Open your box full of Secrets, Privata

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 17/10/2018, 15:19
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Si era persuasa di non aver ferito i sentimenti dell’Auror, ma in cuor proprio sapeva di averlo deluso con i propri gesti e le parole appena pronunciate. Implicitamente gli aveva dato del ragazzino e quel “dovresti ascoltare” nella sua testa era suonato più come un “ascoltami e basta”. Non sapere come scendere a patti con la propria irruenza era un dato di fatto, che solitamente la turbava per il tempo necessario a tirare un profondo sospiro; questa volta, però, si sentiva colpevole del peggiore dei crimini e non c’era nulla, assolutamente nulla, che potesse sollevarla. Aiden era arrivato ad Hogsmeade per lei, per ascoltare le sue rivelazioni - forse per curiosità, forse no - e tutto ciò che lei gli stava fornendo era un motivo per andarsene. Come poteva aspettarsi che restasse dopo quella lezioncina di comportamento che in modo tanto superbo aveva ben pensato di impartirgli?

Ed ecco che le due facce del suo carattere tornavano a fronteggiarsi, come un’immagine riflessa e affatto somigliante all’originale: da un lato la sua indole calma e razionale, logica ed efficace; dall’altro la versione di se stessa che cercava di tenere sotto controllo e la cui origine imputava ai silenzi con la famiglia e alla frustrazione provata nel non potersi liberare di quel grande peso sul cuore. C’era rabbia in lei, un furore ardente come la fiamma più viva; la voglia di spazzare via ogni cosa, come un uragano o una tempesta in mare aperto. Era quel lato che Aiden aveva visto sino a quel momento e benché sapesse di non meritarlo, egli rimaneva impassibile al suo fianco.
Le permise di sviscerare ogni punto e non si permise mai d’interromperla, ben immaginando la furia che l’avrebbe colpito se solo avesse tentato un approccio più discorsivo e meno paziente. Nei suoi occhi aveva letto l’intenzione di essere partecipe del suo malessere e fu grata che la sua abilità stentasse ad attecchire su di lui: non voleva sapere, attraverso quelle iridi blu, che cosa pensasse di lei. Aveva un compito per quel giorno, una missione del tutto personale da portare a termine e su quel pensiero si concentrò affinché tutto si verificasse come lei aveva previsto.

Quando lo superò, una folata di vento portò con sé gli aromi del bosco, il profumo pungente dei pini e quello più dolce della terra umida di pioggia. In quel momento, dopo aver rigettato la convinzione che tutto ciò fosse terribilmente sbagliato ed inutile, si sentì in pace. Con se stessa e col mondo. Forse era quello che aveva cercato in tutti quegli anni di silenzio e gli fu grata di averla ascoltata, anche se non doveva essergli piaciuto un granché.
«Non te ne ho parlato perché non ero pronta.» spiegò.
Non impresse troppa enfasi nella risposta, troppo concentrata a non inciampare «Non… non è che non mi fidi, Aiden. E’ solo...»
Aveva riflettuto ampiamente sulle conseguenze di una simile rivelazione ed ogni volta giungeva ad una sola conclusione: chiunque avesse saputo sarebbe stato coinvolto nel suo inferno personale. Mike era all’oscuro di quelle vicende proprio perché la sua incolumità era al di sopra di qualunque suo desiderio. Il Serpeverde non era fatto per una vita in mezzo ai drammi e più il tempo passava più il Prefetto se ne rendeva conto. «E’ solo che non volevo metterti in mezzo… però mi rendo conto di non poterne fare a meno.»


Thalia J. Moran | Prefect | Hufflepuff | 17

 
Top
view post Posted on 18/10/2018, 13:12
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:




Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese


Si portò una mano tra i capelli, rigettandoli all’indietro quando il venticello glieli smosse quel tanto da indurre alcune ciocche a solleticargli le narici in modo fastidioso. Erano soffici e lucidi, tenuti con una cura di cui il fulvo non sapeva farne a meno: gli piaceva curare il proprio aspetto, per sé più che altro e non di certo per compiacere gli altri. Ben presto però avrebbe dovuto tagliarli, lo sapeva, continuare a portarli in quel modo avrebbe potuto far preoccupare sua madre; ella, infatti, temeva che la decisione del figlio di lasciarseli crescere fosse dovuto al suo profondo dolore a seguito dell’abbandono di Daphne. Tuttavia, non era necessariamente esatto: Aiden era solito lasciarsi crescere la barba o i capelli in base a determinate situazioni, una sorta di manifestazione di particolari e significativi periodi. Il motivo per cui si era lasciato crescere i capelli era anche per dimostrare il proprio impegno nel migliorarsi come Auror e come persona, oltre che a simboleggiare quel periodo di lutto in cui aveva perso Daphne.
Ora però sentiva che il traguardo era stato raggiunto: era diventato più responsabile, più attento e più paziente; aveva poi superato il dolore causato dalla sua ex, seppellendo ogni ricordo nelle placide acque del lago in cui stava portando Thalia. Si era lasciato tutto alle spalle ed era pronto a ricominciare, anche se l’avrebbe fatto senza una donna al suo fianco. Almeno - così continuava a sostenere - avrebbe continuato a vivere in maniera più sopportabile e serena, con un giusto equilibrio.

La pazienza, in quel momento, era la padrona assoluta della situazione.
Per quanto a volte il desiderio di riprendere Thalia fosse stato forte, l’Auror era riuscito a mantenere il controllo di sé. Le aveva dato ciò di cui aveva bisogno in fondo, era stato generoso dopotutto, e dovette sperare che lei lo tenesse ben a mente e che non continuasse troppo a lungo con quel modo di fare; Aiden non era certo che sarebbe durato a lungo, ma avrebbe fatto di tutto per contenersi, conscio che ella non meritava la propria rabbia o freddezza. Doveva alla ragazza quanta più umanità possibile, forse solo così si sarebbe calmata e gestito la situazione con meno ardore e agitazione.
Quando la Tassorosso rispose alla sua domanda, il rosso percepì che forse Thalia stava già trovando un po’ di tranquillità. Poteva essere che il proprio silenzio l’avesse effettivamente aiutata a placarsi l’anima tormentata e agitata, forse non era stato un male - dopotutto - aver pazientato e non reagito d’istinto come era suo solito.
Sorrise, con una certa delicatezza, voltando appena la testa per guardarla con la coda dell’occhio. «E’ stato molto carino da parte tua pensare di non volermi coinvolgere, però non me la prenderei mai con te se alla fine hai deciso il contrario. Posso solo immaginare quanto possa essere stato frustrante per te aver fatto una simile scelta, ma non te ne faccio una colpa. Credimi.» Parlò in tono tranquillo e sincero, voleva che lei capisse che andava bene così, che accettava quel ruolo senza rancore o proteste. Era sereno, per nulla infastidito per quel coinvolgimento, e - in un certo senso - persino entusiasta; per la prima volta in vita sua qualcuno desiderava il suo aiuto, la sua presenza, in qualcosa che non lo riguardava minimamente e senza conoscere la persona desiderosa del suo appoggio. Si sentiva vivo, realizzato, utile ed era solo per merito di Thalia e di quella che forse era una certa dose di fiducia nei suoi confronti. O così almeno credette lui, ma poteva anche esserci ben altro.
«Sai, sono convinto che al dì là della Divinazione, a volte vi siano forze in gioco che vanno oltre la nostra naturale comprensione. Veniamo entrambi da una terra di origine celtica e la mia famiglia è sempre stata devota alla sua religione, agli stessi Dei che venivano venerati dai Druidi. Non voglio dilungarmi in discorsi inutili, sappiamo entrambi che i Druidi erano abili nell’arte Divinatoria e Astronomica, così come in altri campi; ma quello che vorrei farti capire è che probabilmente è stato il volere degli Dei a farci arrivare a questo preciso istante.» Il sorriso divenne leggermente imbarazzato, indeciso se proseguire oltre o no; non aveva idea di come Thalia la pensasse riguardo alla religione celtica, però dovette quantomeno sforzarsi nel spiegarle il proprio punto di vista. «Forse avevano un loro disegno per noi e le nostre scelte ci hanno portati a scegliere i giusti colori per il quadro completo.» aggiunse, umettandosi le labbra. Poi, all’improvviso, sopraggiunse un’idea. «Se te la senti, vorrei mostrarti una cosa. Diciamo che è una delle numerose prove che mi hanno condotto a sviluppare un simile pensiero.»



 
Top
view post Posted on 21/10/2018, 12:22
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Il vento freddo spirava da un punto imprecisato di fronte a loro, in netto contrasto con la loro marcia a tratti silenziosa; le irritava la pelle chiara delle guance, costellate di lentiggini appena visibili, che passavano ora da un colorito roseo ad uno lievemente più acceso. I ciuffi liberi dei capelli vermigli ondeggiavano sospinti dalla brezza e le oscuravano parte della visuale fermandosi sulla fronte e sugli occhi chiari. Li scostò velocemente con una mano, continuando a tacere, aspettandosi che - prima o poi - anche Aiden avrebbe avuto qualcosa da dire a riguardo.
Non era un tipo silenzioso né troppo riservato e ciò coincideva solo in parte con l’indole ben più chiusa della Tassorosso.
Lei, per quel che valeva, si stava rivelando a lui piano piano, un pezzetto per volta e non prima di essere sicura di essere compresa pienamente; Aiden, invece, si era lasciato ammirare nella propria umanità e semplicità, permettendole di vedere qualcosa al di là di un guscio eretto soltanto a metà. Le aveva permesso di scorgere il suo dolore e le sue paure, ma non si era sentita pronta a ricambiare il favore. Fino a quel momento.

