Quel succo di pera [s]corretto., Privata

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/3/2019, 09:59
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,506
Location:
Hyperversum

Status:


L'atmosfera gravava su di lei come la lama di una ghigliottina, pronta ad abbattersi da un momento all'altro e troncare di netto ogni cosa. Ma il boia non era Killian. Il mandante? Nemmeno. Il popolo che inneggiava all'esecuzione? Neanche. Era sempre Amber, ognuno dei presenti era sempre e solo lei. Da sola si era condannata a patire pene che avrebbe potuto risparmiarsi se solo fosse stata più adulta, o meno ostile. Da sola aveva mosso i passi fino al patibolo ed aveva infilato la testa laddove sarebbe stata troncata di netto e, sempre da sola, avrebbe tagliato la corda e liberato la lama. Ma non doveva andare così... non era normale. La mano si abbandonò alla certezza che non ci sarebbe stato nulla da fare per il cappottino scuro. Quella di Killian era ancora sospesa tra loro, ed Amber, scioccamente, lasciò che lo sguardo vagasse un po' troppo sui ghirigori d'inchiostro che seguivano linee per dar vita a disegni di cui non avrebbe mai scoperto il senso. Non sapeva più quante volte si era immaginata di chiedergli per cosa stesse ogni disegno, o quanti ne avesse e l'ombra dei pensieri la rabbuiò. Forse, si disse, quello non era che un tentativo di imprimere a memoria l'ennesimo dettaglio con cui tormentarsi nei mesi a venire. Li avrebbe ricordati tutto, dal più sbiadito al più recente, dalle figure a cui poteva associare un nome o un senso a quelle che invece non poteva riconoscere. Alimentava così l'inesorabile tristezza che l'avrebbe colta una volta per tutte, se fosse uscita dal numero nove. Ah, lei lo sapeva benissimo - di quanto sbagliava? - ; se fosse uscita dall'appartamento non vi avrebbe più rimesso piede. Non voleva andarsene, anche se non aveva il diritto di rimanere un istante di più. Ogni sospiro l'avvicinava all'uscio. Il tempo era un tiranno.

Incoscientemente, fu solida nel suo voler rimanere sull'argomento più spinoso che aveva quasi fatto di loro due estranei. Si era arrogata il diritto di decidere che non poteva finire così, che non c'era modo per rimandare l'inevitabile e, forse, non desiderava altro che essere incolpata da lui per quanto aveva fatto. Non poteva permettere che ogni accusa le venisse blandamente risparmiata solo perché - era così? - aveva subito abbastanza per quel giorno orrendo. No, sentiva in cuor suo che rimandare l'inevitabile l'avrebbe definitivamente abbattuta. Ma lui non era della stessa idea. Si costrinse ad ignorare la morsa allo stomaco che il vederlo contrariato istintivamente le procurava. Di rimando, l'espressione della strega divenne più complessa da decifrare. Non accettò di buon grado l'allontanarsi delle nubi tempestose ma quando quelle tornarono su di lei, tremò. Il fiato corto spezzato dai continui tentativi di rimanere al passo con un ritmo umano. La stonatura nelle parole dell'Auror ferì Amber con una potenza che in altre occasioni l'avrebbe fatta vacillare. Voleva un colpo? Beh quello lo era. Possibile che a lui non importasse più nulla al punto da voler dichiarare un'amnistia, una resa senza gloria o ... altro? Accusò senza muoversi, ma prima che le iridi verdi rimandassero un tremolio inumidito da una velo di triste realtà, Killian le si avvicinò di più passi di quanti mai avrebbe dovuto consentire da sobria, allarmandole. Ricordava di essersi letteralmente aggrappata a lui quando ancora le mente non ne voleva sapere di collaborare, ma ora non poteva. Si costrinse a tenere alta la testa ma quando le prese la mano si sentì morire, combattuta tra il desiderio di trattenerla per un solo secondo in più e la certezza dell'unicità di un gesto che non si sarebbe mai più ripetuto. Ma, cosciente di quanto ormai da accreditare come "impossibile", assecondò il volere schiudendo le dita ed accogliendo il sorbo, senza fiatare. *Non farlo* avrebbero supplicato i suoi occhi, motivo per cui si costrinse a puntarli subito sulla bacchetta.

