| Rimasto solo, non c'era più niente che ostacolasse Maurizio dall'ossessione che generava in lui quel misero pezzo di carta. D'altronde poteva essere uno scontrino, la carta di una focaccia, il numero di una signorina carina. Eppure creava nell'uomo un'attrazione che stimolava il suo istinto: Raven non aveva mostrato cautela, nel piombare così conciato in un locale di soli Babbani. Quel pezzo di carta doveva essere importante. Perciò con difficoltà, Maurizio riuscì a trascinarsi sui gomiti fino al tavolo che era stato occupato dal criminale; impiegò più di cinque minuti nel farlo, ma niente e nessuno intervenne ad ostacolarlo. C'era un silenzio di tomba, un'inquietante assenza di rumori che, a cose normali, avrebbe dato da pensare: che fine avevano fatto le sirene della polizia? Poteva il Ministero esser già intervenuto così celermente? Poco importava, fintantoché la lettera non era stata raggiunta. In effetti, nell'enfasi di soddisfare quel desiderio, Maurizio non si era reso conto che la sua bacchetta se n'era andata con Dandelion. Se avesse voluto liberarsi, avrebbe dovuto trovare un'altra maniera, forse più rozza e meno magica, ma del resto si trovava in un pub, non in un asilo. Ovunque c'erano boccali, bottiglie di vino e di birra, un bancone incustodito. Raggiungerlo sarebbe stato un altro paio di maniche. Ma una cosa per volta: una volta preso il foglio tra le mani, Maurizio avrebbe potuto aspettarsi di tutto: una mappa, una lista, anche un foglio bianco. Invece la pergamena, arrotolata su se stessa, rivelò tre fogli fittamente scritti a mano e firmati, sul finale, da arzigogolati cenni di inchiostro che recavano tre note: "Do, Re, Mi", Sembrava quasi una presa per i fondelli. Ciò che era chiaro anche ad un bambino, però, è che quanto Maurizio stava leggendo non era una semplice lettera, ma una lucida raccolta di pensieri. Come recitava d'altronde l'umile intestazione, si trattava di una dichiarazione di guerra. Dichiarazione di Guerra Il mio nome è Shinretsu Raven e ho qualcosa da dirvi. E anche qualcosa da chiedere, a proposito di voi, del vostro dovere e di quel mondo che vi gira intorno. Sappiate: adempiere al dovere non significa agire per i propri egoistici scopi, il dovere è sempre rivolto al gruppo. Così ho sempre interpretato quest'insegnamento, sin dai banchi della scuola e così durante tutta la mia esistenza, finanche ora, in questa condizione ingiustamente definita di ricercato in cui mi ci ritrovo. Sì, perché e proprio così che le autorità mi hanno definito, un ricercato, uno scarto della società, un pericolo. La cosa divertente è che hanno ragione, anzi voi tutti avete ragione. E me ne compiaccio più che dolerne: mettersi contro di voi non è una scelta, è un obbligo che dovrebbe valere per chiunque sia ancora disposto ad adempiere ai propri doveri, a ricordarsi i vecchi insegnamenti e a sacrificarsi per una causa più alta, annientando ciò che questa modernità ha costruito, una tensione ricca di guerre e sangue, contro un muro di sofferenza e lacrime. Una necessità, un obbligo, non un'opzione. Chi non è in grado di combattere per ciò che ama; chi non vuole mettersi in gioco per il mondo che lo circonda e per le persone intorno a lui, è destinato a perire. E’ Una nullità, il cui compito è semplicemente quello di ritrovarsi ad essere schiavo; di non riuscire mai a superare le difficoltà; di non capire mai cosa significhi la sofferenza e il sacrificio per i propri compagni. Se vi chiedete se io ho fatto il gesto di cui si parla, se quelle fiamme sono opera mia, sappiatelo: io l'ho fatto, io ho scatenato l'inferno e non me ne pento. Lo rifarei ancora, ancora e ancora. Perché con voi lettori, che non vi volete mettere in gioco, che non vi volete sacrificare per un bene maggiore e vedere gli inganni del Ministero anche se sono dinnanzi al vostro naso, c'è solo una scelta: un sì oppure un no. La vita degna di essere vissuta; oppure