La Guida dell'animo

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view post Posted on 12/7/2018, 12:25
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isshonome
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Giornate calde, secche e soffocanti. Cosa ci si poteva aspettare dalla stagione estiva senno' questo? Il lungo giaccone bianco era stato lasciato a casa, insieme al grande e avvolgente sciarpone. Vestiva solo i suoi tipici indumenti, ora in lino, delle varie tonalita' del viola. Bambu' in mano, la destra, dettava il ritmo e scandiva il passo. Aveva fatto un giro per l'acquario magico del centro londinese, concedendosi quella giornata di non lavoro per l'intrattenimento. Da poco oramai si era dato alla vita con gli animali, avendone sentito il richiamo e echeggio dal passato e confermandolo con l'acquisto del nuovo ospite ora residente sotto la spalla del suo grande vestiario in lino. Sentirai ancora piu' caldo la' sotto, Saru-baka (scimmietta stupida). Era stata traumatizzata da alcune creature dell'acquario, decisamente piu' grandi e mostruose di lei, tanto da farla rifugiare, appunto, sotto l'indumento. Forza, vieni fuori... Stuzzicava docilmente con i polpastrelli della mano sinistra la creatura che, cominciando a prender coraggio, usci' per il momento solo la piccola testolina con il muso innocente. Tieni, una corteccina. Avanzo' il pasto preferito della scimmia criminale, per tranquillizzarla ulteriormente. Sicuramente, non ti ci porto piu' in quel posto. Abbiamo capito e scoperto che tu e i marini non andate d'accordo. Sorrise, facendosi beffa della scimmia che, come se lo avesse capito, scimmiotto' qualcosa prima di rintanarsi nuovamente sotto il vestiario, offesa. Suvvia... ridette piu' forte, facendosi possibilmente confonder per un pazzo per strada. Pure permalosa. Sbuffo' subito dopo. Chiedo scusa Ambipom, non diro' piu' nulla, promesso. Non ne volle sapere la creatura, rimanendo rintanata. Volto' lo sguardo, mantenendo il sorriso, in avanti, verso quella che sembrava esser una fontanella posta al centro di piazza, sotto delle grandi querce installate in delle enormi aiuole di contorno alla piazza. O, eccoci qua. Facciamo rifornimenti amico mio. Avanzo' leggermente piu' rapido. La calura della stagione gli asciugava terribilmente la gola, portandolo ad assumere un tono di voce piu' rauco, mentre la scimmia era dalla stessa mattina che non toccava acqua e farla bere era prima priorita' del suo padrone odiato-amato in quel frangente. Poggio' momentaneamente il proprio bastone sul fianco della fontana, afferro' di forza la scimmia dall'interno del sotto spalla e l'avvicino' all'acqua. Forza, capisco esser offesi, ma cosi ti secchi come i pomodori, piccola ottusa. Questa, Ambipom, sembrava aver messo da parte la momentanea partaccia del giapponese e salto' letteralmente dentro la fonte, bagnando lo stesso Issho e dando spettacolo come al circo. BAKA! Non riesci proprio a far meno l'irruenta. Nuovamente, rapidi gesti l'afferrarono per calmarla mentre quella emetteva versi quasi disperati per voler continuar a divertirsi con l'acqua. UUUuuHHUHUHU HAHAHA HUHUHUHUH uhuhuhuh. Ferma, ferma ...Stai buona, ferma, brava scimmia....Si dimenava fra una mano e l'altra, risalendo ora un braccio per percorrere la spalla dello stesso e riscendere da quell'altro arto. Mi farai uscire pazzo. Passo' una manciata di minuti in questo modo quando un cambio scena avrebbe mostrato Ambipom fisso, immobile e tutto bagnato sotto il sole ai piedi della fontana, come se fosse in punizione. Doveva asciugarsi. Guarda qui che lavori tocca fare. Sorrideva. Alla fine quel rapporto in contrasto non gli dispiaceva piu' di tanto. Per lo meno lo intratteneva. Tornerai sopra la tua adorata spalla solo dopo che sarai completamente a pelo asciutto. Diceva rivolto verso la propria creatura, che non lo calcolava minimamente ma restava li' ad osservare il nulla dinanzi a se, perso fra cielo sereno, giochi di luci e ombre e via vai di gente piu' distante da loro.

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view post Posted on 15/7/2018, 18:29
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Casey BellGrifondoro 11 anniI anno





"Il pensiero distrugge l'intuizione, e l'uomo, strappato dal seno della propria madre, erra senza patria sedotto da vane illusioni, da cieca insensibilità, finché l'immagine stessa del pensiero ridona al pensiero la nozione della propria esistenza, insegnandogli a dominare come un signore, ma anche a obbedire come un vassallo, nella più profonda e più ricca miniera dischiusagli dalla madre-regina." - E. T. A. Hoffmann, "La principessa Brambilla"

L'estate era la stagione preferita di Casey. Non ci voleva molto a capire il perché di questa preferenza. Innanzitutto ad agosto lei faceva il compleanno, e questa era una delle poche certezze che la ragazzina aveva su se stessa; in secondo luogo le vacanze estive le permettevano di approfondire i suoi interessi e di conoscere cose che non riguardavano per nulla le materie di studio. Ad esempio curiosando fra gli scaffali delle librerie era riuscita a mettere le mani su qualche rivista d'arte e album di qualche gruppo rock anni settanta che le piacquero molto. Era tornata più volte per sfogliare i cataloghi di Dürer, di Bosch e di altri autori fiamminghi le cui immagini ricche di dettagli, senza capirne il motivo, la attraevano e che lei associò in qualche modo al periodo che stava vivendo. In fondo non le importava granché nemmeno di trovarsi lontana da Hogwarts. Le bastava ben poco: Julius, il rapporto con Drinky e la possibilità di girovagare per le strade di Londra senza che nessuno la scocciasse. Tuttavia le vacanze portavano con sé anche qualche malessere: la nullafacenza non solo conduce alla mancanza di inventiva ma anche a rimuginare più facilmente, e, nonostante la sua vivacità e tutti i buoni propositi che si era prefissata, fu proprio quello che accadde a Casey. L'ultimo anno era stato per lei parecchio faticoso. Era stata catapultata in un mondo del tutto nuovo, le era stato detto che era una strega e in più stava crescendo. La sua crescita non implicava unicamente lo studio delle materie magiche e l'acquisizione della progressiva consapevolezza del proprio potere purtroppo, ma anche una crescita fisica. Per tutti gli anni che aveva passato all'interno dell'orfanotrofio, perlomeno da quando ne aveva memoria, non si era mai posta problemi come quello di "piacere a qualcuno" o "di non avere autostima". Queste problematiche, vuoi per il raggiungimento di una certa età, vuoi per una coincidenza di eventi e per il contatto con studenti più grandi, paradossalmente erano sorte proprio durante il suo primo anno ad Hogwarts. Casey non si era mai sentita così, con l'acqua alla gola, prima. Non si poteva stabilire il principio di quei pensieri e di quelle sensazioni, erano comparse e basta e l'avevano presa totalmente alla sprovvista. Si metteva a paragone con gli altri, e questo la catapultava ogni volta in un turbine emotivo incessante che la sballottava di qua e di là senza raggiungere una soluzione o una semplice tregua con se stessa. Camminando per le strade di Londra, presa da tali pensieri e comparazioni, non si rendeva conto nemmeno di dove stesse andando e i suoi occhi erano ciechi nei confronti di quel che le stava attorno e delle persone che le camminavano accanto. C'erano momenti in cui la rabbia nei confronti della sua persona e di quella degli altri le faceva venire la voglia di distruggere tutto e di schiantare chiunque le capitasse a tiro, e altri in cui la tristezza era tale da isolarla dal resto del mondo, come se si trovasse all'interno di una sfera invisibile impenetrabile dai suoni e da qualsiasi fenomeno esterno. Quel giorno era uno di quelli tristi. Il parco non era mai stato così verde in mezzo al gran caldo estivo eppure lei camminava fra gli alberi ignara di cotanta bellezza, come se questa fosse più effimera di qualsiasi pensiero. Non si accorse nemmeno che proprio lì, vicino a dove stava passeggiando, uno spettacolo a dir poco insolito stava prendendo piede: una scimmietta sguazzava fra le acque di una delle tante fontane del parco. Insomma, noi tutti ci penseremmo due volte prima di definire abituale una scenetta del genere nell'habitat uggioso e fin troppo europeo di Londra, ma Casey, che stanca di camminare si era pure seduta su una panchina di fronte, nonostante tenesse lo sguardo fisso sulla scimmietta e sul suo eccentrico padrone, era talmente concentrata nel rimuginio che i suoi occhi si erano persi nel vuoto. Le elucubrazioni smisero di turbinare solo nel momento in cui nell'aria riverberò un'esclamazione:
- BAKA!
Casey, che non sapeva per nulla cosa quella parola volesse dire, sconcertata riuscì a mettere a fuoco la mente sul presente e finalmente li vide. Una scimmia? Ad Hyde Park? Questa sì che era bella! Quando l'esserino venne trascinato via dall'acqua in cui aveva sguazzato come un delfino alla ragazzina venne una disperatissima voglia di accarezzarlo. Per Merlino, non aveva mai visto una scimmia. La sua esperienza con gli animali si era fermata ai gatti e ai gufi e quella le sembrò un'ottima occasione per ampliarla. Notò con piacere anche che la bestiola avevo lo sguardo fisso verso la sua direzione. Non sapeva esattamente se stesse guardando lei ma le sembrò un ottimo approccio iniziale. Fremente scattò in piedi, raggiunse i due e con simulato imbarazzo chiese all'uomo:
- Salve, signore! Ma che bella scimmietta! Come si chiama? Posso accarezzarla?



