di fatto.
Se solo si fosse disfatta di quella spilla che portava al petto, forse...
... Scosse il capo; lunghe ciocche vermiglie bagnarono il suo volto pallido e stanco ma il pensiero, per quanto avesse provato a disfarsene, restava a martellarle la coscienza: era giusto perseverare nel tenere le redini di un'intera Casata sulle spalle? Se avesse continuato così, sarebbe stata già una grande vittoria tenerci la testa.
Per quel giorno, però, la Serpina aveva deciso di chiudere la coscienza in una piccola scatola nera all'interno della sua mente esausta e non riaprirla fino a tarda sera. Aveva chiesto a Brior di coprire la sua ronda giornaliera accennando ad un malessere fisico e s'era lasciata Hogwarts alle spalle senza tanti complimenti.
Quel Castello non era più un luogo di pace, da tempo ormai, ed Emily doveva solo imparare ad accettarlo.
La Scuola era stata il primo luogo che aveva chiamato "casa" e vederlo tremare in quei tempi cupi la rendeva triste ma, soprattutto, arrabbiata. Macerie di quell'antro di tranquillità e pace ch'era stato, per riprendere il fiato e tornare a respirare, la ragazza era ora costretta a lasciarlo, ad allontanarsi e dimenticarlo per un po'.

Fu così che, ignorando i propri doveri per la prima volta, Emily Rose si era ritrovata a camminare per le strade di Hogsmeade tenendo tra le mani un vecchio quaderno. Era da tempo che aveva lasciato i diari della madre al sicuro in un baule senza più rimetterci mano; tutte le volte che il coraggio e la voglia di leggerli l'assaliva, non riusciva a trovare un angolo sicuro in cui rifugiarsi a sfogliare quelle dolorose pagine.
Passeggiava senza meta, saltando i ciottoli, muovendosi agilmente ed in punta di piedi ogni volta che la sua mente decideva di evitarne un paio ma la sinistra, tesa, serrava tra le dita affusolate il fragile tesoro.
Non era alla ricerca di un locale, non di un negozio ma semplicemente di una panchina, un muretto, all'ombra magari, dove lasciarsi andare e dimenticarsi, almeno per qualche ora, ciò che i suoi passi avevano lasciato a chilometri di distanza.
Più avanzava, tuttavia, più difficile era trovare un luogo al riparo dal sole cocente e dal frustrante mormorio concitato di Maghi e Streghe che s'affrettavano tra le stradine per godersi quella piacevole giornata di sole. Due vecchietti però, seduti su una panca di pietra, al rifugio sotto al porticato di un ristoro chiuso, avevano catturato la sua attenzione. Posando le iridi argentee sulle loro gambe vicine, aveva notato che c'era spazio anche per lei; forse avrebbe chiesto loro di sedersi al loro fianco.
La donna rise mentre l'uomo le portava il braccio tremante intorno alle spalle e quella leggera visione, così felice e tenera, la costrinse a chinare subito il capo verso terra. Le guance si colorarono di un caldo rossore e stringendo le labbra, il sorriso si spense dalle labbra della Caposcuola. Si sentiva a disagio ad entrare nell'intimità di altre persone, per quanto sottile e naturale questa venisse condivisa, ma, soprattutto, si sentiva tremendamente sbagliata quando diveniva spettatrice dell'altrui felicità. Parte di lei temeva di poterla rovinare, una piccola deformazione caratteriale che l'aveva accompagnata per anni e che l'aveva definita. Una piccola e presuntuosa debolezza, quella di credere di poter distruggere l'altrui felicità semplicemente con la sua presenza.
Chiudendo la destra in un pugno, stringendo così forte da far impallidire le nocche, si costrinse ad avanzare finendo, senza nemmeno accorgersene, in una nuvola di denso fumo a cui un povero sconosciuto aveva appena dato vita.
Lì per lì, cerco di riprendere fiato, finendo però per inalare del tutto quella nebbia diradata e fermarsi, tossendo più di un paio di volte.