Tacque, lasciando che un sospiro aspirato sfuggisse al suo controllo mentre stringeva il catalizzatore. Lo guardò senza nemmeno vederlo. Era stata egoista a pensare di doverlo obbligare ad ascoltarla dopotutto? Avrebbe ancora una volta dovuto cogliere l'occasione, richiamare gli stivaletti e andarsene, ora che - più di prima - era chiarissimo il messaggio di Killian. Ma non lo fece. C'era qualcosa di profondamente sbagliato nel tono del mago, nel suo modo di agire e perfino nelle parole che incredibilmente aveva proferito. Nemmeno per un attimo aveva creduto che lui fosse d'accordo nel parlarne e la stessa chiusura quasi ermetica che ne era seguita parve convincerla definitivamente della prima idea che si era fatta. Abbassò il capo, mentre in silenzio rimetteva il legnetto nelle ampie tasche del soprabito. Si sentiva un soldato stanco che, in qualche modo, si ostinava a varcare le linee nemiche anche se gli avversari gli voltavano le spalle. Voleva farsi cacciare? Con forza scosse ancora il capo, prima di tornare a guardare negli occhi Killian. Più seria di prima, sebbene le iridi tradissero le innumerevoli sconfitte già subite. Non stava chiedendo uno sconto di pena, eppure sentiva che era ciò che le era appena stato concesso. «Meriti delle scuse migliori di queste... non le puoi accettare così» Oh, avrebbe potuto benissimo farlo, ma lei insistette oltre il nodo alla gola.: «Ti ho trattato troppo male e-...» consapevole del rischio di non finire la frase, si affrettò. «... e oggi ho superato ogni limite. Non posso credere che ti basti questo... » allargò le braccia. Nello sguardo un'incredulità sincera che evidenziava quanto di sbagliato vi fosse nelle parole stonate di Killian. Non voleva alcuna pietà. Le mani ancora più gelide.

❖Amber Hydra❖
Prefetto Tassorosso - 18 anni - Outfit

 
Top
view post Posted on 16/3/2019, 13:37
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:



Perché? Perché non poteva accontentarsi della conquista appena ottenuta? Si era ripresa se stessa, la propria autonomia, il proprio destino. Una nuova vita la attendeva proprio oltre la giungla tropicale del pianerottolo del n. 9, dove avrebbe potuto percorrere una strada tracciata non da altri, ma dalla sua volontà. La risoluzione dei problemi familiari era ancora ben distante, ma la meta era stata individuata: perché attardarsi nella palude di sabbie mobili che la loro conversazione stava diventando? Una smorfia infastidita guizzò sul volto maturo dell’Auror. Si era portato così vicino alla ragazza che non c’era possibilità alcuna che lei non si accorgesse dell’ombra contrariata tra le rughe d’espressione. E così riteneva di averlo trattato troppo male. La constatazione pungolò il suo orgoglio come un ferro rovente: non aveva bisogno di compassione o pietà. Mai si era comportato come un cane bastonato, anche quando sarebbe stato meglio piuttosto che mostrarsi rabbioso e ringhiante. Resistette all'impulso di passarsi di nuovo una mano tatuata sul viso dato che l’ultima cosa di cui aveva bisogno ora era fornire un altro elemento che confermasse quanto in difficoltà fosse.

«Non puoi decidere cosa posso o non posso accettare».I suoni si susseguirono lentamente, incatenandosi in una frase dal sapore amaro. Della stizza che primariamente aveva mosso la puntualizzazione non vi era nulla, a vibrare tra le lettere scandite solo la serietà della determinazione del mago. Niente collera o dispetto. Nemmeno l’ironia che spesso usava come arma e scudo trovava posto nell’affermazione: il sorriso ironico era sfiorito prima ancora di sorgere lasciando le labbra scure tirate in una smorfia incompiuta.«Ma hai ragione, non mi basta. Solo che non capisco cosa te ne fai di questa certezza, adesso.»