Edited by Casey Bell - 15/7/2018, 21:20
 
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view post Posted on 15/7/2018, 23:17
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Il sole si faceva sempre piu' alto e i suoi raggi potenziavano quel loro calore tipico della stagione. Ci vollero un paio di minuti solamente perche' il corto pelo della scimmia asciugasse interamente, come per sottolineare il caldo atipico di quei giorni estivi londinesi. Nonostante la missione compiuta, Ambipom non pensava nemmeno di muoversi...rimaneva ancora fissa e immobile a fissare il vuoto. Ci volle uno sguardo del giapponese nella stessa direzione della scimmia per capire il perche'. La furba quadrupede aveva adocchiato la sua nuova preda, il suo intrattenimento, la sua curiosita' ma, stranamente, non volle fare la prima mossa; il motivo dietro quell'azione non portata avanti era da ricercare nel fatto che la stessa individua che si faceva sempre piu' vicina alla coppia sembrava esser ancora piu' curiosa dell'animaletto. O per bacco. Era una giovanissima ragazza. Altezza media per l'eta' che poteva dimostrare, 10/11 anni, una ragazza frequentante quasi sicuramente le scuole ancora. Occhi verdognoli muschio che si palesavano forti e sicuri grazie a uno sfondo nero derivante dai capelli lisci. Un aspetto che mostrava snellezza e slancio, fierezza e forza, forse i tratti tipici delle giovanissime foglie che erano i bambini o ragazzi che chiamar si voglia. Voce e comportamento misurato, chiedevano di poter accarezzare la scimmia, ancora immobile, ricercandone anche il nome. Prego, si figuri....si chiama Ambipom. So ancora poche cose che posson piacergli, ma so per certo cosa non gli piace: il sottoscritto qui presente. Sorrise, mostrando il suo carattere distinguibile. Un sorriso che si poteva avere nei confronti dei nipoti. Quella ragazzina gli faceva tornare in mente un Issho piu' giovane spinto dalla curiosita' dell'esser bimbi e dinanzi all'umile padre a insegnargli. La scimmia si sarebbe lasciata prendere, accarezzare....avrebbe avviato il suo lavoro di indagine, muovendosi con movimenti rapidi per la testa e spalle della ragazzina, mordicchiando senza pressare una delle due spalle dalla pelle chiara. Puoi star tranquilla, e' docile in fin dei conti....ma non ti fidar troppo di quello sguardo tenero e quei occhi grossi. E' una piccola peste dentro. Sorrideva ancora, avvicinandosi con l'aiuto del suo bastone alla bimba. Dimmi cara, cosa ci fa una cosi' giovane donna in un parco come questo in un estate sin troppo calda per passarla in citta'? Sorrise, ponendo avanti la mano destra. Piacere, Issho. O si, tranquilla per la pronuncia ma avrai capito che non son di queste parti ehehehe. La terra del sol levante e' la mia patria. Avrebbe eventualmente stretto la mano. Solo quando sarebbe stato piu' vicino avrebbe potuto indagare ulteriormente con l'occhio abile sinistro il resto dell'aspetto della ragazza che mostrava caratteristici Nei in quella tela bianca chiara che era la carnagione. Aveva una bella aura, quasi pacifica e sin troppo tranquilla...un bianco perlaceo che veniva esaltato da quel splendido sole ristorante gli animi che ora generava ombra dalla statura del giapponese sulla ragazza. Chino' leggermente il capo a sinistra, domandando con la piu' possibile della cordialita' e rispetto: E tu? Come ti chiami piccolina? A veder ancora meglio, si sentiva quasi a disagio nel comunicare con una persona cosi' giovane. Cominciava a prenderla quasi come una sfida, il relazionarsi con gente piu' giovane poteva portarlo a comprender meglio quella societa' inglese, anche se mancava ancora un tassello fondamentale al cieco: si sarebbe trattata di una babbana? O forse una strega? La domanda poteva al momento esser rimandata, le presentazioni rimanevano uguali nella forma per entrambi i schieramenti sociali.

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view post Posted on 16/7/2018, 18:43
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"Il pensiero distrugge l'intuizione, e l'uomo, strappato dal seno della propria madre, erra senza patria sedotto da vane illusioni, da cieca insensibilità, finché l'immagine stessa del pensiero ridona al pensiero la nozione della propria esistenza, insegnandogli a dominare come un signore, ma anche a obbedire come un vassallo, nella più profonda e più ricca miniera dischiusagli dalla madre-regina." - E. T. A. Hoffmann, "La principessa Brambilla"

