Etciù!, [privata]

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Yennefer;
view post Posted on 3/7/2018, 09:56




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| Yennefer Wright | Ex Tassorosso | Strega Adulta |
Dannata influenza. Non avrei dovuto dormire con la finestra aperta, lo sapevo! Per di più diverse zanzare avevano deciso di banchettare con il mio sangue ed ora mi ritrovavo ben tre vistosi morsi sulle gambe. Bene! Per di più il mio naso colava vistosamente. La giornata non sembrava iniziare nel migliore dei modi. Chiusi gli occhi, presi un respiro profondo e li riaprii. I morsi erano ancora lì e il muco pure. Dannazione. I morsi avrei potuto farli sparire con la magia o con qualche pozione, ma il raffreddore mi toccava sopportarlo per qualche giorno. Sebbene la magia fosse utile per risolvere la maggior parte delle cose, non tutto poteva essere eliminato con un semplice colpo di bacchetta. Beh, l'influenza era tra questi, per cui mi toccava essere paziente, alzarmi ed uscire. Misi i piedi a terra, sul tappetino che tenevo accanto al letto e sbadigliai. Fuori la giornata sembrava luminosa, ottima per fare un bel giro a Londra. Dopotutto mi ci sarei dovuta ambientare prima o poi. Il mio obiettivo era trovare lavoro al ministero, che si trova per l'appunto a Londra, ma se avessi fallito avrei comunque cercato lavor-...MA NO! Non avrei fallito. Mi impegnerò con tutta me stessa affinché ciò non accada! Dopotutto è ciò che ho da sempre voluto fare. MI alzai a con gli occhi ancora semi chiusi azzardai un pazzo sul pavimento.
-Niente pensieri negativi, la giornata va iniziata con positivitaaaaAHIA!

Capitolai a terra e la mia fronte colpì sonoramente il pavimento, fortunatamente su un tappeto. Ero riuscita ad impigliarmi sui vestiti che avevo abbandonato la sera prima proprio in quel punto, accanto al letto.
Tesoro, ti sei fatta male? Cosa è successo?
Sentii dire a mia madre dall'altra stanza, attraverso la porta ancora chiusa.
Niente mamma, sono solo inciampata nei vestiti..
Si chiama Karma tesoro. Quante volte ti ho detto di non lasciarli per terra, anche se sono da lavare, altrimenti rischi di inciamparci su?
Mi interruppe lei. Aveva pienamente ragione, me lo aveva ripetuto un migliaio di volte. Mi rialzai massaggiandomi la fronte e raccolsi i vestiti da terra mettendoli nella cesta. Se avessi ricevuto risposta dal Ministero e fossi stata accettata a lavoro, avrei preso una casa tutta mia probabilmente. Immagino già mia madre entrare in casa mia ed urlare per il disordine. Lei è una di quelle donne fissate con l'avere la casa sempre in ordine, il più possibile. Ma con due figli in casa, di cui uno ancora adolescente ed una appena fuori da questo periodo, è leggermente difficile tenerla costantemente linda. Fortunatamente per lei mio fratello durante il periodo scolastico viveva ad Hogwarts, come tutti i giovani maghi e ciò significava "meno disordine in casa" per mia madre. Io, forse come riflesso condizionato a questo suo comportamento, ero parecchio disordinata, ma ordinata nell'insieme. Nel senso che una cosa è ordinata per me, nel mio caos, e non per chi guarda tutto dall'esterno. Scavalcai le scarpe sul pavimento e mi avvicinai all'armadio. Durante la bella stagione il mio armadio traboccava di abiti colorati, floreali, bluse e gonne. Era la stagione che più preferivo, non c'era freddo, ma nemmeno la temperatura mite delle stagioni primavera ed autunno, durante le quali era cosi semplice ammalarsi.
-ETCIU'!
come non detto. Tirai su con il naso e presi un abbinamento. Forse dovevo prendere un po' di aria nuova e cercare di scongiurare i germi dal mio corpo. Feci una doccia e mi vestii. Londra mi aspettava!