Resistere. Contenersi. Inghiottire tutte le parole che avrebbe voluto riversarle addosso, anche se lei rendeva l’impressa inumana. Amber lo conosceva troppo bene e sapeva che sorpassata la linea di contenimento e sganciati i freni, Killian non le avrebbe concesso nessun trattamento di favore nonostante la problematiche familiari in cui era ancora invischiata. Stava facendo del suo meglio per non esplodere e smorzare le micce che l’incauta strega accendeva in ogni piega del suo animo, ma lei si era trasformata in una piromane incosciente… o forse tropo consapevole del potere tra le sue mani. Lo fissava con quelle pietre acquamarina con un'aspettativa inedita, ma che gli ricordava dolorosamente tutte le volte che non era riuscito a soddisfare i suoi bisogni. Un'accurata rilettura della loro storia avrebbe svelato la triste verità da cui erano stati giocati entrambi: avevano sempre desiderato le stesse cose, ma in momenti diversi.

«Cosa vuoi da me?»

L'epilogo in scena nel salotto non faceva eccezione: Amber anelava il confronto da cui si era sottratta nell'inverno, Killian bramava mettere una pietra sopra all'intera faccenda che si era trascinata dietro più sofferenza che altro. Stessi attori protagonisti, ruoli invertiti. Ora rimaneva soltanto ammetterlo apertamente.

❖Killian Resween❖
Ispettore Auror - 25 anni - Outfit



Edited by Killian Resween - 17/4/2019, 22:28
 
Top
view post Posted on 17/3/2019, 09:00
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,506
Location:
Hyperversum

Status:


In bilico sul precipizio che li aveva accompagnati da sempre, Amber trasse un solo ingiustificato sospiro, prima di trattenere il fiato. Si aspettava di essere allontanata da un momento all'altro, come se la riconsegna della bacchetta non fosse stato un segnale inequivocabile. Forse le avrebbe cinto le spalle e l'avrebbe allontanata da sé, indicandole ancora una volta come fosse meglio per tutti che lei uscisse dal portone di casa. Tristemente, la ragazza sapeva cosa sarebbe accaduto se avesse assecondato il primo volere degli occhi grigi di Killian. Se avesse fatto quanto imposto, per prima non sarebbe tornata sui suoi passi. Se non avessero finalmente voltato le facce sulle loro medaglie scoprendo di avere entrambi la stessa rivolta all'insù, allora avrebbe avuto un vero motivo per non vederlo mai più. E mentre il nodo alla gola stringeva, ricordandole come avesse ancora molto da dirgli, la ragazzina sconfitta da continui fallimenti, si chiese come sarebbe stato allungare la mano e sfiorarlo un'ultima volta. Non lo fece, non accennò nemmeno l'inizio di un movimento; aveva già compiuto il passo successivo, quello che l'avrebbe portata verso - sperava - una vera discussione e non solo uno scambio di sguardi furenti. Tremava, la bimba che ancora cercava di darsi pace per quanto aveva sentito la mattina, per il tradimento di una delle poche figure in cui aveva creduto per gli anni più fragili... ma la strega cresciuta non voleva arretrare di un solo passo. C'erano tante cose importanti nella sua vita, cose e persone per cui valeva la pena prendere la strada più difficile e - nei mesi che li avevano separati - non era riuscita a declassare Killian, tutt'altro. L'espressione contrariata a pochi centimetri catturò completamente le iridi verdi. Non voleva che la resistenza statica che opponeva assumesse un tono disperato, perché non le era e probabilmente la rassegnata sicurezza con cui ricambiava lo sguardo del mago avrebbe raccontato la verità.

