Trip to Hogsmeade

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view post Posted on 2/6/2018, 14:29
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La terra battuta dei vialetti di Hogsmeade era ricoperta di foglie indorate dall'autunno. Scricchiolavano sotto i suoi piedi mentre si dirigeva col resto della studentesca nella piazzetta centrale del villaggio. Trovarsi finalmente al di fuori delle mura scolastiche le dava un senso di libertà, di spensieratezza, come se il suo stress fosse contenuto unicamente in quel castello. Le lezioni erano così impegnative, i professori richiedevano sempre il meglio da ognuno di loro e per lei, che conosceva a malapena quel nuovo mondo, era un impresa andare a scovare i libri giusti su cui studiare. La visione di quei tetti spioventi e i muretti in bugnato le metteva allegria, le loro facciate annunciavano già l'avvento del natale con il loro rustico modo di porsi, con l'edera secca che si arrampicava su di essi e i lampioni e le vetrine dei negozi pieni di dolci e leccornie. Avrebbe voluto che fra quegli studenti ci fosse qualcuno di sua conoscenza, ma per sfortuna erano tutti ragazzi più grandi di lei, liberi di scorrazzare dove volessero. Se ci fosse stato qualche suo coetaneo avrebbero potuto andare a bere insieme una cioccolata calda o una delle famigerate Burrobirre dei Tre Manici di Scopa. Probabilmente si sarebbe dovuta accontentare di fare quella passeggiata da sola. Forse sarebbe potuto essere produttivo, non avrebbe dovuto raggiungere un compromesso con nessuno né dare priorità ai desideri altrui. Sarebbe andate ovunque avesse voluto.
 
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view post Posted on 2/6/2018, 15:38
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entropia.

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Le costò uno sforzo di concentrazione assoluta mantenere la parvenza di serietà che si era imposta per interpretare quell’atipico ruolo. Chiudeva la serpentina di studenti con atteggiamento rigoroso ed espressione imperscrutabile, dunque li riprendeva di tanto in tanto se la fila rischiava di farsi disordinata perché tornassero al loro posto. Il sentiero si snodava largo e ben definito davanti a loro, tracciando un percorso che avrebbero potuto percorrere in solitaria se le regole del castello non avessero imposto diversamente. Si addolcì solo quando colse l’aspettativa e la reciproca timidezza sul viso di alcuni del gruppetto. Il ricordo della gita con Amber — l’unica che avesse compiuto in presenza di un accompagnatore, stante la pressoché immediata nomina come Prefetto — le rammentò le difficoltà di un nuovo inizio a Hogwarts. D’un tratto, si rivide durante gli acquisti a Diagon Alley, il giorno della traversata sul Lago Nero, in occasione della primissima lezione a scuola e un sentimento di compartecipazione emotiva placò l’inquietudine che si era imposta sui suoi sentimenti per l’intera giornata. Inspirò lentamente, piegò il collo in ambedue le direzione e sciolse l’incrocio in cui aveva stretto le braccia.

La piazza di Hogsmeade pareva promettere una miriade di esperienze inattese con la sua dinamica rilassatezza, specie se confrontata al grigiore accademico del castello. Nieve batté ancora le mani, ma rise del gesto e si rimproverò mentalmente. Dopodiché estrasse l’orologio da taschino e gli diede una rapida occhiata. «Avete un’ora di tempo per i vostri acquisti,» fece, gli occhi ancora puntati sulle lancette. «Di norma, procederemmo tutti insieme di negozio in negozio, ma conto sul vostro buonsenso e vi lascio un po’ di libertà. Non allontanatevi dal centro del villaggio e guai se scopro che qualcuno si è avvicinato alla Stamberga Strillante o pensa di fare il furbo e andarsene nella foresta. Quant’è vero che mi chiamo Rigos, vi porto dritti dal vostro Caposcuola tenendovi per le orecchie!» L’immagine dell’espressione di Oliver, accompagnata dalla reazione di Sekhmeth — Quant'era che non si vedevano, a proposito? —, se avesse dato effettivamente seguito alle sue parole, le costò un impercettibile tremore al mento. «Detto questo, divertitevi!»

Il sorriso vivace che seguì il discorso di Nieve confliggeva in tutto e per tutto con la durezza che aveva usato nel parlare. Tempo prima, Zoungla aveva definito i suoi contrasti destabilizzanti agli occhi di uno sconosciuto e Nieve aveva riso della considerazione. Cercò con lo sguardo i Grifondoro presenti per dedicargli un’occhiata penetrante: se il messaggio valeva per tutti gli altri, poteva dirsi ancor più severo per loro. Infine, li congedò con un ultimo saluto, diretta presso Safarà. I Tre Manici di Scopa avevano perso tutto il loro fascino da quando Astaroth aveva smesso di lavorarvi. In compenso, rifletté con un sorriso, aveva ottenuto di condividere la vita scolastica con la donna. Appuntò mentalmente di fare una capatina nell’ufficio presso la torre di divinazione al termine della ronda, quella sera.




