Ricerca impegnata e mirata, Per Lia

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view post Posted on 9/8/2018, 21:21
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Era una serata fresca quella che vedeva la giovane donna distesa sul proprio letto intenta a scarabocchiare qualcosa su un'agenda, il gatto bianco accoccolato tranquillamente vicino alle sue gambe. Sentiva il pelo soffice di Emerald Butler solleticarle la pelle al ritmo del respiro del felino, un contatto capace di infonderle una profonda pace nella stanchezza di una giornata di lavoro.
Jolene amava la sua attività: ne riceveva profonde soddisfazioni e, in tutta onestà, pensava che fosse il lavoro che più di tutti le si confacesse. Rispondeva perfettamente alla sua necessità di rendersi utile, di farsi assorbire dagli altri, donando loro il meglio che aveva da offrire. Jolene diventava forte per loro: un punto fermo nel dolore e nel panico, una presenza rassicurante nel suo sussurrare che sarebbe andato tutto bene. Questo, quanto meno, era ciò che la giovane si sforzava con tutta se stessa di fare; e lo sfinimento che arrivava alla fine del turno somigliava a un flebile sorriso.
«Jolene.» Figlia e gatto risposero pigramente al richiamo di Virginia: la prima si voltò su un fianco, torcendo il collo per vedere la donna; il secondo si stiracchiò prima di abbandonarsi nuovamente al sonno. «Me ne stavo dimenticando, ma questa mattina è arrivato un Gufo per te. Sembra una cosa ufficiale.»
Con un colpo di reni che fece alzare indignato Emerald, Jolene si mise a sedere a allungò un braccio per prendere la lettera. Sua madre aveva ragione: la busta era chiusa da ceralacca verde su cui erano stati impressi l'osso e la bacchetta del San Mungo. Le dita sfiorarono la carta, disfacendo con attenzione il sigillo ed estraendo un foglio scritto a caratteri eleganti.
Virginia rimase in piedi accanto a lei, senza cercare di sbirciare, osservando invece l'espressione della figlia. Alla fine, quest'ultima alzò lo sguardo sull'interrogazione silenziosa del volto della donna.
«E' un invito a partecipare a una conferenza di un certo Medimago Neozelandese venuto eccezionalmente a Londra per parlare della sua...» Riportò un attimo la lettera di fronte allo sguardo accigliato. «...della sua “Ricerca impegnata e mirata nello studio della nobile arte delle Pozioni Curative”. O qualcosa del genere.» Passò il foglio a sua madre perché lo vedesse con i propri occhi. Dopo una breve analisi, lei annuì.
«Quindi hai intenzione di andare?»
Jolene fissò sua madre con due lune piene al posto degli occhi: era seria? Se aveva intenzione di andarci?

***



Per la barba di Merlino, non aspettava altro! Era stata in visibilio per tutti gli ultimi giorni, man mano che terminava il conto alla rovescia prima della conferenza. Non si sarebbe persa una sola parola, avrebbe assorbito tutto come una spugna.
La sera dell'evento, infine, si infilò nel completo che aveva scelto diverso tempo prima: le sembrava di avere un'aria professionale nei pantaloni bordeaux e nella giacca abbinata che ricopriva un corpetto nero in pizzo. Ai piedi, i preziosi centimetri in più donati dalle scarpe di vernice nere contribuivano a farla apparire più grande e matura della sua età. Nessuno lì dentro avrebbe sospettato che solo tre anni prima quella chioma fulva saltellava allegramente da una lezione all'altra per i corridoi di Hogwarts. Almeno, così sperava.
Si recò in perfetto orario all'indirizzo indicato nella lettera. Non si trattava del San Mungo, ma di un imponente palazzo dal gusto neoclassico, magicamente nascosto alla vista dei Babbani. Gli invitati vennero fatti accomodare in una vasta sala in cui erano allineate comode poltroncine rosse: davanti a loro il palco, che costituì il centro dell'attenzione dei presenti per le seguenti due ore.
Jolene aveva ascoltato, perfettamente assorbita, seduta tra due Maghi che non conosceva. Per la verità, non un solo viso le era noto lì dentro: era entrata da poco nel campo medico, non c'era stato il tempo di entrare in contatto con nessun collega, se non con Miriro Ndau – colei che aveva valutato il suo colloquio -, ma non le sembrava di scorgere la donna da nessuna parte.
Ecco quindi che, al buffet organizzato subito dopo, si ritrovava con in mano un bicchiere di spumante che le aveva offerto uno dei camerieri, e si guardava intorno alla ricerca di un altro solitario che potesse avvicinare.


 
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Lia Soxilia
view post Posted on 10/8/2018, 10:31





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Ecate Soxilia O'Connor
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ei suoi anni di tirocinio passati fra il Giappone e il Belgio, Lia aveva conosciuto molti medimaghi per cui aveva lavorato e piano aveva stretto una sorta di legame lavorativo l’avevano invitata più volte alle conferenze tenute per la ricerca sulla medimagia e lei si era beata di quegli inviti per poter approfondire il campo; eppure da quando era arrivata a Londra non vi aveva più pensato fino a quando la lettera dal sigillo verde non era piombata sulla scrivania del suo ufficio: un invito ufficiale alla conferenza del noto chirurgo neozelandese sulle pozioni curative, fra i relatori vi era anche un nome conosciuto per la bionda Veela. Erano passati quasi cinque anni da quando non l’aveva più sentito eppure sapeva che l’avrebbe riconosciuta fra tutti i presenti. Sorrise appena riponendo la lettera nel primo cassetto, quindi tornò ad analizzare le cartelle dei suoi pazienti e a fare il solito giro per il pronto soccorso in caso servissero medimaghi.



