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Non avrebbe aiutato il nascondere che quella fosse stata un'estate a dir poco infernale. Il tunnel emozionale in cui si era rinchiusa l'aveva logorata a tal punto che si era chiesta se non avesse toccato il fondo una volta per tutte. Però aveva ritrovato il lume della ragione e, seppur emotivamente in lutto, si era rialzata ricominciando tutto dalle basi. Eppure, l'idea di lasciare la sua casa
di cura e tornare in mezzo agli studenti - alcuni dei quali pronti a dipendere da lei per i primi passi - la terrorizzava. Non voleva farlo, fino in ultima si era rigirata tra le lenzuola implorando Fergus di trasformarsi in un'isola deserta per fungere da ultima spiaggia in tutti i sensi. Ovviamente non era nemmeno immaginabile una cosa simile. Così, con l'aura spaventosa di chi chiaramente non voleva avere a che fare con nessuno si era avviata verso la stazione più affollata di Londra. Avrebbe volentieri saltato i convenevoli, i sorrisi di circostanza e quei cenni ai conoscenti, preferendo piuttosto trovare al più presto un vagone comodo e rinchiudersi in una delle cabine. Non si guardò alle spalle quando attraversò il falso muro del binario. Aveva chiesto a John di non farle da scorta, ma lui non era riuscito ad assecondare la sua richiesta ed aveva insistito per accompagnarla a King's Cross. Gli aveva allora chiesto di rimanere nella zona babbana della stazione, e lasciarla portare il suo baule con le gabbiette e tutto, ed anche in quel caso le sue parole era state vane. Testardo come un mulo, suo padre non aveva voluto sentir ragioni ed aveva deciso di seguirla come un'ombra, incrementando il disagio che s'annidava nel suo stomaco. Consapevole però che la colpa di quel malumore non fosse per niente imputabile al mago, addolcì lo sguardo limitandosi ad ammonirlo quando lo vide spuntare oltre il muro. Per contro lui alzò le spalle e si finse innocente. Incredibile come potesse assumere ancora gli atteggiamenti del ragazzino che era stato in passato, proprio quelli che finivano per sollevarle di poco il morale. Sbuffò, sì, ma fu tutta scena per lui. «
Da qui posso cavarmela, devo solo salire sul treno.» provò a rassicurarlo per evitare che farsi accompagnare da suo padre finisse per rovinare definitivamente quell'immagine che si era costruita a fatica in cinque anni. Avrebbe dovuto ringraziare il fastidioso affollamento lungo il binario se nessuno aveva visto l'abbraccio che le aveva riservato John, a tradimento. Rapido l'aveva stretta a sé per pochi attimi, necessari a ricordarle tutto quanto si erano detti nelle ultime settimane. «
Sì, lo so. Ci proverò... Te l'ho promesso.»
*un centinaio di volte*Rispose prima ancora che lui potesse chiedere. L'armonia lentamente ritrovata con suo padre stava assumendo per lei il punto focale di quella famiglia che per anni aveva ignorato. Non l'avrebbe spezzata per puro egoismo, perché si era resa conto di quanti danni era in grado di fare e di persone a lei care ne aveva già ferite abbastanza. «
Buon viaggio» Su quell'augurio la Tassorosso affidò il baule al treno e vi salì senza più remore, era in anticipo, avrebbe almeno potuto trovare un posticino isolato e tranquillo il più possibile. Fergus non amava viaggiare in treno, Amber lo aveva scoperto l'anno prima quando per poco non aveva divelto la gabbietta con gli artigli procurandosi non pochi danni alla zampa destra. No, lui l'avrebbe raggiunta direttamente ad Hogwarts i giorni successivi. Solo Eve, quindi, la seguì nella spasmodica ricerca di quel posto a sedere. Ben presto però la strega si ritrovò a maledire l'affollamento lungo gli stretti corridoi. Inutile chiedere con gentilezza il permesso di superare gli esaltati ragazzini dei primi anni, fermi come chiodi impiantati nei vagoni. Una di loro, per giunta, le pestò un piede nell'arretrare ad occhi chiusi. Un genio. Amber aspettò che quest'ultima si accorgesse di aver almeno urtato qualcuno, e quando lo fece la sciarpa giallo-nera al suo collo divenne la maledizione del Prefetto. Con gli occhi nocciola sgranati ed un sorriso spaventosamente felice, la bimba attirò l'attenzione dei suoi compagni, quasi tutti Tassorosso. «
