Senso di colpa? Forse.
Grande simpatia a pelle? Decisamente. La maggior parte dei legami che Drinky aveva creato nella sua vita erano partiti da un giudizio superficiale, puramente istintivo. Se una persona le faceva una bella impressione, la sua mente le suggeriva erroneamente che quella persona dovesse essere davvero una
gran persona, permettendo alla rossa di idealizzarla e, come spesso accadeva, crollare quando scopriva che fantasia e realtà non combaciavano. Non era semplice per lei vivere in quel modo, in quel mondo fatto di bianchi o neri. Aveva cominciato, quindi, ad alzare la guardia prima di stabilire un vero rapporto con gli altri - il terrore di lasciarsi travolgere e poi venire abbandonata la paralizzava, dunque preferiva non esporsi troppo, non dare agli altri strumenti che poi potessero essere usati contro di lei. Ascoltava, stava sul vago, si apriva quel tanto che bastava ma non permetteva a nessuno di entrare, se non a poche persone fidate e già testate negli anni. Sì, perché spesso si ritrovava involontariamente a testare chi aveva davanti, a vedere quanto lei potesse spingersi in là senza che la persona se ne andasse. Le serviva come certezza per sapere che non sarebbe stata lasciata sola.
Ma in quel momento, la vocina che di solito partiva come un antifurto nella sua mente, era stranamente zitta. L’ipotesi più plausibile era che, trattandosi di una ragazzina di undici anni appena conosciuta, non avrebbe dovuto preoccuparsi. Che male poteva farle? Sicuramente non aveva gli strumenti per cercare di analizzarla ad un livello più profondo, data la giovane età.
*E poi mi sembra di conoscerla già…in parte mi ricorda me. Una parte piccola ma che riesco a vedere.*
Il tipo di background che le due avevano non mostrava elementi comuni. Sì, erano state entrambe infanzie difficili, ma paragonarle sarebbe stato ridicolo. Però Drinky sentiva una connessione con quella ragazzina dagli occhi profondi che si nutrivano di informazioni, di risposte. Una connessione con quella ragazzina che si apparentemente costruita una corazza più grande di lei, forse per cancellare il passato, per riuscire a bastarsi sempre e comunque. Quando un bambino si ritrova privo di figure di riferimento e senza un
care giver è facile che sviluppi un guscio, una sorta di doppia personalità che lo aiuti a sopravvivere, una voce che gli continui a ripetere “Ce la puoi fare. Non hai bisogno di nessuno, ti basti da solo.”
La dottoressa Murphy gliene aveva parlato, le aveva detto che anche l’ex Serpeverde aveva sviluppato quella parte di sé quando sua mamma, presa dalla propria situazione psicologica difficile, non si curava di lei.
A occhio anche Casey mostrava quella parte, una lato manifesto che viene usato quando si entra in contatto con le altre persone e che va a scontrarsi internamente con una parte più piccola, ancora bisognosa di cure ed attenzioni, di circondarsi di altre persone e di sentire che qualcuno ci tiene. Una parte che continua a gridare aiuto.
Erano ipotesi estremamente azzardate da farsi dopo pochi minuti di conoscenza, ma la sua testa non riusciva a disancorarsi da esse. Questa idea che si era fatta la stava spingendo a voler provare a dialogare con quella parte piccola che sentiva essere rinchiusa nella giovane studentessa…banale empatia? Drinky spesso si ritrovava a pensare troppo sulle cose, a riempirsi di paranoie correndo a conclusioni scorrette e affrettate, però l’agito era sempre istintivo. Il pensiero stesso, per quanto nevrotico, era impulsivo, sopratutto quando si legava all’ambito delle relazioni interpersonali. Voleva cercare di far stare meglio quella bambina che, esternamente, non sembrava avesse bisogno di aiuto.
*Fidati, ha bisogno di aiuto.*
Ok.L’aveva esclamato in risposta al suo pensiero e non all’affermazione di Casey…si rese conto che stava di nuovo rispondendo a voce alta ad una delle sue parti interiori, quindi, imbarazzata, si schiarì la voce e cercò di dare un senso a quella parola.
Sì, ok. Ottimo che non ci sia bisogno di chiedere ai tuoi prefetti! Andiamo allora.Sorrise alla ragazzina e inziò a farle strada per il viottolo di Hogsmeade, in direzione del locale.
Vedo che sei una Grifondoro comunque…forse non ti farà piacere sapere che io ero Serpeverde.Disse facendole l’occhiolino. In realtà, se la ragazzina non sapeva nulla del mondo magico, probabilmente non sapeva nemmeno che tra Grifondoro e Serpeverde spesso vigeva un odio infondato. L’avrebbe sicuramente scoperto con il tempo.