Witchcraft and Wizardry, Wizard Store - Privata

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view post Posted on 18/5/2018, 11:08
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«Amber, ti dispiacerebbe occuparti del carico in arrivo sabato?» La voce della proprietaria del Wizard l'aveva colta di sorpresa pochi giorni prima. Affabile e diretta, come il suo solito, non girava mai troppo attorno ai concetti quando si parlava di lavoro. «Oh... ehm, certo nessun problema» Diligentemente, Amber si era resa disponibile. Nonostante avesse qualche vago progetto, non se l'era sentita di negarsi quell'opportunità. Le piaceva così tanto lavorare lì, nel cuore della Londra magica, che in fin dei conti sarebbe stato un piacere più che un'incombenza. «Ottimo, allora visto che chiudi tu, conserva la copia delle chiavi» «Va bene... cosa dovrebbe arrivare esattamente?» Aveva chiesto, per assicurarsi di avere almeno un'idea di cosa avrebbe dovuto fare. C'era una nuova area del negozio in allestimento, e preferiva essere sicura di avere avuto la giusta intuizione. «Ah, è tutto spiegato nell'ordine del primo cassetto, dovrai solo tenere conto di quello che arriverà ed assicurarti che ci sia tutto. Niente di ingombrante, ma come ben sai si tratta di gemme di grande valore, confido ne avrai cura, come sempre. Tornerò tra qualche giorno, non sarò rintracciabile.» La donna aveva abbassato il tono della voce, per sottolineare quanto valore potesse avere anche una sola di quelle pietre, prima di smaterializzarsi. «... certamente. Faccia buon viaggio allor-...»Ancora prima di finire di congedarsi, la strega era svanita nel nulla.

****


Entrare dal retro era ormai la prassi, concordata con la strega a capo di tutto. Era più facile per i commessi arrivare con calma, sistemarsi e solo dopo aprire il portone principale. Amber non dovette esercitare troppo sforzo sulla chiave in ottone perché quella le consentisse di accedere al Wizard Store. Le nubi scure che avevano avvolto il cielo di Londra come un mantello impenetrabile si guadagnarono un ultimo sguardo della ragazza, prima che un sorriso intimo si appropriasse delle sue labbra. Ne conosceva benissimo il senso, e sapeva che solo in due avrebbero compreso. Si concesse un solo tuffo al cuore, al pensiero di Killian. Dopo, entrò. Attendere una consegna voleva dire arrivare almeno un paio d’ore - nel suo caso ben tre - prima dell’apertura ufficiale pomeridiana. Non era certo il caso di ritrovarsi invischiata tra vendite dirette e recupero merce, in simultanea. Doveva ammettere che proprio per la logica che condiva ogni discorso della proprietaria, Amber amava lavorare lì. Quel giorno non era sola, su concessione straordinaria, con lei c'era anche Eve, che impiegò meno di tre secondi per sgattaiolarle tra le gambe della padroncina ed appropriarsi dell'apposita cesta in vimini vicino al bancone. Amber la inseguì solo con lo sguardo, consapevole che non avrebbe combinato alcun danno, era sempre stata una gatta così educata. Scivolando oltre il retrobottega, la bionda poggiò la tracolla dietro il bancone, inspirando ad occhi chiusi l’aria densa di magia che riempiva il negozio. Non le era difficile ammettere che a seguito delle migliorie che l'avevano coinvolta, quel posto aveva scalato rapidamente la sua personale classifica di “luoghi preferiti a Londra”. Ispezionò rapidamente il negozio, per assicurarsi che tutto fosse al proprio posto, non aveva impiegato tanto ad imparare la posizione di ogni bene al suo interno, tanto che a primo impatto sarebbe sembrata una commessa navigata. Doveva ringraziare il lignaggio di famiglia per quella particolare abilità. *Va bene, c’è tutto* rassicurò se stessa prima di tornare dietro il bancone. Per ingannare l’attesa aveva portato una commissione a cui lavorava ormai da un paio di giorni ed i volumi di trasfigurazione di tutti i cinque anni svolti. I G.U.F.O. non sarebbero stati clementi con lei, doveva essere pronta.
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Ovviamente tutto quel peso era stato ridotto ai minimi termini per il viaggio da casa al Wizard Store; l'incantesimo di estensione era diventato uno dei suoi preferiti a lungo andare. Estrasse tutti i volumi, uno alla volta e li poggiò in un angolo appena visibile del bancone, assieme al quaderno di appunti riassuntivo - ben più utile e meno ingombrante di mille fogli di pergamena. Appese il mantello sull'apposito gancio, e si accomodò sullo sgabello, in una posizione tale da poter sia sfogliare i suoi appunti, che tenere d'occhio la porta. Il corriere sarebbe arrivato nel giro di mezz'ora. Eve, dal canto suo, già dormicchiava nella sua cesta, il corpicino grigio si muoveva al ritmo di lenti sospiri. Sembrava tutto perfetto, eccezion fatta per una cosa di cui si sarebbe accorta troppo tardi. Vittima dell'abitudine, Amber non aveva solo fatto un giro di controllo, ma aveva anche aperto il portone principale, ma tanto assorta nei suoi pensieri e guidata dalla routine, non se ne era accorta subito. Ed anche in quel momento, con il quaderno aperto, il pensiero non la sfiorava nemmeno.

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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 19/5/2018, 14:40






Elijah Sullivan


🐍17 Anni 🐍 3° Anno 🐍 Serpeverde 🐍


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Quel giorno il cielo della capitale regalava ai suoi attenti osservatori un panorama pesante ed infuriato. Non amava molto il grigio, era il colore degli indecisi, di quelli che non sanno schierarsi, quelli che restano nel centro perché non hanno il coraggio delle loro azioni. Le nuvole erano un po' così quando erano arrabbiate. Hai l'impressione di passarla liscia e poi arriva il diluvio. Cerchi un riparo e poi la pioggia scompare così come è arrivata.
Elijah si era sempre preoccupato poco dell'incostanza delle nuvole. Lui non cercava mai rifugio durante i temporali e nemmeno utilizzava rimedi magici per non bagnarsi. Gli piaceva la pioggia, adorava sentirla addosso mentre scendeva lenta. Carezza leggera sulle guance, solletico quasi impalpabile sotto le ciglia. Aveva sempre amato la semplicità che la Natura sapeva regalare, ed ora aveva imparato ad apprezzarla in tutte le sue sfaccettature. Ci sono cose di una semplicità assoluta se le osservi senza dargli troppa importanza, ma se ti fermi a pensare un attimo ti rendi conto che nascondono processi tremendamente elaborati. Alzò gli occhi al cielo, appoggiandosi alla balconata della Metropolitana, fermata di Abbey Road. Registrò il nome senza prestarvi troppa attenzione e riprese la sua passeggiata solitaria con Stefan sulla spalla. Londra era un caos come al solito, aveva l'impressione che la folla lo risucchiasse un passo dopo l'altro. Era più di un'ora che camminava e si rese conto che il suo pilota automatico l'aveva condotto verso il lato magico della città. Gli era andata di lusso, doveva ammetterlo. Nonostante tutto non affrettò il passo, quella era una passeggiata e non una corsa. Quando girò l'angolo venne accolto da un vento leggero che gli scompigliò leggermente il ciuffo dei capelli. Il gatto, infastidito, si rifugiò dietro al collo del Serpeverde, infilando la testa dentro al cappuccio. Elijah sapeva che di lì a poco avrebbe sentito un leggero strattone all'altezza della gola, nell'esatto momento in cui Stefan si sarebbe tuffato nel cappuccio della felpa.

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Portò le dita tra le ciocche del ciuffo e cercò di rimettere in riga ciò che si era ammutinato. Voltò alla seconda a destra e, dopo una ventina di passi si ritrovò davanti ad "Evviva lo Zufolo". Elijah si fermò ad osservare la vetrina assortita e ben curata. C'erano esposti una marea di spartiti e strumenti musicali di ogni tipo. Quando era molto piccolo era stato obbligato, con lui i suoi fratelli, ad imparare i rudimenti della musica e del pianoforte. Non aveva mai amato quello strumento, preferiva usare le mani per disegnare. Ecco, fantastico! Gli venne in mente che aveva quasi terminato la matita B6 e B8 e ne aveva assoluta necessità. Tornò sui suoi passi rientrando nell'ultimo isolato della Londra Babbana. Lì c'era una cartoleria che era le sette meraviglie e, da quando l'aveva scoperta, si riforniva lì per ogni cosa. Entrò in negozio e naturalmente, lasciandosi trasportare dalla sua vena artistica, comprò ben oltre il necessario. Uscì soddisfatto stringendo in mano una busta di carta verde contenente le due matite per cui era entrato, alle quali si erano aggiunti due album da disegno, tre sfumini di diverse dimensioni, una gomma pane e un temperino da passeggio. Era decisamente un ottimo bottino. Un ghigno di soddisfazione apparve sul volto del Serpeverde mentre girava di nuovo nella traversa del negozio di strumenti musicali. Si fermò di nuovo davanti alla vetrina e lì Stefan fece di nuovo capolino sulla sua spalla. Elijah era tremendamente attratto dalle chitarre, anche se doveva ammettere che anche il sassofono aveva la sua ragione di esistere. Prima poi si sarebbe deciso e avrebbe ripreso a studiare musica, doveva solo decidere con quale strumento avventurarsi. Ad essere sinceri però non era molto convinto che la cosa potesse durare a lungo. La musica non era il disegno e non lo sarebbe mai stata.
Riprese a camminare, meditando proprio su questi suoi dubbi, quando la parte più periferica della sua visione venne attratta dall'insegna del "Wizard Store". Ma sì! Non gli sarebbe dispiaciuto affatto farci un giro. Questa volta avrebbe esplorato gli scaffali in lungo e in largo. Sicuramente c'era qualche tesoro da scoprire che la prima volta- complice la troppa fretta - non aveva notato. La mano sinistra afferrò il gatto e lo sistemò sulla spalla, dove era sicuro di poterlo controllare meglio...per quanto possa essere facile controllare un gatto ribelle come il suo.
Entrò nel negozio e non potè fare a meno di notare un silenzio innaturale. A quanto pareva era lui l'unico cliente o tutti gli altri particolarmente silenziosi. Lasciò che la porta si richiudesse alle sue spalle e si avvinò al bancone. Notò immediatamente la ragazza che l'aveva aiutato l'ultima volta.
- Ciao! - esordì con tono deciso e tranquillo. Nel silenzio innaturale del locale le sue parole suonarono decisamente amplificate.




