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| 1 Settembre King's Cross, Londra
Il treno partì. Uno sbuffo di vapore aveva annebbiato la vista dal finestrino. Casey sentì un gran sollievo nel vedere scomparire nel fumo i volti piangenti dei genitori intenti a salutare i figli. Da quando aveva ricevuto la lettera di Hogwarts era stata travolta da un'eccitazione tale che l'aveva privata della giusta lucidità per ragionare su quel che l'attendeva: un salto nel vuoto. Aveva solo undici anni e non c'era nessuno con lei ad accompagnarla in quel viaggio a parte il suo nuovo gatto , l'unico essere che le "apparteneva" sul serio solo perché l'aveva comprato. Se per anni e anni aveva sognato di fuggire dal Saint Vincent, quel giorno invece provò una paura tale da desiderare di addormentarsi e di risvegliarsi nel suo letto a castello con a fianco Sarah, la ragazzina con cui fino ad allora aveva sempre condiviso tutto. Sì percepì vuota. Ma quella sensazione per lei non era ammissibile. Non era ammissibile per il suo piccolo "io" il voler tornare in orfanotrofioa causa della paura di conoscere se stessa, di rifugiarsi proprio durante quello che poteva essere il "suo momento" fra le sottane delle istitutrici e di tutto ciò che le era già noto. Un grosso senso di rifiuto per quelle sensazioni le risalì come un conato, e decise di attribuirle, per auto-proteggersi e per colpa di un marcato orgoglio, all'ambiente esterno. Era il vagone ad essere vuoto, non lei! Perciò il suo impulso fu quello di alzarsi, prendere il gattino e il suo bagaglio e trovare un vagone in cui ci fosse un po' più di confusione con cui colmarsi. Poco più avanti, camminando nello stretto corridoio del treno, trovò lo scompartimento ideale, abitato solo da un ragazzino, molto meglio di una combriccola urlante e spocchiosa di studenti dell'ultimo anno, a parere di Casey. Dunque bussò leggermente sulla porta scorrevole e con un'ostentata nonchalance disse: - Ciao. Posso sedermi qui? Nel mio scompartimento si sono infilati dei tipi non molto raccomandabili che hanno iniziato a cantare delle canzoni oscene su dei grossi Asticelli (che tra l'altro non ho idea di cosa siano) che ti si infilano nei vestiti. Non avrebbe mai ammesso di non voler rimanere sola, almeno non con uno sconosciuto con cui avrebbe condiviso sette anni di scuola. Insomma, la prima impressione certe volte è la più importante! Con quell'esagerata immagine che aveva creato del suo precedente ma fittizio vagone sperava di farlo ridere. D'altronde quella canzone l'aveva sentita sul serio, però da un mago barbone che camminava scalzo per la High Street di Diagon Alley.
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