Transformation, Regent's Park - Privata

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view post Posted on 12/7/2018, 20:16
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Jolene


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☇ Età: 20 | ☇ Infermiera | ☇ Outfit

Durante la bella stagione era un piacere per Jolene passare del tempo all'aperto. Quel giorno, in particolare, aveva deciso di avventurarsi fuori del giardino di casa, ed eccola accoccolata sull'erba del Regent's Park, un'agenda appoggiata sulle gambe e l'aria meditabonda mentre mordicchiava una matita. Se allungava lo sguardo, poteva vedere riflessi sulla superficie del laghetto il cielo e le sue nuvole solitarie, simili a tocchi di colore bianco su quella tela di un azzurro intenso. Qualcuno avrebbe detto che fosse un peccato trascorrere quei momenti di splendore puntando lo sguardo accigliato a terra.
Eppure, Jolene non riusciva a darsi pace. I denti tormentavano il legno verniciato al ritmo dei suoi pensieri senza capo né coda. Sotto agli occhi, le pagine d'avorio del taccuino erano intonse, se non per il grigiore sfumato di tratti impietosamente cancellati.
Stava rincorrendo un'idea – o, meglio, cercava di stanarla dal suo nascondiglio senza, apparentemente, riuscirci. Come esprimere al meglio i suoi pensieri, le sue emozioni? Era lo stesso problema che si poneva anche lei, forse potremmo aiutarla ricapitolando velocemente la situazione.
A vent'anni, si trovava in quel periodo di transizione in cui bisogna crescere – per l'ennesima volta, ma in questo caso era considerata abbastanza grande da non avere bisogno dell'aiuto e della guida di nessuno. Tuttavia, come si supponeva che dovesse diventare, da un momento all'altro, una donna adulta e autosufficiente? Aveva da poco raggiunto un grande traguardo – era stata assunta come infermiera -, ma sentiva che la strada davanti a lei era ancora lunga. Era nel pieno della trasformazione, così lontana dalla partenza e dalla meta da non potersi identificare con nessuna delle due.
Ecco, era questo ciò che cercava disperatamente di far fiorire sulla carta: l'immagine, la concretizzazione di quello stato d'animo così sconcertante. Ma come fare?
Sconfortata, abbandonò il quadernetto aperto sull'erba, con la matita tra le due pagine e la gomma da cancellare a qualche centimetro di distanza. Si lasciò cadere interamente sul prato rigoglioso, chiudendo gli occhi e lasciando che il sole giocasse con le palpebre abbassate.
Il bozzolo e la farfalla erano stati talmente sfruttati da diventare un cliché, aveva bisogno di qualcosa di più intimo per poterlo sentire realmente suo. Purtroppo, la concretezza non era esattamente una delle sue migliori qualità e, per quanto facesse sempre quell'esercizio di rappresentare la sua interiorità attraverso disegni e scritti, a volte era davvero faticoso. Si costringeva a perseverare per amore della documentazione e perché era convinta di poter creare qualcosa di bello, con quelle memorie.
Aprì pigramente gli occhi: prima in una fessura poi, all'improvviso, in tutta la loro vigile ampiezza. Cosa poteva aver destato tanto la sua attenzione?
Ebbene, un piccolo scoiattolo era sceso in quel momento da uno degli alberi vicini e si era avventurato nei suoi paraggi, probabilmente tranquillizzato dalla sua immobilità. Doveva anche essere stato attirato dall'odore del pranzo al sacco che si era portata nella borsa, anch'essa abbandonata sull'erba.
Il piccolo animale grigio fremeva continuamente nell'avvicinarsi: annusava l'aria prima di avanzare rapidamente per un breve tratto, per poi fermarsi e sondare nuovamente. Gli occhi di bosco della White lo seguivano ammirata, non osava respirare per paura di farlo scappare.
Lo scoiattolo incontrò la gomma da cancellare: analizzò con sospetto quello strano oggetto bianco della dimensione di una noce, ma che noce non era.
Proprio in quel momento, un movimento o un rumore dovettero spaventare l'animaletto, perché si drizzò all'improvviso e, afferrata la gomma, se ne scappò a zampe levate.
«Ehi aspetta, quella mi serve!» Jolene si tirò a sedere, ritrovandosi presto in piedi e raggiungendo con qualche balzo il tronco su cui ormai il piccolo ladro si era arrampicato. «Per Morgan… Voglio dire, accidenti!» Si corresse, dando un'occhiata in giro per vedere se ci fossero Babbani a portata d'orecchi. Non era la più comune delle esclamazioni, dalle loro parti.
Tornò poi a sondare i rami, ma sembrava che non vi fosse più traccia dello scoiattolo.




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view post Posted on 13/7/2018, 00:05
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isshonome
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Una nuova giornata si prestava a esser vissuta nel migliore dei modi. Sveglio di buon'ora (come i bravi signori della mezza eta') il giapponese aveva già preso il suo teh verde mattutino, con la scimmia iper-attiva che gironzolava, ovviamente, da tutte le parti, irrequieta e, probabilmente, annoiata dagli inizi lenti e carburanti dell'uomo. Ho capito....ho capito. Sentenziava rassegnato a voce bassa, senza fissarla ma leggendo gli articoli della gazzetta odierna; questa volta era un auror al centro di analisi di un giovane scrittore. Una bella e interessante intervista che lo aveva incuriosito a tal punto di voler conoscere in futuro quella figura cosi' professionalmente decantata dall'articolo; insomma, se v'erano dipendenti di tal spessore al ministero, perche' non scambiarci due chiacchiere per condividere qualcosa? Annoto' il nome in uno spazio remoto del suo pensiero, prese il necessario: bastone, bacchetta (ben nascosta nell ``cinturone`` in lino) per recarsi subito dopo verso l'esterno della propria abitazione, raggiunto in spalla dall'amico Ambipom. Andiamo a far due passi, Saru. Il sole giocava con le poche nuvole in cielo, come un nascondino o acchiapparella. Il tutto si traduceva come gioco di ombre e luci nel terreno secco e circondato di verde che, mano a mano, diveniva sempre piu' folto e rigoglioso; stava avvicinandosi infatti a Regent's Park, dove il piccolo lago, il curato prato e il dipinto cielo, rendevano la giornata davvero speciale e interessante da vivere. Un vecchio detto giapponese recitava che nelle belle giornate si potevano trovare belle persone o belle situazioni. O gia', dimenticavo di darti il tuo gioco Ambi. Mai sottrarre alla scimmia il suo pegno, il suo piccolo pezzo di corteccia di bambu', tenuta in bocca come sigaretta. Faceva lo spavaldo quando l' aveva, si sentiva furbo e forte. Guarda tu cosa si pretende. Parlava fra se e se visto che quella non gli dava soddisfazione, stando seduta sulla sua spalla a mangiucchiare senza ritegno quella leccornia lignea. Non vi era tanta gente al parco, un punto a favore per la giornata visto che la confusione non piaceva ne all'orientale ne all'animale. Un piccolo scrutare con l'occhio sinistro, un po di qua e un po di la', per osservar meglio e trovare una panchina solita dove poter trovare riposo dato che erano gia' svariati minuti che camminava, nonostante i pensieri lo avessero tenuto ben occupato e lontano dall'accusar subito la fatica. Stava ancora vagando con lo sguardo quando, quasi come maledizione, gli si presento' in relativamente poca distanza quello che era uno degli scenari ancora ignoti per l'adulto; infatti, aveva adocchiato uno scoiattolo, intento a combinar qualcosa ad'una ragazza li' nei pressi forse a studiare, almeno, in lontananza non sembrava di un'eta' propriamente maggioritaria. Ma non era quello a preoccuparlo in fondo...Per tutti i kami. Non fece a tempo a fermar l'attività confusionaria, vero dramma di tutta la vicenda, derivante dal proprio animale. Cerco' di afferrarla. Stai buo-.... E scatta, come un fulmine, verso la preda, lo scoiattolo. Comincia una gara a chi e' piu' veloce a correre. Entrambi su 4 zampe, in corsa uno per la vita (?) l'altro per la vittoria o qualsiasi strana diavoleria che passasse per la testa a quella scimmia. AMBI! Urlo' Issho, vedendo come la scimmia funesta ora superava la ragazza ancora, probabilmente, non focalizzante la situazione. Una corsa del resto inutile, visto che l'animale piu' piccolo, il roditore, con agilita' e vigore si perse nella macchia del fogliame dell'albero nel quale trovo' riparo. La scimmia, avrebbe cercato di arrampicarsi anch'essa per stanarlo ma l'attenzione fu catturata dalla ragazza: Minuta e pallida, ma un bianco perfettamente fine e delicato, grazioso, intonato al verde-nocciola degli occhi e ai rossi capelli. Forse ne era rimasto quasi innamorata la stessa scimmia ma, del resto, Issho la conosceva e sapeva cosa sarebbe toccato in sorte alla povera ragazza che, piu' si avvicinava piu' guadagnava anni. Non poteva permetterlo. Ambipom slancio' verso essa UUHUHU HHUHUH AHAAHAHAH. Scimmiettava, ma... Presa!! disgraziatella. Il braccio sinistro dell'uomo, completamente steso di fianco, aveva preso al volo la scimmia in salto verso la donna. La teneva salda mentre si dimenava per ottenere il suo premio. Sumimasen...Tossi' e si corresse. Mi scusi signorina. Avanzo' leggermente un inchino, per ergersi subito dopo. Spero di non averla spaventata ma.... Osservava l'animale quasi con fare punitivo. E' tremenda questa bestiola. Il caos e' in se. Sorrise, stringendo ulteriormente gli occhi gia' a mandorla. La prego di perdonarla e perdonarmi . Subito lo sguardo, l'occhio abile, viro' sul quaderno a terra di lei. La lascio agli studi con calma e serenita'. Nuovamente sorriso. Cercava di sdrammatizzare e eliminare l'imbarazzo causato dall'animale. Ha comunque scelto la giornata perfetta per venir qui al parco. Intavolo' una discussione....cos'altro avrebbe potuto fare se non sotterrarsi per la figura certosina? Issho Fuji-tora, piacere. Porse avanti la mano destra, tenendo ben lontana la sinistra con la scimmia che lentamente cominciava a ricomporsi e divenir tranquilla.