 
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view post Posted on 21/5/2018, 08:13
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Il primo anno venne sfogliato in fretta e furia, senza troppe cerimonie. Aveva già ripassato i concetti basilari e, con il senno di poi, era anche riuscita ad aggiungere un tocco personale alle nozioni apprese. In fondo, era quello che i docenti maggiormente chiedevano. Sfogliò un'altra pagina. *Si tratta di un incanto dalle lontane origini. Il suo primo esecutore fu un mago irlandese Horus O'Clok. In effetti, questo incantesimo è stato tramandato nei secoli proprio dalla famiglia O’Clok. Esso consente di trasformare il cuculo in un bellissimo, ed utilissimo, orologio a cucù. * Lesse mentalmente, ricordava bene i pomeriggi passati a ricercare le vere origini di O'Clock e come questi avesse avuto una delle più grandi idee del secolo - ai suoi tempi. Per puro orgoglio non era andata a chiedere a Nonno Hydra se effettivamente avesse mai incontrato un discendente di quella famiglia, ma d'altro canto con Constantine parlava così poco che non c'era da meravigliarsene. Il timore reverenziale che quel vecchio le incuteva era tutt'altro che semplice da spiegare, e quasi impossibile da ignorare. Lo sguardo attento si fermò su un angolino di quella pagina, dove un appunto spiccava su tutti. "Chiedere a Barrow" c'era scritto. Non ricordava più cosa volesse chiedere all'ex-docente, ma certamente doveva trattarsi di qualcosa a cui lei stessa aveva trovato risposta negli anni. Non era raro che, a volte anche a metà anno, un docente lasciasse Hogwarts e venisse sostituito da un supplente temporaneo, fin tanto che non si trovava un degno sostituto. Era toccato a Christopher Channing il ruolo di docente di Trasfigurazione, e benché lei non lo avesse mai incontrato, era sicura che avrebbe avuto a che fare con lui ai G.U.F.O., che di certo non erano un buon terreno per un primo incontro. Proprio tra il quarto ed il quinto anno, Amber aveva avuto modo di toccare con mano quanto fosse fragile il filo che legava un docente alla sua cattedra. "Largo ai giovani" sembrava gridare ora il corpo docenti. *... e largo agli Auror!* avrebbe aggiunto lei, incapace di comprendere se fosse una nota positiva o meno. Dopo quanto accaduto, di sicuro Hogwarts necessitava di una protezione extra, ma per quanto la rassicurasse, l'incubo tragicomico di trovarsi Killian tra i corridoi in veste di docente vinceva su tutto, terrorizzandola. *Non accadrà mai*, si rassicurò scuotendo appena il capo. Prima di mettersi d'impegno nella lettura dei suoi appunti, si era sentita sufficientemente sicura di poter tenere tutto sotto controllo, ma così non era stato e l'essere così assorta in quei pensieri le aveva fatto perdere di vista il portone principale, inconsciamente aperto poco prima, e lo scampanellio lieve che precedeva l'arrivo di un cliente. Un cliente che non avrebbe dovuto essere lì. Un cliente che era entrato perché lei aveva lasciato la testa nell'appartamento di Londra, e non se l'era portata via mentre andava a lavoro!

All'udire una voce che non apparteneva alla solita del corriere, Amber trasalì. «Il negozio è chius-» iniziò una risposta automatica che non portò a termine. Chiuse il quaderno ed ignorando per un attimo il cliente, puntò il proprio sguardo verso la porta la cui serratura era sbloccata in modo evidente. Avrebbe voluto chiedere "come sei entrato?" ma già sapeva la risposta, era meglio evitare di ammettere la propria colpa così apertamente. Si ricompose quindi l'istante successivo, alzandosi dallo sgabello. La fortuna di essere appena più alta della media londinese le dava il vantaggio di poter risultare sufficientemente alta anche da dietro il bancone, un valore aggiunto che la faceva sentire ancora più sicura. Ingoiò il rospo, aveva commesso lei un errore, ma avrebbe trovato il modo di mandare via il ragazzo per farlo tornare a negozio aperto. Non le servì più di un'occhiata per comprendere chi avesse davanti. Non solo era già stato un cliente, ma era anche un recente acquisto dello staff scolastico, un Prefetto Serpeverde. Ed aveva un gatto sulle spalle. «Sullivan» Un cognome, un saluto. Con ancora gli appunti in mano, ed un'espressione meno sorpresa e più professionale, la Tassorosso si preparò a comunicare quanto appena accennato poco prima. I mezzi termini non era propriamente il suo campo, doveva ammetterlo.«Mi dispiace, ma come dicevo il negozio dovrebbe essere chiuso, non facciamo orario continuato quind- » ed avrebbe proseguito chiedendogli di tornare due ore e mezza dopo, ma anche in quel caso la frase non trovò una conclusione, perché la porta si aprì ancora ed il faccione bonario del mago-corriere comparve sul più bello.*Morgana* Dietro di lui, ben cinque pacchi avvolti in fogli di cartone anonimi e grandi quanto uno zaino bello capiente. E meno male che la proprietaria l'aveva rassicurata che si sarebbe trattato di poca roba. "Mai crederle al cento per cento" si appuntò mentalmente. «Consegna per il Wizard, già saldata, lascio tutto qui fuori ma mi serve una firma» Ignaro del processo che avrebbe innescato, il buon Galfry attendeva Amber sull'uscio, con una piuma d'oca in mano e la pergamena da firmare. Non solo lei non poteva ignorare la consegna, ma avrebbe anche dovuto portare dentro le cinque scatole prima che queste attirassero troppo l'attenzione. Se ne avesse perso il contenuto sarebbe stata licenziata, come minimo. Lo sguardo passava dal Prefetto al corriere. Forse avrebbe potuto farsi aiutare dal primo, a portar dentro tutto, non era il caso di usare incanti di levitazione, non c'era la certezza di come avrebbero reagito i preziosi all'interno della scatole. Amber si era sempre chiesta perché la donna non usasse i gufo come normali postini, ma effettivamente con tutto quel carico ce ne sarebbero voluti parecchi. E forse non era nemmeno affar suo chiederselo. Avrebbero dovuto portare tutto a mano. Si mosse oltre il bancone, ignorando per un attimo proprio il cliente inatteso, per andare a firmare il dovuto. Non avrebbe mai apertamente chiesto di essere aiutata, ma le avrebbe sicuramente fatto comodo disporre di due braccia in più. Altrimenti Sullivan avrebbe potuto benissimo recepire il messaggio iniziale e schivare l'incombenza al volo per ripresentarsi più tardi.


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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 22/5/2018, 10:06






Elijah Sullivan


🐍17 Anni 🐍 3° Anno 🐍 Serpeverde 🐍


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Non aveva proprio fatto caso all'orario, doveva essere sincero. Era un bel po' che camminava e aveva perso la cognizione del tempo. Vetrine, passanti, pensieri sconnessi. Tutto faceva parte del menu della giornata. Ma erano quelle le giornate migliori, no? Esci e non sai che vuoi fare davvero. Inizi a camminare e non ordini ai piedi dove portarti, ma lasci che diventino loro i padroni assoluti della situazione. Un senso di libertà indescrivibile, dove le regole non esistono.
Sollevò un sopracciglio alle parole della Tassorosso. Filava tutto liscio tranne un piccolissimo particolare - La porta d'ingresso era aperta - le fece notare, indicando l'entrata con indice e medio insieme - altrimenti non sarei mai entr...
Non fece in tempo a terminare la frase perché uno strano ometto fece irruzione nel negozio. A quanto pareva era il tipo che riforniva il Wizard della merce, e non si faceva problemi a mollarla lì fuori.
Stefan tirò fuori leggermente le unghie facendogliele sentire sulla pelle della spalla, quindi saltò giù. Non sembrava infastidito, ma incuriosito. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione, ma in quel momento il Serpeverde non se ne preoccupò. Finchè restava in negozio, gli averebbe lasciato la libertà di muoversi come preferiva. Elijah cambiò espressione verso quel faccione che sprizzava simpatia ad ogni battito di ciglia. Al contrario di Stefan lui sembrava decisamente irritato e non faceva nulla per nasconderlo. Erano solo cinque scatole e quell'uomo le avrebbe potute benissimo portare dentro il negozio in un attimo, senza lasciare ad Amber l'incombenza. A quell'uomo sarebbe bastato un attimo per comportarsi come si deve, e invece...
Il Serpeverde non disse nulla a nessuno dei due e si chinò su uno dei pacchi. Lo afferrò ai lati e provò a sollevarlo leggermente. Per lui non era particolarmente pesante, poteva sollevarlo senza alcun problema. Lo stesso non si poteva dire per le braccia e le spalle di una ragazza.
Dopo averne verificato accuratamente il peso, afferrò saldamente il pacco e lo sollevò sopra la spalla destra, tenendolo con il braccio. Tra un grugnito e l'altro, rientrò in negozio e lo sistemò dietro al bancone. Non sapeva quanto tempo ci avrebbe messo Amber ad aprire i pacchi e a sistemare la merce, per cui era meglio che non rimanesse dove si muovevano anche i clienti.
Tornò indietro con calma e, una volta sul marciapiedi, puntò i suoi occhi chiarissimi sulla Tassorosso - Sono troppo pesanti per te, li porto io. Controllali solo un attimo mentre li metto dentro.
Sollevò il secondo, decisamente più pesante del primo. Lo parcheggiò sulla spalla destra e lo portò a far compagnia al primo arrivato dietro al bancone. Era molto interessato a capire come funzionava la faccenda, dato che era stato appena assunto come garzone nella boutique di Mr. Elegant a Diagon Alley. Aveva scoperto che l'altro commesso era Derek e la cosa gli aveva fatto estremamente piacere. Sarebbero andati d'amore e d'accordo, poche chiacchiere inutili e tanto lavoro.
Ora era importante capire come muoversi in negozio, ottimizzando cosí al meglio i tempi ridotti di entrambi.
Fece gli altri tre viaggi con la massima calma e senza il minimo sforzo. Non aveva idea di come la Tassorosso sistemasse abitualmente i colli della merce, li dispose quindi uno a fianco all'altro evitando di impilarli. Non sapeva se contenessero oggetti fragili e preferì non doverlo scoprire a posteriori.
Le dita tra le ciocche a sistemare il ciuffo fu il primo gesto che si concesse alla fine delle operazioni. Strofinò la spalla con la mano per far cadere la poca polvere che la stoffa aveva raccolto.
- Se vuoi posso aiutarti a sistemarli - si strinse nelle spalle. Era lí e tanto valeva rendersi utile, non gli costava alcuna fatica. Non l'avrebbe chiesto una seconda volta, non era proprio nella sua natura.
Quella sarebbe stata una buona occasione per imparare, ma il Serpeverde non avrebbe insistito. Non sopportava le persone pedanti che viaggiavano sull'onda del "E dai! ".
- É tanto che lavori qui? - chiese distrattamente mentre si guardava in giro. I suoi occhi chiarissimi saltellavano sugli scaffali dietro al bancone. Fece un ghigno appena accennato mentre si sistemava su uno degli sgabelli, appoggiandosi appena. Lui non aveva ancora iniziato il suo lavoro di garzone e doveva ammettere che era davvero una sensazione strana stare dalla parte opposta del bancone. Era come scoprire un mondo sconosciuto, un piccolissimo senso di potere e di dovere.
Nel corso dell'esplorazione, le sue iridi finirono sul libro poco lontano alla sua destra. Il nome di Horus O'Clok lo ricordava alla perfezione, lui ed il suo maledettissimo orologio a cucu. L'incantesimo piú inutile del pianeta. L'aveva pensato già alla prima lettura e ne era ora fermamente convinto.
Da quel che vedeva, la Tassorosso era una studentessa molto brava. Ignorava i suoi voti, ma la cura con cui erano allineati gli appunti lasciava pochi dubbi.
- Come te la cavi in Trasfigurazione? - azzardò senza troppa convinzione. Mera curiosità mista a spasmodica voglia di superare le difficoltà in quella materia a lui cosí ostica.