La sera della conferenza era arrivata più rapidamente di quanto non si aspettasse e, una volta finito di indossare un particolare abito a pieghe dal corpino stretto che si stringeva da sotto la vita diventando un tubino fino al ginocchio color bruno cangiante a cui aveva abbinato un bracciale ricco uno smokeye e un paio di stiletti argentei come il bracciale, si smaterializzò dal suo appartamento al palazzo neoclassico della conferenza. Vi erano un sacco di stranieri e molti medimaghi londinesi mai visti, le poltroncine rosse erano ricolme di persone intente a scambiarsi informazioni nei loro abiti da festa, Lia li fissava senza vederli davvero alla ricerca dei pochi volti che le interessava trovare; bastò poco perché dietro di lei la voce profonda di un uomo la riscuotesse. “Ecate-kun, è un piacere ritrovarvi ad una conferenza.” Era un uomo alto dal pizzetto scuro e lo sguardo vispo, il viso trasudava sicurezza e determinazione mentre l’abito fumo di Londra gli conferiva l‘austerità che il sorriso gli toglieva. “Takanori Futushima sempai, il piacere è tutto mio.” Era stato uno dei primi insegnanti di Lia al Kamagawa City Hospital e le faceva piacere rivederlo, si accomodarono vicini per ascoltare la conferenza commentando brevemente alcune delle affermazioni del ricercatore neozelandese.
Solo al termine della conferenza, quando il buffet era stato aperto agli ospiti, Lia si era staccata dal giapponese dirigendosi verso il tavolo del rinfresco con determinazione: oltre una giovane rossa dal vestito bordeaux stavano chiacchierando i suoi colleghi belga e lei aveva voglia di salutarli, così aveva proseguito fino a trovarsi davanti alla ragazza senza accorgersi che sembrava volesse proprio parlare con lei. Così semplicemente, per evitare inconvenienti, si presentò. "Piacere, Lia Soxilia, Medimaga al San Mungo"
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view post Posted on 11/8/2018, 21:01
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Numerose erano le persone presenti, e tutte sembravano sicure di sé e del posto che occupavano a quella piccola riunione. Nessuno era da solo e, se lo era, aveva già stampato in viso un sorriso diretto a qualche conoscente.
In un simile ambiente, Jolene si sentiva piuttosto spaesata. Non le era difficile iniziare una conversazione con un estraneo, ma i gruppi la intimidivano.
Sorseggiò il suo spumante lentamente, sbirciando da sopra il bicchiere con le ciglia appena abbassate. Il suo sguardo incontrò la figura di una donna bionda dal passo deciso: l'ennesimo Medimago o Infermiere impegnato nel settore da diverso tempo, pensò mentre abbassava il vetro. Gli occhi verdi vennero catturati dalle pieghe dell'interessante vestito cangiante, sollevandosi fino a incontrare un viso che, inaspettatamente, finì per rivolgersi a lei.
Un caldo sorriso sostituì in men che non si dica l'espressione vagamente persa della giovane; era grata che qualcuno avesse riconosciuto la sua difficoltà e le fosse venuto incontro.
«Jolene White, infermiera a Hogwarts. Il piacere è mio.» La mano libera – la destra – andò incontro alla donna nel consueto gesto che accompagna una presentazione.
Si permise di studiare per un attimo i tratti morbidi di Lia, per concludere infine che, se mai l'aveva incrociata da qualche parte, non ne conservava ricordo. Non l'aveva notata nemmeno quella sera, prima che si incrociassero in quel momento: d'altra parte, le teste sconosciute erano abbastanza numerose da giustificare il fatto.
«Sono nuova in questo ambiente.» Cominciò a dire schiettamente, desiderosa di intavolare una conversazione. «Si tengono spesso conferenze di questo tipo? Ammetto di essere stata incredibilmente affascinata dall'esposizione. Se ci fossero altre occasioni dello stesso genere credo che non me ne perderei una.» Jolene non poteva chiedere di meglio se non acquisire nuove conoscenze: la curiosità che aveva fatto di lei una Corvonero non aveva accennato ad affievolirsi negli anni, man mano che proseguiva nel suo corso di studi; al contrario, ogni nuova informazione era come benzina gettata sul fuoco.
«Volevi prendere qualcosa?» Chiese infine, spostandosi da una parte e guardando lei stessa il ricco tavolo del buffet: i suoi occhi non sapevano su cosa soffermarsi prima.


 
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Lia Soxilia
view post Posted on 17/9/2018, 09:11