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Jolene


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Le braccia non avevano fatto in tempo ad abbandonarsi lungo i fianchi nella rassegnazione derivata dal constatare che lo scoiattolo era ormai irraggiungibile, perché un urlo poderoso fece sobbalzare la White.
«AMBI!»
Voltandosi, fece in tempo a scorgere poche immagini, simili a delle istantanee su cui l'occhio si posasse per qualche secondo appena.
Un uomo: alto, imponente, da quella distanza non avrebbe saputo giudicarne l'età. Il volto sembrava stranamente irregolare, ma prima di rendersi conto di cosa desse quell'impressione un'altra figura, più minuta ma decisamente più minacciosa, le fece abbassare lo sguardo.
«Ma che…»
Quella giornata, dopo essere iniziata come un dolce idillio, si stava trasformando in uno zoo iperattivo. Dopo lo scoiattolo cleptomane, Jolene sembrava essere sulla precisa traiettoria di...una scimmia? Da quando avevano scimmie al parco?
Di fronte a tanta confusione, non seppe cosa fare di meglio se non restare immobile come una statua di cera, un'espressione vagamente stupita sul viso. Stava forse sperando di confondersi con l'ambiente, di sparire e scampare così il pericolo? No, semplicemente non aveva dei buoni riflessi. Tutto quello che seppe fare fu girare il capo e alzare un braccio nel tentativo di proteggersi la testa mentre la scimmia balzava verso di lei, pacchetto comprendente di versi giulivi e pelo candido scompigliato dal vento.
Era questa la sua fine? Aggredita da una scimmia al Regent's Park? Ma no!
«Presa!»
Dopo un istante di esitazione, Jolene osò aprire un occhio per sbirciare la situazione. L'uomo sembrava averla salvata appena in tempo: nella sua mano la scimmietta – si accorse che era davvero minuta – si dimenava come sotto i tormenti del Fuoco di Sant'Antonio e sembrava volesse raggiungerla ad ogni costo. Per contrasto, l'uomo mostrava dei modi di fare ineccepibili, perfettamente educati e controllati, a dispetto della situazione. Di fronte a quella strana atmosfera, nonché sollevata per aver scampato il pericolo, Jolene non riuscì a controllarsi. Scoppiò in una irrefrenabile risata che le scosse le spalle e le inumidì gli occhi.
«La prego di… scusarmi...» Le parole si distinguevano appena tra gli scrosci di riso, che infine si spensero mentre si copriva il viso con le mani nel tentativo di calmarsi.
«Mi perdoni lei, ora sono in me. Credo di essermi presa un certo spavento, non capivo cosa stesse succedendo.»
Le mani scoprirono un viso sorridente, privo di qualsiasi rancore verso chicchessia e, anzi, piuttosto divertito.
«Oh, non si preoccupi, non stavo studiando. Quello è, uhm...» Una rapida occhiata scoccata in direzione del taccuino: constatò che era aperto a delle pagine completamente bianche e si tranquillizzò. «Chiamiamolo un diario. E non ci stavo combinando niente di interessante, ad ogni modo.»
Per guardarlo in viso, doveva alzare leggermente il mento: diversi centimetri li dividevano, specialmente considerando che non aveva il prezioso bonus dei tacchi. Le zeppe giacevano accanto alla borsa, e lei era a piedi nudi.
Ad ogni modo, l'aspetto singolare di Issho Fuji-tora non le sfuggì: i tratti tipicamente asiatici erano interrotti bruscamente da una cicatrice che, dalla fronte, si diramava verso gli occhi che non erano neri come ci si sarebbe aspettati, ma cerulei. Una volta, sua madre le aveva detto che i personaggi più strani che potevi incrociare per Londra erano o Maghi o Babbani da cui stare alla larga. La cordialità dell'uomo sembrava escludere quest'ultima ipotesi, quindi Jolene si chiese con curiosità se le perle di saggezza di Virginia si sarebbero rivelate veritiere anche in quell'occasione.
«Io sono Jolene White, il piacere è mio. Posso sapere come si chiama il mio aggressore?» Domandò scherzosamente in direzione della scimmietta, dopo aver stretto la mano che le era stata porta.
«Credo che abbia visto lo scoiattolo che poco fa mi ha fatto compagnia, ma mi dispiace, non lo sto nascondendo io. Anzi, siamo in due ad averlo rincorso, dato che è scappato con qualcosa di mio.» Ora che le acque si stavano calmando, l'aspetto dell'animaletto le sembrava alquanto simpatico, tuttavia preferì non provare ad entrarci in contatto per il momento. Temeva che la bestiolina potesse scatenarsi di nuovo.



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view post Posted on 13/7/2018, 23:40
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isshonome
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In qualche modo l'imbarazzo si dilato' da quella scena tanto bizzarra quanto potenzialmente pericolosa. Se ci scusiamo in due non arriveremo da nessuna parte. Sorrise a 32 denti, per continuare con quel clima pacifico mentre Ambipom restava ora immobile nella stretta del mago, fissando la donna come un devoto fissa una salma di santo. O, un diario....fa sempre bene annotare i fatti di giornata. Sicuramente hai di che riempirlo per quella odierna. A si...Jolena White Cosi' si chiamava. Un nome quasi troppo inglese. Un nome che tuttavia era complementare con i modi di fare e esprimersi della donna. Un volto ora decisamente piu' rilassato e quasi divertito, senza rimorsi o eventuali critiche alla scapezzatrezza sia del giapponese che del suo animale. ...Ambipom...questo diavoletto si chiama Ambipom, e' una furia...l'ottava piaga d'Egitto solo per me, oserei dire. Una battuta di qua' e una di la' nel tentativo di non risultare sfiancante e pesante come un vecchio bacucco. Adorava i giovani ma spesso si imbatteva a non sapercisi relazionare. Tremende creature gli scoiattoli... faceva cenno positivo con la testa, aggiungendo subito dopo. No, scherzo, non ne ho mai visto uno, son qui in Inghilterra da poco. Ulteriore sorriso mentre fissava ancora la propria scimmia che, stranamente, aveva lo sguardo ora rivolto verso l'orientale come esortante nel voler ottenere un qualcosa. Mi prendi in giro vero? Defilo' subito lo sguardo verso la ragazza. Non prendermi per pazzo ti prego, ma riesce a farmi ammattire. Provo' ad allentare la presa e notava come il proprio animaletto non opponeva resistenza o facesse scatti imprevedibili. Era sospettosamente calma e ferma...che volesse comunicare qualcosa? Questo e' strano.Tento' di avvicinare lentamente l'animale verso la fanciulla e quest'ultimo sembrava alzare le piccole zampette anteriori come per volerla abbracciare. Ti prego di non aver paura. Non so cosa vuole, ci stiamo studiando ma questo comportamento mi e' ancora sconosciuto...stava implicitamente usando Jolena come cavia per capire i comportamenti della propria scimmia che, effettivamente, avrebbe cercato di risalir la spalla sinistra della donna, per annusarla e mordicchiarla pianissimo come per instaurar un affetto. Ne avrebbe eventualmente sospeso l'azione in una manciata di secondi, per riportarla subito in spalla dove sarebbe rimasta ferma e immobile, tranquilla e appagata della toccata alla sua santa. Bah...cose strane. Riusci' solamente a esclamare il giapponese, mai come ora senza effettive risposte su quei comportamenti animaleschi. Una cosa posso dirla Mrs. White. A questa scimmia piace piu' lei che me. Tossi' soffocando un sorriso, mentre osservava un foglio di giornale svolazzare per quelle parti, sospinto dal vento; una cosa gli giunse in mente portandolo a esclamare dal nulla. Giusto, il profeta dobbiamo comprare Ambi. Si riferiva implicitamente alla gazzetta. Doveva capire chi si trovasse dinanzi: una strega? Una babbana? Non poteva sbilanciarsi troppo sulla base di semplici discorsi di presentazione. Avrebbe atteso una comprensione o un dubbio scavato nel volto della donna per capirne l'ubicazione sociale.