 
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view post Posted on 22/5/2018, 15:56
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Amber perse un battito nell'esatto momento in cui, con la piuma d'oca ancora in mano, vide Sullivan afferrare uno degli scatoloni. I suoi preziosissimi scatoloni. Sì, la stava aiutando - ed era indubbiamente una richiesta che probabilmente si sarebbe trovata a fare - ma tra il pensare ed il chiedere, doveva attraversare oceani di dubbi e paranoie. Una fra tutte: chi le assicurava che lui sapesse cosa stava facendo? In più di certo non aveva un'espressione rassicurante. E se non l'avesse maneggiato con cura? Caricarselo sulle spalle certo non era così "sicuro"! E se il contenuto fosse stato danneggiato? Non voleva nemmeno immaginare il volto della proprietaria mentre non solo la licenziava, ma le chiedeva anche di pagare i danni. L'angoscia le annodò la gola e per eterni attimi la bionda non riuscì a dire niente, per poco il corriere dovette perfino strappare la piuma dalla sua presa. Con lo sguardo seguì ogni mossa, dal sollevamento della scatola, al trasporto in quello che a lei sembrava bilico, ma evidentemente non era, fino al suo appoggio dietro il bancone.«Ok ma fai attenzione» Disse quasi a fil di voce, allungando la mano verso il prezioso carico, prima che questo venisse nuovamente spostato, e ritrovandosi ad afferrare solo l'aria umida che precedeva un temporale con i fiocchi. Certo era in parte sollevata del fatto che senza bisogno di alcun cenno, il Serpeverde avesse deciso di aiutarla e sì, un "grazie" prima o poi sarebbe stato doveroso, ma il terrore che accadesse qualcosa alla merce le aveva permesso di accantonare a piè pari ogni gentilezza. Dall'altra parte di quel mondo, Galfry sembrava volersi sbrigare a tutti i costi ed accennò un solo sguardo vacuo in direzione del giovane che svolgeva il lavoro evidentemente al posto suo, prima di salire sul furgone e sgommare tanto da dare filo da torcere al Nottetempo. Con il cadere delle prime gocce sull'asfalto, tutto il carico era stipato al sicuro dietro il bancone, ed Amber - che fino ad allora aveva tenuto aperta la porta - si affrettò a chiudere l'ingresso, stavolta a dovere. Non era passata inosservata l'affermazione di Elijah, che aveva finito con il colpire la commessa proprio nel suo punto più debole: odiava essere imprecisa. Non amava la mancanza di controllo, e benché il motivo del suo essere così sovrappensiero era più che lecito - ed una volta tanto lei stessa si giustificava -, dimenticanze simili non erano contemplate. Così come sarebbe stato inutile continuare a discutere su come il cartello esponesse gli orari del negozio, perché non poteva negare di avere le proprie colpe. Nella sua mente, però, le cose si sarebbero risolte rapidamente: Un ringraziamento al ragazzo, ed "arrivederci a quando saremo aperti". Mentre rifletteva su come mettere in pratica quella previsione, una seconda offerta di aiuto fece la propria comparsa. La valutò, aggirando il bancone e passandogli accanto. No, non le serviva aiuto, la parte più faticosa era già stata fatta, il resto sarebbe stato puro inventario e - per ovvie ragioni - lei adorava quella parte del suo lavoro. Fu quindi sul punto di congedarlo, di nuovo (gli avrebbe aperto il portone personalmente per disfarsi di lui) ma un tuono in quel frangente scosse perfino il negozio, cancellando ogni sua parola. E quando aprì bocca, il diluvio scese su Londra.

Se lo avesse fatto uscire forzatamente, in quelle condizioni, non se lo sarebbe perdonato. Non dopo che in qualche modo l'aveva aiutata, pure terrorizzandola sul primo momento. Sembrava che la natura complottasse contro di lei. «Mh... se non hai altro da fare, suppongo possa servirmi una mano, ma non sono stata messa al corrente di cosa effettivamente contengano queste scatole, quindi- senza farlo apposta, puntò l'indice con fare per nulla minaccioso ma assolutamente serio, verso il volontario aiutante - niente magia, controlla il tuo gatto e ...» Poi ricordò di dovergli ancora qualcosa, «... grazie, per poco fa.» aggiunse alla fine. Uno sguardo ad Eve, e sollevò il primo scatolone per posizionarlo sul bancone, impreparata a ricevere ulteriori domande così presto. Le iridi acquamarina lasciarono l'imballo per tornare a confrontarsi con lo studente non troppo distante. Era normale che lui volesse chiacchierare e considerato che sarebbe rimasto lì per aiutarla, forse era perfino indispensabile farlo... non che lei però apprezzasse particolarmente la cosa. «Più o meno da quando hai fatto il tuo acquisto in negozio, settimana più, settimana meno» evitò accuratamente di nominare il Florian. Il periodo passato in gelateria era stato forse il più strano mai vissuto, e non in senso buono. Non amava ricordare la dissonanza che le attanagliava la mente ogni volta che indossava il grembiule intonso. Aprì lo scatolone ed un tintinnio attirò la sua attenzione. Già sapeva di cosa si trattava, e la pergamena che accolse nelle proprie mani le confermò l'ipotesi. «Questi sono diademi, vanno nello scaffale vuoto lì a sinistra, tra l'ametista e la teca dei medaglioni. Uno per ogni cuscino. E... mmh, sì, ok dovrebbero essere sette» In effetti con un aiuto avrebbe impiegato meno tempo a fare tutto. Non seppe come, ma prima che potesse afferrare anche lei un diadema e aprire le danze, una nuova domanda girò la ruota degli argomenti ed Amber istintivamente gettò uno sguardo alla pila di libri che Elijah doveva aver notato. La nomea dello studente le era vagamente giunta, ma lungi da lei ritenersi superiore in alcun modo, anzi. Difficilmente era in grado di auto valutarsi, e benché fosse rigida con se stessa, non era raro si sottostimasse. Eve, svegliata forse dall'ingresso di un felino nel suo momentaneo territorio, sedeva ora composta e passava la zampina attorno al capo, dopo averla ogni volta accuratamente inumidita. Al sol vederla Amber si tranquillizzò e ritornò a compiere i gesti meccanici spiegati poco prima a Sullivan, degnandosi di rispondergli ma senza bisogno di alcun contatto visivo. «Bene, nella media, anche se non ho ancora avuto modo di incontrare Channing, e temo che ai G.U.F.O. non perdonerà sviste.»


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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 23/5/2018, 20:35






