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Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 44 anni ☯ Giapponese PS: 171 ☯ PC: 115 ☯ PM: 115 ☯ EXP: 26 Ovviamente non era nelle sue corde sperare di affrontare con cosi' poca applicazione un'incanto che nel corso della storia aveva visto diversi scenari spiacevoli, di incidenti e ripercussioni nelle vite delle persone; lui stesso era parte di quel gruppo. La magia sgorgava dalle sue movenze e dalla sua fedele compagna di ciliegio che era la bacchetta. Stava riuscendo? Non sarebbe riuscito ad affermarlo subito, poiche' un dolore decisamente fastidioso prese a irrompere all'altezza del bacino. Come effetto trigger, Issho associo' il dolore ai tempi oramai andati dello spaccamento. All'inizio paura... con la mano destra andava a cercar il volto; lo trovo' li fermo e immobile al suo posto, non stava mutando, ma... da dove veniva il dolore, beh, un'altra storia. Se il piacere aveva un prezzo, questo lo stava pagando; come la metamorfosi di una crisalide, ecco che la coda felina delle tipiche bestie ando' a delinearsi all'altezza del sacro, da dove fondamentalmente proveniva tutto il malessere; da una parte stupore, dall'altra malinconia e dispiacere per via del fatto che la coda sembrava essere l'unica cosa mutata nel suo corpo, se non che' segni di ugual intensita' e dispiacere fisico cominciarono a provenire anche all'altezza del cranio, delle orecchie in particolar modo. Le ando' a toccare, stavolta con piu' prudenza per via del fatto che temeva sempre la sorte di 33 anni prima. Pelo, cartilagini allungate e appuntite...non era solo dotato di coda dunque, ma anche di vere e proprie orecchie animalesche. Come mai fermo per 1/4? A cosa era dovuto questo scarso successo? Scontato era non riuscir subito nell'impresa, ma almeno immaginava un risultato migliore piu' che solo orecchie e coda. Viaggio' indietro con i pensieri, ripercorrendo non solo le ultime vicende nel mondo dei sogni ma anche i personali studi del mondo animale, cosi' come i babbani erano soliti pensarli e documentarli. Non si era mai soffermato tanto su quella razza felina, ma ne aveva spesso letto, ascoltato o sentito storie. Forse una scarsa conoscenza di quel mondo creava la lacuna per l'adempimento dell'impresa? La conoscenza a quanto pare era la solita e comune strada del tutto e non avrebbe fatto eccezione nemmeno l'attuale situazione, probabilmente. Le tigri...nelle varie razze e culture erano sempre state etichettate come forti, caparbie, riflessive e mangiatrici di uomini. I felini piu' grandi nel mondo babbano, dalle zanne poderose e dagli agguati letali. Cibati dalla natura per mezzo dei propri esseri viventi, ora cacciati e ora serviti gia' esanimi. Abili nelle battute di caccia, mimetizzate nelle radure e nelle foreste grazie al proprio manto particolare, solitamente nelle tonalita' dell'arancio e striature nere, cosi' come mostravano le stesse formazioni appena manifestate nell'orientale; vibrisse spesse e lunghe, per una coordinazione perfetta e attacco micidiale. Dieta solita da cacciatore in cima alla catena alimentare. Questo era la Tigre nel suo essere e questo Issho si sarebbe dovuto accinger a diventare, puntando su quelle sue qualita' che riteneva piu' in sintonia con l'animale. Il coraggio e la letalita' delle parole; la stazza innaturale per il giapponese di turno in sintonia con la fiera che vantava il primato fra i mammiferi su terra; la capacita' di riflessione, vera mimetizzazione nella vita di tutti i giorni; la curiosita' come caccia di un qualcosa e la fame vorace della carne, del sapere e della scoperta. Un animale che si riscopriva tale e che ora andava a cercarsi in quel mondo perso che era la voglia di divenire.Yare yare... esplico' quasi sconfortato, osservando la sua mano con la presa salda della bacchetta. Meditava circa l'errore fatto...non era forse solo conoscenza, ma anche focus. Aveva peccato forse nell'applicazione dell'incanto? Fino ad'ora aveva sempre focalizzato e fatto presente una generica tigre, tralasciando il verso senso della scoperta nel mondo dei sogni di Cernunnos. Vero era che la tigre era il suo spirito