Come sempre la città di Londra offriva diversi spunti per farsi trasportare e lasciare la testa lì, sopra le nuvole, lontana da tutto, chiusa dentro una bolla di sapone. Per un'appassionata di architettura e di antichità come me, la città di Londra era un calderone di spunti e di fascino. I Big Ben, la Tower of London, il London Eye! E' tutto così bello che resterei ore lì a guardare ogni singolo dettaglio, cercando di immaginare ogni elemento costruttivo, dalla sua progettazione alla sua posa in opera.

In fondo alla strada, a pochi isolati da me, si stagliava l'abbazia di Westminster. Affascinata, decisi di raggiungerla per potermi inebriare di guglie, archi rampanti, e volte a crociera. Con lo sguardo inebriato da tutto ciò e gli occhi fissi sul monumento, attraversai la strada senza rendermi conto che un mezzo di locomozione babbano era in rotta di collisione con me. Mi pietrificai sperando di non venire colpita.

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Edited by Yennefer; - 3/7/2018, 11:44
 
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view post Posted on 3/7/2018, 19:14
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Jolene


White



☇ Età: 20 | ☇ Strega Adulta

Thou wast not born for death, immortal Bird!
No hungry generations tread thee down;
The voice I hear this passing night was heard
In ancient days by emperor and clown
[..]



Quella giornata si era aperta all'insegna della poesia, in casa White. I versi di Keats uscivano dalle labbra di Jolene con naturalezza consumata, tante erano state le volte in cui Virginia le aveva chiesto di leggerli per lei.
Quella volta, la donna era intenta a sistemare delle decorazioni di frutta su una torta che aveva appena sfornato – non aveva mai avuto l'abitudine di dormire fino a tardi -, mentre la figlia faceva dondolare le gambe seduta sul davanzale della finestra. Di tanto in tanto, nei passaggi preferiti, la voce roca di Virginia accompagnava quella melliflua della figlia: il loro era uno strano duetto, troppo contraddittorio per essere armonioso, ma allo stesso tempo conservava una propria bellezza.
«...fled is that music: do I wake or sleep?»
Riservava sempre un'enfasi speciale al finale, e il suono di quell'interrogativo finale raggiunse anche Oscar, intento a leggere in soggiorno.
Jolene saltò giù da dove si era appollaiata e sbirciò l'opera di sua madre.
«Non sembra niente male.» Commentò, adocchiando la crema su cui troneggiavano le fragole fresche.
«Non è per noi, ma per Mrs Butler. Per ringraziarla dei biscotti che ci ha portato l'ultima volta.»
«Non sapevo che venisse oggi.»
«No, infatti. Sarai tu ad andare da lei e portarle i nostri dolci saluti.»
Sapeva di non poter controbattere. D'altra parte, per quanto non amasse la casa umida di Mrs Butler, non le avrebbe fatto male uscire una volta tanto. Ecco quindi che, passato il poco tempo necessario a indossare un vestito a fiori rosa e azzurri e a pettinarsi, si lasciò alle spalle l'uscio di casa con la torta ben protetta nel suo contenitore.
L'anziata Strega abitava dalle parti dell'abazia di Westminster, e Jolene colse l'occasione di fare una passeggiata.
Una volta sbrigata la commissione – e dopo aver ascoltato per un po' le chiacchiere incessanti della donna -, finalmente fu libera di andare.
Non si era allontanata di molto quando, a un incrocio, l'occhio le cadde su una gemella chioma rossa davanti a lei. Si rese conto tardi della vettura che la stava puntando: si slanciò in avanti e le gridò un avvertimento.
«Attenta!»
Nonostante la sua buona volontà, non sarebbe riuscita a fermare l'incidente, se la vettura non avesse frenato in tempo o se la ragazza non si fosse spostata. Con il cuore in gola, Jolene assistette impotente.