Elijah Sullivan


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Avete presente quelle nuvole londinesi indecise? Quelle che ti prendono in giro e non ti fanno capire cosa hanno deciso di fare? Eccole lì, avevano deciso e non avevano alcun problema a renderlo noto. Dal cielo arrivò un boato degno di una Bombarda, tanto che Elijah voltò la testa verso l'ingresso. Non che avesse molto senso come gesto, dato che non vedeva nulla all'esterno, ma la testa era partita da sola. Al tuono da primo premio, era seguito un diluvio davvero degno di quel nome. Uscire sarebbe stato un problema serio, non tanto per se stesso ma per i fogli da disegno. L'ultima volta, nonostante li avesse protetti con la magia, gli angoli si erano bagnati e contorti tutti. Probabilmente qualcosa era andato storto, ma non aveva intenzione di fare un altro tentativo e rovinare altri due album. Non aveva molto chiare le intenzioni della Tassorosso ne suoi confronti, ma non ebbe nemmeno il tempo di chiederselo perché Giove Pluvio decise di dire la sua ...e la sua voce era davvero potente!
Alla frase "controlla il tuo gatto" il Serpeverde cominciò a guardarsi intorno con aria palesemente indifferente. Aveva completamente dimenticato il suo gatto. Di una cosa era certo, ovvero che Stefan non era uscito dal negozio. Non amava la pioggia e aveva imparato ad annusarla nell'aria ore prima.
-Stefan! - nessuna agitazione nella voce, semplicemente l'invito chiaro a palesarsi immediatamente. Elijah si guardò intorno e, da dietro una cesta, apparvero due orecchiette nere come l'ebano. Eccolo lì il piccolo delinquente! Adorava nascondersi.
Seguirono due occhi verde smeraldo ed il musetto impertinente delle grandi occasioni.
- Vieni qui - l'invito divenne un chiaro ordine. Il gatto obbedì, avvicinandosi a passo lento mentre la coda ondeggiava. Il messaggio era chiarissimo. Si stava avvicinando non perché gli era stato ordinato, ma solo perché andava a lui di farlo. Poco importava, l'importante era il risultato.
- Amber, lui è Stefan e...prego, per poco fa - lo disse facendolo scivolare in un altro discorso, esattamente come aveva fatto lei. Non doveva dare peso a quelle parole, una sorta di "ah,si…", ma nulla di importante.
Rimase sorpreso che lavorasse lì da così poco tempo, sembrava tremendamente a suo agio nel muoversi dietro quel bancone. Ricordava benissimo il giorno in cui era entrato per la prima volta al Wizard. Amber l'aveva servito con grazia e precisione, come se fosse lì da sempre. Guardò l'anello con l'adularia che portava al mignolo, fece un ghigno. Doveva essere sincero, faceva proprio una bella figura sulla sua mano. Stava diventando come sua sorella maggiore Eva? No, dai, a parte gli occhi celesti non avevano mai avuto niente in comune.
Chissà...magari stava iniziando a scoprire lo splendido universo della vanità maschile? Non era una cosa così da disprezzare. Allargò le dita e scrutò l'anello muovendolo sotto la luce con una certa soddisfazione.
- Io inizierò a lavorare da "Vestiti&Vestiti" ed è la prima volta che mi cimento in una cosa del genere. - la buttò lì senza espressione. Notizia bomba !!
Lo sapeva anche lui che era un vero salto nel buio, ma si sarebbe impegnato al massimo delle sue forze. Certo, l'idea di maneggiare i corpetti da donna che aveva visto in vetrina gli regalava una strana sensazione, molto più che strana. Aveva sempre riso guardandoli ma ora la musica era decisamente cambiata. Siamo seri, per cortesia!! Nella vita doveva però cominciare a fare qualcosa di concreto, qualcosa che andasse anche contro quello che era il suo modo di vedere. Il negozio di Mr. Elegant era il primo tassello e Elijah si sarebbe impegnato al massimo come in ogni attività che faceva.
I suoi pensieri non lo abbandonavano mai. Il suo sguardo però era sempre concentrato sui gesti attenti e precisi della Tassorosso. Amber aprì lo scatolone e … cos'erano quei cosi?? Diade...no! Anzi, si...diademi, giusto? Sollevò un sopracciglio, più che altro era atterrito da quello sbrilluccicare. Davvero c'erano delle ragazze che avevano il coraggio di piazzarsi quei fanali in testa? Era come andare in giro con una bacchetta in Lumos tra i capelli. In fondo il risultato finale era lo stesso. Sua sorella Eva adorava quel genere di accessori, più erano vistosi e più le piacevano. Elijah non aveva ancora capito la differenza tra un diadema e una tiara, ma di notte dormiva bene lo stesso.
- Perché sul cuscino? non stanno meglio in una scatola? - fu più forte di lui. Se si preoccupavano che potessero rompersi, perché tenerli in pericolo su quei cuscini cicciotti? Non fece altre domande, si strinse nelle spalle e guardò uno dei diademi. Ne prese uno tra pollice e indice, sollevandolo con delicatezza. Era leggerissimo e perfettamente liscio al tocco. Usò entrambe le mani e si diresse verso uno dei famigerati cuscinetti che gli aveva indicato Amber. Si muoveva lento, come se stesse camminando su un campo disseminato di uova appena deposte. Arrivare alla teca e sganciarlo sul cuscinetto porpora fu una liberazione.
Sorrise leggermente alle parole di Amber - Nella media è già un buon punto di partenza. Io ho avuto modo di incontrarlo - piccola pausa, ma non si voltò verso la ragazza - e devo a lui l'unica bocciatura della mia carriera scolastica.
Non avrebbe dimenticato mai più quelle farfalle infernali. Già era un animale che aveva sempre tollerato poco, ma dopo quel compito di Trasfigurazione gli facevano lo stesso effetto del succo di zucca. Era stato peggio di un incubo, non l'avrebbe mai dimenticato. Per lui abituato a vedere solo "O" e "E" sui suoi compiti, già la "A" era un polpettone indigeribile...la "S" di Channing però era stata un vero trauma. Aveva recuperato con una misera "A", una di quelle "A" che per lui erano una vergogna.
Gli occhi chiarissimi fissi su quel diadema, quel pensiero fisso, il suo orgoglio ferito.
- Mi aiuteresti, Amber?





 
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view post Posted on 25/5/2018, 09:34
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Poche cose piacevano ad Amber come un temporale estivo in piena regola. Il tumulto dei tuoni ben s’accompagnava con l’agitarsi del suo cuore giovane e inquieto. Lo scrosciare della pioggia apriva la via per gli sfoghi più puri, dimostrandole come anche Madre Natura la incitasse a lasciarsi scorrere addosso i problemi più sciocchi e rivoltarsi contro quelli più seri. Amava spegnere la luce in camera, affacciarsi all’ampia finestra e puntare gli occhi al cielo, a volte per cercare risposte, ed altre per godersi lo spettacolo luminoso dei lampi che si rincorrevano. L'amore per Londra era proprio lì, che brillava nello sguardo della Tassorosso, che invece mal sopportava una successione troppo lunga di giornate soleggiate e calde. L'umidità che saturava l'aria - per molti insopportabile - era parte di lei. Recentemente, poi, le emozioni che scorrevano a fior di pelle sembravano attendere giornate come quella per riaffiorare ed impossessarsi dei suoi pensieri, rapendola in tutto e per tutto. Inspirò a ritmo con il secondo tuono, le mani si strinsero attorno al diadema, ed un lieve sorriso le incurvò le labbra. Sapeva a cosa stava pensando, e sapeva che non l'avrebbe reso pubblico nemmeno sotto tortura, esternare i propri pensieri non rientrava tra le sue abilità e, sinceramente, non se ne faceva un cruccio. Mentre Stefan in parte e con un caratterino non da poco, rispondeva al richiamo, Eve non la smetteva di fissarlo. Tale e quale alla padrona, la gatta non sembrava incline a mostrare con chiarezza i suoi pensieri. Seduta sulla cesta, dritta ed immobile, muoveva solo gli occhi smeraldini per seguire i movimenti dell'altro felino, ma non si scomponeva. Era sempre stata una gatta schiva, quindi in verità Amber si aspettava che di lì a poco sparisse per rintanarsi nella mensola più alta, distante da tutti. Ci era abituata, cinque anni con lei le avevano fatto capire quanto entrambe si somigliassero. Mentre però di Eve era sicura, certa al cento per cento che non avrebbe fatto danni, non poteva dire lo stesso di Stefan, motivo per cui l'avviso ad Elijah era stato d'obbligo. La bionda non fece una piega quando il Serpeverde espresse quel sottile desiderio di non vedere tutti i diademi così in mostra. Non potevano piacere a tutti, e certamente erano più "femminili" di molti altri oggetti del negozio, ma quella nuova parete era interamente dedicata a loro, quindi c'era ben poco da fare. Sollevano appena un sopracciglio più dell'altro, rispose con semplicità. «Ho la netta sensazione che chiusi in una scatola non li venderemmo con tanta facilità.» un accenno di ironia ed il gioco era fatto. Per altro, si trattava della verità più assoluta. Erano tante le ragazze che, magari proprio in concomitanza con l'arrivo del ballo di fine anno, si fermavano ad ammirare i diademi, e fantasticare chissà quale serata magica. Amber aveva ricevuto il suo in dono, da Horus, un paio di natali prima.

«Ah, Mister Elegant...» commentò, mentre la penultima coroncina di gemme veniva posata sul suo cuscino. Non era solita fare acquisti da Vestiti e Vestiti, ci era entrata solo per lo stretto indispensabile. Avendo a disposizioni i sarti di Nonna Cordelia, pronti a confezionare ogni volta l'abito perfetto per ogni occasione, non aveva senso per Amber mettere piede altrove. A volte, lo sfarzo di cui gli Hydra si ammantavano, la privava di quelle che potevano essere tappe fondamentali di una comune studentessa. Ad esempio, lei non era mai andata con un'amica a comprar vestiti o gioielli o cose che non fossero libri e accessori di cancelleria. Nonostante John l'avesse salvata dal divenire una bambina viziata, facendola vivere in un modesto appartamentino di Londra e non in Villa, non era comunque riuscito a troncare di netto il filo con la ricchezza che accomunava i membri della famiglia, ed i privilegi che ne derivavano. Sarebbe stato altresì sciocco rinnegare qualche agio, bastava mantenere la consapevolezza di non appartenere ad una classe umana superiore solo grazie al conto in banca. Ed almeno in quello Amber si riteneva sufficientemente brava. Persa nei suoi pensieri, non si accorse di aver lasciato un vuoto tra l'esclamazione ed un normale: "complimenti per l'assunzione, vedrai che ti troverai bene", che per altro non avrebbe mai detto. Quando si riscosse però, doveva essere già tardi, perché il discorso iniziò a vertere pericolosamente verso Channing, Trasfigurazione, Scuola.. insomma: i G.U.F.O. qualcosa a cui non poteva evitare di pensare. Ad aggiungere il carico maggiore - mentre lo scatolone vuoto veniva riposo in un angolo del negozio - fu proprio la testimonianza di Elijah, e la "S" presa con il docente. *Aiuto...* Oh no, non era per niente rassicurante. Se al suo primo insediamento era già partito con quei criteri, le avrebbe davvero dato del filo da torcere. Il suo pretendere anche troppo da se stessa, avrebbe richiesto un tributo in pochi mesi. Per il futuro che aveva in mente, per l'incarico che avrebbe sognato di ricoprire al Ministero, Trasfigurazione era essenziale, e doveva passarla con non meno di una "O"... così come per altre cinque materie.

Di spalle, senza nemmeno guardarla negli occhi, Sullivan espresse una richiesta tanto sentita quanto spiazzante. Un aiuto. Voleva un aiuto da Amber? E per cosa? In verità sarebbe stato semplice collegare l'ultimo argomento, la "S" e Trasfigurazione, per capire di cosa avesse bisogno ma non poteva esserne così sicura. Si fece seria e lo sguardo tornò a posarsi sulla pila di libri che aveva portato con sé. Con la mano accarezzò la copertina in ruvido cartoncino del suo quaderno di appunti. «Io.. aiutarti?» chiese, l'espressione era esattamente quella di chi avrebbe dovuto avere più informazioni per comprendere la situazione. E no, se si fosse trattato di Trasfigurazione non si sarebbe sentita minimamente pronta o degna di una cosa simile. Complice anche il non saper dare un giudizio realistico ai suo compiti, anche se la "O" quasi piena per il trattato di Difesa, l'aveva parecchio inorgoglita. «... ma non sei già uno dei migliori studenti in circolazione? » Domanda lecita, forse.


