◗ Amber S. Hydra
◗ 18 anni
◗ Tassorosso
Sospirò insoddisfatta. L'idea che Peverell dovesse essere considerato una manna dal cielo in quel periodo trovava uno strano accoglimento dai suoi nervi tesi come corde di violino, e non le piaceva. D'altro canto la difficoltà davanti a cui la nuova e giovane commissione l'aveva messa era parecchio elevata, ed era vero che in confronto un paio di trattati di Storia potevano fungere da acqua fresca in estati torride come quella appena passata. Morgana, era così disperata? "sì" l'avrebbe canzonata quel piccolo demone interiore che aveva passato l'intera estate a torturarla. La conferma che il tutto però non avesse basi poco solide su cui fondarsi, uscita proprio dalle labbra della Alistine, la rincuorò un pochino. Forse non era la sola... forse non si stava arrampicando sugli specchi di una conversazione già agli sgoccioli. Non aveva sentito il detto a cui la compagna aveva fatto riferimento, ma con un breve sforzo d'ingegno sarebbe arrivata comunque alla conclusione corretta. «
Una costante... si. Una di quelle che volentieri malediresti, ma ora che sembrano acqua di rose», sorrise dopo un'infinità di giorni passati a rimpiangere la sua stessa esistenza. Ricordava l'assenza di Niah all'ultimo tentativo di far fuori gli studenti nell'ennesima simulazione del passato da parte del Preside, ma non aveva mai chiesto il perché non si fosse presentata. Era quasi sicura che lui l'avesse convocata, ma gravitare attorno ai fatti che accadevano quando si veniva risucchiati nel pesante tomo magico era qualche che Amber non amava fare. Tant'è che ,dopo Gerusalemme, si era ben convinta di voler seguire l'esempio della mora al suo fianco. «
Non voglio nemmeno sapere cosa ha previsto per il prossimo viaggio, ma di una cosa sono piuttosto sicura.. », si ritrovò a dirlo comunque, con un sorriso meno tetro sulle labbra, indice di un voler seguire la linea più leggera, forse per l'impellente bisogno di condividere una decisione già presa «
... io vi saluterò comodamente dal dormitorio.» Nemmeno il Preside era a conoscenza di quel suo pensiero, forse perché ancora non sapeva se saltare un viaggio ed annoverare la cosa tra le assenze consentite, o se riconsegnare la spilla da Ateniese come altri avevano già fatto. Precludersi totalmente quelle attività era propriamente da lei, che quando tagliava un ponte non si metteva certo a ricostruirlo, ma che altro aveva in quel momento? Sì scolasticamente se la cavava più che bene, ma al di là di quelle che erano le mansioni di un Prefetto, non faceva nulla che potesse in qualche modo risollevarle il morale - ben più di sette piedi sotto terra - o impegnarle il cervello. Uscire con gli amici? Certo, quali? Lo sguardo tornò a cercare qualcosa oltre l'orizzonte ignoto in ogni senso. Non aveva nemmeno idea di dove stesse andando e quella poteva quasi dirsi la conversazione più lunga avuta con Niahndra. L'ex Prefetto era indubbiamente la personalità più sfuggente di Tassorosso, se già Amber sapeva di essere "difficile" da raggiungere, Niahndra riusciva a batterla. Racchiuso in quel corpo minuto c'era sicuramente molto più di quanto dava - o preferiva non dare - a vedere, ma la bionda era piuttosto sicura che si sarebbero contate sulle dita di una mano le persone che nel tempo avrebbero avuto accesso a quella conoscenza, e non poteva che apprezzare l'insito legame d'introversione che vi leggeva. L'indicazione della Tassorosso arrivò a smorzare i pensieri e, scombussolata da una situazione che non era pronta ad affrontare, la strega seguì in silenzio la scia della concasata avvertendo il disagio tipico di quando non aveva nulla sotto controllo. Il mondo babbano era complesso, questo sì che l'aveva capito, era fatto di tutte quelle piccole agevolazioni che a volte sopperivano la magia ed altre ci provavano soltanto, ma la cosa che più la spaventava erano i mezzi di trasporto. La metropolitana ed il suo essere situata sotto la pavimentazione di Londra, vinceva su tutto. Perplessa, lanciò uno sguardo a Niahndra, che invece sembrava avere già un piano per superare il disagio e l'espressione dubbiosa di Amber «
