Walking on sunshine, Privata

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view post Posted on 6/2/2019, 22:54
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LA MANGIAMORTE

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Stava invidiando il fare allegro della ragazza, la sua apparente spensieratezza era un qualcosa che non ricordava di aver mai posseduto e il battito delle mani, rallentò quasi in automatico, rapita dal suo modo di vivere che erano così tanto lontano dal suo. Vi erano ricordi in quei passi di danza, scelte sbagliate che si risvegliavano all’improvviso e le bastò vedere roteare quella gonna una volta in più per decidere che era venuto il momento di bere, sicura del fatto che quella fosse la più rapida soluzione per iniziare a dimenticare.

-Rowena Abyss e ora è tempo di bere!-

Apparentemente la vecchia maliarda sembrava aver sbraitato a sufficienza verso l’uomo al bancone e pareva aver abbandonato il campo. Se così non fosse stato, Rowena non si sarebbe fatta troppi problemi a rimetterla al suo posto in qualche modo e l’intera frotta di persone all’interno del luogo, gente che era li solo per ascoltare musica e diversi, probabilmente le avrebbe dato man forte.

-Vieni…-

Si fece largo quindi tra la folla, assicurandosi che Jolene le fosse dietro, muovendosi in direzione del banco. Appoggiate le mani le tamburellò frettolosamente su legno ruvido, passando gli occhi scuri sugli alcolici esposti, pensando cosa ordinare.

-Che ci prendiamo? Se vuoi vedermi ballare deve essere qualcosa di forte…-

ridacchiò forte. Era un modo come un altro per dissimulare tutto il miasma nero che le vorticava in testo e nell’animo e che nessuno avrebbe mai visto.
 
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view post Posted on 9/2/2019, 21:08
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Rowena Abyss: un appellativo tanto singolare quanto la sua proprietaria, al punto da indurre, nella rossa, il dubbio che si trattasse di una sorta di nome d'arte. Vi era in esso un equilibrio studiato, nonché una capacità evocativa che ben sottolineava le sensazioni che la donna suscitava nella sua interlocutrice. In qualche modo, il rimando alla fondatrice della propria ex Casata tinse la figura della Abyss di una illusione di familiarità: sensazione, questa, sottolineata dal fatto – non ancora realizzato – di aver letto qualche volta quel nome tra le pagine della Gazzeta del Profeta.
A differenza di Jolene, Rowena non sembrava tipo da perdersi in convenevoli e distrazioni: al contrario, andava subito al sodo. La più giovane condivideva il suo desiderio di un brindisi, quindi fu ben contenta di constatare che la vecchia aveva abbandonato la sua postazione di fronte al bancone. Mentre si dirigevano verso di esso, Jolene si guardò diverse volte intorno, girando la testa da una parte e dall'altra nel tentativo di individuare un peculiare cappellino fiorato. Forse a causa dei corpi che le volteggiavano intorno, però, non fu in grado di scorgerlo. Alla fine si strinse metaforicamente nelle spalle: se fosse scoppiato il pandemonio, in qualche modo se la sarebbero cavata. L'opzione era quella di andarsene immediatamente, e lei non ne aveva la minima intenzione.
Al bancone, rispose con un sorriso alla battuta dell'altra.
«Ti vedo già più allegra, e ci siamo solo avvicinate agli alcolici.» Ribatté, cercando di stuzzicarla.
«Che prendete, ragazze?»
L'ometto dietro al bancone era lo stesso che, fino a pochi minuti prima, si era sorbito la furia dell'inseguitrice. In effetti appariva piuttosto provato, mentre sfoggiava un sorriso incerto in direzione delle due.
«Qual è la cosa più forte che avete?»
Prima ancora di rispondere, cominciò a muoversi per sbattere due bicchieri di fronte a loro, sul legno segnato dai cerchi di umidità di ordinazioni precedenti. «Whiskey Ardemonio. In confronto, l'Incendiario è aranciata. Fanno dodici falci.»
L'uomo aveva tutta l'aria di non aspettarsi obiezioni: Jolene lo avrebbe lasciato fare e, se fosse stato così anche per Rowena, dopo una breve ricerca all'interno della sua borsetta avrebbe posato la somma richiesta accanto ai bicchieri appena riempiti, ringraziando.
Guardò incuriosita le basse fiamme incantate che danzavano sopra alla superficie dell'alcolico, prima di sollevare il proprio bicchiere.
«Agli inseguimenti finiti bene!» Sorrise, sperando che il suo brindisi venisse accettato.
Jolene non disdegnava l'alcool e, anche se tendenzialmente preferiva qualcosa di leggero, la passione che suo padre nutriva per i superalcolici aromatizzati l'aveva abituata, in certa misura, anche a bevande più forti. Quello che si ritrovò a mandare giù, però, non solo le infuocò lo stomaco, ma le strappò una smorfia piuttosto comica. Lottò per riassumere un'espressione dignitosa, distendendo le pieghe intorno agli occhi e alle labbra e, per dimostrare che non era poi così terribile, riuscì addirittura a fare conversazione, con un effetto strozzato particolarmente
affascinante.
«Beh, insomma… Mi sembra di capire che non sei il tipo da feste?»