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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 26/5/2018, 16:14






Elijah Sullivan


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Diede un'ultima occhiata ai diademi nella teca e pensò di nuovo a sua sorella. Avrebbe potuto regalarne uno ad Eva il prossimo Natale. Uhm, meglio di no. Era certissimo che sua sorella ne possedesse già una ricca collezione, magari avrebbe ripiegato su qualcosa di più sobrio, sicurissimo che non le sarebbe piaciuto.
Per lui il Natale era sempre stato un problema. Non tanto per la festa in sé, della quale gli importava poco e niente, ma la corsa ai regali era una cosa che non riusciva a sopportare. Più passava il tempo e più andava in difficoltà. Suo fratello Daniel non era un problema dato che ne conosceva ogni anfratto del cervello, ma le sue sei sorelle erano un disastro. Ad una piaceva il rosa, ad una il bianco. Una di loro andava matta per l'argento, ma Elijah non ricordava mai chi fosse. Poi c'era quella che amava il pizzo...era Victoria probabilmente, anche lì il dubbio lo travolgeva. Hanna aveva un amore smodato per i colori pastello, Katarina ora aveva il capriccio delle scarpe con il tacco anche se sua madre gliele aveva vietate. Sarah era l'unica che non gli creava problemi per i regali. Da vera Corvonero accoglieva i libri come un dono del cielo. Ad Elijah bastava informarsi con suo padre quale fossero gli ultimi arrivi sulla sua libreria ed era certissimo di non sbagliare un colpo.
Guardò di nuovo il suo anello, girando il polso prima a destra e poi a sinistra. Gli era appena venuta in mente un'idea per il prossimo Natale e non era proprio da buttare. Avrebbe potuto regalare a tutte le sue sorelle e a suo fratello un anello come quello che esibiva al mignolo. Sarebbero stati diversi solo per la pietra montata che avrebbe rispecchiato un minimo le caratteristiche di chi la indossava. Fece un ghigno. Si, si, era proprio una bella idea...e Natale risolto alla grande.
Un - Grazie - privo di espressione fu tutto quello che uscì dalla sua bocca in seguito alle congratulazioni della Tassorosso. Non avrebbe avuto particolari problemi con il suo lavoro da garzone. Lì gli oggetti, sebbene alcuni femminili fossero un po' particolari, erano decisamente meno fragili. La cosa che sperava, era di non essere mai costretto a puntare la pianta del piede sulla schiena di una cliente per metterle in assetto un corsetto rigido. Lì si che ci sarebbe stato metaforicamente da ridere.
«Io.. aiutarti?»
E lì si voltò verso la ragazza, facendo spuntare piano gli occhi da sopra alla spalla sinistra. La fissò per qualche istante mentre si girava lentamente così da non darle più le spalle. Sollevò leggermente le sopracciglia e si guardò intorno con espressione interrogativa - Vedi altri qui intorno? Si, direi che mi riferisco proprio a te. Non era una risposta scortese la sua, ma una vera e propria constatazione oggettiva.
Tornò verso il bancone come se nulla fosse. Allungò leggermente il collo per individuare Stefan. Anche lui era lì, acciambellato poco distante dall'altro gatto con gli occhi aperti e attenti.
Una volta al bancone indicò con indice e medio i libri di Amber - Mi è andato l'occhio sui tuoi appunti e ho notato che sei ossessiva come me. Immagino che i tuoi voti in Trasfigurazione siano più alti dei miei, quindi saresti un tutor perfetto per come la vedo io.
Elijah Sullivan era tremendamente orgoglioso e detestava mostrare le sue debolezze. Di contro era anche tremendamente ambizioso e non tollerava il fallimento. A quel punto si trattava solo di mettere le due cose sui piatti di una bilancia e valutare. Cosa aveva più peso per lui? L'orgoglio o l'ambizione? Un vero scontro tra Titani a dirla tutta, ma era pur sempre uno scontro che richiedeva una scelta. Elijah ci aveva pensato solo pochi istanti e non aveva avuto dubbi...nessun dubbio, nemmeno piccolo. L'ambizione aveva per lui un peso specifico maggiore.
- Non sono mai andato oltre una "E" in Trasfigurazione - ci pensò su un attimo - non che in Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure io sia andato meglio.
Tre fallimenti senza appello, ormai erano andati. Sepolti, ma non morti per lui. Era al terzo anno e doveva assolutamente migliorare i suoi voti in vista degli esami. Sebbene non fossero quelli del quinto anno, aveva pur sempre un appuntamento con il corpo insegnanti a fine anno e non voleva fallire per nessuno motivo.
Ne aveva provate tante per migliorare i suoi elaborati ma senza successo. Certo, una "E" di Channing e Midnight erano come la manna dal cielo, ma a lui non bastava, nella maniera più assoluta. Elijah voleva di più, lui aveva sempre puntato alla perfezione.
In tutto questo la sua cara madre ci metteva il carico pesante, bombardandolo di gufi minatori in cui gli ricordava costantemente che era la vergogna della famiglia. Da quello che diceva lei, Elijah non era degno di far parte della dinastia della sua famiglia e non sarebbe stato nemmeno degno di portare quello che gli spettava: l'anello dei Montague.
Suo fratello Daniel aveva già ereditato, come primogenito, l'anello dei Sullivan. A lui, come secondo maschio, sarebbe toccato l'anello della famiglia di sua madre, un nome decisamente più prestigioso nel mondo magico. Daniel aveva ricevuto il suo anello via gufo direttamente a scuola, il giorno del suo diciassettesimo compleanno. Elijah aveva osservato i gufi volteggiare nella Sala Grande il giorno in cui aveva compiuto diciassette anni. Quello di suo fratello Daniel era arrivato puntuale. Oltre alla solita cioccolata, portava un scatola di sigari, libri e un paio di scarpe nuove. Il Serpeverde aveva atteso pazientemente che arrivasse anche l'ultimo gufo, ma nessuno era per lui. L'anello dei Montague non era arrivato, sua madre non lo riteneva degno di portarlo.
- Per favore, aiutami.., non è solo una questione di voti ma anche … - si bloccò prima di raccontare il fatto dell'anello con la "M" ed il serpente arrotolato intorno - Ricambierò come posso, te lo posso assicurare.
Voleva quell'anello. Lo desiderava con ogni cellula che aveva in corpo.




 
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view post Posted on 28/5/2018, 08:42
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Amber non era estranea al negare qualcosa a qualcuno, anzi. Più si rendeva conto delle conseguenze delle sue azioni, e degli eventi in cui veniva coinvolta, e più la consapevolezza di dover scegliere più oculatamente i passi successivi prendeva piede. Era diventato così semplice per lei sottrarsi alle proposte altrui, che anche quella volta non avrebbe avuto problemi a rispondere con un definitivo: "No, credimi, non ti servo io". Eppure non lo fece. Le mani che inizialmente avevano iniziato ad armeggiare con il secondo scatolone, cessarono ogni movimento, e gli occhi chiari passarono in rassegna le intenzioni appena dipinte sul volto di Elijah. Non seppe decidere se il commento sull'ossessività apparente dei suoi appunti le potesse far piacere o meno, era difficile stabilire se si trattasse di un complimento, un'affermazione o una constatazione poco gentile. Nel dubbio Amber rimase pensierosa e non rispose quello che in prima battuta la sua mente stava suggerendo, preferendo invece il silenzio - suo fedele amico di una vita. E poi, non le sarebbe servito essere una legilimens per capire che c'era dell'altro alla base di quella particolare richiesta. Forse, si disse, sarebbe bastato attendere appena un po' per essere messa al corrente della reale natura di una proposta simile. Più volte lei stessa si era scontrata con i mostri che le attanagliavano mente e anima, ed aveva imparato ad individuare un conflitto interno quando ne vedeva uno. Elijah non era il più palese degli sconosciuti, non era un libro aperto, ma non negava nemmeno la frustrazione che quei fallimenti scolastici avevano alimentato. Uno dopo l'altro - pensò lei - dovevano essersi trasformati nella goccia che scava la roccia. Un duro colpo all'autostima l'aveva subito anche lei quando si era resa conto che un corpo docenti più giovane avrebbe richiesto ancora più cura nei dettagli, ed era forse stato proprio quello a gettare le basi di quella sfida costante tra lei ed i libri di testo. *Non c'è solo questo*

Lasciò definitivamente perdere lo scatolone numero due, ancora poggiato al centro del bancone ed inclinò appena la testa a lato, era un gesto involontario che le capitava di fare quando si concentrava troppo su qualcosa o qualcuno. Non l'avrebbe ammesso, ma in realtà era probabile che stesse solo attendendo di avere in mano la chiave della conversazione, per poter aiutare il Serpeverde - pur non sentendosi minimamente in grado di farlo. Non era da lei farsi pregare, anzi, in genere abbandonava "la missione" prima che qualcuno arrivasse a tanto, ma sapeva che - per quanto aveva visto di lui - Sullivan non si sarebbe mai abbassato a quel livello, eppure lei doveva capire perché quella cosa fosse così importante. Ci arrivò vicina, in effetti. Non era solo una questione di voti, forse non lo era mai stata, ed Amber nemmeno si accorse di aver intensificato il proprio sguardo. L'espressione pensierosa era stata naturalmente sostituita da una più seria, sintomo di quanto seriamente prendesse la faccenda, e forse anche riflesso di quanto visto sul volto di Elijah stesso. L'ennesimo tuono si abbatté sulle loro teste, mentre un nuovo silenzio calava tra i due. Esattamente come due futuri soci in affari, i due sembravano inizialmente fermi nelle loro posizioni. Lui chiedeva aiuto, quasi pronto a ripagare con un assegno in bianco. Lei non era certa di quante e quali implicazioni avrebbe portato quell'affare, ma non sembrava incline ad assecondare la richiesta. Per quanto sarebbero rimasti in stallo? Che Amber stesse soppesando la prossima risposta sarebbe stato palese - i segni c'erano tutti, dalle braccia conserte allo sguardo spostato appena oltre le spalle del Serpeverde - ma cosa avrebbe detto? In verità si era convinta non appena aveva intuito che la questione dei voti non si fermava al solo ambito scolastico, Certo era solo un'intuizione e niente avrebbe potuto confermargliela - meno che meno intendeva usare la propria abilità per scoprirlo, lei che della segretezza faceva questione di Stato - ma non le era stato così difficile individuare una convinzione simile a quella che lei stessa aveva provato, quando aveva incontrato Killian la prima volta. Forse le due storie non avevano la stessa importanza, ma il briciolo di empatia che spesso avrebbe preferito sopprimere, l'aveva convinta a fidarsi del suo intuito. Se fosse stata un'altra persona, probabilmente avrebbe fatto di quella richiesta un motivo di vanto e di denigrazione per Sullivan, ma Amber non era affatto quel tipo di persona - anche se a volte se ne dispiaceva. Inpirò un'ultima volta, prima di tornare a puntare le iridi acquamarina verso il ragazzo, di cui solo ora comprendeva l'effettiva altezza (era mai possibile che si circondasse di giganti? Certo nemmeno lei era bassa, ma il destino sembrava volerle far credere il contrario). Convinta di non avere nulla di importante da perdere, rispose.

