A song of Ice and Fire, Privata

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view post Posted on 30/6/2018, 21:32
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Jolene


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☇ Età: 20 | ☇ Strega Adulta

«Allora, come ti sembra?»
Davanti allo specchio, Jolene si stava arrotolando su se stessa nel tentativo di vedersi contemporaneamente da tutti i lati. Acciambellato sul letto, Emerald Butler la osservava con cipiglio severo, perfettamente calato nel suo ruolo di consigliere in fatto di moda. Per la Rossa scoprire che gli animali possono fungere da ottimi ascoltatori era stato un'autentica rivelazione: impassibile, il gatto aveva assorbito fiumi di parole che normalmente sarebbero rimasti confinati all'interno della sua testa.
La sua attuale preoccupazione consisteva nel decidere cosa indossare. Per quanto possa sembrare un problema futile, va menzionato a suo favore che una pista di pattinaggio in stagione estiva è a tutti gli effetti un ambiente che può lasciare quanto mai spaesati. Senza sapere se avrebbe avuto caldo o freddo, aveva optato per dei morbidi pantaloni neri lunghi e una maglietta rosa antico piuttosto leggera. Naturalmente, diversi centimetri la separavano da terra, questa volta sotto la forma di comode zeppe.
«Jollie.» la testa di Oscar fece capolino dalla porta aperta. Ormai la figlia si era abituata alle rughe che non aveva mai notato, ai capelli radi e ingrigiti, perfino alle spalle leggermente incurvate. La prima volta che aveva rivisto il padre dopo l'infarto era rimasta del tutto spiazzata, ma ormai aveva accettato – o quanto meno assimilato – la vecchiaia dell'uomo che aveva sempre considerato invincibile. «So che le mie conoscenze in fatto di moda non competono minimamente con quelle di Mr Butler, ma mi sentirei di affermare che sei bellissima. E in ritardo, soprattutto.»
Lanciando un'esclamazione, Jolene si sbrigò ad afferrare la borsa e, dopo aver velocemente salutato i genitori, uscì nel caldo pomeridiano dell'estate Londinese. Calcolò che se avesse proceduto a passo sostenuto sarebbe arrivata in orario, quindi si diresse verso la propria meta.
Dire che era esaltata non sarebbe un'esagerazione: se avesse potuto, avrebbe raggiunto la pista di pattinaggio saltellando. Come una bambina, non vedeva l'ora di mettere per la prima volta piede sul ghiaccio. Ad occupare buona parte dei suoi pensieri, però, era la compagnia con cui avrebbe condiviso quel momento: aveva mandato un gufo ad Elijah in cui aveva scritto l'indirizzo della pista e l'ora a cui avrebbero dovuto incontrarsi. Erano passati alcuni giorni dalla sera in cui si erano conosciuti, e in quel tempo aveva analizzato le proprie impressioni, rivoltandole come un guanto, nel tentativo di risolvere il complicato enigma che le era stato proposto. Una cosa le sembrava certa: per lei sarebbe stato semplice divertirsi a quella uscita, ma non sarebbe stato altrettanto naturale per lui. C'era stata molta serietà al tavolo del Paiolo Magico, e poche risate, ma forse il nuovo ambiente avrebbe favorito un'atmosfera più leggera.
Infine, si ritrovò di fronte alla pista: nel caso in cui Elijah non fosse ancora arrivato, avrebbe atteso da parte, in modo da non intralciare il passaggio delle diverse persone che in quel momento stavano uscendo dopo aver terminato il proprio turno.



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Edited by Jolene White - 5/10/2018, 20:26
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 1/7/2018, 15:19







Era in piedi davanti allo specchio, intento a sistemare quelle due ciocche ribelli che si stavano ammutinando al suo volere. La vide, appoggiata allo stipite della porta, che lo stava osservando con lo stesso ghigno che era solito esibire lui nelle migliori occasioni.
- Come si chiama? - diretta come sempre.
- Chi? - evasivo come sempre.
- Quella con cui devi uscire - Sarah Sullivan strinse gli occhi e si avvicinò con le braccia incrociate. Il ghigno sul suo viso divenne un sorriso ai limiti dell'indecente.
- Non devo uscire con nessuna, vado solo a fare una passeggiata - negare, negare sempre fino alla morte. Quella era la prima regola che gli aveva impartito suo fratello Daniel riguardo al gineceo familiare.
Sua sorella allungò il naso verso il collo di Elijah ed inspirò profondamente - Così profumato? - la ex Corvonero sollevò entrambe le sopracciglia con fare sornione - Non mi freghi, fratellino - scosse il capo - Il suo nome?
Elijah sollevò gli occhi al cielo. Sua sorella era peggio di un molosso, se ti prendeva alle gambe non ti mollava nemmeno morta.
- Jolene - la guardò da dentro lo specchio con stizza - ma non è un appuntamento.
-Ah, no? e cosa sarebbe? - no, niente. Non c'era modo di fermarla, una slavina.
- E' solo per il piacere di vederci - beh, era chiaro il concetto, no?
- Quindi ti fa piacere vederla?
-Evidentemente, altrimenti non le avrei chiesto di uscire - perché tutte queste domande su una cosa tanto lineare?
-Ahà! Allora le hai chiesto di uscire! Vedi che ho ragione! - gongolò Sarah.
- Non le ho chiesto di uscire ma solo di vederci, è diverso - questa volta il Serpeverde abbandonò lo specchio e fissò sua sorella dritta negli occhi.
-Elijah, tesoro, è la stessa cosa - ribadì il mastino-Sullivan mentre con una mano gli finiva di sistemare il ciuffo.
Sua sorella sorrise - Ok, messaggio ricevuto! Non ti va di parlarne. Divertiti - gli stampò un bacio sulla guancia e si allontanò verso la cucina. Elijah si limitò a grugnire e stringersi nelle spalle. Prese la chiave e uscì di casa.
Gli occhi si spostarono in alto verso l'orologio di una farmacia babbana. Era in netto anticipo. Si accese una sigaretta con tutta calma e si avviò verso la pista di pattinaggio. Sul serio stava andando a pattinare? Doveva essere impazzito! Non aveva la minima idea di come restare in equilibrio su quei due cosi infernali e, ovviamente, non poteva usare la Magia. Decise di non preoccuparsene, almeno per il momento. Camminò tranquillo in direzione del luogo dove avrebbe fatto sicuramente una figura meschina, un piede avanti all'altro, facendo consumare con calma la sua sigaretta. Sperava che la temperatura della pista fosse stata come sperava, il caldo purtroppo si faceva sentire. Aveva indossato solo una T-shirt bianca e una giacca leggera, nel caso che la struttura della pista gli regalasse delle belle soddisfazioni. Quando arrivò a destinazione era giusto l'ora stabilita. Si guardò intorno e la vide, i suoi capelli rossi erano inconfondibili. Ai piedi indossava delle silenziosissime Converse, quindi si avvicinò lentamente. Si affiancò alla ragazza, leggermente voltato verso di lei - Aspetta qualcuno, Miss ?
Ma come doveva salutarla? Stringerle la mano, farle un baciamano come aveva fatto al Paiolo Magico o... No, niente "o", non era proprio il caso di mettere in scena certe confidenze. No, no, assolutamente no. Molto meglio non fare nulla. Rimase immobile.