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Jolene


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Jolene sorrise in direzione del simpatico uomo – doveva essere sulla quarantina, a giudicare dai capelli sale e pepe – e annuì, sebbene quello non fosse l'esatto uso che faceva del diario. Più che di fatti, trattava di sentimenti, di stati d'animo e di riflessioni anche se, naturalmente, spesso essi affondavano le proprie radici in situazioni realmente vissute. Ad ogni modo non era quello il momento di lanciarsi in una simile spiegazione, perciò lasciò correre.
Fu strano sentire il proprio nome leggermente storpiato dall'asiatico, addirittura un pochino buffo. D'altra parte, di sicuro nemmeno lei sarebbe riuscita a conferire alla formula
Issho Fuji-tora la giusta pronuncia: erano pari. Lo stesso era avvenuto durante la sua permanenza in Italia, dove tutti sembravano estremamente divertiti dall'intonazione che dava ai nomi – propri e non -, tanto da esortarla, tra le risate, a ripeterli ancora una volta. In un certo senso, dunque, si sentiva solidale a Issho, venuto da un altro continente in quel Paese che tanto apprezzava la perfezione linguistica.
«Ambipom.» Riprese il nome della scimmietta, testandolo sulla lingua, abituandosi a un suono tanto insolito per lei. «Se è tremenda quanto è graziosa, allora le deve dare un bel daffare.» E aveva avuto un piccolo assaggio di quanto potesse essere tremenda, anche se adesso, a guardarla buona buona nella mano del suo padrone, sembrava un angioletto.
«Come, non ci sono scoiattoli da dove viene lei?» Lo stupore era evidente. «Mi scusi, di dove è originario precisamente, se posso chiedere? Giappone, forse?» Non era un'esperta conoscitrice dei territori asiatici, ma il Giappone era la Nazione più conosciuta da quelle parti, dopo la Cina. E, se non andava errando, i nomi cinesi erano profondamente diversi.
La ragazza seguì con curiosità i movimenti di Ambipom, annuendo e sorridendo alle repliche di Issho. Senza dubbio, quei due avevano un rapporto complicato, quanto mai buffo e singolare: con un certo rammarico pensò che il signor Fuji-tora non doveva mai sentirsi solo mentre lei, costretta ad adattarsi al carattere lunatico del suo gatto, riceveva compagnia solo quando lo decideva quest'ultimo. Quando la scimmietta tese le zampine verso di lei, Jolene controllò con lo sguardo l'espressione del suo padrone, chiedendogli silenziosamente se fosse il caso di darle il via libera. In parte rassicurata dalle sue parole, permise ad Ambipom di arrampicarsi sulla sua spalla, solleticandola con le zampette ruvide.
Non sapeva esattamente cosa fare: con la coda dell'occhio vedeva la scimmietta intenta ad ispezionarla, e quando si sentì mordicchiare dolcemente l'orecchio ridacchiò stringendo gli occhi.
«Ma sei dolcissima!» Ormai era conquistata. «La prego, posso tenerla ancora un po'?» Mosse il braccio destro con l'intenzione di grattare dolcemente la testolina candida, con evidente piacere di Ambipon.
«Sa, è la prima persona che vedo girare in compagnia di una scimmia. Mi ricordo solo di un personaggio di un libro per ragazzi che aveva sempre la sua sulla spalla. La scimmietta in questo caso si chiamava...» Qualche attimo di esitazione mentre attingeva alla propria memoria. «Joli Coeur, se non ricordo male. Letteralmente vuol dire cuore carino, ma suona decisamente meglio in francese. Ambipon ha un significato particolare?»
Poco prima, Jolene si era chiesta se avesse a che fare con un Mago: ebbene, il suo dubbio venne presto risolto da quello che riconobbe come un riferimento alla Gazzeta del Profeta, il giornale più letto dai Maghi di Londra.
«Per la barba di Merlino, ha ragione!» Ci potevano essere dubbi sulla sua natura, dopo un'esclamazione del genere? «Quando torno a casa mia mamma si aspetta che le porti il giornale, grazie per avermelo ricordato.» Per la verità, casa White era giornalmente rifornita tramite Gufo, ma in quel modo si fece riconoscere indiscutibilmente come appartenente alla comunità magica.



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Diciamo che le giornate non passano lentamente, ecco. Si limito' a controbattere alle parole della donna, quasi felice di un incontro stravagante e surreale con la scimmia e l'orientale. O, mi scusi... Si, sono Giapponese, di Kyoto per esser piu' precisi, regione piu' rurale e ``passata``. Scoiattoli? Beh, si, ci saranno, ma non ne ho mai visto uno ehehe. Rideva, come al solito, ed era su quel piano sentimentale che voleva mantenere la discussione. Dolcissima? E' un abile ingannatrice...devo controllarmi sempre le spalle; Ne sa una in piu' del diavolo! Esclamava ironico mentre lasciava la scimmietta dilettarsi con la fanciulla, notando come si accettassero e fossero compatibili. Ho ben presente quella storiella di Remi', cara JolenA....ci crescono ancora alcuni bambini in compagnia di quel personaggio e della sua amica. SI impegnava ma non riusciva proprio a smorzar la E finale del nome della donna, la fonetica giapponese lo fregava, puntando a sillabare la parte finale e cambiarne vocale per la concentrazione persa. Diciamo che il nome che gli ho affidato e' ripreso dal fatto che questi animali son simili a noi umani. Altri vogliono che ne condividiamo l'evoluzione. Letteralmente significherebbe ambi-palmo...nel senso che se volesse, potrebbe star in piedi come noi e usar entrambe le mani non solo per creare caos ma anche per rendersi utile. Lanciava una frecciatina alla scimmia che, nemmeno considerandolo, non rivolse nemmeno mezzo sguardo perdendosi invece nei capelli rossi di lei, fino a trovar dimora e sosta nella spalla sinistra sempre di Jolene. Il re si e' espresso. Sentenzio' finale rivolto alla scimmia. Passarono pochi istanti dallo sguardo al giornale svolazzante e all'uscita del giapponese per sondare lo stato sociale della donna che, in risposta, fu esplicitamente chiara sulla sua ubicazione. E fa bene signorina....sempre opportuno tenersi informati di questi tempi. Glielo dico da ministeriale. Son tempi irrequieti. Sorrise nuovamente mentre con un fischio breve e coinciso richiamava a rapporto la scimmia che, stranamente, accolse il segnale, scendendo di furia dalla spalla della donna, percorrendo la gamba della stessa parte per risalire infine sull'arto destro del cieco. Le va di fare una passeggiata per questo parco Mrs.? A star fermi ci abbronzeremo solo da una parte. Nuovo sfoggiante sorriso, mentre si grattava la testa con la sinistra per non saper cos'altro offrire come spunto di discussione. Le diro' la verita', non mi piace star immobile in un punto quando ho uno spazio infinito e curato e sereno dove muovermi...Si sarebbe dato una sistemata e avrebbe fatto cenno alla fanciulla di avventurarsi insieme. Se accetta, devo avvertirla che mi piace parlare e lasciarmi andare con i discorsi delle volte. Interessanti o meno, sara' compito suo valutarlo. Ultimo sorriso, prima di esprimersi in ultimo. Si ricordi il suo diario. Aveva l'aria di esser molto importante per lei. Per la gomma vedremo come muover guerra agli scoiattoli ehehehe. Scimmiottava Ambipom, come d'accordo.