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Yennefer;
view post Posted on 17/7/2018, 15:21




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| Yennefer Wright | Ex Tassorosso | Strega Adulta |
Un forte rumore, stridulo. Una folata di vento e qualcuno che urla un "attenta". Una voce femminile. Feci un salto all'indietro per evitare lo scontro ma l'auto mi investì con uno dei pezzi più sporgenti, quello con uno specchio dentro. Che motivo c'è di specchiarsi mentre ci si sposta?! Certo che questi mezzi babbani sono proprio strani.
-AHIO!!
gemetti
-Mi scusi, è stata colpa mia..!
feci poi con una smorfia di dolore. Ero stata colpita al braccio sinistro e lo stringevo a me con il destro. Nel frattempo il babbano era sceso dall'auto e si apprestava da un lato a rimproverarmi e dall'altro a chiedermi se stavo bene e se non fosse nulla di grave. Intanto, una capannina di babbani e non mi stava lentamente accerchiando. Io intanto stavo accusando i primi sintomi, avevo capogiri e mi accasciai piano sul marciapiede. Se in un primo momento ero riuscita persino a scusarmi con il babbano alla guida, adesso mi stavo rendendo conto di essere quasi stata investita.
-Mi scusi p-per la sua auto..i-io..
cercai di fare seduta sul marciapiede. Mi mancava l'aria. Tutte quelle persone attorno mi facevano mancare l'aria.
-oh, sapevo che dovevo restare chiusa a casa oggi...!
feci poi quasi sottovoce. Intanto il babbano continuava ad urlare e preoccuparsi, alcuni erano arrivati a dargli man forte, forse testimoni. Altri invece stavano prendendo le mie difese.
-ETCHU'!
feci ed il braccio mi fece male. Che schifo la giornata di oggi. Forse la mamma aveva ragione, il karma prima o poi mi si ritorcerà contro. O forse la sfiga? Non che io sia mai stata una persona fortunata, eh! Tra la folla, una voce in particolare catturò la mia intenzione.
-Chiunque di voi sia stat-AHIA!
gemetti
-..dicevo, chiunque di voi sia stata ad avvertirmi ci tengo a ringraziarla..mi ha evitato dolori ben peggiori che limitati solo ad un braccio, o ad un polso..
feci un'altra smorfia di dolore e cercai di rialzarmi. Dovevo andare via da quella zona, quella gente mi stava soffocando. Avevo bisogno di prendere aria e zuccheri.

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post tremendo e scritto poco bene ma ho appena finito gli esami e sono ancora senza l'ispirazione adatta, sorry! Spero di fare meglio il prossimo :fru:
 
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view post Posted on 18/7/2018, 18:07
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Jolene