l'oblio totale: la grigia zona della mediocrità. Nessun patteggiamento, nessun dialogo, niente ricerca di strani compromessi, ma raggi verdi che colpiscono al petto. Proprio per colpa vostra, dei vostri inganni, dei vostri tradimenti e delle vostre falsità sono diventato quel che sono: un rifiuto, completo e totale, di essere come voi. E non m'importa cos'è che mi aspetta alla fine della mia strada: il Bacio del Dissennatore sarebbe comunque un'opzione migliore che vivere in mezzo a voi, con voi, portando la maschera che portate ogni giorno. Facendo finta che va tutto bene quando l'evidenza mostra il contrario. Non mi pentirò mai di aver fatto le mie scelte e qualora la Provvidenza mi permettesse di percorrere la mia strada terrena nuovamente, farei tutto senza cambiare una sola virgola. Dopo gli eventi accaduti nella Congrega, che per l'ennesima volta mi hanno permesso di capire questo mondo sino nelle sue profondità, ho finalmente rigettato una qualsiasi morale. Prima ero un mago; ma non ero un guerriero. Ero un uomo cieco; ora ho capito: il vostro mondo è il mondo delle illusioni, ma solo la fedeltà, il devoto silenzio e la completa dedizione alla realizzazione di una realtà nuova saranno in grado di fermare il sangue, di fermare le guerre, di scavare i pozzi e di portare il cibo a coloro che lo necessitano. Queste sono le virtù alla base di un membro della comunità; di un uomo che adempie ai suoi doveri di mago. Già oggi il Ministero è diventato padrone, completo e totale, della vostra vita e della vostra volontà. Volente o nolente, voi accettate le sue norme, le morali pre-imposte, avete paura di finire ad Azkaban e, spesso, preferite la morte anziché un'esistenza priva di qualsiasi gioia. Voi ne accettate le leggi anche se non avete partecipato a stilarle, se non le avete create, se non avete contribuito a discuterle e perfezionarle: siete più schiavi di me ed è il non ammetterlo che vi rende tali. Laddove chiunque cerchi di alzare la voce, ecco che questa si perde tra le celle di Azkaban e tra la bacchette degli auror: persone che non furono mai dei guerrieri, ma soltanto dei parassiti che vivono sulle spalle dei maghi accecati dal Ministero. Il Ministero attuale, che pensa soltanto a mantenere le proprie poltrone e poteri, concede il distintivo dell'auror al primo venuto tramutando una persona in carne, senza tenere in considerazione ciò di cui il mondo magico ha bisogno: un sospiro di tranquillità: essere maghi non è uguale a nascondersi dietro le mura di Hogwarts. Da anni il Ministero si copre con il nome dell'Oscuro Sire, millantando di combattere per una qualche specie di causa comune eppure ancor oggi non si è arrivati a nessun punto. Il tutto rifiutando le richieste d'elezioni, non cambiando i propri vertici, non cambiando le proprie politiche, ignorando le raccolte firme e con questo fare assurdo e testardo, facendo nascere sempre nuovi e nuovi ribelli costretti a indossare delle maschere pur di non finire nelle fredde celle. Il Ministero da anni non fa che creare un mondo completamente decaduto, i cui concetti di bellezza, fratellanza, amicizia sono in completa decadenza. Il putrido mondo di chi non sa e non può condurre una nazione alla sua salvezza, ma invece partecipa a scavare la fossa per il mondo magico stesso. Ma la forza, quella vera, non è mai stata nel passivo mantenimento di uno statuto che dura da decenni. Nè in una continua ricerca di equilibrio con la controparte: le guerre si vincono o si perdono; non si congelano e non si fanno durare per decenni per il solo motivo di mantenere intatta la propria poltrona. Perché, diciamocelo: se avessero voluto vincere o perdere; se avessero solo voluto rischiare se stessi, lo avrebbero fatto. L'illusorietà della "pace" vi ha resi deboli e ciechi, tanto che non riuscite a vedere i fratelli vicini che muiono. Tuttavia anche l'attività della controparte lascia a desiderare: i Mangiamorte