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Jolene


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A dispetto del suo amore per lo studio, Jolene si rese conto di sapere ben poco della geografia giapponese, tanto da non essere in grado di collocare la regione del Kyoto di cui Issho era originario. Si ripromise di trovare un libro di geografia, appena fosse tornata a casa, e di farsi una cultura su quei territori tanto lontani quanto affascinanti. Avrebbe appreso volentieri qualcosa anche in quel momento, se non avesse temuto di risultare invasiva. Decise di fare un tentativo al fine di sondare il terreno e capire fino a che punto Issho avrebbe parlato volentieri della terra natia.
«In realtà questa è la prima volta che uno scoiattolo si avvicina tanto a me, sono molto sfuggenti. Però scommetto che in una regione come il Kyoto si viva comunque più a contatto con la natura di quanto avvenga qui, scoiattoli o meno.»
Rise allegramente mentre Issho ribadiva la natura della scimmietta che, se davvero ne sapeva una più del diavolo, allora in quel momento di tranquillità stava tramando a discapito di entrambi.
Non si aspettava che il suo riferimento venisse riconosciuto, dopo tutto a Kyoto i bambini dovevano sentire ben altre storie, diverse da quelle che accompagnavano gli europei. Ecco perché si illuminò di piacevole sorpresa.
«Ha ragione, è un classico. La ricordo come una delle storie più tristi e più belle che abbia letto durante l'infanzia.» Non si ricordava esattamente ogni aspetto della trama, ma senza dubbio essa comprendeva un bel numero di disgrazie.
Il significato del nome Ambipom era quanto mai affascinante: Jolene voltò la testa per vedere meglio l'animaletto, e a un tratto le somiglianze anatomiche con l'essere umano le risultarono così evidenti e prepotenti da non ammettere più che Ambipom venisse calcolato come semplice bestiola da compagnia. Diventava invece un amico, un compagno dai baffi bianchi e gli occhi grigi. Questi nuovi particolari assunsero un aspetto del tutto solenne, allo sguardo della ragazza.
«E' un bellissimo significato, gli fa onore.»
Dunque Issho lavorava al Ministero: non una delle occupazioni più felici, di quei tempi. Gli ultimi mesi erano stati caratterizzati da una certa polemica nei confronti delle autorità magiche, in seguito all'attentato terroristico alla Sala dei Duelli. All'epoca del fatto Jolene si trovava ancora in Italia, ma non avrebbe potuto rimanere all'oscuro del fatto nemmeno desiderandolo.
«La seguo volentieri.» Affermò, accettando l'invito a passeggiare. «E' sempre un piacere chiacchierare con qualcuno di simpatico e ben disposto. Sa, con il lavoro il mio tempo libero è così poco che le uniche persone che riesco a vedere regolarmente sono i miei genitori. Gli voglio un bene dell'anima, ma sono vent'anni che ci diciamo sempre le stesse cose, ogni tanto fa bene vedere qualche faccia nuova. Oh mi scusi, non credo di averle ancora detto che lavoro come infermiera ad Hogwarts. Come ministeriale scommetto che anche le sue giornate devono essere piuttosto piene.»
Si diresse verso il punto in cui aveva appoggiato le proprie cose.
«Aspetti solo un attimo, sarò velocissima.»
Come promesso, fece presto a infilarsi le scarpe e a raccogliere tutti i suoi averi dentro alla borsa che trovò il suo posto sulla spalla sinistra, nel posto che prima era stato occupato dalla scimmia.
«Sembra che Ambipom avesse già intenzione di iniziare l'offensiva.» Disse ridendo, ripensando alla folle corsa per raggiungere lo scoiattolo.
Ecco che avrebbero iniziato a passeggiare per i viottoli ben curati, tra vasi di fiori colorati e fontane giocherellone, in mezzo ad alberi ordinatamente disseminati sul prato perfettamente tagliato. Regent's Park era una gioia per i sensi: sembrava invitare i visitatori a tirare un sospiro, a lasciar decelerare il polso e a godersi un po' di tranquillità in quell'isola nel mare del tran tran della Capitale.
Jolene sperava con tutto il cuore che il giapponese non andasse di corsa, perché avrebbe faticato a stare dietro a quelle lunghe gambe.
«Diceva che si è trasferito qui da poco. Come le sembra Londra?» Era una domanda buona come un'altra per proseguire la conversazione, nonché per soddisfare la sincera curiosità della giovane, che avrebbe ascoltato con attenzione le impressioni di quell'uomo, figlio di una cultura completamente diversa dalla sua.



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Curiosa era la profonda voglia di sapere proveniente da quella giovane donna. Una curiosita' limpida e trasparente. Si riusciva a percepire dalle espressioni che effettuava col corpo la sua natura da ricercatrice. Si riusciva a sentire la vicinanza a un tema che le interessava. E non poteva passare in osservato l'azione lesta e repentina di far domande e raccoglier tutto il necessario per passeggiare col giapponese. Sai, JolenA...tsk... hai colto il senso di Kyoto da te stessa invero. Una societa' che punta al rapporto uomo-natura. Un mondo delle volte distante in mezzi, modi di fare e pensare dal resto dell'isola. Certe volte ti chiedi se sei realmente giapponese o un'eremita proveniente da un altro pianeta. Ma e' questo il bello di quella terra. Ogni luogo, e sono pronto ad affermare che sia uguale anche in ogni altra nazione di questo mondo, ha un suo stile di vita. Ho avuto l'onore e il piacere di viverlo con un'umilissima famiglia. Son cresciuto a lavoro, scuola e magia. Conosco gli sforzi, la fatica, la fiducia, l'educazione e la voglia. Anche il sacrificio non e' mancato. I pro e i contro li ho subiti e mi hanno fatto fare esperienza. Credo che vivere delle volte con la natura sia un'esperienza complementare al vivere in una citta' piu' moderna. Se ti dovesse capitare, viaggia e vivila un'esperienza simile. Ti garantisco una maturita' e un'esperienza gratificante, eccezionale e memorabile. Sorrise, fissando ora la donna acconto a lui che lo seguiva. Il bastone rintoccava il terreno morbido dei prati. Un leggerissimo e impercettibile venticello rinfrescava l'aria e aumentava il gusto della passeggiata che ora si spostava in un lunghissimo e maestoso viale infiorato e contornato da vegetazione di magistral bellezza e cura. Ohohoho, infermiera. Bel mondo....soprattutto se lavori anche a Hogwartz. Rallento' il passo. Voleva godersela quella camminata e vedeva con la coda dell'unico occhio abile che anche la ragazza fremeva con la vista a voler assaporare quel panorama incantevole. Sai, sara' che mi piace, sara' che mi ci ritrovo con le parole e con la gente, ma non pesa il lavoro al ministero. Tante carte sicuramente, ma se e' vero che le carte son solo un modo dove imprimere parole che senno' sarebbero udite solo dal vento e' anche vero che son abile con queste e non perdo tempo a compilarle e impilarle una sopra l'altra ahahahah. Sorriso piu' rumoroso, che lascio' perplessa la scimmia sulla spalla che intanto era impegnata a litigar con un filo scucito del vestiario sull'altezza spalla. Guarda tu come me la rompe. Dava leggeri colpi di polpastrelli sulla testa della bestiolina, non concludendo nulla. Uno sbuffo, prima di ricominciar a parlare. Goditi i genitori. Non importa quanto tempo o quanti pochi discorsi rimangono e son stati fatti. Anche in silenzio, la presenza testimonia e impegna qualcosa. Tossi' per schiarirsi la voce, per riprender subito dopo. Son sicuro che lo saprai gia' da te, anche perche' ritengo sia un modo per esercitarti a tener un legame, curarlo, mantenerlo e stabilizzarlo, qualita' che posson pure aiutare nel tuo campo infermieristico. Sai, ritengo che la comprensione e il rapporto con le persone, sia una delle piu' antiche e valide terapie di primo giovamento per la cura dell'animo e del corpo. C'e' gente che afferma che quando si chieda il significato e il valore della vita, si vada a parlare di malattia. Se e' vero cio', la cura da somministrare e' proprio l'ascolto e il mettersi in comunita' con la persona al quale si e' posta la domanda. Consigliarsi, tranquillizzarsi, rifugiarsi e ascoltarsi possono esser gia' un buono e sano farmaco che potra' portare a una bella risposta, alla cura. Sorrise, raccogliendo da terra un bel complesso di fiori di lavanda, per annusarlo e trovar un inebriante odore che lo fece andare una frazione di secondo in estasi. Come mi sembra Londra? Bella domanda....riprese passo lento, per continuare. Fredda, solitaria, organizzata si ma con ingranaggi vecchi. Tanti muri, tanti limiti, tanta gente ma poca interazione. Tanto lavoro ma poca partecipazione. Tanta voglia ma poca attitudine a metterla in atto. Si fermo', con la bestiolina che scendeva e si divertiva sull'erba con qualche tulipano e altro fiorame in giro. Dopotutto e' la mia esperienza in citta' moderna, per tornar al discorso iniziale. Il mio complementare, che studio e analizzo per offrire un servizio, una risposta, un consiglio a un problema. Sospiro', concludendo. E a te come sembra Londra? Domando' equivoco mentre porgeva il mazzetto di lavanda alla ragazza.

