L'uomo che Daphne aveva di fronte era chiaramente un tipo strano, stravagante, ma nulla che potesse sconvolgere la donna, ormai fin troppo abituata alle stranezze nella sua vita.
Si ricordava vagamente di averlo incontrato altre volte dopo Parigi, o forse era prima... In qualsiasi momento fosse successo evidentemente non era abbastanza lucida per ricordarselo chiaramente, perciò non aveva troppa importanza.
«Perdonami ma...mi sfugge il tuo nome.» Sorrise gentilmente, senza scomporsi eccessivamente. Capiva perfettamente, quale persona normale, anche se con poteri magici, avrebbe potuto ricordarsi il nome di qualcuno in quelle condizioni?
«Daphne» rispose semplicemente, facendo una pausa impercettibile
«Woods» aggiunse sicura di sé e cambiando leggermente espressione, ammorbidendosi un poco, facendo sparire tutta la tensione sulle spalle che si era accumulata nello stare così rigida. La sua postura non aveva certo perso eleganza, era solo più...
amichevole.
Prima di mettere piede fuori dal treno aveva pensato tanto al suo cognome, in fondo, ora che era libera, poteva ritornare a quello vecchio: Chevalier, ma le ricordava troppe cose, troppi anni di fuga inutile. Woods era sinonimo di libertà per lei.
«Hey, non ero in me! Direi che siete quantomeno giustificate per aver fatto fronte comune. E quindi, donna formale, chi sei in verità?» chiese Maurizio facendo degli strani movimenti col corpo quasi fosse posseduto, alla fine dei quali la castana cominciò a ridere con una mano davanti alla bocca.
Era un uomo dai modi educati e galanti, e non lo nascondeva certamente, visto l'inchino che aveva fatto poco prima e il suo insistere nel portarle la valigia.
Ci rinunciò sospirando e gli passò la valigia inarcando un sopracciglio confusa
«E allora la galanteria italiana non è solo uno stereotipo mondiale» esclamò ridacchiando. Certo, lei lo sapeva perfettamente, in Italia ci era vissuta, ma preferiva fargli un complimento indiretto, per essere educata e alimentare il suo ego maschile, perché era giusto così.
«Comunque prima mi hai chiesto chi sono in verità. I filosofi se lo chiedono da magliaia di anni, quindi sicuramente non sarò io a rispondere, sono una semplice auror che ti capita sempre in mezzo ai piedi» spiegò innocentemente.
*Ti prego, non chiedermi di Aiden. Non chiedermi di Aiden. Non chiedermi di Aiden.*Le possibilità che lo conoscesse erano veramente minime ma come la fortuna è cieca allo stesso modo la sfiga ci vede benissimo, non si sapeva mai. Il mondo magico non era poi così grande, dato che loro due si erano incontrati in due stati diversi. E lei non voleva toccare l'argomento.