sono i vostri becchini alla pari degli auror ministeriali. Si ucciderebbero; ma ucciderebbero anche voi: inutili scagnozzi dei potenti, gli utili idioti dei ricchi. Se i ministeriali non vi uccidono per mandarvi invece a marcire ad Azkaban, luogo di tortura, i mangiamorte non vi uccidono al solo scopo di torturarvi fino allo stremo delle vostre forze. Credetemi, io lo so: sono stato un mangiamorte per troppo, forse per tanto tempo. E allora vi chiedo: qual è la differenza? Di fronte a quest'evidenza alcuni scappano, ma io sono obbligato dal dovere ad agire per costruire un Regno Unito e un mondo magico in cui non ci si debba più nascondere, fuggire o combattere contro i propri simili. In cui la Gazzetta non racconta bugie per sostenere il Ministero e in cui il Ministero non è governato da persone che mandano a morire altre persone standosene seduti nelle proprie ville, approfittando delle vite altrui. Un mondo in cui l'educazione non instilli nei giovani soltanto l'idea che la vita sia il bene più prezioso, ma un'educazione che spinga a migliorare, crescere ed evolvere, insegnando l'autosacrificio come il bene supremo e sopra ogni altro. Il Ministero per me, a differenza degli altri, non è un fine, ma un mezzo. Uno strumento utile per realizzare quel che molti considererebbero un'utopia, sì', ma un'utopia degna di essere vissuta se l'alternativa è quella proposta.
Io voglio vivere in un mondo che non sia barbarico e sbagliato nelle basi. E chiunque voglia vivere deve anche essere pronto a combattere. Chi si rifiuta di combattere in un universo in cui i conflitti durano dalla notte dei tempi, non merita di vivere affatto. Conscio di quest'eterna verità io vi dichiaro Guerra e non sono il solo. Vi dichiaro guerra ovunque, a partire da oggi per gli anni a venire. Guerra senza scampo, senza sosta, guerra senza pausa. Vi dichiaro guerra nei vostri salotti borghesi, nei vostri castelli ben difesi e nelle vostre stanze di tortura ad Azkaban. Vi dichiaro guerra nei vostri uffici, nei vostri corpi, nelle vostre anime e persino nei vostri spiriti. Cancellerò la vostra vigliaccheria una volta per tutte e credo di agire con quel che è la Volontà della Provvidenza: non combatto per me, ma per tutti voi che non riuscite ad alzare la voce dinnanzi a tali malefatte. Vi dichiaro guerra in ogni momento della vostra vita, perché possiate finalmente smettere di difendere l'indifendibile e allontanarvi in pace da un mondo che vi ha sconfitti. Ma dichiaro guerra anche ai Mangiamorte, a Lord Voldemort in persona e a tutti i seguaci di colui che credevano essere nel giusto e che si è rivelato essere solo un viagliacco. Non si tratta di essere buoni o di essere cattivi, né di sottostare alla propaganda di ciò che inculcano nelle teste sin dalla nascita. La vostra mancanza del senso di sacrificio, resa evidente dalla vigliaccheria che vi contraddistingue, contribuisce soltanto ad alimentarne la farsa. E credetemi: tutto ciò che c'è di grande nel Mondo Magico è frutto di un solo vincitore, di una sola mente; non di un eterno conflitto o dei successi che portano in sé il germe della divisione e dello sgretolamento. Da ora in poi non per un solo momento penserò di servire il padrone di turno o sottomettermi all'attimo che passa. Da ora in poi sono libero di contrastare e sconfiggere le irreali regole ministeriali guardando al futuro. Ma sono anche libero di contrastare colui che contribuisce a fornire al ministero mezzo e modo per regnare sempre. Per tutta la mia vita mi sono allenato in modo da poter colpire ovunque, chiunque, in ogni momento e in ogni istante: non provo né rimorsi, né sensi di colpa. Sarò un'ombra, un fantasma: colpirò il vostro mondo, colpirò il mondo babbano e costringerò ad accettare la realtà che porto. Vi obbligherò a scendere a compromessi, tutti insieme, costi quel che costi: sono sempre pronto a sacrificare la mia vita per gli ideali che ritengo