Casey sorrise alle affermazioni dell'uomo. Si accovacciò sulle ginocchia per abbassarsi all'altezza della scimmietta. Totalmente presa da quella novità non aveva nemmeno alzato lo sguardo per guardare in faccia il suo padrone.
- Ma ciao Ambipon! Lo sai che sei proprio una bella scimmietta? - avvicinò una mano al suo pelo ispido e le accarezzò la testa. Con quel solo tocco la bestiola parve emozionarsi. Le prese con le piccole mani il pollice e, ricordandole Julius quando faceva le fusa, desiderosa di attenzioni e curiosa di capire chi Casey fosse, le si arrampicò sul braccio per poi arrivare alla sua spalla destra. Da lì Ambipon prese a scorrazzare sulla sua schiena, analizzando i tessuti dei vestiti, passandole i polpastrelli fra le ciocche nere per constatarne la liscezza e/o la presenza di qualche pulce (che ovviamente non c'era), contandole perfino i nei, o perlomeno quella fu l'impressione che le diede. La ragazzina si mise a ridere e girava la testa a destra e a sinistra per vedere dove la scimmietta si stesse andando a intrufolare.
- Così mi fai il solletico!
Non pensava di far amicizia così facilmente con quell'animaletto. Non appena questo si riposizionò su una delle sue spalle la ragazzina lo prese fra le braccia e lui si abbandonò ad esse guardando sornione il suo padrone. Di conseguenza anche Casey finalmente alzò lo sguardo e lo vide. Non seppe come riuscì a mantenere ferma la sua espressione. Si sforzò di non guardarlo dritto negli occhi, anzi dritto nell'occhio ferito e di non mostrare lo spavento che a primo impatto quel volto le aveva procurato. Dopo qualche istante si raccapezzò e gli sorrise, dato che si era rivelato un uomo cordiale, oltre che essere il padrone di una scimmia. Sebbene il volto e il suo occhio destro fossero tagliati in due di netto da una profonda e orribile cicatrice, era un uomo di bell'aspetto. I suoi tratti orientali entravano in netto contrasto con la sua altezza e l'iride cerulea e questo gli donava un'aura affascinante e del tutto fuori dal comune. Aveva i capelli brizzolati e sulla sua pelle sembrava comparire l'ombra di qualche ruga, in particolar modo mentre parlava, e queste fece capire a Casey ch'egli avesse più o meno superato la quarantina. Inoltre un bastone da passeggio di bambù e i vestiti di un viola acceso lo rendevano praticamente eccentrico. L'uomo si faceva notare, tutti i passanti posavano lo sguardo su di lui e sulla sua scimmietta e Casey si disse che non si sarebbe stupita se avrebbe scoperto che lui era un mago.
- Io abito a Londra, signore. Fuori è sempre meglio che dentro e speravo ci fosse un po' più di fresco nel parco.- gli disse.
- I- issho? Che cosa significa questo nome? - gli chiese, anche se, rifletté, non per forza tutti i nomi devono avere un significato. Per esempio il suo che caspita voleva dire?
- Io mi chiamo Casey, Casey Bell. - *Piccolina? Io non sono piccolina* pensò.
Gli allungò la manina per stringere la sua cercando di sostenere Ambipon con un solo braccio. Non sapeva esattamente come sentirsi in quel momento, se imbarazzata o contenta di fare una nuova stramba conoscenza. Senza dubbio era felice di aver potuto metter le mani sulla scimmietta che continuava ad accarezzare e guardare con dolcezza mentre parlava con Issho, e di sicuro una conoscenza del genere poteva essere ben più interessante di quella con un qualsiasi suo coetaneo.

 
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view post Posted on 16/7/2018, 22:31
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I due sembravano andare piu' che d'accordo. Lei lo accarezzava senza paure o tensioni e quella, la scimmia, si beffava del giapponese facendosi fare di tutto senza opporre resistenza. Ruffiana.... Avrebbe detto, specificando subito dopo. Mi riferisco a quella peste ovviamente, mia cara. Sorrise, grattandosi ancora il capo e cercando di trovar riparo da un sole che, ora mossosi lungo il suo asse, veniva a illuminare quel piccolo spazio dove i due individui e l'animale stavano. Ooooo, sei la prima che me lo chiede, Casey. Avro' modo di spiegartelo in breve, pero' che dici se prima prendiamo posto in quella panchina li' sotto la quercia? Ho una eta' certa e il sole non mi fa impazzire ehehehe. Giocava un po sulle differenze d'eta', per lo meno era un modo per intrattenere il dialogo interessante. Avvisto' subito dopo la panca libera all'ombra e al fresco di un grosso arbusto quercioso e vi si sarebbe seduto, sperando di esser seguito dalla dolce ragazza che fino ad'ora sembrava molto educata e rispettosa, anche se, giustamente, leggermente mostrante una titubanza ben celata dopo la vista rivolta verso il volto del giapponese. Issho, propriamente, non vorrebbe voler dir tanto in se', pero' spesso in Giappone viene usata insieme alla particella Ni, e vuol dire principalmente ``collettività``, un ``insieme``. Pa-san e Ma-san decisero di affidarmelo per lasciarmi un messaggio, un compito: credere nella comunita', nella collettività e lavorare insieme, fare gioco di squadra, in ogni campo. Si perse con lo sguardo nel vuoto, pensando a quella infanzia in cui i suoi per la prima volta gli spiegarono il senso dello stare insieme. Torno' con i piedi per terra in una paio di secondi. E solo a distanza di anni ho capito il senso di quelle parole e tutt'oggi li ringrazio. Cerca sempre di far gruppo e stare bene nella societa'. Preoccupati per essa e avrai un bel posto dove stare. Preoccupati dell'insieme delle cose e pensa tutto come un risultato da ottenere per ogni persona del tuo mondo, del tuo insieme. Si grattava ancora il capo. Non erano passati nemmeno 10 minuti che gia' si era ritrovato a far discorsi troppo profondi con una ragazzina che eventualmente voleva solo trascorrere del tempo con un animale curioso da trovare in quella Londra in estate. Perdonami, mi lascio prendere delle volte. Pero' son fatto cosi', tendo a lasciar qualcosa alla gente che incontro. Tanti me lo fanno notare questo, chiamiamolo, difetto...anche al minist--.. Si fermo' subito dopo. Non sapeva ancora lo status della fanciulla e non poteva lasciarsi scappare parole equivoche per un babbano. E tu Casey? Cosa hai da consigliar a un tipo strambo con una scimmia? Nuovamente sorriso. Fa sempre bene scambiarsi pareri e consigli. E' l'unica cosa che non conosce eta'.

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view post Posted on 24/7/2018, 13:27
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Un'ondata di dolcezza aveva investito la bambina. La scimmietta, dopo averla analizzata per bene, le si era accoccolata fra le braccia e le si strusciava languidamente. Casey nel mentre con le dita le distribuiva dei grattini sulla pancia e dietro le orecchie, proprio come faceva con Julius. Non poteva non nascerle un sorriso di tenerezza sulle labbra anche se fino ad allora era stata afflitta dai pensieri che le avevano fatto vivere una mattinata nera. Gli animali a volte sono una cura perfetta per l'essere umano, e in generale il contatto, un semplice abbraccio, vale più di mille consigli e frasi consolatorie.
- Certo! La panchina su cui ero seduta prima è ancora vuota.
In effetti il sole era a picco su di loro e i suoi raggi si riflettevano nelle increspature della fontana abbagliando tutti i passanti. Casey si sarebbe alzata accompagnando delicatamente Ambipon sulla sua spalla per poi condurre l'uomo a sedersi. Si sarebbe messa alla sua destra e la scimmietta avrebbe disceso il suo busto per accomodarsi sulle sue ginocchia proprio come un bimbo piccolo. Fortunatamente una leggera brezza attraversava le fronde degli alberi che coprivano la zona di prato in cui si trovavano e questo gli permetteva di respirare un po' più profondamente.
La ragazzina ascoltò la spiegazione di Issho. Spesso nei discorsi degli altri ognuno di noi tende ad identificarsi, anche se in maniera diversa e del tutto soggettiva. Le esperienze di vita sono sempre differenti ma portano molte volte al raggiungimento delle stesse conclusioni. Casey però in quel momento si percepì totalmente al di fuori di quel discorso. Nella sua vita non si era mai sentita parte di un gruppo. Forse tutti se lo aspettavano da lei perché era stata smistata in Grifondoro, la casa dei coraggiosi e dei nobili d'animo, per la nomina che loro avevano, anche se non riusciva a spiegarsi perché sarebbe dovuta essere esattamente come i suoi compagni. Non riusciva a credere nella comunità e nella collettività, non riusciva a lavorare assieme ad altri, a fare gioco di squadra. Non riusciva a fidarsi degli altri a pelle. Non sapeva perché, forse l'unica causa possibile era il modo in cui era stata schernita in passato da molti suoi coetanei, per la sua "diversità", non tanto perché fosse una strega, bensì per i suoi modi di fare e pensare eccentrici. Non era mai cresciuta in fretta come gli altri, non aveva mai avuto un punto di riferimento che le illustrasse la via retta del comportamento sociale.