Ma... Accidenti...A...Te...
Abbaiò a denti stretti e con la mano che custodiva il libro portata alle labbra, si voltò verso l'uomo dalla chioma fulva che giaceva sulla panchina superata di un passo.
La frustrazione che aveva provato pochi istanti prima delineava ancora i contorni del viso pallido ed il fastidio per quell'orribile sostanza che le aveva appena gonfiato i polmoni, non fece altro che peggiorare la situazione.
Ferma sul posto, Emily Rose guardava in cagnesco Aiden Weiss.
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view post Posted on 26/6/2018, 17:44
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese

Una grossa goccia di sudore percorse l’intera fronte e il setto nasale dell’Auror, andando infine a cadere sul muso assopito del cane. Sebbene vi fosse una parziale zona d’ombra nel punto in cui vi era la panchina dov’era seduto, il caldo sembrò non volergli concedere un piccolo e minimo sollievo; forse però Aiden era ancora piuttosto accaldato dalla passeggiata precedente sotto al sole cocente e per questo avvertiva ancora caldo.
Lancillotto, nel frattempo, non si era scomposto, ma continuò a ronfare con una porzione di lingua esposta all’aria.
Aiden fu sul punto si alzarsi dalla panchina e renderla “fresca” con un Frigus, riuscendo così a limitare gli effetti del caldo e magari smettere di sudare come un prosciutto esposto al sole. Eppure quella bella idea che gli era balzata nella mente venne accantonata da una giovane voce femminile così vicina a lui, inveendo per averla investita con la sua abbondante nube di fumo tra un colpo di tosse e l’altro.
L’Auror alzò la testa e si trovò lo sguardo della ragazza puntato su di sé, visibilmente furiosa e sul punto da incenerirlo con il solo potere dello sguardo. Due occhi azzurri che tendevano verso l’argento, che con gli effetti di luce e quel tipo di sguardo che ella gli stava riservando, parevano quasi il riflesso di una lama pronta a dilaniare e straziare le carni dell'altro al minimo passo falso. Una soffice e fiammeggiante chioma rossa le incorniciava il viso pallido, ormai segnato dalla maturità, tempestato da qualche lentiggine sulle gote. A prima vista pareva una degna abitante della verde Irlanda, ma in quel momento il giovane uomo non ebbe modo di soffermarsi su una tale ipotesi: quello sguardo così carico di ostilità, così tagliente, gli impedì di ragionare a lungo.
«Mi scusi, miss.» mormorò in tono visibilmente dispiaciuto. «Non intendevo affumicarla, ma non l’ho notata avvicinarsi. Perdoni la mia distrazione, il caldo… Sa com’è: un calo dell’attenzione più che normale in questo periodo dell’anno.»
Un verso sommesso arrivò dal basso, simile ad un ringhio. Aiden lanciò uno rapido sguardo al cane ma esso dormiva ancora, mostrando però - di tanto in tanto - degli scatti agitati, muovendo le zampe in maniera forsennata. Sognava e questo fece sospirare di sollievo l’uomo dai capelli fulvi, così simili a quelli della ragazza, tanto che non dovette temere che il cucciolo le stesse ringhiando contro per il modo in cui si era rivolta al proprio padrone.
Con l’attenzione fissa sul volto della ragazza, Aiden ebbe l’insana impressione di avere di fronte la propria versione di sé ma al femminile, un riflesso, anche se quello sguardo non pareva proprio suo. No, decisamente, non era da lui e questo fece capire all’Auror che la ragazza non aveva nulla a che fare con lui se non per alcune caratteristiche fisiche.
E lei si sarebbe calmata di fronte alle sue genuine scuse?

