Emily Claire Rose ✦ 18 ✦ laid-back
All'apparenza, Aiden Weiss, aveva tutti i connotati di una persona buona, umile.
Il suo volto non celava alcun secondo fine; era lì, come lei, per godersi una chiacchierata giovandosi di ritrovata ombra ma, al contrario suo, non sembrava affatto interessato alla sua presenza o motivazioni.
Dedusse, dunque, che doveva averne incontrate molte, di persone, e che queste dovevano avere un carattere distintivo, a delinearne la figura, affinché entrassero nelle grazie della sua pura attenzione.
Osservò la mano dell'uomo librarsi nell'aria, avvinto dal dovere, ma alcun fastidio attecchì all'espressione placida del suo volto. Lavorava, certo, ma lo faceva con piacere. E quale mai poteva essere una simile occupazione, in grado di permettere il pane nella pancia e la soddisfazione nella mente?
S'incuriosì, ancora una volta; lei che, della sua vita, non sapeva ancora che farsene, troppo impegnata a sfuggire alla strada che era stata scelta al posto suo, nell'esatto momento in cui il padre l'aveva riconosciuta come erede.
«Un impiego davvero impegnativo e stressante», gli fece eco alzando gli occhi al cielo, fingendo di riflettere sulle parole che aveva appena udito.
L'umiltà dell'uomo le risuonò, a quel punto, superficiale e benché mantenesse i tratti del più pregiato dei valori d'animo, la nota stonata giunse come miele alle sue orecchie. Se ne rallegrò: coloro che non avevano peccato nemmeno una volta nella vita, che fosse anche per mera superbia, risultavano, a conti fatti, noiosi.
«Io sono qui perché mi è stato vietato di esserci» asserì semplicemente, adducendo alla più onesta delle verità. Hogwarts era casa e prigione, il Ministro era stato chiaro. Altrettanto cristallino era stata, però, la clausola che le impediva di andarsene a zonzo da sola. Ma lei non era da sola, giusto? Ed ecco che il piccolo, innocuo, scheletro nell'armadio faceva capolino: doveva pur esserci una ragione per cui accettare la compagnia di uno sconosciuto.
Se la Pompadour l'avesse vista lì, ad acconsentire di sedere accanto a un estraneo, l'avrebbe presa per le orecchie e condotta al Castello. Era in pericolo, secondo lei; ogni persona di cui non conosceva almeno l'ultimo anno di vita poteva essere una minaccia, un servo dell'Oscuro venuto per farla fuori. Quel che rendeva Emily tranquilla era, tuttavia, ciò che Camille stessa ignorava: era stato il Signore Oscuro in persona a regalarle il consenso di condurre suo padre fuori dai giochi con un bel calcio nel didietro. Non v'era alcun pericolo, non stava mettendo in alcun modo a repentaglio la sua vita. Era, dunque, costretta a seguire delle regole inutili e futili, solo per far credere il contrario.
A volte la vita serbava un animo a dir poco farsesco.
«Qual'è, dunque, questa sua laboriosa occupazione, Mr...?»
Chiese infine, le braccia poggiate nuovamente sulla panca e il volto in sua direzione per assaporare, infine, la risposta al peccato più grande di tutti: la curiosità.
We're just Strangers
with some Memories.