«No» Consapevole di quanto quella sembrasse definitivamente una negazione pura, si godette tre secondi netti di reazione del Serpeverde, prima di specificare a cosa davvero si riferisse quel "no". «Non dovrai ricambiare, non mi interessa. Non ti assicuro minimamente un miglioramento dei voti, ma siccome devo ripassare obbligatoriamente... nulla mi vieta di farlo ad alta voce.» Limpida, riprese poi a fare quanto meccanicamente stava già facendo, aprire il secondo scatolone, contenente stavolta gemme utili a ripopolare la vetrina esposta proprio al centro della scrivania in legno, dietro un particolare vetro infrangibile, nascosto al momento dallo scatolone stesso. I patti dovevano essere chiari fin dal principio: lei non garantiva niente e non pretendeva niente in cambio. Forse non era proprio un asso nelle contrattazioni, ma era abbastanza sicura che Elijah Sullivan non potesse darle niente che non avesse già o che potesse realmente interessarle. Niente per niente, non sembrava una gran perdita. Se la cosa fosse andata bene, avrebbe poi riposto lo scatolone ai suoi piedi, indicato lo sgabello oltre il bancone ad Elijah, e preso in mano i suoi appunti. «Dove sei arrivato con il programma?» Avrebbe chiesto.


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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 1/6/2018, 10:14






Elijah Sullivan


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Quella situazione era piuttosto imbarazzante per lui, ma in quel momento gli era sembrata una buona idea. Eh, sí! Probabilmente lo era, senza ombra di dubbio. Era l'ammettere di aver fallito che non riusciva a tollerare.
Al "No" della Tassorosso i suoi occhi si mossero piano, dal basso verso l'alto. Tutto normale, del resto. Perché sarebbe dovuta andare in modo diverso? Nonostante tutto non cambiò espressione, fu come se nulla lo avesse sfiorato. Si limitò a fissarla, scrutandola con attenzione. Il suo sguardo non mutò nemmeno quando quell'apparente negazione iniziale, divenne l'opposto. Ne fu davvero sorpreso, ma restò comunque impassibile.
- Grazie - voce calma e cavernosa. Sua sorella Clarissa, nel suo splendido candore gli aveva chiesto come mai la sua voce fosse diventata come quella di un Troll. Elijah era sicurissimo che lei non avesse mai sentito la voce di un Troll. Non aveva molto senso quel commento, ma era un modo colorito per dirgli che gli era venuto un vocione decisamente profondo, rispetto alla vocina più cristallina a cui era abituata. Il Serpeverde si era limitato ad alzare gli occhi al cielo, mentre Clarissa ridacchiava, scuotendo i suoi capelli rosso fuoco in tutte le direzioni. Sembrava avesse appiccato un incendio. Lei era così, devastante come il fuoco.
- Non pretendo risultati certi, mi piacerebbe almeno provarci - in fondo non era qualcosa di dovuto, ma un regalo in cui devi essere tu stesso parte in causa. Funziona così quando una persona ti offre il suo aiuto. Non puoi metterti alla finestra ad aspettare che faccia tutto l'altro. Devi renderti disponibile a collaborare, dimostrando il tuo effettivo interesse al miglioramento. In caso contrario sei solo un parassita, e i parassiti vanno solo eliminati.

C'era poi la verità, e quella aveva un ruolo ancora più importante. Se vuoi che qualcuno ti aiuti, devi essere completamente sincero. Se rendi note le tue motivazioni, tutto assume un altro peso. Ogni cosa viene vista sotto una luce diversa. Avrebbe dovuto farlo? Fu quello il suo unico pensiero mentre la scrutava in silenzio.
- Devo avere tutte "O" per ricevere il mio anello - la frase uscì tutta d'un fiato, come se Elijah fosse appena emerso dall'acqua. Lui aveva uno stimolo che andava ben oltre il suo orgoglio personale. Certo, detto così non si capiva assolutamente nulla.
- Sono il secondo e ultimo maschio della mia famiglia - raddrizzò la schiena mentre tirava fuori quel rospo che gli gracidava in gola - Compiuti i diciassette anni, avrei dovuto ricevere l'anello della famiglia di mia madre, i Montague, ma lei non mi ritiene degno di portarlo. Il fatto di non avere tutte "O" è la ragione principale.
Sollevò la mano destra, toccando l'indice con la punta del pollice - Il mio dito è ancora vuoto e lo sarà finchè non raggiungerò la perfezione.
Era sicuro che Amber conoscesse di nome della sua famiglia materna, era un cognome che non aveva bisogno di troppe presentazioni. Non si addentrò in altre dissertazioni su sua madre, non era proprio il caso. Non era un argomento rilevante ai fini del risultato che voleva raggiungere. Se non le avesse presentato una sfilza di "O" agli esami finali, poteva dire addio a ciò che voleva. Era una certezza assoluta.
La cosa che gli faceva più rabbia, era che Elijah sapeva di meritarlo eccome quell'anello. Si era sempre impegnato, aveva sempre dato il massimo. Non aveva sempre raggiunto dei risultati perfetti, ma la sua coscienza era più che pulita. I voti che aveva avuto Daniel erano decisamente più bassi dei suoi, ma lui aveva ottenuto ciò che gli spettava. Sua madre, invece, non rinunciava al gusto di umiliarlo. Era sempre stato il suo sport preferito, e anche l'unico. Suo padre Joel, purtroppo, non aveva voce in capitolo in quella decisione, decisione che spettava unicamente ad Esther Montague. All'attuale stato delle cose, Elijah avrebbe avuto il suo anello solo in seguito alla morte della madre. Glielo avrebbe sfilato dal dito e se ne sarebbe andato via, senza troppe cerimonie.
Il matricidio, ci aveva pensato un sacco di volte senza sentirsi un minimo in colpa. C'era solo un piccolo intoppo in tutto questo...Azkaban. Non aveva alcuna intenzione di finire rinchiuso per aver ucciso sua madre, lei ne sarebbe uscita comunque vincitrice rovinandogli definitivamente la vita.

- Devo iniziare il programma del terzo anno - e sprizzava gioia da tutti i pori. L'avrebbe anche un cieco a dieci chilometri di distanza.
Doveva però migliorare in Trasfigurazione, imparare un minimo a dominarla. In caso contrario avrebbe mandato in fumo due dei suoi sogni. Da una parte c'era la ferrea volontà di avere l'anello dei Montague, dall'altra il suo desiderio di diventare Animagus. Non l'aveva mai detto a nessuno, nemmeno a suo fratello maggiore. Era una cosa che aveva sempre desiderato e per poterla raggiungere doveva imparare a restare a galla in quella materia per lui così ostica.



 
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view post Posted on 1/6/2018, 11:28
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In maniera abbastanza palese e senza affannarsi a nasconderlo, Amber stava abilmente schivando la responsabilità che un vero Tutor avrebbe dovuto assumersi. Se Elijah avrebbe giovato o meno del ripasso improvvisato, si sarebbe visto più avanti. Ed in ogni caso lei non se ne sarebbe particolarmente preoccupata. Accolse quel “grazie” senza ulteriori cenni, già pronta a dividere la propria attenzione tra gli appunti e le gemme che necessitavano di una buona spolverata prima di finire in bella mostra.. Quell’imprevisto avrebbe rallentato l’inventario, ormai era chiaro, la ragazza aveva preso in considerazione la cosa prima di rispondere affermativamente - anche se solo in parte - alla richiesta. Fortunatamente avrebbe avuto tempo anche il giorno dopo per riordinare scaffali e cassetti. Era pronta, sebbene ancora titubante, ad iniziare quella sessione di ripasso, le bastava giusto capire a che punto fosse arrivato lui, perché sinceramente si era preoccupata talmente poco degli studenti delle altre casate, da non essere aggiornata su tutto e tutti, almeno non in quel periodo. Le sue aspettative vennero però fermate sul nascere, perché prima di addentrarsi nella materia oggetto del loro interesse, c'era qualcosa che Elijah sentiva il bisogno di dire, e che lei probabilmente non era pronta ad ascoltare: il motivo della richiesta. Certo aveva avuto il sentore che non si trattasse solamente dell'orgoglio ferito che una "S" poteva comportare, ma non aveva chiesto. Per Amber l'intimità altrui - tanto quanto la sua - era sacra ed inviolabile, ed era anche tristemente ironico che proprio lei potesse anche involontariamente appropriarsi di informazioni che non meritava di ricevere. Mantenendosi però su quella linea, non osava mai chiedere o indagare laddove non consentito, soprattutto se si trattava della privacy di semi-estranei, come Elijah. Non era quindi mai abbastanza pronta a ricevere confessioni di quel genere, e probabilmente l'espressione in parte stupita sul suo volto avrebbe rivelato la cosa senza troppe cerimonie. Fece solo in tempo ad afferrare un'adularia, prima di alzare lo sguardo verso Sullivan che le parlava di Anelli, rendimento scolastico, aspettative e ... famiglia. Gli occhi verdi mostravano attenzione, ma nella propria mente Amber implorava pietà. Era chiaro come il discorso fosse intimo, solenne ed importante per lui, quindi non l'avrebbe fermato anche se istintivamente avrebbe voluto dirgli: *non devi farlo, non dirmi niente*, perché quella era la verità.

Amber aveva da sempre un rapporto conflittuale con le storie di famiglia altrui e l'aveva capito anche a cena con Thalia, mesi prima. L'assenza di una madre ad accompagnarla nei momenti più complessi della sua vita era talmente pressante da renderla imparziale. La curiosità iniziale scemò presto, travolta da un velo di forzata neutralità, atto a nascondere la malinconia che avrebbe accompagnato i suoi pensieri. Non invidiava le famiglie che basavano il loro affetto educativo sul rendimento scolastico dei figli, per sua fortuna Johnathan Hydra era soddisfatto di una media buona anche se non ottima, e lei per contro non amava vivere di solo studio. Ma la libertà che lui le concedeva, a volte era più fastidiosa della gabbia in cui molti altri vivevano. Se da un lato Amber aveva imparato ad autogestirsi, dall'altro sentiva la mancanza di quella figura benevola e dolce che avrebbe spronato una bimba a non accontentarsi mai, perché Eveline avrebbe fatto proprio così. Quello non faceva che alimentare il vuoto nel suo cuore, e le domande che, privatamente, rivolgeva ogni tanto allo spettro inesistente di sua madre. Avventarsi in giudizi, quindi, sarebbe stato inopportuno, e quando il cognome di famiglia venne reso noto, la ragazza di convinse ancora di più a non esprimere alcuna opinione. Non erano affari suoi. Le motivazioni del ragazzo però era comprensibili, forse anche più del previsto. Amber dovette convenire che al suo posto avrebbe fatto lo stesso, così come sospettò che vi fosse ben più sofferenza dietro quelle scelte e quei giudizi rigidi con cui sembrava che Sullivan dovesse confrontarsi quotidianamente. «Spero tu riesca a raggiungere i risultati che ti servono» disse, lentamente, senza indagare oltre. In verità forse non avrebbe nemmeno dovuto parlare. Fu intimamente lieta della piega scolastica che assunse poi il discorso.