 
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view post Posted on 2/7/2018, 17:15
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Jolene


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☇ Età: 20 | ☇ Strega Adulta

Non dovette aspettare a lungo, ma ciò non le impedì di perdersi nelle proprie fantasticherie al punto da non accorgersi delle due o tre persone che la urtarono di striscio. La sua testa era già volata sulla pista, e sfrecciava senza indugio alcuno sul ghiaccio liscio e compatto. Il fatto che non avesse idea di come avrebbe potuto essere quell'esperienza era solo un ulteriore incentivo alla sua fantasia; da essa riemerse solo nel momento in cui riconobbe una voce familiare.
«Aspetta qualcuno, Miss?»
Cristallizzando un incipiente sorriso in un sogghigno a labbra strette, Jolene lo squadrò scherzosamente.
«Per la verità sì, dovevo incontrarlo proprio qui.» si lanciò una rapida occhiata intorno. «Ma visto che non si vede da nessuna parte, potrei invitare lei a pattinare. Che ne dice, Sir?»
Vedendolo impalato come sotto l'effetto di un
Pietrificus Totalus, mosse un passo fino a fronteggiarlo e gli posò una mano sulla spalla.
«Non si preoccupi.» cercò i suoi occhi mentre la voce morbida voleva rassicurarlo. «Non può essere così terribile, tutto sommato ci portano anche i bambini.»
Ridendo, si staccò e gli fece cenno di seguirla verso la biglietteria. La fila era breve e venne presto il loro turno, al che Jolene chiese due biglietti interi con noleggio dei pattini, così come aveva visto fare alla coppia prima di loro. Mentre estraeva il portafogli lanciò una severa occhiata in direzione di Elijah.
«Questa volta lascia che sia io ad offrire, per sdebitarmi della deliziosa cena.»
Insieme ai biglietti, ricevettero anche alcune istruzioni: i pattini potevano essere noleggiati in una struttura coperta dove si potevano cambiare le calzature e usufruire degli armadietti nel caso in cui avessero borse o zaini. La pista, invece, come potevano vedere era all'aria aperta, e grande all'incirca come un campo da hockey: c'era spazio a sufficienza per accogliere il numero relativamente scarso di pattinatori che, almeno fino a quando non fosse diventato più affollato, non si sarebbero dovuti preoccupare di tagliare accidentalmente la strada a qualcuno. La pista era cinta da un muretto che arrivava all'incirca alla vita di Jolene: questa, dopo aver ringraziato in biglietteria, vi si appoggiò contemplando la grande distesa di bianco ghiaccio.
Senza essere in grado di contenere il proprio entusiasmo, la ragazza batté allegramente le mani, ed era raggiante mentre alzava la testa per guardare Elijah in viso.
«Allora, che ne dici? Quando avremo imparato a stare in piedi sui pattini ti propongo una gara di velocità. Sempre se non hai paura, naturalmente.» <i>



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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 3/7/2018, 13:23







Mentre stava ancora meditano sulle modalità del saluto, la mano di Jolene atterrò sulla sua spalla con quella naturalezza che lui le invidiava. Gli occhi di Elijah si spostarono in modo repentino su quella mano come se quasi non fosse appartenuta alla ragazza di fronte a lui.
Si diresse in sua compagnia verso la cassa e, appena arrivò il loro turno, lei lo gelò con lo sguardo. Ecco, non gli avrebbe mai permesso di pagare e non era il caso di inscenare una discussione - senza costrutto, avrebbe vinto lei - mentre la coda dietro di loro si stava ulteriormente impolpando.
- Va bene, come preferisci. Dopo però ti offro la cena e non accetto un no, sappilo. Per oggi e l'ultima volta che tiri fuori il portafoglio. Fece un sospiro, ormai rassegnato a dover rinunciare ai suoi principi di cavalleria. L'entusiasmo di Jolene però lo travolse ed Elijah si lasciò trasportare, anche se non aveva la minima idea di quale fosse la destinazione. Quel sorriso radioso, di nuovo, quell'entusiasmo che il Serpeverde non riusciva a capire da dove nascesse. Ma era...bello? Quando la ragazza sollevò lo sguardo, Elijah sorrise leggermente. Niente di appariscente, era ancora tutto perfettamente sotto controllo.
- Stai scherzando? - un ghigno accompagnò quella domanda retorica, sapeva benissimo che non stava affatto scherzando. Lei però non sapeva quanto lui volasse veloce sulla sua Firebolt, senza un minimo di paura. Quella parola non faceva parte del suo vocabolario di creatura senza controllo. Si accomodò su una delle panche libere e cominciò ad armeggiare con i pattini, fino a che non fecero bella mostra ai suoi piedi con tanto di doppio fiocchetto.
- Vogliamo andare? - la esortò mentre lei finiva di mettere i suoi pattini dalle lame lucenti. Si avviò verso l'entrata della pista, a circa un paio di metri da dove erano seduti, e attese l'arrivo di Jolene. Quando la ragazza fu finalmente al suo fianco, pronta a lanciarsi sul ghiaccio, successe qualcosa che Elijah non aveva pensato. Lo fece e basta. Solo dopo si sarebbe interrogato per ore sul significato di quel gesto inconsulto.
Si chinò verso di lei, il braccio destro le cinse la vita, così stretta che il Serpeverde riuscì ad avvolgerla completamente. L'alzò solo con quel braccio, era talmente leggera e minuta che non incontrò alcuna difficoltà. La sollevò, ancora e ancora, finchè i loro volti non furono alla stessa altezza.
- Buonasera, è un piacere averla da queste parti - la luce intensa e la vicinanza gli fecero scoprire il colore dei suoi occhi. Un cocktail di bosco, un mix perfetto di castagna e verde. I denti del Serpeverde si scoprirono in un sorriso. Non era però un sorriso di pancia, restava sempre e comunque un gesto mosso dal cervello e non qualcosa nato senza controllo.
- Io non ho paura… e tu? - mosse i piedi e poggiò le lame dei pattini sul ghiaccio. Era ancora in posizione eretta, erano ancora in posizione eretta. Quanto sarebbe durato? Bella domanda davvero.
- Non muoverti - le parole uscirono sottovoce sfiorandole il viso - giù io, giù te...

O.T. I movimenti di Jolene sono stati concordati con la player


 
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view post Posted on 5/7/2018, 19:31
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Jolene