Dovrei... averne uno?» chiese, ma l'altra quasi la precedette infrangendo mille e più barriere con due semplici mosse. Certo la Tassorosso aveva capito di doverle stare vicina, aveva perfino annuito, ma solo dopo si era resa conto di "quanto" vicina avrebbe dovuto essere. Tardi, come sempre. Dal momento in cui la mano della Alistine le agganciò la vita, al momento in cui armeggiò con l'accesso della porta rigida, il cuore le risalì in gola, pulsando come un forsennato. C'era un lampante "
che diavolo fai?" che avrebbe voluto esprimere e che sarebbe sembrato incredibilmente ingrato, incastrato tra le labbra. E invece tacque, consapevole che ci fosse qualcosa di sbagliato nell'ingannare il macchinario babbano, ma al contempo grata di non dover dare spiegazioni a chiunque altri nei paraggi o interrompere ogni approccio per una barriera simile. Certo che il brivido di fastidio che provò perdurò ancora i passi successivi, quando un lento ed imbarazzato «
Ah-ha... ok, andiamo!» riempì il silenzio. Lasciò che la guida turistica facesse strada, mentre si scrollava di dosso la sensazione di semi oppressione che quel piccolo viaggio le aveva appiccicato al petto. Ignorava quasi completamente l'angolo di Londra in cui avevano fatto capolino e, distratta, non si era pensata di leggere alcun cartello obbligandosi così a prendere un taxi alla fine dell'incontro per farsi condurre nella zona babbana più vicina a casa. Ma era presto per pensarci, considerato che stavano praticamente andando a fare aperitivo da qualche parte. E quella "qualche parte" si stava rivelando un Pub con già un considerevole affollamento di clienti verso la cassa ed alcuni tavolini spartani liberi vicino all'ingresso. Avrebbe puntato a quelli, si respirava l'aria fresca della fine dell'estate ì fuori e più scuriva il cielo e più Amber sapeva di volersi godere del sano respiro, e farlo in compagnia di un'altra persona capace di respirare come lei - il pesce rosso di casa quindi non contava - era già un passo avanti. Uno a volta, come si era ripromessa. Così, senza averne una percezione ben chiara, aprì un sorriso verso Niah, per poi trasformarlo in un'espressione indecisa. Picchiettò con la mano sul braccio. «
Hai detto patatine fritte e io non me lo faccio ripetere due volte.» sottolineò, «
... e mi fido di qualsiasi altra cosa tu possa consigliarmi qui, è il tuo territorio.» continuò, quando poi un lampo di consapevolezza le impose di aggiungere: «
... credo anche di aver bisogno di bere qualcosa di fresco»,affiancandola. Se stava per mettersi in coda non l'avrebbe trattata da cameriera. Aveva già vissuto abbastanza aspettando di essere servita da altri. «
Hanno qualche specialità?» Miracolosamente percepì l'aura scura sollevarsi dalle sue spalle appesantite e lasciò che un respiro calmo spegnesse la malinconia che l'aveva avvolta per mesi e mesi. Un passo alla volta, aveva detto. «
Se non hai freddo, possiamo sederci fuori, stasera si... respira.» *
ed io ne ho bisogno* Le iridi chiare già puntavano al bancone. Il cuore aveva ripreso a battere con cautela, dimesso. Era così, Amber non poteva negare l'umano desiderio di non vivere sempre dietro le quattro mura del suo isolamento privato. Tanto, si era detta, aveva così tanti altri giorni per compiangersi che poteva concedere una serata libera al carceriere.
Forse