Cavallette, ragni, pipistrelli, gatti e cuccette, niente di tutto quello aveva a che fare con lo scopo reale di quel pomeriggio, eppure la conversazione si era arenata lì in modo naturale. Amber non aveva fatto nulla per deviare ed in effetti aveva forse dato inizio al tutto con il suo incantesimo, ma sentiva come fosse giunto il momento di tornare sui libri per entrambi. Abbassò con cura il secondo scatolone ormai vuoto, liberando il bancone da un ingombro non indifferente. «
Allora quella fortunata sono indubbiamente io» Alluse ancora per dare il colpo di coda a quella conversazione. Che Sullivan avesse poi deciso di non prendere l'esatta riproduzione della cuccia di Eve anche per Stefan, sarebbe stato un problema suo. Lei aveva contribuito anche abbastanza con la spiegazione e l'uso della sua memoria. Dal canto suo, invece, la gatta grigia assunse sempre di più l'aspetto di un soprammobile. Calma e pacata, si acciambellò sul legno duro senza fare una piega, forse grazie al suo intimo non ritenere l'altro gatto una minaccia. Non rispose quindi, ma si limitò ad uno sguardo che avrebbe assolto sufficientemente il compito del "non ringraziarmi, non serve". Erano tante le cose che la mettevano microscopicamente in difficoltà, ed i ringraziamenti svettavano su quasi tutte, appena dopo i complimenti. Fortunatamente non era abbastanza socievole da doversi trovare ad affrontare entrambe le cose assieme, o forse non le sapeva affrontare proprio per quella ragione. Dilemmi che non avrebbero trovato tanto presto una soluzione, anche perché lei non l'avrebbe cercata.
Già pronta a riaprire l'argomento: "trasfigurazione", Amber allungò la mano in cerca del libro del secondo anno, ma non appena Elijah nominò il tatuaggio, il gesto subì una brusca virata. «
Ah» lieve, quasi sussurrata, l'esclamazione venne seguita da un meccanico afferrarsi il polso con la mano libera. L'espressione si fece chiaramente più malinconica. Lo sguardo andò a coprire la superficie occupata dai trattini ed il significato che quelli avevano riempì la sua memoria e per un solo istante velò le sue iridi. C'erano troppe persone che ancora non sapevano della sua esistenza, ma ricordava chiaramente quando - poche settimane prima - John era quasi esploso dopo la scoperta. Ovviamente la spiegazione che lei gli aveva dato non era stata minimamente veritiera ma era comunque passata in secondo piano rispetto a tutto quanto accaduto dopo. Un vago sorriso amaro le incorniciò il volto, prima che un'espressione ben più dura incontrasse lo sguardo del Serpeverde. Liberò il proprio polso e proseguì nell'intento iniziale, porgendo il libro a Sullivan. «
Già.. ma direi che ora il libro necessiti di tutta la tua concentrazione » Nemmeno ad Eloise aveva spiegato il significato di quei trattini e non solo per una questione di rigidità mentale, ma perché lo stesso motivo cambiava di volta in volta. Era stato un promemoria, un dolce ricordo, un monito, un'accusa, un marchio e una condanna. Ed il ciclo sembrava pronto a ripetersi all'infinito. Più volte si era chiesta se non avesse commesso un errore quel giorno di quasi un anno prima, eppure sempre più spesso la risposta non era netta, e men che meno rassicurante.«
Aprilo a caso e parliamo dell'argomento che troverai. Non serve solo la pratica e, per inciso...» puntò nuovamente il dito verso il ragazzo, facendogli poi compiere un movimento circolare abbastanza eloquente. «
... qui dentro non sono ammessi incantesimi da parte dei clienti, quindi per la pratica ti dovrai arrangiare diversamente. E ne dovrai fare molta» Non era proprio quella la regola ufficiale, ma sarebbe bastata a farle tenere stretto quel lavoro. Risoluta, tornò ad accomodarsi un po' meglio sullo sgabello. Qualcosa nel suo umore era cambiato, la serietà già mostrata aveva subito un'oscillazione verso l'oscurità e la malinconia, qualcosa che comunque si addiceva fin troppo bene al suo aspetto delicato e distante.