- Perché uno dovrebbe trovarsi bene nella società, Signore?
Disse con lo sguardo perso nel vuoto. Alcuni attimi di silenzio avevano seguitato la spiegazione dell'uomo giapponese, lasciandola immersa nuovamente nei suoi pensieri. Una nuova ondata di malinconia l'avvolse e la sua mano, che per tutto quel tempo aveva accarezzato Ambipon, si accasciò inerme sulla panca. La scimmietta la guardò stranita, chiedendosi perché avesse smesso di farle i grattini.
- Vorrei che anche i miei genitori mi avessero lasciato qualcosa.
Disse ancora, più parlando con se stessa che col suo interlocutore fisico. Poi continuò, guardandolo negli occhi, senza essersi resa conto di aver detto quella frase.
- Io? Darle un consiglio? Non mi sento in grado di darle lezioni di vita - era un puro riferimento alla differenza di età - Forse potrei dirle solo il mio parere o porle qualche domanda. Io personalmente non mi sento in linea con la società. Non trovo punti in comune fra il mio modo di pensare e quello degli altri. Non so se sono io ad essere sbagliata o è il mondo; forse è più la prima e questo mi porta ad allontanarmi dagli altri. Forse pecco di arroganza perché sotto sotto mi sento superiore e nella mia testa critico amaramente chiunque mi stia attorno, proprio come faccio con me stessa. E con questo mi chiudo ancora di più.
Ambipon aveva iniziato a chiamarla. Le mordicchiava leggermente il braccio mentre parlava e allora Casey riprese ad accarezzarla.
- Non so come reagire a questo. Gli altri sono felici di essere così, come non piace a me. L'unica soluzione che mi viene in mente è di lasciarli stare dove stanno. Perché dovrei immischiarmi e rovinare le loro aspettative sul mondo? Io troverò altro per cui star bene. Troverò un altro obiettivo di vita, sempre se ce ne sia uno.
Casey parlava con se stessa e con Issho. Seguiva momento per momento la linea dei suoi pensieri, che col senno di poi le apparvero sconnessi. La sua abituale e innata diffidenza nel mondo esterno si era temporaneamente messa da parte. Era in fondo cosciente del fatto di star rivelando i suoi più intimi ragionamenti a uno sconosciuto (che probabilmente non avrebbe più incontrato), ma era anche consapevole che tutto quel che si stava tenendo dentro la stava logorando e se non avesse vuotato il sacco o trovato un modo per superare quell'angosciante aporia sarebbe implosa. Guardò dunque Issho speranzosa di una risposta, era sicura che lui in qualche modo avrebbe potuto dargliela.

 
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Forse aveva messo in ``difficolta' `` la ragazzina. Aveva forse superato il punto di tatto da dover controllare con i discorsi a chi piu' di tenera eta'. Un acume quasi aspro e malinconico ando' a dipingere i delicati tratti del volto di lei. Ambipom, nella sua passivita', sottolineava quella linea di quasi sconforto della ragazza, ora quasi piu' restia nell'accarezzarlo, nel far festa. I quesiti stessi di lei diventavano piu' rassegnati, carichi di una di quelle ideologie che erano solite di una chiusura agli altri e questo, Issho, non lo vedeva intonato con il carattere fin'ora espansivo che la fanciulla aveva avanzato. Cara Casey-chan, l'uomo per natura e' un animale destinato a vivere in comunita'. Non siamo isole complete a noi stesse, ma parti di continente, del tutto. Sospiro', fissando ora con sguardo rispettoso e sorridente il volto della donna. Perche' dovremmo starci bene? Beh, semplice...Questa ha senso solo quando abbiamo altre persone con cui condividere emozioni, cose o fatti. Sorrise ancora piu' marcatamente, mentre osservava come la scimmia riprese a far godimento delle carezze della ragazzina che ancora dissimulava un comportamento fin troppo contrastante con quello che forse era il suo vero Io. Era come se avesse provato a espandersi con altri ma nello stesso momento come se fosse stata rifiutata o mal trattata per simile comportamento. Il discorso dei genitori, inoltre, non era dei migliori che si sarebbe auspicato di voler sentire. Non c'e' nessun errore, nessuno sbaglio e nessun complotto fanciulla. Tese la mano in testa alla giovinetta, per sfregarle lestamente il capo e ritirarla subito dopo. Era solito farlo con i piu' giovani di lui, forse perche' riscopriva un sentimento familiare, quasi da nipoti. Non c'e' nulla di male nel mettersi da parte delle volte, ma e' giusto anche pensare che condurre una vita in quel modo vuol dire viverla in maniera passiva. Non ci dovremmo preoccupare a quel punto di subire, perche' ci siamo predisposti solo a quello. Chi si rende estraneo alla comunita', chi si mette di lato, e' pari a un morto che cammina. Per carita' ,delle volte il nostro stato emotivo ci consiglia di farlo, ma deve essere una cosa breve, senno' diventa malattia. Una giovane signorina come te cosa vuol far della vita oggi? Penso molte cose, ma la piu' audace dovrebbe essere quella di creare una comunita' stabile in cui la malattia della solitudine puo' esser curata. Afferro' il bastone poc'anzi posato di fianco, per giocherellarlo fra le sue mani e batterlo delle volte a terra, come per scandire i rintocchi d'orologio. Immischiarsi non e' un male, e' un dovere. Solo immischiandosi, nel giusto sia chiaro, si cambia l'andazzo del quotidiano. Non si cambiano i propri obiettivi nella vita perche' qualcuno ha deciso al nostro posto. Si maturano personalmente quei problemi. Ecco perche' e' un bene far comunita'. E' il confronto che crea mutamento, che fa maturare e che fa esperienza. L'esperienza, infine, genera giudizio ...quel sentimento che ci fa decidere autonomamente i nostri obiettivi, che priorita' abbiano e che senso portano. Cercava ora un fazzoletto nelle varie tasche interne del suo leggero indumento di color indaco, ma per prenderne uno, con una mossa brusca, fece cadere la bacchetta che teneva nello stesso punto. Baka....Pote' solamente pensare, mentre di scatto la scimmia scendeva a terra per buttarsi sopra lo strumento magico che potenzialmente metteva il giapponese in una brutta posizione se Casey si fosse rivelata babbana. O, guarda un po...il mangiare di Ambipom mi e' caduto. Non sapeva cos'altro inventarsi. Sicuramente, per una prima volta, si sarebbe dovuto complimentare con il proprio animale, ringraziandolo di aver coperto lo strumento che subito fu raccolto e posto nuovamente all'interno del vestiario. Col fazzoletto in mano prese ad asciugare il sudore in fronte, mentre avrebbe portato avanti un discorso per depistare la scenata precedente. Forse lo studierai piu' avanti a scuola, mia cara, ma un filosofo come Bauman era solito affermare che il termine ``comunita'`` evoca tutto cio' di cui sentiamo il bisogno e che ci manca per sentirci fiduciosi, tranquilli e sicuri di noi. Ecco perche' delle volte, quando succedono cose che non ci aspettiamo o che non trovano logica, la risposta piu' semplice da dare e' quella di condurla a un sistema comunita'. Questa e' il riflesso in scala maggiore di quello che vorremmo in potenza noi piccoli individui. Maturare e fare esperienza nel piccolo si traduce dunque in grande scala nella comunita'. Se sani e giusti siamo noi, sana e giusta sara' quella. Ecco perche' e' un bene partecipare e ritrovarsi nella societa'. Ultimo sorriso, speranzoso di aver dato una prima risposta, anche se molto articolata, a una domanda profonda della ragazza...sperava nello stesso tempo di non aver pressato ulteriormente su tasti personali e profondi. Sia chiaro che e' comunque un problema di molti ragazzi e molti adulti. Anche io ci son passato e ultimamente ho conosciuto altre personalita' con simili problemi. Era un chiaro riferimento a persone che frequentava a livello ministeriale e che aveva avuto modo di incontrare anche al di fuori delle istituzioni, come la signorina Anser o i colleghi Mireen e Vath. Personalita' diverse ma simili problemi implicitati e velati in un sistema societa' non tanto riconosciuto e funzionale.