«Non è stata gentilezza, Aiden. Non travisare i miei gesti o le mie parole, te ne prego. Non finché non avrai sentito tutta la storia.» sbottò alla fine, fermandosi per l’ennesima volta, sollevando il proprio sguardo su di lui ed abbracciandone la figura.
Non vi era durezza nelle sue parole né il tono era aggressivo: c’era una nota di tristezza e rassegnazione in quel messaggio, come se nonostante tutto avesse tentato ancora una volta di tirarsi indietro. Lei, che non smetteva mai di buttarsi a capofitto nelle situazioni, proprio in quel momento sembrava aver trovato il momento perfetto per invertire il senso di marcia. Una voce, quella interiore, la spingeva però a proseguire e così fece.
«Per la mia famiglia gli Dei di cui tu parli non esistono. Forse un tempo… ma ora le cose sono diverse e non sono… siamo pronti a mettere in discussione tutto ciò che sappiamo.»
La sua ferrea ed unica convinzione era sempre stata quella di essere responsabile di ogni sua azione e che ciascuna di esse conducesse irrimediabilmente ad una conseguenza, positiva o negativa che fosse. Non esistevano entità superiori, come la Fortuna o il Fato, non per lei.
*Fino a quel giorno, almeno.*

Si era chiesta spesso perché fosse toccato proprio a lei, perché Grania fosse comparsa proprio a lei e non a Desmond o a suo padre, quasi vent'anni prima. Cos'era cambiato nel corso del Tempo? Perché quel momento era più propizio di un altro? Cos'aveva lei di tanto speciale?
Erano domande senza risposta, che presto o tardi l'avrebbero consunta come la fiamma di una candela; più il tempo passava e più si trovava in procinto di spegnersi, come se il dolore della possibile perdita - tutt'altro che certa, quindi - potesse consumarla, così come il calore liquefa la cera.
Presto o tardi quei silenzi l'avrebbero costretta a scoprirsi e la lotta contro il tempo sarebbe sopraggiunta irrimediabilmente. Doveva parlarne con qualcuno, prima che il segreto potesse consumarla dall'interno. Soltanto così avrebbe potuto guadagnare tempo, prezioso più di un tesoro.
«Le Profezie, come gli Dei di cui parli, sono terribili. Non importa che cosa dicano. Ti inducono a crederci. E se ci credi… è la fine. Dovresti saperlo meglio di chiunque altro, Aiden. Tu ne sei testimone.»
*E anche io.*


Thalia J. Moran | Prefect | Hufflepuff | 17

 
Top
view post Posted on 22/10/2018, 19:06
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese


Le parole di Thalia provocarono un senso di bruciore nel fulvo, percependo di non essere stato capito fino in fondo. Mascherò il fastidio e si limitò ad alzare un sopracciglio, conscio che reagire in maniera impulsiva e sconsiderata, mostrandosi offeso, non avrebbe giovato a nessuno dei due. Per quanto ella desiderasse a tutti i costi la completa comprensione da parte sua, anche Aiden anelava essere ricambiato, ma le sue stesse parole era passate come incomprensibili se non addirittura intollerabili alle orecchie della rossa.
«Ascolterò ben volentieri la tua storia, Thalia, sono qui per questo dopotutto. Ma forse hai frainteso tu le mie parole.» Si schiarì la voce, non volendo apparire in alcun modo brusco o scortese; eppure quelle parole gli era scivolate via con una natura disarmante, punteggiate da una leggera sfumatura di esasperazione. Non voleva farle capire quanto la sua pazienza fosse al limite, se non addirittura instabile, ma gli era uscito senza nemmeno volerlo e per questo se ne pentì, tanto dal voler correre ai ripari. «Mi rincresce averti dato l’impressione di aver travisato i tuoi gesti o parole, ma ciò che volevo dire è che ammiro il fatto che tu abbia provato a tenermi fuori, infondo siamo ancora estranei. E ammiro anche tu mi stia dando fiducia, in un certo senso. Posso anche solo immaginare come ti stia sentendo ora. Però, davvero, non ce l’ho con te per questo.» Cercò di essere chiaro e conciso in ogni singola parola, ci teneva particolarmente che Thalia capisse che la stava comprendendo, anche se poteva sembrare il contrario. Lui era lì con lei e non l’aveva abbandonata - non ancora almeno - e probabilmente nemmeno l’avrebbe fatto.
Se solo si fossero conosciuti in circostanze diverse, se solo avessero condiviso qualche dialogo in totale calma, permettendo di conoscersi a vicenda, probabilmente la rossa avrebbe saputo che non era assolutamente nell’indole dell’Auror abbandonare qualcuno; a meno che, ovviamente, non gli fosse stato arrecato un torto gravissimo. Thalia, di certo, non l’aveva compiuto e presto avrebbe imparato a conoscere quel lato di Aiden.

Si era fermato a sua volta, voltandosi per guardarla dritta negli occhi, facendole capire che - nonostante il tono che gli era sfuggito nel replicare alle parole di Thalia - non era in nessun modo arrabbiato con lei e che semmai lo fosse stato, per una qualche manciata di secondi, l’avrebbe perdonata con altrettanta velocità. Aveva inteso che in fondo la ragazza non si era rivolta a lui con durezza o aggressività, cogliendo invece la nota di tristezza. Avrebbe voluto avvicinarsi e darle conforto con una carezza, ma si era promesso di non farlo, conscio che non l’avrebbe gradita affatto e che - piuttosto - l’avrebbe fermato come l’ultima volta.
No, Aiden rimase fermo dov’era e sostenne lo sguardo di Thalia con decisione ma anche con un uno spiccato senso di empatia: la capiva in fin dei conti, iniziava a comprenderla. Forse, con il dovuto tempo, le barriere protettive che avvolgevano la rossa si stavano abbassando e non appariva più come un immenso mistero.
«Sono certo che avete le vostre buoni ragioni per pensarla in questo modo, ma presumo avremo modo di parlare degli Dei con il dovuto tempo.» tagliò corto. Se lei aveva preferito accantonare la sua proposta nel vedere una delle prove per quella sua visione dei fatti, Aiden non si sentì minimamente in colpa nel seguire il suo esempio e restare sull’argomento principale.

Aiden tornò a voltarsi verso il piccolo sentiero, riprendendo a camminare. Lo fece perché altrimenti sarebbero rimasti lì tutto il giorno senza concludere nulla e all’Auror non piaceva passare le proprie giornate senza ottenere qualcosa di concreto.
La brezza era sempre più gelida, segno che la stagione stava cambiando radicalmente, ogni giorno che passava, portando inevitabilmente verso il periodo più freddo dell’anno: l’Inverno. A lui non dispiaceva affatto come stagione, si poteva sciare ed indossare maglioni di lana caldi, oltre che a starsene seduti davanti al camino scoppiettante con una calda tazza di cioccolata calda.
La porzione di distesa aperta alla furia del vento e di tutti gli altri eventi atmosferici, terminò e lasciò spazio ai pini e alle betulle. Il boschetto si aprì davanti a loro e Aiden, da bravo padrone di casa, fece strada a Thalia su quei piccoli sentieri di caccia, cercando non starle troppo davanti onde evitare di farla sentire a disagio, o peggio ancora inferiore a lui.
«E’ vero...» mormorò, scoccandole un’occhiata in tralice. «Ma sono dell’idea che non crederci sia decisamente peggiore, perché ti rende in un certo senso vulnerabile. Essere consapevoli della remota possibilità che un dato evento possa avvenire, ti rende in parte pronto a non rimanerne completamente schiacciato.» Con voce calma e seria, Aiden cercò di spiegarle il proprio punto di vista. «Mi padre è morto, Thalia. Io invece voglio vivere e se non imparo ad accettare il mio possibile Futuro, a trarne i lati positivi, i vantaggi, probabilmente uno di questi giorni ti ritroverai al mio funerale.» Sfiorò la corteccia di un pino e lì, poco più in alto della sua testa, una piccola sagoma intagliata nel legno sarebbe potuto saltare alla vista di Thalia, se solo l’avesse voluto. La volpe segnava il sentiero che conduceva alla casa di Aiden, tranne per arrivare nel posto dove lui voleva portarla. Quel simbolo era il riflesso di sé stesso e presto la giovane Strega lo avrebbe scoperto.
«Dimmi di più, quello che ti senti è ovvio. Quello che presumi possa aiutarmi nel darti l’aiuto che mi hai chiesto. Ti ascolto.» Un sorriso gentile apparve sulle sue labbra, cercando di trasmetterle un senso di conforto, benessere e sicurezza. Voleva che lo percepisse sempre più vicino a sé, in una qualsiasi forma che ella avrebbe voluto da lui. Un amico, una valvola di sfogo, un protettore. Qualsiasi cosa pur di darle ciò che desiderava, per farla sentire più libera e meno spaventata.
Lui c’era ed era lì solo per Lei.