 
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view post Posted on 10/2/2019, 19:26
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LA MANGIAMORTE

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Rowena non era una donna da incontri fortuiti, aveva imparato che intrecciare la propria esistenza con quella degli altri portava ad avere solo dei grattacapi inutili e lei, doveva già fronteggiarsi con i suoi di problemi, figurarsi se si voleva sobbarcare quelli di qualcun altro. Eppure Jolene, con il suo sorriso allegro, i modi di fare garbati, aveva scatenato in lei un senso di protezione immediato e un vago senso di complicità. Si era quindi decisa ad uscire un po’ dalla sua perenne solitudine, che era solita interrompere solo ogni tanto, per godersi il pomeriggio in compagnia della giovane donna. Un po’ di sana vita sociale non poteva ucciderla, giusto?

-Oh si, se ci fosse anche un bel manzo nei paraggi sarei ancora più contenta!-

Ridacchio alla sua stessa battuta, per poi vedere l’ometto avvicinarsi e ascoltare la richiesta mentre lei, voltandosi di lato, andò ad appoggiare il gomito sinistro al banco, portando la sua intera figura a pendere di lato. Un sorriso ebete si stirò sulle labbra di Rowena, pensando a quale assurda conversazione aveva potuto tenere con la vecchia maliarda da provarlo a tal punto di mostrare alle due un sorriso incerto.

-Uh ardemonio…-

Si chiese tra se e se se quel liquore fosse stato capace di bruciarle le budella come l’incantesimo da poco imparato. Ricordava il dolore alla gola, all’esofago, alle viscere da cui era riuscita a scatenare quel serpente che si era snodato lungo il suo intestino e mostrato al mondo in fiamme, capaci di bruciarle l’olfatto e irretire i sensi. Un vago bagliore, quasi di sfida, accese il suo sguardo, chinandosi in avanti a osservare le fiamme danzare sul bicchiere, per poi affrettarsi a stringerlo tra le dita della sinistra mentre la sua compagna di bevuta, cercava i soldi per saldare il conto.
Sollevò poi il bicchiere in direzione di Jolene

-Agli incontri causali!-

Disse di rimando, spalancando le fauci e senza pensarci troppo sopra, trangugiare l’intero intruglio in un solo ampio sorso.
Era caldo, ma non paragonabile al vero fuoco maledetto, così la bevanda riuscì solamente a strapparla una leggera smorfia, stringendo gli occhi e asciugandosi con il dorso della mano che reggeva il bicchierino, le labbra visibilmente arrossate.
Si spostò di nuovo sul bancone, andando ad appoggiare ora entrambi i gomiti e sollevando appena il piede destro per andare sistemare la pianta dello stivale sul poggiapiedi in ottone.

-Dipende dalle feste. Non sono mai stata capace di ballare, diciamo che, mentre gli altri ballavano io facevo altro ecco…-

Non vi era traccia di pudore nel viso ma anzi, un sorriso divertito e allusivo a molte cose.