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Ecate Soxilia O'Connor
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on si era proprio immaginata di fare nuove conoscenze a quella conferenza, voleva tornare ad un passato che aveva lasciato per tornare alla sua precedente vita ma nulla era andato secondo i piani e ciò l'aveva portata a conoscere sempre nuove persone mettendola alla prova con sbalzi emotivi che non aveva ancora mai dovuto gestire. Eppure Jolene White le stava davanti con un sorriso raccontandole di come non avrebbe voluto perdersi eventi simili, sembrava essere nuova nel campo e non conoscere la vastità di conferenze tenute ogni anno per la ricerca medimagica. Era come lei, anni prima, solo che era umana.
Lia le sorrise compiaciuta e salutò con un cenno del capo i colleghi che avrebbe voluto incontrare, sarebbe rimasta con le giovane Jolene e magari avrebbero parlato di Hogwarts. "A dire il vero c'è una conferenza l'anno almeno, noi medigamghi amiamo confrontarci sulle ricerche e vedere chi riesce a trovare nuovi spunti per curare i maghi. Però se sei appena entrata nel giro è normale non conoscerle, vedrai che presto avrai inviti a non finire." Comprensione e condivisione, erano due cose che le sue nuove conoscenze le avevano fatto capire essere punti di partenza per una nuova conoscenza. Certo, a differenza di Lia, Jolene per lo più vedeva fratture e bruciature dovute a cadute dalla scopa, Quiddich e pozioni finite male era raro per gli studenti di Hogwarts incappare in danni maggiori; Lia invece ne vedeva di tutti i generi, fra veleni e maledizioni, malattie sconosciute e fratture ad alto rischio, infezioni e mutazioni: infermieri e medimaghi avevano ruoli importanti, eppure molto diversi.
Mentre si avvicinavano al buffet, da cui Lia avrebbe cominciato a prendere qualche fingerfood che la ispirava, decise di scoprire cosa avesse portato la giovane a scegliere l'infermeria di Hogwarts. "Allora... Dopo sette anni in quella scuola hai deciso di tornarci... Come mai?" Di solito i giovani scappavano a gambe levate da Hogwarts ma non Jolene che aveva deciso di proseguire la sua vita fra le mura del castello romanico che sovrastava l'amato lago nero di Lia.
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view post Posted on 19/9/2018, 19:22
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Si sarebbe detto che la Rossa non potesse aver prestato alla conferenza un'attenzione maggiore di quella che riservò alla spiegazione di Lia. Rimase compiaciuta nello scoprire che quegli scambi di conoscenza avvenivano regolarmente, anche se l'espressione “una volta all'anno” ebbe uno strano effetto su di lei. Era come se quelle parole portassero insieme a loro uno strascico di consapevolezza, e a Jolene sovvenne la sensazione del tempo che scorre. Non poté impedirsi di immaginare se stessa di lì a qualche conferenza più avanti, e un senso di estraneità la fece sentire come una insignificante spettatrice non tanto del futuro, quanto dello stesso presente.
Si sforzò di scuotersi di dosso quel velo freddo, concentrandosi invece sullo sguardo chiaro che aveva di fronte.
«Sono felice di sentirlo.» Esclamò con un entusiasmo che scacciò i rimasugli delle elucubrazioni di poco innanzi.
Seguì l'esempio della bionda, e si servì di un piccolo tramezzino comodamente infilzato da uno stuzzicadenti. Aspettò di finire il secondo – e ultimo – boccone prima di rispondere alla domanda che le era stata rivolta. Per la verità, la questione necessitava di qualche momento di raccoglimento dei pensieri, motivo per il quale Jolene scelse di masticare lentamente mentre un'espressione riflessiva le corrugava appena la fronte.
«Questa è un'ottima domanda.» Puntò lo stuzzicadenti in direzione dell'interlocutrice, le labbra distese in un sorriso che pareva accogliere una sfida. «Durante gli ultimi anni non ho fatto altro che fantasticare sulle avventure che avrei vissuto quando sarei stata lontana da lì. Buffo, no?» Jolene aveva passato una buona parte della propria esistenza a fantasticare su avvenimenti che non si erano mai palesati nella realtà, ma quello era un po' meno buffo. Ricordava ancora con quale aria trasognata si sedeva di fronte al Lago e lasciava che il suo monotono scintillio si trasformasse in paesaggi lontani: monti, valli e città di carta che non avevano mai raggiunto la solidità di una verità concreta.
«Per un certo tempo sono effettivamente rimasta lontana, impegnata in un tirocinio come infermiera in Italia. Non molto tempo fa, però, un'emergenza famigliare mi ha chiamata indietro.» Probabilmente Lia non era interessata a tutti quei dettagli, ma Jolene li stava usando per raccogliere le idee: avrebbe seguito la memoria come se fosse un filo, verso una risposta soddisfacente anche per lei stessa. «A quel punto, potevo scegliere se lavorare al San Mungo, dietro casa, oppure a Hogwarts. Quindi, in un certo senso, è stata l'opzione che più mi ha allontanata dal passato.» Alla fine, Jolene non aveva rinunciato all'avventura: continuava a perseguirla, nel modo modesto che le era permesso.
Tutto ciò aveva perfettamente senso nella sua testa, ma capiva come quei pensieri potessero apparire aggrovigliati, senza capo né coda, agli occhi di una sconosciuta. Per alleggerire la conversazione, quindi, aggiunse:
«E' stata la scelta giusta, credo. Non me ne ero resa conto prima, ma Hogwarts era diventata una vera casa. E' un posto che entra nel cuore, non credi?» Dava per scontato che Lia avesse frequentato la sua stessa scuola, ma forse sarebbe stata contraddetta. «A dispetto delle apparenze, non mi annoio mai. I ragazzi ne trovano sempre una nuova.» Il suono limpido e un po' infantile della sua risata le scosse brevemente il petto, mentre si allungava verso un altro tramezzino. «Anche se scommetto che non è niente in confronto a quello con cui dovete fare i conti nella Capitale.»