 
Top
view post Posted on 26/10/2018, 11:21
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Non era nuova alle incomprensioni e di certo non pensava di esserne l’unica fautrice in quel preciso istante. Non era nemmeno sicura di esserne responsabile, seppur in minima parte, ma questo non le impedì di tacere a beneficio della quiete generale; dopotutto era soltanto una diciassettenne sola, in un bosco per di più, con un mago col quale aveva scambiato due parole in altrettanto sporadiche situazioni.
Per quanto il suo volto potesse mostrare i segni di una dolcezza e una bontà d’animo visibile a pochi, Aiden Weiss continuava a rimanere un punto interrogativo in quella specie di campo minato. Non solo si trattava di uscire dalla zona di (non)comfort, che si era creata nel corso degli anni, rivelando anche soltanto in minima parte ciò che Oliver aveva predetto per la sua famiglia, ma si era decisa a parlarne con l’unica persona al mondo in grado di comprendere la sua situazione. Ciò che pesava di più, tuttavia, era il pensiero di aver estromesso da simili racconti le persone che più l’amavano; era egoismo mascherato da buone intenzioni? Forse. Ricambiando lo sguardo dell’Auror si era resa conto di sentirsi bloccata - di nuovo -, come in una partita a scacchi: pronta a chiudere in una mossa, ma impossibilitata a farlo per la paura di sbagliare, per il timore di non aver considerato tutte le variabili in gioco.

«Io non credo che ne parleremo ancora.» mormorò a quel punto, cercando di cambiare argomento con una nota sarcastica nella voce; non voleva percorrere i sentieri più oscuri del proprio Credo, non in un momento del genere. Non avrebbe voluto nemmeno che Aiden ne parlasse, tale era la rabbia verso quelle presunte Divinità in grado di permettere che simili - e futuri - eventi accadessero.
C’era troppa rabbia e incomprensione nel suo cuore e, soprattutto, nella sua mente per accettare che vi fosse una forza superiore in grado di stabilire con precisione il Destino di tutti loro.
Considerò chiuso l’argomento e lo osservò proseguire, lasciandosi guidare in un silenzio col sapore di una sconfitta. Continuava a tergiversare e non era certo un comportamento tipico del suo carattere. Inerpicandosi lungo quei sentieri, così simili alle visioni dei suoi incubi, cercò di non lasciarsi andare allo smarrimento provocato dal ricordo e provò con tutte le proprie forze a restare nel presente, ascoltando la voce di Aiden, che ancora le parlava.
«Ciò che non sai non ti può ferire, no?» replicò schietta, non senza qualche difficoltà. Era ciò che si ripeteva ogni giorno, quando ricambiando lo sguardo di Mike o delle sorelle, rispondeva in un falso tono esaltato che tutto procedeva per il meglio. Si concentrava sul suo compito di studentessa e Prefetto per non pensare alla più macabra delle visioni, per non udire la voce estemporanea di Oliver pronunciare quelle funeste parole. Faticava a dormire, pensando di svegliarsi in mondo diverso dal quale si era congedata la sera prima.
Più si avvicinavano al possibile luogo e al momento del chiarimento definitivo, più i suoi polmoni faticavano ad incamerare ossigeno, come se in quel maledetto posto non ce ne fosse affatto. Tuttavia, al sentir pronunciare la parola funerale, il ginocchio sinistro cedette sotto il suo peso e si ritrovò a combattere contro la forza di gravità, aggrappata malamente ad una betulla dal sottile fusto argenteo.
Sperò tanto che lui non si voltasse né che scorgesse nei suoi occhi l’ombra del terrore che le sue parole le avevano provocato. Probabilmente avrebbe travisato ogni cosa di nuovo e con quell’ennesima preoccupazione si rimise in piedi velocemente.

Fu allora che Aiden si voltò del tutto, trovandola in piedi e intenta a togliersi di dosso alcuni aghi di pino dai capelli. *Fa che non mi abbia vista scivolare. Ti prego.*
Sollevando il mento e lo sguardo verso di lui si accorse dell’ennesimo sorriso: non richiesto, forse del tutto inutile, ma così tipico di Aiden da non poter fare a meno di ricambiarlo con uno più timido e, quasi, dispiaciuto.
Aveva sbagliato a giudicarlo malamente poco prima, quando ancora nella sua testa galleggiava l’idea di un Auror un po’ troppo avvezzo al contatto fisico con chiunque gli capitasse a tiro.
«Forse dovremmo proseguire.» suggerì a mezza voce «Quando saremo arrivati, prometto che saprai perché sei qui.»


Thalia J. Moran | Prefect | Hufflepuff | 17

 
Top
view post Posted on 26/10/2018, 17:30
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese


Si domandò se si era comportato in maniera eccessiva, se era il caso di scusarsi per quel suo tono, ignaro e tormentato al tempo stesso dalla remota possibilità di averle arrecato un’offesa o - semplicemente - infastidita. Si chiese se ora lei si stesse prendendo una parte di colpa per quella loro incomprensione e Aiden percepì il sapore acre della bile in bocca: non poteva tollerare che Thalia potesse anche solo ritenersi responsabile di qualcosa che nessuno dei due aveva voluto, eppure era stato inevitabile. Le incomprensioni sarebbero sempre esistite, sempre generate nei momenti meno opportuni, ma ciò che le rendeva risolvibili e con dei danni limitati era nell’affrontare un chiarimento oltre che chiedere scusa. Aiden aveva cercato di essere chiaro nel spiegare le proprie affermazioni e si era scusato in un certo senso, sperando che Thalia fosse propensa a passarci sopra.

La questione delle Divinità si dimostrò un vicolo cieco, un argomento che non avrebbe mai avuto né capo né coda. Non ritenne opportuno insistere oltre con lei, non voleva in alcun modo rischiare di aggiungere una seconda incomprensione, né di abbandonare la rotta che tacitamente avevano deciso di percorrere senza ulteriori distrazioni.
Nonostante le parole di Thalia, Aiden si chiese più volte del perché l’argomento “Divinità” si rivelò uno di quelli a scatola chiusa, in cui era meglio astenersi dal togliere il coperchio; un po’ come la storia di Pandora, solo che nella scatola in questione non vi era alcuna Speranza nel fondo, in attesa di essere liberata. No, l’Auror capì dal sarcasmo della rossa che il Credo non era un argomento da affrontare, semmai da evitare a tutti i costi.
In cuor suo ne fu deluso: lui era sempre stato devoto e bramava da moltissimo tempo di affrontare il rituale celtico per richiamare l’attenzione del Dio Cernunnos e tentare di ottenerne i favori, così da poter scoprire l’altra faccia della medaglia di sé stesso, nonché quella animale; un giorno avrebbe tentato di diventare Animagus e poi sarebbe stato un fedele discepolo del Dio Cervo. Si chiese se Thalia credesse almeno in qualcosa se non voleva saperne delle Divinità, se ci fosse qualcosa che la legasse profondamente alle sue radici celtiche così come lo era lui e il resto della sua famiglia.
Ancora una volta desiderò conoscerla più a fondo, sapere chi era veramente Thalia Moran e non solamente un ragazza appartenente alla Casa di Tosca Tassorosso e che veniva da Cork; semplicemente non gli bastava ma non osò nemmeno esprimere la propria volontà nel voler passare più tempo con lei, ad apprendere più cose l’uno dell’altra con delle semplici chiacchierate. Non poteva sopportare l’idea di starle accanto per aiutarla ad occhi bendati, senza conoscerla nel profondo o non ci sarebbe riuscito affatto. Procedere alla cieca sarebbe stato come gettarsi tra le braccia della Morte: era un suicidio.
Tuttavia, nonostante i proprio desideri, l’Auror tacque a riguardo.
«Questo in una situazione normale, ma con una Profezia temo sia diverso.» mormorò dopo un profondo respiro. Thalia aveva detto una cosa giusta e che l’avrebbe condivisa in altre circostanze, ma non con una Profezia alle calcagna. «Personalmente trovo che ignorare un possibile futuro, specie se costellato da oscuri eventi, possa solo farti sanguinare di più. Preferisco cadere vittima della paranoia e della pazzia, piuttosto che essere sconfitto su tutti i fronti. Posso perdere una battaglia, Thalia, ma non la guerra.» Si concesse una pausa, breve ma significativa, finché non volse appena la testa per guardarla con assoluta decisione. «Accettare la conoscenza è una responsabilità e un rischio allo stesso tempo, però non sarei un Auror altrimenti e nemmeno un Guerriero... ma, soprattutto, un uomo.»
Non che le stesse dando della bambina, Aiden era perfettamente consapevole che Thalia era giovane, sì, ma totalmente fuori dal comune; era esattamente sul confine che divideva l'adolescente dall’adulto e sarebbe bastato un passo per passare dall’altra sponda del fiume.
«Non giudicarmi in maniera troppo affrettata per queste mie parole. So che possono suonare come prive di tatto, in un certo senso, o crudeli; ma voglio essere onesto con te: non ti sto trattando come una bambina, perché so che non lo sei. Solo… riflettici, con calma. Se esporti le mie opinioni può aiutarti, perché non tentare? Ma se non vuoi, beh, ti basterà chiedere e io starò zitto.»