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"Il pensiero distrugge l'intuizione, e l'uomo, strappato dal seno della propria madre, erra senza patria sedotto da vane illusioni, da cieca insensibilità, finché l'immagine stessa del pensiero ridona al pensiero la nozione della propria esistenza, insegnandogli a dominare come un signore, ma anche a obbedire come un vassallo, nella più profonda e più ricca miniera dischiusagli dalla madre-regina." - E. T. A. Hoffmann, "La principessa Brambilla"


Si sentiva pesante. L'abbandono alla disillusione e al senso di inutilità del mondo si somatizzò in lei con l'apnea. L'aria che entrava ed usciva dal suo corpo fluiva impercettibile; le spalle e la pancia avevano smesso di dilatarsi al riempimento dei polmoni. Era asciutta, era priva di desiderio e le forze svanivano assieme alla necessità di rivalsa. Appena ella terminò di parlare cadde in un pozzo buio e profondo. In esso l'eco delle idee di distacco dalla vita comune e dal contatto umano risuonava e cadeva giù, lungo un tunnel talmente profondo che qualsiasi desiderio di lotta si sarebbe ammutolito prima ancora di vedere il bagliore del sole. Quell'ultima domanda diretta al mago era una richiesta d'aiuto. Chi avrebbe avuto l'acume e l'intenzione di parafrasare quelle parole avrebbe sentito: "ti prego, fammi capire che quel che dico è errato. Trova un modo per confutare tutto quel che ho capito fino ad ora sulla vita".
Casey aveva la mente vuota. Issho appariva sconvolto dalla sua visione della comunità; forse non intuiva il suo stato d'animo o forse si immaginava il peggio. Mentre egli parlava ella non riusciva a focalizzarsi sul significato delle parole che pronunziava, ritenendole inutili alla risoluzione del suo problema. Non la rinfrancava l'idea di essere solo una piccola parte di un continente, non era quel che il suo ego voleva sentirsi dire in quel momento. Probabilmente le vere risposte non giungono fulminee, non si manifestano sulla superficie delle parole. Probabilmente Casey prima di scoprire l'importanza di certe cose avrebbe dovuto fare determinati ragionamenti con le viscere.
L'uomo le mise una mano sulla testa e le scombinò i capelli. A Casey venne da ridere per quel gesto che aveva visto mille volte far fare ai vecchi "sensei" dei cartoni animati giapponesi sui ragazzini come lei. Le sembrò totalmente in assonanza con la situazione.
- Perché un uomo non dovrebbe desiderare la solitudine? Perché io dovrei desiderare di far del bene per una società in cui io sono nata sola? - gli avrebbe detto. Il suo impulso era di metterlo in difficoltà. Più lui sarebbe stato in grado di parare e distruggere i macigni che lei gli scagliava contro più le sue argomentazioni sarebbero state convincenti.
I suoi occhi avevano preso fuoco; la sfida che gli aveva lanciato si percepiva da come essi le si erano infossati nel cranio, da come si strinsero punti dall'angoscia di non trovare una risposta. Lei, che era sola al mondo - nonostante Drinky si prodigasse per non farla sentir tale, Casey in tutta risposta percepiva unicamente un immenso senso di colpa per darle tanti pensieri, quindi come un peso simile al piombo sulle sue spalle - e senza alcuna risorsa, cos'avrebbe dovuto sperare? Ma quel che l'uomo disse dopo fu silenziato alle orecchie della bambina a causa di quel che i suoi occhi colsero prontamente. Ambipon era schizzato via dalle sue cosce coprendo inutilmente ciò che lei aveva già riconosciuto come una bacchetta magica. Un sussulto al cuore le fece ardere ancora più intensamente gli occhi e il desiderio di sentire le risposte che il presunto mago aveva da darle. Riprese a respirare, non profondamente ma più velocemente, ricaricando il corpo di un po' di energia, schivando dunque la totale apatia.
- Lei è un mago - disse. Non era una domanda, ma un'affermazione intrisa di speranza.


 
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Beh, se definiamo maghi chi fa trucchi con le carte, i fazzoletti, cilindri e colombi, mi spiace ragazza mia, non lo sono. Sorrise, come divertito dalla sua stessa battuta. Era oramai chiaro che era saltata la sua copertura, ma come a scacchi anche Casey fece saltare testa di un pedone sacrificandone uno suo. Beh, direi che apparteniamo entrambi alla stessa societa', mia cara fanciulla. Rimandare un pezzo di legno a una bacchetta , cosi', dal nulla quando l'avevo cercata di celare dietro un ``alimento`` per il caro Ambipom, sembra che sia troppo distante dall'esser comune giudizio babbano. Ancora sorriso, sempre piu' rimarcato, con la mano destra tesa stavolta verso la ragazzina, come per volerla stringere alla sua e ri-presentarsi. Issho Fuji-Tora, Ministero della magia. Distolse lo sguardo dal volto delicatamente femminile di lei, guardando ora il nulla, accarezzando la scimmia che sembrava esser in posizione comoda e a riposo. Chi e' che ha deciso di farti nascere sola Casey-chan? Credo nessuno....forse sei stata tu a metterti da parte. Fece cenno curioso con il capo. Avrebbe continuato subito dopo il dialogo, con tono rauco e profondo di come era solito impostare quando addentrandosi in temi piu' seri. Perche' la solitudine non dovrebbe esser desiderata? Perche' esalta solo le qualita'...e' la compagnia che mostra i difetti. L'uomo ha bisogno di conoscere i suoi difetti senno' non verra' compreso. Ignorarsi alla societa', guardare da lontano, ti fara' rimanere ferma a dove sei. Hai paure delle scelte? Logico, sensato...ma vanno affrontate o diverranno patologia che ti portera' alla follia. La gente ha bisogno di gente per maturare e venir fuori dal proprio guscio. Se vuoi andare lontano DEVI andare in compagnia....il viaggio in solitaria e' solo una perdita di tempo che non portera' valori e scoperte. Ha infatti senso una vita senza queste? Nuovamente sguardo rivolto verso la ragazza. L'occhio ceruleo scrutava il suo volto ``asmatico``, in cerca di qualcosa, perplesso da altro e volenteroso di molto. Chi è incapace di vivere in società o non ne ha bisogno perché è sufficiente a se stesso, deve essere o una bestia o un dio. Bestia non direi, non mi pare tu sia mossa da istinto...Divinità ancora meno, credo tu non abbia le risposte a tutto, come nessuno le ha. Tu tieni in mano uno di quei carboni ardenti che vorresti tanto lanciare contro qualcuno non riuscendoci, bruciandoti dunque da te'. Non affidare ad altri o alla stessa societa' le colpe che possono esser solo tue. Piuttosto, correggi quei tuoi dogmi, offriti a questa e vedrai che non ci sara' nessuno a cui chiedere permesso per partecipare. Se apri le mani, puoi ricevere qualcosa. Sii perseverante se non vedrai iniziali progressi...questi giungeranno col tempo, come un fiume che scava il proprio letto durante gli anni, anni e ancora anni. Emulava il tutto gesticolando con le braccia, facendosi prendere in giro anche dalla stessa scimmia che lo seguiva con le stesse movenze, quasi robotiche e insensate ai suoi occhi animaleschi. Sospiro', per prendere una pausa e non divenire pesante con i discorsi, gettando quella domanda per spezzare la possibile tensione creatasi dapprima. Suppongo tu stia studiando cara Casey-chan....Hai forse problemi con la scuola? Con gli altri tuoi coetanei? Non voglio esser invadente, mi accontentero' di un Si o un No.