White



☇ Età: 20 | ☇ Infermiera

La donna sembrò rendersi conto del pericolo all'ultimo momento e fortunatamente ebbe la prontezza di indietreggiare: non fu sufficiente ad evitarle l'impatto, ma quanto meno ridusse la sua gravità.
Prima di poter annullare la distanza che le separava, Jolene venne anticipata da una piccola folla di curiosi che sembrò essersi Materializzata, tanto si era radunata in fretta.
Probabilmente la maggior parte dei presenti aveva già assistito a una scena simile: se non un incidente tra un'auto e un pedone, allora uno tra due biciclette, tra un'auto e un bus, le varianti erano numerose. Ogni volta che aveva luogo un evento spiacevole del genere, la scena era la medesima: i presenti si spartivano i ruoli come una compagnia teatrale che seguisse un copione.
Innanzitutto c'era la più offesa delle parti coinvolte: pronta a dare in escandescenze, si lamentava dei danni subiti, dell'assicurazione, dello spavento. Impersonava la vittima della tragedia, ignorando il fatto che, se davvero lo fosse stata, non avrebbe avuto la forza di gridare tanto forte.
C'era poi il capannello di curiosi intenti a mormorare confusi, a gridare a voce alta, a consultarsi scuotendo la testa con l'aria di chi avrebbe saputo fare di meglio.
In tutto ciò, a venire spesso dimenticato era il personaggio fondamentale dell'incidente: colui che l'aveva sperimentato sulla propria pelle. Anche in quel caso, nessuno sembrava preoccuparti davvero delle condizioni della donna o, se lo faceva, non era in grado di aiutare.
Jolene cercò di farsi largo verso il centro di quell'assembramento, ma la gentilezza dei suoi modi non era l'atteggiamento vincente. Solo quando cominciò a dichiarare a gran voce:
«Sono un'infermiera!» riuscì a farsi notare e ad aprire un varco.
Raggiunse la malcapitata nel momento in cui cercava di ringraziare chi l'aveva avvertita e tentava di sollevarsi dal marciapiede su cui si era accasciata.
«Vieni, appoggiati a me.» Avrebbe passato un braccio sotto alle spalle della donna, accompagnandola lentamente nel rimettersi in piedi per evitare che un movimento brusco le causasse un capogiro. Sperava che, riconoscendo la sua voce e avendo sentito la sua dichiarazione – non era realmente un'infermiera, non ancora quanto meno, ma sembrava che non vi fosse qualcuno di più competente – si sarebbe fidata abbastanza da farsi aiutare. Fortunatamente non era molto più robusta di lei, quindi avrebbe potuto esserle realmente di sostegno.
La scrutò con occhio attento, cercando di valutare i danni. Probabilmente la parte peggiore era stata lo spavento.
«Riesci a muoverlo?» Le chiese, riferendosi naturalmente al braccio: sperava che non fosse rotto.
Nel frattempo, l'uomo che l'aveva colpita si faceva sempre più pressante, tanto che Jolene gli scoccò un'occhiata impaziente.
«La prego, faccia silenzio e si allontani. Il suo specchietto non ha niente, non sta rischiando di svenire in mezzo alla strada.» Normalmente non amava usare quel tono tagliente, ma sembrava essere necessario.
L'ideale sarebbe stato portare la ferita in un ambiente più tranquillo, dove non fosse soffocata da tanti curiosi, ma prima voleva accertarsi che fosse abbastanza in forze. Ad ogni modo, le sue parole sembravano aver calmato in certa misura il Babbano: una volta spenta la voce più rumorosa, le altre si abbassarono istintivamente.




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Yennefer;
view post Posted on 11/8/2018, 15:43




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| Yennefer Wright | Ex Tassorosso | Strega Adulta |
La folla di curiosi mi circondava, gli occhi puntati su di me. Una signora parlottava con un'altra alla sua destra esprimendo il suo disappunto tramite diverse deformazioni delle labbra strette. L'altra agitava il suo ventaglio per farsi aria, i suoi capelli corti fin sotto l'orecchio si muovevano poco sulle punte, incollati tra loro con chissà quanta lacca spray o qualsiasi altra invenzione babbana per signore. Fissavo quelle punte muoversi desiderosa di avere l'aria fresca del ventaglio puntata su di me. Quella folla mi stava soffocando, iniziavo a vedere tutto il bianco e nero..finché una voce, che io senti come lontanissima, venne in mio soccorso. Un'infermiera, avevo sentito bene? Forse la giornata stava iniziando ad andare nel verso giusto. Mi serviva proprio qualcuno che si prendesse cura di me e che mandasse via quelle persone, liberandomi dal torpore nel quale stavo lentamente piombando. E così fu. La ragazza, molto simile a me sia per colore di capelli che per fisico, o almeno così mi sembrò tra un capogiro e l'altro, mandò via i curiosi e si occupò persino del babbano con il quale avevo avuto una colluttazione. I miei occhi si illuminarono nel vederla, finalmente qualcuno che piuttosto che stare lì a curiosare, si stava offrendo volontario per dare realmente una mano! Mi chiese se riuscissi a muovere il polso. Ci provai.
-Un po' si..ma..AHIO..sento dolore quando lo muovo troppo. Forse è solo una brutta contusione..
ipotizzai. Non ero certo un medimago, ne un infermiere. Lei di sicuro mi avrebbe saputo dire di più. Feci per alzarmi lentamente, appoggiandomi a lei. Adesso che la confusione stava via via scemando, l'aria stava iniziando a circolare meglio, non solo attorno a me, ma anche nei miei polmoni.
-Credo di aver preso solo un grande spavento, anche la testa sta smettendo di girare. Grazie per il tuo aiuto, sei molto gentile
feci portando la mano libera alla testa come a liberarmi del sudore dalla fronte o da qualche ciocca dal viso. Mentre mi trovavo a terra avevo visto giusto: la ragazza aveva la corporatura simile alla mia, per cui poteva sorreggermi senza essere sopraffatta, ma feci comunque in modo di bilanciare il peso in modo da non riversarlo in buona parte su di lei.
-Credo di riuscire a camminare da sola
feci due passi e mi fermai.
-Sì, credo di sì. Ho bisogno di aria fresca, zuccheri e sdebitarmi per il tuo aiuto. Che ne dici se camminiamo un po' in cerca del pub più vicino?
mi voltai verso di lei. Era una sconosciuta, ma sembrava un tipo del quale ci si poteva fidare.
-Certo, non voglio farti perdere tempo! Se hai impegni urgenti vai pure..ma io ci terrei comunque ad offrirti almeno un dolcetto per ringraziarti! Inoltre non so ancora se sono realmente stabile sulle mie gambe, per cui avere compagnia non mi dispiacerebbe affatto
Sorrisi ed incrociai le mani.
-Uuh ed il polso mi fa ancora male..!
conclusi con una smorfia.

