Chi non muore si rivede, King's Cross Station - Londra Babbana

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view post Posted on 18/7/2018, 14:55
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«Giunti a destinazione! King's Cross Station, signori. Speriamo che abbiate gradito il viaggio e che possiate viaggiare nuovamente con noi » la voce metallica femminile che giungeva dagli altoparlanti risvegliò Daphne dal suo torpore. Finalmente era giunta a Londra, un giorno di treno era stato piuttosto stressante ma ne era completamente valsa la pena, era a casa.
Il viaggio da Madrid le aveva offerto la vista di un'infinità di paesaggi che la castana aveva ignorato con il solo pensiero di tornare finalmente nel paese che amava di più, dopo mesi e mesi passati in Spagna ad assoldare cacciatori di vampiri per far fuori quelle bestie che minacciavano la sua famiglia.
Si era allontanata per proteggere i pochi, ma preziosi, amici che aveva nel Regno Unito e ora che la minaccia era scongiurata era più in pace che mai, con la voglia di riprendere la sua vita che le fremeva nelle vene.
Prese un respiro profondo e ripose il libro che stava leggendo nella borsa, per poi alzarsi e prendere la propria valigia. Notò che la maggior parte dei passeggeri era scesa, fatta eccezione per qualche persona qua e là che stava recuperando le proprie cose o che si stava stiracchiando dopo una profonda dormita, svegliati dalla fastidiosa voce che li aveva accompagnati a ogni fermata.
Fece scrocchiare il collo per poi dirigersi verso la porta del vagone, con passo sicuro e un sorriso sul volto, era così entusiasta di poter riabbracciare suo fratello, e poi chissà quanto era diventato grande Chocolat. Non pensò nemmeno per un attimo che il suo (ormai non più) cucciolo l'avesse dimenticata.
Scese prestando moltissima attenzione al gradino della stazione e sorrise felice di sentire l'aria poco afosa di Londra sulla propria pelle. Faceva più caldo di quanto si potesse aspettare, ma aveva letto su qualche giornale che quell'anno ci si aspettava una carenza di pioggia in Inghilterra.
Si mosse giusto di qualche passo per poi fermarsi in mezzo alla folla frettolosa, sorridendo beata e guardandosi attorno piena di gioia.
Non c'era nemmeno da dirlo che si era presa dietro l'imprecazione di una decina di uomini in giacca e cravatta frettolosi di tornare a casa da lavoro.
Quando l'ennesimo le rifilò un "Signorina, si levi", detto in modo decisamente poco garbato Daphne non aveva potuto trattenersi dall'urlargli dietro, con il suo marcato accento americano «Maleducato! Si dice per favore.»
Ma nemmeno quello avrebbe potuto guastarle il buon umore.
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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan


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Se c'era una cosa che Maurizio odiava a morte era quando dai piani alti del Ministero gli arrivavano questi cosiddetti compiti speciali. Missioni di scorta le chiamavano, ma sin da subito l'Italiano si era reso conto di quanto alla fine fossero delle ore in cui gli toccava camminare un botto e accompagnare sempre gente diversa alla stazione di King's Cross. Questa volta si era ritrovato a dover accompagnare un mago gallese alquanto simpatico che gli aveva reso la passeggiata meno noiosa, avevano trovato il calcio babbano come passione in comune ed avevano commentato insieme l'arrivo del giocatore più forte al mondo nella squadra che tifava Maurizio (la Juventus). Almeno l'andata era stata piacevole, avrebbe avuto il pomeriggio libero quindi si avvicinò con calma alla macchinetta per prendersi un caffé, lo prendeva completamente senza zucchero, eppure amava mischiare il caffé per poi, una volta finito il tutto, mantenere il spaore di caffé tenendo lo stecchetto in bocca. Si stava incamminando verso l'uscita quando un odore vagamente familiare lo avvolse. Si voltò verso il treno che era appena rrivato da Madrid e intravide un volto familiare scendere dal treno. Era sicuro di aver già visto quella donna ma non riusciva a ricordare dove.
