Jasmine Tea, Privata

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view post Posted on 6/9/2018, 12:44
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«Miss Hydra, giusto?»

Sentirsi chiamare le ricordò di non essere stata propriamente cortese. Non solo non si era presentata - dopo aver categorizzato il mago al suo cospetto - , ma aveva volutamente evitato di farlo. Eppure era sciocco pensare che uno degli accompagnatori della missione di Peverell non si ricordasse almeno dei due Caposquadra. «», asserì di conseguenza, facendo sfoggio del tono più neutro a cui potesse aggrapparsi, ma fallendo miseramente. Quella cupa rassegnazione, che la fine del viaggio a Gerusalemme aveva lasciato in Amber era comunque un nonnulla in confronto a tutto quello che la ragazza aveva affrontato quasi un mese dopo, eppure era lì a pungerle il fianco ogni volta che il suo sguardo incontrava quello di un compagno o un nemico. Nei confronti dei primi provava una certa vergogna; non era stata capace di guidare la sua squadra a dovere e non aveva dato lustro ai Ribelli, o a quel che ne rimaneva. Quella città era stata la "sua" città per un po', e lei l'aveva persa. Nei confronti dei secondi nutriva solo la speranza - inutile quando si trattava di Black, a detta sua - che non si crogiolassero in quella vittoria strappata dalle mura dell'Antonia. In quanto a sconfitte, era sicura di aver fatto il pieno. Abbassando lo sguardo risistemò un ciondolo appena decentrato rispetto a quelli posti accanto. Per ingannare il tempo e la mente, la Tassorosso aveva iniziato a concentrarsi anche sui più insignificanti dettagli, annaspando nel tentativo di aggiustare tutto quanto possibile... come se quello potesse ricucire lo strappo che divideva il suo cuore.

Non sapeva a cosa avrebbe portato il chiedere un parere a qualche mese di distanza, forse a mente fresca, ma sperava di non essere la sola ad aver vissuto drasticamente la faccenda. Era curiosa di sapere cosa ne pensasse qualcuno di esterno ad Hogwarts, con molta più esperienza sulle spalle ed un vissuto probabilmente più istruttivo del suo. La risposta che l'Auror volle darle, alla fine, la convinse che fosse meglio non proseguire la discussione in negozio. Niahndra le avrebbe dato il turno a breve e - sebbene sapesse di non avere troppa libertà di movimento - un Tè era esattamente ciò di cui aveva bisogno... così come aveva bisogno di continuare la conversazione. Non lo avrebbe mai ammesso. Forse fu proprio la disapprovazione del mago nei confronti della gestione di quella missione a convincerla a muovere il primo passo, più che altro per togliersi di torno entrambi. Dopo, avrebbe risposto. «Fuori dalla nostra portata, certo». Si concesse solo quel commento, imitando di poco l'incredulità passata poco prima sul volto del rosso. Non era niente di rivolto a lui, ma tenne per sé il resto di quel discorso che nella propria mente era già diventato un monologo. Rapidamente richiuse un paio di cassetti, afferrò la mantellina leggera appesa dietro il bancone e le chiavi del negozio. «Se vuole avere una risposta, io... » girò attorno al bancone e si premurò di osservare il mago solo per capire se intendesse seguirla o avesse recepito il rapido segnale che aveva dato muovendo il capo verso l'uscio. «.. ho bisogno di un Tè. La mia collega arriverà a momenti e c'è un posto proprio dietro l'angolo». Finì la frase voltandosi verso la porta. Finché non l'avesse raggiunta avrebbe potuto maledirsi per aver invitato un Auror a bere un Tè per dissezionare un evento che avrebbe preferito chiudere nel cassetto insieme a molti altri, e gettare la chiave per sempre. Avrebbe anche potuto decidere che di quel che aveva da dire una studentessa non gliene importava poi molto, e dunque rifiutare e prendere una via diversa dalla sua. In fondo, lei lo avrebbe accettato. Ed un Tè in quel bar dall'arredamento semplice ma elegante se lo sarebbe concessa comunque. Anzi, in parte si ritrovò a pregare in quella possibilità. Un impervius sulla mantella e pochi istanti dopo, avrebbe messo piede fuori dal Wizard. Sola o no.




Edited by ˜Serenitÿ - 6/9/2018, 19:02
 
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view post Posted on 6/9/2018, 20:11
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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese

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Pareva a disagio o così sembrò agli occhi del fulvo. Che avesse detto qualcosa di infinitamente sbagliato e sconveniente?
Era stato educato in una maniera rigida e severa, sotto la tutela dei genitori di suo padre oltre che dalla sua stessa madre, in cui l’Onore e l’Onestà dovevano essere tra i primi marchi di fabbrica che ad un Weiss non doveva mancare... testardaggine a parte. Possibile che avesse peccato di onestà con miss Hydra? Eppure aveva espresso il proprio pensiero in maniera diretta e senza alcuna remora, perciò cosa poteva averla turbata tanto con il suo modo di fare?
Sentir rimarcare una delle frasi che aveva composto la propria risposta al quesito ricevuto spiazzò Aiden, il quale percepì i peli presenti sul proprio corpo rizzarsi. Per un momento ebbe il timore di aver davvero detto una cosa sbagliata, risuonata come offensiva alle orecchie della ragazza e non poté fare a meno di lanciarle una breve ma intensa occhiata colma di rammarico. Stava a lei, poi, decidere se decifrare quello sguardo appena ricevuto o ignorarlo.
Ad ogni modo l’Auror rimase guardingo, incapace di pensare a qualcosa di arguto da dire per cercare di smorzare il danno, semmai vi era veramente. Seguì le movenze della fanciulla in silenzio, immobile come una statua, mentre i suoi occhi blu e attenti non sembrarono mollare la presa sulla figura di miss Hydra. Sondava, elaborava e cercava di capire. Intuì che - probabilmente - ella aveva bisogno di parlargli, presumibilmente di Atene e degli orrori che avevano assistito i ragazzi, indipendentemente dalla squadra di appartenenza. Come biasimarla dopotutto?
Ancora una volta alzò un sopracciglio, mentre la scrutava avvolgersi nella mantellina e lanciargli un velato invito ad unirsi a lei per un the ristoratore. Con una pioggia simile le sale da the erano quasi sicuramente stracolmente di clienti infreddoliti e bagnati come pulcini, ma se dovevano davvero parlare di Atene allora tanto valeva assecondarla; una bevanda calda e rilassante avrebbe giovato ad entrambi, qualunque fossero stati i rispettivi ruoli in quella conversazione che sarebbe stata affrontata fuori dalle mura dell’accogliente Wizard Store.
Si affrettò nell’indossare in cinturone da sotto al mantello, per poi rigettarsi sopra la testa il cappuccio con tanto di Impervious. Se non fosse stato per l’idea della Hydra, probabilmente Aiden non ci avrebbe pensato e si sarebbe bagnato più di quanto non lo era già.
Prese a seguirla a passo svelto, dopo aver allungato la gamba per oltrepassare la famosa pozzanghera posta davanti all’ingresso, sotto alla pioggia londinese che pareva essere peggiorata rispetto a poco prima. Il rosso aveva la nausea di Londra, preferiva di gran lunga la Scozia, sebbene nutrisse un profondo ed incessante desiderio di tornare a casa sua, in Irlanda.
L’Auror Weiss pareva un’Ombra, silenziosa e discreta, ma che stava perfettamente camminando accanto alla ragazza dai capelli biondi come una sorta di Guardiano. Aveva davvero messo da parte i panni della balia indossata a Gerusalemme o gli aveva ancora indosso?

 
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view post Posted on 10/9/2018, 07:25
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Non avrebbe preteso che l’Auror la seguisse, avrebbe potuto proseguire con i piani per la serata anche in solitaria; ormai vi era abituata. Eppure, una volta dismessa la professionalità della commessa del Wizard ed afferrata al volo la possibilità di avere un dialogo più serio, Amber non aveva esitato. Tempo addietro non avrebbe mai fatto niente di simile, avrebbe evitato ogni commento sul tempo o sulla Scuola di Atene, ma era cresciuta da allora... e molte cose erano cambiate. Seria, non aveva dato scampo all’improvvisato ospite, contravvenendo all’ennesima regola delle “buone maniere” a cui John aveva tentato di educarla. La proposta era apparsa in tutta la sua semplicità : se lui voleva una risposta, doveva seguirla fuori dal negozio. Quando si trattava di essere se stessi, ogni formalità si perdeva a dispetto di una realtà sempre meno ricca di fronzoli e molto più cruda. Il silenzio con cui Weiss rispose a quell'invito contribuì a rendere meno incerti i passi della Tassorosso. Era strano avere nuovamente accanto una figura ingombrante quanto taciturna, ma quel che giocò lo scherzo peggiore - fino ad allora - al suo povero cuore, fu l’istintivo domandarsi se non fosse prassi per gli Auror affiancare i loro informatori / clienti in quel modo. Camminandole accanto come un provetto guardiano, Aiden si guadagnò uno sguardo sfuggente, in parte nascosto dalla muraglia di capelli biondi. Come una provetta ballerina, senza nemmeno prestarvi apparente attenzione, schivò le pozzanghere disseminate tra i ciottoli, quasi sapesse esattamente dove trovarle e come superarle. In realtà, la strada da percorrere era la sola cosa a cui doveva interessarsi. Ma ogni possibilità di defaticamento mentale venne annullata quando i passi della ragazza si fermarono. Non disse nulla, avrebbe atteso che quel nuovo “guardiano” prendesse le misure e si accorgesse che si era fermata, prima di parlare. «Ci siamo, è questo ».