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view post Posted on 13/8/2018, 16:31
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Il suo intervento sembrava aver convinto la piccola folla che non era necessario rimanere radunati di fronte a quel penoso spettacolo: piano piano i piedi cominciarono a muoversi, portando i proprietari a rincorrere nuovamente la scia delle proprie occupazioni.
Le condizioni della ragazza non sembravano gravi: una volta rimessa in piedi, avvertì subito un miglioramento nel giramento della testa. Jolene accolse la notizia con sollievo, e sorrise sentendo i suoi ringraziamenti.
«Figurati, non potevo certo lasciarti a terra, a volte in queste situazioni è difficile trovare qualcuno che sappia rendersi utile.» Omise il pensiero meno sereno secondo il quale quell'incidente era stato anche sua personale colpa: se fosse riuscita ad avvertirla del pericolo in tempo, tutto quel trambusto si sarebbe potuto evitare. Molti, nella stessa situazione, non avrebbero sentito la medesima responsabilità, ma in qualche modo Jolene aveva sempre visto la sicurezza e il benessere degli altri come un proprio dovere. Consapevole del fatto di non poter badare all'intera umanità, la sua inclinazione era infine sfociata naturalmente nella strada della Medimagia, della cura a posteriori che, alla fine dei conti, era il miglior contributo che potesse apportare alla comunità.
L'attenzione e la cautela nei suoi movimenti era rispecchiata dal modo di parlare, lento e scandito come i pochi passi in cui accompagnò la giovane. Presto, quest'ultima fu in grado di proseguire con la sola forza delle proprie gambe, sotto allo sguardo vigile dell'altra Rossa. I suoi riflessi non erano riusciti ad impedire lo scontro, ma non avrebbe permesso che fallissero nell'accorrere come appoggio nel caso in cui ve ne fosse stato bisogno. Fortunatamente, non vi fu necessità del suo intervento.
«Mi farebbe molto piacere.» Rispose così all'invito: il calore dell'espressione mostrava quanto quell'esclamazione fosse veritiera. Semplici gesti di gentilezza come quello suscitavano sempre la sua gioia. «Non ho nessun impegno urgente, stavo tornando a casa dopo aver consegnato una torta a un'amica di famiglia. In tutta onestà, potrebbe aver risvegliato il mio desiderio per qualcosa di dolce.»
L'espressione tornò a farsi seria di fronte alla smorfia di dolore dell'altra. Prima di avviarsi, volle accertarsi della gravità dei danni.
«Posso vederlo?» Tese la mano: se avesse avuto il suo consenso, avrebbe sollevato appena l'arto ferito, attenta a non premere per non provocare nuovo dolore, e avrebbe esaminato le sue condizioni. Normalmente, una frattura avrebbe compromesso l'allineamento delle ossa, ma a parte quello non c'erano veri indizi che distinguessero quel tipo di ferita da uno meno grave. «Se andiamo in un bar possiamo farci dare del ghiaccio, aiuterà a diminuire il dolore e prevenire il gonfiore.» Meditò un istante, infine decise di azzardarsi a capire se quella che aveva di fronte era o meno una Strega. Nulla nel suo aspetto lo lasciava presagire ma, allo stesso tempo, anche Jolene aveva un'aria del tutto ordinaria. Se fosse appartenuta alla comunità Magica, sarebbe stato più semplice occuparsi del suo posto nel caso di una frattura. «Certo che sarebbe comodo un pizzico di magia per risolvere questo tipo di inconvenienti, vero?» Una breve risata avrebbe fatto passare per innocente battuta le sue parole, nel caso in cui l'espressione sul volto dell'altra si fosse mostrata troppo perplessa.