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"Il pensiero distrugge l'intuizione, e l'uomo, strappato dal seno della propria madre, erra senza patria sedotto da vane illusioni, da cieca insensibilità, finché l'immagine stessa del pensiero ridona al pensiero la nozione della propria esistenza, insegnandogli a dominare come un signore, ma anche a obbedire come un vassallo, nella più profonda e più ricca miniera dischiusagli dalla madre-regina." - E. T. A. Hoffmann, "La principessa Brambilla"


Issho si ripresentò, questa volta però da mago. Il cuore di Casey schizzò in alto e in basso, su e giù per la gabbia toracica. Ma quell'agitazione non era altro che l'entusiasmo dovuto alla rivelazione appena concessale dall'uomo. Gli strinse la mano ancora una volta e si ripresentò anche lei:
- E' un piacere conoscerla. Casey Bell, Grifondoro, primo anno.
Alla domanda che le rivolse poco dopo il volto le si rabbuio un po', ma lei decise di coglierla, senza ritirarsi, credendo di poter giustificare in maniera ancor più solida i suoi ragionamenti.
- Io sono orfana. Mi hanno abbandonata il giorno stesso in cui sono nata - rivelò. Ma non bastava, avrebbe dovuto rimpolpare il tutto con ulteriori dettagli.
- Non ho mai conosciuto i miei, non ho mai saputo nulla della Magia finché non è venuto un ministeriale nel mio orfanotrofio per portarmi la lettera di Hogwarts. Sono sempre stata un'esclusa, sia per i babbani che per il Mondo Magico. Perché nessuno me l'ha detto prima? Perché nessuno si è preso la briga almeno di mettermi in un orfanotrofio per maghi? Che ne so!
Iniziò a pulsarle il volto, a diventarle rosso. Non riusciva a perdonarlo, a nessuno, sebbene non sapesse chi fosse l'artefice di ogni sua sventura. Ma esisteva un colpevole? Erano i suoi genitori? Oppure semplicemente era il fato ad aver deciso tutto per lei? La successiva spiegazione di Issho però la fece riflettere. *La solitudine non permette l'evoluzione dell'anima, la compagnia sì. E' lo scontro a farti rendere conto di quel che sbagli, anche se prima ti fai male. Come puoi evitarlo? Vuoi rimanere una perfetta idiota per tutta la vita?* le disse la vocina dentro la sua testa. Quel pensiero le giunse fulmineo, come un'improvvisa illuminazione. E se lei avesse cercato di migliorare per migliorare a sua volta il mondo? *Non si dice "Sorridi alla vita e la vita ti sorriderà?"* le chiese la vocina. *Sì ma non è che se sorrido all'idea di non avere dei genitori mi tornano indietro* rispose. *Cretina* le disse ancora la voce *sii seria*.
- E io posso cambiare il mondo?
A un tratto alzò la testa dai suoi ragionamenti e guardò Issho. Le venne spontanea quella domanda, ma non era l'espressione di un sintomo di grandezza. I pensieri l'avevano portata lì ad una velocità supersonica, elaborando tutto nel suo cervello senza rendere partecipe il "maestro" che le era capitato a caso lì, al parco. Quindi si corresse cercando di fargli capire.
- Cioè... volevo dire... se io miglioro, che ne ricava il mondo? Come posso migliorarlo? Posso influenzarlo?
*Devi essere umile, devi accettare quel che hai attorno, devi accettarti* le disse ancora la voce. *Scherzi? Essere umile vuol dire accettare il male che ti viene inflitto? Devo abbassare la testa a tutti?* disse indignata a quella se stessa "riflessiva" che chissà dove si annidava. *No, cretina, no. Vuol dire lasciar andare l'odio e non cercare di sopraelevarsi con arroganza.* Continuò la voce. *Sarai arrogante te*. *Ooooooh, non c'è speranza!*
Casey non faceva attenzione a come il mago gesticolava e a come Ambipon lo prendeva in giro. Era fin troppo presa dalla discussione con lui e da quella che avveniva nella sua testa. La voce prendeva dritta ispirazione dalle parole di Issho, dandogli piena ragione e cercando di levigare l'istinto autodistruttivo della ragazzina. *L'odio per prima cosa distrugge noi stessi.*
All'ultima domanda del mago, ancora sulla scia del discorso prima, lei non poté che annuire. Chiaramente i suoi pensieri scivolarono sullo scontro avuto con Daniel l'ultimo giorno di scuola, il ragazzo con cui aveva cercato di mostrarsi cordiale scusandosi, e cercando di avviare un dialogo costruttivo, mentre lui invece l'aveva respinta dicendo: "non me ne importa nulla della tua inutile vita". Chi non avrebbe odiato una persona in grado di dire tali parole? Chi riesce a restarne fuori? Disprezzo semina solo altro disprezzo.


Edited by Casey Bell - 10/8/2018, 18:08
 
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Se puoi cambiare il mondo? Si ripeté da sé la domanda posta pochi secondi prima dalla ragazza, dall’aria molto perplessa e quasi in cerca di risposte in quel caos che il mondo sembrava averla gettata sin dalla giovane età, da nascitura orfana e relegata in un orfanatrofio generico babbano. Cercava nei suoi pensieri, nei suoi insegnamenti di maestri e professori passati, ma sempre chiara tornava la figura del padre. Iss… il mondo è il risultato di una piccola comunità coscienziosa impegnata a cambiarlo. Non dubitare mai dei piccoli e pochi facenti parte di quel gruppo, perché è sempre quello che è accaduto. Era seduto su una roccia in mezzo alla foresta ai piedi della montagna vicino casa, ad ascoltare il padre dinanzi a sé a riposare. Sebbene il ricordo fosse collegato alla giovanissima età, Issho si vedeva già adulto, come per ricevere, per l’ennesima volta, il testimone di quelle parole e proferirle in maniera declinata alla giovane fanciulla ora nel tempo attuale difronte a sé come lui lo fu con il padre. Da soli, mia cara ragazza, non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo lanciare una pietra attraverso le acque per creare molte increspature. Sorrise, come per confortare e dare tranquillità a quella che si rivelò essere una studentessa della celebre scuola di magia e stregoneria inglese, Hogwartz. Spesso ragioniamo di quanto possa esser crudele, strano, bizzarro e lontano da noi, ma la verità è che dimentichiamo che esiste possibile gente nel nostro preciso e identico status …. non siamo mai soli. Dovremmo imparare ad abbracciarlo il mondo, non a comprenderlo. Si, sicuramente studierai a scuola che gli alchimisti cercano di comprenderne l’anima per comprenderne a loro volta il linguaggio delle cose, però è una cosa noiosa e che porta via tempo. Limitiamoci a incresparlo con il nostro tocco. ''Il mondo è nostra rappresentazione'', diceva qualcuno. Sorrise nuovamente, mentre la scimmia prendeva per l’ultima volta posto sulla sua enorme spalla destra, per riposare e terminare di far il caotico animale. Vedrai che andando su questa chiave di lettura, tornerai al discorso iniziale di azioni buone che si traducono a vasta scala sulla comunità ecc. ecc. ecc. Rigirava il polso come per sottolineare il precedente bla bla bla sulla comunità. Alcune volte pensava bene di esser pesante, lo riconosceva e si sfotteva da solo. Possiam restare qui a piangerci sopra, a pensare ai cattivi, alle offese, alle cose che non funzionano e alle nefandezze che ci son capitate. Ma la verità è che quelle azioni sarebbero la più grande vittoria per quegli status. Se invece ci rendiamo noi stessi delle variabili, se reagiamo, se rispondiamo, se lottiamo e se crediamo in qualche ideale che riteniamo giusto non solo per noi ma per tutti, bene, avremo cambiato marcia al sistema, cominciando e avviando nuovi scenari che chissà dove porteranno. Si…noi cambiamo il mondo nella misura individuale del nostro vivere il quotidiano. Posò la mano sul capo della donna e la smosse su tutti i capelli. Forza Casey… prendi a testate il mondo…. Prendilo di petto, non lo evitare.

