Il riflesso sulla vetrina di
Mielandia offriva un ritratto piuttosto smunto del suo viso, più allungato rispetto al normale e decisamente più opaco. Pizzicò con leggerezza le guance piene, lasciando che quel lieve rossore le imporporasse il viso.
La via principale era gremita di studenti in libera uscita e di tanto in tanto qualche viso noto la riconosceva e la chiamava per un saluto al volo. Dal canto suo, ricambiava immediatamente elargendo sorrisi di circostanza ben mascherati. L’ansia di incontrarlo era tanta, forse troppa visto il gramo compito ad attenderla; non era la sua figura in attesa alle porte del pub meno raccomandato del Villaggio a causarle quell’agitazione, bensì l'obiettivo che ella stessa aveva dato modo di stabilire per quel giorno.
Era stata lei a scrivere la
prima lettera ed era stata lei ad attendere una risposta che non si era fatta troppo desiderare.
Svegliandosi quel martedì mattina - lo ricordava piuttosto nitidamente - si era sentita leggera, come se il passo più difficoltoso fosse ormai un ricordo. Rannicchiata tra le lenzuola, si era lasciata cullare dal respiro delle compagne addormentate e si era voltata in direzione della porta rotonda, quasi che quell'immagine potesse essere il giusto incitamento per alzarsi ed iniziare quella giornata. Ripensava al mattino precedente e a quanto fosse stata sciocca nel pensare che una cosa simile potesse turbare la sua quotidianità o quella dello stesso Auror. Solo in quel momento si era resa conto della pergamena arrotolata sul suo comodino, adagiata di traverso sopra al manuale di Incantesimi. Si era alzata di scatto, ritraendosi con l’intero set di coperte stretto in una mano e sollevato fino alla gola; con l’altra coprì la bocca, le labbra schiuse in un'espressione colma di stupore, impedendosi di proferire qualunque ingiuria le fosse saltata per la testa.
Le aveva risposto immediatamente: un veloce ragionamento le permise di calcolare il tempo che Clio aveva dovuto impiegare per coprire la tratta Hogwarts-Londra, scoprendo che la civetta doveva aver fatto ritorno nella notte e qualcuno le avesse lasciato la posta sul comodino.
Era rimasta lì immobile, fissando il foglietto con lo sguardo di una lepre spaventata, dopodiché - decisa a lasciarsi alle spalle ogni incertezza - aveva sciolto ogni riserva ed i suoi occhi gonfi di sonno, ma tutt'altro che distratti, avevano letto velocemente la missiva.
L'aveva stupito, diceva, e non era l'unico a pensarla in quel modo. Lei stessa si era giudicata duramente dopo aver lasciato la Guferia, augurandosi che - una volta tanto - Clio perdesse la lettera che così fiduciosamente le aveva affidato. Era cresciuta nel benessere, faticando poco o nulla per ottenere ciò che il suo cuore ed il suo spirito desideravano; questo, però, non le aveva impedito di sviluppare la propria personalità in un’unica direzione: l'autosufficienza. Chiedere aiuto non le era mai piaciuto e si sarebbe tagliata una mano piuttosto di ammettere di essere in difficoltà. Aiden, però, era riuscito a convincerla che da sola non sarebbe arrivata da nessuna parte. E così aveva deciso di chiedere aiuto, senza sapere che nei giorni seguenti avrebbe dovuto ricorrere all’umiltà ben più di una volta soltanto.
Camminando per le strade di Hogsmeade respirava l'aria dell'autunno alle porte, con il profumo fresco degli abeti ad impregnarle i capelli rossi, raccolti in un treccia tutt'altro che ordinata. Stretta nel suo cappotto grigio e con le mani in tasca, ripercorreva quella settimana appena trascorsa, cercando di trovare un senso all’avventatezza che l'aveva condotta sin lì.