Appò! Fai la brava, mi raccomando, o sui ceci. :bello:


Edited by ~ Nieve Rigos - 2/6/2018, 16:44
 
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*La peggio stagione di tutte. Anzi no, la seconda peggiore…il primo posto rimane dell’inverno, campione imbattuto.*
E quello era l’entusiasmo con cui Drinky stava iniziando ad affrontare la giornata. Detestava profondamente l’autunno, la stagione in cui tutto moriva, le giornate iniziavano ad accorciarsi e il freddo si faceva via via sempre più pungente. Certo, i colori caldi delle foglie che iniziavano a cadere erano splendidi, ma la poca luce del sole e il cielo prevalentemente grigio e uggioso non erano un toccasana per il suo umore. Aveva sempre sperato di poter vivere come una rondine, viaggiando alla ricerca del caldo e tornando a Londra per godersi l’estate, ma gli impegni, la famiglia e l’amore viscerale per la capitale inglese la bloccavano da quel punto di vista.
Fissava fuori dalla finestra del suo soggiorno e una vocina interiore continuava dirle che sarebbe dovuta andare in letargo come tanti altri mammiferi…invece doveva compiere lo sforzo di uscire di casa, arrivare fino ad Hogsmeade, prendere i Profiteroles di Venere da Madama Piediburro e poi sarebbe potuta tornare a casa per inveire contro la ciclicità delle stagioni.
La voglia di uscire di casa era pari a zero e le nuvole annunciavano un’imminente pioggia, ma quella sera avrebbe festeggiato il compleanno di sua nonna con la famiglia e i suoi genitori le avevano chiesto di andare a prendere il dolce preferito dell’anziana irlandese per portarlo a casa loro.
*Ma possibile che il dolce preferito di una che vive in Irlanda da sempre, escluso il periodo ad Hogwarts, sia un dolce che si trova solo ad Hogsmeade?*
Drinky amava sua nonna e da quando lei aveva perso il marito le sembrava che si fosse trasformata in una bimba le cui uniche gioie risiedevano nel vedere e sentire i parenti. Quel pensiero bastò per spingerla ad infilarsi il cappotto, afferrare la borsa e uscire di casa, rimpiangendo in fretta i ventuno gradi che aveva all’interno della casa. Si accese una sigaretta mentre camminava verso un luogo lontano da occhi indiscreti in cui potersi smaterializzare tranquillamente. Il fumo che usciva dalla bocca si mescolava alla condensa creata dal proprio respiro, rendendolo più fitto e bianco.
Arrivata in un vicoletto laterale alla strada in cui viveva, finì la sigaretta mentre, nello smartphone, leggeva la mail contenente la ricevuta inerente al pagamento mensile del suo abbonamento a Netflix.
*Ecco cosa vorrei fare…buttarmi a letto e perdermi nell’universo dei telefilm.*
Finita la sigaretta la spense nel posacenere di un cestino, guardò a destra e a sinistra assicurandosi di essere sola e si smaterializzò.

Riapparve in un viottolo di Hogsmeade, quel piccolo villaggio in cui riecheggiavano buona parte dei ricordi riguardanti sua adolescenza. Ogni volta che tornava lì, si sentiva di nuovo una studentessa elettrizzata all’idea di poter uscire dalla scuola, di poter bere, di poter sperimentare. Quella sensazione venne sottolineata dalla presenza di una ragazzina che stava camminando da sola poco più avanti di lei. Doveva aver avuto circa undici o dodici anni, un po’ troppo giovane per poter girare per quelle strade tutta sola. Si guardò intorno per cercare di vedere se ci fosse un gruppo di ragazzi a cui potesse appartenere, magari si era solo allontanata, ma non le sembrò di vedere nessun altro. Camminò più velocemente per raggiungerla, forse era scappata da Hogwarts, forse si era persa e aveva bisogno di aiuto. Istintivamente sentì il bisogno di fare qualcosa, di capire come mai una strega così giovane si trovasse da sola per strada.
Ehi tu! Ragazzina!
Esclamò ad alta voce, in modo che la ragazza si potesse fermare e girarsi permettendole di andarle incontro. Non aveva per niente la faccia di una bambina spaventata, anzi. Quegli occhi verdi le sembravano tranquilli e felici, ben lontani dall’essere paragonabili ad un’espressione impaurita.
Che ci fai qui da sola? Hai bisogno di aiuto?
*Vuoi anche offrirle una caramella così le dai la possibilità di pensare male?*
Non per farmi gli affari tuoi eh…ma non vedo nessun altro e mi sembri un po’ piccola per poter girare ad Hogsmeade per conto tuo…