Davanti a loro la vetrina semplice di un bar altrettanto modesto. L'insegna recava solo una scritta : "Jasmine Tea". Ad eccezione per la verandina inagibile a causa del maltempo, il locale era aperto. All’interno c’erano i soliti piccoli e rotondi tavolini in ferro battuto, con poche stoffe ad incorniciarli ed una fornitissima lista di Tè provenienti da ogni dove ad attenderli. Rimase per qualche attimo a fissare il proprio riflesso confuso, prima di volgere lo sguardo - reso appena più spento dal cupo grigio delle nuvole sopra le loro teste - verso l’Auror. *Perché devo ricordarmi chi è, quale distintivo porta e... chi può conoscere* . L’urgenza di esprimere ciò che pensava la costrinse a stringere le labbra, girare il capo verso la porta ed entrare. Aveva aspettato anche troppo, più di così sarebbe stato totalmente imbarazzante, e l’imbarazzo era l’ultima cosa di cui aveva bisogno. Nonostante un piccolo assembramento di ragazzini, un paio di tavolini sembrarono fare al caso suo e, appena messo piede dentro vi puntò lo sguardo. Defilati, lontano dalla vetrata ma abbastanza illuminati dalla luce del mattino che si ostinava a voler fare il suo ingresso non appena le nuvole le cedevano il passo. Vi si diresse senza chiedersi se fosse meglio capire cosa volesse fare Weiss, in fondo era lei ad aver deciso di cambiare posto, lui sembrava un grado di adattarsi. Senza prestargli attenzione, si tolse mantella e tracolla, ma i suoi gesti rallentarono quando voltò le spalle al rosso. Fu quello il momento in cui Amber chiuse gli occhi e si sforzò di respirare, perché dopo quella che era stata l’urgenza iniziale, quasi primitiva, stava iniziando a pensare di aver commesso l’ennesimo terribile errore. Perché diamine aveva invitato un Auror a seguirla? Ancora! Era un vizio? Era il destino che la metteva in quelle situazioni o era solo lei a calamitare sfortune e trasformarle in drammi.*Morgana!* , inveì contro se stessa. Strinse la mascella e si costrinse a girarsi prima di sedersi, così da impedire alla sua mente di avviare quei paragoni che avevano fatto di lei una giovane adescatrice di Auror quasi due anni prima. Era triste tutto così triste, ma non poteva permettersi di evidenziarlo. «Mi dispiace averla trascinata fin qui, ma ... non era il caso di parlarne in negozio» Parlò senza rivolgergli un singolo sguardo, preferendo invece optare per la ricerca di attenzione da parte della cameriera. Doveva calmarsi, perché l’apparente delusione che albergava nel suo sguardo non sarebbe durata a lungo se l’avesse sostituita con quello che realmente sentiva di provare: tristezza e ansia. Lei aveva voluto quell’incontro, e lei doveva portarlo fino alla fine... cercando di non rendere la sua vita ancora più difficile. Doveva imporsi di pensare di trovarsi davanti ad un Auror che probabilmente aveva visto Killian solo di sfuggita, ed al contempo non doveva dimenticarsi che avrebbe potuto essere l’esatto opposto. Non lesse il listino, sapeva già cosa ordinare. Si era dovuta aggrappare a qualche sana abitudine per trovare un angolo di pace. Lo stesso angolo che ora stava per sacrificare.


 
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view post Posted on 10/9/2018, 19:05
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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese

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Evitare le pozzanghere lungo il tragitto non gli fu così difficile: stangone com’era, al fulvo bastò semplicemente allungare la gamba per oltrepassare la pozza d’acqua e, raramente, le aggirava. A differenza della giovane Hydra, Weiss non sembrava affatto muoversi come un ballerino provetto, semmai come un predatore in procinto di balzare addosso ad una preda succulenta. Nemmeno si accorse dell’occhiata che la ragazza sembrò lanciargli, troppo immerso nei propri pensieri e con il volto troppo celato dal cappuccio del mantello.
Aiden si era già imbattuto in alcuni dei studenti che avevano presenziato all’evento di Atene e la giovane che ora era al suo fianco non sarebbe stata né la prima e neppure l’ultima. Ognuno dei ragazzi aveva affrontato in modo diverso e strettamente personale l’intera esperienza, ma tutti sembravano esserne stati toccati in maniera piuttosto significativa e profonda, andando ad incidere in svariati modi nel loro stesso essere. Lui, dal canto suo, aveva cercato di aiutarli come meglio poteva, ascoltandoli per lo più o rispondendo alle loro domande. Con Nieve era stato tutto dannatamente difficile: l’aveva trovata che vagava verso l’Infermeria ad evento concluso con aria confusa e sotto shock, aveva cercato di confortarla e di farla sentire al sicuro, sebbene la Grifondoro avesse dimostrato una certa diffidenza nei suoi confronti. Poi c’era stata Megan, la quale aveva rivissuto la terribile esperienza attraverso degli incubi, tra le urla dei soldati morenti e le varie esplosioni delle mura, ma che non si era lasciata toccare troppo emotivamente dalla cosa dato che l’aveva definitiva come “una guerra non sua”. Infine, c’era stata Thalia: tra un Moscow Mule e l’altro, la ragazza dai capelli rossi aveva espresso il suo parere alla Festa di Fine Anno ad Hogwarts, definendo Aiden come “colui che era stato dalla parte sbagliata della barricata”. Erano tre persone diverse che avevano manifestato reazioni e pensieri diverse in merito a quanto era successo, affrontando gli eventi a proprio modo, restando toccate in modo netto o meno a secondo del proprio carattere.
E miss Hydra come la pensava a riguardo?

Arrestò il passo quando vide l’ombra della ragazza fermarsi. Alzò di poco la testa per permettere ai propri occhi di visualizzare a dovere la figura della giovane Strega da oltre il proprio cappuccio, ancora ostinatamente recluso nel proprio silenzio religioso.
Aiden non fissò l’insegna, si limitò semplicemente a lanciare uno sguardo vacuo e guardingo alla porta d’ingresso. Si era appellato totalmente a lei per arrivare fin lì, adattandosi alle esigenze e gusti della ragazza, ma ora toccava all’uomo agire, facendo rispettare le rigide regole del bon-ton. Fece per muoversi verso l’ingresso, intenzionato ad aprire per primo la porta e affacciarsi verso l’interno del locale per assicurarsi che fosse tutto in ordine, dall’arredamento all’indice di sicurezza, quando la commessa del Wizard Store lo precedette su tutta la linea. Interdetto, tra lo sbalordito e il corrucciato, l’Auror sembrò irrigidirsi sul posto per una manciata di secondi, per poi ricomporsi e seguire la ragazza all’interno con una scrollata di spalle.
Tutto sommato l’ambiente era piacevole, sebbene non fosse del suo genere, ma - forse - a volte non era un male uscire dai soliti schemi. Cresciuto nei pub Irlandesi, l’Auror fu sul punto di scoppiare in una fragorosa risata al solo pensiero di suo fratello Sam nel vederlo seduto a bere il thé come un vero Inglese, invece che a traccannarsi la solita birra. Riuscì a trattenersi, nonostante tutto.
Si sfilò dalle spalle il mantello, per poi adagliarlo sullo schienale della sedia dopo averlo scrollato un minimo. Non si pentì più di tanto nell’aver inzaccherato d’acqua una piccola e misera porzione di pavimento, considerando poi il fatto che era un cliente come un altro e chiunque entrando avrebbe portato dentro un po’ del pessimo umore di Londra. Si accomodò davanti alla ragazza, riavviandosi indietro la massa di capelli rossi umida e scompigliata. Si tolse anche la camicetta di jeans e rimase con una sobria maglietta a righe bianche e nere, per poi prestare attenzione al volto della giovane. Era molto graziosa tutto sommato, ma c’era qualcosa che sembrava snaturare quei lineamenti aggraziati e dolci; il che era un vero peccato.
Le dita dell’Auror si intrecciarono sopra la superficie di ferro del tavolino, ignorando totalmente il menù con l’elenco degli svariati thé che il locale poteva offrire, facendo infine sfoggio del suo miglior sorriso. «Miss Hydra, non deve in alcun modo giustificarsi o scusarsi. Immagino che l’argomento in questione sia piuttosto ostico e che l’ambiente lavorativo non garantisca un adeguato stimolo nel volerlo affrontare a viso aperto.» Indugiò qualche secondo, calibrando per bene le parole. Qualunque cosa avesse detto, se non con cura e chiarezza, avrebbe scaturito le peggiori delle incomprensioni; e Aiden sapeva bene fin dove conducevano le incomprensioni. «Non è la prima volta che affronto questo argomento, perciò si senta libera di esprimersi come meglio crede. Sono un ottimo ascoltatore e se poi vorrà farmi delle domande, si faccia pure sotto!» Il rosso fece in modo di far intuire alla ragazza che non era la sola ad avergli parlato di Atene e che quindi poteva tranquillamente parlarne senza scatenare nell’uomo effetti negativi dovuti alla drammatica scampagnata Ateniese.


Ho subito tante di quelle interruzioni nel scrivere il post che a momenti uccidevo qualcuno :ihih: Ad ogni modo, eccomi :flower:

Piccole citazioni a Nievottola, Thaliuzza e Meganuzza, da cui ho avuto il loro benestare. :secret:

 
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Ogni passo era diventato urgente da momento esatto in cui aveva messo piede in quel bar. Non aveva visto l'anticipazione di un gesto gentile e cavalleresco, perché non voleva vederla. Sapeva di dover proseguire sul binario tracciato in precedenza per non lasciare niente al caso. Nonostante fossero lì per parlare di qualcosa di emotivamente frustrante, non poteva permettersi di perdere il controllo. Tutto ciò che avrebbe potuto dipendere da lei, lo avrebbe controllato fino allo stremo delle sue forze. Si era detta che sarebbe stato liberatorio parlare con qualcuno di abbastanza adulto da poterla comprendere, qualcuno che non vivesse a stretto contatto con lei al Castello. Da quando l'estate era iniziata a quando era finita, Amber non aveva fatto parola con nessuno di quanto accaduto, ad eccezione di una persona. Era evidente come non potesse bastarle. Non ora che l'età adulta aveva preso piede con tanta insistenza dentro di lei, scacciando in malo modo la bambina che era sempre rimasta rinchiusa in un remoto angolo buio. La stessa bambina che aveva sofferto pene indicibili e che tutt'ora ne portava i segni. Doveva assicurarsi di non essere la sola in quel mondo quasi claustrofobico a credere che quel viaggio nel tempo non fosse stato "corretto". Cercare però di contenere anche quella sensazione di fastidio che l'idea di avere a che fare con un Auror le dava, avrebbe aggiunto diversi livelli di difficoltà. Certamente non avrebbe mai voluto che Aiden Weiss mal interpretasse i suoi atteggiamenti; l'ultima cosa di cui aveva bisogno era proprio essere portata al Quartier Generale, al Ministero. E quegli sciocchi pensieri si sarebbero rincorsi ad oltranza se il mago non avesse deciso di parlare. Scusarsi per Amber era stato doveroso, ma sapere di avere agito nell'interesse di entrambi parve inizialmente tranquillizzarla. La camicetta bianca, infilata in un paio di jeans grigio chiaro uscì indenne da sotto la mantellina, mentre una collanina argentata faceva bella mostra di se lungo il breve scollo. Il ciondolo con l'effige di Persefone si perdeva sotto le invisibili trame del lino candido. Si era convinta che fosse davvero un amuleto.