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☇ Età: 20 | ☇ Strega Adulta

«Stai scherzando?»
«Sapevo che non ti saresti tirato indietro.» Rise, prima di sedersi a sua volta con i pattini in mano. Impiegò qualche istante in più nel destreggiarsi con i lacci, ma infine allungò le gambe e ammirò quelle nuove calzature bianche domandandosi come si supponeva che vi camminasse sopra.
«Arrivo.» Alzandosi, constatò che era più facile di quel che sembrava: il pavimento di gomma permetteva una buona aderenza, anche se il suo passo somigliava vagamente a quello di un pinguino mentre raggiungeva Elijah all'entrata della pista.
«Spero che saremo più aggraziati una volta sul ghiaccio.» A quel punto era pronta a fare il suo ingresso, impaziente di vedere quanto sarebbero resistiti in piedi, quando qualcosa di completamente inaspettato accadde.
Vedendo Elijah chinarsi verso di lei e sentendo il suo braccio cingerle la vita, pensò che volesse abbracciarla. Quel gesto sarebbe stato piuttosto bizzarro, considerato il contegno da lui tenuto fino a quel momento, che non prevedeva eccessi di confidenza.
Quando si sentì sollevare, poi, rimase del tutto sgomenta. Prima che se ne rendesse conto, il suo viso fronteggiava quello di Elijah, mentre le sue mani erano andate istintivamente dietro le sue spalle come per reggersi, anche se sembrava che lui non avesse nessuna difficoltà nel tenerla sollevata.
Era una Jolene dagli occhi tondi per la sorpresa e le guance leggermente imporporate quella che il Serpeverde incontrò a quasi due metri di altezza. Pensò che fosse strano trovarsi così vicino a una persona da sentirne il calore sulla pelle, da poterne contare le sfumature nello sguardo. Eppure, per lui sembrava assolutamente normale, tanto che anche Jolene allargò in un sorriso i lineamenti.
«Ottimo profumo.»
Non era certamente la miglior battuta del suo repertorio, ma aveva la sensazione che un leggero strato di nebbia le fosse calato sulla mente, lasciando pensieri dai contorni labili e indefiniti.
«Io non ho paura...e tu?»
«Solo per un po' di altez...» Sentendo muoversi il primo passo, si interruppe bruscamente e strinse con più forza, come un gatto che cerchi di aggrapparsi quando sente il pericolo di cadere. I battiti del cuore si fecero prepotenti mentre Elijah poggiava un piede sul ghiaccio, poi l'altro. Con una mano stringeva lei, con l'altra il muretto, in un equilibrio fragile come un bicchiere di cristallo.
Allo stesso tempo, la sicurezza che mostrava finì per sciogliere i nervi di Jolene, che in parte si rilassò, per quanto un poco riluttante.
Quella senza dubbio era un'entrata in scena: molti occhi erano puntati su di loro, ma l'unica cosa che vedeva in quel momento era il viso di lui.
Con una vena provocatoria nella voce, resa ancora più dolce da quello che era poco più di un sussurro, Jolene accettò quel gioco.
«Stia attento, non vorrà far finire una signorina malamente riversa a terra. La avverto che potrei non perdonarla.»



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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 7/7/2018, 14:49






ShGYdl2


Occhi negli occhi. Terra e acqua vicinissime. Il miele dei capelli del Serpeverde sfiorato a tratti da quelli fuoco di lei. Una vicinanza perfetta. Era soddisfatto? Forse non completamente. Dove voleva arrivare? Non ne aveva la minima idea. Elijah viveva alla giornata, si nutriva delle emozioni che gli crescevano dentro, giorno dopo giorno. Non aveva più preclusioni, nessun pregiudizio. Voleva vivere e voleva farlo a fondo, l'unico suo punto fermo. Era attratto da ciò che non conosceva e voleva provare tutto ciò che sempre gli era stato alieno. Anche con le ragazze, soprattutto con le ragazze. Voleva capirle, conoscere, esplorarle, provare a varcare quel loro difficile Universo. Voleva osservarle e alla fine era certo che avrebbe trovato quella giusta, quella che gli avrebbe fatto accendere una scintilla nel petto e nel cervello. Ora era tutto un gran caos. La domanda che si era posto era fondamentalmente una. Come faceva a capire quale potesse essere quella giusta se non si avvicinava e non passava del tempo con loro? Aveva bisogno di interagire con i diversi caratteri, farli interagire con il suo per capire quale fosse quello che si incastrava meglio. Al momento aveva un unico termine di paragone e non era abbastanza per un ragazzo di diciassette anni che vuole partire alla scoperta di se stesso nel mondo.
Guardò Jolene negli occhi e dopo questi non potè non notare le gote rosse. Contrasse di più il muscolo del braccio e avvicinò di più la ragazza a sé. Sebbene non riuscisse a dare una spiegazione a tutto ciò, quel rossore sul viso gli faceva un effetto strano, pericoloso.
- Per essere sicura che sia un ottimo profumo, vieni a sentirlo bene da vicino?
Avrebbe voluto abbassare lo sguardo sulle sue labbra, ma impose alla sua volontà di non distogliere lo sguardo dai suoi occhi verdi. Nonostante lei fosse più grande, aveva un'innocenza nello sguardo che Elijah riuscì a cogliere alla perfezione. Si sentì quasi un essere disgustoso, lì a ghermirla come un predatore. Quanto durò questa sensazione? Uno...due...tre secondi, non di più. No, non c'era niente di orribile in quello che stava facendo. Lui voleva solo conoscerla e capire come fosse davvero. Tutto qui, nulla di sconvolgente, ma sicuramente difficile.
- Nulla ti impedisce di abbracciarmi se hai paura di cadere - un sorriso costante e mai sopra le righe. Sentiva le sue mani che si attaccavano nervosamente alla sua schiena. Fece un sospiro e poi un altro - non sarò io ad impedirtelo, comunque.
Lei sembrò rilassarsi, forse si fidava o credeva che il Serpeverde avesse perfettamente la situazione sotto controllo. Udite, udite ! Non ce l'aveva. Si teneva in piedi per forza di Spirito Santo e alla prima distrazione sarebbe andato lungo come un tappeto persiano.
Il suo sorriso si allargò all'ultima frase di Jolene - Farla cadere, Miss? - il suo istinto gli diceva di staccare l'altra mano dal bordo della pista, la sua razionalità urlava di non farlo - Cadrei io dalla parte del ghiaccio, mai vorrei che si facesse male. Questo glielo posso garantire.



 
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view post Posted on 10/7/2018, 18:46
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Jolene


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☇ Età: 20 | ☇ Strega Adulta

Quando era stata l'ultima volta in cui le distanze si erano accorciate fino a quel punto? Secoli addietro, in un altro mondo più caldo e più sorridente del grigio Regno Unito, un mondo in cui l'aroma salmastro del mare invadeva le sere piene di stelle.
Anche allora la mente di Jolene era annebbiata: molto più di adesso, le sue idee erano coperte da un velo solo in parte artificiale, lo strascico di festeggiamenti chiassosi e confusi. I sensi, invece, si erano acuiti, tanto da imprimerle quei momenti nella memoria con precisione sconcertante.
Allora l'iniziale timidezza aveva ceduto a una Jolene completamente diversa. Era arrivata a cogliere le provocazioni, prendendone il controllo e facendole proprie, desiderosa di avere il coltello dalla parte del manico, di accettare le sfide e di vincerle.
Al momento, però, non c'erano le condizioni perché ciò avvenisse di nuovo. La Jolene che in quel momento stava giocando con Elijah aveva ancora qualche reticenza, e il sorriso che minacciava di dischiuderle le labbra rimase a distanza di sicurezza dalla pelle del Serpeverde.
«Bel tentativo, ma credo che tu ne abbia messo abbastanza da sentirlo bene anche da qui.» Il tono era volutamente insinuante, lasciava lo spazio ad ulteriori aggiunte: non voleva essere un punto, quanto una virgola, una parte come un'altra del gioco e non il suo rifiuto. A testimoniarlo, quando Elijah cominciò a parlare di abbracci si ritrovò presto le spalle circondate con più sicurezza, mentre la Rossa prendeva una posizione più salda in quella nuvola sopraelevata che ad ogni respiro le faceva inalare il suo profumo.
«Mi raccomando, la mia sicurezza è nelle sue mani. Quando cado io non è poi così drammatico, ma non mi capita spesso di girare a queste altezze.»
Così dicendo cercò di sbirciare da un lato il ghiaccio sottostante, ed era a tutti gli effetti considerevolmente lontano. Non sarebbe stata una bella caduta, per nessuno dei due. Eppure, poteva essere che la stesse valutando?
Non avrebbe saputo indicarne il motivo, ma all'improvviso l'idea di cadere le suonava stranamente divertente. Se fosse stata al posto di Elijah, avrebbe messo un piede in fallo: sarebbe stato semplice come bere un bicchiere d'acqua. Anzi, grazie a quale misteriosa forza erano ancora in piedi?
Non avendo il diretto controllo della situazione, Jolene dovette improvvisare. Senza dare alcun preavviso, d'un tratto conficcò le unghie nella schiena di Elijah, sobbalzando e trattenendo il fiato come per uno spavento. Cercò di dare a quel gesto tutta la forza che il poco spazio le permetteva, volendo scuotere anche il corpo dell'altro. La mano destra andò a stringere il braccio sinistro di Elijah, quello con cui li teneva aggrappati al muretto, e si fermò in una morsa che sembrava dettata dal panico.
«Attento, ci sta venendo addosso!»
C'era, in effetti, una ragazza che stava pattinando nella loro direzione, ma era chiaro che non avrebbe avuto difficoltà a schivarli. Elijah però non lo poteva sapere: lui dava le spalle all'imminente pericolo che Jolene aveva avvistato – o, meglio, che aveva finto di avvistare.