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 10/10/2018, 20:22





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Ecate Soxilia O'Connor
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L
ia osservò come la giovane neofita delle conferenze medimagiche le si fosse rivolta con spavalderia e naturalezza mentre rispondeva alla sua domanda sul motivo del suo lavoro ad Hogwarts: raccontò che voleva viaggiare, che aveva trascorso un periodo in Italia per un tirocinio e poi la famiglia l'aveva costretta a tornare, era da lì che Hogwats era tornata alla ribalta facendo l'effetto più solito a chi se ne era innamorato. Jolene sembrava contenta di poter raccontare la sua storia, sembrava desiderosa di conoscere e poter condividere esperienze, era un'ottima qualità per una medimaga o per un'infermiera. "Beh, Hogwarts è stata la nostra casa per sette anni, credo sia normale che ci resti nel cuore in qualunque modo sia utile per il nostro sviluppo." Lia sorrise, in una mano il fluite di champagne mezzo vuoto e l'altra intenta a stuzzicare il buffet prelibato. "Viaggiare... Non nego che ho passato molto tempo in viaggio, finita Hogwarts sono letteralmente volata in Giappone poi mi sono spostata in Belgio e in Italia, ho viaggiato molto facendo esperienze diverse... Ma alla fine sono voluta tornare qui, dal mio passato con cui non avevo fatto i conti. Ma sai, ho scoperto che a volte il passato è esattamente ciò che ci serve per conoscere di più." Lia sorrise nuovamente mentre ripensava a quanto era cambiata in quel mezzo anno e a quanto sarebbe cambiata ancora. "Ah! La capitale.... Certe volte mi sono imbattuta in casi che credevo troppo assurdi perché fossero veri, sembra che molte persone oggi non siano andate a scuola certe volte! Però ammetto che è stato davvero emozionante dovermi approcciare con maledizioni e vittime di licantropia, c'è un vero e proprio mondo di cose che non conosciamo su questi temi. Certamente i ragazzi sapranno combinare guai inauditi, quasi quasi vorrei vedere fin dove si spingono!" Una risata cristallina ed entusiasta di chi realmente trovava in quel lavoro la bellezza di poter conoscere ed aiutare, Lia si era riconosciuta in quel ruolo solo poco tempo prima nonostante sapesse già di voler fare qualcosa di inerente alla materia.
I molti visi di quella conferenza si stavano via via dirigendo verso le proprie direzioni, chi perché doveva rientrare al lavoro e chi perché voleva poter continuare la conoscenza di colleghi esteri in un luogo più neutrale e casual, era sera quindi c'era anche chi preferiva andarsene a dormire e chi aveva un secondo appuntamento; Lia aveva passato molte conferenze osservando quel momento senza mai farne parte realmente, ma quell'anno era differente. "Allora, miss White, ti va di continuare a spiluccare da questo buffet quasi vuoto o preferiresti vivere un po' di vita notturan prima del rientro nella ligia Hogwarts?"
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view post Posted on 24/10/2018, 11:02
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Anche Lia aveva studiato ad Hogwarts: Jolene non aveva sbagliato a darlo per scontato, dopo tutto. Nell'ascoltarla, la rossa prese a domandarsi in quale Casata fosse stata smistata; da una parte, la donna sembrava nutrire il suo medesimo entusiasmo per l'estensione delle conoscenze rappresentata dalla conferenza. Dall'altra, il suo errare per il mondo aveva dell'avventuroso, un desiderio di andare incontro all'ignoto che Jolene vedeva bene nelle vesti rosse e dorate. Sarebbe stato troppo semplice limitarsi a chiedere direttamente; avrebbe aspettato di formarsi un'idea più precisa prima di confermarla o smentirla.
«Penso che il passato sia una sorta di immensa spiegazione del presente, da un certo punto di vista.» Rifletté a voce alta, sulla scia di quanto proposto dalla donna. Guardava incuriosita quel nuovo sorriso, simile a uno scrigno pieno di segreti. Era l'espressione di una persona che ha vissuto più di quanto le parole potessero esprimere, il che gliela fece percepire distante da ciò che sentiva essere la sua realtà. Si domandò se lei, in prima persona, avesse fatto i conti col suo passato; se davvero c'era qualcosa con cui fare i conti, era talmente sottile da risultare difficile da afferrare.
Lavorare al San Mungo suonava come un'incredibile avventura, una quotidianità fatta dei casi più disparati e di personaggi stravaganti. Jolene non aveva mai avuto l'occasione di confrontarsi con un caso di Lincantropia, nemmeno nel periodo di tirocinio nella Penisola.
«Quale è stato il caso più particolare che ti sia capitato?» Domandò, rigirandosi tra le dita uno stuzzicadenti.
Era evidente che la serata stesse volgendo al suo termine; Lia però la colse di sorpreso con la sua proposta di continuare la conversazione al di fuori di quel contesto. Sorrise di fronte al modo da lei scelto per esprimersi.
«Se la metti così non mi lasci scelta.» Commentò scherzosamente. «Ammetto di non avere un'ottima conoscenza della Londra notturna, ma se hai qualcosa in mente ti seguo senza indugi.» Dichiarò infine, facendo scivolare verso le labbra l'ultimo sorso di champagne e posando poi il bicchiere vuoto sul tavolo. Sorrise con una certa aria di complicità che, le sembrava, ben si addiceva ai toni utilizzati da Lia. Erano ancora due sconosciute, ma il bello dei legami umani è che nascono dal nulla.