giusti e vi combatterò fino allo stremo, fino all'ultima goccia, lacrima o respiro. E vi metterò dinnanzi alla dura realtà: le strategie della tensione che difendete falliscono, perché c'è sempre qualcuno che abbandona il circuito per cercare la verità egli stesso. Da queste pagine lancio la mia sfida al Capo-Auror: prendimi e sconfiggimi, oppure perisci senza destinare altri alla morte certa, senza nasconderti dietro alle scrivanie e gli uffici, senza mandare al macello gli altri. Ma lancio la mia sfida anche a Lord Voldemort: hai fallito con me, fallirai con gli altri. Non puoi essere sconfitto soltanto perché dalla tua Villa non esci mai e perché preferisci essere a capo di giovani idealisti che ti considerano un eroe. Non sei per nulla migliore del Capo-Auror. Questo è il mio dono a un mondo che dell'egoismo fa il proprio scudo, che all'indifferenza compone gli anni e che ne esalta le debolezze. Non ho mai pensato che si debba sempre mangiare in orario, dormire al caldo e vivere più di 100 anni: solo il sacrificio conta. L'essenziale è trovare la forza che ci spinge in avanti, ci rianima e ci infuoca. Perché allora nient'altro da sofferenza e ogni dolore diventa solo l'altruistica gioia del sacrificio. Laddove di giorno in giorno il mondo diventi più eogista e brutale, alimentando gli screzi tra gli auror e i mangiamorte, tra le classi, tra studenti e tra adulti, io credo di proporre una via d'uscita: l'annientamento totale di coloro che hanno creato questo mondo.
Come già dissi non sono solo nella mia guerra e spero, - lo spero davvero, - che i cuori addormentati di coloro che hanno dimenticato i propri doveri si uniscano a me in modo che il destino ci possa trovare forti dinnanzi ai pericoli che i finti nemici ci faranno capitare dinnanzi. Perché da soli contiamo poco, ma insieme siamo davvero in grado di cambiare le cose: bisogna crederci, combattere, non demordere mai, rialzarsi dopo ogni sconfitta e non arretrare di un solo passo.
Conscio del fatto di non essere solo e che con il sistema non si può dialogare, ma solo distruggere,
Shinretsu Raven, nel pieno delle sue facoltà mentali, psichiche e fisiche. Per quanto delirante, c'erano degli ideali impressi sulla carta, sogni e desideri che, per quanto azzardati, lasciavano intravedere un quadro assai più complesso. L'attacco alla Congrega non era un caso isolato, era stata una dimostrazione: Raven aveva creato qualcosa, e non era solo. Sfortunatamente per lui, non aveva fatto in tempo a inviare la missiva, il cui destinatario non era indicato, ma era chiaramente intuibile. Forse Maurizio non era solo: la frustrazione che aveva riempito il suo cuore e l'aveva spinto a mal sopportare quel ruolo di subordinato poteva essere condivisa con altri sconosciuti. Ma quella lettera portava con sé non compromessi, ma scelte: era un bivio che Maurizio ora doveva attraversare. A quel punto l'uomo si rese conto che il proprio corpo reagiva a qualcosa: forse era l'adrenalina che ancora gli scorreva nel sangue, forse era l'eccitazione per un destino che sembrava chiamarlo, ma i peli sulle braccia si rizzarono ed un odore strano si mescolava al puzzo di birra rovesciata e sudore. Il silenzio continuava a circondarlo, come le funi strette alle gambe. Ho ritenuto non farti saltare un turno per macinare quattro metri. Hai perciò raggiunto la lettera, sei supino, ma la pergamena è nelle tue mani. Ti pizzicano le narici e senti i peli del corpo ritti. Se vuoi liberarti, sii creativo: il bancone dista 3 metri, il tavolo più vicino (oltre quello di Raven) è a mezzo metro di distanza. Sopra ci sono due boccali, un cartoccio e degli stuzzicadenti.Maurizio Pisciottu PS: 190/193 PC: 134/135 PM: 139 Il pitone è stato Trasfigurato in funi. Sei bloccato fino a poco sopra il ginocchio; la tua libertà di movimento è limitata ma hai meno dolore alle gambe. Supino. |
CITAZIONE OT// Ma la bacchetta? L'aveva presa Dandelion
|