«Niente "Miss Hydra"» disse velocemente, con le mani ancora a tormentarsi sotto il tavolo. Sapendo di aver usato un tono troppo deciso, smorzò la frase aggiungendo un più tranquillo: «... per favore». Lievissimo, il cenno di "scusa" seguì quella postilla. Con lo sguardo ora direttamente concentrato su Aiden, proseguì.«"Amber" andrà benissimo». Era inutile, si era detta, evitare di dirgli il proprio nome, all'Auror sarebbe bastato cercare in qualche registro o perfino chiedere a Peverell, tanto valeva essere chiari fin da subito. Non era in cerca di un confessore - o almeno così credeva - e sperava vivamente che lui capisse che, tra tutti, Amber non era alla ricerca di qualche consolazione canonica. No, lei aveva il disperato bisogno di essere trattata alla pari, una volta tanto. Inspirò. «Non era il primo viaggio con la Scuola di Atene, per me», iniziò a dire, finalmente riportando le proprie mani sopra il tavolo. Spostò lo sguardo verso la finestra più lontana. «Ma è stato l'ultimo», e di quello era assolutamente certa.

«Benvenuti al Jasmine Tea, cosa prendete?» distratta, non aveva quasi visto arrivare Meera, la cameriera dai tratti indiani che ormai aveva imparato a riconoscere. C'era però da dire che la ragazza sapeva essere particolarmente silenziosa quando voleva. Con il taccuino alla mano, guardò prima la bionda e poi il rosso. Parve impiegare qualche istante prima di riconoscere Amber. «Ah, il solito?» chiese quindi, prima che la strega potesse parlare, e così non le rimase che confermare con un gentile: «Sì, grazie Meera». "Il solito" era un Tè verde al Gelsomino con giusto due gocce di latte. Generalmente servito in tazzine di ceramica bianca con decorazioni diverse da cliente a cliente. L'attenzione tornò su Aiden; cosa avrebbe ordinato? Non che cambiasse qualcosa per lei, ma distrarsi un secondo le avrebbe fatto bene, già immaginava la gravità di quanto avrebbe dovuto dire dopo e la curva seria che il loro discorso avrebbe preso.


Vai tranquillissima, che io non mi muovo da qui ♥
La cameriera è tutta tua :ue:

 
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view post Posted on 11/9/2018, 16:01
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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese

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Le labbra dell’Irlandese si incurvarono inaspettatamente verso l’alto. Se in un primo momento aveva quasi cercato di ostentare ogni forma possibile di serietà e buona educazione nei confronti della giovane Strega che - fino a propria contraria - non era altro che una sconosciuta, l’Auror mandò beatamente al diavolo quel proposito con la stessa rapidità del battito d’ali di una farfalla. Si rivelò invece divertito, forse in maniera eccessiva, per quella richiesta avanzata dalla ragazza dai capelli come il miele; eppure si ritrovò mentalmente a ringraziarla, dato che non era nel suo stile rivolgersi in quel modo ai ragazzi più giovani di lui, ma aveva sempre chiesto un approccio più alla pari, come aveva appunto richiesto Amber.
«Allora mi auguro che ricambierai la medesima cortesia, Amber.» Passò direttamente al darle del tu dato che doveva chiamarla semplicemente per nome. «Per mia fortuna non sono ancora diventato una vecchia cariatide paralitica tanto da pretendere un “Mr Weiss” in ogni frase, no?» E ghignò, come una volpe che se la rideva da sotto i baffi; le dita erano ancora intrecciate davanti a sé e Aiden si puntellò sui gomiti, portandosi inevitabilmente le mani davanti alla bocca e facendo sembrare tutto quell’insieme di gesti ed espressioni come un tentativo per celare il divertimento.
All’Auror non sfuggì il gesto di Amber: ella aveva infatti deviato lo sguardo da lui ad un punto indefinito oltre la finestra del locale. Sembrò non perdersi nemmeno le sue parole, tant’è che il fulvo inclinò appena la testa di lato per poterla studiare meglio. Quindi era quella la reazione di Amber? L’esperienza a Gerusalemme l’aveva segnata al tal punto dal mollare per sempre baracca e burattini? Aiden faticò a crederlo, la bionda era stata il Capitano dei Ribelli, scelta da Peverell stesso presumibilmente, e quindi doveva avere una qualche dote o predisposizione al comando per essere stata elevata ad un simile titolo. No?
«Amber...» La voce di Aiden risuonò stranamente delicata, come se avesse cercato di calcare bene la giusta dose di tatto da usare, ma fu anche piuttosto pacata e decisa. «Prima di darmi la tua opinione in merito, perché non mi spieghi questa tua affermazione? Anzi, rendiamo le cose un po’ più semplici. Prova a mettere a confronto ognuna delle esperienze che hai vissuto con la Scuola di Atene ed evidenzia gli aspetti che hanno reso l’ultima spedizione diversa da quelle precedenti.»
Non aveva idea di come si fossero svolte le precedenti spedizioni di Atene, perciò forse scoprire qualcosa in più sull’argomento avrebbe aiutato persino Aiden nel farsi un’idea più dettagliata e completa, al fine da poter aiutare maggiormente Amber in qualsiasi cosa stesse cercando di affrontare in sua compagnia. Parole di conforto? Uno sfogo? Una semplice opinione? Dei consigli?
Con la coda dell’occhio captò del movimento accanto a sé, finché non individuò una penna e un blocchetto per le ordinazioni, coniando la figura appena intravista come quella della cameriera. L’Auror sapeva già il tipo di the che avrebbe preso: c’erano poche scelte a riguardo, considerando i suoi gusti difficili in quell’ambito, ma almeno avrebbe risparmiato del tempo alla cameriera e probabilmente anche a sé stesso e ad Amber. Fu rapido ed indolore, con sguardo cortese ma voce neutra, il fulvo disse soltanto un «Per me un the all’arancia e cannella.» Quanti Auror potevano dirsi amanti dell’arancia e cannella? Solo lui, poco ma sicuro!
Non appena si fu assicurato che la cameriera si fosse beatamente defilata con le ordinazioni, gli occhi vigili tornarono su Amber e sembrarono trapassarla da parte a parte con aria indagatrice. «Non lesinare nei dettagli.» E infine si mise in ascolto.

 
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Dare del "lei", per la giovane Hydra era la normalità. Certo esclusi i coetanei o i conoscenti. Ma non si trattava solo di un'imposizione cortese tramandatale da John; per Amber era più che altro l'ennesimo modo per tenere le distanza da chi non conosceva. Non le dispiaceva rendere "più snello" un dialogo, ma spesso e volentieri si affidava a quelle semplici regole per non dare a nessuno il permesso di entrare nel personale. La sua vita era come un armadio svanitore con il doppio fondo, permettere a qualcuno di aprire un'anta non avrebbe certo evidenziato il trucco del fondale, ma avrebbe comunque acceso un riflettore sulle singole viti che collegavano le travi in legno. Era un rischio. Si sforzò di non apparire allarmata quando Aiden sorrise e ricambiò la cortesia. Non solo stava aprendo un'anta dell'armadio ma lo stava facendo di fronte ad un Auror - dettaglio che proprio non poteva dimenticare - e, per di più, uno di quelli particolarmente curiosi. Però, dopo quei mesi passati ad analizzare ogni singolo istante di più conversazioni, Amber era arrivata alla conclusione che poco le importava di chi mettesse piede nel suo armadio, tutto ciò che poteva perdere l'aveva già perso e quello scomparto segreto aveva iniziato a svuotarsi divenendo così sempre meno interessante. «Va bene... Aiden», aggiunse.