 
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view post Posted on 2/6/2018, 19:03
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Allontanandosi dal gruppo ignaro della sua presenza, Casey si mise a passeggiare per le strade animate di Hogsmeade. Voleva cercare di distrarsi il più possibile e quella cittadina sembrava offrirle la giusta occasione per svagare. Iniziò a percorrere ogni strada due volte, rasente i muri e le vetrine dei negozi. Ogni volta che ne costeggiava una, rimaneva a fissarne per minuti e minuti il contenuto. Erano totalmente diverse da quelle dei negozi di Diagon Alley. Lì aveva tutto un sapore più rustico, più nascosto, certamente dovuto al fatto che quel villaggio fosse molto più piccolo rispetto al quartiere magico di Londra.
Dopo averla ispezionata per bene, decise di allontanarsi dalla piazza centrale per intrufolarsi in alcuni viottoli che avevano stuzzicato la sua curiosità. Sul margine destro della stradina si affacciava un'antica libreria con poderosi volumi di incantesimi, dall'aria assai ricercata. Casey abbassò lo sguardo sul ripiano per cercarne il cartellino dei prezzi e in effetti andavano fin troppo oltre il suo budget. Per potersi permettere quel tipo di acquisti avrebbe di sicuro dovuto trovare un lavoro e mettere da parte mesi se non anni di stipendio. La bambina storse il naso e mogia andò avanti. Un'altra insegna che attirò la sua attenzione fu quella del negozio di scherzi magici di Zonko, ma poco più avanti, al limitare della stradina, qualcosa di più interessante la spinse a passare avanti: una stretta scalinata costruiva sul lato sinistro del vialetto un'uscita alternativa. Casey ci si affacciò cercando di vedere a cosa essa portasse. Dato che iniziava a far buio, quel passaggio appariva ancor più claustrofobico avvolto nell'ombra del tramonto. Con un po' di fatica mise a fuoco lo sguardo e vide un'insegna riportante il nome "Safarà". *Cosa venderanno mai in un posto del genere?* si disse. La bambina stava per infiltrarcisi, desiderosa di darsi una risposta, quando qualcuno le parlò alle sue spalle. Per lo più ella percepì di esser richiamata. Com'era possibile? Stava infrangendo le regole? Si era allontanata troppo? Se avesse fatto perdere punti alla sua casa i compagni l'avrebbero uccisa dato che era una novellina. Col cuore in gola si fermò. Voltò le spalle al misterioso Safarà e scoprì l'identità della fonte di quel richiamo. Una donna! Anzi, una ragazza a giudicare dall'aspetto giovanile. Casey non la conosceva. Sforzò la mente nell'intento di ricordarsi se avesse già visto quel volto al castello ma non ci riuscì. Non era un insegnante, non era un prefetto e nemmeno una sua compagna per ovvi motivi. Chi diamine era? E perché le parlava? Ponendosi queste domande si perdette nel viso della sconosciuta e si scoprì improvvisamente attratta da lei. Era così bella, con le sue lentiggini, i suoi capelli ramati e gli occhi grigi che si intonavano perfettamente con la cromia dell'autunno. Era avvolto in un lungo cappotto e dei piercing brillavano sulla sua carnagione bianca. Le foglie secche che le fluttuavano intorno le donavano un'aura così fresca ed eterea…
Casey sì svegliò da quella contemplazione con un sussulto non appena la ragazza le ricominciò a parlare. Sembrava preoccupata. Riordinando le idee e sbattendo le palpebre, priva di alcun tipo di cognizione di quel che le frullava per la testa, dovette risponderle.

- No... Cioè, insomma... Non mi sono persa. - Guardandola dritta negli occhi si accorse che erano impestati di scaglie azzurrine che brillavano alla luce fioca della stradina. Quelle iridi la continuavano a fissare in posa d’apprensione. Forse avrebbe dovuto riemergere da quella trance e darle una spiegazione più chiara.
-Sono in gita con i miei compagni. - Furono le uniche parole che riuscì a mettere insieme. Con vergogna si rese conto di essere arrossita e si mise senza accorgersene le dita della mano destra davanti le labbra, come se potessero nasconderle il viso. Parlare con gli sconosciuti forse non rientrava nelle regole prefissare dal prefetto Rigos, ma a Casey non sembrava che quella ragazza avesse cattive intenzioni. Incuriosita, non riuscì a trattenersi e cedette ai suoi istinti. Le chiese:
-Ma tu chi sei?
Non si rese conto della banalità di quella domanda né che in quel modo poteva mettere in imbarazzo la strega. Analizzando la fisionomia del suo volto la scrutava da dietro i folti ciuffi della frangetta, un piccolo riparo dietro il quale nascondere i suoi occhi curiosi.

 
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view post Posted on 3/6/2018, 10:07
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La ragazzina se ne stava lì in piedi davanti a lei, con la frangetta nera in cui cercava di nascondere lo sguardo, quello sguardo imbarazzato ma allo stesso tempo curioso e vivace.
Non le sembrava spaventata dalla sua presenza, il che rassicurò Drinky che aveva paura di averla indispettita o di aver usato un tono accusatorio. La fissava con gli occhi sgranati e con un espressione impacciata, arrossendo nel rispondere alle sue domande…forse la presenza della rossa la metteva a disagio.
Le spiegò che non era lì da sola ma che era in gita con i suoi compagni, al che l’ex Serpeverde si guardò intorno alla ricerca di altri studenti, ma per la seconda volta non ne vide nessuno. Il fatto che non fosse arrivata ad Hogsmeade da sola la rincuorò, nessuna città o villaggio è abbastanza sicuro per una bambina della sua età, specie quando il sole iniziava a calare e le ombre ad allungarsi.
E come mai stai girando da sola? Non vedo tuoi compagni qui intorno… disse, cercando per la terza volta attorno a sé, la presenza di qualche altro ragazzino.
Sorrise nel vedere quanto la ragazzina fosse imbarazzata dalla sua presenza, trovando dolce il suo cercare di nascondere il viso tra le dita della mano. Probabilmente non era abituata a parlare con gli estranei e la cosa era era comprensibile; in più qualcuno che ti ferma urlando per la strada e facendo domande, sicuramente non rendeva la cosa più semplice. Poi avvenì un cambio repentino nell’espressione della studentessa che le chiese chi fosse, abbandonando quel modo impacciato e dando sfogo alla propria curiosità…a pelle le stava già simpatica. Più la guardava più le sembrava di rivedersi in lei, quando aveva la sua età, quando non si faceva troppi problemi a fare domande o a parlare con sconosciuti.
Hai ragione, non mi sono nemmeno presentata!
Sorrise e si avvicinò di più alla ragazzina. Non avrebbe mai pensato, quel giorno, che si sarebbe trovata a fare le presentazioni con una studentessa del primo o del secondo anno di Hogwarts: una strana coincidenza.
Piacere, mi chiamo Drinky…anche io ho studiato ad Hogwarts. Tu invece chi sei?
Le stava porgendo la mano in attesa che gliela stringesse, un po’ per curiosità verso quella figura che aveva davanti e un po’ per scusarsi dell’averla richiamata in mezzo alla strada. Per quanto da occhio esterno potesse sembrare che Drinky avesse brutte intenzioni, era semplicemente interessata al sapere chi fosse quella bambina, come mai avesse scelto di girare per i viottoli di Hogsmeade da sola lontana dai suoi compagni. Magari era vittima di bullismo? O magari si trovava male e si sentiva da sola? Il fatto che Drinky tendesse sempre a empatizzare con chiunque faceva sì che sentisse sempre il dovere di assicurarsi che, coloro che incrociavano il suo cammino, stessero bene.
 