 
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view post Posted on 21/7/2018, 11:58
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Emily Claire Rose ✦ 18 ✦ confused

Fu soltanto un attimo;
un breve, minuto istante in cui Emily credette di volgersi verso la vetrina lustra di un qualche negozio. I capelli rossi del giovane, così simili ai suoi, dovette averla confusa e in men che non si dica, lo sguardo vacuo, appena confuso, tornò alla sua solita, apatica espressione. No, non era il proprio riflesso su una qualche superfice a ricambiare l’argento delle sue iridi bensì un uomo, di qualche anno più grande di lei.
In pochi secondi, la Serpina fece i dovuti calcoli: sicuramente irlandese, considerato l’accento; non uno studente del Castello, né parte del personale scolastico. Aveva un cane sulle ginocchia, sereno e tranquillo, per nulla turbato dalla presenza improvvisa di Lei: forse, lo Sconosciuto, abitava nei paraggi.
Inclinando di poco il capo, rivelazione di una domanda inespressa, Emily si stava chiedendo perché non se ne stava al fresco della sua dimora invece che occupare l’unica altra panchina dei paraggi. Si rese conto di starsene da troppo tempo lì, impalata, senza dire nulla e così, come scuotendosi da una riflessione troppo profonda, si avvicinò all’uomo di pochi passi.

« Non è un problema », *davvero?* asserì con forzata tranquillità, « può farsi perdonare lasciandomi sedere », il che avrebbe implicato lo sbarazzarsi di quella sigaretta diabolica.
Non che Emily fosse molto in vena di darsi al sociale quel giorno – tutti i giorni, in vero – ma pensare di passeggiare ancora e senza meta sotto al sole, era una prospettiva addirittura peggiore.
E poi aveva un cane, quanto malvagia poteva dirsi l’idea di prendergli posto accanto?
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view post Posted on 27/7/2018, 13:41
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese

Parlè? Avrebbe voluto esclamare, ma che invece avvenne solo ed esclusivamente all’interno del proprio cranio, mentre fissava la ragazza starsene in silenzio a studiarlo, il capo appena inclinato, come se stesse decidendo il da farsi.
Avrebbe usato i tipici gesti romani per decretare il Fato del buon Aiden? Su per la Grazia, giù per la Morte?
Se non fosse stato per Biscotto probabilmente si sarebbe concesso un gelato e poi via, direttamente a casa dopo quella passeggiata, ma il cucciolo era stato pretenzioso, troppo energetico, e il giro per Hogsmeade aveva comportato ad una serie di giri turistici - per una quota di cinque o sei - per il paesino senza sosta finché il canide non si era stufato. E ora se ne stava sotto alla panchina a ronfare tranquillamente.
La rossa mosse qualche passo verso di lui e qui l’Auror non poté evitare di pensare che volesse gentilmente deliziarlo con un pollice verso il basso, scegliendo così la Morte e - probabilmente - accoppandolo in quattro e quattr'otto. Dal canto suo, Weiss non si mosse di un muscolo: non aveva paura della morte, né l’avrebbe mai avuta. C’erano poche cose che l’Irlandese temeva, ma di perdere la propria vita, magari per una nobile e giusta causa o anche in un modo glorioso, proprio non gliene importava; anzi, forse un poco la bramava, almeno avrebbe assolto il suo compito terreno e si sarebbe ricongiunto con suo padre, nell’Altro Mondo.
«Beh...» mormorò, abbozzando un flebile sorriso. «C’è sufficiente spazio per entrambi e oltretutto non c’è scritto il mio nome sopra. Direi che puoi accomodarti tranquillamente.» E si spostò appena a destra così da concederle più spazio alla propria sinistra.
Biscotto grugnì nel sentirsi spostato con poca grazia dai piedi del padrone, aprendo gli occhi e sbadigliando sonoramente. I suoi occhietti azzurri scrutarono la ragazza con aria stanca, per poi tornare a stendersi e bearsi della sua meritata dormita.
Forse era stato frettoloso nel temere di vedere il pollice rivolto verso il basso, alla fine aveva ottenuto la Grazia spostando appena il proprio deretano dalle assi della panchina.
«Piuffff.... Certo che anche qui in Scozia si muore di caldo.» commentò, alzando appena il viso verso il cielo azzurro, vagamente tempestato da qualche sporadica nuvoletta grigia qua e là, per via dell'afa che regnava nella zona.