Non l'aveva mai detto ad alta voce. Non aveva mai ammesso di voler riconsegnare la propria spilla a Peverell e lasciare che l'archiviasse come meglio credeva. Era stato un pensiero fisso durante tutta la stesura di quel "diario di bordo" che veniva richiesto ad ogni Caposquadra, ma mai una volta era uscito dalle sue labbra. Udire con quanta serietà si era espressa le fu utile per capire come la decisione fosse ormai presa. Nessuna incertezza né nel tono, né nel modo. Perfino le mani avevano smesso di tormentarsi. Si era chiesta se non fosse solo vigliaccheria, la sua, o un modo come un altro per sfuggire alla realtà... ma ben presto aveva messo a tacere quelle voci. La risposta era ormai cristallina; la realtà proposta da quel libro magico non era veritiera, e non aveva comportato altro che traumi per Amber. Avrebbe potuto farne a meno senza il minimo rimpianto. Quella grigia mattina di Settembre, però, la ragazza avrebbe dovuto fare i conti con il non essere da sola e tutto quanto avrebbe potuto suscitare quella frase nell'Auror che aveva davanti. Assorto, Aiden Weiss sembrava voler sviscerare fin da subito ogni singolo attimo trascorso a Gerusalemme, ed anche prima, in quella missione che lui non aveva affrontato ma che - forse - l'aveva segnata ancora di più. Il mago non poteva sapere che Amber non era il tipo da racconti dettagliati e spiegazioni enciclopediche, e meno che meno da esternazioni precise dei propri sentimenti o emozioni, ma lo avrebbe capito sicuramente. Con lo sguardo, la Tassorosso seguì l'allontanarsi di Meera, e solo quando la cameriera fu sufficientemente lontana, iniziò a parlare. In un'altra vita, in un'altra era, la battuta su quella specie di finto interrogatorio avrebbe sicuramente sfiorato la sua mente, ma in quel preciso istante non vi si affacciò nemmeno. «Credo ci siano cose che è bene rimangano nel libro di Peverell. E sono la prima a voler dimenticare quello che la sua "storia" cerca di insegnarci». Asserì con una calma quasi religiosa. Innaturale, perfino sterile. Non fosse stato per lo sguardo ben più vivo, Amber avrebbe potute essere solo un narratore. «Ma se la prima volta non ero che una bambina-» quella parola non mancò di regalarle una fitta al cuore «- e non sapevo cosa sarebbe successo, questa volta ero certa di essere pronta». Sospese il discorso con l'arrivo di Meera e dei Tè. Accennò solo un lieve sorriso verso la cameriera, puramente di circostanza, per poi tornare a puntare lo sguardo verso Aiden quasi a volerne richiamare l'attenzione sulla frase successiva. «Non tutti possono essere Caposquadra, e di certo io non sono adatta al ruolo». Abbassò lo sguardo sulla tazzina fumante. Girò il cucchiaino al suo interno con estrema lentezza, ritualizzando il gesto per calmare l'agitazione che quella deludente missione aveva riacceso. Non voleva però la compassione di nessuno, in fin dei conti aveva già preso atto della cosa e sapeva di non avere proprio il carattere idoneo a gestire una Missione per gli Ateniesi con quel ruolo a gravare sulle sue spalle. Ma, in verità, i dubbi si erano poi estesi alla sua semplice partecipazione ed aveva così deciso di voler evitare inutili sofferenze quando già la sua vita ne era costellata. «Nonostante sia solo una simulazione, quello che viviamo è reale, ed io non riesco più a trovarlo istruttivo o utile». Smise di mescolare. «Quindi, no. Non mi ero aspettata una cosa del genere e non mi sarei aspettata uno scontro a squadre, sebbene sospetto che lo scopo non fosse un torneo dei duellanti a Gerusalemme. Ma qualunque esso fosse, non credo possa influire sulla mia decisione. E' però un sollievo sapere di non essere la sola a non aver visto le proprie aspettative avversarsi». Concluse così, con una mano avvolta attorno alla tazzina, un gesto automatico ed utile a scaldare le falangi che con i primi accenni d'autunno avevano già iniziato a raffreddarsi.



 
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Aiden Weiss

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Fu sul punto di estrarre dalla tasca dei pantaloni scuri la sua fedele scatolina di latta contenente le sigarette, ma proprio nel momento in cui premette il pollice sul primo spigolo dell’oggetto contenuto nella tasca i suoi occhi captarono quel genere di segnaletica che non avrebbe mai voluto vedere. Sopra alla zona in cui operavano le commesse per allietare i clienti con i propri the vi era posto il cartello con su scritto: Vietato fumare. Imprecando mentalmente, Weiss dovette abbandonare ogni aspettativa di concedersi una fumata al riparo dal mal tempo, mentre ascoltava e rifletteva su quanto Amber gli avrebbe detto; e invece avrebbe dovuto farne a meno, lasciando scivolare via la mano lungo la sua stessa gamba, con aria stizzita e che si premurò di nascondere alla giovane Hydra. Non voleva di certo sembrare infastidito dalle sue parole quando in realtà vi era ben altro motivo per quella sua reazione.
Dovette sforzarsi al non pensare alla propria voglia di fumare, concentrandosi solamente sul suono della voce della ragazza. La lasciò parlare ovviamente, in tutta calma, senza fretta o interrompendola di punto in bianco. Ad ogni parola di Amber, l’Auror si costrinse a mantenere una posa neutra e rilassata, come se tutto ciò non lo stesse minimamente turbando e che le stesse rotelle del proprio cervello non si stessero muovendo, elaborando le varie informazioni tanto da giungere a ipotesi e conclusioni; in realtà la propria mente era all’opera, semplicemente stava fagocitando ogni sillaba che fluiva dalle labbra di Amber. Prima avrebbe funto da ascoltatore, poi avrebbe detto la sua.
La cameriera non impiegò molto ad arrivare con le loro ordinazioni e quando gli fu messo il the all’arancia e cannella sotto al naso non poté fare a meno di inspirare a pieni polmoni quell’aroma che tanto amava. Dopo aver concesso un flebile ma cortese ringraziamento, Aiden tornò a fissare Amber con un sopracciglio alzato, come se non fosse del tutto convinto di quanto lei disse; forse era troppo dura con sé stessa, forse non aveva avuto modo di liberare il proprio potenziale o forse non se la sentiva di essere responsabile per gli altri.
Portandosi una mano sul mento, l’Auror iniziò a pizzicarsi la barba rossiccia con aria pensierosa, iniziando a catalogare ed interpretare i vari discorsi di Amber. La ragazza aveva certamente ragione, ma ciò era stato detto era per lo più frammentario e poco definito: Amber sembrava essersi appunto riguardata dal non lasciarsi sfuggire troppo, lasciando Aiden in un mondo fatto di lacune ed interrogativi aperti. Cosa avrebbe dovuto dedurre da tutto quel discorso?
Non aveva in un alcun modo lasciato intendere se vi fosse stata una differenza tra l’ultima spedizione e le precedenti, eccetto per quel «Non mi ero aspettata una cosa del genere e non mi sarei aspettata uno scontro a squadre...»; il che diede a Weiss molto su cui riflettere. Corrugò la fronte nel disperato tentativo di spremersi maggiormente le meningi, mentre prese a mescotare in maniera quasi automatica il cucchiaino all’interno del liquido bollente, sebbene non avesse aggiunto nessun agente dolcificante, né miele né zucchero. Sospirò pesantemente, finché non giunse alla conclusione che probabilmente era la prima volta che Peverell gli mandava a combattere in quel modo e addirittura a squadre.
«Deduco quindi che lo scenario fosse una novità per tutti...» mormorò con una certa nota caustica, mentre una smorfia ne sfigurò il volto gentile e avvenente. Aiden sembrava avvertire sempre di più l’impellente desiderio di strozzare Peverell per una simile scelta, per averli traumatizzati in svariati modi, e lui di certo non avrebbe dimenticato il volto sotto shock della povera Nieve. «Il ruolo del Leader è sicuramente adatto a pochi, ma se il Preside lo ha affidato a te evidentemente doveva aver visto qualcosa per averti scelta. Perché pensi di non esserne all’altezza?» Si portò la tazzina di porcellana blu alle labbra e soffiò un poco sul liquido bollente, per poi decidersi a sorseggiarlo con una certa temerarietà. Nonostante avvertì l’insorgere di una bella ustione sulla lingua e il palato, l’Auror avvertì il gusto dell’arancia e della cannella, facendolo mugolare di piacere.
«Vedi, Amber, io temo lo scopo di questa spedizione fosse piuttosto ovvio, ma forse io ragiono troppo da Auror per vedere altre spiegazioni. Sono sicuro che ci arriverai anche tu dopo una bella sorsata di the.» Con un sorriso misterioso, l’Auror sembrò nuovamente nascondersi dietro la tazzina, mentre lo sguardo sembrò non deviare dalla figura della ragazza nemmeno per un’istante, come a volerne studiare l’espressione nel caso fosse giunta ad una conclusione. Ad ogni modo, Weiss fece in modo di non forzare troppo Amber, piuttosto le diede la facoltà di prendersela comoda e pensarci in maniera autonoma, senza doverle inculcare concetti e pensieri puramente da Auror. Era giusto che ci arrivasse da sola, che non la influenzasse in alcun modo, a meno che ella non avesse preferito una spintarella per uscire dalla porta.

 
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Il dolce aroma del suo Tè al Gelsomino, la raggiunse trasportandola per un breve istante in un momento preciso di qualche mese prima; quando aveva deciso di fare del Jasmine Tea la sua temporanea ancora di salvezza.

Aveva corso per interi minuti lungo le vie di una Londra colma di turisti. I suoi occhi, feriti dal sole accecante di un'estate infinita, bruciavano non appena si avvicinava ad una superficie troppo chiara. Aveva bisogno di un riparo per calmare i battiti agitati del cuore e le lacrime che ancora a tratti minacciavano di emergere e rovinare anche l'espressione più neutrale che poteva permettersi di mostrare. Aveva bisogno di un posto per se stessa, senza John, senza problemi.