-Mi dica signorina White cosa fa nella vita di bello, a parte incasinare la vita di povere vecchiette?-

 
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view post Posted on 12/2/2019, 22:36
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Si unì alla risata dell'altra, felice di percepire un allentamento nella tensione che caratterizzava Rowena. I suoi modi restavano bruschi, ma ora vi era in essi una nuova benevolenza che rendeva – forse – plausibile la speranza che riuscissero a trovare una danza comune, a dispetto delle differenze che le separavano. Bastò quella unica scintilla di calore perché l'allegria della rossa divampasse: le aleggiava sulle labbra e negli occhi, tingendo di una tonalità più vivace la consueta dolcezza.
«Agli incontri causali!»
Quella, poi, le parve una autentica dichiarazione di amicizia. Farsi bruciare le intestina dall'Ardemonio fu un prezzo più che ben accetto; bastarono alcuni secondi, tra l'altro, perché la sensazione sfumasse in una variante decisamente piacevole. Mentre Rowena aveva dato fondo al proprio bicchiere in un sorso unico, una modesta quantità riposava sul fondo di quello della più giovane. Jolene la fece roteare contro il vetro mentre appoggiava un gomito su una porzione pulita di bancone, così da potersi girare con più comodità verso la mora.
Le prime impressioni venivano continuamente riconfermate: Rowena era una donna decisa, che sapeva il fatto suo. Piuttosto ombrosa, aveva anche una vena più scherzosa, e non si faceva problemi a giocare con argomenti convenzionalmente considerati scabrosi. Il sorriso che le rivolgeva era pieno di allusioni, che Jolene accolse con aria divertita e fintamente scandalizzata.
«Se dobbiamo parlare di questo, credo che mi servirà più di un bicchiere.» Così dicendo terminò quello che rimaneva del primo: sapendo cosa la aspettava, mostrò una reazione più moderata, limitandosi a stringere le labbra di fronte al nuovo bruciore.
«E' un punto dolente, in realtà. E non parlo solo delle vecchiette.» Aveva appoggiato il bicchiere sul bancone, e con una mano ne tracciava i contorni con leggerezza, quasi che quel semplice gesto la aiutasse a catalizzare i pensieri. «Sono da poco tornata a Londra dopo un periodo passato in Italia a fare un tirocinio come infermiera. Pensavo di tentare di farmi assumere a Hogwarts, ma sto ancora aspettando una risposta al Gufo.» L'espressione seria che aveva assunto fino ad allora lasciò spazio ad un sorriso accennato. «Si potrebbe dire che importuno anziane signore per noia, quindi.» Il curioso incidente, in effetti, aveva dato una svolta del tutto inaspettata alla sua giornata. Era quasi tentata di cercare la Strega e ringraziarla, ma fortunatamente non aveva bevuto abbastanza da farlo veramente.
«Tu, invece? Sai, forse mi sto sbagliando, ma credo di aver già sentito il tuo nome da qualche parte. Non è che sto parlando con una campionessa mondiale di Quidditch, per caso?» Domandò con tono semiserio, protendendosi impercettibilmente verso l'interlocutrice.

 
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view post Posted on 13/2/2019, 22:21
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LA MANGIAMORTE

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Non so quanti anni hai ma non potevo non mettere questa cosa XD


Non sempre le persone rispecchiano il proprio lavoro, ma Joelene, sembrava a tutti gli effetti un infermiera modello. Il sorriso garbato, i modi di fare delicati e gentili, la dipingevano come’l’infermiera da cui tutti volevano essere curati.

-Infermiera mhm? Si ti ci vedo!-

Disse la frase con un certo trasporto, come se avesse dato il consenso alla scelta di vita della giovane donna che aveva davanti. Com’era magnanima. Decisa a continuare quel discorso, riprese a parlare

-Ma come mai Hogwarts? Il San Mungo ha sicuramente più necessità di giovani capaci…-

Non amava il castello, non l’aveva mai reputato casa e quando aveva dovuto far ritorno tra quelle mura, nonostante i notevoli traguardi raggiunti, aveva deciso che un giorno, prima o poi, sarebbe riuscita a distruggerlo in qualche modo. Inoltre la nuova gestione, ancora peggiore della precedente, rendeva quel luogo un posto ovattato, come se il male non avesse mai potuto raggiungerlo anche se conoscendo bene la storia, sapeva benissimo che le ombre maligne si aggiravano tra i suoi corridoi e alcune di esse, le aveva coltivate lei stessa. Nonostante l'orrido pensiero, nulla venne esibito sul volto se non una reale curiosità per una scelta tanto unica quanto bizzarra.