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Jolene


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Rimase ad ascoltare affascinata mentre l'uomo le parlava del diverso modo di approcciarsi alla natura che egli aveva sperimentato. Non erano idee nuove per lei, da accanita lettrice aveva divorato più di un libro che riservasse qualche passaggio a quel tema. Questa, però, era una delle prime volta in cui aveva modo di ascoltare qualcuno che aveva sperimentato sulla propria pelle quello di cui stava parlando. Era facile per lei, come per qualunque figlio della città, dire di capire; sviluppare il discorso a partire da idee inglobate passivamente, con la convinzione di essere in buona fede grazie alla propria ragione. Jolene, però, non se lo sarebbe permesso mai, consapevole del fatto che la speculazione perde ogni potere di fronte all'esperienza.
«Spero davvero che ne avrò l'opportunità. Fino ad ora non è mai successo, sono nata e cresciuta qui. Anche nel breve periodo in cui me ne sono andata, è stata un'altra città ad accogliermi. Certo, qualche volta sono andata in vacanza in campagna o in montagna, ma è stato come essere semplici ospiti per qualche tempo.» Era un peccato, invero, perché aveva sempre amato la pace che si prova quando si è immersi nel verde. Nella grande Capitale, però, l'esperienza più vicina a qualcosa del genere era una passeggiata in un parco curato e sottoposto ai canoni di bellezza e ordine degli uomini, come quello in cui si trovavano in quel momento. Si stava bene, senza dubbio, ma era solo l'ennesima esperienza artificiale.
Per un momento provò un palpabile disprezzo nei confronti di ciò che fino ad allora aveva ammirato: pensò che tanto valeva che quei fiori tanto ordinati fossero decorazioni di plastica prodotti in serie. Come sempre, si stava facendo trasportare troppo dall'immaginazione.
«Ha ragione, il suo è senza dubbio un lavoro importante per tutti noi.» Poteva sembrare una frase di circostanza, ma era contenta di sapere che Issho, nel suo incarico, fosse mosso da passione e dedizione: le faceva sentire di essere in buone mani, a dispetto di tutto quello che si poteva sentire in quel periodo di incertezza.
«Goditi i genitori.»
La testa si drizzò all'improvviso, mentre gli occhi per la prima volta evitavano lo sguardo del giapponese. Senza volerlo o esserne consapevole, aveva toccato un tasto quanto mai delicato in quel periodo. Il ricordo della minaccia di perdere per sempre una delle persone più importanti della sua vita era ancora fresco nella sua memoria, e la nuova consapevolezza della volatilità dei rapporti umani le strinse il cuore per l'ennesima volta. Si sforzò di sorridere a Issho Fuji-tora: l'ultima cosa che voleva era guastare l'atmosfera di serenità con i propri problemi.
Fortunatamente non ci fu bisogno che cambiasse discorso: l'uomo ci pensò da sé, di sicuro non era una di quelle persone a cui bisogna cavar le parole di bocca con le pinze, tutt'altro. Con rinnovato entusiasmo, Jolene accettò di parlare del proprio lavoro.
«Lei è una continua fonte di saggezza, Mr Fuji-tora.» Affermò con un caldo e sincero sorriso. «Forse non mi è molto chiaro come si possa parlare di vita e di malattia allo stesso tempo, però su un piano più pratico le posso garantire che l'ascolto e il rapporto umano sono aspetti fondamentali del mio lavoro. E, per la verità, sono anche quelli che mi stanno più a cuore.» Chi era passato per le mani dell'Infermiera White poteva confermare che la sua priorità era quella di mettere a proprio agio il paziente: era quell'aspetto umano ciò che le faceva amare la propria attività che, se si fosse limitata a semplici incantesimi e pozioni da somministrare, avrebbe perso ogni significato. «Ho optato per questa professione proprio per poter applicare i principi che lei è andato a spiegare così semplicemente. Immagino che anche il lavoro al Ministero si basi sulla stessa volontà di mettersi a disposizione degli altri, in questo senso siamo colleghi.» Concluse con una breve risata.
Osservava l'uomo senza perdere un dettaglio del suo modo di camminare, di toccare i fiori, di annusarli: era evidente che provava un piacere quanto meno analogo al suo nel trovarsi circondato da quella bellezza – perché sì, nel frattempo aveva dimenticato la momentanea avversione nei confronti del parco. Ma se una cosa simile poteva avvenire a lei, che non aveva conosciuto altro, chissà come poteva sentirsi in gabbia una persona che, come lui, nella propria vita aveva conosciuto la Natura con la
N maiuscola.
Infatti, la descrizione che dette di Londra non era delle più lusinghevoli. Sorrise dolcemente nel prendere il mazzetto di lavanda che le veniva porto.
«Grazie.» Lo sollevò all'altezza del viso e in un profondo respiro inalò quel profumo che le era diventato tanto familiare. «Hanno un profumo inebriante, non trova? O forse è solo perché lo associo a dei bei ricordi.» Una camera dalle pareti color crema e le tende che svolazzavano dolcemente nella brezza marina che si insinuava dalla finestra socchiusa, andando a mischiare il proprio aroma salmastro con quello lindo della lavanda delle lenzuola. Jolene si permise di tornare lì per la breve durata di quel respiro, prima di riaprire gli occhi sul volto sfregiato del suo compagno di passeggiata.
«La sua descrizione è corretta. Londra è un organismo immenso, ma sembra che possa muoversi indipendentemente dai singoli, minuscoli ingranaggi che la compongono. Indipendentemente da noi.» Incominciò a intrecciare distrattamente i gambi dei fiori, quasi senza guardare. «Però ci sono dei piccoli particolari che cominci a notare solo quando frequenti gli stessi posti alla stessa ora ogni giorno, non so se mi spiego.» Cercò di pensare ad un esempio con cui rendere chiara la sua asserzione. «Una signora sulla cinquantina che ogni mattina fa colazione allo stesso bar, si siede davanti alla vetrina e mentre mangia non stacca mai gli occhi dalla strada. Tutte le mattine, da anni. Ci crede? Chissà chi sta aspettando. Le garantisco che non arriva mai nessuno, ho provato a vedere. Un altro signore, invece, dopo pranzo porta sempre le briciole in un sacchetto con sé al parco, sempre sulla stessa panchina, e si circonda di piccioni fino a quando il sacchetto non è vuoto. Se la panchina è occupata aspetta in piedi lì vicino fino a quando si libera. E se ciò non le bastasse, se mai le capiterà di andare al Paiolo Magico verso le sei del pomeriggio chieda di Mrs Butler e si faccia raccontare di suo marito e di come sia scomparso in una missione contro dei Troll. E' una buona storia, a dispetto delle tristi premesse, glielo garantisco.»
Gli sorrise: probabilmente si stava chiedendo dove voleva arrivare con quelle farneticazioni.
«Per me Londra è questa. Sono le persone che con le loro abitudini e i gesti apparentemente insignificanti riempiono la città di una irresistibile umanità. Certo, non è semplice trovare dei veterani tra tutti questi turisti e persone di passaggio, ma una volta che ci prende l'occhio comincia a sentirsi a casa.»
Riprese fiato, poi si guardò intorno alla ricerca di Ambipom: in mano, la lavanda aveva assunto la forma di una piccola coroncina.
«Dice che c'è qualche possibilità che stia abbastanza fermo da mettergliela in testa?» Domandò scherzosamente, cercando di attirare l'attenzione della scimmietta.