Avvicinandosi gli tornarono alla mente ricordi Parigini, quella donna era la mamma di Nieve, quella strana ma simpatica studentessa! Si era reso conto soltanto adesso di come dovesse portare benissimo i suoi anni, per avere già una figlia così grande doveva almeno aver superato i trenta.
Si avvicinò sorridendo, chissà come avrebbero reagito da sobri.
"Parigi, Madrid! Ve la passate bene tu e Nieve!"
Disse offrendosi di portarle la valigia, la cavalleria in Inghilterra sermbava una cosa così rara, se c'era una cosa che aveva imparato in Italia era proprio quello.
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view post Posted on 21/7/2018, 22:52
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Era assurdo come a King's Cross ci potesse essere così tanta gente indipendentemente dal giorno o dal momento della giornata.
Probabilmente quotidianamente su quei pavimenti ogni giorno camminavano milioni di persone: turisti, studenti e lavoratori, era indifferente, c'era gente di ogni sorta, dalla più normale alla più strana, e nonostante tutto quel casino Daphne amava quel posto, significava moltissimo per lei.
Era il luogo da dove le persone partivano, cambiavano aria, cambiavano vita. Ma era anche il luogo dove la gente arrivava per iniziare qualcosa di nuovo, ciò che era successo anche lei, era lì che aveva per prima volta messo piede a Londra e dove aveva deciso che sarebbe stata la sua nuova casa, nessuno l'avrebbe tormentata per portarla via da lì.
«Parigi, Madrid! Ve la passate bene tu e Nieve!» si girò di scatto verso la voce notando che proveniva da un viso piuttosto famigliare ma che non associava a nessuno in particolare.
L'uomo si offrì di portarle la valigia ma lei gli fece segno gentilmente di non preoccuparsi «Oh, tranquillo, riesco anche da sola, non è poi così tanta roba ma ti ringrazio lo stesso» disse rivolgendogli un sorriso mentre nella sua mente cercava con tutta sé stessa il nome di quel tale.
*Maurizio! Ecco come.*
Ora che aveva associato un nome a quel volto si ricorda di averlo incontrato durante quella stramba sera a Parigi, insieme a Nieve, l'amica di Aiden. I suoi pensieri si stopparono un attimo sul rosso ma subito fece finta di nulla ritornando a quella sera. Ed era certa che pensasse che quella ragazzina fosse sua famiglia, era un po' difficile dato che avrebbe dovuto avere circa trent'anni per risultare credibile ma ignorò la cosa, lasciandosi sfuggire una leggera risata.
«Maurizio» cominciò con una leggera risata, dolce, priva di qualsiasi cattiveria. «Mi dispiace deluderti ma Nieve non è assolutamente mia figlia, l'avevo conosciuta quella sera, esattamente come te. Le avevo tenuto il gioco quella sera perché ero un po' su di giri anche io, probabilmente, e ti chiedo immensamente scusa» concluse gentilmente poggiando una mano sul cuore nello scusarsi, cercando di non far risultare quel discorso troppo pesante per una conversazione così casuale.
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view post Posted on 25/7/2018, 21:50
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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan

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Certo non sapeva granchè riguardo quella donna, l'unica volta che l'aveva vista era ubriaco e ricordava ben poco di quel giorno, se non un forte mal di testa. Però tra le tante cose si rese conto che forse l'idea più semplice era in fondo la più giusta, gli avevano mentito, prima o poi avrebbe picchiato Nieve, quella ragazza così vivace riusciva sempre a metterlo in difficoltà pur vedendosi così poco, era snervante!
Ma quel giorno la studentessa di Hogwarts non era lì (l'avrebbe uccisa un'altra volta), quindi si sarebbe concentrato su...com'è che si chiamava?