Non si accorse di quanto accadde nelle retrovie mentre procedeva lungo lo stretto sentiero. L’effige della volpe che lui stesso aveva apportato sui tronchi di alcuni alberi avevano attirato la sua totale attenzione, come per assicurarsi che fossero al proprio legittimo posto, mentre l’orgoglio gli fece gonfiare il petto. Vantarsi come un giovane pavone non era da lui, eppure era stato davvero molto bravo a fare quegli intagli che non poté risparmiarsi una cospicua quanto legittima dose di modestia.
Dopo che, infine, si era voltato per assicurarsi che non fosse rimasta troppo indietro e le aveva regalato un sorriso, rimase sorpreso nel vederla ricambiare seppure in modo timido. «Sta bene.» disse di rimando alle parole della rossa. Non l’avrebbe forzata a parlare, piuttosto avrebbe atteso fino al loro arrivo alla cascata.
Ripresero a camminare e nonostante il vento smosse ancora le chiome dei pini, tanto da far piovere aghi sulle loro teste, l’Auror non se ne curò, ma si limitò a scuotere la folta chioma come un vero leone. Il Grifondoro che era il lui non era sparito, ma si era evoluto in qualcosa di più: quando infatti giunsero in un punto piuttosto rialzato, in cui vi era una salita piuttosto ripida, Aiden arrivò in cima dopo essersi dato un poderoso slancio, per poi girarsi e offrire il proprio aiuto a Thalia. Tenendosi al tronco del pino, lui le allungò la mano in un gesto cordiale, invitandola a farsi aiutare, anche se non nel modo che probabilmente lei voleva.
Era cavalleresco e non se ne vergognava affatto.





Edited by Aiden Weiss - 26/10/2018, 19:11
 
Top
view post Posted on 27/10/2018, 14:24
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Dopo un tempo che considerò sufficientemente lungo, si prese la briga di espirare profondamente, incanalando il lieve fastidio provocato dalle ultime parole di Aiden in un’energia diversa, persino positiva. Lui non la conosceva, poteva pensare di lei tutto ciò che più lo facesse sentire a suo agio, ma non gli avrebbe mai e poi mai dato la soddisfazione di ammettere che - forse in minima parte - avesse ragione. L’opinione esterna, la ricerca di un punto di vista diverso dal proprio, era ciò che l’aveva spinta a spedire quella lettera e, perché no, a confrontarsi con un individuo teoricamente adulto e responsabile su un argomento comune ed altrettanto spinoso; ancora una volta, rifletté sulla coincidenza del loro primo incontro - senza soffermarsi sulla figuraccia di quella sera - e sulle confessioni che lui le aveva fatto in un momento di debolezza soltanto qualche settimana dopo. Ora, al principio dell’inverno e con una cadenza quasi regolare, si erano ritrovati. Stavolta consapevolmente. Non poteva esprimersi troppo duramente nei suoi riguardi, altrimenti se ne sarebbe andato e con lui anche la minima speranza di acquisire un metodo efficace per contrastare una minaccia senza tempo.
Si concentrò piuttosto sui numerosi aghi di pino piovuti dalle fronde sospese sopra le loro teste e che si erano impigliati tra le ciocche vermiglie senza troppi complimenti. Si punse il dito più volte, ma non ne fece un dramma e preferì abbassare lo sguardo, quando Aiden scosse il capo a propria volta. Quei gesti così improvvisi e quasi animaleschi la mettevano a disagio, forse perché in lui albergava più naturalezza di quanta ne possedesse lei e per qualche ragione si sentiva diversa, in senso negativo.
La sua educazione era stata così rigida in alcuni frangenti da poterla persino comparare ad una prigione: soltanto gli anni trascorsi ad Hogwarts le avevano dato la libertà di cui la sua anima aveva bisogno e di quel senso di oppressione incolpò sua madre, anche se, dopotutto, era consapevole che il torto non fosse soltanto il suo.

Continuarono a camminare, scavalcando rocce più o meno grandi franate nel bel mezzo del sentiero dai pendii circostanti, dove sottili fili d’erba alta crescevano senza sosta nonostante il terreno fosse rigido e freddo. La terra dura accoglieva i loro passi e si permise di voltarsi indietro solo una volta, osservando quanta strada avessero percorso sino a quel momento. Le voci provenienti dal Villaggio erano attutite dai versi degli uccelli nascosti tra le fronde e il vento spirava dolcemente ovattando ancor di più i rumori del piccolo centro abitato. Ora che il livello della strada si era innalzato di qualche metro, tra i rami spogli delle betulle s’intravedeva il profilo di Hogwarts, con la sua moltitudine di torrette e finestrelle - quasi invisibili a quella distanza.
Si beò di quella visione, sospirando appagata mentre il suo sguardo si saziava della bellezza della natura. Era così ingiusto, pensava, che ci fosse tanta straordinaria semplicità pronta ad essere spazzata via in ogni momento. Era un pensiero che la tormentava di continuo, un monito di quanto sarebbe accaduto anche se non sapeva esattamente quando.
Sobbalzò percependo i rumori indistinti alle proprie spalle e scorgendo Aiden abbarbicato sul tronco di un pino dall’aria sbilenca; le porgeva la mano e la pendenza del sentiero le esplicitò la ragione di quel gesto. Testarda com’era si sarebbe impegnata a superare l’ostacolo a modo proprio, ma comprese di non poterlo fare se il rischio era quello di indispettire il suo ospite.
Scoccandogli uno sguardo carico di disappunto, inarcando le sopracciglia castano-rossicce e storcendo le labbra in una smorfia tutt’altro che grata, preferì temporeggiare. Voleva farlo sentire in colpa per la scelta di quel percorso e il messaggio sarebbe stato trasmesso forte e chiaro dai suoi occhi grigio ardesia. La smorfia delle labbra mutò poi in un sorriso rassegnato e uno sbuffo accompagnò la mano sinistra che, veloce, era finalmente pronta a congiungersi con quella di lui, ancora tesa.
«Ti conviene che questo posto sia davvero spettacolare, Aiden Weiss. Per la fatica che ci stiamo mettendo, fai in modo che ne valga la pena.» mormorò sardonica, stringendo le dita della sinistra nel palmo piacevolmente caldo e usando la destra per afferrare l’avambraccio dell’Auror.
«Devi essere davvero destinato a condividere con la sottoscritta questo momento.» cominciò a dire, sorridendo imbarazzata per la vicinanza che sino a pochi istanti prima gli aveva negato tanto platealmente. Percependo i piedi staccarsi dal terreno sottostante credette di perdere l’equilibrio.
«Non ho mai detto a nessuno quello che sto per dire a te. Nemmeno alle mie sorelle.» proseguì, guardandolo negli occhi. Era più di quanto avrebbe voluto dire, ma forse era finalmente giunto il momento di mettere le carte in tavola.


Thalia J. Moran | Prefect | Hufflepuff | 17

 
Top
view post Posted on 27/10/2018, 17:48
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese


Aveva atteso una reazione da parte di Thalia, aspettandosi di vederla infastidita più che grata per quella sua opinione, forse non propriamente richiesta. Ma lei aveva preferito tacere e sospirare profondamente, totalmente ignaro di cosa stesse pensando.
Dovette interpretare quel silenzio come una sorta di indecisione, in cui la rossa non sapeva se avercela con lui o essere grata per aver parlato in modo schietto e sincero, anche se in modo un po’ crudo. Aiden dovette sforzarsi di impegnare la propria mente in ben altri pensieri piuttosto che farsi tormentare dai sensi di colpa, ormai se aveva causato un danno non sarebbe stato possibile ripararlo, non del tutto almeno. In ogni caso, l’Auror tornò sui propri passi e non badò altro se non il sentiero.

