| Abel Leiva |
| | Abel Leiva
Mago Adulto - 18 Anni Il panorama che la capitale offriva ai due Maghi, era davvero meraviglioso. Le ombre si stavano allungando ma il colore rosso del sole in tramonto era ancora vivido, le nuvole si erano tinte di arancione e di un tenue rosato, così come il cielo, che sfumava dal celeste al blu, lentamente. Le strade erano affollate, come sempre in fondo. Non che in vita sua avesse mai passato una sola giornata intera a Londra, fra i Babbani, con una famiglia come la sua, ma c'era stato molte volte e mai l'aveva trovata quieta. Ma nonostante tutto, i suoi occhi non erano che per la ragazza bionda che aveva davanti, lei riusciva a catturare tutte le sue attenzioni, gli piaceva studiarla, imprimersi nella testa il modo in cui sorrideva, i particolari del viso, perfino le cicatrici sul suo volto che si, aveva notato ma non aveva chiesto. Poco importava anche quello, non intaccavano minimamente la bellezza del suo viso. Solitamente, Abel non aveva difficoltà a socializzare, non aveva problemi a farsi amici od amiche, eppure, non aveva mai perso il controllo di se stesso in quella maniera, non si era mai sentito così bene, non aveva mai avuto nella testa una ragazza, non così spesso come gl stava accadendo con lei. "Credi al colpo di fulmine, Abel?", glielo chiesero, anni fa. Colpo di fulmine? Lui rise, che diamine voleva significare? Vedere una bella ragazza e sbavarle dietro, era quello il colpo di fulmine? "No, è quando tutto l'universo gira intorno a lei". Ed in quel momento, tutto girava intorno a Sophie. Peccato il non poter correre da quella vecchia signora a chiederle scusa, a dirle che si, ci credeva, che lo provasse, che fosse di fronte a lui. Sorrise su Lilith ma non nel suo solito modo di fare, sembrava piuttosto scoraggiato a dire il vero. Sono certo che sarai di ottima veglia ma lei ama farsi notare. Non si nasconderà mai come me, lei deve rimanere composta. Non dire cose da plebei, miss Armstrong cercò di darle un pizzico leggero sul fianco, più che sicuro che lei conoscesse benissimo quel tipo di discorsi. Cos...? si voltò ad osservarla e sorrise, beffardo. Forse? Mi hai invitato ad un Ballo in maschera dove non eri obbligata ad andare, ti sei vestita da... mh... motociclista e tu questo lo chiami forse? Armstrong, è chiaro che tu sia irrimediabilmente cotta di me perchè se lei aveva un orgoglio smisurato ed un ego altrettanto alto, Abel non era certo da meno e non si faceva alcun problema a prenderla bellamente in giro. Almeno finchè non la strinse a sè per baciarla di nuovo. Alzò entrambe le mani per afferrarle il volto e questa volta, fu lui a morderle il labbro inferiore prima di staccarsi da lei, proprio come la ex Prefetto aveva fatto con lui, tornando ad incatenare lo sguardo al suo. Si umettò le labbra con fare sardonico e la strinse di nuovo, deviando il viso verso il collo della bionda, risalendo a piccoli baci, verso l'orecchio non posso mostrarti cosa intendessi per "diverso" in una strada affollata, perfino i Babbani mi arresterebbero sussurrò impercettibilmente, sorridendo sulla parte candida e morbida del collo di Sophie, stampandole un morsetto all'altezza della giugulare. Se lei era fuoco, lui non sarebbe stato certo acqua, piuttosto, benzina per rimanere in tema carburanti e moto. Non credo che mi lascerai andare con un bacio casto sotto casa, ma puoi smentirmi. Di nuovo, fu un sussurro basso e caldo, prima di raddrizzare il collo, guardandola in viso con un sorrisetto sghembo e quelle due fossette che gli si formavano inevitabilmente sulle guance, quando sorrideva. Oh eh... Sophie? Io non mi... com'è che hai detto? Trastullarsi? Sul serio? ad uno come Abel? Nah. La sola idea lo faceva ridere seppur fosse inevitabile ed innegabile il quanto fosse attratto da lei. Da pazzi. E forse erano due pazzi ma non si diceva forse che lo fossero tutti i migliori? O che la normalità fosse dannatamente noiosa? Se era pazzo per Sophie, lo preferiva tremendamente all'essere noioso od annoiato. Ma, come gentleman, devo riaccompagnarti a casa sana e salva, o non sarei il tuo cavaliere della serata e di nuovo, le porse la mano col palmo verso il cielo. Abel era così. Era semplice ma sofisticato, era serio e subito dopo ironico, a volte un libro aperto, a volte ipnotico, ma in tutto ciò, non si poteva dire che fosse monotono o noioso. Non sapeva di fumo, lui quel vizio non lo aveva mai avuto, e chi pensava che avere una sigaretta fra le labbra facesse figo, doveva davvero essere un complessato su tutta la linea. Sapeva di buono, di nessun odore in particolare, di fresco. E seppur in quel momento il sangue gli ribolliva nelle vene, seppur il cuore sembrasse volergli uscire dal petto, indossava quella maschera alla perfezione, sorrideva in modo spontaneo, la osservava con aria tranquilla, per la sua Sophie. Sua, almeno per quella sera.
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