"Perdonami ma...mi sfugge il tuo nome."
In effetti che bisogno c'era di scusarsi per delle menzogne dette ad un Italiano ubriaco che ci stava palesemente provando?
Gli si dipinse una strana espressione sul volto, non sapeva come reagire a un modo di fare così formale e impostato, del resto era un tipo alla mano e che prendeva subito (troppa) confidenza. Così si limitò ad abbozzare un inchino quasi canzonatorio.
Hey, non ero in me! Direi che siete quantomeno giustificate per aver fatto fronte comune. E quindi, donna formale, chi sei in verità?
Disse agitando il corpo quasi a voler imitare una danza voodoo, per poi terminare indicando nuovamente la valigia.
"Sono Italiano...e tu stai rifiutando il mio aiuto...non puoi farlo!
E con la mano le fece il gesto di passargli la valigia, questa volta era categorico, nessuno mai avrebbe detto che Maurizio non aveva portato la valigia di una donna che aveva conosciuto.
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view post Posted on 4/8/2018, 15:20
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L'uomo che Daphne aveva di fronte era chiaramente un tipo strano, stravagante, ma nulla che potesse sconvolgere la donna, ormai fin troppo abituata alle stranezze nella sua vita.
Si ricordava vagamente di averlo incontrato altre volte dopo Parigi, o forse era prima... In qualsiasi momento fosse successo evidentemente non era abbastanza lucida per ricordarselo chiaramente, perciò non aveva troppa importanza.
«Perdonami ma...mi sfugge il tuo nome.» Sorrise gentilmente, senza scomporsi eccessivamente. Capiva perfettamente, quale persona normale, anche se con poteri magici, avrebbe potuto ricordarsi il nome di qualcuno in quelle condizioni?
«Daphne» rispose semplicemente, facendo una pausa impercettibile «Woods» aggiunse sicura di sé e cambiando leggermente espressione, ammorbidendosi un poco, facendo sparire tutta la tensione sulle spalle che si era accumulata nello stare così rigida. La sua postura non aveva certo perso eleganza, era solo più... amichevole.
Prima di mettere piede fuori dal treno aveva pensato tanto al suo cognome, in fondo, ora che era libera, poteva ritornare a quello vecchio: Chevalier, ma le ricordava troppe cose, troppi anni di fuga inutile. Woods era sinonimo di libertà per lei.
«Hey, non ero in me! Direi che siete quantomeno giustificate per aver fatto fronte comune. E quindi, donna formale, chi sei in verità?» chiese Maurizio facendo degli strani movimenti col corpo quasi fosse posseduto, alla fine dei quali la castana cominciò a ridere con una mano davanti alla bocca.
Era un uomo dai modi educati e galanti, e non lo nascondeva certamente, visto l'inchino che aveva fatto poco prima e il suo insistere nel portarle la valigia.
Ci rinunciò sospirando e gli passò la valigia inarcando un sopracciglio confusa «E allora la galanteria italiana non è solo uno stereotipo mondiale» esclamò ridacchiando. Certo, lei lo sapeva perfettamente, in Italia ci era vissuta, ma preferiva fargli un complimento indiretto, per essere educata e alimentare il suo ego maschile, perché era giusto così.
«Comunque prima mi hai chiesto chi sono in verità. I filosofi se lo chiedono da magliaia di anni, quindi sicuramente non sarò io a rispondere, sono una semplice auror che ti capita sempre in mezzo ai piedi» spiegò innocentemente.
*Ti prego, non chiedermi di Aiden. Non chiedermi di Aiden. Non chiedermi di Aiden.*
Le possibilità che lo conoscesse erano veramente minime ma come la fortuna è cieca allo stesso modo la sfiga ci vede benissimo, non si sapeva mai. Il mondo magico non era poi così grande, dato che loro due si erano incontrati in due stati diversi. E lei non voleva toccare l'argomento.
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