-Oh allora era colpa tua se quella adorabile donnina si era persa per strada. Male, molto male.-

il tono di voce serio mal si sposava con l’espressione che aveva assunto: labbro inferiore sporto in avanti, sopracciglia inarcate verso l’alto e uno scuotere continuo della testa in un cenno di diniego, con fare ammonitore. Decisa di aver tenuto quella pantomima abbastanza a lungo, sorrise, ascoltando poi il suo dire.
Ah il quidditch, quanto aveva desiderato di poter giocare in lega, di vivere spaccando arti a colpi di bolidi, ma non c’era riuscita. Aveva ripiegato su altre attività vivendo una vita a margine di quel suo sogno che non aveva mai afferrato.

-Se hai frequentato Hogwarts e passato abbastanza tempo nella sala dei trofei avrai visto il mio nome nella formazione della squadra di Quidditch di Serpeverde di oramai ben dodici anni fa, ma no. Purtroppo non avevo abbastanza cervello da giovane per fare parte di un team come si deve e ho ripiegato quindi a scrivere per la gazzetta. Sono una giornalista, avrai letto il mio nome in calce a qualche articolo...-

Jolene si poté accorgere di quanta poca enfasi Rowena mise nel dichiarare quello che faceva. Non amava particolarmente il suo lavoro e anche se era divertente e decisamente dinamico, rapportare il suo impiego con il proprio sogno era sempre qualcosa che un po’ la rattristava. Ma oramai quel treno era partito, non le restava che andarsene tutte le domenica a fare la brava ultrà presso la curva dei Montrose Magpies.

-Tifi per qualche squadra?-

Chiese infine.
 
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view post Posted on 28/2/2019, 18:02
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La domanda di Rowena era legittima: non era la prima a porgergliela, e Jolene stessa aveva riflettuto piuttosto a lungo prima di optare per il Castello, invece di gettarsi in un ambiente a lei del tutto sconosciuto. Tra le mura di Hogwarts la rossa cercava il conforto della familiarità, la sensazione di tornare da un caro amico. Gli anni trascorsi in quel luogo costituivano non solo ricordi dolci e preziosi, ma una raccolta di momenti incredibilmente significativi per la sua crescita, con i suoi alti e bassi. Farvi ritorno con un nuovo ruolo e in una nuova prospettiva, tuttavia, sarebbe stato quasi più confusionale che ricominciare da zero al San Mungo. Di questo aspetto, fino ad allora, aveva avuto poco più che un assaggio.
«Hogwats ha un significato speciale per me.» Disse candidamente. «Mi ha dato molto, quindi mi piacerebbe portare il mio contributo. E poi, ecco, credo che un ambiente intimo faccia più per me rispetto al San Mungo. Non vorrei mai che il lavoro diventasse un'operazione meccanica e impersonale, come ho visto accadere troppo spesso nell'ospedale italiano.» Era convinta che tra le mura del Castello, dove i visi sarebbero diventati di giorno in giorno più noti, avrebbe espresso al meglio le qualità che la rendevano adatta a quel lavoro.
Jolene aveva mantenuto un'espressione pensierosa mentre spiegava le proprie ragioni, ma scoppiò improvvisamente a ridere di fronte alla smorfia comica in cui Rowena aveva corrucciato il volto. Il rovesciamento di ruoli che proponeva aveva dell'assurdo, era necessario un grande sforzo di immaginazione per figurarsi la donna che le aveva inseguite nei panni della vecchietta indifesa. Jolene era convinta che, se ne avesse avuto la possibilità, non avrebbe esitato a fare loro la pelle.
Ascoltò con interesse le parole dell'altra, sorprendendosi di non aver sbagliato del tutto con quella che era solo una battuta. Provò a ricordare il nome della donna tra i trofei tirati a lucido ma, se pure lo avesse mai scorto, non vi aveva prestato importanza. Non era quella l'occasione in cui aveva già sentito di Rowena, bensì, come lei stessa propose, i suoi articoli sulla Gazzeta del Profeta.
«Credo che tu abbia ragione, i miei sono abbonati al Profeta.» Un leggero tono interrogativo colorò quelle parole: per quanto potesse apparire fuori luogo, esprimeva la sorpresa di Jolene di leggere, nel contegno della mora, ben poco entusiasmo riguardo alla sua occupazione.
«Oh no, in realtà non sono una tifosa sfegatata. Però mia madre mi ha portata a qualche partita dei Montrose Magpies, sono la sua squadra del cuore.» I tentativi di Virginia di avvicinarla ad una delle sue passioni erano miseramente falliti, in gran parte a causa della giovane età che Jolene aveva all'epoca. Aveva sempre avuto un animo sensibile, ma allora rasentava l'esagerato: non era mai riuscita a godersi una partita, preoccupata com'era a trattenere il fiato ogni volta che un bolide sfiorava un giocatore o qualcuno traballava un po' troppo in sella alla sua scopa. Era letteralmente terrorizzata dall'eventualità che qualcuno venisse ferito e questo, naturalmente, ben poco si adattava allo spirito del Quidditch. «Lo odiavo, quando ero più piccola. Ora però non mi dispiacerebbe riprovare a vedere una partita.» Confessò infine.
Poco dopo, decise di prendere in mano la situazione.
«Che ne dici, ballare è ancora fuori discussione?» Chiese, sbattendo le ciglia in quello che era un atteggiamento persuasivo piuttosto buffo. «Altrimenti, io direi di levare le tende prima che la simpatica signora torni a farsi vedere.»