L'amara calma adottata da Killian per rispondere, convinse Amber a distogliere lo sguardo. Il fuoco stava lentamente morendo. Trattenne le labbra in una morsa, mentre annuiva lentamente e l'ombra di un altrettanto amaro sorriso minacciava di fare la sua comparsa. Certo che non aveva diritto di dirgli cosa potesse andargli bene, ma poteva ignorare di sapere che così non era? Non si era mai più illusa di conoscerlo abbastanza da prevedere una sua reazione, ancora meno l'aveva fatto nei mesi silenti dopo l'addio, ma in quella salottino ogni imposizione veniva sovvertita e contro ogni ragione la strega credette di poterlo capire ancora come un tempo. Oh, avrebbe dovuto fare un passo indietro e dare quelle prime chiare affermazioni come "dati di fatto", d'altronde Killian aveva ragione, lei non poteva decidere per lui, né l'avrebbe voluto. Ma poi una conferma fece ruotare di nuovo il volto della biondina. "Hai ragione, non mi basta". Una ruga d'espressione le solcò la fronte, mentre il cuore piroettava all'interno della stretta cassa toracica. Non si sarebbe mai permessa di dimostrare quanto quell'affermazione l'avesse colpita. Se Lui aveva bisogno di qualcosa di più di una scusa migliore di quella, allora Lei aveva ancora la possibilità di parlargli. Non le importava che non capisse a cosa le serviva quella certezza, non sapeva nemmeno come spiegargli l'illogico rincorrersi dei suoi pensieri in quel momento; difatti non lo fece. Rimase semplicemente ferma, consapevole di aver forse toccato un tasto giusto, sebbene dolente, e pronta - anche se forse Killian per primo non lo riteneva possibile - ad accogliere tutto quanto lo sguardo inferocito di mesi prima non aveva detto. Non c'era rabbia negli sguardi incastrati, non c'era l'aggressività di cui si erano macchiati entrambi a casa de nonni di Amber, niente ironia o scudi di sorta. La quiete prima di una tempesta che aveva scelto di innescare.

«Cosa vuoi da me?»
«Vorrei parlare con te» senza un briciolo di esitazione, senza un freno o una solo inibizione che la preservasse dalla verità più assoluta che stava per esporre, Amber rispose. «... e vorrei che mi ascoltassi, Killian» sicura, non mostrò che un'espressione più seria. I battiti del cuore scandirono un ritmo inquieto ed indefinito. La rassegnazione che aveva invaso l'acquamarina si spense, per lasciare spazio ad altro. Era pronta a sfregare l'ultimo cerino lungo la striscia abrasiva e gettarlo con consapevolezza estrema nella braci che, sopite, albergavano in Killian. «So di non averlo fatto quando avrei dovuto. Avevi ragione su mia madre e su molte altre cose.» contrasse le labbra morbide, ancora riecheggiava quel "solo una bambina" che l'aveva ferita oltre ogni modo, ma lo superò a piè pari per non bloccarsi. «Ma non l'hai fatto nemmeno tu.»

Priva di qualsiasi armatura, senza alcuna armata e senza un briciolo di aggressività, aveva calpestato il nuovo campo di battaglia. Voleva le conseguenza di quell'azione ancor più che tornare da John. Non voleva pietà, né sconti di pena e lo sguardo - pronto - l'avrebbe messo in chiaro se anche solo il mago avesse cercato a dovere. Così come avrebbe dovuto essere palese che quella sarebbe stata l'unica occasione per parlare.