 
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Yennefer;
view post Posted on 19/8/2018, 14:40




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| Yennefer Wright | Ex Tassorosso | Strega Adulta |

La ragazza accettò ben volentieri il mio invito ad offrirle un dolce. Dopotutto in qualche modo dovevo pur sdebitarmi e poi chi mai rifiuterebbe un dolcetto? Feci un gran sorriso quando accettò e ne fui davvero contenta. Se non fossi riuscita ad instaurare un rapporto di conoscenza, perlomeno avrei passato un buon pomeriggio in sua compagnia. Sebbene non la conoscessi, qualcosa in lei mi era familiare. Eppure non sapevo spiegarmi cosa. Forse l'avevo incontrata per strada e mi era rimasta in mente? Oppure in qualche negozio babbano? O forse erano solo la capigliatura e l'aspetto fisico che ricordava me ad ingannare la mia memoria.
-Si, forse è meglio. Cerchiamo il bar più vicino, vediamo se hanno del ghiaccio.
feci mi guardai attorno alla ricerca di un prossimo punto ristoro. Attorno a noi non sembravano esserci bar, il più vicino doveva essere al prossimo isolato. Il polso mi doleva, non volevo che gonfiasse. Chi vorrebbe andare i giro con una mano che sembra un guantone da Cercatore? Tenni questa battuta per me. La ragazza non aveva tratti particolari che la collocassero facilmente tra maghi o babbani. E se fosse stata una babbana e mi avesse chiesto cosa fosse un cercatore io cosa le avrei risposto? No, meglio tenere la battuta per me. Eppure qualcosa in lei mi ricordava..
Certo che sarebbe comodo un pizzico di magia per risolvere questo tipo di inconvenienti, vero?
Magia.
Ecco cosa mi ricordava! Dove l'avevo vista, dove l'avevo vista? Oddio, me e la mia memoria da pesce rosso. Rosso. Capelli rossi. Ma certo! Frequentava i corsi ad Hogwarts! Era una delle poche ragazze dalla capigliatura di fuoco del mio stesso anno. Spalancai la bocca meravigliata e strabuzzai gli occhi. Dovevo avere di sicuro un'espressione demenziale ma mi fu spontaneo reagire così.
-Io..
come dirglielo? E se mi stavo sbagliando? E se la mia memoria mi stava ingannando e quella era una babbana qualunque che non avevo mai visto e la stavo confondendo con un'altra persona?
-Tu..
continuai indicandola. Dovevo trovare un modo per dirglielo e salvare la faccia nel caso in cui fosse stata un'altra persona. Jane? Georgette? Jocey? Joel?
-..ci siamo già viste per caso?
feci infine.
-Certo, se si potesse usare la magia il mio polso sarebbe già apposto ah aha ah
terminai con una risata nervosa. Lo shock di prima aveva accumulato in me una scarica di adrenalina che stavo via via smaltendo. Se la ragazza fosse stata una babbana sarei di certo apparsa ai suoi occhi come poco sana di mente. In tal caso mi sarei allontanata continuando a ridere e l'avrei lasciata nel dubbio. Ed il dolce? Ma certo, giusto. Allora le avrei offerto il dolce e poi sarei andata via sparendo dalla sua vita prima che chiamasse i medimaghi babbani per rinchiudermi in quelle strane strutture che i babbani usano per la gente poco sana di mente.
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view post Posted on 21/8/2018, 21:06