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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 12/7/2018, 13:47






ShGYdl2


Provò a scivolare appena con il piede destro, niente di allarmante, solo qualche millimetro. In Elijah fu subito forte la consapevolezza che si era infilato in una cosa ingestibile. Pattinare sul ghiaccio con i mezzi babbani non era esattamente come volare su un manico di scopa. Non esisteva una vera stabilità sulla pista, ragion per cui al primo movimento sbagliato sarebbe rovinato a terra. Fece un respiro profondo, cercando di non esternare i suoi pensieri alla ragazza.
- Addiruttura! - disse sornione - Ne ho messo solo due gocce, non pensavo che fosse così forte.
Sì, va bene! Due, venti gocce, cosa volete che cambi? Il due c'è sempre, no?
La mano stringeva con fermezza la balaustra, non l'avrebbe mollata nemmeno se li avesse investiti un uragano. Finchè restava saldamente ancorato a quel punto d'appoggio, era certo che non sarebbero mai caduti. Doveva solo concentrarsi e non lasciare la presa, non doveva pensare ad altro. L'abbraccio della Rossa attorno alle sue spalle divenne più saldo, ma Elijah non voleva distrarsi. L'ultima cosa che voleva era rovinare a terra e fare una figura meschina, soprattutto trascinandosi lei al seguito.
- Allora dovrò fare in modo che viaggi da queste parti più spesso, Scintilla.
Era troppo concentrato sul fattore equilibrio che non avvertì subito le unghie di Jolene nella schiena. Ma che accidenti? Era impazzita! I suoi occhi si sgranarono, ma dalla sua voce non arrivò nemmeno un lamento di protesta. Gli stava venendo addosso...chi?...cosa? Seguì lo sguardo della Rossa che sembrava puntare dritto alle sue spalle. Ti prego, dimmi che non è vero! Il Serpeverde fece una smorfia quando lei gli afferrò il braccio scuotendolo da una parte all'altra. Il suo compito era difficile e lei non stava collaborando.
Istintivamente staccò il braccio e lo usò per rafforzare la presa su di lei e si voltò di scatto. Grave errore, gravissimo..perché l'aveva fatto? Mai seguire l'istinto in certe situazioni, mai! Jolene si agitava troppo ed il suo equilibrio era sempre più precario. Si sarebbe tenuto più fort...e dove?? A lei?
L'errore più grave però fu voltarsi in quel modo, sbilanciandosi completamente. No, no, no, no, nooooooooooooooooo!!
L'ultima espressione degna di nota fu un qualcosa che oscillava tra "non ce la faccio a tenerti " e " stiamo cadendo".
Il corpo di Elijah andò leggermente all'indietro e quel leggermente gli fu fatale. Trattenne il fiato, contrasse i muscoli, ma c'era davvero poco da fare. Sarebbero finiti a terra nel giro di ...tre...due...uno…
- MALEDIZIONEEEEEEE!!! - urlò, ma questo non lo aiutò a restare in piedi. Trascinò Jolene verso di sé, almeno evitava l'imbarazzo di doverla portare a San Mungo per averle frantumato le ossa con il suo dolce peso. Insieme alla schiena andarono indietro i piedi e poi tutto il resto. Un attimo erano in piedi e un attimo dopo Elijah si ritrovò a gambe all'aria con Jolene spalmata addosso.
Sicuramente si era fratturato qualcosa, ma l'impatto li stava spingendo sulla pista come se il pattino fosse lei. Per fortuna si fermarono dopo qualche istante, Elijah fece una smorfia. Non aveva mai smesso di stringere Jolene per paura che si facesse male e a quanto pareva il corpo del Serpeverde le aveva riparato il colpo.
- Stai bene? - fu l'unica cosa che riuscì a cavarsi di bocca in quel momento di bruciante imbarazzo.

 
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view post Posted on 18/7/2018, 17:29
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Jolene


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☇ Età: 20 | ☇ Infermiera

Elijah dimostrava di avere un equilibrio di tutto rispetto: certo, erano presso che immobili, ma anche così non doveva essere un compito facile quello di mantenerli in posizione eretta.
Mentre stava riflettendo su come infrangere quel miracolo di Merlino, Jolene sorrise dolcemente e in una certa misura divertita.
Scintilla? Doveva ammettere che non era niente affatto male come soprannome. Una parte di lei, anzi, si sentì riscaldata da quella formula di familiarità, di accettazione, come se d'un tratto entrambi si fossero resi conto che non erano più due estranei, non proprio.
Ma non ebbe tempo di pensarci a lungo, perché presto la sua agitazione contagiò il ragazzo. Egli tentò con tutto se stesso di tenerli in piedi, ma era una lotta impari: tutte le circostanze tramavano contro di lui, compresa quella dai capelli rossi a cui era avvinghiato.
Che cosa le passava per la testa? Era forse colpa dell'altezza, tanto superiore a quella a cui era abituata da comportare una riduzione drastica dell'apporto di ossigeno alla materia cerebrale? O forse aveva percepito un certo imbarazzo in quella vicinanza così stretta, qualcosa di pericoloso che non voleva affrontare? Allo stesso tempo, su quella pista Jolene sentiva il bisogno di tornare bambina: di fare scherzi infantili perché sarebbe stato divertente sciogliere, per una volta, tutti i muscoli che le circostanze ci chiedono di contrarre continuamente. Il primo passo verso l'autenticità che ricercava – e non tanto per sé quanto per lui – consisteva nello smettere, per qualche minuto, di prendersi sul serio.
Sapeva Morgana se dopo quella caduta qualcuno lì dentro li avrebbe presi sul serio! Jolene non si rese bene conto delle diverse fasi tramite cui la catastrofe si avvicinava inesorabilmente. Per lei, la forza di gravità, l'attrito inesistente col ghiaccio e i disperati tentativi di salvezza si svolsero tutti in una nebbia indefinita, come un sogno da cui si svegliò solo nel momento finale: l'impatto con il ghiaccio che la scosse, facendole stringere gli occhi tanto da vedere piccoli lampi di luce dietro al buio delle palpebre abbassate.
Solo che, certamente, il ghiaccio non emanava calore, non poteva stringerla con entrambe le braccia in una nicchia protettiva e non aveva un cuore che potesse battere così vicino al suo orecchio.
Quando sollevò la testa dal petto del Serpeverde, Jolene osservò il suo volto sotto di lei, e capì che, da autentico gentleman, aveva scelto di immolarsi rendendole la caduta più sopportabile. Se aveva cercato di risolvere un ipotetico imbarazzo, si poteva dire che era caduta dalla padella alla brace: si trovavano più vicini che mai.
«Stai bene?»
Come unica risposta, due occhi tondi e indecisi lo fissarono da un viso che, nel giro di qualche istante, si contrasse nella prima vera reazione all'impatto: spontanea, irrefrenabile, la risata sgorgò dal petto della ragazza, che abbassando il viso solleticò con i lunghi capelli il collo e il viso del poveretto.
«Scusami...» Riuscì a sillabare infine, gli occhi umidi. «Però, hm… Alla fine sei venuto a visitarmi dalle mie parti.» Un altro, breve tremito di ilarità scosse nuovamente il petto di Jolene, mentre cercava un modo per togliere il suo gentile ingombro di torno. I suoi occhi, tornati per un momento calmi, sembravano implorare Elijah di non pensare al proprio orgoglio ferito, o a qualsiasi altra emozione negativa che potesse nascere da quella situazione. Anche se, certo, era facile parlare per lei, dal momento che non le era andata affatto male.
«Grazie a te io non ho niente, è più importare controllare le tue condizioni. Ma non ti preoccupare troppo, dopo tutto sei in compagnia di un'infermiera.»
Cercò di puntare una mano sul ghiaccio e, facendo leva su quella, di spingersi da una parte. Da lì avrebbe provveduto a ritornare in piedi.
In qualche modo.