❖Amber Hydra❖
Prefetto Tassorosso - 18 anni - Outfit

 
Top
view post Posted on 3/4/2019, 18:37
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:



Alle spalle dell’uomo, dietro al divano, risuonò un piccolo pigolio. Senza Nome si era svegliato o, più probabilmente, aveva sogni tormentati. Magari aveva avvertito la tensione nell’aria, tangibile e pesante come le parole che Killian ed Amber si stavano scambiando con tanta difficoltà. Il padrone del pulcino, di solito molto attento a ciò che riguardava i propri animali, nemmeno sentì l’eco del gracile rumore prodotto dall’esserino giallo. Era troppo concentrato sulla ragazza che lo stava affrontando e che per la prima volta aveva risposto alla sua domanda senza un istante di esitazione. Ne rimase intimamente stupito dato che l’interrogativo pronunciato con voce grave costituiva il fulcro cruciale di mesi e mesi di incomprensioni. La strega aveva le idee chiare, ma l’Auror non era sicuro di quanto fosse disposto a concedere ciò che lei bramava. Ascoltare… poteva limitarsi ancora soltanto a questo? Dopotutto, la conferma di non esserne in grado era giunta a più riprese, in particolar modo quando le pillole da ingoiare erano particolarmente amare. Ed Amber era riuscita a fornirgliene di spinose come nessun altro prima.

«Ti sbagli, io ti ho ascoltata», esordì ignorando di proposito le parole con cui la giovane gli aveva dato ragione. Non era mai stato il suo obiettivo ottenerla, se doveva rimanere sterile. «E’ per questo che è andata a finire così».

Sentenze. Il mago era capace di sputare fuori soltanto assolute certezze: l’ipotesi che potesse sbagliarsi e crogiolarsi in credenze inesatte veniva allontanata con una rapidità degna del re degli stolti. Un meccanismo di reazione discutibile, ma non criticabile. Era l’unico che gli consentiva di ergersi ancora con monumentale fermezza nel mare di macerie in cui erano naufragati senza scialuppe di salvataggio. Fece intercorrere una breve pausa, soppesando l’idea di chiuderla qui sul serio. Ma i suoi occhi grigi non potevano negare l’immagine che restituivano della giovane donna. Sprecare l’occasione di confrontarsi con Amber, la vera Amber, sarebbe stato motivo di rimpianto nel futuro, lo sapeva. Si era scoperto così debole ad i “se” ed i “ma” che il suo spirito insoddisfatto riproponeva anche a distanza di anni che lasciarne i semi per una futura fioritura sarebbe stato il più grande atto autolesionistico.

«Mi hai detto di non aver più bisogno di me come Auror. Non hai accettato la mia presenza come Killian. Mi hai respinto persino come persona bisognosa del tuo aiuto per l’Occlumanzia». Brevemente, il moro ripercorse i nodi dell’ultimo incontro. Ognuno di essi era così corposo da apparire uno scoglio insormontabile… ed infatti loro si erano inevitabilmente arenati su di essi. «Forse dovremmo semplicemente smetterla di cercare un posto per me nella tua vita».

Lui era stato il primo a raccontarsi e ad accettare di tutto pur di continuare a vederla e di illudersi di esserle necessario. Non poteva perseverare oltre con una tale condotta così poco "da Killian".
❖Killian Resween❖
Ispettore Auror - 25 anni - Outfit



Edited by Killian Resween - 17/4/2019, 22:29
 
Top
view post Posted on 3/4/2019, 20:11
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,506
Location:
Hyperversum

Status:


Ferma al limite del respiro, Amber si concentrò solo su Killian. La stanza, il fuoco, il piccolo amico pigolante, niente avrebbe destato il suo interesse più della persona che aveva davanti. Gli occhi rimandavano la solidità dell'affermazione imposta con una stabilità che la vecchia "se stessa" non avrebbe avuto in una situazione simile. Ma non poteva più perdere tempo a piangere, né poteva cedere all'idea di non avere più ragioni per rimanere lì con lui. Ne aveva, eccome se ne aveva. Ma lui era disposto ad ascoltarle? E cosa sarebbe successo se il primo a non averne più fosse stato l'altro? Aveva già ignorato le spiegazioni che la strega - ferita - aveva soffiato in un ultimo "fermati" che non era mai arrivato a destinazione. Resisti, si era detta, digli quello che devi, perché non puoi continuare così. Ed era la prima volta che seguiva un suo consiglio alla lettera. Si era anche detta preparata a qualsiasi uragano emotivo volesse riversarle contro, ma non era così pronta a quello che invece sarebbe arrivato di lì a pochi battiti.