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view post Posted on 3/6/2018, 14:01
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*Drinky* pensò *che nome buffo per una ragazza come lei*. Nonostante la sua bellezza non sembrava una di quelle persone dominate dalla necessità di ostentare il proprio aspetto agli altri. Casey provò ad immaginarsela fra le mura di Hogwarts, più piccola, con un volto ancora più rotondo e spruzzato di fitte lentiggine scure, andare alle lezione, esercitarsi con la magia, pranzare in Sala Grande e camminare per i giardini. Scoprire che anch’ella era stata nella sua stessa scuola la incuriosiva ancor di più. Anche lei doveva esser stata una primina e doveva aver affrontato le stesse lezioni nelle stesse aule di quell’antico castello. Chissà com’era stata la sua vita lì, chissà come aveva fatto a diventar in quella maniera. Vedendola così adulta e senza l’uniforme scolastica le sembrava incredibile che fosse stata una studentessa.
-Davvero sei stata ad Hogwarts? - Le rivelò un sorriso d’eccitazione. Avrebbe voluto sapere tutto di lei, chiederle com’era stato il primo impatto con le materie, con i compagni e in che casa fosse stata smistata. Tuttavia riempirla di domande in una sol volta l’avrebbe fatta apparire strana a quella che in realtà era solo una sconosciuta. Con questa convinzione cercò di ricomporsi. Voleva sembrarle grande, non voleva essere considerata una bambinetta. Le porse la mano e la strinse attorno alla sua simulando una decisione fin troppo adulta per lei e le si presentò sfoggiando un tono di voce chiaro.
-Io mi chiamo Casey. Casey Bell. – Cercò di ricambiarle un sorriso affine al suo, così limpido, solare, umile, privo di qualsiasi pretesa. Solitamente quando un adulto le si avvicinava mostrava diffidenza e una fastidiosissima aspettativa di superiorità. Per lei erano tutti dei poveri idioti, dal primo all’ultimo. Nessuno di loro era stato in grado, comportandosi in quella maniera, di accaparrarsi la sua simpatia. Le istitutrici dell’orfanotrofio poi erano sempre state molto dure nei suoi confronti, come se si ritrovassero davanti una ragazzina immeritevole e priva di pregi. A causa di ciò Casey aveva sviluppato un profondo astio verso il mondo degli adulti. A pelle ognuno di loro le risultava insignificante, come un involucro di carne, pedina della società, al cui cospetto avevano abbassato servilmente la testa. Lei non sarebbe mai diventata in quel modo, lei avrebbe ucciso per essere diversa, per essere migliore.
-Non vedi nessuno perché non conosco nessuno di quel gruppo. Sono del primo anno. – Spiegò a Drinky. E non ci teneva in particolar modo frequentare i ragazzi più grandi. Erano tutti così boriosi, così pieni di sé per la loro magia più sviluppata.
Dopo una breve pausa cantata dal ciarlare dei campanellini appesi alle porte per il soffiare della brezza autunnale, la bambina si concesse l’apertura di un’altra finestra per dar spazio alla curiosità, e balbettò una domanda le cui parole non sapeva esattamente come porre:
-Ma… Adesso… Adesso che hai finito Hogwarts tu sei una strega, no? Una strega a tutti gli effetti! C.. c-cosa può fare una strega? – quell’evento le dava finalmente la possibilità di conoscere qualcuno che avesse finito la scuola e che probabilmente lavorava all’interno del Mondo Magico. In effetti lei non sapeva esattamente dove quel posto la stesse portando. Era partita sprovvista di conoscenze. Aveva colto al volo l’occasione di scappare via dall’orfanotrofio, senza porsi quesiti su dove stesse andando. Ovunque era meglio che lì. Ovunque sia ma lontano dal mondo.
 