Riuscì a rivivere quei momenti in un battito di ciglia. Breve, fortunatamente, altrimenti l'angoscia provata per tutto quel periodo avrebbe predominato e perfino Aiden sarebbe scomparso dalla sua vista. Amber in effetti aveva riposto la maggior parte delle sue speranze nel potere calmante di una buona tazza di Tè, ed in parte ne aveva davvero tratto giovamento, seppur fosse abbastanza intelligente da sapere che la maggior parte dei suoi problemi aveva origine differente. Sicura di aver preso la giusta via, omettendo gran parte dei traumi che la missione in Messico le aveva procurato, osservò l'Auror gestire quelle informazioni risicate che gli aveva donato. Che ne avrebbe fatto? Il sospiro fu già un primo indizio, qualcosa doveva aver turbato anche lui, in fondo probabilmente nemmeno loro erano intoccabili o insensibili. Aveva captato il disappunto nei confronti di Peverell e forse proprio quello l'aveva spinta a non ignorare una possibilità di sfogo, seppur pacato, con qualcuno che avrebbe potuto pensarla come lei. La smorfia che poi seguì la prima constatazione, le permise di essere ancora più certo del pensiero nascosto oltre le iridi blu di Weiss. «Già, è stata una novità per tutti». Confermò, portando la tazzina alle labbra. Aiden non aveva idea di quanto Amber avesse atteso di trovare un momento per concedersi quel Tè. Con l'inizio della scuola ed i turni dei fine settimana al Wizard, il suo tempo scarseggiava sempre parecchio. Il permesso lavorativo con cui si assentava da Hogwarts era un miracolo per lei, che mai come quell'anno si sarebbe sentita reclusa, non doveva però approfittarne troppo. Dopo la prima sorsata anche quel pensiero scivolò via. Fu il discorso sul leader ad indurirle appena l'espressione. Nell'appoggiare la tazzina al centro del piattino riuscì a mascherare un lieve tremolio nervoso alla mano. Quanta gente era convinta di vedere in lei qualcosa che non c'era? Tristemente, troppa. Peverell era rientrato nella lista nel momento in cui aveva scelto lei come Caposquadra. No, non era lei a sottostimarsi - almeno non nella sua mente - erano gli altri a conferirle pregi inesistenti. Come Prefetto si era certo fatta valere per Tassorosso, e quel tipo di leadership le piaceva, riusciva a farsi rispettare. Prendeva molto seriamente il suo ruolo tra le mura del Castello, ma quando si trattava degli Ateniesi la storia era ben diversa. «Probabilmente ha visto la mia spilla. Ma c'è una grande differenza tra essere un Prefetto e saper guidare truppe di sconosciuti in una guerra d'assedio senza esclusione di colpi». Non era con lui che ce l'aveva, e quel tono appena più duro svanì a fronte della delusione di un fallimento su tutta la linea. Senza però mostrare sconforto, proprio non era da lei con gli sconosciuti, cercò il modo migliore per spiegare le proprie ragioni. «Ho perso due dei miei compagni, quasi tre, non sono riuscita a seguire le difese come avrei dovuto e... voi avete vinto. Gerusalemme è crollata come da previsione, senza che avessimo davvero la possibilità di cambiare gli eventi. Non sono riuscita a farla resistere all'assedio. E l'unica persona che ho cercato di salvare ne è forse uscita più devastata di tutti. Decisamente non è il mio ruolo». Nieve avrebbe potuto confermarlo. La disamina di Amber su quanto di più sbagliato aveva fatto, era stata espressa dalla ragazza come se in realtà stesse elencando i pregi ed i difetti di un incantesimo piuttosto che una cosa vissuta sulla sua pelle. Così, in fin dei conti, agiva lei. In quei mesi aveva appositamente scelto di farsi scivolare addosso ogni cosa pur di non analizzare i suoi sentimenti, se non strettamente necessario. Ma quanto avrebbe retto ancora? Portò nuovamente la tazzina alle labbra ma il movimento si interruppe a metà, quando l'Auror dichiarò di aver capito lo scopo della missione. Non le piacque particolarmente l'allusione dal "devi solo sforzarti un po' per arrivarci", che invece pungolò il suo orgoglio. Abbassò la ceramica, non bevve di nuovo, e con uno sguardo più sfidante del precedente, indagò le iridi di Aiden. «Illuminami». Una richiesta semplice, no?



 
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La conferma di Amber fece eco alle sue stesse parole, tanto da far salire la nausea all’Auror. Aveva fatto bingo con poco, ma quanto sarebbe andato avanti così se Amber non mollava l’osso e non gli forniva informazioni più corpose? Probabilmente poco e nulla, sarebbe sicuramente incappato in contesti che potevano facilmente sfociare in incomprensioni.
Doveva stare attento.
Ancora una volta i lineamenti del volto dell’Irlandese parvero contorcersi in preda a forti dubbi, stavolta di fronte al possibile movente che aveva spinto Peverell a scegliere Amber come Caposquadra. Inarcò le sopracciglia ed emise un piccolo sbuffo poco convinto a seguito delle parole della ragazza. Se era davvero per merito di una spilla che si sceglievano i propri Condottieri, allora Peverell doveva essere più pazzo che sano di mente.
Aiden non disse nulla a riguardo, si limitò a tamburellare le dita sul ripiano d’acciaio con aria sempre più nervosa. Se le parole di Amber avevano un fondo di verità e il Preside possedeva una metodica di giudizio piuttosto discutibile, allora sarebbe stato tutto molto preoccupante. Confidava però che Albus non fosse così sprovveduto e che avesse avuto una buona ragione nell’affidare ad Amber una delle due squadre, così come aveva deciso la tipologia di spedizione per i suoi Ateniesi.
«Concordo che una spilla non ti renda necessariamente un Capo, ma il Vecchio deve aver avuto le sue buone ragioni o comunque si spera sia così. Non trovi?» Cercò di essere diplomatico, non perché ci tenesse granché a prendere le difese di Peverell, ma piuttosto perché voleva indurre Amber a riflettere. «Capisco, tuttavia, che tu non sia sentita all’altezza del compito ma non devi permettere che un fallimento ti condizioni per tutta la vita.» Sospirò profondamente, augurandosi che capisse e che non trovasse le sue parole come offensive. «Ascolta, Amber, anch’io a volte fallisco ma questo non significa che sia una totale nullità o un irresponsabile. Sono una persona e come tale a volte faccio bene e a volte male. Ciò nonostante cerco sempre di imparare dai miei errori e sono certo che dopo un’esperienza simile ne uscirai anche tu molto più forte e decisa a non commettere nuovamente gli stessi sbagli.» Si sforzò di sorriderle, sperando di risollevarle il morale almeno in quel determinato contesto.

Il liquido caldo scivolò dentro la propria gola con estrema calma, mentre l’invito di Amber arrivò quasi inaspettato. Aveva visto una scintilla di sfida negli occhi verde acqua della giovane Strega e, in un certo senso, il Mago quasi si compiacque nell’averla un tantino provocata. Era pur sempre una reazione, magari non quella che aveva sperato di ricevere da lei, ma comunque fu qualcosa. Da una semplice spintarella fuori dalla porta, Amber pareva più desiderosa di ricevere uno spintone. Era il caso o sarebbe stato controproducente?
Aiden scelse di procedere per gradi.
Posò la propria tazzina e si umettò i peli rossicci sul labbro superiore con uno dei tovagliolini di carta presenti sul tavolo, lo sguardo fisso in quello della ragazza. Quando terminò quella prassi, l’Auror le sorrise. «No...» mormorò in tutta risposta con una certa calma e delicatezza. «Come ti ho già detto, io ragiono da Auror e non voglio in alcun modo condizionarti con il mio modo di pensare. Però...» E si curò bene dal sottolineare ben quella parola. «Te lo farò capire, in un certo senso.»
Appoggiò entrambi i gomiti sul tavolino e posò il mento su uno dei palmi aperti, assumendo un’aria alquanto contemplativa. Come avrebbe reagito Amber una volta ascoltate le sue parole? Si sarebbe arrabbiata? Spaventata? Si sarebbe trovata d’accordo con lui? Era tutto da vedere, questo era certo.
«Partiamo con una cosa chiara: dubito che Albus vi abbia gettati in una guerra solo per il semplice gusto di vedervi mezzi morti. E’ il vostro Preside e sono dell’idea che abbia agito nel vostro interesse, se così non fosse che razza di Preside sarebbe?» Il ragionamento, fin lì, non faceva una piega o comunque l’Auror sperò che su quel punto Amber non avesse nulla in contrario. Proseguì: «Ora, dopo gli spiacevoli eventi accaduti a scuola[1], secondo te perché ha cambiato tipologia di scenario? Perché proprio una guerra?»


[1]: I G.U.F.O. di Patrick.

 
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Aveva pensato che il Tè sarebbe servito a tranquillizzarla dopo un paio di giornate da dimenticare, ed invece quella tiepida tazzina in ceramica era diventata un appiglio irrinunciabile per ricordarle di mantenere i piedi a terra. Un ancora per la realtà e un monito per il suo spirito. Dal momento in cui Aiden avevo scelto di ergersi a consigliere, l'espressione seria di Amber aveva vacillato per pochi ma cruciali istanti: esattamente chi pensava di essere? Se nemmeno lei aveva capito cosa aveva spinto Peverell a sceglierla tra studenti ben più meritevoli, come pensava di scoprirlo un perfetto estraneo? Sapeva di dover tenere sotto controllo il proprio stato d'animo, in fin dei conti il mago si stava rivelando gentile e sensibile, un ottimo modus operandi per una conversazione normale e rassicurante. Ma non era quello che cercava lei. Non le serviva sapere che il Preside potesse aver avuto le proprie ragioni, era ovvio che fosse così, ma d'altro canto cosa si aspettava che dicesse Weiss? Forse nulla, in fin dei conti aveva semplicemente esposto le ragioni per cui non si era sentita il Caposquadra ideale, certo non le servivano contro prove, non si poteva solo constatare un dato di fatto? Non rispose alla domanda retorica, ma sentì un ago perforarle lo strato superficiale di orgoglio e testardaggine quando il discorso passò al livello di condizionamento che un fallimento poteva portare. Lei che aveva fallito ovunque, anche laddove era certa di avere una parvenza di controllo. Lei che si era detta immune agli eventi, si era trovata a dover ammettere di aver considerato l'abbandono anche a causa della sconfitta. Ma realizzarlo lì, davanti all'Auror, la costrinse a stringere i denti e nascondersi per pochi istanti dietro la tazzina di Tè. Non seppe come, ma riuscì ad esprimere il suo pensiero senza eccessivi filtri, con un tono sicuro che quasi non avrebbe ammesso repliche. Forse l'esagerazione con cui lui aveva proseguito le aveva dato il giusto slancio. Le iridi chiare passarono in rassegna l'espressione dell'uomo, forse realmente segnato dai propri fallimenti, ma niente che lei potesse ritenere paragonabile alle ferite che ancora facevano sanguinare il suo cuore. «So bene di non essere una nullità, ma credo sia altrettanto saggio saper riconoscere i propri limiti». Non aveva bisogno di lezioni, aveva bisogno di sapere di non essere la sola ad aver vissuto il viaggio a Gerusalemme come un percorso ad ostacoli inconcludente, senza capo né coda. Sull'onda di quanto detto dall'Auror, riprese parte delle sue parole, come era ormai solita fare istintivamente, ed aggiunse: «Esattamente. Non commetterò nuovamente lo sbaglio di rimanere tra le fila degli Ateniesi». Non voleva peccare di modestia, ma aveva superato gli anni in cui credeva di non valere nulla, ora era approdata sulle coste del "Te la sai cavare, sì, ma sarai sempre in grado di tramutare in cenere ogni cosa che toccherai, soprattutto se finirai per amarla".