Le parole, come carezze di carta vetrata, scivolarono lungo le guance della biondina. Era di un'idea diversa, era convinta che proprio il non aver compreso le sue ragioni, avesse portato Killian ad accettare la via di fuga che - sbagliando - lei aveva imposto. Oh, non poteva lamentarsi, lo sapeva benissimo... conosceva le sue colpe. Ma quanto, nel rivivere quella notte, aveva sperato di vederlo negare l'idea di andarsene e rimanere a "combattere" contro quella bambina che non conosceva il senso di un vero confronto? Non si era fermato e quando aveva scelto deliberatamente di riconsegnare l'anello e farlo nel modo più sfrontato, aveva in qualche modo dichiarato la sua resa. C'era differenza tra ascoltarla e condividere le sue idee, rispondere a tono, ignorando l'uno i bisogni o i voleri dell'altro, li aveva portati a tirar fuori gli artigli che albergavano in due anime la cui storia non era certo stata clemente. Troppo testardi per leggere le similitudini e troppo orgogliosi per confrontarsi con le differenze che li rendevano unici.

Ingoiò l'amarezza che quel "finire così", e spostò lo sguardo oltre la spalla del mago. La mano stretta attorno al cappotto, lasciò la presa, ciondolando al fianco come un peso morto... era davvero sul punto di farsi sconfiggere ancora? Una seconda ondata di tristezza invase il suo sguardo, e non ebbe nemmeno la clemenza di nasconderlo. L'eventualità c'era sempre stata, ma non significava che avrebbe fatto meno male. Se davvero l'aveva ascoltata come credeva, allora aveva affermato di essere disposto a fare di lei il mostro che non avrebbe mai voluto essere, ignorando le lecite - a detta della strega - paure che una pratica simile incuteva. E fu sul punto di fare un passo indietro, interrompendo una vicinanza che faceva ancora vibrare le corde di quel che rimaneva del suo cuore, quando lui parlò di nuovo. La terra tremò sotto i suoi piedi. Eccole. Le accuse che si era aspettata, implacabili nonostante il tono. Furono quelle a fare di lei un mostro di insensibilità. Bloccata, tornò a fissare Killian con un'espressione inizialmente indecifrabile. Le iridi vennero scavate in profondità dalla verità che aveva ignorato forzatamente per mesi, se non addirittura anni. Lui voleva un posto nella sua vita, e lei voleva piangere. Contenne con uno sforzo disumano l'istinto di fare un passo verso Killian, che probabilmente in quel momento non avrebbe capito, ma non riuscì anche a frenare il tremolio che ravvivò il suo corpo come fosse stato investito un fulmine. E non era forse così? «Forse-..» non si curò della voce resa un soffio, lui l'avrebbe sentita. «... forse non sei l'ascoltatore attento che hai creduto di essere» c'era una strana dolcezza in quel tono basso, involontaria ma stabile. Il cuore le tremava in petto e non le importava più capire il perché. «Killian... se tu. Se tu non avessi un posto, io.. io non sarei qui.» temette di volatilizzarsi nell'istante in cui le parole le sfiorarono le labbra. «Non ho mai voluto respingerti... e non avrei mai dovuto allontanarti, meno che meno in quel modo.» aveva ammesso tante volte davanti allo specchio di aver sbagliato, ma davanti a Killian era tutt'altra faccenda; le tremavano le gambe, lo stomaco si contorceva. L'ironia dei momenti peggiori, spuntò fuori in uno sbuffo acerbo, aiutato dal lieve scuotersi della chioma bionda. «Sai, non eri più solo un Auror da un po'. Ma Killian c'è sempre stato.» *E vorrei che continuasse ad esserci* ammise.