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 14/1/2019, 10:22





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Ecate Soxilia O'Connor
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C
ome aveva ragione la giovane infermiera di Hogwarts: il passato era certamente una spiegazione tangibile e concreta di ciò che si diventava poi, ma la differenza per cui due persone con lo stesso passato avessero caratteri differenti stava nel modo con cui esse si approcciavano ad esso. Lia lo sapeva bene, lei che per assurdo aveva scelto una strada aperta a pochi e incomprensibile dai molti, poteva immaginare con una certa facilità come fosse l'approccio a fare la differenza.Per quello annuì alla donna.
Quando la giovane rossa le chiese quale fosse stato il caso più interessante, istintivamente le venne in mente il suo e così un ampio sorriso colmo di memorie e misteri si disegnò sul suo volto mentre quasi si soffocava con l'ultimo sorso di champagne. Tossì appena appoggiando il fluite e coprendosi la bocca con la mano aperta, quindi immerse il suo sguardo di ghiaccio in quello della collega e rispose divertita. "Ad essere sincera è un caso molto vecchio... Trovai una ragazzina che si era lasciata affogare in un lago fino a non avere più battito, ma quando sono riuscita a farla riemergere dopo molto tempo lei è tornata a respirare ed era viva senza bisogno di alcun incantesimo. Sembrava esattamente normale ed uguale a quando si era lasciata affogare, ma aveva qualcosa di diverso..." Lasciò la frase sospesa con uno sguardo di intesa alla giovane e quindi capitolò con una semplicità disarmante. "Mi ci sono voluti anni per capire come ella avesse potuto sopravvivere e tantissimi studi su libri antichi... Ma alla fine mi si è aperto un mondo!" Rise di gusto nel concludere il suo racconto, ripensando alla sua battuta incomprensibile per chi non la conoscesse prima e perciò non potesse capire che parlava di sé stessa. "Invece per te qual è stato il più interessante?"
Attese la risposta della giovane quindi si avviò fuori scortandola gentilmente decisa a portarla in uno dei locali che lei conosceva per terminare la serata in bellezza: presto la donna sarebbe dovuta tornare ad Hogwarts dove la vita era pressoché uguale ogni giorno e farla divertire un po' le sembrava l'idea migliore per regalarle un bel ricordo piacevole di quella conferenza. "La voglio portare in uno dei miei locali preferiti, è qua vicino vedrà che le piacerà!"
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Scusa per il ritardo, avevo cominciato a risponderti ma fra una cosa e l'altra mi sono scordata di avere questa role ferma XD
 
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view post Posted on 22/1/2019, 20:19
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Il portamento contenuto che Lia aveva mostrato fino a quel momento lasciò improvvisamente spazio a una reazione fuori dagli schemi, testimonianza di un divertimento inafferrabile dalla rossa. Jolene fissò sulle fattezze morbide dell'altra uno sguardo di curiosa attesa, mentre il sorriso si allargava spontaneamente di fronte alla sua risata soffocata nello champagne. Jolene sapeva che, in una realtà in cui la Magia è all'ordine del giorno, capitano anche incidenti buffi, che diventano aneddoti da riferire con leggerezza, di tanto in tanto. Era pronta a ridere assieme a Lia mentre questa cominciava a narrare, ma fin dalle prime battute la sua espressione si fece piuttosto accigliata. Le scrutava gli occhi chiarissimi come se potesse carpirne il mistero, ma la sua confusione non fece che crescere man mano che le parole scorrevano. Il caso era senza dubbio interessante, tanto che Jolene stessa avrebbe voluto indagare tra le conoscenze della Medimaga per ottenere chiarimenti. Non comprendeva, tuttavia, il palese divertimento nella sua espressione: la storia sfociava quasi nel tragico, partendo da un tentato suicidio ad una ripresa misteriosa della vita stessa. Forse Lia aveva un senso dell'umorismo piuttosto macabro, forse era fuori di testa; più probabilmente, le celava qualche segreto.
Cercò con cura le parole con cui ribattere: mantenne la consueta delicatezza, ma non voleva essere lasciata in sospeso a quel modo.
«Un caso singolare, davvero. Però scusami, ma non colgo il lato divertente.»
Quando venne chiamata a raccontare della propria esperienza, Jolene rimuginava ancora su quanto detto dalla bionda. Fu con una certa noncuranza, quindi, che rispose immediatamente:
«Una volta, mentre svolgevo il tirocinio in Italia, è arrivato un mago che in qualche modo si era trasfigurato in pesce dalla vita in su. Si trattava di una fattura piuttosto potente, perché ci sono voluti diversi giorni prima di farlo tornare normale. Nel frattempo la metà da pesce, diciamo, richiedeva alcune attenzioni… Insomma, lo abbiamo tenuto immerso a metà in una vasca per tutto il tempo.» Quella immagine era grottesca, e aveva profondamente colpito la giovane Strega. Senza dubbio aveva visto passare casi più interessanti dal punto di vista intellettuale, ma non le erano rimasti altrettanto impressi.
Infine, le due uscirono dall'edificio: Jolene seguiva docilmente i passi di Lia, curiosa di scoprire dove la avrebbe portata. Quanto tempo era passato da quando si era concessa una serata in un locale? Aveva vent'anni, ma a ben pensarci faceva una vita stranamente reclusa per la sua età. Una nuova energia le animò i movimenti e il volto, rendendola incline alla risata. La scelta di Lia di darle del lei le sembrò buffa, e decise di rispondere a tono.
«Mi dica solo che si respira un'aria meno seriosa di quella della conferenza. Credo di averne bisogno.»