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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 22/7/2018, 17:10







Il momento che stava vivendo si riassumeva in un'unica parola: dolore. Gli faceva male ogni parte del corpo che aveva impattato sul ghiaccio. Man mano che il contatto con la lastra fredda sotto di lui persisteva, Elijah sentiva il gelo entrargli nelle ossa. Il contatto con il ghiaccio era piuttosto piacevole e non solo perché lui amava il freddo. Nonostante fosse la causa dei suoi mali, anche l'effetto anestetico non era da disprezzare. Aprì lentamente gli occhi, essendo pienamente cosciente di quello che fosse appena successo. Fortunatamente Jolene era adagiata sopra di lui e questo gli provocò delle strane sensazioni. Mai si era trovato in una situazione del genere, o meglio, mai si era trovato sdraiato con una ragazza sopra. Era una cosa diversa, cosí intensa da lasciarlo quasi senza fiato. Mentre era lí a bearsi per quel contatto inaspettato, la ragazza esplose in una risate incontrollata, una di quelle sue esternazioni che gli piacevano un casino.
- Non é carino ridere cosí - azzardò, facendo finta di ammonirla con la sua voce profonda - dovresti avere piú rispetto per un povero infermo, mia dolce Scintilla.
Le mani del Serpeverde afferrarono saldamente i fianchi di Jolene e la fecero scivolare sul suo corpo fino a che il loro volti non furono di nuovo l'uno di fronte all'altro.
- Non era questo a cui pensavo mentre mi soffermavo sull'idea di scendere dalle tue parti - le labbra di aprirono lasciando intravedere i denti - ma sono uno che si adatta facilmente, se l'occasione lo richiede.
Non voleva ammetterlo nemmeno con se stesso, ma stava bene, non era mai stato così bene in vita sua. Aveva la sensazione che la testa si stesse svuotando, espellendo tutte le sensazioni sgradevoli che spesso vi albergavano. Non gli importava di trovarsi in una situazione imbarazzante agli occhi degli altri occupanti della pista, potevano andare tutti all'Inferno in quel momento. Elijah voleva capire, voleva capire perché quel fremito che sentiva sulla pelle lo facesse sentire così rilassato. Sapeva che nulla di ciò che percepiva era provocato dalle ciocche rosse dei suoi capelli che gli accarezzavano il viso. Era una cosa indescrivibile, almeno per un tipo come lui. L'unica cosa che sapeva con certezza era che non aveva alcuna intenzione di muoversi, e questo non aveva nulla a che fare con il dolore diffuso. Quando Jolene si fece leva per sollevarsi, le sue braccia la avvolsero completamente impedendole così quel movimento.
- Non vorrai alzarti? - le fece notare con un tono di voce bassissimo - Volevi che venissi dalle tue parti, ora non puoi muoverti, non mi sembra carino da parte tua.
Mentre il braccio sinistro ancora la stringeva, la mano destra si insinuò in una delle ciocche rosse che gli solleticavano il viso, muovendola leggermente verso la spalla di lei.
- Mi piacciono moltissimo i tuoi capelli, hanno una luce diversa...non te lo saprei spiegare.
Non stava mentendo, quella ragazza stava mandando alla rovescia tutte le sue certezze, tutte quelle cose che lui aveva pensato fossero assolute e inamovibili.
Non riusciva a smettere di guardarla negli occhi. Anche nei brevi istanti in cui le sue palpebre cedevano al loro naturale chiudersi, Elijah tornava ad aprirle immediatamente.
- Mi fa male tutto, Jolene - confessò senza alcun pudore - credo proprio di aver bisogno delle tue cure - sorrise leggermente all'idea, poi il suo sorriso si allargò di più, anche se controllato alla perfezione dalla sua razionalità.
- Dobbiamo andare in bagno? - chiese con un pizzico di curiosità. Non sapeva come la ragazza volesse controllare le sue condizioni, ma non poteva certo farlo sulla pista di pattinaggio.

 
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view post Posted on 25/7/2018, 12:17
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Gli ultimi echi della risata che l'aveva scossa si leggevano ancora negli occhi verdi, quando questi ultimi si riempirono di stupore. Prima che potesse rispondere alla protesta del Verde-argento, Jolene rimase ammutolita nel sentire il corpo di Elijah scorrere sotto di lei e nel vedere lo sguardo di ghiaccio avvicinarsi come se niente fosse. Rispose con curiosità alla sfacciataggine che la fissava dal suo volto, in quel momento in cui erano abbracciati come due amanti nel più improbabile dei luoghi.
«E questo sicuramente non era ciò a cui pensavo mentre mi immaginavo questo appuntamento.» Inarcò un sopracciglio con aria vagamente divertita. «Guardaci, siamo uno più sorpreso dell'altra.»
Se quella fosse una sorpresa piacevole o meno, lo lasciò taciuto. Dettagli diversi dalla voce avrebbero risposto a quella domanda che, per la verità, non si stava nemmeno ponendo. L'intera situazione – il calore, il profumo, il respiro – non lasciava spazio a pensieri completamente articolati: erano solo brevi frammenti quelli che volavano alla rinfusa nella testa fulva, che pure continuava ad esercitare un discreto controllo sull'intera persona.
Fugacemente, si chiese cosa diamine stesse pensando la gente che sfrecciava loro intono, ma presto si rese conto che non le importava. Non aveva forse ricercato una spontaneità superiore alle convenzioni normalmente imposte? Ecco, quello era il loro gioco da bambini, sotto agli occhi degli adulti ma allo stesso tempo mille miglia lontani.
Il tentativo di Jolene di alzarsi venne spento senza proteste.
«Mi sembra sgarbato poterti offrire solo una sistemazione così scomoda.» Disse soltanto, senza riuscire a reprimere un sorriso che minacciava di allargarsi.
«Dicono che i rossi siano baciati dal fuoco.» Mormorò, senza distogliere lo sguardo da quello di lui. Inclinò leggermente la testa da una parte, come faceva a volte quando voleva concentrare meglio la vista. «Tu sei sommerso dal ghiaccio, invece.» Intendeva esprimere un'idea che andasse oltre alla mera constatazione dell'attuale posizione non esattamente privilegiata del ragazzo, naturalmente.
Era un modo buffo di conoscersi, quello. Eppure, sembrava che Jolene volesse estrapolargli l'animo servendosi della vicinanza, come se il segreto di Elijah dovesse da un momento all'altro fare capolino sul suo volto.
Da quanto tempo erano laggiù? Due minuti, cinque, un quarto d'ora? Le lancette di un orologio – di mille orologi che non potevano vedere – scandivano il tempo in cui avevano deciso di rimanere immobili, ad osservarsi a vicenda e forse a trarre qualche conclusione. Elijah era indolenzito: il ghiaccio sotto di lui doveva ormai aver cominciato a sciogliersi e a inzuppargli i vestiti. Era decisamente il caso di alzarsi da lì e ritrovare una parvenza di dignità sui due piedi, ma Jolene non aveva ancora fretta.
Dovevano andare in bagno? Jolene soppesò attentamente quella possibilità, dedicandole tutta la serietà del caso. Alla fine, dopo studiate ponderazioni, sentenziò:
«Bagno o spogliatoio. A meno che non vogliamo offrire lo spettacolo completo, certo.»
Jolene chinò la testa fino a poter sussurrare accanto al suo orecchio, solleticandogli il collo con le parole.
«Allora? Se stiamo quaggiù ancora a lungo come minimo gli spettatori si aspetteranno un bacio, non credi?»