«Ok...» iniziò a tornare a ritroso sui suoi appunto, sfogliando rapidamente le pagine fino a fermarsi ad Horus O'Clock, su cui aveva ancora il segnalino. «... su che argomento hai preso "S"?» Effettivamente, forse era bene partire in modo più selettivo, senza scorrere gli argomenti dalla prima lezione del primo anno.


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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 7/6/2018, 11:08






Elijah Sullivan


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Poi dicono che il serpenti sono creature da tenere lontano...Non era affatto d'accordo, ma proprio zero. Vogliamo parlare delle farfalle e della loro vita inutile? E diciamolo, non sono nemmeno belle. Ma l'avete viste da vicino? Sono davvero brutte, con quei due occhi sporgenti, le antennine inquietanti e quella bocca che sembra una trombetta di Carnevale. Tutti ad osannare le loro ali multicolori, ma nessuno che va a guardare il contorno, nessuno che pensa che prima erano solo dei bruchi ciccioni e goffi.
- Ho preso S in quell'inutile compito sulle farfalle…- magari agli altri piaceva, ma ad Elijah non sarebbe mai venuto in mente di mettersi a far svolazzare farfalle in aria. Ma...c'era davvero qualcuno che avesse mai usato nel corso della sua esistenza quell'incantesimo di Trasfigurazione? Misteri della vita. Sinceramente non gli interessava andare a fondo.
Mentre Amber sfogliava il suo libro, gli occhi chiarissimi del Serpeverde riconobbero immediatamente la pagina in questione - e...ti supplico di risparmiarmi gli orologi a cucù...non ce la posso fare...
Mai in vita sua aveva chiesto aiuto per i compiti, ma se c'era una prima volta, ed ora forse era quella giusta. Aveva preso anche delle E in Trasfigurazione, ma non riusciva a capire quale era il punto esatto in cui il meccanismo non si agganciava.
Doveva ammettere di apprezzare molto il modo in cui la Tassorosso stava approcciando la faccenda. Stava facendo di tutto per minimizzare la situazione, nonostante appartenessero a due Case differenti. Gli piaceva il fatto che non stesse montando in cattedra, ma che invece si comportasse come se nulla fosse. Erano gesti spontanei e non dovuti che lui sapeva valutare nel modo giiusto.

Fece un sospiro leggero, la mano salì subito a cercare il ciuffo di capelli. Le dita affondarono tra le ciocche senza un vero perché, e lo fecero con una lentezza esasperante. Il Serpeverde chiuse appena gli occhi mentre si concedeva quel rapido gesto. Lo faceva sempre quando era pensieroso, quello non era mai stato un movimento dettato dalla mente.
- Grazie...devo riuscirci assolutamente. Non posso permettermi di sbagliare, non posso! - i suoi occhi si aprirono di colpo e andarono a cercare quelli di Amber. Sapeva che le stava chiedendo qualcosa di impossibile, un qualcosa che andava al di là delle mansioni di un altro alunno. Se lei avesse deciso di mandarlo a pascolare dopo mezzo tentativo, non l'avrebbe presa a male, anzi, avrebbe compreso alla perfezione. A parti invertite, probabilmente lui non si sarebbe mai lanciato in qualcosa di cosí folle. Per sua fortuna, Amber aveva la giusta dose di pazzia che le aveva permesso di compiere quel passo verso di lui, senza pensarci piú di tanto.

Continuava a muoversi sullo sgabello su cui si era sistemato, come se non riuscisse a trovare una posizione che gli andasse a genio. Quando succedeva così diventava insofferente, doveva muoversi. Spesso gli accadeva anche a lezione e lì la cosa diventava un pizzico complicata. Accavallava le gambe mille volte e lui detestava tenere le gambe accavallate. La sua posizione ideale era staccate, per quanto lo consentisse il decoro. Sotto ai banchi era però concesso tutto, a meno di non avere vicino una ragazza. In quel caso non puo1 spaparanzarti come se fossi sul divano di casa tua, è impensabile.
- Secondo te quali sono gli incantesimi di Trasfigurazione che dovrei imparare bene per gli esami del terzo anno? - curvò leggermente la testa sul lato destro. La sua mano si allungava verso il libro della Tassorosso, toccando con indice e medio il bordo della pagina più vicina - Ci sono delle domande ricorrenti, che tu sappia?




 
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view post Posted on 8/6/2018, 17:36
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La pioggia picchiava con prepotenza contro i vetri del negozio, al punto tale da calamitare lo sguardo di Amber per più di qualche attimo. Non fosse stato per l'Impervius che ormai aveva imparato a castare, uscendo di lì si sarebbe inzuppata tanto da sembrare una bustina di Té in ammollo da ore. A tal proposito, un Tè lo avrebbe proprio gradito in quel momento, ma non si trovavano davvero in un'aula di studio e dunque no, non sarebbe arrivato in ogni caso. Sapendo di aver girato il coltello nella piaga, la Tassa si premurò di tornare a portare l'attenzione su Elijah. Era stato lui a parlare di quella "S" tanto fastidiosa - e lei poteva solo immaginare cosa si provasse in una situazione simile - e tanto valeva che tirasse fuori il rospo fin da subito. Ironia della sorte, era esattamente quello che Killian aveva sempre fatto con lei per aiutarla a superare le rigide imposizioni della propria mente ed i periodi più brutti portati in luce dalla memoria. «Ah, il Papiliofors.» Ed ecco svelato il mistero, senza troppe cerimonie. Si premurò di non usare un tono carico di alcun giudizio, perché non stava a lei giudicare gli altri, o Sullivan nello specifico.

Nel momento esatto in cui le dita di Amber fermarono la pagina su O'Clock, il commento del Serpeverde la raggiunse ed un sorriso sarcastico comparve d'improvviso sul suo volto. Oh la pensavano diversamente su molte cose, era piuttosto evidente. Certo non che fosse così utile dare origine ad un orologio a cucù, ma certamente all'epoca in cui Horus era vissuto era stata una rivoluzione importante. Discutere sull'importanza delle scoperte di quel genere, comunque, non era sua intenzione e quindi si limitò a rispondere con un semplicissimo: «Come desideri» altrettanto privo di pregiudizi di sorta. Sfogliò quindi ancora un paio di pagine prima di fermarsi. Tanto concentrata a rileggere i capitoli dei suoi riassunti, quasi sobbalzò nel vedersi apostrofare da una sguardo tanto glaciale quanto intenzionato ad imprimere il massimo del desiderio nella sua richiesta. Sì, Amber aveva capito l'importanza delle valutazioni scolastiche sia per lui che per la sua famiglia, ma più Elijah lo sottolineava e più lei temeva che pretendesse un po' troppo da una sessione leggera di ripasso ed inventario. Non voleva avere alcuna responsabilità su come la famiglia Montague avesse preso un eventuale doppia "S" di uno dei figli. Mantenne comunque un'espressione seria che reggesse il confronto con quella di lui, oltre il bancone. Lo studio era qualcosa di talmente personale - credeva lei - che difficilmente sarebbe riuscita a condividere con Sullivan il suo metodo, ma in ogni caso un ripasso - come detto - lo doveva anche a se stessa. Forse percependo quell'agitazione, Eve balzò elegantemente sulla scrivania, scivolò accanto alla scatola aperta e si insinuò sotto il braccio di Amber, strusciandosi con la chiara intenzione di esigere una coccola «Ho capito, credimi.» Dovette specificare, mentre le dita affusolate sfioravano la schiena della gatta. Fossilizzarsi su quanto importante fosse per i Montague non lo avrebbe aiutato così tanto a migliorare la situazione, o almeno così la pensava lei.

Alla domanda, ben più specifica, su cosa avrebbero potuto richiedere gli esami di terza, Amber non diede una risposta immediata. Ricordava bene cosa aveva chiesto Barrow, due anni prima, ma di certo non poteva più essere sicura che le cose rimanessero invariate. Il ragionamento selettivo di Elijah era comunque sbagliato, e per quanto lei non si ritenesse la più eccellente delle studentesse, dovette farglielo notare per principio. «Tutti, Sullivan» Partì dal principio. Chiuse il blocco degli appunti e puntò le iridi verde acqua in quelle più chiare del ragazzo. «Ogni professore ha il suo metodo, le sue idee e si basa su differenti criteri di valutazione della nostra preparazione. Non so su cosa potrebbe insistere Channing, ma se hai preso un pessimo voto in un argomento è logico pensare che anche su quello possa vertere l'esame.» Osservò la mano dello studente giocare con la copertina di uno dei suoi libri ma tentò a modo suo di non rivolgere più di una rapida occhiata a quel gesto, per poi proseguire sulla strada intrapresa. Aveva omesso fin dal principio come Trasfigurazione fosse una delle sue materie preferite - quando non si trattava di sperimentarla in prima persona - ma probabilmente la chiusura di quelle premessa l'avrebbe reso palese. «Lo so, all'inizio Trasfigurazione sembra la materia più inutile tra tutte. Ma più avanti capirai che gli incantesimi più banali e che certo non hai occasione di replicare ogni giorno, non ti vengono insegnati per il senso che hanno in sé, ma per farti capire di cosa sia capace la Trasfigurazione in generale e di quanto potente possa essere la capacità di cambiare lo stato delle cose». Sospirò, afferrando un libro del quinto anno ed aprendolo verso Elijah su una pagina precisa: Incantesimo Candens Missile. «Con questo, ad esempio, puoi rendere roventi dei frammenti e scagliarli come proiettili. A Gerusalemme forse avrebbe fatto comodo» Richiuse il tomo abbastanza velocemente, prima che Sullivan potesse pontificarci sopra, stava spiegando un concetto, non un dettaglio. «Ma se non passi per le biglie che diventano farfalle, o il porcospino in puntaspilli, non puoi aspirare ad arrivare a questo con la giusta preparazione alle spalle.» Certo aveva dato la sua disponibilità a ripassare con lui, ma questo non gli avrebbe risparmiato le considerazioni di Amber sulla materia. Fintanto che lui l'avesse ritenuta inutile, non sarebbero andati troppo avanti. La ragazza avrebbe quindi atteso di capire le reazioni del Serpeverde, pronta anche a qualcosa di poco piacevole, prima di muovere un ulteriore passo verso gli esperimenti. E, in aggiunta, si sarebbe anche assicurata di fargli capire che il Wizard non avrebbe fatto da terreno di gioco.