Proprio nel momento in cui la necessità di bere un sorso di pace era diventata urgente, Amber fu costretta a fermare i propri gesti in favore di un'illuminazione da parte di Aiden. Diceva di aver capito il senso di quel viaggio nel tempo, dunque perché sprecarsi a far sì che lei ci arrivasse? In cuor suo però si meravigliò, perché pochi mesi prima l'atteggiamento - del tutto normale, ovviamente per chiunque - di Aiden avrebbe innescato una reazione che avrebbe portato la ragazza a lasciare lì tutto. Il tè, il conto da pagare, e l'Auror, ed uscire dal locale infastidita. Mesi di addestramento avevano fatto sì, invece, che lei preferisse concedere a terzi di spiegarsi fino in fondo, prima di trarre le proprie conclusioni. Una grazia che a lei non era stata concessa. Mantenendo quindi una compostezza stoica, accolse gli indizi sempre meno velati che il mago decise di fornirle, mentre ancora si chiedeva quanti anni credeva avesse una come lei. Non solo non ne aveva dodici, ma era ad un passo dal sesto anno, quei giochini non era più divertenti. Dalla torre mentale in cui si era rinchiusa, aveva scelto di credere di essere abbastanza adulta da non dover essere paragonata ad un novellino del primo anno, ma a quel punto dovette chiedersi se invece l'impressione che dava era proprio quella di un primino sperduto prima dello smistamento. Doveva trovare un modo per rendere chiaro un concetto basilare; lei non era una bambina. E l'urgenza con cui voleva spiegarlo era tale da quasi farle rischiare di interrompere Aiden. Quel suo "ragiono da Auror" venne paragonato ad un pugno allo stomaco. Oh avrebbe proprio voluto sapere come ragionava davvero un Auror, ma non certo per i motivi che Weiss avrebbe potuto immaginare. Dovette mordersi metaforicamente la lingua per non chiedere delucidazioni a riguardo. Confondere le due facce della medaglia aveva già fatto i suoi danni nel recente passato della ragazza. Assunse un'espressione fin troppo sarcastica in seguito alle ultime frasi del mago, tanto che perfino il tono usato parve ricalcarne i confini. «Non voglio nemmeno chiedermi cosa possa essere di suo gusto, ma lanciarci in mezzo alla battaglia ed attenderci al capolinea è una sua prerogativa», forse quello non era noto ad Aiden. L'accenno a quello che aveva scosso il Castello negli ultimi tempi, invece, le chiuse la gola. Prese fiato, e si concesse davvero un profondo sorso, prima di tornare seria e cancellare ogni accenno di ironia. «...c'è sempre una Guerra. Ma se il suo scopo era davvero prepararci a qualcosa di così tremendo, allora credo abbia sbagliato ancora di più. Dividerci per confrontarci in duelli a squadre non può aiutarci ad affrontare il pericolo come un'unica entità.» Non serviva che esplicitasse - come fosse un compito in classe - quel che aveva capito, Weiss ci sarebbe arrivato. Era arrabbiata con Peverell, ma non l'aveva capito fino a quel momento, sebbene dal suo tono la cosa non sarebbe apparsa palese. Avercela con lui era però inutile. «Meglio un corso avanzato di Difesa contro le Arti Oscure a questo punto». Distolse così lo sguardo, riportandolo alla tazzina in cui i fondi di Tè a breve sarebbero stati visibili.



 
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view post Posted on 17/9/2018, 20:36
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Aiden Weiss

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Se Aiden non stava dando tregua ad Amber con gli sguardi, persino lei non sembrava essere da meno. Si studiavano a vicenda in attesa di capire in anticipo le emozioni e pensieri dell’altro, ma quanto sarebbe durato quel loro silente gioco?
Cercò di contenere le proprie emozioni quando ripensò ai propri fallimenti, sia come Auror che come uomo, ma fu tutto alquanto inconcludente; Amber avrebbe potuto notare con estrema facilità quanto Aiden soffrisse a riguardo, di come la cosa lo tormentasse e lo bruciasse fino alle radici stesse della propria Anima tormentata. In quel momento non gliene importò granché nel mostrarsi fragile, umano, con dei sentimenti, nemmeno di ricevere dei giudizi poco gradevoli; Aiden possedeva - come tutti - sia pregi che difetti, ma non se ne faceva un vanto, né negava di averne. Semplicemente si accettava così com’era e piuttosto che piangersi addosso cercava di migliorarsi, indipendentemente che agli altri piacesse o meno come persona. Che quindi piacesse o meno ad Amber era irrilevante, la cosa importante era essere semplicemente sé stesso e dare alla ragazza qualsiasi cosa volesse da lui, finché ciò rientrava nelle sue facoltà. Ad occhio e croce, però, sembrava che ella non volesse affatto i suoi consigli, perciò su questo sentì di dover fare marcia indietro.
«E’ una scelta tua, ovviamente.» convenne, annuendo energicamente. Poi non aggiunse altro in merito, conscio che aveva ragione lei sul riconoscere i propri limiti, accettarli; lui, d’altro canto, aveva sempre osato spingersi troppo ed era proprio per questo che si era sempre cacciato nei guai. Dopo la sospensione però aveva deciso di darci un taglio netto e di mettere la testa apposto, cosa che continuava a fare ogni giorno e iniziava a notarne i risultati.

Lo sguardo sarcastico di Amber sembrò dare il colpo di grazia ad Aiden: lui che aveva cercato in tutti i modi di andarci cauto, di aiutarla, ma aveva finito con il fare l’esatto opposto, ovvero quello di infastidirla. Si rese conto troppo tardi di aver varcato un confine che sarebbe dovuto rimanere inviolabile e di aver infranto, involontariamente, quel loro patto segreto nel doversi trattare da pari.
Pari.
Gli occhi blu di Aiden si incupirono e misero in mostra un’altra emozione: il pentimento. Fu sul punto di fare l’ennesimo passo indietro, di interromperla e chiederle scusa per essersi azzardato a farle da Maestro, di essersi comportato in maniera eccessiva e poco consona, quando la frase riguardante Peverell giunse alle sue orecchie e lo fece fremere con un misto di allarmismo e rabbia. I propri capelli sembrarono scattare verso l’alto, come un cane quando rizza il pelo, mentre i denti presero a serrarsi a scricchiolare pericolosamente. Nei suoi occhi si accesero come due tizzoni ardenti, evidenziando il suo evidente e crescente stato di furore.
Non che fosse arrabbiato con Amber, ma il contenuto delle sue parole non gli piacquero per niente e il desiderio di strozzare Peverell sembrò tornare con prepotenza. Aiden si costrinse a mantenere il controllo di sé, concedendosi due profondi respiri nella speranza di contenere la propria rabbia, poi cercò di analizzare l’informazione appena ricevuta a mente lucida. Albus gli gettava nella mischia senza sporcarsi le mani, senza affiancare i suoi stessi studenti, lasciando quindi quell’ingrato compito a uomini come lui e Carter.
Si passò una mano sulla faccia in maniera esasperata, torturandosi la barba, in cerca delle giuste parole da dire ad Amber senza risultare eccessivo. Allo stesso tempo diede modo alla ragazza di ultimare il proprio discorso e si ritrovò a concordare pienamente con lei, rivolgendole un mezzo sorriso, ma che comunque palesava la propria comprensività e solidarietà.
«Amber, senti...» mormorò dopo qualche minuto di riflessione. Il tono era pacato, gentile, carico anche di pentimento nell’aver sbagliato atteggiamento con lei. Avrebbe dovuto adattarsi a quanto ella voleva senza indossare l’abito sbagliato e per questo si sarebbe scusato a dovere. «... fino adesso ho sbagliato modo di rapportarmi con te e me ne rammarico. Mi rendo conto solo ora di aver osato troppo con te, che non era quel tipo di discorso che volevi affrontare con me e ti chiedo scusa. Speravo che agendo per gradi sarei riuscito ad aiutarti ma capisco che probabilmente non è ciò che vuoi da me.» Desiderò che Amber capisse che non era stata sua intenzione farla sembrare una sorta di novellina né che lui avesse davvero voluto sembrare arrogante.
«Quanto mi hai detto mi ha lasciato interdetto e non ti nascondo di essere profondamente arrabbiato, ma con Peverell, non di certo con te.» Seguì una breve pausa, giusto il tempo per contorcere le labbra nell’emmesima smorfia amara. «Non hai considerato un altro fattore...» aggiunse con aria grave. Afferrò all’improvviso una bustina di miele e la aprì quasi con una certa cattiveria, per poi versare il contenuto nella propria tazza. Mischiò con un certo nervosismo. «Ora che me lo hai fatto notare, devo ammettere che mettervi gli uni contro gli altri non può che aver gettato sicuramente dell’attrito tra voi. Voglio dire… Tra i Romani ci sarà sicuramente stata una tua conoscenza, un amico che ti sta particolarmente a cuore o comunque di cui ti fidi. No? E all’improvviso te lo sei ritrovato contro: come ti sentiresti a combattere contro una persona di cui ti sei sempre fidata? Lo attaccheresti? Pensi che lui attaccherebbe te? Ti fideresti anche se la cosa dovesse accadere in una vera Guerra?»
Ora che erano giunti finalmente ad un giusto equilibrio delle cose, Amber si sarebbe sentita finalmente soddisfatta nell’udire simili parole dall’Auror? Non vi erano dubbi sul fatto che anche il Mago fosse deluso dallo svolgimento dei fatti, sebbene avesse cercato di svolgere il proprio dovere senza discutere, ma ora Amber sembrava averlo stuzzicato a sufficienza da far emergere persino il più profondo e nascosto dei pensieri.
Se prima aveva cercato, in un certo senso, di essere diplomatico, ora c’era solo l’amarezza.
Aiden era riuscito a domarsi, per ora, ma ancora le fiamme nei suoi occhi persistevano e bruciavano con violenza.