❖Amber Hydra❖
Prefetto Tassorosso - 18 anni - Outfit

 
Top
view post Posted on 7/4/2019, 16:43
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:



Talmente abituato a mistificare per gioco o per necessità la verità con le parole, esprimersi in assoluta sincerità senza schermarsi di ironia o mistero costò al venticinquenne uno sforzo non indifferente. La schiettezza non gli mancava, ma usarla contro se stessi richiedeva un coraggio che non sempre si è disposti ad impugnare, specialmente quando l’unica cosa da fare è analizzare scrupolosamente il proprio animo in cerca di risposte a quesiti troppo pesanti da domandare apertamente. Amber lo stava costringendo a fare proprio questo, però. Nonostante Killian avesse ripetutamente negato la possibilità di riaprire il capitolo – il loro capitolo – con la fermezza che gli rimaneva a disposizione, lei non si era lasciata scoraggiare, atra prova di come ora fosse disposta a rischiare tutto pur di ottenere ciò che voleva. Non se ne sarebbe andata senza un confronto, senza un chiarimento, senza un addio comprensibile e giustificato. Forse aveva sperato di risvegliare quel concentrato di furia e orgoglio ferito che il mago aveva dimostrato di poter diventare nelle situazioni di scontro: era pur sempre meglio quello che la chiusura ermetica a qualsiasi tipo di interazione. L’Auror stesso aveva evitato di riportare a galla i temi incriminati con la certezza di non riuscire a contenersi dall’infierire ancora sulla povera ragazza scossa dai recenti avvenimenti familiari che dovevano avere la priorità assoluta sul resto. Ma non fu così. La rabbia si era smorzata e tra le ceneri fumanti rimaneva soltanto la costernazione per l’ennesimo fallimento che aveva accumulato.
Quando lei lo rimproverò, quasi con fare materno, di non essere realmente un buon ascoltatore, l’imputato spostò gli occhi grigi dalla figura eterea radicata nel suo salotto. Un sorriso amaro, una curva accennata tra la barba non curata, rispose all’accusa: probabilmente aveva ragione, ma lui non era intenzionato a riconoscerlo pubblicamente. Gli occhi attraversati da nubi inquiete rimasero lontani da Amber anche mentre le frasi successive riempivano il vuoto dell’appartamento. Le confessioni erano poco più udibili del pigolio che Senza Nome aveva emesso qualche attimo prima, ma raggiunsero il ragazzo dritte al bersaglio. In realtà, la strega non stava dando voce a nulla che lui non sapesse già. Si era scusata, aveva ammesso le presunte colpe di cui si era macchiata l’inverno precedente. Anche al più cieco degli uomini sarebbe apparso evidente come di fondo ci fosse tra i due un legame difficile da spezzare nonostante le burrasche e come lei fosse ancora lì solo in virtù di esso. Killian non stava mettendo in dubbio tutto ciò, ma la legittimità della cosa.

«C’è sempre stato, sì.», ammise senza difficoltà ripensando ai balli scolastici, alla lezione di pattinaggio e a tutte le altre volte in cui aveva messo da parte il distintivo e il ruolo ufficiale voluto dal patto inizialmente stretto con la ragazza.«Ma sei sicura di poterla considerare una cosa positiva?». Anche in quel frangente, non rinunciò alla modalità operativa che aveva sempre utilizzato con lei, quella degli interrogativi volti a farla riflettere. Stavolta non aveva utilizzato il plurale, perché lui la risposta se l’era già data e tutto il discorso che le stava rivolgendo nasceva proprio da tale diniego. «L’unica volta in cui sono riuscito a seguire la tua volontà è stata quando mi hai chiesto di andarmene».

Avrebbe capito il senso del messaggio? L’ultima constatazione in particolare era l’emblema del loro rapporto, se adeguatamente interpretata. Non si trattava di mere scuse, perché di fatto non vi era alcunché da pentirsi. Nulla poteva essere cambiato in ciò che era accaduto tra i due: presto o tardi gli incastri imperfetti, i tempismi mancati e l’incompatibilità di carattere avrebbero comunque portato al conflitto finale. Ad essere una variabile imprevedibile rimaneva il come questo si sarebbe risolto.