 
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view post Posted on 1/8/2018, 00:27
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Emily Claire Rose ✦ 18 ✦ laid-back

Anche se all’ombra, poteva avvertire il calore dei raggi solari che si infrangevano, famelici, a pochi passi da loro. Aveva finalmente preso posto accanto all’uomo e, interrompendo il contatto visivo, sentì venir meno anche la sensazione che l’aveva colta quando aveva posato l’attenzione sul volto di lui. Doveva essere stato il caldo o semplicemente la più pura delle curiosità ad aver innescato lo strano déjà-vu che l’aveva spinta ad avvicinarsi all’uomo. Avrebbe potuto dargli le spalle e continuare la ricerca di un posticino al fresco ma non l’aveva fatto; ormai era lì, tanto valeva restarci. Qual era l’alternativa, dopotutto? Rifarsi una bella passeggiata carezzata da fiamme ardenti per tornare ad Hogwarts e ricoprire le spalle con essenza di Dittamo per far passare le scottature. A quel pensiero, lo sguardo argenteo della Serpina scivolò sulla propria pelle nivea beandosi del fatto che il suo pallore non era stato danneggiato.
«Piuffff.... Certo che anche qui in Scozia si muore di caldo », si voltò immediatamente nella direzione di Aiden, ora con lo sguardo rivolto al cielo azzurro e macchiato da poche nuvole. Che beffa quella, poi! Quella mattina Emily s’era svegliata con la speranza di veder piovere ma era rimasta delusa: quelle nuvolette inutili sembravano svolazzare sulle loro teste per il solo gusto di prenderli in giro.

« Si sta meglio, in Irlanda? », asserì gettando il capo all’indietro e socchiudendo gli occhi. Aveva pronunciato quelle parole con un lento sospiro, come a volersi godere anche solo l’idea di un posto più fresco di quello appena condiviso. Non aveva la certezza delle origini dell’uomo ma Emily amava così tanto azzardare le proprie ipotesi che poco le importava di apparire eccentrica; e poi, quasi mai aveva rincontrato gli stranieri con cui si era fermata raramente a parlare, quindi, al diavolo la loro opinione! Il tempo in cui temeva cosa potesse pensare la gente di Lei s’era concluso quando aveva spedito Jacob ad Azkaban. Riaprì gli occhi e sorrise appena dinanzi alla vastità di quel fastidioso azzurro cielo; una leggera folata di vento le carezzò il volto, gettando indietro la lunga chioma vermiglia e donandole una strana sensazione di libertà. Non era più se stessa da un po’, pensò irrimediabilmente; o forse, la verità più spaventosa era che non lo era mai stata così tanto.
« Vengo dall’Ilfracombe », esordì improvvisamente. Non aveva mai parlato a nessuno di casa sua, delle colline verdeggianti dove l’erba umida e verde si estendeva senza confini e offriva riparo da giornate come quella che stavano vivendo in quel momento. Non aveva mai accennato alla paura che, da piccola, provava salendo fino al limitare della penisola che ospitava la sua Dimora o di quanto, quel genere di timore, la elettrizzasse. Non aveva mai descritto il suo piccolo villaggio magico o del suo unico amico del posto. Chissà se aveva trovato il modo di prendersi cura dei suoi Narcisi…
« Avevo una casa su un promontorio che affacciava sul mare e l’estate, lì, era di gran lunga più sopportabile », e per un momento, con gli occhi nuovamente chiusi, credette di sentire la salsedine posarsi sulla sua pelle nuda, trascinata dal vento ostinato. Per un momento, desiderò tornare a Casa.
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view post Posted on 10/8/2018, 20:10
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Aiden Weiss