"A(i)de(n) arrabbiato!" - cit - :secret:
Ovviamente non con Amberella, a lei solo fiorellini :flower:

 
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Forse lasciare che Aiden Weiss finisse di parlare non era stata una pessima idea. La sorprese, a modo suo, quando non impose oltre la propria idea sull'abbandono della spilla da Ateniese. Finalmente poteva dire di aver trovato qualcuno che non pretendeva di avere sempre l'ultima parola sulle decisioni altrui? Possibile, ma non volle illudersi eccessivamente. In fin dei conti, quella era una chiacchierata da Tè di fine estate, niente di più. Non avrebbe più rivisto l'Auror dopo quel giorno, doveva convincersene. Intimamente, però, apprezzò anche l'espressività del rosso, che non sembrava interessato a nascondere i propri pensieri quando questi si tramutavano in tacite espressioni. Non temeva un suo giudizio? Perché? Inevitabilmente si trovò a studiarlo tra un sorso al sapore di Gelsomino ed una zaffata di cannella che - ben meno delicata - invadeva anche lo spazio destinato al profumo più semplice del Tè verde. Non la sfiorò nemmeno il pensiero che quelle due diverse scelte potessero evidenziare esattamente il mago e la strega seduti l'uno di fronte all'altra, o che i loro caratteri potessero in qualche modo intrecciarsi tra le spire di quei profumi in netto contrasto. Amber non poteva sapere cosa fosse successo nella vita dell'uomo ma di certo avrebbe mostrato il suo tacito apprezzamento per l'averle "concesso" di mantenere la propria idea. Non che fosse possibile fargliela cambiare, la testardaggine che la caratterizzava aveva creato uno scudo quasi impenetrabile, convincendola che fintanto che non avesse cambiato idea, tutto sarebbe andato bene. E allora perché il suo cuore le giocava ancora quei tremendi scherzi in piena notte? Strinse la tazzina.

Non aveva idea, però, di cosa aveva innescato con i commenti su Peverell e fu l'espressione mutevole di Aiden a parlare ancora prima che egli si esprimesse. Seria, di rimando, la Tassorosso capì fino a che punto l'idea che il Preside li abbandonasse a loro stessi potesse irritare l'Auror. Troppo? Non poteva dire di non aver tentato di farsi un'idea su di lui, e quello che l'uomo disse dopo fu solo la conferma di quanto pensato. Weiss era un buono, era gentile, non sapeva fino a che punto potesse essere paziente - e non voleva testarlo -, si era impegnato con gli Ateniesi perché pensava di poter essere utile a protezione del gruppo ma, soprattutto. sembrava esasperato in quel preciso momento. Concentrata, Amber attese la spiegazione di quello stato d'animo che non tardò ad arrivare. Non era proprio abituata ad affrontare discorsi simili, si circondava spesso e volentieri di persone ancora meno schiette di lei, o direttamente di mura e spazi deserti. La confessione però la spiazzò. Voleva aiutarla? Era riuscita a muovere pietà anche in lui? No, non poteva credere di aver sbagliato così tanto... Insomma, lei lo aveva invitato lì perché sperava di poter discutere in modo prettamente adulto di cosa ci fosse di sbagliato nell'ultima spedizione di Peverell, ma non aveva bisogno di un confessore o di un aiutante per processare i propri traumi, non lei che aveva fatto un vanto dei viaggi interiori che poteva compiere ad occhi chiusi. Era bello convincersi di non aver bisogno di nessuno, avrebbe navigato in quelle acque ancora un po', non era pronta ad ammettere di essere letteralmente a pezzi, e non certo a causa di Gerusalemme. Non aveva idea di cosa rispondere, ma fu proprio Aiden a toglierle il peso richiamando a rapporto il comportamento del docente con loro. «Mh...» Non aveva motivo di avercela con lei, quello era assolutamente certo, ma doveva specificarlo? Qualcosa non le tornava, eppure continuò - stavolta realmente interessata - ad ascoltarlo perché finalmente il discorso stava iniziando a diventare stimolante anche per lei. Il nervosismo dell'Auror traspariva da ogni singolo gesto e... stava veramente versando del Miele in quel composto già carico di gusto? Ma non ebbe il tempo di pensarci troppo perché la riflessione del mago centrò un bersaglio nascosto con una precisione allarmante: "cosa faresti se dovessi confrontarti con un tuo amico divenuto improvvisamente un nemico"? Il succo della questione era quello, in fondo? Amber accusò il colpo trasformando la propria espressione seria in qualcosa di simile al velo di malinconia seriosa con cui l'aveva accolto al Wizard poco prima. Di recente quella era stata la sua personale maschera, la più realistica di tutte, tanto che avrebbe dovuto semplicemente ammettere che... non era una maschera, lei era proprio quella ragazza con gli occhi tristi. «Non lo so» ammise, rigirando la tazzina ancora tiepida sul piattino. Il volto di Eloise si unì al ricordo della scala dei romani che crollava su Nieve e su di lei, per poi essere seguito dalla sfuggente visione di William Black e di Toobl, le cui parole ancora non avevano trovato una collocazione nella sua mente. Ma cosa avrebbe fatto se Eloise fosse diventata davvero un suo nemico? Sarebbe stato troppo facile rispondere: "sì, combatterei anche se lei dovesse rivelarsi un'adepta dell'oscuro." ma se fosse capitato in quel momento della sua vita non ne avrebbe avuto la forza e, probabilmente, avrebbe perso. Visibilmente sincera, tornò a guardare Aiden. «Io non ne ho idea. Non so cosa potrebbe succedere se una cosa del genere diventasse realtà. Non ho affrontato il gruppo dei romani direttamente perché non posso credere che lo scopo fosse uno scontro tra noi studenti, ma se quella fosse stata la realtà io... io non so cosa avrei fatto» e lei detestava non avere una risposta a quella domanda. In verità aveva già dovuto affrontare qualcuno che all'improvviso si era rivelato - anche se per pochi attimi - il suo peggior nemico, ma non era niente di paragonabile a quel viaggio nel tempo. Ambiti diversi, mondi diversi, vite diverse. Per non arrancare in quel pensiero inconcludente, Amber fece l'ultima cosa che si era ripromessa di non fare. «Vi addestrano anche a questo? Ad avere una risposta a questa domanda?» chiese, consapevole di essere in vista della linea che si era ripromessa di non superare quella mattina. Voleva sapere. Doveva sapere.


:fru:


Edited by ˜Serenitÿ - 19/9/2018, 17:39
 
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese

roleamber

L’indice si serrò attorno al manico di porcellana e sollevò la tazzina per portarla alla bocca dopo aver prodotto un pesante sospiro, facendo vibrare la propria cassa toracica. Percepiva il bisogno di affogare i propri pensieri - e dispiaceri, in un certo senso - con quanto restava del proprio the. Non appena avvertì il tocco gentile e delicato del miele, decisamente di troppo e che andava in contrasto con l’aroma forte della cannella, arricciò il naso con aria disgustata ma riuscì in ogni modo a tracannare il resto del liquido in pochi secondi; veloce come un fulmine, Aiden si levò il dente e si sbarazzò di quell'intruglio che aveva reso imbevibile, o almeno questo valeva per lui.
Schioccò lentamente le labbra nel disperato tentativo di smorzare il sapore che ancora avvertiva in bocca, ma fu tutto alquanto inconcludente. Dovette resistere almeno fino a quando Amber non ebbe finito di parlare, non sarebbe stato carino interromperla di punto in bianco per chiederle se le andava un dolcetto da accompagnare con il resto del the.
Attento, serio e scrupoloso, Aiden era ben consapevole di aver appena sfiorato una cordicella nascosta e piuttosto sensibile al tocco, che si sarebbe potuta infrangere alla prima brusca pizzicata; era come un nervo che veniva esposto dopo aver sollevato svariati lembi di tessuto umano, come un bersaglio in attesa di essere colpito. La malinconia di Amber non passò inosservata e probabilmente l’Auror avrebbe dovuto fare ammenda per averla indotta a reagire così, tant’è che forse l’idea di ordinare qualcosa di dolce avrebbe potuto contribuire a tamponare in parte le ferite che un simile argomento poteva comportare o aprirne delle vecchie.
Sospirò mestamente e poi cercò di sorriderle, sperando che potesse apprezzare il suo impegno nel risollevarle un poco il morale appena compromesso. «Posso offrirti un dolce, Amber?» chiese in tono stranamente cortese, nonostante poco prima avesse sprizzato rabbia da tutti i pori. In un certo senso si era imposto più autocontrollo, sebbene a volte rischiava dei tragici scivoloni tanto da far sembrare il proprio umore ballerino; ma era sempre così per lui, i repentini sbalzi d’umore lo rendevano un soggetto strano, ma non necessariamente pessimo. Doveva solo stare attento a non perdere l’equilibrio e a pazientare… soprattutto a pazientare!