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 27/1/2019, 15:51





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Ecate Soxilia O'Connor
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on la stupì affatto che la giovane infermiera non comprendesse il motivo della sua ilarità: in fondo era una storia tragica che aveva un finale quasi felice, ma per lei che sapeva di parlare di sé stessa era evidente il motivo di tanto riso. Avrebbe forse dovuto spiegare alla sua giovane compagna la ragione che rendeva quel caso così particolare? O avrebbe dovuto tacere? Era un grande dilemma, forse uno di quelli che non hanno risposta, eppure la giovane mostrava curiosità nei confronti di quel suo racconto o per meglio dire del suo umorismo, che forse pareva macabro. Lia ci rifletté per alcuni minuti mentre cominciavano a bazzicare per le vie di Londra notturna fra locali aperti e insegne sgargianti, era davvero il caso di raccontarsi ad una sconosciuta? Era davvero la persona giusta a cui riferire una simile verità? Forse bastava solo inventarsi una scusa... Ma che senso aveva? Jolene avrebbe potuto essere una futura ottima Medimaga perché negarle di apprendere da una simile questione? Per la paura de giudizio? Che assurdità.
"Capisco perfettamente che tu non riesca a cogliere l'ironia, ma vedi... Quando la protagonista di quell'episodio è la stessa che lo racconta dal mio punto di vista rende tutto molto più bizzarro e divertente, soprattutto se la protagonista non sperava proprio di poterlo raccontare..."Lia era forse stata enigmatica, forse criptica, o forse Jolene avrebbe capito a pieno quello che la bionda aveva detto;il tutto non toglieva il fatto che avesse ammesso quel dettaglio ad una sconosciuta di cui non poteva sapere la reazione, sperava davvero che Jolene non ne facesse un dramma ma ne cogliesse l'aspetto culturale altrimenti quella serata non sarebbe stata proprio divertente.
Attese qualche secondo prima di ribattere alla risposta a tono della giovane riguardo la serietà delle conferenze, gusto il tempo di imbucare una vietta e ritrovarsi davanti ad un locale rinomato di Londra da cui proveniva musica e chiacchiericcio. "Si fidi.. Dove stiamo andando non troverà nulla di simile alla conferenza che abbiamo appena lasciato! E poi abbiamo vent'anni mica ottanta!" Aveva riso ancora e quindi aveva afferrato delicatamente ma fermamente un polso della ragazza scortandola dentro il locale pieno zeppo fino a raggiungere quella che veniva usata come una pista di ballo, poi si era lanciata in un ballo senza senso a ritmo di musica invitando al collega ad imitarla.
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view post Posted on 4/2/2019, 21:43
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Camminavano per una Londra dai colori artificiali, dove i dettagli si perdevano nelle numerose ombre che i lampioni e le insegne luminose non riuscivano a svelare. Allo stesso modo, la luce che Lia aveva riversato sulla sua storia lasciava Jolene interdetta, incapace di osservare il quadro con chiarezza. Rimase in silenzio durante la loro passeggiata, nel tentativo di destreggiarsi tra quella che le pareva una forma volutamente complessa, volta a nascondere una verità tanto semplice quanto spiazzante. Se Lia fosse stata disturbata dal suo silenzio, se l'avesse interrogata con lo sguardo in cerca ci conferme, Jolene avrebbe annuito con un leggero sorriso, come a dire che aveva compreso e, per il momento, andava bene così.
La conclusione a cui arrivò, quando ormai erano sul punto di fermarsi, era anche il primo pensiero che l'aveva colpita, ma che era stata portata a mettere in discussione a causa della stranezza della confessione. Lia era la stessa ragazzina del proprio racconto: colei che era sopravvissuta agli abissi, dopo esservisi abbandonata di propria volontà. Ora, diversi anni dopo, mostrava un'autentica forza nel raccontarsi a lei, illustre sconosciuta. Era stata una mossa spiazzante, un gioco d'azzardo smorzato dalla forma ambigua, unico tentativo di proteggersi da un occhio esterno.
Si leggeva un leggero cambiamento nel volto di Jolene, quando arrivarono a destinazione. La ragazza sembrava riservare un'attenzione ancora maggiore all'altra; a parte questo, però, la rossa non palesò nessun tipo di nuova consapevolezza. Avrebbe voluto sapere di più: che cosa aveva scoperto di se stessa, delle possibilità che avevano permesso alla Natura di riportarla in vita. Avrebbe voluto sapere come era stato abbracciare la morte, e che cosa l'avesse spinta a cercare il suo tocco. Sarebbe rimasta volentieri seduta per tutta la serata, ad ascoltare un racconto sincero. Perché, inutile dirlo, la possibilità che Lia la stesse prendendo in giro non la sfiorò neppure.
L'ambiente, ad ogni modo, richiedeva che le due assumessero un ruolo diverso: che lasciassero tacere le parole, mentre sarebbe stato il corpo ad esprimersi nel ballo disordinato che era tipico dei locali come quello scelto da Lia. Jolene la seguì senza indugiare, sentendo fin dall'esterno il richiamo di una musica martellante, capace di annullare qualsiasi altra sensazione. Il tocco fermo della donna la guidò immediatamente sulla pista, dove rimase per qualche tempo indecisa, limitandosi ad ondeggiare dolcemente. La Medimaga, invece, pareva già del tutto a proprio agio, tanto che a guardarla, immersa perfettamente nel movimento che la circondava, Jolene sentì allentarsi la tensione dei propri muscoli. Complice anche lo champagne che aveva in corpo, lasciò che prendessero il sopravvento il richiamo prepotente della musica e la presenza elettrizzante di tanti sconosciuti.
Nella penombra, Jolene sorrise a Lia. Le posò una mano sulla spalla, avvicinandosi per farsi sentire.
«Non se la cava male come guida notturna, Miss.» Non avrebbe smesso di ondeggiare al ritmo della musica e, anzi, avrebbe invitato Lia a ballare insieme a lei, a coordinare i loro movimenti.