Il pino a cui si era appoggiato era piuttosto vecchio, ma avrebbe retto quel piccolo sforzo che avrebbe consentito ad Aiden di non cadere in avanti nell’aiutare Thalia a salire su quel piccolo pendio; percepì chiaramente la corteccia staccarsi sotto le sue dita, per poi trovare un altro strato di legno a cui aggrapparsi.
Notando l’espressione di Thalia, il fulvo non poté fare a meno di alzare appena le spalle e azzardare un ghigno divertito. Nello scrutare i lineamenti di lei in quella posizione di evidente protesta e disappunto, Weiss non poté fare a meno di rammentare il tipico comportamento austero e serio di sua madre. Annabelle O’Brien-Weiss era solita incrociare le braccia al petto e alzare il sopracciglio, lasciando che fossero gli occhi a comunicare il proprio stato d’animo e persino i pensieri: le parole a volte erano superflue. Thalia non era da meno: fu piuttosto chiara nel palesare quanto quell’ostacolo sul loro cammino non l’avesse affatto gradito. Ma cos’era poi un’avventura senza un minimo di ostacoli?
Quando, infine, ella si decise ad accettare il suo aiuto, le labbra dell’Auror presero una piega divertita ma anche soddisfatta. Non seppe dire con certezza perché si sentisse soddisfatto, ma era esattamente come si stava sentendo. «Sono abituato a camminare in questi boschi e credimi: da casa mia il tempo per arrivare a destinazione si sarebbe senz’altro allungato. Io ti sto facendo fare la via più breve.» La propria mano calda incontrò quella infreddolita e gelida di lei, cercando di trasmetterle una parte del proprio calore oltre che a darle il dovuto aiuto: erano come il fuoco e il ghiaccio fusi insieme in un semplice gesto. Percepì le dita affusolate di lei fare presa su di lui, morbide, ma dalla presa sicura, così come quella della mano che si sorresse al suo avambraccio. Aiden puntò i piedi e con un poderoso slancio, fece forza e la issò quasi di peso fino alla cima della salita.
Le parole di Thalia e la vicinanza alla sua figura snella e sempre più matura, per poco non lo fecero rabbrividire, ma si contenne dal farlo. Inevitabilmente qualcos'altro si innescò e fu l’ultima cosa che il fulvo avrebbe voluto mostrare a lei: dalle orecchie fino alle gote una notevole quanto palese sfumatura di un rosso intenso andò a colorare la pelle chiara dell’Auror. Arrossì in maniera così violenta che fu come ricevere un invito lascivo da parte di una donna nel lasciarsi andare a del sano divertimento sotto alle lenzuola; l’imbarazzo fu quindi piuttosto lampante. Thalia, però, non era una donna lasciva e non lo stava nemmeno provocando per ottenere ciò che voleva da lui, semplicemente era stata sé stessa e con una tale vicinanza che lo aveva letteralmente lasciato spiazzato.
Si sentì disarmato, vulnerabile, esposto. E per la prima volta in assoluto, dopo tanto tempo, Aiden provò qualcosa che aveva sempre tentato di scacciare da sé: la paura.
Schiarendosi la voce, l’Auror aiutò Thalia a trovare un punto sicuro in cui sostare, per poi liberarsi in fretta e furia da quella presa. Se in principio aveva desiderato un contatto con lei, ora ne era terrorizzato a morte e porvi la giusta e tempestiva fine fu l’unica cosa che riuscì a fare, prima di rischiare di inciampare e cadere nell’Oblio più assoluto.
Non poteva permettersi distrazioni…
«Immagino che lo scopriremo presto...» mormorò flebilmente, il capo chino e portandosi una ciocca dei suoi lunghi capelli dietro un orecchio. Infilò le mani nella tasca dei jeans sotto al mantello e cercò di sorriderle in maniera gentile, ma ci riuscì solo in parte perché emerse il suo lato impacciato e timido. Che vergogna… Ora penserà che sono un ragazzino e non un uomo... pensò, sgomento.
Vergognandosi nell’averle rivelato quel dettaglio di sé, Aiden riuscì a ritornare a galla solo quando lei gli confidò di non aver detto a nessuno, neanche alle sue stesse sorelle, quanto stava per dirgli. Segretamente e inaspettatamente, in un angolo remoto del proprio Io interiore, esultò ma non osò nemmeno indagare sull’esatta natura del perché: temeva la risposta e per questo la ripudiò sul nascere.
«Posso dire lo stesso di quanto ti ho confidato: sei la sola e unica ad esserne a conoscenza. Non oso pensare a come reagirebbe mia madre, infatti con lei devo stare doppiamente più attento...» Non le rivelò la natura di Legillimens di sua madre, Annabelle non l’avrebbe presa granché bene, ma in un modo o nell’altro fece comunque capire a Thalia che alla Strega di Limerick non sfuggiva proprio nulla.


Camminarono per un’altra decina di minuti e lungo il percorso non si presentarono ulteriori intoppi in quella loro marcia verso quell’angolo di Paradiso che Aiden aveva scelto di condividere con Thalia. Nessuno sapeva della sua esistenza, eccetto Samuel, il fratello maggiore del fulvo. Avrebbero avuto tutta la riservatezza del mondo, senza nessuno a disturbarli o a cercarli, solo pace assoluta.
Oltre al canto degli uccelli nascosti tra le fronde degli alberi, ben presto giunse in sottofondo il rumore inequivocabile della cascata. Aiden sorrise e si voltò verso Thalia per lanciarle uno sguardo divertito, scommettendo che ne sarebbe stata entusiasta una volta giunti sul posto. «Ascolta...» sussurrò, per poi toccarsi un orecchio e tornare a camminare con passo leggero e silenzioso.
Poi, infine, le porte del Paradiso si spalancarono e ad Aiden bastò spostare un grosso cespuglio per rivelare a Thalia uno dei tanti sguardi della Natura. La cascata era esattamente davanti a loro, l’acqua cristallina e spumeggiante che si infrangeva con violenza sulla superficie del lago alla sua base; non vi erano rocce sotto alla cascata né la presenza di tronchi spazzati via dalla furia del vento che galleggiavano: tutto era incontaminato sia dall’uomo che dalla Natura stessa. Faceva più freddo, specialmente a causa dell’acqua nebulizzata prodotta dal getto della cascata, ma non sarebbe stato un problema dato che avrebbero acceso un piccolo falò per tenersi al caldo.
L’Auror avanzò tra i ciottoli che formavano il piazzale che costeggiava il lago, per poi voltarsi verso di lei a braccia spalancate. Sorrideva come un bambino compiaciuto e trionfante. «Allora, miss Moran… Ne vale la pena?»


Zittisci l'altro audio e poi attiva manualmente quello nuovo. :flower:

 
Top
view post Posted on 27/10/2018, 20:20
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Dargli l’impressione di averla vinta, per una volta, parve fornire alla situazione la distensione che tanto avevano cercato. Se da una parte sentiva di aver fallito nella mancata espressione delle proprie rimostranze su quella gita non esattamente programmata al minuto, dall’altra non poté fare a meno di sorridere e lasciare che il bambino che viveva in Aiden fosse felice soltanto per cinque minuti. Tale doveva essere la soddisfazione originata dai suoi gesti e dalle sue parole che l’Auror non si limitò nel ricambiare quella smorfia a tratti divertita. Era ridicolo pensare che solo pochi istanti prima lui le avesse implicitamente dato della bambina - anche se lui sosteneva fermamente il contrario.
Il calore delle sue mani e la presa salda sulle sue braccia la fecero sentire più sicura e l’incertezza dettata da un equilibrio precario passò in secondo piano, scalzata da un’espressione di giubilo dipinta sul volto del Prefetto. Stava quasi per ringraziare l’Auror del suo aiuto quando realizzò quanto quel percorso li avesse avvicinati fisicamente. Se dal canto suo c’era un imbarazzo tipico dell’adolescenza, da parte di Aiden vi fu una reazione quanto mai strana: un rossore via via crescente si espandeva piano piano dalle orecchie agli zigomi dell’uomo e, subito prima che lei potesse anche solo pensare di chiedere quale fosse il problema - o se per caso gli avesse fatto del male involontariamente -, quello si scostò da lei, cercando qualcosa di non ben identificato nelle proprie tasche.
Lo smarrimento fu palese, mentre le braccia di lei rimanevano sospese a mezz’aria, immobilizzate dalla sorpresa. *Che accidenti gli prende?*
«Immagino… immagino di sì.» mormorò, lasciando che si allontanasse di nuovo e inarcando le sopracciglia stupita. *E quella strana sono io, uh?*

«Dimmi che non manca molto.» esalò in un sospiro esasperato, fermandosi a pochi passi da lui e lasciandolo proseguire. Le mani appoggiate ai fianchi e i piedi leggermente divaricati per cercare di trovare un minimo riposo gli avrebbero suggerito di rallentare.
Se solo si fosse voltato.
Da quando si erano separati al pendio, Weiss aveva avuto la brillante idea di marciare come se ne valesse della sua intera esistenza. Come se la Scozia e le Highlands fossero il luogo perfetto per quel genere di camminate! Sospirò, forse per la cinquantesima volta, e si rimise in marcia lasciando che la braccia ciondolassero sui fianchi e le dessero uno slancio maggiore. L’aveva osservato così attentamente da essersi estraniata completamente dal contesto, pensando a quanto bene dovesse conoscere quei luoghi: il suo passo era sicuro e sembrava sapere esattamente dove fossero le radici esposte, i massi da evitare e i cespugli di rovo di scansare. Era casa sua o così sembrava. *Forse prima non scherzava.*
Aveva cercato in qualche modo di parlare con lui, ma l’Auror sembrava perso nei propri pensieri e la confessione che le aveva fatto quasi un quarto d’ora prima - sulla Profezia menzionata solo e soltanto a lei - ancora le stringeva lo stomaco. Non pensava di essere l’unica e si era convinta che lui, almeno, avesse confidato a qualcuno il suo oscuro segreto; ora che sapeva di essere la sola custode del Destino di Aiden Weiss, percepiva uno strano peso sullo stomaco e l’urgenza di chiudere quella faccenda quanto prima. *Così saremo finalmente pari.*

Certa di volersi perdere ancora un po’ in quel bosco, almeno con la fantasia, stava per chiedere di nuovo quanto mancasse alla meta finale. Si sentiva davvero come una bambina impaziente, smaniosa di arrivare al luogo prescelto per poter curiosare in giro. In realtà, la sua curiosità era pari allo zero più assoluto e l’ansia era dettata semplicemente dall’urgenza di porre fine a quella marcia e dare inizio alla rivelazione vera e propria.
Glielo avrebbe chiesto una volta ancora, quindi, ma lui rallentò e quando lei fu a pochi passi dalla sua schiena non poté fare a meno di dubitare che si fossero persi. L’espressione radiosa sul volto di Aiden, però, le confermò l’opzione contraria e quando le suggerì di ascoltare, la Tassorosso udì lo sciabordio d’acqua tipico di una cascata. Curvò maliziosamente le labbra e gli fece cenno con la mano di proseguire. Non ci sarebbero mai arrivati se ad ogni metro si fossero fermati a contemplare la maestosità della Natura.
La boscaglia era più fitta e il sottobosco proliferava in un intrico di cespugli e felci, rocce sporgenti ed altre più piccole; Aiden non si risparmiò di fiondarcisi all’interno e lei, che non era meno spericolata di lui, lo seguì senza fare storie.
Quando l’Auror scostò le fronde davanti a loro, il suono di acqua corrente - libera e impetuosa - invase il suo udito e una sensazione di calma sembrò impossessarsi di lei improvvisamente. Il respiro si mozzò per una frazione di secondo e il suo sguardo ammaliato dall’acqua cristallina in caduta libera cercò quello dell’uomo con lei. Lo superò, l’aria di una bambina stupita dipinta sul viso lentigginoso, e si lasciò invadere dalla sensazione di essere in un luogo perfetto in tutto e per tutto.
Gli sorrise, annuendo in un modo come a voler dire “Ok, hai vinto.” e lasciò che prendesse ancora una volta le distanze da lei, sullo spiazzo di ciottoli simile ad una piccola spiaggia.
Il richiamo dell’acqua era per lei irresistibile e non poté fare a meno di immergere una mano a coppa nell’acqua gelida quando ne raggiunse le rive.