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Le mani dell’Auror andarono dietro alla propria nuca, sorreggendola, come se avesse il timore che a causa di tutta quella calura potesse cadergli o quasi, tanto che sarebbe potuto passare come un lontano parente del fantasma di Grifondoro, Nick-Quasi-Senza-Testa. Era annoiato e non aveva idea di quanto ci avrebbe messo Biscotto a riprendersi o a volersi rimettere in marcia verso casa; il rosso sapeva solo che sarebbe rimasto lì a bighellonare fino ad un orario incerto, indeciso se fumare ancora o meno, tanto da rischiare di finire il tabacco ancor prima di sera. E poi cosa avrebbe fatto? Si sarebbe messo a tirare sassolini davanti a sé per far passare il tempo?
La domanda improvvisa della ragazza dai capelli vermigli lo lasciò interdetto: non si era di certo aspettato che gli rivolgesse la parola, anzi, non si era aspettato un bel niente, con quel caldo era persino arduo intavolare una banalissima conversazione sulle regole base del Quiddich. E invece…
«Dipende da regione a regione, ma non è molto dissimile dal Regno Unito in fatto di piogge. L’isola però è molto più esposta alle correnti oceaniche, le quali rendono il clima né troppo caldo ma nemmeno troppo freddo; è anche per questo motivo che viene chiama L’Isola di Smeraldo.» Parlò senza guardarla, limitandosi a sua volta a cercare una posizione comoda e - in un certo senso - stravaccata nella propria porzione di panchina. Gettò appena la testa all’indietro e chiuse gli occhi nel bearsi della piccola brezza fresca che arrivò a solleticare i corpi accaldati di entrambi.
Anche Biscotto sembrò gradire, tanto che non fu difficile capire che era stato il canide a produrre quel verso di pieno godimento dalla base della panchina.
«Ilfracombe?» Domandò dopo aver aperto appena un occhio e voltato appena il capo verso la ragazza così da scorgerla senza problemi e senza voltarsi troppo. Le energie parevano averla abbandonato o forse era lui che era caduto nell’ozio più totale. «Ho sentito che c’è una bella costa lì, ci credo che sia fresco. Anche io sono sulla costa, sono di Galway.»
Ripensare a Galway gli fece salire un moto di nostalgia. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare alla sua vecchia casa, alla sua vecchia vita, ma sapeva che non poteva, non avrebbe trovato più nulla come prima, non da quando suo padre era morto. Ormai non c’era più nulla al Maniero dei Weiss per lui, così come il ragazzo di un tempo che ora era morto ed era stato lui stesso ad ucciderlo, su Skellig, solo per permettere all’uomo di nascere.
A volte rimpiangeva tutto quanto, così come rimpiangeva alcuni degli ultimi eventi accaduti. Ma non poteva più tornare indietro, era impossibile...


Perdona il ritardo, il caldo uccide i miei neuroni :flower:

 
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view post Posted on 26/3/2020, 16:44
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Emily Claire Rose ✦ 18 ✦ laid-back

Non le fu difficile notare le ultime note stonate della voce.
Che non fosse l'unica a fuggire da qualcosa?
La spiegazione da meteorologo passò in sordina: non le interessava molto informarsi sui climi mondiali. Ciò che invece le interessava era capire il
perché degli atteggiamenti di alcune persone. Riversare la propria attenzione nel loro animo, attingere a quei particolari che faticosamente tenevano nascosti.
Per iniziare, però, voleva sapere di cosa si occupasse l'uomo, giusto per farsi due conti nelle sue tasche.

« Potessi tornarci, non starei qui, in effetti », asserì per riprendere il filo del suo discorso e tenersi pronta a rilanciare.
Le iridi cineree, trasparenti dinanzi ai prepotenti raggi del sole, si piegarono a guardare l'animale. Ciocche vermiglie si attaccarono contro le guance umide e il suo volto ne venne completamente oscurato. Nel chinarsi per osservare meglio il cane, ripensò a quante volte si era fermata ad accarezza una tale bestiola. Poche, a dirla tutta: odiava il loro sbavare, leccare la qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. La cosa peggiore era la patina sottile e grassosa che il loro pelo rilasciava a contatto con il palmo della mano.
Arricciò le labbra trattenendosi dall'allungare il braccio e tornò a rilassare la schiena contro la panchina.