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La loro meta era definitivamente stabilita: Jolene era contenta di incamminarsi verso un bar in compagnia di una sconosciuta, come se niente fosse. Incontri di quel genere la mettevano sempre di buon umore, in quanto non amava la diffidenza mostrata dalla maggior parte delle persone. La giovane di fronte a lei sembrava agire sulla scia di una spontaneità tangibile, la medesima che guidava i suoi stessi movimenti. Da quel che poteva vedere, si sentiva rispecchiata nell'altra, il che rendeva ancora più piacevole la prospettiva di approfondire la sua conoscenza. Ma davvero si trattava di una semplice estranea?
Il volto di Jolene sembrò cristallizzarsi nell'immobilità per alcuni secondi: contrapposto all'evidente stupore dell'interlocutrice, un cipiglio confuso ridisegnò i tratti della White. Quella che aveva di fronte non era la consueta reazione che poteva avere una Babbana: la consapevolezza di ciò bloccò la sua risata sul nascere. Quegli erano gli occhi spalancati di qualcuno che
sapeva. La donna sembrava essere stata colpita da una rivelazione folgorante, che le aveva acceso il volto come una lampadina sotto una scarica elettrica. Ma non si trattava, come inizialmente suppose Jolene, della pura sorpresa nel capire di trovarsi di fronte un altro membro della Comunità Magica.
«...ci siamo già viste per caso?»
Al pari di un interruttore sonoro, quella domanda fece definitivamente scattare l'attenzione di Jolene. Fino a quel momento, l'incidente e il polso ferito avevano occupato prepotentemente la sua mente, catalizzando la sua vista su pochi dettagli e lasciando tutto il resto come avvolto dal fumo. Ecco perché non si era nemmeno presa la briga di guardare bene chi aveva di fronte: ora che lo faceva, riconosceva in lei qualcosa di familiare.
«Ora che mi ci fai pensare, nemmeno il tuo viso mi è nuovo.» Mormorò ancora sovrappensiero. Se la donna si era resa conto di conoscerla nel momento in cui aveva tirato in ballo la Magia, allora l'eventualità più probabile era che si fossero viste a Scuola. Ciò era decisamente plausibile, anche considerando le loro età compatibili.
«C'è la possibilità che abbiamo frequentato la stessa scuola, forse?» Domandò lentamente, scandendo le parole a una a una per dar tempo alle proprie meningi di macinare i ricordi. Era vero che gli anni ad Hogwarts erano stati vissuti da lei quasi come in un sogno, ma a furia di rivedere gli stessi visi per anni e anni avevano finito per assumere una certa vividezza nella sua mente.
Addirittura, si sentì abbastanza sicura di rischiare un'ulteriore mossa. «Se non ricordo male, all'epoca i tuoi colori prediletti erano il giallo e il nero.» Sorrise, sperando che quel gesto amichevole potesse in qualche modo salvarle la faccia nel caso in cui avesse sbagliato tutto.
Aveva parlato mentre nella mente visualizzava una precisa immagine, uno dei tanti dettagli captati durante l'adolescenza. Allora il peso della realtà era troppo schiacciante perché potesse sostenerlo integralmente: poteva sopportare solo piccoli pezzi, che raccoglieva come tessere di un mosaico che non avrebbe mai potuto contemplare nella sua vastità. La sua memoria era piena di quel genere di dettagli: scorci di discorsi, odori o sapori, ma per lo più immagini. Una di esse voleva le estremità di una chioma rossa morbidamente collocate sopra alla divisa scolastica, alcune ciocche ad interrompere la regolarità con cui le righe gialle e nere si susseguivano sulla cravatta femminile. Il volto era tagliato da quella istantanea rubata, ma avrebbe giurato che fosse lo stesso che ora aveva di fronte.


 
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