guida, ma era altresi' vero era che la stessa tigre che incontro' dall'altra parte non era ne comune ne generica. Aveva dimenticato l'occhio, singolare e unico, ceruleo? Scordo' il suo dolore, la sua afflizione in sincronia con lo stesso mago in quelle mangrovie? E la voce....saggia, rauca e ruggente che ebbe modo di ascoltare nella difficolta'? Forse era il mix di conoscenza e superficialita' di focus che aveva portato lo scarso risultato. Lui non era una tigre...lui ERA la Tigre dall'occhio ceruleo, zaffiro, che aveva sofferto e scoperto il proprio spirito, che correva senza intralci e fatiche per la natura selvaggia, primeggiando sulle scimmie codarde in festa. Era la tigre dal manto leggermente invecchiato sul muso, dai colori caldi piu' spenti e il nero piu' diffuso e chiazzato da qualche pelo bianco. Una tigre di mezz'età, cieca per un occhio ma pronta nell'animo a rivalutare le proprie qualita'. ``Prima lo spirito, poi il corpo``. Echeggiarono nuovamente nel vuoto pensiero che ora riordinava le scene. Era chiaro oramai...cosa impediva al corpo di esser pronto se lo spirito aveva gia' vinto la sua sfida? Nel sogno delle mangrovie, Issho era gia' una tigre, l'aveva gia' superata quella sfida del passato; si era lasciato vincere dalla natura per, paradosso, vincere contro essa. Accettazione...questo era cio' che fece la differenza in quel mondo. Accettazione...questa era la strada da percorrere anche nel corpo. In questa predisposizione andava affrontata la vera sfida. La paura che aveva provato un momento prima, scaturita dal trigger del passato, del riproporsi di una scena cruciale e negativa della sua vita adolescenziale...era tutto nella sua testa insieme alle ultimissime e fresche illuminazioni concettuali, ma era stato nuovamente cieco fino a quel momento per non veder la strada gia' segnata e in discesa per quel viaggio che sarebbe stato un nuovo essere. Il ragazzo sfregiato come punizione per un livello di magia che aveva studi profondi da portar a termine prima della sua applicazione; le urla e pianti di chi lo aveva spinto a commetter l'atto; quella maledetta tigre viola, risultato del proprio peccato.....erano tutti quei impedimenti che invece di tener sopiti e nascosti, avrebbe dovuto accettare. Il tempo serve per accettar le cose...Issho avrebbe capito in quel momento che l'accettazione e' la cura per i mali del passato. Cio' che era successo era stata esperienza accumulata e storia atta a non farlo piu' sbagliare nel futuro. Accettare il passato gli avrebbe permesso di adottare un futuro tranquillo e di successi. Allora basta rimuginare, basta ripensamenti, basta colpe da dar a se' stessi o altri. Accettare tutto, conservarlo e ricordarlo per non sbagliare nel quotidiano imminente era il cammino da intraprendere. Ike, Iss, Ike! Si auto-incitava. Avrebbe pensato a quei ricordi, rendendosi quasi felice di averli potuti rivivere in quella nuova chiave di accettazione. Avrebbe ricordato l'incontro con lo spirito guida, la sua prova, le sfide nelle mangrovie, la scoperta dell'io animale; Avrebbe focalizzato i tratti del felino e li avrebbe tradotti sul proprio corpo cinquantenne, con i propri difetti e pregi, dall'altezza alla cecita', dal nero del capello al ceruleo dell'occhio funzionale. Avrebbe ripensato e trasformato i suoi tratti psichici, le sua abilita' di diplomazia, di riflessione e di presa di coscienza della vita, rivedendoli nel coraggio, nell'istinto, nella forza, agilita' e analisi dell'animale. Si sarebbe immedesimato in essa non come generica tigre ma come Issho-Tigre. Nella mente solo lui animale, grosso, pacato,cicatrici in volto, forte e a contatto con la natura, per la scoperta della stessa. Il suo animo avrebbe ruggito, dilatando i troppi pensieri superflui. Il suo occhio si sarebbe chiuso, per trovare i sensi; il suo braccio con la mano armata di bacchetta avrebbero puntato nuovamente il centro della testa parzialmente mutata e la sua bocca avrebbe proferito, ruggito: Mutas Tigris! per tentare di cambiarlo nella forma e nel colore...per trasformarlo, possibilmente completamente per questa volta.
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