 
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view post Posted on 12/3/2019, 16:48
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LA MANGIAMORTE

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Incredibile quanto Hogwarts avesse donato a tanti e non a lei. Certo tra quelle mura la conoscenza era arrivata, un onda vasta e pregna che l’aveva travolta, ma quello non era bastato a fargliela piacere. L’arroganza, la cattiveria dei bambini celata dall’innocenza erano arrivati a farle male, a toccarla così nel profondo tanto da spingerla a cercare una vendetta perenne, una rivalsa sul mondo intero. Forse, se fosse stata amata quando dovuto e accettata dalla comunità, sarebbe stato tutto diverso.

-Interessante punto di vista. Anteporre una vita tranquilla alla carriera non è scelta da tutti.-

Disse, pensando rapidamente al passato di Joelene. Facendo le veci del cappello parlante, si chiese dove in passato fosse stata smistata. Non era ambiziosa, quindi erano da escludere i serpeverde, e non aveva palesato al momento della necessità un coraggio indomito, perciò nemmeno grifondoro andava bene. Rimaneva corvonero e tassorosso. I primi erano dotati di una spiccata intelligenza ed amanti dello studio, mentre i secondi erano dediti alla generosità e al duro lavoro, due doti che l’era sembrato che Jolene potesse possedere. Decise quindi, anche se in modo totalmente errato, che era figlia di Tosca, prendendola così ancora più in simpatia. Non si sa per quale motivo, aveva sempre trovato una certa affinità con i tassi e una di loro in particolare era stata quasi più di un amica per Rowena.
Si trovò poi a sfarfallare le ciglia un paio di volte, quasi in adorazione quando la conversazione virò pericolosamente verso il Quidditch e le fantastiche gazze.

-Devo conoscere tua madre!-

disse, annuendo con il capo come a dar conferma a se stessa delle proprie parole. Probabilmente si sarebbe persa in una discussione infinita su chi sia stato il miglior cercatore della squadra o se Trekeloski avesse davvero fatto fallo con quel bolide la settimana prima.

-Lo odiavi? E a che gramo giocavi da piccola? Alle gobbiglie?-

disse quasi con disgusto. Per lei non vi era altro che il quidditch, certo anche le corse su scopa avevano il loro fascino ma solo perché prevedeva l’utilizzo di una scopa e una buona dose di adrenalina.

-Davvero? Ti ci porto io! La prossima di campionato è contro i Falcons, si gioca per il primo posto nel campionato. Sarà una partita da far impallidire un troll!-

disse con foga. La si poteva vedere Rowena, con sciarpa delle gazze stretta al collo, intonare cori da stadio disfattisti e canzonatori in direzione degli avversari.

-Se volevi vedermi ballare dovevi ordinare la bottiglia…-

Sollevò il viso in cerca di un orologio appeso alla parete. Era momento di rientrare a casa, si affrettò quindi a dire

-Concordo sul levare le tende. La cena non si prepara da sola…-

Sollevandosi quindi dalla posizione e lasciando che lei facesse strada verso l’uscita.
 