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"Il pensiero distrugge l'intuizione, e l'uomo, strappato dal seno della propria madre, erra senza patria sedotto da vane illusioni, da cieca insensibilità, finché l'immagine stessa del pensiero ridona al pensiero la nozione della propria esistenza, insegnandogli a dominare come un signore, ma anche a obbedire come un vassallo, nella più profonda e più ricca miniera dischiusagli dalla madre-regina." - E. T. A. Hoffmann, "La principessa Brambilla"
Issho sembrava volgere lo sguardo al passato. Perso per alcuni istanti nel vuoto dopo poco riemerse e le rivelò un dettaglio, una frase che lei desiderava molto sentire.
- Posso mettere quindi un seme negli altri. Dai semi nascono dei germogli, poi dei fiori che a loro volta impollinano il prato circostante. E' questo, no? Un piccolo battito d'ali può provocare una tempesta.
Colta improvvisamente questa verità sentì le tensioni affievolirsi, come se il suo stesso corpo, legato fino all'ultimo nervo al suo cervello, avesse rilasciato la paura di essere inutile. Le ci volle un po' più di tempo per capire ciò che Issho invece continuava a spiegare. Era una frase lunga, contorta, che in poche parole voleva esprimere tanto. Provò a ripetersele fra sé e sé. La verità era che non sapeva cosa fosse un "alchimista" e non riuscì a collegare le due metà della spiegazione divise da quella parola.
- Cos'è un alchimista?
Era come fare lezione di filosofia parlando con Issho Fuji-Tora. La ragazzina si chiese se questa fosse una prerogativa generale degli uomini orientali. Lui aveva fatto un enorme giro di parole per spiegarle la semplice e pura frase sul "fare del bene" che aveva avviato la loro discussione, una spiegazione degna di lode che voleva scavare a fondo i dettagli delle semplici regole imposte dalla legge morale della società. Issho aveva trovato una testa calda in Casey, lei non si sarebbe mai accontentata di un'imposizione, anzi le avrebbe sfuggite. Sarebbe riuscita a seguire le cosiddette regole e gli insegnamenti solo facendoli suoi. Ella capì e non poté che provare ammirazione nei suoi confronti.
- Io vorrei comprenderlo il mondo... semplicemente per riuscire a mettere i semi giusti. E comprendendo me stessa forse potrei comprendere meglio la mia rappresentazione del mondo, anche e soprattutto nella vita quotidiana.
La faceva ridere come Issho delle volte si richiamasse da solo, rimproverandosi per i lunghi discorsi in cui si perdeva. Ma quelli erano dettagli e Casey li amava, erano quelli a fare la differenza, e lo ascoltava con tanto d'occhi.
- Il mondo è costruito sulla vita quotidiana.
All'ultima frase dell'uomo però essa si ammutolì. Erano parole forti. Prendere di petto le situazioni lo aveva fatto fino ad allora, forse in maniera troppo impulsiva, e ciò l'aveva portata a uno scontro troppo violento per quanto inevitabile. Eppure sapeva che il giapponese aveva ragione. Dentro di sé stava cercando in tutti i modi una scappatoia ma non ne trovava, le appariva tutto troppo debole per schiacciare quella verità.
- Lei mi può aiutare ad essere migliore? - aveva bisogno di qualcuno che la frenasse o che le dicesse di attaccare; aveva bisogno di una guida, di qualcuno che lei riconoscesse come una persona affidabile e saggia da seguire; aveva bisogno di un maestro.


 
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Un piccolo battito d'ali che provoca una tempesta? Si....se ha la forza per farlo. Sono le motivazioni e le volonta' che servono per vivere il mondo. Se pianti il seme, la pianta che ne nascera' sara' duratura e forte tanto piu' che tu la curi e le stai dietro. Se si piega, la drizzi. Se e' arida, la idrati. Se e' superba, la poti. Se frutta, la cogli. Sorriso, come per sottolineare i discorsi che in un modo o nell'altro si intrecciavano sempre nella cooperazione con altre persone, nella comunita' tanta decantata. Era la chiave di tutto, per vivere sereni, tranquilli e con la coscienza pulita. Nessuno avrebbe potuto scalfire un'armatura di altruismo, propensione e collaborazione per e con il prossimo. Cos'e' un'alchimista? Si grattava ora il capo per cercar parole semplici e discorsi brevi per spiegare egregiamente, sinteticamente e incisivamente la definizione alla ragazza evidentemente scovatrice di quelle personali verita' e modi di veduta fanciullesche...coraggiosa in altri termini. Vedila in questo modo: Al mondo d'oggi esistono gli scienziati, i chimici. Loro usano la scienza, la matematica, la geometria e i numeri in generale per riprodurre fenomeni del quotidiano, analizzare elementi naturali, ricreare artifici umani e migliorar la salute e lo stile di vita dell'umanita'. Prendi lo scienziato, affidagli la magia, istruiscilo con le religioni, indottrinalo con racconti mistici e astrologici e creerai una persona che come scopo primario vuol trasformare la materia, secondo scambio equivalente, trovare l'immortalita' e conquistare l'onniscenza. In altre parole, si vuol sostituire a un Dio, comprender il mondo come le divinita' lo hanno creato e plasmarlo secondo volere, senza regole. Guardava ora lo scorrere delle persone dinanzi a se in quello spiazzale. Mi segui? Avrebbe dubbioso chiesto alla ragazza che era testarda nel voler giustificare e comprendere questo mondo tanto strano quanto anomalo. Casey-chan....comprendere il mondo vuol dire seguire la strada folle, contorta e priva di risposte dell'alchimista. Un volersi sostituire a qualcuno che ci e' superiore...e quando le risposte non arrivano, i calcoli non tornano e le teorie non hanno pratica, nasce la psicosi, la pazzia e la malattia. Non comprendere il mondo...abbraccialo,ripeto, vivilo....cosi' come dici tu, costruendo ogni giorno nel quotidiano qualcosa che ti aiuti a star bene, senza capire. Giunse poi un momento toccante di tutta l'intera questione. La chiamata d'aiuto di una giovane donna. La consapevolezza del carpire il proprio problema e la propria ``malattia``. Non pote' rimanere impassibile il giapponese, cosi' come non riusci a rimaner privo di sentimento Ambipom che nella sua natura di animale, forse per istinto o forse per volonta', riprese subito vigore e ando' a buttarsi fra le mani della donna. Issho avrebbe solo ulteriormente sorriso verso lo sguardo di lei, richiudendo quei occhi a mandorla. Casey -chan, tu non hai bisogno di aiuto....hai bisogno di vivere. Abbraccio' con un solo arto la piccola sagoma della ragazza, concludendo. Meno pensieri, piu' parole, meno azioni, piu' fatti. Prendi per mano un'amica e confidati. Prendi per mano un amico e innamorati. Non domandarti il perche' ne il come ne il quando. Fallo. Questo vuol dire vivere. Non hai bisogno di essere migliore...nessuno lo e'. Hai bisogno di essere te stessa, ma senza nasconder parti del tuo stesso essere. Sei Casey, una giovane studentessa della scuola di magia e stregoneria di Hogwartz. Orgogliosa, forte, volenterosa e giusta....questo sei e questo vedo e sento io. Segui il giusto e legale e vedrai che tante storie si intrecceranno alle tue. Delle volte piangerai, altre volte riderai....per ogni occasione troverai qualcuno che sapra' darti la mano e farti compagnia nella vita delle emozioni. E' questo che posso darti come ``aiuto``e augurio. Sorrise un'ultima volta, fischiando lestamente per richiamare Ambipom, festoso, a se per poi rimettersi in piedi. Forse si avvicinava l'ora di andare.