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view post Posted on 3/6/2018, 16:25
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Un turbine di domande la travolse e davanti a quella piccola figura che gliele stava ponendo, smise di pensare a quanto le desse fastidio dover essere uscita di casa. Non poteva smettere di sorridere davanti a quegli occhietti che la studiavano; se li sentiva addosso, intenti a carpire particolari del suo viso e del suo aspetto, come se fossero alla ricerca di risposte continuamente.
La ragazzina le chiese eccitata se fosse stato vero che avesse frequentato Hogwarts. Quella domanda le fece pensare che, probabilmente, la giovane studentessa dovesse essere stata figlia di babbani o comunque dovesse aver avuto poca dimestichezza con il mondo dei maghi.
Ahaha, certo che sono stata ad Hogwarts. Sono nata e cresciuta qui in Inghilterra e sebbene esistano altre scuole di magia in giro per l’Europa, quella rimane sicuramente la più vicina!
Si strinsero la mano mentre Drinky scopriva che la ragazzina sconosciuta aveva anche un nome: Casey. La sua stretta di mano era vigorosa, quasi volesse dimostrare di esserle alla pari, di essere più grande di quanto non sembrasse. Pian piano la rossa stava iniziando a cogliere elementi che l’aiutassero a definire, in minima parte, il carattere di questa Casey. Già il fatto che volesse dimostrarsi un’adulta era molto indicativo.
Piacere di conoscerti Casey Bell.
Il fatto che una studentessa del primo anno avesse ottenuto la possibilità di girovagare per Hogsmeade le sembrava strano. Evidentemente la scuola doveva aver scelto una linea più morbida e concessiva ai suoi studenti. Però Casey puntualizzò come fosse l’unica del primo anno ad essere lì, motivo per il quale non conosceva gli altri studenti e aveva deciso di proseguire il giro da sola.
Scoppiò a ridere alla domanda balbettante della ragazzina che le chiedeva cosa volesse dire essere una strega “a tutti gli effetti”, il che andò a confermare che, nella sua vita, forse i professori di Hogwarts erano i primi maghi adulti con cui lei si interfacciava. Proveniva per forza da una famiglia babbana.
Cosa voleva dire essere una strega a tutti gli effetti? Domanda curiosa a cui Drinky avrebbe fatto fatica a rispondere visto che, con la magia, aveva a che fare da quando era nata.
Domanda interessante…mmmh, beh, non è tanto diverso dall’essere una babbana secondo me.
Ripensò immediatamente a quello che aveva detto. Se quella ragazzina le aveva posto una domanda simile, probabilmente era perché aveva delle aspettative a riguardo e chi era lei per infrangerle così? Cercò di ragionare sulle differenze che intercorrevano tra il vivere una vita babbana e il vivere una vita con la possibilità di usare la magia.
Allora, partiamo da un presupposto: anche tu sei una strega a tutti gli effetti! L’unica differenza che c’è tra me e te è che io ho concluso gli studi, ho imparato a padroneggiare meglio la magia e ho appreso diverse nozioni utilissime. Tu invece sei ancora all’inizio del tuo percorso, ma questo non ti rende assolutamente meno strega.
Le disse facendole un occhiolino.
Per rispondere alla tua domanda, invece, direi che una strega può fare molte cose. Ad esempio puoi sistemare casa agitando semplicemente la bacchetta, puoi smaterializzarti e cavalcare una scopa, puoi compiere diversi tipi di incantesimi e puoi difenderti in caso di attacco. Diciamo che, noi maghi, siamo un po’ più avvantaggiati rispetto ai babbani, ma la consapevolezza di avere questo vantaggio non deve mai dare alla testa secondo me, o farci sentire superiori.
*Eh, ma come siamo filosofici oggi. Ti piace sentirti figa elargendo lezioni di vita ad una ragazzina, vero?*
Non voleva sembrare superiore a lei, si ricordava quanto odiasse gli adulti che lo facevano con lei quando si trovava in una fase così delicata come quella della pubertà. Odiava anche gli adulti che continuavano a farlo ora che aveva ventiquattro anni e mai e poi mai avrebbe voluto far parte della categoria.
Dalle tue domande deduco che tu non abbia avuto molto a che fare coi maghi…o sbaglio? Rispondi solo se vuoi rispondere. Se non ti va possiamo parlare di quanto alcune materie siano pallose…tipo Erbologia.
Esclamò sorridendo a quel visetto che la fissava.
*Caspita…facevo davvero schifo in Erbologia.*
 
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view post Posted on 4/6/2018, 09:58
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-Esistono altre scuole di Magia?!- per un attimo si dispiacque nell’apprendere che Hogwarts non fosse l’unico college. L’idea di far parte di un primato, come aveva creduto fino ad allora, nutriva in maniera sconsiderata il suo orgoglio. Ma in effetti chissà quante altre cose non sapeva. Il Mondo Magico doveva esser più vasto di quel che dimostrava poiché i maghi e le streghe si assicuravano che esso fosse sempre ben protetto dagli occhi dei babbani.
Drinky inalberò una spiegazione a partire dalla domanda che le aveva posto. Nel sentire presupporre che lei fosse “una strega a tutti gli effetti” provò due sensazioni contrastanti: una di orgoglio, l’altro di tristezza. Quel che la strega di fronte a lei non sapeva era che Casey avesse enormi difficoltà a castare gli incantesimi. Quando si trattava di impugnare la bacchetta, una grande ansia si impadroniva di lei, in particolar modo quando si trovava in presenza dei professori o dei suoi compagni. Questa tensione le bloccava le braccia, la gola, e tremava come una foglia, tanto che la sua voce si spezzava a metà incantesimo. Si sentiva impotente di fronte a quegli eventi, e a lungo andare, dopo milioni di tentativi, era arrivata a credere di non essere una vera strega, che Hogwarts avesse sbagliato a mandarle la lettera, o che la sua magia fosse difettosa. Questo non ebbe il coraggio di dirlo alla sua interlocutrice, e la lasciò parlare senza interromperla.
Quel che Drinky le disse non la incoraggiò molto. Sì, il fatto di esser partita per Hogwarts era stato un bel cambiamento per lei. L’orfanotrofio non le avrebbe dato chissà quali prospettive e a undici anni era quasi impossibile che qualcuno l'adottasse. Molto probabilmente, una volta raggiunta la maggiore età, l’avrebbero buttata fuori senza esitazione, mandandola allo sbaraglio verso il mondo o dandole un lavoro in una fabbrica nella periferia industriale dove avrebbe respirato i fumi del metalli o si sarebbe bucata le dita con un ago. L’alternativa di vivere una vita normale da strega era sicuramente migliore, ma quel che aveva fin da subito sperato era proprio che quello fosse il primo passo per una vita straordinaria. Quando la sua Guida era venuta a spiegarle che dentro di lei esisteva la magia Casey credeva di essere finalmente entrata nel mondo dei suoi sogni. Finalmente avrebbe potuto vivere una vita piena di avventure, avrebbe potuto imparare gli incantesimi e diventare potente. Eppure non sembrava andare nella maniera che si aspettava. Era tutto difficile, e lei non riusciva a muovere la bacchetta. Se fosse stata davvero una strega allora, come diceva Drinky, lei avrebbe potuto solo riordinare casa con la sua magia.
Le domande che le aveva posto avevano probabilmente fatto pensare alla ragazza che lei non ne sapesse molto del Mondo della Magia. Glielo fecero intuire le sue ultime parole. Si pentì di essersi scoperta in tal maniera, la sua curiosità delle volte la metteva proprio nei guai. Avvertì una leggera stretta al cuore ma decise di passarci oltre. Quella ragazza poi le appariva affidabile e leggera, tanto da distrarla dal senso di impotenza che i suoi pensieri le portavano.