« Tu perché sei qui? », abbandonò il rispetto dovuto agli sconosciuti e gli diede del tu, sperando di creare una piccola breccia in quell'avvicinamento di anime cercato unicamente per ingannare la noia.
Peccato che, quel pomeriggio, aveva in serbo più di una sorpresa, per lei.

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view post Posted on 9/4/2020, 14:22
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«Già, pure io.» sospirò profondamente. Sicuramente la giovane al proprio fianco aveva ragioni ben diverse dalle sue nel non poter tornare a casa, anziché starsene lì sotto al sole a boccheggiare per la calura, probabilmente più personali che per motivi di studio. L’Auror, invece, non poteva concedersi il lusso di soggiornare nella propria casa natia per questioni di lavoro: poteva giungere un’emergenza da un momento all’altro, in una qualsiasi frazione del Regno Unito, e lui doveva essere in grado di Smaterializzarsi sul posto il prima possibile. Soggiornare a Galway avrebbe comportato un rallentamento in quella tempestività tanto importante quanto richiesta, per questo non aveva avuto scelta se non trovare un alloggio in Scozia, piuttosto che a Londra. «Però sai com’è… il lavoro è il lavoro...» minimizzò agitando una mano con fare noncurante.
La fiacca indotta dal caldo, spinsero il rosso a gettare la testa all’indietro e a chiudere gli occhi, sospirando. Poi grugnì sommessamente nell’udire al domanda della ragazza dai capelli vermigli, scrollando appena le spalle.
«Mi godo la giornata libera. O così o me le grattavo a casa a non fare un tubo. Considerando il mio impiego davvero impegnativo e stressante, alle volte, un momento di nullafacenza ci vuole proprio.» Lentamente riaprì gli occhi e le lanciò un’occhiata di sottecchi. «E tu invece?»

 
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view post Posted on 17/4/2020, 16:46
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Emily Claire Rose ✦ 18 ✦ laid-back

All'apparenza, Aiden Weiss, aveva tutti i connotati di una persona buona, umile.
Il suo volto non celava alcun secondo fine; era lì, come lei, per godersi una chiacchierata giovandosi di ritrovata ombra ma, al contrario suo, non sembrava affatto interessato alla sua presenza o motivazioni.
Dedusse, dunque, che doveva averne incontrate molte, di persone, e che queste dovevano avere un carattere distintivo, a delinearne la figura, affinché entrassero nelle grazie della sua pura attenzione.
Osservò la mano dell'uomo librarsi nell'aria, avvinto dal dovere, ma alcun fastidio attecchì all'espressione placida del suo volto. Lavorava, certo, ma lo faceva con piacere. E quale mai poteva essere una simile occupazione, in grado di permettere il pane nella pancia e la soddisfazione nella mente?
S'incuriosì, ancora una volta; lei che, della sua vita, non sapeva ancora che farsene, troppo impegnata a sfuggire alla strada che era stata scelta al posto suo, nell'esatto momento in cui il padre l'aveva riconosciuta come erede.

«Un impiego davvero impegnativo e stressante», gli fece eco alzando gli occhi al cielo, fingendo di riflettere sulle parole che aveva appena udito.
L'umiltà dell'uomo le risuonò, a quel punto, superficiale e benché mantenesse i tratti del più pregiato dei valori d'animo, la nota stonata giunse come miele alle sue orecchie. Se ne rallegrò: coloro che non avevano peccato nemmeno una volta nella vita, che fosse anche per mera superbia, risultavano, a conti fatti, noiosi.