Prefetto Hydra!» Pochi secondi in più, un sospiro di troppo, ed Amber ricordò Adèl Jones-Carter ed il suo smistamento, ma ancora di più ricordò di averla ad appena una porta di distanza, in dormitorio. «
Puoi sederti con noi, se non hai nessuno con cui stare. Abbiamo anche i libri per studiare, ma ci annoiamo, ho intenzione di svaligiare il carrello di dolci e la mia gatta non ti disturberà come l'anno scorso. Passato una bella estate? E' vero che quest'anno voi del quinto andate con le carrozze fantasma?» La schiettezza innocente con cui le parlò a ruota libera stupì Amber al punto che inizialmente non seppe cosa dire. Troppo, tutto assieme. Poi, negò con il capo ricercando il tono meno frustrato nel suo arsenale. Non voleva proprio spiegare il motivo per cui era bene che non si sedesse con loro, oltre al fatto che proprio non riusciva a capire il meccanismo a fondo della richiesta. «
Grazie, ma ho qualcuno che mi aspetta.» Mentì. Prima ancora di vedere il sorriso svanire dal volto della bambina, sentì i commenti dei suoi compagni, tutti più o meno simili: "i grandi non si siedono mai con noi". Poche parole riuscirono a far sentire Amber più vecchia di quel che era, e con il cipiglio degli anziani del quartiere avrebbe voluto dir loro che avrebbero dovuto godersi quegli anni perché crescendo la realtà li avrebbe inghiottiti senza ritegno. Ma avrebbe avuto molti altri giorni davanti a sé per rovinare i sogni altrui. Così, facendosi largo in quel corridoio, li superò. Ogni vagone era lì per mettere a dura prova i suoi nervi e ricordarle che non era più in tempo per scendere dal treno e rifugiarsi in qualche sperduto paese montano. Erano tutti avvoltoi ai suoi occhi, pronti ad affondare gli artigli aguzzi nella carcassa di quel che era rimasto di Amber. Quando finalmente raggiunse la carrozza meno gettonata, aprì l'ultima cabina e ci si infilò senza ritegno. Era vuota, doveva esserlo. Caricò il piccolo bauletto sopra la sua testa, doveva avere la divisa e la spilla a portata di mano per indossarla prima dell'arrivo ad Hogwarts, e lasciò che Eve si acciambellasse sul posto accanto al suo. Prima che le iridi chiare si inchiodassero al finestrino ed Amber potesse lasciarsi andare ad un sospiro di sollievo, però, un'ombra oscurò la vetrata della porta. «
Cinque Galeoni che Midnight ti boccia agli esami. » «
Bell'amico che sei! Facciamo che ne scommetto sei, e boccia pure te! » Le ombre divennero due e ben presto ebbero dei volti. Studenti tra il terzo ed il quinto anno, suppose, non di Tassorosso, che sembravano intenzionati a sedersi con lei. Senza nemmeno chiedere il permesso, avevano deciso di invadere i suoi spazi - era in effetti egoistico pensare che fossero suoi dato che prima o poi quasi ogni sedile avrebbe avuto un occupante - e per poco non si gettarono a capofitto sui sedili. Smisero di chiacchierare quando si resero conto dello sguardo con lui Amber li osservava. A costo di sembrare più snob di quanto fosse realmente, ringhiò loro un per niente pacato: «
Questi posti sono occupati.» con tutta l'intenzione di metterli a disagio abbastanza da farli sloggiare. Sperava non ribattessero perché sapeva di non poter decidere per loro, se avessero deciso di rimanere lì avrebbe dovuto sopportarli per ore. Le sarebbe andato bene chiunque, eccetto loro - si disse mentre con riluttanza i due cambiavano cabina, non senza lanciarle occhiate poco incoraggianti - eccetto quei due. Gli avvoltoi erano ovunque. Ma la verità era che davvero avrebbe voluto poter osservare il mondo muoversi per ore attorno a lei e svuotare la mente di ogni microscopico pensiero. Sospirò quando i due richiusero la porta, ignorandone le voci.
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Amber S. Hydra ▰ 18 anni ▰ Prefetto Tassorosso ▰ "stay away"