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view post Posted on 17/7/2018, 23:10
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isshonome
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Sinceramente dubito che Ambip-...stava per concludere quell'affermazione circa il pensare che la propria scimmia non fosse animale da tener corone fiorite in testa ma a quanto pare, questa, sembrava trovar piacere a contraddire il giapponese. Sgattaiolata da chissa' quale parte del prato, passo' sotto le gambe dell'uomo per buttarsi letteralmente in groppa alla donna e rendersi suo schiavo. Sto pensando di lasciartela, sta birbantella ruffiana. Sorrideva mentre la guardava attonito e stupefatto per cotanta beffa ricevuta. Avrebbe lasciato la sorte dell'animale alla donna che nei discorsi sembrava tanto cogliente dei particolari ma poco attratta nel veder quelle abitudini cambiare. Non passo' inosservato nemmeno il momento di ``cortocircuito`` dei suoi occhi, cercante distrazione nell'ambiente circostante al momento del proferire parola di Issho circa i genitori. Forse l'aveva turbata qualcosa, o forse era semplice coincidenza, ma fatto sta che l'orientale avrebbe sorvolato per non pressare troppo una persona che in fin dei conti aveva appena conosciuto. Analisi interessante la tua, JolenA. Hai occhio per i dettagli e si vede che ti piace osservare. Complimenti anche per il carisma. Mi inviti a nozze con queste nozioni....Dopotutto e' quello che mi tocca cercare nel mio lavoro: I dettagli Sorrise, solitamente. Riprese il passo per i prati quasi paradisiaci. Per quanto la natura fosse stata casa sua in gioventù, non era mai stufo di ``contattarla`` e ricercarla. Siamo detentori di potere magico, ne viviamo il mondo ma spesso ne dimentichiamo le magie piu' antiche e naturali, quasi innate. Tipo Il profumo... questo è magia. E’ mistero. Ricreiamo l’odore di un fiore. Del legno. Dell’erba. Noi catturiamo l’essenza della vita. La Liquefiamo. Intrappoliamo ricordi. Facciamo sogni. Quello che facciamo è una meraviglia, un’arte, e noi abbiamo la responsabilità di farla bene. Si ricordo' di quell'aforisma della Rose per rispondere nel modo piu' esaustivo possibile alla ragazza chiedente in merito di profumo. Avrebbe rivolto una sguardo a lei in ultimo, per sedersi sul manto erboso, lentamente, ponendo il bastone di fianco per riposare. Siediti un attimo ragazza mia. La invitava con la destra a prender posto insieme a lui, mentre una prima nuvola inaspettata ando' a mettersi di mezzo al sole, creando una momentanea ombra da goduria. Ecco uno spunto per te, JolenA...diciamo un altro punto di vista. Sono sicuro che questo abituale sia parte integrante del vivere una societa' in bene. Ma hai mai provato a cambiare il corso di quell'abitudine? Se quella signora del bar stesse aspettando proprio una persona con cui parlare che oggettivamente non si presenta mai, perche' non farsi proprio soggetto di quella storia e andar a farle compagnia? Se il signore dei piccioni desse le briciole, gli avanzi, a quegli animali perche' unico mezzo di intrattenimento, perche' non rendersi un mezzo di intrattenimento per lo stesso signore? E se la storia del paiolo magico dalle stesse dinamiche, si chiedesse all'interessato il perche' non cambiano mai quelle premesse, avrebbe qualcosa di nuovo da raccontare? Sorrise, mettendosi la mano in volto come per nasconder un imbarazzo diplomatico. Forse quell'umanità che vedi si può dire miseria se non c'e' qualcuno o qualcosa pronta a elevarla oltre qualcos'altro? Se ti rendessi protagonista di quegli episodi, non pensi di stimolare qualcosa per un altro senso? Non pensi di mettere del lubrificante a quei rugginosi macchinari che raccontano gli stessi identici rumori ogni volta che compiono il giro? Sospiro', mantenendo un sorriso socchiuso. Torniamo forse alla cura dell'ascoltare precedente? Puo' essere. La considerazione certe volte sblocca situazioni scontate e ripetute. Avrebbe voluto applicare il discorso a quella situazione sulla famiglia, ma si morse la lingua per non invadere uno spazio troppo personale, ma era sicuro che sarebbe stata un'ottima chiave di lettura da passare alla ragazza graziosa. Certe volte Jolena, bisogna cambiare l'angolazione di veduta. Come l'artista che cerca la posa perfetta per tracciare su tela i tratti perfetti, cosi' noi forse dovremmo cercare piu' chiavi di lettura in una vicenda per vederne soluzioni migliori.

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view post Posted on 23/7/2018, 18:07
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Jolene


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Issho non fece in tempo a concludere la propria frase che Ambipom fu addosso a Jolene. Quest'ultima ridacchiò divertita da tanta prontezza e, sollevata la coroncina all'altezza dello sguardo della scimmia, lasciò che la studiasse annusandola e guardandola da ogni angolazione. Inizialmente non sembrava entusiasmato dal forte odore che emanava la lavanda, ma con una certa riluttanza accettò che Jolene gliela posasse sulla testolina.
«Però, sai che ti sta proprio bene?» L'esclamazione sembrò fargli piacere, perché d'un tratto si drizzò con aria fiera, guardando il Giapponese come in attesa di altri complimenti per quell'orpello colorato che gli pendeva comicamente da un lato.
L'Orientale e il suo piccolo compagno d'avventura offrivano uno spettacolo più unico che raro, che Jolene osservava rapita dal contrasto tra i due e dalla singolare armonia che ne derivava. Da una parte la leggerezza di Ambipom, il suo entusiasmo giocherellone che la trascinava e le faceva venire voglia di scherzare; dall'altra, il buon umore e il carisma di Issho, a cui si alternavano lunghe riflessioni che – pensava Jolene - rivelavano la sua natura introspettiva. Se a tutto ciò si univa l'aspetto decisamente particolare dei due, la giovane poteva dire di aver fatto la conoscenza della coppia più stravagante di Londra.
Era ancora sovrappensiero, valutando le ultime parole dell'uomo circa i profumi – ma no, poteva essere partito da lì, ma era andato a sfiorare temi molto più grandi -, quando Issho si sedette e la invitò ad unirsi a lui sul prato. Doveva essersi stancato dopo la camminata, d'altra parte il bastone non poteva essere solo l'ennesimo, curioso ornamento.
Jolene si lasciò cadere sull'erba, togliendosi la borsa da sopra la spalla e posandola accanto a sé. Lisciò distrattamente l'orlo della gonna sulle gambe che aveva piegato sotto di sé, osservando le frattempo lo sguardo singolare di Issho nella luce velata da una nube di passaggio.
Man mano che il discorso proseguiva, il cambiamento d'espressione della giovane era tangibile: fu come se una seconda nuvola si frapponesse tra il sole e il suo viso, lasciandolo oscurato per la seconda volta nel corso di quella conversazione.
Ancora una volta, le parole dell'Orientale erano andate al centro del bersaglio; se quello dei genitori poteva considerarsi un caso fortuito, lo stesso non si poteva dire in quest'occasione. Con una punta di terrore, Jolene pensò che Issho sapeva osservare più di quanto avrebbe immaginato: molto più di lei, a dispetto di tutte le piccole abitudini che potesse scovare nel caos della Metropoli. Era riuscito ad estorcere una verità più profonda dalle sue rivelazioni, e aveva osservato, oppure intuito, una parte dell'animo stesso della ragazza, che pertanto si ritrovò senza parole.
Raccolse un sorriso incerto, un debole tentativo di mascherare quanto profondamente fosse stata colpita. Non si era mai impegnata nell'arte della dissimulazione, e anche in quel caso tutto in lei era un libro aperto: dal volto, allo sguardo, alla voce, ogni dettaglio raccontava la stessa storia di chi ha visto crollare una frazione delle proprie mura in uno stupore immobilizzante.
«Mentirei se dicessi che non ci ho mai pensato.» Scosse la testa, facendo scorrere lo sguardo sul paesaggio che li circondava. Inconsciamente le dita tornarono a tormentare l'orlo del vestito. «Ho sempre voluto sperimentare più punti di vista, ma credo di non aver mai abbandonato l'unico che abbia mai avuto. Io lo chiamo “la mia bolla di cristallo”, si trova da qualche parte là sopra.» L'indice destro si sollevò a indicare un qualche punto sopra alle loro teste: sopra alle nubi, dove il vento arrivava appena a cullare dolcemente il suo piccolo mondo. «Una volta ho provato a uscire e parlare con quella signora in attesa, però non l'ho fatto. Sono rimasta a fare colazione al tavolo accanto al suo, e per tutto il tempo ho cercato il coraggio o il desiderio di interrompere quel piccolo rito. Non l'ho fatto, mai. E' strano, no? Non sono certo un tipo timido.» Abbozzò un sorriso. Certo che sapeva che non si trattava di timidezza, ma di qualcosa di molto più profondo. Guardandosi alle spalle le sembrava di essere sempre stata troppo leggera per scendere nel mondo tangibile, e aveva paura di sentir infrangere la dolce inerzia in cui si era cullata per tanto tempo. Ma come esprimere quelle sensazioni a parole? Non poteva, aveva bisogno dell'ausilio di qualche altro mezzo.
Improvvisamente ebbe un'idea, ma prima di metterla in atto aveva bisogno di una nuova conferma.
«E lei, Mr Fuji-tora? Si considera un buon artista?» Chiese con voce di miele, alludendo al paragone utilizzato poco innanzi. Si protese leggermente in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia, in attesa.