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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 25/7/2018, 20:37







Non si era mai trovato in una situazione del genere e mai avrebbe pensato di finirci, fino a quel momento. Imbarazzo e curiosità giocavano a nascondino, mentre la sfacciataggine riusciva a vincere su ogni cosa.
- Hai mai provato a toccare il fuoco che si nasconde sotto al ghiaccio, Scintilla? - un ghigno di provocazione apparve sul viso tronfio del Serpeverde. Sapeva di avere sotto controllo la situazione. Tutto era nelle sue mani, nonostante tutto.
- Direi meglio lo spogliatoio - mai e poi mai le avrebbe chiesto di passeggiare nel bagno dei maschi, meno che mai lui avrebbe fatto irruzione in quello delle ragazze. Lo spogliato era diviso anch'esso, ma c'era una parte iniziale in comune. Decisamente meglio dei gabinetti. Mentre era riuscito a trovare quella brillante soluzione, Jolene si chinò sul suo viso ed i capelli color fiamma lo accarezzarono. Sentì la sua voce sfidare la porzione di pelle dove la faceva da padrone il suo profumo. Le sue parole furono sorprendenti e inaspettate. Ma che accidenti… Il sangue gli si gelò nelle vene e poi ripartì così forte che Elijah si ritrovò in iperventilazione.
- Credo che sia il caso di alzarci - le fece notare mentre il respiro di lei gli sfiorava ancora il collo. Era la lotta degli elementi. Il gelo sotto la schiena e il fuoco ardente dall'altro lato. Era vicina, dannatamente vicina. Quelle parole gli sfioravano la pelle come il vento che soffia tra i rami in primavera, fresco e caldo allo stesso tempo. Elijah mosse leggermente la mano sulla schiena della ragazza. La punta delle dita si concessero una piccola esplorazione tra la spina dorsale e la spalla. Un tocco lieve, impalpabile, come lo erano le parole di lei nel suo orecchio. Le sue mani non si muovevano per sua volontà, ma facevano eco alla richiesta di Jolene. Era come svegliare un vulcano sotto la neve. La neve che lo ricopre è solo una facciata ben congeniata. Cosa succede però se la lava prende il sopravvento?
Nulla, non doveva succedere niente di niente. La mano continuava ad esplorare la spalla della ragazza con una lentezza esasperante, finchè non si staccò da essa e il palmo poggiò sulla pista ghiacciata con un colpo secco. La mano destra di Elijah scivolò invece verso la nuca di Jolene e la trattenne delicatamente, le dita si confusero tra i suoi capelli. Si concesse un lunghissimo, interminabile sguardo in cui i suoi occhi chiarissimi cercarono la pace in quelli di lei color smeraldo. Ne vedeva ogni minimo particolare. Le pagliuzze marroni che contrastavano il verde sembravano ammiccare in modo irriverente al ghiaccio che lui ostentava nelle iridi con tanta sicurezza. Le guardò le ciglia lunghissime che sembravano accarezzarlo ad ogni battito. Si lasciò confondere e poi trasportare come polline nel vento. Chiuse un attimo gli occhi, attimo in cui il profumo di lei lo raggiunse in modo prepotente. Il respiro di Jolene lo colpì in pieno viso e Elijah socchiuse le labbra. Sentiva che gli mancava l'aria e riaprì gli occhi di colpo e lei era lì con quei suoi capelli che erano fuoco vicino ad un incendio.
Si sarebbe alzato. Si sarebbero alzati e quella sensazione sarebbe scomparsa velocemente.
Il Serpeverde iniziò a fare leva con la mano sinistra, aiutandosi con gli addominali. Lei la sentiva così leggera che era come se non ci fosse, ma - ovviamente - lei c'era eccome. Avvertiva la sua presenza, cosa ben diversa dall'avvertire il suo peso. Aveva sollevato il capo da terra di appena cinque centimetri, la sua mano destra guidava la risalita del volto di lei all'indietro. Sì, la distanza doveva restare costante, sempre. Un altro centimetro, mentre i suoi addominali si contraevano leggermente, poi un altro. Non riusciva a smettere di guardarla, era...era...non sapeva come descriverla. Elijah socchiuse le labbra, cercò di respirare. Lo fece anche lei. Il suo respiro era pura trasgressione, ma non solo...era pura ...cosa? Era qualcosa che lui non aveva mai assaporato, mai compreso. Era come svegliarsi in un posto diverso da quello in cui ti sei addormentato e ti accorgi che tutti parlano una lingua diversa che non capisci, ma che all'orecchio suona proprio bene. Le guardò le labbra. Per Merlino, erano perfette, deliziose, invitanti.
Si sollevò qualche altro centimetro, ma questa volta lasciò che la nuca di lei restasse immobile.
- Mai deludere gli spettatori… - le sussurrò, prima che le labbra raggiungessero quelle di Jolene in un bacio languido e morbido. Continuò a sollevarsi, la sua mano tornò a guidare la risalita di lei con cura, mentre le labbra la sfioravano dall'altro lato. Un movimento delicato in cui il Serpeverde le toccò appena, accarezzandole senza violenza, velocizzando invece la risalita. Appena furono entrambi seduti, Elijah si staccò da lei. Erano stati solo pochi secondi in cui non si era sentito se stesso ma una persona diversa. Tornò a guardarla e la coltre di ghiaccio scese di nuovo con la velocità di una serranda rotta. Non poteva sentirsi diverso, la sua armatura l'avrebbe protetto. Non voleva allontanarsi da lei, però voleva capirla, voleva farsi trasportare. Cosa avrebbe fatto se poi quello fosse stato un viaggio senza ritorno? Per la miseria era tutto assurdo.
- Torniamo dove possiamo rialzarci e andare negli spogliatoi - le disse abbassando lo sguardo, cominciando a scivolare seduto sul ghiaccio con lei sopra. Lo avrebbe fatto finchè non avrebbero raggiungo l'ingresso della pista dove Jolene si sarebbe potuta rialzare e accompagnarlo negli spogliatoi per controllare i danni. Doveva cambiare argomento. Non era successo niente. Le sorrise.