-Io stavo nel Mondo Babbano prima. Non conosco i miei genitori, non so se erano maghi o babbani. – disse con nonchalance. Buttò lo sguardo alla sua destra cercando di trovare un appiglio per cambiare argomento ed evitare tutta quella tristezza. Poi la riguardò dritto negli occhi ridendo:
-Erbologia non è così pallosa. Il professore ha detto che esistono anche piante pericolose, quindi non dev’essere una pacchia!
 
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view post Posted on 6/6/2018, 11:26
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Gli occhi sgranati di Casey che dimostravano lo stupore nell’apprendere che Hogwarts non fosse l’unica scuola di Magia, spinse Drinky a fornirle ulteriori informazioni a riguardo. Per quanto la ragazzina cercasse di dimostrarsi grande, l’inesperienza che esprimeva fecero intenerire ulteriormente l’ex Serpeverde.
No, Hogwarts non è l’unica. Ce ne sono anche in Francia, in Bulgaria, in Giappone, negli Stati Uniti…per quanto noi maghi siamo una minoranza, non siamo tutti concentrati nel Regno Unito.
L’espressione di quegli occhioni verdi era cambiata, sembrava quasi stesse vivendo un conflitto interiore quasi fosse impegnata in una lotta con se stessa. A Drinky sembrò di rivedersi in parte in quel comportamento, in quel breve estraniarsi dal mondo e chiudere per un attimo l’accesso verso l’esterno. Era una cosa che faceva anche lei, a undici anni, e che si era portata dietro fino ai ventiquattro. Vedere quell’atteggiamento compiersi in qualcun altro era paragonabile al guardarsi allo specchio, uno specchio che forniva uno spaccato sul passato, che la riportava indietro di tredici anni. Magari era per quello che sentiva il bisogno di intrattenere quella ragazzina, di spiegarle meglio come funzionassero le cose. La vedeva persa, confusa. Fissandola più attentamente se la immaginò come una formichina rossa che marciava in senso opposto al resto delle formiche nere, rafforzando quel senso di estraniazione che probabilmente la facevano sentire diversa dagli altri. Per quanto probabilmente il loro background fosse differente era stata una sensazione simile a spingerla, durante l’adolescenza, a trovare modi per rompere quel filo conduttore che la teneva legata alla realtà e la sua soluzione si era rivelata un incubo. Non voleva che Casey rischiasse di provare le stesse cose, nessuno al mondo avrebbe mai dovuto provarle, specie una ragazzina.
La signorina Bell in seguito, assunse un tono distaccato e apatico mentre spiegava come lei in realtà non conoscesse i suoi genitori e, di conseguenza, non sapesse se fossero maghi o babbani.
*Un’orfana quindi…*
Curioso come sembrava volersi allontanare da una consapevolezza del genere. Un’infanzia passata senza genitori è sicuramente un’esperienza estremamente destabilizzante, traumatica e dolorosa. Ma pareva che Casey quel dolore lo volesse annullare, quasi a farlo scomparire nel nulla.
Drinky sentiva germogliare dentro sé il senso di colpa. Se non avesse fatto domande probabilmente non avrebbe dovuto riportare la ragazzina sul quel pensiero. Doveva riparare in qualche modo il danno che aveva appena fatto e le sembrò una buona idea invitarla a passare parte del pomeriggio con lei…almeno non l’avrebbe lasciata sola e si sarebbero fatte compagnia a vicenda.
Capisco…ti chiedo scusa per la domanda. Ehi, io devo andare a prendere una cosa da Madama Piediburro, hai voglia di venire con me? Se ti piacciono i dolci ti offro qualcosa o se preferisci il salato non dovrebbe essere un problema!
Poteva essere molto fraintendibile che invitasse una bimba di undici anni a riempirsi di dolci con lei? Forse anche sì.
Dici che dobbiamo avvertire i prefetti che ti hanno accompagnata? Non vorrei che si preoccupassero…
Si guardò attorno per l’ennesima volta alla ricerca di altri studenti, ma nulla. Passava di tanto in tanto qualche mago adulto ma di ragazzi al di sotto dei vent’anni non ce n’era nemmeno l’ombra.
No, erbologia non è una pacchia per niente. Diciamo solo che io e il mondo delle piante non siamo mai andate particolarmente d’accordo! Le disse sorridendole.
Si chiamava Pedro, era un bellissimo cactus che le era stato regalato da un parente per Natale. Le piante più facili del mondo da gestire, dicevano.
Morì annegato dopo meno di un mese, passando dal verde acceso ad un marrone per nulla confortante.
 