La lezione di Difesa del mercoledì aveva avuto il solito peso sul suo spirito già provato: non era Midnight a contribuire a quel malessere - una volta tanto il neo Vicepreside sembrava non avere colpe - bensì un Serpeverde e non uno qualunque.
William Black.
L'aveva fissato ad intermittenza durante tutta la lezione di due ore, tanto che la Alistine - seduta accanto a lei - aveva dovuto richiamarla all’ordine con bisbigli e gomitate gentili più e più volte.
Come poteva anche solo pensare che lui accettasse di scambiare con lei i rispettivi turni da Zarathustra? Ne aveva un disperato bisogno e se solo Black avesse percepito una simile urgenza, di sicuro la sua risposta sarebbe stata un sonoro e secco “
Scordatelo.” - una risposta alle sue richieste che lei, d’altro canto, non gli aveva mai riservato. Contava sul fatto di riuscire a prenderlo in contropiede, un miracolo insomma, e magari di farla franca una volta tanto nella vita.
Alla fine della lezione - mescolandosi alla folla del secondo piano - si era avvicinata a lui, affiancandolo in silenzio. Si aspettava che lui dicesse qualcosa, ma se un anno di collaborazione al negozio le aveva insegnato qualcosa era proprio che Black non le avrebbe mai dato soddisfazione, né le avrebbe rivolto il saluto per primo. Mai. *
A meno che non abbia qualcosa sulla faccia e si prenda la briga di farmelo notare con un po’ di sano sarcasmo.*
«
Sabato non sarò al negozio, perciò dovrai cavartela da solo.»
Più che una richiesta era una comunicazione telegrafica e sperava che fosse sufficiente a sancire il patto silente tra lei e quel collega taciturno ed ambizioso «
Dopo pranzo avviserò il proprietario, ma dubito che si faccia scrupoli a riguardo.» e così dicendo aveva accelerato il passo, sgusciando via e augurandosi che lui l'avesse udita nonostante la confusione.
L’aveva ottenuto quel permesso, con l’augurio del proprietario a risolvere quanto prima ‘
lo spiacevole imprevisto’ secondo cui, proprio quel giorno, non si sarebbe potuta presentare a lavoro.
Si sentiva un po’ vigliacca, forse troppo considerate le circostanze. Nieve avrebbe etichettato quei sensi di colpa come una sciocchezza e le avrebbe dato una spintarella affettuosa, esortandola a proseguire la propria passeggiata tra i negozi.
Bibliomagic era proprio dietro l’angolo e per la seconda volta cercò di specchiarsi sulla vetrina: era un’ottima scusa per cercare di vedere Mike all’opera all'interno. Stava servendo una strega e sembrava concentrato, troppo assorto per notarla al di là del vetro spesso e dei libri esposti al pubblico.
*
Lui è qui e io sto per confessare tutto ad un estraneo. Brava T. Davvero.*
Quel pensiero la stava divorando dall’interno dalla sera precedente, quando - a furia di scrivere il nuovo saggio sulla Pozione Corroborante - aveva finito per mandare tutto a monte in funzione di sensi di colpa travolgenti.
Benché Fiona avesse cercato di capire chi fosse Aiden anche dopo aver lasciato Limerick, il Prefetto non aveva ceduto alle insidie della sorella: non c’era alcun interesse romantico nell’incontrare Aiden Weiss.
E allora perché, nel scorgere la sua figura appoggiata ad una colonna traballante, il suo cuore aveva saltato un battito?
*
Lui ha le risposte. E le risposte mi spaventano. Tutto qua.*
Thalia J. Moran | Prefect | Hufflepuff | 17
Immaginati Thalia come un cerbiatto abbagliato dai fari di un'auto, immobile in mezzo alla strada. Sta fissando Aiden con l'espressione più innocente e spaventata che si possa immaginare.
Aggiungo che William, Niah e Ninuzza non sono stati maltrattati durante la stesura di questo post