 
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view post Posted on 27/7/2018, 19:53
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Appena il sussurro ebbe abbandonato le sue labbra, sembrò che esse non dovessero più essere sfiorate da fiato alcuno. Davvero quelle parole erano state modulate dalle sue corde vocali? E in quale remoto e incontrollato angolo della sua mente avevano preso forma?
Ma presto il respiro riprese regolare; capì che in quell'atmosfera tutto sembrava lecito: come in un ballo, non aveva fatto altro che seguire la guida del suo cavaliere in quel gioco di complicità e provocazione. Se era andata troppo oltre, lo aveva fatto nel tentativo di capire fino a dove si sarebbe spinto: era il suo modo di testarlo rispettando le regole che lui stesso aveva imposto.
Sentiva l'accelerazione nel ritmo al quale il petto del Verde-Argento si alzava e si abbassava sotto alla sua pelle, e ne venne colta di sorpresa. Fino a quel momento si era mostrato perfettamente sicuro di sé, chi avrebbe detto che quel passo in avanti lo avrebbe fatto vacillare?
Qualsiasi cosa si fosse immaginata, Jolene non rimase delusa da ciò che le venne riservato. Al contrario, una cascata di calore le percorse la schiena a partire dal tocco appena percettibile di Elijah, ora avvolto in una nuova sfumatura: un colore più caldo di quello che aveva pensato di attribuirgli, più tenue e velato, tanto da smuoverle una dolcezza inaspettata.
Naturalmente, non ci sarebbe stato nessun bacio. Jolene annuì: certo, si sarebbero alzati. Allora perché non accennavano a muoversi?
Il volto di Elijah tradiva, ora più che mai, come fosse scosso dall'interno da una lotta tra forze contrastanti. In confronto, Jolene era pura atmosfera: immobile, troppo rarefatta perché il vento la potesse scuotere, attendeva pazientemente che il mondo là sotto palesasse le sue intenzioni. La dolcezza sotterranea che la solleticava o qualsiasi altra emozione che stesse provando impallidiva di fronte alla forza del sentire reale delle persone in carne ed ossa.
Quale freddezza, accanto all'attività vulcanica di lui! Jolene provò spavento di fronte a se stessa, si aggrappò all'azzurro del suo sguardo con il desiderio di carpirne l'emozione e assorbirla dentro di sé. Forse erano stati affrettati nell'attribuire a lui il ghiaccio e a lei il fuoco: la verità si stava rivelando assai più complessa di una mera distinzione simbolica.
Infine, iniziò la risalita: un paradosso, per la verità. Se erano in procinto di allontanarsi, perché i loro occhi non cedevano all'abbandono? C'era qualcosa di sbagliato nella distanza che rimaneva costante: se solo si fosse accorciata, annullata, Jolene sentiva che qualcosa dentro di lei si sarebbe smosso. Se solo…
Elijah aveva intuito i suoi desideri; o, forse, semplicemente aveva deciso di assecondare i propri. Perché, d'un tratto, la sua mano smise di guidarle la nuca verso l'alto, mentre il suo viso continuava ad avanzare fino a quando lei dovette sbattere le palpebre per mettere a fuoco la sua espressione.
E poi, arrivò. Timido, leggero come il tocco di una farfalla: Jolene si lasciò accarezzare, beandosi di quel contatto ad occhi chiusi dopo un brevissimo fremito di fronte a una certa sorpresa. Lasciò che le sue mani scivolassero dietro al collo di lui, cingendolo in una carezza che gli fece appena indovinare il calore della sua pelle attraverso il cotone della maglia.
Non era il tipo di bacio che fa bruciare il fuoco nelle vene: più che un'emozione impetuosa, quello che finalmente riempì il petto della giovane era un dolce abbandono: quello che si potrebbe provare annullandosi tra le acque di un lago dorato di sole.
Quella situazione era assurda; ma qualcosa in quel contatto le sembrava estremamente giusto, come se tutti i pezzi del puzzle fino ad allora racimolati componessero quell'unica immagine. Era come se entrambi avessero sospirato nello stesso istante, e quel bacio era il nodo d'incontro dei lor respiri.
Quando finì, fu come se la strana atmosfera che li aveva circondati fosse giunta al punto di saturazione. Elijah abbassò lo sguardo, e la mancanza dei suoi occhi dopo tanto tempo si fece sentire prepotente.
Jolene avrebbe voluto sollevargli il mento e imporgli di guardarla nuovamente; gli avrebbe fatto capire che non doveva preoccuparsi, e che tutto quello che si erano limitati a fare era stato seguire il sentiero tracciato per loro.
Per il momento, però, lasciò che se la vedesse con se stesso; si rimise in piedi e aspettò che lui la imitasse. Se lo avesse visto in difficoltà gli avrebbe teso una mano, e un sorriso gentile lo avrebbe pregato di accettare il suo aiuto. Non erano forse lì per quello, per aiutarsi a vicenda? Quale altro motivo avrebbe mai spinto due perfetti sconosciuti ad iniziare ad esplorarsi in una locanda mal illuminata?
«Riesci a camminare?» Gli domandò, il miele nella voce e nello sguardo. Aveva abbandonato la malizia e ora tutto ciò che voleva offrire era il disinteressato calore umano. «Il ghiaccio dovrebbe aver marginato eventuali gonfiori, forse ti ha addirittura anestetizzato un po'. C'è qualcosa che ti fa particolarmente male?» Gli domandò mentre si avviavano verso lo spogliatoio. Gli avrebbe offerto il proprio sostegno in caso di necessità, ma qualcosa le diceva che quel fiero ragazzo non lo avrebbe accettato.



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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 28/7/2018, 15:42