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view post Posted on 8/6/2018, 11:56
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Quindi i maghi esistevano al di fuori dell'Inghilterra! Che stupida idea quella di pensare di essere i soli a possedere la magia. Era scontato che nel mondo ce ne fossero altri, eppure lei non ci aveva pensato, probabilmente perché era già troppo tutto quel che stava vivendo. Le sarebbe piaciuto visitare tutte quelle scuole e quei posti, conoscere la gente degli altri popoli e capire la differenza fra la loro magia e quella che stava studiando. Ci potevano essere differenze? Non era mai stata in giro per l'Inghilterra, figuriamoci per il mondo. Conosceva abbastanza bene Londra, ispezionata ben bene durante tutte le sue fughe dal dormitorio. Aveva conosciuto qualche parco e aveva visto la Stonehenge durante una gita, ma nulla più. Non era stata neanche a Kersey, quello strambo villaggio nella contea di Suffolk da cui dicevano di averla presa. Forse un giorno ci sarebbe andata, e forse lì avrebbe trovato i suoi genitori.
Drinky parve ritrarsi in un piccolo conflitto interiore quando le disse dei suoi genitori. Probabilmente si era sentita improvvisamente in colpa. Tutti reagivano così. Le era successo più o meno un milione di volte vagando per le strade di Londra che qualcuno la fermasse per chiederle dove fossero i suoi genitori. Osservando il blocco che ingessava le gole di quegli adulti non appena lei dicesse di non averli, mano mano nel tempo iniziò a prenderci gusto. Colse l'occasione per trasformare quella noiosa seccatura in un divertente passatempo. Ogni volta se ne inventava una nuova: scoppiava a piangere avvinghiandosi alle vesti dell'uomo o della donna che si erano abbassati per parlarle, disperandosi perché erano stati uccisi da un assassino nel cuore della notte e lei era fuggita con la vivida immagine dei loro corpi scuoiati e grondanti di sangue, e non appena essi si giravano per chiamare aiuto o la polizia, svanire nel nulla cercando di trattenere le risate. Un'altra volta, e questa fu la più divertente, si trovava di domenica mattina a Covent Garden e stava ammirando la vetrina di un negozio di antiquariato, quando una famigliola vestita di tutto punto (sicuramente appena uscita dalla messa) si fermò accanto a lei e la madre, usando un tono della voce che di solito si utilizza coi bambini di un anno, le disse : -Ma ciao bella bambina! Come ti chiami? Dove sono i tuoi genitori?-. Casey allora, che era stufa marcia di incrociare solo idioti per le strade, la guardò fissa negli occhi con aria grave e poi si mise a soffiare come un gatto alzando le braccia al cielo e urlando in mezzo alla folla: -Io sono la figlia di Satana! Lungi da me, Infedeli, altrimenti convincerò mio padre ad avvolgervi fra le sue spire di fuoco! Chhhhhh!- scappò via. Tuttavia con Drinky non avrebbe fatto in quel modo, con lei era diverso. Lei era bella, era solare... e sopratutto era una strega. Quando le chiese se voleva andare con lei da Madama Piediburro a Casey si illuminarono gli occhi. *Sì, sì e poi sì* giubilò nella sua testa. Era entusiasta di poter prolungare quella conversazione.

-Non c'è bisogno di dirlo ai prefetti. Ho ancora quaranta minuti prima di dover tornare al punto d'incontro. Voglio venire con te.
Le sorrise, raggiante, ancora una volta, ma ancora di più.
 