«Io sono qui perché mi è stato vietato di esserci» asserì semplicemente, adducendo alla più onesta delle verità. Hogwarts era casa e prigione, il Ministro era stato chiaro. Altrettanto cristallino era stata, però, la clausola che le impediva di andarsene a zonzo da sola. Ma lei non era da sola, giusto? Ed ecco che il piccolo, innocuo, scheletro nell'armadio faceva capolino: doveva pur esserci una ragione per cui accettare la compagnia di uno sconosciuto.
Se la Pompadour l'avesse vista lì, ad acconsentire di sedere accanto a un estraneo, l'avrebbe presa per le orecchie e condotta al Castello. Era in pericolo, secondo lei; ogni persona di cui non conosceva almeno l'ultimo anno di vita poteva essere una minaccia, un servo dell'Oscuro venuto per farla fuori. Quel che rendeva Emily tranquilla era, tuttavia, ciò che Camille stessa ignorava: era stato il Signore Oscuro in persona a regalarle il consenso di condurre suo padre fuori dai giochi con un bel calcio nel didietro. Non v'era alcun pericolo, non stava mettendo in alcun modo a repentaglio la sua vita. Era, dunque, costretta a seguire delle regole inutili e futili, solo per far credere il contrario.
A volte la vita serbava un animo a dir poco farsesco.

«Qual'è, dunque, questa sua laboriosa occupazione, Mr...?»
Chiese infine, le braccia poggiate nuovamente sulla panca e il volto in sua direzione per assaporare, infine, la risposta al peccato più grande di tutti: la curiosità.

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view post Posted on 21/4/2020, 11:02
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese

L’ombra di un sorriso si dipinse sulle labbra dell’Irlandese mentre continuava godersi il torpore dei raggi solari sulla pelle candida del viso. C’era stato un periodo in cui aveva vissuto prevalentemente abbronzato, con l’odore del mare e della sabbia che gli era entrata talmente sottopelle da diventare un tutt’uno con lui, impossibilitato dal levarselo di torno facilmente. L’impronta dell’esilio a Skellige sarebbe rimasto per sempre su di lui, anche se ora aveva perso totalmente quell’odore salmastro.
«Ma che, nonostante tutto, amo con tutto me stesso...» aggiunse con una nota divertita, facendo eco a quanto lei aveva ripetuto.
Poi un piccolo risolino si fece strada nel suo petto, fino a risalire lungo la gola e liberarsi nell’aria afosa. Aiden Weiss trovò molto interessante quella ragazza: sebbene si fosse rivolta a lui in modo brusco all’inizio, alla fine si era rivelata una compagnia piuttosto intrigante, o almeno per quel poco che si erano detti. Forse era colpa del caldo, o forse perché non era una di quelle ragazze dalla parlantina facile che vomitavano discorsi a non finire, ma ciò nonostante la rossa sapeva come attirare l’attenzione con poco. E quello che disse attirò l’attenzione di lui: l’Auror aveva voltato appena il capo e alzato appena una palpebra per poterla vedere senza che i raggi lo disturbassero.
«Una fuggiasca, dunque?» la punzecchiò. Ovviamente lo disse in tono scherzoso, non voleva certamente offenderla o indispettirla; fu anche per questo che si affrettò ad aggiungere: «Sarà il nostro piccolo segreto.»
Non ci vedeva nulla di male nel sfuggire ai divieti, ammesso che non fosse per una ragione ben valida. Ma perché vietarlo ad una ragazza che tutta probabilità non era altro che una studentessa?
Si stiracchiò le membra con uno scricchiolio sinistro, finché non si ricompose sulla panchina. La curiosità della rossa sarebbe ben presto stata soddisfatta, nel Bene o nel Male, graziata dalla calura che - a quanto pare - doveva aver surriscaldato troppo i neuroni dell’uomo, a tal punto dal non soffermarsi troppo su una possibile scusa piuttosto che palesarsi per quello che realmente era. «Auror Aiden Weiss, al suo servizio, miss…?» esordì in tono solenne, speranzoso di venir ricambiato con la presentazione della propria compagna di panchina.

 
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