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view post Posted on 23/7/2018, 22:15
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Io? Un Buon'artista? Sorrise, quasi molto divertito ma mantenendo sempre il tono celato. Era evidente come fosse stato ``aggressivamente`` intraprendente nel tastare punti sensibili della donna, che aveva alternato sguardi stupiti a incerti per arrivare a quelli elusivi. Non aiutava nemmeno la scimmia inghirlandata a far calare il divertimento di quella chiacchierata, suscitando al tempo stesso uno sdegno positivo e provocatorio del giapponese nei confronti di Ambipom, che si risolse in una semplice linguaccia, per tornar serio a risponder alla fanciulla. Mia cara Jolena...sono un pessimo artista.... Porto' avanti la mano destra, distendendo lo stesso arto, per dare una sfregatina delicata e lesta ai rossi capelli della ragazza... Ma sono un ottimo critico. E' infatti utile un'opera d'arte alla comunita' se non c'e' nessuno che la contesta, critica, discute? Rispose alla domanda con un'altra domanda, forse piu' retorica, mentre il sole tornava a farsi spazio fra le nuvole e risplendere sul volto candido di lei e quello piu' scuro di lui. Come puo' cambiar il senso della pittura, come puo' trasmettere qualcosa un tratto se non c'e' nessuno che li coglie, li commenta e li evidenza? Gli artisti si nutrono di critica. Non badare al termine con senso negativo....usalo in chiave nati'a, come osservazione (neutrale, positiva, negativa) di qualcosa o qualcuno. Ecco...questo e' un punto di vista da poter usare nella vita di tutti i giorni. Giusto? Sbagliato? Chi lo decide? Importante e provarci, dedicarcisi e scoprirlo. Punto' lo sguardo in cielo, come per cercar ispirazione a quanto avrebbe seguito dopo nel discorso. La bolla di cristallo c'e' l'abbiamo tutti e c'e' la portiamo sempre dietro da quando nasciamo. Ci difende...limita le azioni altrui. Vien da se che e' un'arma innata per schivare e schermare cio' che potrebbe urtare della societa' che viviamo. Ecco, cio' che urta non e' mai solo negativo....ci perdiamo gran parte delle belle cose. Uscire dal guscio, non per coraggio, ma per l'attacco. Siamo l'olio di questi ingranaggi. Siamo parte di questa comunita'. Come potremmo urtarla per farla andare verso un'altra direzione, con una velocita' diversa e con un senso ancora diverso se ce ne stiamo comodi dentro la sfera? Prese a se' la scimmia, che aveva scorrazzato nel mentre per i verdi prati come un re tutto contento della propria corona da mostrare a chi ? Non si sa. L'appoggio' alla spalla, prima di riprendere. Non credo sia giusto vivere nell'inerzia del tutto e nel dubbio totale. Le domande generano solo altre domande....le risposte, se le cerchiamo, ci salvano. Se cerchi una risposta dalla signora, te la dara' e tu avrai cambiato uno stato imperturbabile, anche solo per quel giorno avrai cambiato l'andazzo dello stesso. E cosa genera quell'urto? Non ti piacerebbe scoprirlo? Ultimo sorriso, per concludere quasi sentenzioso. Ci son due giorni in cui ci si puo' lasciare inerti al sociale: Ieri e domani. Ma oggi se possiamo fare cose, facciamole. Scimmiettava, nel mentre, la scimmia.

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Il volto diafano di Jolene si contrasse in un cipiglio poco convinto: le parole di Issho avevano fatto sorgere un'osservazione, era evidente. Aspettò che l'uomo concludesse ciò che aveva da dire, lasciando che la sua protesta macinasse in un angolo della mente per non perdere qualche altro passaggio. Era qualcosa in cui si era allenata spesso e volentieri, tra i banchi di scuola, quando non osava interrompere le spiegazioni degli insegnanti ogni volta che le sorgeva un dubbio né, tanto meno, lasciarsi scappare tutta la lezione.
In un certo senso, quel colloquio le ricordava vagamente l'atmosfera scolastica, in un'accezione più intima e confidenziale. Nei modi di fare di Issho Fuji-tora si ritrovava l'attitudine dell'insegnante o, meglio, del maestro. Ascoltandolo, Jolene cercava di carpire il significato delle sue riflessioni e di assimilarle profondamente, dopo averle sottoposte al proprio giudizio.
Infine, quando la parlantina dell'Orientale si spense, fu il suo turno di intervenire.
«Mi scusi, non vorrei sembrarle sfacciata, ma quello che ha detto mi ha fatto sorgere un dubbio. Come è possibile che un critico possa capire un'opera d'arte se non sa guardare con l'occhio dell'artista? Un critico dovrebbe essere, a mio avviso, un ottimo artista. Tutti sono buoni a parlare, ma per meritarsi di essere ascoltati bisognerebbe mettere in pratica quello che si predica.» Lo guardò, la testa leggermente inclinata, curiosa di sentire come avrebbe ribattuto. Non aveva intenzioni polemiche: Issho le piaceva, e anzi aveva apprezzato il fugace gesto di sfiorarle i capelli: proprio come un maestro che si permettesse di essere affettuoso con il suo discepolo.
«Per quanto riguarda la bolla, sì, certo, mi piacerebbe uscirne. O, quantomeno, così credo. Il fatto è che ci si sente al sicuro, sopra a tutto.» Lo ammetteva con una certa vergogna. «Quando la calma è tutto ciò che hai conosciuto diventa difficile voler scendere quaggiù e sbattere la testa contro i muri che si trovano ad ogni passo. Se vogliamo dirla tutta, credo che andare a parlare alla strega sia la questione minore.»
Inspirò, lasciando che l'aria dolce dei fiori estivi le solleticasse le narici e le riempisse i polmoni; la trattenne per qualche istante prima di esalarla in un sospiro.
«Mettiamo che lo faccia: mettiamo che prenda la colazione insieme a lei, e che ci raccontiamo di noi e scherziamo e insomma che passiamo un bel momento. Cosa viene poi? “Niente” non è la risposta giusta, no. Meglio dire “niente di importante”. Perché è ancora più difficile trovare il modo, la forza e le condizioni perché un incontro si trasformi in qualcosa che smuoverà davvero la situazione.»
Non era forse la sua storia fino a quel momento? Tutto ciò che aveva minacciato di smuoverla le era scivolato dalle mani fino a perdersi da qualche altra parte. Forse non era stato destino, ma più probabilmente lei non aveva saputo chiudere le mani in tempo. La sua vita non era mai stata scossa da grandi problemi: ed era quello, per la precisione, che si era trasformato nell'ombra più grande che le pendesse sopra la testa.
Scosse il capo, portandosi una mano alla fronte prima di ridere.
«E' sempre così con lei? Inizia a parlare con le persone e loro si aprono come se vi conosceste da una vita?»