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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 11/6/2018, 19:17






Elijah Sullivan


🐍17 Anni 🐍 3° Anno 🐍 Serpeverde 🐍


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Il rapporto di Elijah con la Trasfigurazione era piuttosto conflittuale, in un modo che portava spesso fuori strada. Una parte di lui la detestava perché non riusciva ad esprimersi al meglio, verità sacrosanta. Una seconda parte invece la amava e aveva fatto nascere in lui il desiderio di diventare Animagus. Le due cose non andavano molto d'accordo, ma Elijah era sempre stato così, tutto ed il contrario di tutto.
Di fatto non pensava che tutti gli incantesimi fossero inutili, era dell'idea che lo fossero solo alcuni. Anche il punto di vista di Amber non era sbagliato. Per imparare a scrivere devi essere in grado di leggere le lettere dell'alfabeto, altrimenti non vai da nessuna parte nemmeno se sei un genio. Eilijah fissò gli occhi sulla Tassorosso, non aveva mai riflettuto su quell'aspetto della faccenda. Era talmente preso a lamentarsi dei suoi insuccessi che non aveva pensato che certi incantesimi servivano per gettare le basi per cose piú elaborate.
- Hai ragione - disse a bruciapelo - Per poter andare avanti bene, devo essere in grado di eseguire alla perfezione tutti gli incantesimi del primo e del secondo anno.
Non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma anche lì aveva sbagliato. Sapeva benissimo che quello non era l'unico errore che aveva commesso negli ultimi anni, ma ormai era inutile piangere sul latte versato. C'era solo una cosa che poteva fare, andare avanti.
Fece un respiro profondo riempiendo i polmoni d'aria fino a scoppiare. Ogni volta era come rinascere di nuovo ed iniziare a respirare, difficile da spiegare. Non era una sensazione sgradevole però, Elijah li considerava dei piccoli passi verso la sua crescita personale.
Fece un sorriso a Amber, finalmente rilassato e consapevole. Sapeva che nessuno sarebbe stato in grado di compiere un miracolo, ma se ci credeva poteva migliorare quei voti, soprattutto poteva perfezionare la sua tecnica. Se si rimetteva a fare tutto dall'inizio e le trasfigurazioni semplici sarebbero state più fluide, anche Channing se ne sarebbe accorto. Ricordava i giudizi del professore negli ultimi compiti, compreso quello di recupero. Cosa aveva detto? Che aveva apprezzato gli sforzi, i miglioramenti minimi che si evincevano negli elaborati. Nella sua smania di arrivare alla perfezione non aveva colto quelle sfumature che invece ora assumevano un'importanza assoluta. Se non aveva "O" in Trasfigurazione la colpa era solo sua, perché non aveva capito dove sbagliava.
Mentre era ancora assorto nei suoi pensieri, Stefan fece un balzo e apparve sopra al bancone. Aveva seguito l'altro gatto, mai che non ambisse ad essere al centro dell'attenzione. Solleticò il naso di Elijah con la punta della coda, il Serpeverde fece una smorfia mentre spostava l'appendice pelosa di Stefan. Non contento il felino fece un miagolio di protesta e piazzò il muso sul viso del suo padrone.
-Non avrai fame, spero - fuori c'era ancora un Inferno, piú che un temporale sembrava un uragano. Elijah fece scorrere la mano sul dorso lucido del gatto, facendo attenzione a seguire sempre la direzione del pelo. Stefan assecondò il suo movimento, facendo rumorosamente le fusa. Elijah adorava quel verso. Quando era nei dormitori, non c'era nulla di piú rilassante di ascoltare le fusa del suo gatto, meglio se ad occhi chiusi.
- Temo che dovrai tenere a freno lo stomaco, non ho portato nemmeno i tuoi biscotti.
Per fortuna che non capiva, era certo che l'avrebbe presa malissimo. Quando si trattava di mangiare, tra lui e Stefan era uno scontro tra titani, anche se Elijah era certo di avere lui lo stomaco piú profondo.
Prese Stefan e se lo piazzò sulla spalla, sperando che si calmasse un minimo e la smettesse di miagolare.
- Non tenere conto di quello che ho detto prima - un lieve sospiro di rassegnata consapevolezza - sono pronto a cimentarmi anche con gli odiosi cucù, se é necessario.
Se davvero voleva diventare Animagus, quello sforzo non doveva farlo solo per l'anello ma anche - e soprattutto - per se stesso.




 
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view post Posted on 12/6/2018, 15:15
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Non sapeva con esattezza cosa aspettarsi. Il suo l'aveva detto, non si era fatta remore e stranamente la cosa non l'aveva messa minimamente a disagio, ma al contempo non poteva dire di conoscere abbastanza Sullivan da indovinare la sua possibile reazione. Ad Amber piaceva raccontarsi di poter prevedere ogni tanto le mosse altrui, ma più cresceva e il più il mondo diventava complesso, e chi ci viveva non faceva che seguire la stessa evoluzione. Interazioni semplici divenivano ostacoli insormontabili, ed in aggiunta per lei niente era mai stato così semplice. C'era anche la possibilità che Elijah comprendesse di non aver fatto una scelta saggia affidandosi a lei, e cambiasse idea. La Tassa non avrebbe opposto resistenza in quel caso ed avrebbe proseguito con l'inventario. Soppesò una gemma tra le mani, un piccolo rubino che sarebbe finito nel mucchio di quelli esposti sotto il bancone. Quel rosso tanto vivo ed intenso era il prodotto di mille sfumature ed ognuna di quelle le ricordava un particolare momento fisso nel tempo: il ballo dello Zar. L'immaginazione la spinse ben oltre la barriera dei ricordi, avvolgendola per un attimo in una nube cremisi in cui solo due persone spiccavano tra tutte. Scosse il capo prima che quell'ennesimo ricordo l'estraniasse dal mondo. Si distraeva troppo, Johnathan aveva ragione, la sua testa non era esattamente dove doveva essere e quello non giovava al suo studio. Forse avrebbe potuto sfruttare proprio la presenza di Elijah come ancòra a cui aggrapparsi metaforicamente per non divagare e sembrare completamente assorta da altro. Amber spesso non se ne rendeva conto, ma quando il mondo diventava troppo pesante ed i desideri prendevano il sopravvento la sua espressione cambiava ed il suo volto si trasfigurava in quello di un'adulta seria e tanto assorta da apparire quasi un mistero per chiunque guardasse. E non sapeva che anche Eveline assumeva la stessa espressione nelle stesse occasioni, quella era una cosa che il padre non aveva ancora avuto il coraggio di dirle.

Accolse quel "hai ragione" con una certa pacatezza, mentre Eve si metteva comoda tra lei ed i libri. «Bene» commentò, già in parte fiera del "micro-risultato" raggiunto. Non avrebbe preteso di fargli piacere Trasfigurazione, ma partire sottovalutando tutto così tanto sarebbe stato un errore. Uno di quelli che lei aveva già commesso e sapeva non fosse il caso di commettere. Nel momento in cui le basi sembravano essere poste, il gatto di Sullivan fece il suo vero ingresso in grande stile. Amber ne seguì i movimenti, gettando lo sguardo anche su Eve, consapevole di quanto possessiva potesse essere la sua gatta. Difatti, mentre il primo richiedeva attenzioni, la seconda irrigidiva il pelo lungo tutta la spina dorsale e sbatteva ritmicamente la coda sul bancone. Tutti segni di avvertimento. Prima che la ragazza dovesse correre ai ripari, Elijah ripose il gatto sulle spalle, una posizione insolita ma tutto sommato utile in quel momento. «Purtroppo non ho niente per lui, sono abituata con lei... » indicò la gatta, ancora nervosa «.. che mangia solo di notte.» Quell'abitudine di Eve era ormai nota nel dormitorio di Tassorosso, ed erano passati già cinque anni da quando Amber aveva imparato a conoscerla, tanto che non lì per lì non le era sembrata un'assurdità ammetterlo. Aveva fatto qualche ricerca, da brava padroncina diligente, ed aveva scoperto come in genere i gatti preferissero mangiare poco, spesso e soprattutto di notte. Poi, le venne un'idea. Estrasse la bacchetta e la puntò contro Stefan «Non gli faccio niente, ma aspetta» una premessa doverosa per non allarmare Sullivan. Amber non aveva ignorato la promessa a rimettersi sui libri, ma voleva prima fare una cosa. Sempre se Elijah gliel'avesse concesso. Un vago sorriso più scaltro avrebbe animato le sue labbra, anticipando di poco la formula: «Homovòx». Se tutto avesse funzionato per il meglio, lei avrebbe poi allungato una mano verso il felino dal pelo nero e lo sguardo sarebbe tornato a posarsi sul padrone della bestiola. «Ecco, credo tu possa sentire direttamente da lui di cosa ha bisogno. Per almeno ... quaranta secondi.» Soddisfatta avrebbe riposto la bacchetta alla fodera al'interno della manica. Aveva appena infranto la regola auto imposta di non sperimentare incanti all'interno del Wizard. Certo di se stessa si fidava, sapeva che non avrebbe combinato guai. Negli anni aveva visto anche un paio bacchette esplodere in classe, doveva scongiurare che il tutto venisse replicato dentro il negozio. Eve soffiò stizzita.

XefTJ90

A te la scelta se permettere o meno l'incanto su Stefan.
In caso positivo, il micio per 30-40 secondi potrà dire la sua nella nostra lingua :fru:
Ovviamente tutto quello che dirà spetta deciderlo a te. :secret:

Homovox
Effetto: Consente di far parlare un animale per la durata di 30 secondi, fino ad un massimo di 1 minuto.
Estremamente utile se usato su maghi trasfigurati in animali contro la loro volontà, ma non vengono esclusi fini ludici o scherzosi al fine di dialogare con qualche semplice creatura magica. L'efficacia della magia è direttamente proporzionale all'esperienza del mago; più il mago è esperto e più sarà possibile incantare animali grandi e complessi.

 
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25 replies since 18/5/2018, 11:08   567 views
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