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 10/2/2019, 17:54





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Ecate Soxilia O'Connor
26 ☘ Veela ☘ Medimaga ☘ scheda [x]


N
on vi era stato il tempo per le domande, per le lunghe chiacchierate che avrebbero dovuto seguire quella confessione, ma né il luogo né il tempo erano adatti a quel piacevole discorrere ed approfondire; ci sarebbe stato tempo poi, quando forse un giorno la bionda avesse trovato la forza per raccontarsi ancora una volta a qualcuno: aveva raccontato quella storia a solo una estranea, Mireen, e l'aveva subito sentita vicina era come se avessero condiviso qualcosa; ma quando aveva conosciuto Drinky, con lei non era riuscita a parlarne ed aveva sentito un'affinità differente quasi come se un filo rosso le legasse indissolubilmente, ma si erano viste una volta sola all'inizio del mese non poteva dire cosa realmente stava accadendo. Se Jolene fosse stata la terza persona a cui Eppure Jolene le aveva trasmesso qualcosa per cui aveva sentito giusto raccontarle la storia, non tutta ma più che a Drinky, era come se nella rossa di quella sera riconoscesse qualcosa, qualcosa che non sapeva descrivere.
"E non solo come guida..."
Sulla pista da ballo con quella gente sconosciuta intorno e la collega quasi imbarazzata a lasciarsi andare, Lia si accorse che il suo comportamento era uguale a quando, durante gli anni di Hogwarts, usciva a bere e per esplorare nuove conoscenze; si muoveva a ritmo di musica incitando la sua accompagnatrice a fare altrettanto abbandonando i freni inibitori che la trattenevano, usava uno sguardo accattivante e modi gentili che potesse rassicurare e far sciogliere la donna... Eppure sapeva come avrebbe concluso la serata, non era un mistero come non lo era mai stato quand'era ragazza, si gettava in quelle situazioni e ne usciva dominatrice indiscussa consapevole che l'idea che fosse stata lei a portare a quella fine era inconcepibile. Così, ballando vicine mentre la rossa le posava una mano sulla spalla e si avvicinava per parlarle, Lia semplicemente e portò una mano sul fianco accettando l'invito del ballo in coppia che Jolene le aveva fatto intuire e semplicemente le sorrise con quel fare provocante. Ancora una volta avrebbe corrotto un'inconsapevole vittima per ricavarne ciò che voleva, poi l'avrebbe abbandonata lì non più oggetto di suo interesse. Ma allora perché, mentre si avvicinava facendo cadere le difese di Jolene pronta a raggiungere l'inizio di quella serata, per la sua testa c'era solo Drinky e quelle sue labbra? Perché non riusciva a superare l'ultimo tratto per bearsi di un primo assaggio? Perché continuava a sentire di sbagliare? Cosa le aveva fatto Drinky?
PS: 185 ☘ PC: 123 ☘ PM: 133 ☘ EXP: 28


 
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view post Posted on 8/5/2019, 18:35
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The berth surrounding my body, crushing every beat of bone
The salt, it seeps in through the pores of my open skin
I wait on you inside the bottom of the deep blue sea
I wait on you iside the bottom of the deep blue.


Mentre si muoveva con sempre maggiore disinvoltura, Jolene percepiva per la prima volta l'esistenza di insospettati nodi nei suoi muscoli, palesati unicamente per venire sciolti al ritmo trascinante della musica. Le era mancata quella sensazione dopo che, tornata a Londra per costruirsi una nuova vita in qualità di adulta, si era dedicata a tutto tranne che a quel tipo di svago così semplice e immediato. Era grata a Lia per aver proposto quel risvolto della serata anche se, come intuì dall'enigmatica risposta della bionda, i suoi piani non erano finiti lì.
Guardandola nella penombra del locale, Jolene intravide il luccichio del suoi occhi chiari, le curve levigate del suo bel volto. Vi era del mistero palpabile, in quella figura seducente. Aveva suggerito di essere morta e poi rinata, ma come era possibile un simile avvenimento? Se non parlava per metafore, allora, probabilmente, avrebbe dovuto avere paura. Era la prima volta che quel pensiero si insinuava nella sua mente, resa nebulosa dallo champagne e dalle vibrazioni della musica. Qualcosa nello sguardo della rossa cambiò ma, anziché allontanarsi, Jolene mantenne il contatto. Lia era dolce, la invitava con gentilezza a seguirla, e trasformava le tenebre di cui era circondata in fascino. La ragazza faticava a seguire i suoi pensieri e il suo corpo, esercitare controllo su entrambi era un compito troppo arduo. Allo stesso tempo, la questione irrisolta degli abissi del lago non le lasciava pace: richiamava la sua attenzione quando, altrimenti, si sarebbe dispersa come nebbia.
Non era difficile intravvedere le intenzioni celate dietro a quello sguardo così intenso; meno immediato era leggere se stessa. Dove finiva l'influenza di Lia, e dove cominciava il libero arbitrio di Jolene? Non potendo comprendere, sentiva con maggiore intensità, e ne rimaneva scombussolata. L'atmosfera tranquilla della conferenza – i Medimaghi nei loro completi scuri ed eleganti, le donne avvolte in stoffe pregiate, i sorrisi misurati così da modellare una perfetta rispettabilità; tutto ciò sembrava appartenere ad un'altra vita. Ora, in quella scatola scura, rimbombante, affollata, il mondo pareva essersi immerso nelle acque dell'oceano.
Jolene avvicinò le labbra all'orecchio della sua accompagnatrice e, in un soffio, si lasciò sfuggire:
«Cosa? Cosa è stato diverso da allora?» Non c'era bisogno di introdurre quella domanda, dopo essersela rigirata nella mente per così tanto tempo. Anche Lia avrebbe compreso immediatamente, e la giovane si allontanò per poterne osservare l'espressione.