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view post Posted on 26/7/2018, 23:53
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Prese a ridere raucamente, quasi in maniera grassa. Non era una questione di farsi beffa della donna, al contrario, rideva della sua condizione di trovarsi sempre in imbarazzo quando poneva riflessioni a gente sconosciuta. Sumimasen, Jolena-san. Riusciva a malapena soffocare quel ridere fragoroso che era parte radicata del suo Io. La scimmia saltellava di nuovo come una pazza, non riusciva a capire la situazione e forse la cosa le creava disagio...era egocentrica Ambipom e questo l'orientale l'aveva capito, limitandosi ad accarezzarla per mostrarle attenzione. Ti giuro che non e' mai mia intenzione portar la gente a questo punto....ma e' quasi innato. Diciamo che e' una risposta a quella tua domanda del perche' scendere da un mondo calmo, pacifico che e' la bolla di cristallo lassu'. Prese finalmente fiato, portandosi il pugno dinanzi la bocca per darsi contegno e riprendere a rispondere a quei quesiti molto interessanti che finalmente la donna aveva posto. Eccoli, quelli erano gli appigli giusti di una discussione sana e di una riflessione profonda. Procediamo per punti mia cara. Hai ragione quando dici che un critico dovrebbe esser un ottimo artista. Ma non scordiamo una cosa: Arte e' gesto creativo. Un'arte e' l'espressione pratica di un concetto teorico. Il Critico e' libero di studiare, leggere, approfondire, analizzare un qualcosa senza praticarlo...questo non da diritto alla parola? Se studi un'artista, il contesto in cui vive, opera, e' cresciuto ed e' tramontato, non riesci forse a cogliere il senso del suo far arte? Punto l'indice in una zona vuota, come per sottolineare la domanda e riprendere. Al contrario, un' artista non riesce, a meno che non abbia fatto tutte quelle cose che fa un critico, a cogliere il senso di un altro suo collega. E' una questione di linguaggio. L'arte e' espressione pratica e personale di un determinato linguaggio di quell'artista. Il critico lo studia, fa la sua stessa esperienza teorica e si puo' permettere di commentarla, analizzarla e studiarla. Un altro artista pratico, non riesce nella questione. Studia, analizza, fai esperienza e nutriti di sapere e sarai in grado di criticare le azioni e i fatti di qualcuno o qualcosa di quel campo di studi. Sorrise, questa volta in maniera silenziosa, mostrando solo i denti mentre un ulteriore gioco di luci e ombre dipingeva quella scenetta ``campestre`` quasi da scuola di Atene. Un flebile vento rinfrescava il viale infiorato e alberato del parco. L'umido cominciava a farsi sentire. Invece, quando pensi di non poter criticare, agisci involontariamente a fortificare quella tua sfera di cristallo. Se non scendi su questo piano piu', come dire, umano, difficile? si, un poco piu' difficile della nostra utopia, scoprirai cose che fino ad'ora son scivolate via come una biglia in un tavolo inclinato. Se pensi che aprirsi con la gente, attaccare un dialogo o limitarsi a intromettersi nella vita di una persona porti a qualcosa di ``nulla di importante`` allora, mia cara fanciulla, credo che tu sia in errore, perche' ritieni inutile i ``legami``. Puntualizzo' con tono piu' serio l'ultima parola, per rimarcarne l'importanza...una parola dalle mille declinazioni e accezioni. Sottovaluti i legami...forse potrebbero pure non interessarti, ma nel momento in cui scambi un saluto con una persona, involontariamente, generi un filo che ti collega a quella persona. La riconoscerai, la risaluterai, la riscoprirai e intratterrai. Potente e' il legame. Sicuramente puo' esser positivo e negativo; infatti, in qualunque modo si ponga, ti fara' fare esperienze diverse. Cosa comporta un'esperienza diversa dal solito quotidiano? Crescita e scoperta.... e il mondo evolve per scoperte. Sorrise nuovamente, mentre Ambipom risaliva la spalla destra dell'omone e riprendeva a riposare dopo un ulteriore scorrazzata. Gli occhi a mandorla dell'orientale si definirono ulteriormente, socchiudendosi leggermente piu'. Ci sono legami che vanno oltre il contatto fisico, la vicinanza e la vista. Percorrono strade invisibili, fino ad arrivare nella testa. Si diramano in tante viuzze chiamate: comprensione, ascolto, telepatia, empatia, appartenenza. Fondamentalmente noi siamo i legami che decidiamo di mantenere e intrecciare con gli altri. Credi sia cosa poco importante? Alzo' lo sguardo, contemplando ulteriormente il cielo ora piu' che mai sereno. Prese fiato e concluse, sbarrando gli occhi e fissando quelli di lei. E’ spiacevole e tormentoso quando il corpo vive e si dà importanza e risposte per conto suo, senza alcun legame pronto a soccorrerlo.

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view post Posted on 29/7/2018, 21:37
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Jolene


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La risata di Issho la colse alla sprovvista. Provò a ripercorrere le proprie ultime parole in cerca di qualcosa di divertente, ma il tentativo fallì. Non capiva che cosa potesse provocare tutta quella ilarità, che l'uomo si sforzava visibilmente di sopprimere. Jolene lo guardò con la domanda negli occhi, indecisa sull'espressione da assumere: avrebbe dovuto ridere insieme a lui? O forse corrucciarsi perché non veniva presa sul serio? Non si sentiva incline a nessuna di queste due reazioni.
Man mano che il discorso sugli artisti e sui critici proseguiva, Jolene si concesse di abbandonare il vero significato che vi stava dietro, almeno per un po'. Si domandò se Issho avesse ragione, dentro e fuori dalla metafora.
Che la critica facesse acquisire alle opere un significato che potesse essere compreso da molte persone, era innegabile. Lei stessa apprezzava l'arte: poteva enunciare i suoi quadri preferiti, quelli che pensava di aver compreso profondamente. Allo stesso tempo, però, sentiva che rimaneva qualcosa che ancora le era nascosto.
«Sono d'accordo con quello che afferma, ma devo aggiungere che a mio avviso la critica non può spiegare davvero tutto quello che c'è in un'opera d'arte. Questo perché è estremamente razionale, mentre per fare arte bisogna lasciarsi trasportare. Un conto è la fredda comprensione, un altro è essere davvero dentro l'opera, essere il cuore e la mente che l'ha concepita. Studiando si dovrebbe capire tutto, solo grazie alla teoria?» Scosse la testa. «No, non penso proprio. La critica è uno strumento assai imperfetto, e qualcuno direbbe che sia anche insensata, sulla base del fatto che esistono tante versioni della realtà quanti sono gli osservatori. Però rimane la migliore forma di conoscenza che possiamo avere… Una convenzione, oserei dire.»
Valeva la pena infrangere il cristallo per adattarsi a una convenzione? Non dubitava che Mr Fuji-Tora sarebbe stato inamovibile su quel fronte: era evidente che attribuiva una grande importanza all'impegno attivo nella società, non avrebbe accettato l'inerzia a nessun costo. Non era ancora riuscito a convincere la giovane delle sue ragioni, ma quanto meno le aveva messo la pulce nell'orecchio. Chissà se sarebbe germogliato qualcosa. L'uomo sembrava profondamente convinto di quello che andava affermando, e questo bastava perché Jolene si interrogasse seriamente sull'argomento.
Si domandò quanto fossero stati importanti i legami nella sua esistenza: esclusi quelli con i propri genitori, per la verità, erano state ben poche le persone che realmente avevano influito sulla sua formazione. La maggior parte del tempo era stata sola, ma doveva ammettere che i grandi cambiamenti – per quanto grandi si potessero definire quelli che avevano disegnato la sua modesta vita – non erano mai nati dall'isolamento.
Annuì, ma si ritrovò a non sapere cosa ribattere. Ciò che le veniva detto era talmente denso di verità che non necessitava di nessun coronamento da parte sua. Tanto meno avrebbe potuto contraddirlo: anche volendo fare l'avvocato del diavolo, sarebbe stata una discussione ridicola.




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