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Quel giorno Casey aveva trovato in Issho parecchie cose, fra cui conforto, saggezza e soprattutto sostegno. Lei aveva sempre avuto un'immagine ben definita della figura del "vecchio saggio", ovvero quella di un uomo solitario che sa tutto e che detiene dentro di sé un grande potere. Il giapponese coi suoi modi di fare gentili e con la sua dedizione al prossimo aveva smentito tutto ciò e impiantando un seme nella mente della ragazzina l'aveva scossa, causando così l'inizio di una nuova ricerca e di una reazione a catena. Casey credeva che un uomo con così tanta esperienza avrebbe potuto darle delle risposte assolute sulla vita e sul mondo e invece lui le aveva creato solo altre domande. Il punto era accogliere l'incertezza e agire senza dedicarsi ai "se" e ai "ma", specie nei momenti di sofferenza.
- Credo di aver bisogno di un po' di tempo per assimilare tutti questi insegnamenti - rispose. Issho aveva spiegato un'infinità di cose e non sarebbe stato semplice separarle per poi riamalgamarle in un unico discorso compatto. Ciò nonostante l'umore della ragazzina si era alleggerito scollegandosi dai pensieri superflui dettati dalle circostante e dalla nascente paura verso il mondo esterno.
- Come ci si può sostituire a Dio? Ammesso che Egli esista, neanche un mago può rompere tutte le leggi della natura... O almeno è così che ci hanno spiegato a lezione.
Riflettendo KC era riuscita a scovare nella sua memoria dove avesse già sentito la parola "alchimia". Era una delle materie che si imparavano a Hogwarts a partire dal terzo anno, aveva visto per caso l'aula nei sotterranei della scuola. Ma perché insegnare una materia così pericolosa allora? Decise che avrebbe indagato per capire se quel che Issho affermava fosse un rischio relativo all'intero mondo degli alchimisti o solo ad alcuni casi.
Quel che accadde subito dopo scosse Casey fino a distoglierla da quel continuo rimuginare. Alla sua richiesta di aiuto Ambipon le saltò addosso per rannicchiarsi su di lei come un gattino e Issho, sempre con gentilezza e delicatezza, le cinse le spalle con un braccio. La ragazzina si imbarazzò poiché mai le era successo di esser abbracciata da quello che avrebbe potuto definire "un nonno", ma soprattutto fu strano per lei constatare che quel contatto le infondesse felicità e sicurezza. Il calore di quelle parole non fu solo confortante ma scatenò anche una scintilla. Lei orgogliosa, forte, volenterosa e giusta? Dopo quel che era successo l'ultimo giorno di scuola in Sala Grande era l'ultima cosa che si aspettava di sentirsi dire. Il senso di colpa misto al nascente odio verso chi le infliggeva sofferenza aveva annebbiato ogni percezione positiva di sé. Arrossendo la ragazzina inoltre ammise:
- Io in realtà non ho molti amici con cui confidarmi. Diciamo che non mi confido molto, ho paura di... non piacere a nessuno. E credo sia così... a parte per Drinky.
Il nome della strega dai capelli rossi fuoriuscì dalle sue labbra provocandole un sorriso, l'effetto che aveva su di lei ogni volta che lo pronunciava.
Quando il mago richiamò a sé la scimmietta Casey si accorse che forse per lui era giunto il momento di andare. Insomma, un ministeriale non avrebbe dovuto perdere parte del suo tempo con una ragazzina di undici anni come lei. Così scattò in piedi fra tante scuse e ringraziamenti.
- Mi perdoni, non volevo disturbarla. All'inizio volevo solo capire come fosse accarezzare Ambipon, poi l'ho impegnata in una discussione assurda - disse ridendo. Poi con una ridarella ancor più imbarazzata chiese:
- Potrò scriverle? Mi piacerebbe poter ripassare qualche suo insegnamento ogni tanto, o magari le chiederò qualche fantastica ricetta giapponese!


 
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Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 44 anni ☯ Giapponese
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Casey Casey Casey... non hai bisogno di tempo, hai bisogno di vivere. Questo vecchio non vuol dar insegnamenti...Vedili piu' come racconti di vita. Sorrise, mentre si sistemava il vestiario, impugnava il proprio bambu' e raccoglieva la scimmia che, felice, riprendeva a salire il suo braccio e posizionarsi sulla spalla, stando ferma e ritta, pronta per la passeggiata di ritorno. Non pote' che fare una faccia perplessa quando dalla bocca della fanciulla senti' odire il nome Drinky. Strane le coincidenze della vita, vero? Quante altre Drinky potevano esserci a Londra, legate a una ragazza-strega per giunta? Non riusciva a collegarne le figure, ma credeva fortemente nella conoscenza della stessa persona. Decise tuttavia di rimanere anonimo, per certi aspetti, nascondendo subito lo stupore del nome e tenendolo comunque bene a mente. Disturbare? A onor del vero son io che ti devo aver tediato con questi discorsi assurdi in una giornata calda e estiva come questa, quindi accetta le mie scuse Casey-chan. Fece mezzo inchino, prima di concludere. Scrivermi? Quando vuoi...vieni pure a farmi visita se vuoi, quinto livello....cerchero' di farti avere dei permessi per incontrarci quando vorrai. O magari potrei venire in futuro a farti visita alla scuola di magia; muoio dalla voglia di visitarla. Per la cucina lascia stare, son proprio negato....bravo a mangiare ma meno a preparare. Sorrise nuovamente a 32 denti, mentre dava un'ultima strofinata di capo alla strega, per poi voltare le spalle e cominciare ad avanzare per tornare a casa. Avrebbe solo proferito ultime parole che forse sarebbero echeggiate enigmatiche alla donna. Sei un brava ragazza. Saluta la rossa Drinky da parte mia...sei fortunata ad averla nelle tue fila. Sarebbe sparito subito dopo alla vista di Casey, prima che potesse porger altre domande al riguardo, lasciandola col dubbio per garantirsi altri futuri incontri.

simbolo2issho


 
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