«In un lago così ci sono quasi annegata.» ammise tranquillamente «Ma questo… questo posto è diverso.» concluse, il volto illuminato da un sorriso raggiante.
«Sì. E sei fortunato. Perché ti ci avrei buttato dentro se non fosse stato così.»
La mano si mosse mollemente nell’acqua, provocando uno spostamento contrario della massa trasparente e fresca in cerchi concentrici e ravvicinati; piano piano, iniziò ad aumentare l’intensità e alla fine sollevò uno spruzzo sufficiente a raggiungere il punto in cui Aiden si trovava. Nascose una parte del viso con la mano asciutta, mentre gli sorrideva grata.
A quanto pareva, doveva ringraziarlo… ancor prima di aver cominciato a raccontare la propria storia.


Thalia J. Moran | Prefect | Hufflepuff | 17

 
Top
view post Posted on 28/10/2018, 20:43
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese


Nonostante provasse ancora un profondo imbarazzo per quella vicinanze che era avvenuta tra loro molti minuti prima, Aiden si ritrovò improvvisamente più tranquillo quando gli occhi grigi come l’ardesia di lei cercarono quelli blu come l’oceano di lui. Fin dal principio di quel loro ennesimo incontro, i loro ruoli erano stati l’inverso rispetto a quelli attuali: era stata lei quella imbarazzata e spaventata, impedendo all’uomo anche solo di sfiorarla con un dito, mentre lui aveva sempre cercato ogni forma di contatto con lei, che fosse fisico, emotivo o visivo; poi si era tutto ribaltato, come che una chissà quale forza superiore avesse deciso di strappare ad entrambi i loro rispettivi ruoli, mischiarli in un mazzo in carte con altre mille varianti, per poi ridistribuire il tutto.
Ad Aiden non era piaciuto sentirsi così, mostrarsi così. Nella sua umana fragilità, il fulvo aveva rivelato uno dei suoi tanti volti a Thalia e di certo non quello che avrebbe scelto con tanta leggerezza. Palesare il proprio lato sensibile e debole era stata una tale vergogna che ora temeva il giudizio di lei, incapace di accettare il solo pensiero che la rossa potesse ritenerlo un uomo gracile e codardo.

«Io in questo lago ci sono caduto ben tre volte e tutte dalla cima della cascata. Non ci sono rocce sotto, il che è una vera fortuna o non sarei qui.» ammise di rimando.
La prima volta era avvenuto in sogno, ma era stato talmente reale che Aiden volle comunque contarla come per buona; aveva sognato Brianna, ancora, per poi ritrovarsi solo una volta riemerso in superficie. Ripensare a quella bambina per poco non gli spezzò il cuore, ma optò per ripensare alla seconda occasione, quando fu Sam a spingerlo a tradimento dalla cascata. «Volpe bagnata, Volpe fortunata! Ah no, quella era la sposa!» aveva urlato suo fratello prima di scoppiare a ridere, mentre lui cadeva a picco verso il lago.
Infine, c’era stata quella notte in cui aveva deciso di porre fine alla sua sofferenza dovuta all’abbandono di Daphne; aveva gettato lo scrigno con tutti i ricordi di lei dentro il lago ma poi dalla nebbia notturna era emersa una lupa per difendere il proprio territorio e lui, pur di non farsi azzannare, era arretrato tanto dal cadere nel vuoto assoluto. Sebbene in quel frangente avesse un tantino rischiato grosso a causa dell’impatto contro la parete rocciosa, Aiden se l’era comunque cavata con un taglio nella nuca mentre galleggiava sul filo dell’acqua privo di sensi.
«Questo posto lo conosciamo solo io e Sam.» sospirò, guardandosi intorno con le mani sui fianchi, un sorriso soddisfatto quanto bambinesco, perfettamente in sintonia con Thalia. Alla fine, pensandoci bene, quel posto era riuscito a tirare fuori il bambino in ognuno di loro: non importava quanto fossero forti o fragili, dopotutto erano sempre loro, Aiden Weiss e Thalia Moran, finalmente liberi di rilasciare ciò che era rimasto dei tempi dell’Innocenza.
Fu sul punto di alzare lo sguardo verso la cima della cascata, di bearsi della vista del promontorio dove quell’immenso getto d’acqua nasceva per poi morire tra le placide acque del lago - magari di poter scorgere la figura della lupa che aveva incontrato quella notte nella nebbia, pronta a difendere ancora una volta il proprio regno -, quando avvertì uno schizzo d’acqua gelida investirlo all’improvviso. Emise un grugnito per essere stato colto alla sprovvista, mentre percepì distintamente la propria chioma e barba completamente bagnati.
Ancora una volta udì nella propria mente la voce di Sam ripetere quella frase: «Volpe bagnata, Volpe fortunata! Ah no, quella era la sposa!» E non poté fare a meno di rivolgere a Thalia uno sguardo sospettoso, alzando un sopracciglio, come se avesse cospirato con suo fratello nel giocargli quel tiro mancino; alla fine però, cedette e scoppiò a ridere di gusto. «Così però mi istighi a fare altrettanto!» esclamò tra una risata e l’altra.
Si tamponò il viso con un lembo del mantello, per poi sorriderle a trentadue denti. Era felice e soddisfatto nell’essere riuscito ad appagare le aspettative della rossa e, in un certo senso, ad averle allontanato l’aria tesa e spaventata, oltre che malinconica. Qualsiasi cosa l’avesse tormentata fino a quel momento sembrava essere magicamente scomparsa ed era merito di quel posto che aveva scelto di condividere con lei. Non nascose quel suo attuale stato d’animo, ma lo mostrò a cuore aperto.
Il tocco gelido dell’acqua, l’atmosfera che albergava in quel posto, avevano cancellato ogni traccia dell’imbarazzo e della vergogna che fino a quel momento lo avevano divorato dall’interno come un tarlo dentro una mela.
«Preparo un piccolo falò, a questa altitudine fa piuttosto freddo e non voglio riportarti a scuola come un ghiacciolo.» annunciò, per poi sfilarsi il mantello, anch’esso leggermente umido da alcune schizzi d’acqua, e adagiarlo vicino a dei tronchi vicino alla riva del lago. Rimase con una giacca di camoscio foderata con della lana all’interno, lasciandola aperta e da cui si poté intravedere un maglione beige. Poi, con assoluta calma, prese a vagare nei dintorni alla ricerca di qualche ramo secco da usare per accendere il fuoco.
Quando fu sazio del bottino di rami ottenuto, Aiden andò vicino al punto in cui aveva lasciato il mantello e sistemò i pezzi di legno in una piccola pira, per poi sfilare la bacchetta e disegnare una “S” rovesciata, scandendo: «Lacarnum Inflamare.» Una fiammella sicura partì dalla sua bacchetta e il falò prese vita in pochi attimi. Sorrise soddisfatto e poi attese che Thalia che lo raggiungesse, sedendosi sul tronco steso a terra. «Credo che sia arrivato il momento di mantenere la parola data: tu racconti e io ti ascolto.»



 
Top
view post Posted on 29/10/2018, 11:57
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Mentre le dita continuavano a fendere l’acqua, limpida e gelida, la sua mente era tornata a quel giorno di quasi dieci anni prima: la sensazione di freddo percepita allora tornò a farle accapponare la pelle delle braccia, fasciate ora da un maglione di lana verde e da un cappotto grigio come le nubi sospese a nascondere la cima delle montagne all’orizzonte; ricordava la sensazione di una lama fredda trapassarla da parte a parte, dopo aver ingoiato una generosa dose di acqua gelida. Non aveva dimenticato nulla di quel giorno e la paura di annegare ancora l’aveva perseguitata per mesi, addirittura anni. Era stato così improvviso, come - del resto - tutto ciò che la vita sembrava riservarle. Con il tempo quella ferita si era rimarginata, era tornata alla vita con faticoso impegno, eppure in quel momento non c’era paura nei suoi occhi, mentre il suo sguardo rimaneva ipnotizzato dalle piccole onde che si scontravano con le gemelle dal moto naturale.
La reazione di Aiden al suo gioco l’aveva colpita, perché per quanto poco lo conoscesse si sarebbe aspettata una reazione più violenta di una mera minaccia verbale incorniciata da una risata divertita. Gli sorrise di rimando, prima di riportare lo sguardo sul pelo dell’acqua: la sua mano galleggiava, sospesa in balia di quell’elemento imprevedibile, rifratta dalla luce e dall’acqua stessa ed apparendo così più grande, solo un po’, rispetto alla realtà. Si sentiva in pace, la mente svuotata di ogni pensiero ed il cuore libero da ogni ansia. *Forse… forse potrei non dirgli niente.*
Era di conforto pensare che lui non sapesse perché si trovasse lì, ma d’altra parte aveva fatto una promessa e non ne aveva mai infranta una in vita sua, da che ne avesse memoria. Con quella consapevolezza, il Prefetto estrasse la mano dall’acqua, scuotendola vigorosamente per liberarsi delle gocce in eccesso sulla pelle rossastra ed irritata dal freddo. Era come se fosse tornata alla vita una seconda volta, solo che in quel momento riusciva a percepirne il peso e le conseguenze.