Diplomatico, lo sguardo neutro ma comunque serio, il rosso rifletté sul come rispondere alla confessione di Amber. Sapeva di doverle dire qualcosa, magari di non troppo invasivo dal non farla sentire inferiore rispetto a lui o anche semplicemente per non offenderla, anche se la cosa sarebbe sicuramente stata difficile, questo perché erano due estranei e non sapevano che tipo di reazione avrebbe scatenato una determinata frase rispetto ad un’altra. In un certo senso, Aiden e Amber stavano giocando al Prato Fiorito[1] ad occhi bendati.
«Non è facile darsi una risposta ad una domanda simile.» iniziò in tono moderato. «E per ognuno di noi vi è una risposta differente, in base a ciò che siamo. Ma la cosa peggiore è che la risposta emerge sempre quando ti trovi davanti alla scelta da intraprendere: Cosa faccio ora? Mi fido o no? Non posso dirti io cosa fare, Amber, né come pensare; questo spetta a te e a te soltanto.» Senza cadere nell’eccesso, Weiss fece in modo che Amber potesse capire che era lei l’artefice del proprio Destino, che aveva un libero arbitrio da sfruttare e che certamente lui non si sarebbe azzardato a toccare. «Ma ad ogni modo… Quando arriverà il momento, quando lo capirai, sappi che è solo al tuo cuore a cui devi rendere conto.»
La domanda che Amber gli rivolse fu inattesa e che lo lasciò deliberatamente sconvolto. Mai si era aspettato una domanda mirata sul suo lavoro e per pochi attimi andò nel pallone, incapace di celare la propria sorpresa. Batté più volte le palpebre, tentato di apostrofare un “I beg you pardon?[2], ma invece le proprie labbra parvero sigillate da colla invisibile. Solo dopo qualche secondo, riuscì a prendere il controllo del proprio corpo e ad assumere un’aria alquanto stoica, non volendo in alcun modo risponderle con aria vaga o confusa, altrimenti Amber avrebbe potuto non prenderlo sul serio.
«Quando si diventa Auror bisogna fare i conti con molte domande scomode, Amber, tra cui questa. Abbracciare una professione come questa richiede prevalentemente sacrificio e di dedicarsi al dovere, questo perché un Auror che non sa fare scelte difficili e non sa prendersi le proprie responsabilità non è utile a nessuno. In un certo senso noi siamo tenuti a mantenere un unico percorso, ma ciò non significa che siamo senza cuore. Personalmente, semmai dovessi trovare mia madre alle prese con le Arti Oscure, la trascinerei comunque davanti al Wizegamot perché la Legge è uguale per tutti, anche per coloro che amiamo, ma ne rimarrei in ogni caso afflitto e sconvolto. Probabilmente ne morirei...» Esasperato, Aiden sospirò a seguito di quell’ultima confessione. Era poco probabile che sua madre abbracciasse il Male, lo stesso tipo di Male che l’aveva privata del marito, ma semmai l’avesse fatto allora Aiden avrebbe dovuto svolgere il proprio dovere nonostante la decisione sofferta nel consegnarla. Il suo era un mondo fatto di rinunce e ben poche gioie, ma non vedeva nient’altro di diverso per sé stesso. La Via del Guerriero era l’unica da intraprendere e l’unica che lo faceva sentire vivo.
Aiden Weiss esisteva solamente per il popolo, non per sé stesso. Quello era un lusso che non poteva permettersi.
«Al tempo della mia assunzione, il Capo Auror mi disse una cosa interessante: Prendi esempio da te stesso e a come vorresti essere tra dieci anni. Quindi non è tanto sul come vieni addestrato, ma su come tu addestri te stesso. Io ti ho dato una risposta in base a ciò che farei io, ma non è da escludere che altri siano della mia stessa opinione o non saremmo Auror, non trovi?» Non le disse però che era molto diffidente, che dava fiducia a ben poche persone, inclusi i propri colleghi, proprio per evitare di non essere troppo condizionato nelle relative scelte a seguito di possibili tradimenti da parte di persone care. Ognuno era fatto a modo proprio, Aiden lo era a modo suo e Amber in un altro, quindi i punti di vista cambiavano. La ragazza infatti avrebbe potuto condividere o meno la risposta di Aiden, ma non l’avrebbe di certo biasimata nel caso palesasse il proprio disaccordo.


[1]: Te lo ricordi il giochino? :ihih:
[2]: Ho pensato che in inglese rendeva di più :secret:

Ho dovuto rileggermi la role dell’assunzione, apprezza :ihih:


 
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view post Posted on 24/9/2018, 15:03
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Tradire i patti che faceva anche con se stessa era diventata un'abitudine. Si era ripromessa che quella sarebbe stata una semplice parentesi sugli Ateniesi e quanto ne riguardava,- perché aveva bisogno di sapere che non stava impazzendo - e che non avrebbe nemmeno sfiorato con il pensiero il vaso di Pandora che aveva sostituito il suo cuore. Ovviamente sarebbe stato altrettanto utopico riuscire ad ignorare la qualifica con cui Aiden Weiss aveva firmato la pergamena; "Auror". Aveva creduto di poter essere in grado di salvaguardarsi abbastanza da evitare l'enorme scoglio che quelle cinque lettere costituivano lungo il tragitto, ovviamente si era sbagliata. Ma, si disse, era poi così sbagliato chiedere? Normalmente no, in situazioni diverse dalla sua sarebbe anche stata una domanda lecita sotto molti aspetti, ma poteva essere così falsa con se stessa? Era in grado di raccontarsi con un certo convincimento che quella richiesta non aveva nulla a che vedere con Killian e con l'idea di quanto di lui non avrebbe mai più potuto sapere? No, no non poteva. Assorta in quel primo pensiero si rese conto in seconda battuta della richiesta di Aiden. «Oh ehm.. » un'espressione realmente pentita fece la sua breve comparsa oltre gli strati di malinconia. «Forse dovrei offrirlo io, di certo avevi di meglio da fare che assecondare la mia richiesta oggi. Ma, va bene.» aggiunse, nella speranza di non innescare una pietosa accoglienza dall'altra parte. Sapeva benissimo che non avrebbe dovuto, Weiss le aveva fornito uno scivolo perfetto per uscire di scena prima che i discorsi vertessero davvero su qualcosa di insopportabile, ma lei non aveva scelto la via più facile. Testarda, si era detta che avrebbe potuto comunque sondare il terreno prima di andarsene perché - dovette ripeterselo - alla fine non lo avrebbe più visto. Non ci sarebbe stata un'altra occasione simile.

Al suo cuore, Amber avrebbe dovuto rendere conto di moltissime cose, ed era certa che se quell'organo avesse avuto il dono della parola le avrebbe fatto passare un pessimo quarto d'ora. Ma se c'era una cosa che lei non amava era proprio il senso di impotenza che provava di fronte a situazioni imprevedibili e che richiedevano una decisione istantanea e senza esitazione, possibilmente. Non era ancora abbastanza onesta con se stessa da ammettere che le difficoltà erano date più che altro dalla sua mancanza quasi totale di fiducia nel prossimo, che finiva per portarla a cercare il modo migliore di nascondere qualunque cosa piuttosto che dare la giusta libertà alle sue parole. Come c'era da aspettarsi, però, l'approccio alla risposta di Aiden rapì Amber subito dopo. Poteva illudersi che poco le importasse, ma in verità sarebbe stato palese come dietro l'espressione seria vi fosse parecchia attenzione. L'unica cosa che lui non avrebbe potuto immaginare, era l'origine di quell'interesse... che non aveva nulla a che fare con un futuro da Auror per lei. La sorpresa sul volto del mago fece vacillare un istante la sua sicurezza, ma nonostante tutto una risposta giunse comunque alle sue orecchie, e poco poté fare contro quel cuore imbizzarrito che riprese a battere nel più sconveniente dei momenti. "Sacrificio, dovere... scelte difficili, responsabilità". Ogni singola parola contribuì a generare in lei una voragine in cui avrebbe dovuto fare attenzione a non cadere. Bene o male, riusciva ad associare quei valori a Killian ad occhi chiusi, e non poteva nemmeno dire di averlo conosciuto così tanto da esserne certa, ma sul suo senso del dovere non poteva dire nulla, era stato il punto focale di molte - forse troppe - loro interazioni. Ma quello che più la riportò sul piano terreno, fu il lato sensibile che Weiss non si premurò di nascondere. La bionda aveva percepito un certo grado di spiccata umanità nel suo interlocutore, ma quell'ultimo sospiro le confermò anche altro. Dietro la stazza e la presenza scenica, c'era ben altro. Dovette prendersi del tempo, scandito in sorsi di Tè, prima di aprire bocca su quanto espresso da lui. Non voleva inoltrarsi nella fitta foresta di quell'argomento a lei proibito, tanto che cercò - seppur maldestramente - di riportare il treno su binari meno sensibili. «Chiaro.» Convenne, «Immagino che non tutti siano portati per il vostro lavoro. Non tutti possiedono le doti che hai elencato, e immagino siano solo in minima parte ciò che fa di un Auror, un Auror. Ma ho capito il concetto, anche se spero di non dovermi mai trovare nella situazioni di dover mettere in dubbio la fiducia che ho verso qualcuno.» Saltò a piè pari il discorso su quanto raro fosse che lei scegliesse di fidarsi di qualcuno, perché in quel momento faceva fatica anche a donare fiducia a se stessa ed alle sue sensazioni. «I Mini-muffin qui sono veramente buoni», repentinamente cambiò argomento, afferrando di conseguenza il piccolo menù di dolcetti messi a disposizione dalle cucine. Il nodo alla gola le avrebbe impedito di mangiare qualcosa di più grande di uno di quei mini-dolci, e forse sarebbe stato un miracolo se fosse riuscita ad ignorare il senso di nausea sottostante. Doveva cambiare argomento, in fretta. Fingersi analitica e distaccata sarebbe stato sempre più difficile, lo sapeva. Poteva credere di voler avere un quadro ancora più preciso dell'Ispettore, ma questo non voleva dire che potesse reggere tali informazioni. Non a lungo andare.




[1] Eccome, ahaha Aiden è vicino ai 3 punti. Ma dove sarà la mina? :fru:
[2] Assolutamente!

:flower:

 
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