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view post Posted on 9/6/2018, 19:10
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Senso di colpa? Forse.
Grande simpatia a pelle? Decisamente. La maggior parte dei legami che Drinky aveva creato nella sua vita erano partiti da un giudizio superficiale, puramente istintivo. Se una persona le faceva una bella impressione, la sua mente le suggeriva erroneamente che quella persona dovesse essere davvero una gran persona, permettendo alla rossa di idealizzarla e, come spesso accadeva, crollare quando scopriva che fantasia e realtà non combaciavano. Non era semplice per lei vivere in quel modo, in quel mondo fatto di bianchi o neri. Aveva cominciato, quindi, ad alzare la guardia prima di stabilire un vero rapporto con gli altri - il terrore di lasciarsi travolgere e poi venire abbandonata la paralizzava, dunque preferiva non esporsi troppo, non dare agli altri strumenti che poi potessero essere usati contro di lei. Ascoltava, stava sul vago, si apriva quel tanto che bastava ma non permetteva a nessuno di entrare, se non a poche persone fidate e già testate negli anni. Sì, perché spesso si ritrovava involontariamente a testare chi aveva davanti, a vedere quanto lei potesse spingersi in là senza che la persona se ne andasse. Le serviva come certezza per sapere che non sarebbe stata lasciata sola.
Ma in quel momento, la vocina che di solito partiva come un antifurto nella sua mente, era stranamente zitta. L’ipotesi più plausibile era che, trattandosi di una ragazzina di undici anni appena conosciuta, non avrebbe dovuto preoccuparsi. Che male poteva farle? Sicuramente non aveva gli strumenti per cercare di analizzarla ad un livello più profondo, data la giovane età.
*E poi mi sembra di conoscerla già…in parte mi ricorda me. Una parte piccola ma che riesco a vedere.*
Il tipo di background che le due avevano non mostrava elementi comuni. Sì, erano state entrambe infanzie difficili, ma paragonarle sarebbe stato ridicolo. Però Drinky sentiva una connessione con quella ragazzina dagli occhi profondi che si nutrivano di informazioni, di risposte. Una connessione con quella ragazzina che si apparentemente costruita una corazza più grande di lei, forse per cancellare il passato, per riuscire a bastarsi sempre e comunque. Quando un bambino si ritrova privo di figure di riferimento e senza un care giver è facile che sviluppi un guscio, una sorta di doppia personalità che lo aiuti a sopravvivere, una voce che gli continui a ripetere “Ce la puoi fare. Non hai bisogno di nessuno, ti basti da solo.”
La dottoressa Murphy gliene aveva parlato, le aveva detto che anche l’ex Serpeverde aveva sviluppato quella parte di sé quando sua mamma, presa dalla propria situazione psicologica difficile, non si curava di lei.
A occhio anche Casey mostrava quella parte, una lato manifesto che viene usato quando si entra in contatto con le altre persone e che va a scontrarsi internamente con una parte più piccola, ancora bisognosa di cure ed attenzioni, di circondarsi di altre persone e di sentire che qualcuno ci tiene. Una parte che continua a gridare aiuto.
Erano ipotesi estremamente azzardate da farsi dopo pochi minuti di conoscenza, ma la sua testa non riusciva a disancorarsi da esse. Questa idea che si era fatta la stava spingendo a voler provare a dialogare con quella parte piccola che sentiva essere rinchiusa nella giovane studentessa…banale empatia? Drinky spesso si ritrovava a pensare troppo sulle cose, a riempirsi di paranoie correndo a conclusioni scorrette e affrettate, però l’agito era sempre istintivo. Il pensiero stesso, per quanto nevrotico, era impulsivo, sopratutto quando si legava all’ambito delle relazioni interpersonali. Voleva cercare di far stare meglio quella bambina che, esternamente, non sembrava avesse bisogno di aiuto.
*Fidati, ha bisogno di aiuto.*
Ok.
L’aveva esclamato in risposta al suo pensiero e non all’affermazione di Casey…si rese conto che stava di nuovo rispondendo a voce alta ad una delle sue parti interiori, quindi, imbarazzata, si schiarì la voce e cercò di dare un senso a quella parola.
Sì, ok. Ottimo che non ci sia bisogno di chiedere ai tuoi prefetti! Andiamo allora.
Sorrise alla ragazzina e inziò a farle strada per il viottolo di Hogsmeade, in direzione del locale.
Vedo che sei una Grifondoro comunque…forse non ti farà piacere sapere che io ero Serpeverde.
Disse facendole l’occhiolino. In realtà, se la ragazzina non sapeva nulla del mondo magico, probabilmente non sapeva nemmeno che tra Grifondoro e Serpeverde spesso vigeva un odio infondato. L’avrebbe sicuramente scoperto con il tempo.
 
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view post Posted on 13/6/2018, 17:14
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Camminare accanto a quella ragazza era per Casey un'occasione alquanto rara che le permise di avanzare a testa alta in mezzo alla folla. Era una sensazione quasi nuova per lei poiché non le era mai capitato in vita sua di passeggiare e passare del tempo con un adulto che non odiava. Certo, era presto per definire Drinky un'amica, ma il fatto che ella fosse una strega le spianava la strada per il suo cuore. Quel breve incontro era bastato per suscitarle una profonda ammirazione nei confronti della donna che tanto gentilmente le si era rivolta, anche se molto probabilmente Casey aveva lavorato inconsapevolmente di fantasia, creandosi inimmaginabili aspettative nei suoi riguardi. *Magari è una maga potente!* si diceva, e poterla avere tutta per sé per quei quaranta minuti costituiva motivo di orgoglio. Per non parlare della possibilità di mangiare un dolce o di bere una cioccolata calda insieme da Madama Piediburro come due vecchie amiche. Apprendere che ella fosse stata una Serpeverde non le fece cambiare minimamente idea nei suoi confronti. Effettivamente poco le importava di quel che dicevano i suoi compagni sulle altre case. Non tutti i Tassorosso sembravano così sfigati come alcuni Grifondoro li definivano, non tutti i Corvonero erano dei secchioni e non tutti i Serpeverde erano cattivi. Drinky ne era la dimostrazione.
- Sì, ne ho sentito parlare- disse Casey -ma credo sia più dovuto al fatto che tutti continuino a ripeterselo piuttosto che essere una rivalità spontanea. In realtà non capisco bene come il Cappello Parlante prenda le sue decisioni. Io non sapevo nulla dello smistamento finché non l'ho affrontato ma dopo mi sono dovuta informare. Mi sembra una brutta cosa dire a una persona com'è fatta solo in base a quattro profili, non credi? Perché io dovrei essere una Grifondoro?
Il cambio d'argomento e l'improvvisa messa in moto diede a Casey l'input per dar sfogo alle sue curiosità. Finalmente un adulto disponibile a prestarle orecchio! Avrebbe voluto spremere quella possibilità fino al midollo e avere risposta ad ogni domanda che le passasse per il cervello.
Mentre camminava saltellava e, avendo corso un po' più avanti della sua interlocutrice, intravide l'insegna di Madama Piediburro. Un'ondata di gioia le fece emettere un gridolino e si rivolse nuovamente a Drinky:

-E' questo? Siamo arrivate? Non sono mai entrata qui. Anzi, non sono mai entrata in un locale del Mondo Magico!
E così dicendo spinse la porta d'ingresso.

La discussione può essere chiusa.


Edited by Casey Bell - 17/6/2018, 20:58
 
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