*Già. La scuola.* - pensò, distogliendo lo sguardo da Aiden, intento a raccogliere sterpaglie, rami e tutto il necessario. La mano bagnata ciondolava al fianco, il fastidio dell’aria fredda sulla pelle intorpidita riusciva a mantenerla concentrata sul pensiero di quanto dovesse essere fatto e di ciò che non era pronta a rivelare. Probabilmente non lo sarebbe mai stata, ma il punto non era rivelarlo ad Aiden o a Mike oppure alle sue sorelle; il suo problema era ammettere a se stessa di averne uno. *Ed è enorme.*
Estraendo la bacchetta di salice dalle profonde tasche del cappotto grigio, la mente corse all’idea del fuoco che Aiden avrebbe acceso di lì a qualche minuto e al tepore che avrebbe provato nel sostarvi accanto per un istante. Tanto bastò affinché la bacchetta, dopo un movimento circolare concentrico, eseguisse l’ordine impartito a bassa voce dalla ragazza. «Arefacio.»
Il getto di aria calda si sprigionò con dolcezza, temprando le sue membra fredde e intirizzite, e quando fu soddisfatta, smise di ruotare il polso, riponendo la bacchetta.
Le Highlands si stavano immergendo lentamente nell’oscurità della sera e, ben presto, le lingue di fuoco evocate dalla bacchetta di Aiden sarebbero state l’unica fonte di luce a disposizione.
«Chi è Sam?» chiese vaga, iniziando a muoversi lentamente verso di lui. Di tanto in tanto, si fermava e lasciava che un piede - prima uno e poi l’altro - sfiorasse la superficie levigata dei sassi sulla riva, lambiti dolcemente dalle acque del lago, ora più scure e misteriose. «Un amico?»
Stava tergiversando, ancora, nella speranza che strappare il cerotto creando una connessione più profonda con quell'uomo sarebbe stato più facile.
*E non lo è mai.*


Thalia J. Moran | Prefect | Hufflepuff | 17



Edited by Thalia Moran - 30/10/2018, 10:20
 
Top
view post Posted on 29/10/2018, 20:23
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese


Il sorriso di Thalia lo riscaldò come il fuoco più intenso ed indomabile che potesse esistere.
Era strano. Lui che l’aveva definita come l’Acqua in quel loro incontro ma che ora la reputava come una sorta di benzina gettata a tradimento sul fuoco che albergava nel petto dell’uomo. Però, più ci rifletteva e più Aiden prese ad elaborare la teoria che vi fosse un fuoco greco in lui e lei, invece, fosse l’acqua che lo alimentava sempre di più, tanto da poter toccare il cielo.
Fu tanto riuscire ad ammettere a sé stesso che stava bene in compagnia della rossa di Cork, nonostante l’abissale differenza di età e la poco conoscenza l’uno dell’altra, ma comunque riuscì ad ammetterlo. L’orgoglio però, marchio di fabbrica di ogni Weiss presente ancora in terra, lo fermò dall’esprimere a voce quel suo benessere: Thalia avrebbe potuto non prenderla troppo bene e non era il caso di turbarla maggiormente, non ora che sembrava aver finalmente trovato la propria pace interiore. Oltretutto, semmai gli fosse davvero partita la rotella tanto da dirglielo, cosa avrebbe pensato lei dell’Auror che aveva davanti?
Aiden stava bene e tanto bastava. Lì, in quel luogo segreto, in quel porto sicuro, Aiden stava bene e soltanto perché c’era Thalia a regalargli l’unica cosa che contava davvero per lui e che valeva più dell’oro: il sorriso.

Presto avrebbe fatto buio, le ore diurne nelle Highlands in quel periodo dell’anno erano assai brevi e la notte sembrava l’indiscussa sovrana. Anche il freddo sarebbe aumentato e probabilmente avrebbero dovuto ricorrere ad altri incantesimi pur di non morire assiderati.
Il fulvo udì l’indistinto richiamo di un gufo, un animale pressoché notturno, echeggiare tra le fronde degli alberi e amplificato per via dell’acqua e dell’immenso spazio aperto tra le pareti rocciose. Sorrise per quell’atmosfera magica che quel posto sapeva regalare e di cui persino Thalia sembrava apprezzare enormemente.
Nel vederla procedere verso di lui, per unirsi a quella tanto promessa chiacchierata davanti ad un fuoco scoppiettante, in quel modo assai incerto e lento, l’Auror prese a studiarla attentamente. La sua richiesta nel voler a tutti i costi snocciolare la verità che Thalia gli aveva promesso, sembrò rigettarla in uno stato di pura incertezza. Aiden percepì la tensione e un poco si pentì nell’aver agito un po’ come una qualsiasi Divinità: con una mano dava e con l’altra prendeva. Aveva dato alla ragazza un luogo in cui trovare la pace per la propria anima, ma le aveva anche fornito un pretesto per rabbuiarsi e pentirsi nell’averlo seguito in quella bizzarra avventura tra i boschi.
«Sam è mio fratello maggiore.» spiegò con un piccolo sorriso. «Non è molto diverso da me, in un certo senso. Se non altro lui è un Medimago e non un Auror come mio nonno si augurava. Vedi, noi Weiss siamo sempre stati una famiglia di Auror, ma da quando mio padre è morto… beh, diciamo che i miei fratelli hanno preferito cimentarsi in altre professioni meno pericolose. La paura è la peggior nemica di sempre.» A quelle parole storse appena il naso e si spostò appena di lato per farle più spazio accanto a lui. «Se vorrai diventare Auror temo che questo sarà un concetto con cui avrai spesso a che fare.»
Toccò appena il posto accanto a sé, invitandola ad unirsi a lui davanti alla loro unica fonte di calore. Al tempo stesso attese che lei facesse la sua mossa e trovasse il coraggio necessario per iniziare il discorso, mostrandosi straordinariamente paziente.



 
Top
view post Posted on 30/10/2018, 10:43
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Annuì, l’espressione grave dipinta in volto di chi comprende la complessità dell’argomento e le mille sfaccettature di una professione appagante ed altrettanto pericolosa. Non era il pensiero di diventare un Auror a farla rabbrividire - né la colpa era della bassa temperatura -, bensì l’unico concetto che, da quando si erano incontrati, aveva fatto da sfondo alle loro conversazioni: la Morte.
La Signora di nero vestita era una costante, se ne era resa conto sin dall’incontro a Limerick e il fatto che continuasse a sbucare come un ospite indesiderato nelle loro chiacchierate la induceva a pensare che si trattasse di un pessimo presagio. *Come se non fosse praticamente certo.*
Da quando Oliver aveva pronunciato la Profezia e la parola Morte era scivolata tra le sue labbra come un sospiro, Thalia aveva capito di doversi aspettare il peggio; prima ancora degli eventi dell’Aula Abbandonata, infatti, aveva capito di non potersi permettere il lusso di fingere che nulla di tutto ciò che avrebbe visto da lì in avanti non fosse reale. Era tutto fin troppo tangibile, tanto da poter percepire il dolore prima ancora che questo potesse manifestarsi in qualsiasi forma.

Nonostante le sue gambe lunghe chiedessero un minimo di riposo, il Prefetto scosse il capo in modo impercettibile al cenno di Aiden di accomodarsi accanto a lui. Doveva restare in piedi, camminare se necessario, poiché il suo cuore non avrebbe retto alla mole di informazioni che di lì a pochi istanti lei gli avrebbe rivelato. Aveva bisogno di veicolare l’adrenalina in circolo in aree del proprio corpo diverse dalla mente, prima che irrazionalmente potesse scoppiare a piangere.
Ammettere l’esistenza della Profezia a se stessa era un processo a cui aveva già dato ampio spazio, ma rivelarlo ad altri… *Aiden è il mio primo esperimento.* Definire l’Auror in quel modo non le faceva onore e di certo non ne faceva a lui, seduto lì con quello sguardo attento, ma non invadente. Distolse il proprio da lui, concentrandosi sulle fiamme che ardevano a pochi centimetri dalle sue dita, ora tese come a volerle sfiorare. «Hai mai pensato alla ragione per cui la Profezia sia stata rivelata proprio a te?»
Le sue parole ruppero il silenzio, mentre le sue dita danzavano seguendo il flusso sinuoso del fuoco; il calore solleticava il palmo aperto e le dita affusolate si muovevano come se intonassero una melodia al pianoforte; il ritmo non era incalzante, ma lento e misurato, ed il suo sguardo vagava oltre quell’immagine, persa in pensieri che Aiden non avrebbe potuto intuire nemmeno se l’avesse desiderato con tutto il cuore.
«Insomma.» aggiunse poi, allontanando la mano dal fuoco «Perché proprio tu?»
*Che cosa abbiamo fatto per essere noi i custodi di un simile segreto?*
Se lo chiedeva da ben quattro anni e la risposta non le era affatto chiara.