Per pochi secondi erano stati un respiro solo, secondi in cui si era sentito in pace con se stesso. Ma era sbagliato, era tutto sbagliato! Aveva abbassato lo sguardo mentre ancora sentiva la morbidezza delle sue labbra sfiorare le sue. Erano di una dolcezza assoluta, così avvolgenti che Elijah aveva abbassato le palpebre senza rendersene conto. Erano scese piano, ciglia su ciglia, pronte ad annullare un contatto visivo che lo stava confondendo. Era sbagliato, era tutto sbagliato! Eppure le sue mani dietro al collo le sentiva ancora, una carezza che non aveva nulla di appassionato, ma tremendamente sensuale. Jolena era stata delicata, desiderosa di quel contatto ma anche timorosa. Poteva capirla, e più di tutto l'apprezzava. Non avrebbe dovuto fargli sentire le sue mani sulla pelle, non avrebbe dovuto! Avrebbe voluto che quel tocco non lo avesse mai abbandonato, era perfetto. Una parte di lui avrebbe voluto staccare la mano dalla pista e stringerla a sé, abbandonandosi di nuovo sul ghiaccio, senza peso. Quello sarebbe stato un errore madornale, ancora più sbagliato. Allontanarsi da lei era stato come tentare di staccarsi da un pezzo di cioccolato. Preferiva non pensarci non era proprio il caso. Non avrebbe dovuto baciarla, nella maniera più assoluta. Gli era sembrava la cosa più logica da fare...no, un attimo, non la più logica, ma la più naturale. Non l'aveva fatto perché la circostanza lo richiedeva, ma solo perché lo voleva. Vedeva ancora i suoi occhi, quel verde in cui si era beato e fatto cullare. Moriva dalla voglia di alzare lo sguardo per cercarli , per prenderli.
Scosse la testa mentre indietreggiava sul giaccio gelido e si rese conto che aveva dolore tra le costole. Sapeva perfettamente a cosa era dovuto. Cercò di fare un respiro profondo ma avvertì una fitta. Storse il naso in una smorfia. Per fortuna aveva la testa bassa e nessuno poteva vederlo.
Quando provò ad alzarsi, il dolore divenne più forte e puntorio. Mantenne la testa bassa quell'attimo che gli serviva per prendere fiato e darsi la spinta per sollevarsi. Per fortuna ora il respiro era tornato regolare, costante, e questo l'aiutò moltissimo. Strinse forte la balaustra e si ritrovò in piedi. Poi un respiro profondo e una nuova fitta.
- Si - rispose in tono asciutto mentre si incamminava verso gli spogliatoi. Doveva rimettersi in piedi, subito! Faceva un passo alla volta, mascherando alla perfezione tutte le sensazioni negative. Si sentiva uno schifo ad usare quel tono mentre la voce di lei scivolava sulle sue spalle come la carezza più bella che avesse mai provato. Aveva ragione, probabilmente il ghiaccio aveva anestetizzato il dolore sulla schiena, ma non era l'unico dolore che stava soffrendo in quel momento.
- Si, si... - ammise - ma non posso dirtelo - la voce divenne un soffio alle ultime parole, fece fatica ad udirle lui stesso. Un passo, un altro e poi, forse, sarebbe stato in salvo dal dolore, ma non da se stesso.
Quando arrivarono negli spogliatoi, Elijah si sollevò in tutta la sua altezza, gli occhi chiusi. Fece un sospiro profondo, un altro ancora e poi sollevò le palpebre. Gli occhi di Jolene erano lì per lui. Verdi, intensi, profondi e dolcemente soavi. Ma come aveva potuto pensare che la cosa giusta fosse non guardarli? Socchiuse le labbra ed inspirò. Si sentì subito meglio.
Maledizione! Doveva staccarsi da quegli occhi, dai quei due occhi che lo stavano trascinando in una realtà parallela. Chi era il ragazzo che stava guardando Jolene in quel momento? Non era lui! No, non c'era nulla di Elijah Sullivan in quelle iridi chiarissime che fissavano la ragazza in quel momento. Il Serpeverde, quello vero, era rimasto chissà dove, imprigionato nelle sue paranoie e nei suoi mille desideri di autodistruzione.
- Credo che quando siamo caduti, tu mi abbia infilato il gomito tra le costole - ispirò profondamente, la voce era dolcemente avvolgente. No, non era la sua. Entrambe le mani afferrarono i lembi della maglietta e la sollevarono fin sotto le ascelle - penso che sia successo qualcosa.
Era innegabile, era accaduto qualcosa. Ma cosa? Le indicò con lo sguardo il punto che gli doleva. C'era un piccolo ematoma non ben indentificato.
- Sei sicura di non esserti fatta male? - le chiese. Voleva esserne sicuro, non voleva aver fatto niente per niente. Indice e medio della mano destra si mossero guidati dall'istinto fino ad arrivar sotto all'occhio di Jolene. Ne sfiorarono lo zigomo con rispetto, disegnando una mezza luna sulla guancia fino al mento. Lì si staccarono piano, cercarono i capelli, li sfiorarono. Erano ardenti come quello che si sentiva nel petto in quel momento. Ma cosa accidenti sentiva? Cosa? Probabilmente si stava solo facendo trascinare dagli eventi. Le sorrise appena, lasciando che la sua espressione dura si ammorbidisse un poco. Niente di trascendentale, solo un pizzico di magia.



 
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view post Posted on 30/7/2018, 17:17
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La mente di Jolene rimaneva pulita da qualsiasi ripensamento: se mai ne sarebbero sorti, sarebbe stato un momento di silenzio e solitudine ad accoglierli. In compagnia di altre persone la sua attenzione era talmente assorbita da queste ultime che talvolta si sentiva addirittura svuotata di se stessa.
Lo stesso non si poteva dire di Elijah: la sua personalità rimaneva forte, il suo mondo il luogo dello scontro tra forze che sfuggivano al suo controllo. Nel corso degli anni la Rossa aveva incontrato altre persone simili, e ogni volta non aveva potuto fare a meno di confrontarle con se stessa. In quei casi, un'immagine le appariva di fronte agli occhi della mente: sempre la stessa, perfettamente simbolica e bellissima.
Notte stellata di Van Gogh riassumeva, a suo giudizio, tutto il contrasto che poteva esserci tra una come lei – un piccolo paesino dalle linee dritte e gli angoli retti, assorto muto in un sonno profondo – e uno come Elijah – onde di luce che si accavallano rabbiose in un cielo immenso. Nel dipinto, sembrava che lo scontro tra le stelle dovesse spezzare da un momento all'altro il minuscolo equilibrio delle abitazioni; e lei? Sarebbe stata trascinata via da quella marea celeste?
Chiuso all'interno delle sue elucubrazioni, Elijah le rivolse appena la parola nel tragitto verso lo spogliatoio.
«Sì, sì...»
Jolene si accigliò: aveva borbottato qualcosa? Solo un mormorio indistinto aveva raggiunto le sue orecchie; capì che lei non era la destinataria di quelle parole, che sembravano piuttosto un pensiero scivolato per sbaglio sulle labbra. Non avrebbe dovuto sentirlo, e se era successo era solo perché le note profonde della sua voce spezzavano prepotenti il silenzio anche quando sussurrava.
Si domandò che cosa potesse aver detto; ad ogni modo, per il momento era un'altra la questione che richiedeva la sua concentrazione. Controllare se si fosse fatto male, pensare ad un'eventuale cura. Questo era qualcosa che avrebbe saputo fare senza problemi: non c'era modo in cui
questa parte potesse prenderla alla sprovvista. No?
Per quanto la sua natura le suggerisse di agire solo nella misura in cui veniva stimolata dall'esterno, quasi fosse una bambola di pezza, Jolene si sforzò di cacciarla da parte. Questa volta era richiesta la sua presenza autentica, in carne ed ossa, perché non era una semplice spettatrice. Non sapeva come, ma sentiva di essere profondamente coinvolta all'interno della scena che si stava delineando.
E che ruolo aveva giocato? I suoi occhi sembravano assenti mentre fissava il piccolo ematoma sul busto di Elijah. Qualsiasi sensazione o impressione che potesse nascere in lei venne spazzata via da pungente senso di colpa. Perché non ci aveva pensato due volte, prima di dimenarsi come uno schiopodo senza nessuna ragione? Poco importava se l'entità dei danni fosse, a tutti gli effetti, trascurabile - non era niente che una pozione o un incantesimo non avrebbero potuto risolvere in un battito di ciglia.
E poco importava se lui non sembrava attribuirle nessuna colpa. Al contrario, la sua voce era più avvolgente che mai: pareva che volesse accarezzarla, non accusarla.
Il suo tocco le sfiorò la guancia, e Jolene chiuse gli occhi. Inspirò, lasciò che l'aria le bruciasse nei polmoni per uno, due secondi; espirò. Alzò lo sguardo fino ad incontrare l'ormai familiare gelo di lui, e si sorprese nel vederne cambiare la melodia ancora una volta. La musica si era ammorbidita, il ritmo si era mosso appena per incontrare il piacere dell'udito, ed era una carezza più fine di qualsiasi tocco. Cosa era successo dentro di lui per voltare pagina dello spartito? E cosa stava succedendo dentro di lei, dove un nuovo solletico sembrava spingerla a sorridere?
Gli angoli della bocca si incurvarono appena, mentre la piccola mano bianca si spostava per poggiare su quella grande di lui. La sfiorò appena, mentre la guidava lentamente lontano dai suoi capelli, nello spazio tra i loro corpi. Le dita indugiarono ancora, reticenti ad abbandonare il tenue calore che avevano scoperto nella pelle dell'altro.
«Non ho niente, Elijah.» Pronunciò lentamente, scuotendo appena la testa da una parte e dall'altra. «Scusami, avrei dovuto rendermi conto che era una cosa stupida farci cadere in quel modo. Credimi, l'ultima cosa che volevo era farti male. Quel livido… Senti dolore quando respiri?»

 
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