La canzone citata è questa. Mi ricorda Lia e la situazione che si sta creando tra le due, quindi mi sembrava carino inserirla e immaginare di sentirla nel locale, magari in una versione più ballabile :fru:
 
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Lia Soxilia
view post Posted on 9/5/2019, 10:37





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Ecate Soxilia O'Connor
26 ☘ Veela ☘ Medimaga ☘ scheda [x]


B
allavano, vicine sotto l'effetto di quel posto e di quell'oscurità che invogliava a compiere gesti mai pensati e coraggiosi, ballavano a ritmo di una musica senza un effettivo senso con le menti perse per diversi pensieri l'una dall'altra: se infatti Jolene era ancora troppo concentrata sulla sua rivelazione, Lia non smetteva di vedere Drinky davanti a sé a sorridere con quelle labbra morbide e a stringerla come nessuno aveva mai fatto. La domanda di Jolene trovò terreno fertile in quello strano momento di debolezza delle Veela che ancora una volta immaginava di essere con la rossa di quel sabato pomeriggio. "Io sono diversa, non voglio più sedurre nessuno o baciare nessuno che non sia lei..." Non si era nemmeno accorta di averlo detto a voce sufficientemente alta da farsi sentire da Jolene e solo quando i suoi occhi offuscati videro il volto dell'infermiera fissarla curiosa capì che doveva darle una risposta sul suo caso e non su ciò che Drinky aveva creato. Cercò di scacciare dalla sua mente Drinky e qualunque cosa la riguardasse, si mosse appena avvicinandosi nuovamente alla sua accompagnatrice sperando che quella vicinanza inadatta potesse aiutarla a focalizzarsi sul presente e finalmente le rispose. "Da quel momento ho potuto sentire. Dopo la morte e resurrezione la ragazza sembrava essere guarita da una precedente malformazione che le impediva di provare emozioni e finalmente le ha provate, si è sentita felice, triste, sola e dopo qualche anno ha trovato amici e il calore della sua famiglia, fino a quando poi ha incontrato una persona che non si aspettava e crede di aver scoperto cosa si prova ad essere innamorati..." Si, pensandoci, da quando aveva conosciuto Drinky aveva avvertito qualcosa che mai prima dall'ora aveva sentito e nella sua lunga analisi delle emozioni aveva scoperto che quei comportamenti e quei pensieri erano tipici di un innamorato; era buffo arrivarci in quella maniera, rendersi conto che era bastato un solo incontro per farla innamorare, forse addirittura solo un abbraccio casuale ed insensato. Per la prima volta si rendeva conto di quanto fosse strano ritrovarsi in un bar a ballare seducendo qualcuno quando in realtà voleva solo ritrovarsi davanti a Drinky e baciarla fino a non avere più fiato.
PS: 185 ☘ PC: 123 ☘ PM: 133 ☘ EXP: 28


 
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view post Posted on 23/5/2019, 19:04
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Non poteva dire con certezza se la sua immaginazione avesse plasmato delle aspettative riguardo alla risposta della bionda. La verità era che nuotava nel buio, e non sarebbe stato scontato far emergere dalla massa informe delle tenebre i contorni di una supposizione. Di certo, però, la seguente rivelazione la lasciò perplessa. Si trattava, se possibile, dell'ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire. All'apparenza non intratteneva nessun legame con ciò che aveva chiesto: quasi che, immerse entrambe nei propri pensieri, Jolene e Lia si fossero inoltrate in percorsi del tutto differenti. La linea aggrottata delle sopracciglia sottili, modellata in modo da creare un leggero solco sopra alla radice del naso, testimoniò il lavorio incessante della sua mente nel cercare di formulare un'interpretazione.
Quando gli occhi di Lia incrociarono i suoi, la donna parve acquisire nuova consapevolezza di ciò che aveva affermato e del suo effetto sulla rossa. Per quanto questa volta le sue parole fossero evidentemente rivolte a lei, Jolene le trovò altrettanto criptiche. Quale era la morte che restituiva la vita interiore? Se ben aveva compreso, non era stato un incidente ad aver condotto la ragazzina tra le braccia mortali degli abissi. Abituata a dare un'importanza suprema alle parole, Jolene non si lasciava sfuggire nessuna sfumatura di espressione. Se le scelte di Lia non erano state casuali, l'incapacità di provare emozioni poteva essere collegata all'abbandono volontario della ragazzina. Poteva immaginare come la concessione di una seconda possibilità avesse stravolto la sua visione e la sua essenza; ma era davvero tutto lì?
Una strana dolcezza prese ad intrecciare i suoi filamenti nel petto di Jolene, l'ennesima sfumatura in un insieme di difficile interpretazione. Se i suoi segreti rendevano Lia un essere quasi intangibile, quel suo parlare di amore le conferiva una fragilità tutta umana. Il suo volto parve diventare ancora più morbido, mentre l'eccessiva vicinanza sfumava i colori di ciò che lo contornava.
Prima ancora di sentire la propria voce, Jolene ne percepì il sapore lontano ed amaro.
«Le emozioni sono così volatili che è come non averle affatto.» Quanto provava, in ogni momento; quale calvario di impulsi, così impellenti nel singolo momento della loro durata, ma pronti a diventare ombra in uno schiocco di dita. Le emozioni non spostavano di un millimetro l'immobilità in cui era avvolta, mai. «Innamorarsi, invece, è un altro discorso.» Per il momento rinunciò a comprendere, e prese a spostarsi là dove la corrente del momento la trascinava. Erano ancora troppo vicine, i loro respiri si sarebbero potuti sfiorare, ed invitavano a scambiarsi confidenze. «Lei dov'è adesso?» Forse, se si fosse immersa in una vita più piena della propria, avrebbe potuto per un attimo scorgere i misteri che da sempre le erano preclusi.

 
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17 replies since 9/8/2018, 21:21   286 views
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