La tensione la teneva incollata al pavimento, immobile, mentre la rabbia e la paura giocavano una partita dalla quale, probabilmente, non sarebbe uscito alcun vincitore. Difatti, nessuna delle due avrebbe prevalso sull’altra, camminavano pari passo, ed era sempre più chiaro quanto Megan non riuscisse a farne a meno. Rischiare era diventato un gioco e per quanto quello che aveva appena fatto potesse essere catalogato come una mancanza di rispetto, che fino a qualche tempo fa nemmeno si sarebbe sognata di fare, dentro di sé sentiva la voglia di ripeterlo ancora. Era ferita e voleva ferire, non le interessavano le conseguenze, benché meno voler assumere un altro atteggiamento che fosse diverso da quello che stava utilizzando in quel momento. Dannazione però se faceva male, le righe sul suo volto lasciavano veder chiaramente quanto ogni azione fosse inevitabilmente dolorosa, aggravata da un principio sempre meno tollerato. Ma cosa sarebbe stato peggio dell’essere sola? Perché lo era. Elizabeth, di certo, le aveva chiaramente mostrato quanto poco avesse a cuore i suoi sentimenti, e sebbene fosse palese, una parte di lei la giustificava ancora.
Quella donna aveva perso una figlia, non poteva discutere del dolore che stava provando in quel momento: immenso, troppo pesante da poter sorreggere. Era semplicemente una madre fra tante che avrebbe voluto vedere sua figlia continuare a realizzarsi, fino a che non sarebbe diventata troppo vecchia per continuare ad essere partecipe della sua vita.
Megan stava provando le stesse orribili emozioni, un dolore insopportabile, seppur si trovasse dalla parte opposta. Lei era una figlia che aveva perso i propri genitori, come accade nella vita, ma ci sono situazioni dove quest’ultima colpisce troppo presto, crudele, senza alcuna esitazione ed è proprio lì che si tocca l’oblio, lì si lotta per non farsi inghiottire o ci si lascia andare inermi. Megan era consapevole del fatto che un domani sarebbe rimasta sola, certamente, però, non avrebbe mai immaginato che tutto questo sarebbe potuto succedere a soli quindici anni. Nessuno sarebbe stato pronto a ricevere questo duro colpo, soprattutto in giovane età, e lei continuava a chiedersi cosa avesse fatto di male per meritare così tanta sofferenza, a farsene una colpa come se non avesse dato e fatto abbastanza, come se fosse stata punita per qualcosa di cui non conosceva le origini.
Continuava a fissare quella donna, chiuse gli occhi per un momento cercando di immaginare come sarebbe andata se tutto avesse preso una piega diversa, come aveva immaginato.
Aveva sperato di ricevere quell’abbraccio che l’avrebbe fatta crollare a terra ma che, allo stesso tempo, le avrebbe scaldato il cuore, perché dopotutto lei era solo una ragazzina e sua nonna avrebbe dovuto comprendere che da sola non ce l’avrebbe mai fatta, che aveva bisogno di qualcuno o si sarebbe persa. Ma a Elizabeth non importava affatto e Megan continuava a sentirsi una stupida per essersi illusa. Ci aveva provato, era entrata con tutte le buone intenzioni del mondo e si sentiva una completa idiota per essersi costruita aspettative, per aver permesso alla sua mente di viaggiare affinché tutto potesse essere la perfetta copia di un atto drammatico, con un lieto fine raffigurante un’impeccabile cornice familiare riunita. Come aveva potuto credere che avrebbe trovato qualcosa di diverso da ciò che in quel momento si trovava davanti ai suoi occhi. Una donna da sempre assente nella sua vita improvvisamente avrebbe dovuto fare la parte della nonna? Cosa aveva sognato?
Un sorriso vuoto, turbato, si dipinse sul suo volto non appena Elizabeth si voltò rivolgendole parola. Gli occhi andarono a scrutare con attenzione l’anziana donna che non vedeva da tanto, troppo tempo. E se ne stava immobile, stabile nella sua posizione che la vedeva a pochi passi da quella figura estranea, continuando a sostenere un fardello enorme che presto avrebbe eliminato, o almeno così si sarebbe convinta, senza mezze misure. Un autodifesa chiara, un annullamento in parte volontario, che nel tempo avrebbe inciso le sue controindicazioni.
«Come- mi- permetto.»
Il sorriso non mutò in alcun modo, divenne più inquietante e quelle parole uscirono lente e ben scandite dalle sue labbra. Rise appena, con gli occhi persi nel vuoto, troppo spaesata per poter comprendere quali azioni stava compiendo in quegli istanti.
Seriamente le aveva rivolto quelle parola? Ma, soprattutto, credeva davvero che meritasse una risposta?
Elizabeth non si trovava nel giusto e questo sembrava essere chiaro solo a Megan. Forse avrebbe dovuto guardarsi allo specchio in quel momento, vedere quanto fosse estremamente distaccata e quanto le stesse facendo del male. Ma, probabilmente, non se ne era accorta, o forse non le importava affatto.
Fissava gli occhi blu di quella donna che avevano lo stesso colore ed espressione dei suoi: lo sguardo spento, i lineamenti delicati sebbene fossero rovinati dal tempo. Forse, un giorno, sarebbe stata l’esatta copia di sua nonna.
L’attimo di silenzio che le avvolse sembrò interminabile, fino a che Megan non ebbe di nuovo il coraggio di parlare, con più lucidità questa volta. Smise di sorridere, tornando ad avere uno sguardo serio e impassibile, schiuse le labbra poi emanò un lungo respiro.
«Voglio avere delle risposte. Risposte che non ho avuto nemmeno da chi mi ha riportato la notizia.- »
Nessuna “scusa”, se era quello che si aspettava sua nonna, ma solamente la pretesa di sapere perché la sua vita fosse stata stravolta in quel modo. Voleva mettersi l’anima in pace, scoprire la verità.
«-Cosa è successo a mia madre e a mio padre? Sai qualcosa vero?»
Teneva i pugni stretti non permettendo, così, al sangue di defluire bene lungo le dita. Ora stava tremando, perché la paura aveva allungato il passo e la situazione era ancora troppo calda. Quante ore erano passate dalla notizia?
In quei momenti aveva attraversato, e continuava a farlo, un cumulo di emozioni, alcune delle quali mai provate prima. Quel controllo latitante, quel camminare tra il buio e la luce, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, la terrorizzava; tuttavia non sarebbe mai stato abbastanza.
Ora, cosa sarebbe accaduto?
«Where are we? What the hell is going on?
The dust has only just begun to fall...
Spin me 'round again and rub my eyes. This can't be happening.»