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| Juliet Little Studentessa Grifondoro, Primo Anno, 15 anni, SchedaIl rischio più grande è non rischiare mai
Un sorriso aleggiava sulle labbra della giovane Grifona mentre puliva il bancone del locale in cui lavorava da ormai quattro anni. Madame era sempre stata gentile con lei -forse c'era pure lo zampino del suo garante, il caposcuola Brior, nonché suo amico e compagno di squadra-, o forse perché aveva tenuto duro rispetto alle altre cameriere che il locale Madama Piediburro aveva accolto e poi lasciato andare. Aveva tenuto duro perché per lei contava molto il fatto di poter lavorare per non pesare sugli altri. Ovviamente lungo il percorso aveva trovato mille insidie, ma con buona lena e con la passione in ciò in cui più credeva era riuscita a non perdersi. L'ultima assunta, nonché sua concasata, sembrava promettere bene, ma non si sarebbe sbilanciata questa volta. Nella sua agenda -mentale- aveva intenzione di parlarci, primo per conoscerla meglio e come secondo punto, forse il più importante, per invogliarla a non mollare alla prima difficoltà che le si sarebbe presentata dinanzi. Mentre puliva il bancone il suo sguardo scuro si sarebbe spostato per perlustrare il locale e per vedere se i clienti avessero bisogno dei suoi servigi. Per qualche attimo i suoi occhi, per una strana ragione, si fermarono a fissare un tavolo vuoto un po' distante dalla porta ma che puntava sulla porta. Il suo stomaco brontolò, ma non era fame, ma qualcosa di più viscerale, che arrivava da una strana sensazione a cui cercava di dare un nome. La sua gemella le raccontava che la sensazione di stretta allo stomaco -quello che stava avendo ora- aveva origine da un sentimento, come nostalgia e/o infatuazione. Quel tavolo era la chiave di quel sentimento e se lo ricordava, come se fosse stato solo ieri, chi si fosse seduto lì. Per un attimo si perse nei ricordi di quella giornata così ventosa e piovosa e si chiese se fosse cambiato. Se fosse diventato ciò che voleva diventare e se fosse riuscito a chiudere la porta del passato. Scosse la testa bruna per tornare con i piedi per terra e per finire il lavoro. Strinse la labbra a formare una linea orizzontale e si chiese cosa le avesse preso quel giorno quando aveva mandato una lettera a lui. Per vie traverse era riuscita ad ottenere -non era stato difficile a dire il vero- l'indirizzo della casa in cui aveva preso alloggio. Così, per qualche strana ragione a lei ignota, aveva scritto quella lettera e l'aveva inviata. Aveva aspettato con ansia la sua risposta, ma non l'aveva ancora ricevuta. Forse si era dimenticato di lei o forse essendo ancora un studentessa e lui ormai un adulto aveva troncato la cosa per non mettersi in guai. Ma il suo carattere le impediva di non andarci piano e di fare ciò che voleva -rispettando i vari cliché-. Ma essendo Grifondoro ed essendo la personificazione del "mettersi in guai" avrebbe fatto ciò che il cuore le comandava e poi era proprio vero il detto babbano "chi tace acconsente" . «Madame potrei finire prima per favore? Ho alcune commissioni personali da sbrigare... » avrebbe detto raccontando solo una piccola parte di verità. Madame, sapendo che lei non l'aveva abbandonata in momenti più difficili, acconsentì alla sua richiesta. Si sarebbe fiondata in retrobottega per vestirsi e uscire per la sua "commissione urgente". La sua gemella le aveva insegnato i rudimenti per incontrare i ragazzi e per essere ammirata come una femmina alpha. Ma lei, essendo timida fino all'osso, aveva abortito tutte quelle regolette da strapazzo e quando si incontrava con i ragazzi diventata balbuziente e con la faccia che prendeva tonalità diverse del rosso. Non era stata brava con il sesso opposto e forse per quel motivo, l'essere alquanto imbranata, era riuscita a perdere il suo ragazzo -o forse non era stata lei ad allontanarsi?- già al primo anno di scuola. Una gonna nera lunga fino al polpaccio avrebbe fasciato la linea dei fianchi stretti e una magliettina rossa avrebbe fasciato il petto. *Vedi che qualche cosa hai imparato* si era fatta sentire la coscienza a cui aveva dato il nome della sua gemella Claire. *Cos? NO! Non è come pensi te... Fa caldo...