Thalia J. Moran | Prefect | Hufflepuff | 17

 
Top
view post Posted on 30/10/2018, 17:26
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,876

Status:



Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese


Nel notare come Thalia si fosse espressa concorde e comprensiva di fronte a quell’oscuro concetto, prendendola con la dovuta serietà, Aiden non poté che ritenerla già come una futura promessa per il Quartier Generale Auror. Tuttavia non spettava a lui decretare chi fosse all’altezza di quel compito, ma a Rhaegar; si domandò quindi cosa ne avrebbe pensato il Capo Auror se si fosse trovato davanti Thalia, saggiandone le qualità e i principi morali. Da un punto di vista prettamente personale, Weiss però dovette ammettere che la ragazza, nonostante la giovane età, dimostrava già di avere le idee chiare e pareva decisa nel raggiungere lo scopo che si era prefissata; era simile a lui in ciò, poiché anni e anni prima, quando si era ritrovato nella stessa posizione di Thalia, persino lui aveva maturato un pensiero fisso e deciso riguardo al proprio futuro e senza nemmeno considerare altre alternative.
Si crogiolò in quella similitudine tra loro, fiducioso che potesse garantire ad entrambi un ottimo spunto per una coesione più marcata e solida in quel loro novello rapporto. Non che bramasse di farle da mentore - lui stesso si sentiva inadatto al ruolo - ma più che altro l’idea di averla un giorno come collega lo elettrizzava.
Sì, Aiden dovette ammettere che più scrutava Thalia Moran nei suoi comportamenti e ne analizzava i modi di fare e i punti di vista, più si convinse che un giorno la ragazza avrebbe coronato il suo sogno. Pregò dunque quegli stessi Dei in cui lui credeva ma lei no, affinché le dessero assistenza lungo quel tortuoso percorso che conduceva al Quartier Generale Auror.

Il rifiuto ad accomodarsi accanto a lui lo indussero a fissarla con un cipiglio confuso, mentre ella sembrò attirata dalle fiamme danzanti del falò. In un contesto ben diverso da quello probabilmente persino Aiden si sarebbe ritrovato a fissare le braci con bramosia di toccarle, sentirle sue e diventare tutt’uno con esse; da quando aveva affrontato quell’incendio nel tunnel sotto Gerusalemme, l’Auror non faceva altro che sentirsi sempre più attratto verso quell’Elemento primordiale, percependo uno strano formicolio sottopelle, come una sorta di richiamo. Tuttavia, Thalia dominava le sue attenzioni e gli occhi blu non sembrarono staccarsi dalla figura slanciata della ragazza, percependone una tensione crescente.
Appoggiò entrambi i gomiti sulle ginocchia e aprì le mani verso il falò, cercando di assorbirne il calore da quella distanza di sicurezza, mentre un sospiro profondo partì dalla propria gabbia toracica. La domanda di lei lo incupì all’improvviso, ma lui cercò di mostrarsi riflessivo e misurato. Ricordava perfettamente di come la Tassorosso si aspettasse il suo aiuto, perciò cercò di rimanere, nonostante tutto, lucido e razionale. «Le Profezie vengono fatte per coloro alle quali sono destinate.» mormorò in tono grave, vero e sincero. «Hai presente quando ti dissi che volevo mostrarti una cosa mentre eravamo a valle? Era per questo motivo, per farti vedere che non vi sono altri destinatari oltre a me e che ho un compito da svolgere. Se non combatterò per la mia famiglia, per la sua sopravvivenza, chi pensi lo farà? Mio nonno? Regan Weiss sarà stato anche ad un passo dall’Ispettorato e un severo giudice del Wizengamot, ma non ci sarà per sempre e le sue condizioni fisiche di certo non gli permettono di combattere nel pieno delle forze.» Fece una piccola pausa. «Sam, invece, è pacifico e preferirebbe intraprendere la via della diplomazia piuttosto che alzare la bacchetta, così come mia zia e mia nonna. L’altro mio fratello invece, Richard, pensa solo ed unicamente a sé stesso. Le mie sorelle, d’altro canto, non sono abbastanza forti e preferiscono vivere una vita tranquilla lontano dai pericoli. Resta dunque mia madre… Una donna d’acciaio, non c’è alcun dubbio, e che farebbe di tutto pur di tenere i propri figli al sicuro, ma che vive all’ombra di un lutto da cui non vuole uscirne. Ha perso parte della propria anima e ad un certo punto verrebbe sopraffatta. Resto solo io, sebbene sia stato ad un passo dall’essere come mia madre.»
Lentamente portò la mano sinistra nella tasca interna della giacca, estraendo un piccolo libro di pelle nera, un po’ consunto e divorato dallo scorrere del tempo, ma ancora in condizioni piuttosto buone. Il diario di Doireann O’Brien giaceva quindi sulle sue ginocchia unite a mo’ di leggio, lo sguardo fisso su Thalia, nella speranza che capisse senza troppa fatica che era quello ciò che lui aveva cercato di mostrarle e che lei aveva deliberatamente ignorato di rispondere.
«Le Profezie non sono solo messaggi di oscuri presagi, di possibili futuri… Ma sono strumenti che nelle mani dei rispettivi destinatari possono fare la differenza. Io la vedo così, ma sei libera di dissentire.»



 
Top
view post Posted on 30/10/2018, 23:42
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,407

Status:



Ascoltò in silenzio, soppesando ogni singola parola di quella risposta tanto indisponente.
Non era quello che voleva sentire, non del tutto: non poteva pensare di essere la destinataria di una profezia né di poterne essere la soluzione. Come avrebbe potuto? Sapeva così poco della magia e del mondo che le sarebbe stato impossibile prevedere il come e il quando. Tutto il suo mondo era fatto di incognite e l’unica certezza, a quanto pareva, era il suo coinvolgimento nel momento finale.
Non seppe spiegarsi come, ma al ritratto della famiglia Weiss fu in grado di sovrapporre quello della propria: Regan come Connor, Sam come Ellen. Ognuno di loro avrebbe rivestito un ruolo nel grande piano del Destino, ma nessuno di loro sapeva quale sarebbe stato.
Come poteva, Aiden, accettare quel compito tanto gravoso con tanta naturalezza? Ricordava perfettamente il suo volto sofferente a Limerick, il dolore nelle sue parole e gli occhi arrossati dal pianto che non aveva avuto il coraggio di versare. Non voleva trovarsi nei suoi panni, ma doveva. E se lui era sceso a patti col proprio Destino, allora avrebbe dovuto spiegarle il modo giusto per farlo.
Erano lì per questo.
Doveva sapere, doveva capire il modo, eppure non faceva altro che restare in silenzio percependo di essere osservata, in attesa di una qualunque risposta.

«Che cos’è?» chiese, indicando il libriccino con un cenno del capo.
Era sempre stata curiosa, ma mai come in quel momento sentiva che quella continua smania di infilare il naso dove non avrebbe dovuto l’avrebbe portata a toccare il fondo di un baratro ancor peggiore di quello sperimentato sino a quel momento.
Aiden lo aveva reso attraente ai suoi occhi, molto più di quanto non avesse fatto quando, sul sentiero, gliene aveva parlato per la prima volta. Aveva finto di ignorare quel passaggio, ma lo aveva sentito pronunciare quelle distinte parole come se lui le avesse urlate a squarciagola. Qualsiasi cosa lui dicesse era per lei motivo d’attenzione maggiore, come se da lui potessero arrivare tutte le risposte.
Aiden era soltanto un uomo e lei una sciocca adolescente con un peso troppo grande da portare addosso. Era inutile fingere che non fosse così.

«Mi stai dicendo che la Profezia non è la fine, ma l’inizio di qualcosa?»
*Dimmi che scherzi, ti prego.*
Se quella era davvero la visione di Aiden sulle Profezie, forse non era lui la persona adatta a cui rivelare il suo più grande segreto e non sarebbe stato certo lui a garantirle una soluzione efficace. «E’ un mezzo per la pazzia pura e semplice, Aiden. E io non capisco. Non capisco la tua calma, l’accettazione con cui ne parli. Come se fosse...» si fermò, limitandosi a distogliere lo sguardo per rivolgerlo alla quieta oscurità del lago. Il calore del fuoco l’aveva stancata e la luce aveva affaticato i suoi occhi che iniziarono ad inumidirsi. Quando aprì bocca nuovamente, la voce incrinata avrebbe reso chiaro il suo stato d’animo e la forza con cui sembrò accanirsi sull’ultima parola avrebbe suggerito ad Aiden come, in pochi istanti, avesse raggiunto il punto di non ritorno.
«...come se fosse normale.»

Thalia J. Moran | Prefect | Hufflepuff | 17

 
Top
40 replies since 8/10/2018, 22:57   628 views
  Share