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view post Posted on 17/3/2019, 20:16
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Non aveva mai dato molta importanza all'idea che gli altri avevano di lei: per Jolene l'essenziale era essere in pace con se stessa, anche se si sarebbe potuto discutere per ore se avesse mai fatto un buon lavoro in quella direzione. Quando prendeva una decisione, però, non era solita tornare sui suoi passi se non per un dubbio proveniente dall'interno, e in quel caso Hogwarts la richiamava in maniera irresistibile. Non avrebbe saputo come leggere il tono di Rowena nel riassumere le sua aspirazioni, che certo potevano apparire così modeste di fronte a chi, forse più simile alla mora stessa, si poneva come obiettivo il potere, la grandezza, l'ammirazione per la posizione raggiunta. Non che Jolene fosse immune al desiderio di ammirazione, ma lo proiettava su altre qualità che intendeva coltivare.
«Vita tranquilla? Sì, credo che tu abbia ragione.» Disse pensierosa. «Non è la prima delle mie motivazioni, ma immagino che venga nel pacchetto.» Sorrise, pensando a quanto, fino ad allora, la sua esistenza fosse sempre rientrata a pieno diritto nella definizione di “vita tranquilla”. Forse fin troppo, al punto la lasciarla esausta, addirittura nauseata, nei momenti in cui non riusciva a tenere a bada i pensieri e le emozioni. Non pensava che una esistenza piena dovesse necessariamente comporsi come un mosaico di avventure a rotta di collo, ma a volte accarezzava l'idea di commettere un gesto folle, capace di spezzare l'ordinarietà di cui si era circondata. Eppure non accadeva mai, e lei aveva fatto domanda ad Hogwarts, e avrebbe forse dovuto leggere il fatto come una delle sue sconfitte? No, quelle andavano ricercate da altre parti: se ne sarebbero trovate in abbondanza, ma non in quel particolare aspetto.
«Oh, credimi, quando si perde anche le Gobbiglie diventano intense.» Rise, ricordando le occasioni in cui aveva preso parte a quel gioco e la fortuna non era stata dalla sua. Non era mai piacevole vedersi inondare di liquido puzzolente dalle proprie biglie.
La proposta che seguì ebbe, in certa misura, l'effetto di una scarica elettrica. Il pensiero del Quidditch, che dopo tanto tempo era curiosa di riscoprire, si mescolava alla piacevole sorpresa di vedersi invitata da una personalità sfuggente come Rowena. Il viso le si illuminò in un sorriso radioso, e senza pensarci appoggiò entrambe le mani sul bancone di fronte a sé, protendendosi verso l'interlocutrice.
«E' deciso, allora! Non te ne pentirai, promesso. Sarò la tifosa che ogni squadra sogna, e per niente ansiosa.» Beh, quantomeno ci avrebbe provato. Con un pizzico di fortuna Rowena non l'avrebbe malmenata quando si sarebbe aggrappata al suo braccio nei momenti in cui cadute critiche sarebbero sembrate inevitabili.
La donna rimaneva ferma nella sua avversione al ballo, ma tutto sommato Jolene non si era aspettata niente di diverso.
«Grazie di tutto, arrivederci!» Esclamò gaiamente in direzione dell'uomo dietro al bancone, che in risposta agitò appena una mano che stringeva uno strofinaccio non esattamente immacolato. Poi la rossa fece strada verso l'uscita, e le due lasciarono la calura soffocante del locale in favore dell'esterno più arieggiato. Una volta richiusa la porta alle spalle, nessun suono avrebbe potuto far indovinare la musica che vi si suonava con tanta vitalità dall'altra parte.
«Grazie per la compagnia, Rowena.» Era andata a finire meglio di quello che le premesse avrebbero fatto supporre. «Ti manderò un gufo alla Gazzeta per metterci d'accordo sui dettagli della partita.» Attese un eventuale intervento dell'altra, prima i prendere definitivamente congedo. «Io mi Smaterializzo qui, ti auguro una buona serata!» Ed ecco, si apprestava a rincasare, consapevole di avere una storia che ad Oscar avrebbe fatto venire le lacrime dal ridere.

 
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