* avrebbe risposto Juliet nella mente. Ma il viso le sarebbe stato nemico perché confermò le parole della coscienza. Non si era fatta bella per nessuno lei, ma un po' di femminilità avrebbe voluto mostrare per non essere ancora considerata piccola. Perdiana aveva quindici anni ormai ed era tempo di buttare nel cesso la bambina che era stata una volta. I capelli sarebbero stati lasciati sciolti e avrebbe preso in mano la tracolla al cui interno vi era un regalo. Chissà se sarebbe stato contento di quella visita inaspettata da parte di quella ragazzina che cercava di cambiare. Dopo vari giri e dopo varie indicazioni -se vi era un italiano significava che tutta la cittadina ne veniva a conoscenza- riuscì a trovare l'ubicazione. Man mano che si avvicinava il suo cuore batteva e la stretta allo stomaco cresceva. Non si sarebbe dovuta vestire così e se poi l'avesse liquidata senza tante cerimonie? Forse se ne sarebbe stata alquanto scottata e non si sarebbe data pace per lungo tempo. La porta della casa era lì e lei era lì davanti a dondolarsi sulle sue gambette. Respirava con foga come se avesse fatto una maratona. Dopo vari combattimenti con il cuore che stava per impazzire avrebbe preso il percorso che l'avrebbe portata verso l'ignoto suonando il campanello. Ma nessuno venne ad aprire. «C'è nessuno? Signor Pisciottu è in casa?» avrebbe chiesto guardando all'interno della casa. Un movimento strano venne dal boschetto dietro casa. Con un po' di titubanza salì dal sentiero che portava al boschetto *Qui si mette male Juliet, meglio tornare indietro* *Ormai sono qui e non ci sarà verso di farmi tornare indietro. Ricordati in che casa sono stata smistata*. Ma se avesse parlato la sua voce sarebbe uscita gracchiante come se fosse cosciente che stava per mettersi in guai. Il sentiero era in ombra e la luce filtrava poco tra i fogliami. Cammina cammina e guardandosi attorno al luogo per impedire qualcosa di inaspettato e quando ritornò con lo sguardo dinanzi a lei quasi si scontrò con qualcosa di duro, ma allo stesso tempo morbido. «E sta attento a dove mette le sue zampa... » il suo tono si perse nel vento constatando che si era scontrata con una persona che aveva qualcosa di familiare. Lo sguardo del giovane era quello che più l'attirava. E in un attimo si rese conto di chi aveva davanti, chi fosse quella persona: «Mauri...zio?» La sua voce uscì quasi contenta. Ma c'era qualcosa in lui che era cambiato e non parliamo del fisico -molto aitante-, ma di qualcosa nello sguardo che la inchiodava lì, sembrava che avesse vissuto qualcosa che lo aveva toccato nel profondo. La sua mano destra si sarebbe avvicinata piano per toccare la guancia del giovane -non sapeva per quale motivo si fosse azzardata a fare quel gesto-. Poco dopo avrebbe riportato la mano in basso e avrebbe sorriso in direzione del giovane «È cambiato molto.... dall'ultima volta che c'eravamo visti....» prese a dire la giovane rosso-oro e prima che potesse impedirlo e perché non c'era nessuno nei paraggi -intendesi i suoi "superiori"- gli avrebbe sfilato la sigaretta dalle mani e se la sarebbe portata alla sua bocca per poter aspirare quel fumo -sia chiaro che lei non amava il fumo- così nocivo per lei. «I vecchietti non fumano e poi il fumo è nocivo» avrebbe detto per non tossire. La sua faccia era rossa, la sentiva bruciare all'altezza degli zigomi e questo significava che se ne stava vergognando per quel comportamento così ambiguo e così non suo. Ma doveva fare qualcosa. Il suo sguardo scuro non si sarebbe spostato dal viso del giovane. Doveva ammettere a se stessa che era ancora intrigante e che ora aveva anche un'aura misteriosa che lo avvolgeva. «Allora come sta il lupo solitario?» Così sarebbe iniziata la sua traversata verso la perdizione...Sia chiaro che Juliet non sa niente della tua trasformazione. L'ha detto solo per rompere il ghiaccio Edited by Juliet Little - 22/6/2018, 13:42
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