❖Killian Resween❖
Ispettore Auror - 25 anni - Outfit



Edited by Killian Resween - 17/4/2019, 22:30
 
Top
view post Posted on 9/4/2019, 08:58
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,506
Location:
Hyperversum

Status:


Solo un Auror. Oh, Killian non lo era mai stato. Lei si era illusa di poterlo relegare a quel ruolo che con tanto fervore lui aveva accettato di ricoprire, ma quei due cuori a pochi passi, con le spalle premute contro un piccolo vicolo di Diagon Alley, avevano siglato un patto segreto. Indissolubile, evidentemente. Sguardi obliqui, ghigni a mezze labbra, battute sul filo del rasoio... come avrebbe potuto Amber non perdere ad un gioco di cui non sapeva le regole? A poco erano valsi quei ringhi sommessi, quegli avvertimenti incomprensibili che si erano lanciato l'un l'altra per anni, perché alla fine erano ancora lì. Ora, a due passi di distanza, pochi per chi aveva anelato un contatto così a lungo da dimenticarsene, e troppi per la ragazza che era crollata in tanti frammenti così spesso da perdere il conto. Quanto vicina era a sentirsi di nuovo come la biondina che era scivolata troppo in fretta sul ghiaccio e si era ritrovata tra le sue braccia, incapace di muoversi? Eppure erano passate tempeste di ogni sorta nello sguardo del mago, e tra loro, da quel giorno. Doveri, imposizioni, paletti, limiti... tutti varcati, tutti devastanti. Più ne ergevano e più aumentava la forza con cui li distruggevano. E ne avevano pagato le conseguenze fino a quel momento. Perfino lì, nel fiume di confessioni che non accennava a fermarsi, si sarebbe specchiato il volto stravolto di Amber. Registrò lo spostamento delle iridi nebulose come un colpo basso che per poco non fece tremare ancora una volta il pavimento scuro sotto i suoi piedi.

Fu una sfida non indifferente cercare di non soffermarsi eccessivamente sul profilo di Killian, e sulla mezzaluna tatuata... era proprio grazie a quella che l'aveva riconosciuto fuori da Fortebraccio. Ma non poteva permettersi di guardare indietro, si era già spinta all'orlo delle lacrime. Sospirò amaramente, temendo che quella sottile confessione fosse andata a vuoto quanto il pigolio del pulcino agitato. Tremenda, invece, la realtà rafforzò il nodo alla gola che aveva ripreso a stringere. Lui c'era sempre stato, anche quando si era imposto di non esserci per il bene di entrambi. Ma saperlo ora, che differenza avrebbe fatto? Annuì, con calma, sforzandosi di non chiudere gli occhi, di non sbattere le palpebre. Sapeva cosa sarebbe successo se avesse mostrato quei piccoli segni di cedimento e provò davvero con tutta se stessa ad ignorare l'insinuazione crudele che lui le aveva rivolto poco dopo. Stava veramente dicendo che non era sicuro di avere avuto la giusta influenza nella sua vita? Non aveva capito? Strinse le labbra, obbligandosi ad aspettare che anche l'ultima frase le venisse rivolta. «Ti sottovaluti.» soffiò, lieve come un sospiro, per poi prendere voce ed alzare di poco il volume debole. Si accorse in quell'istante di quanto difficile fosse anche solo respirare ignorando il cuore in lento movimento. «Forse non te ne rendi conto. Non è stata l'unica volta.» sentì l'emozione frenarle le corde vocali, ma provò a combatterla lo stesso. «Non mi hai mai dato ragione solo perché lo volevo io, non hai mai cercato di lusingarmi o tenermi in quella bolla che ormai è in frantumi. Nessuno l'aveva mai fatto prima, e adesso-» *... mi manca*. Non riuscì a finire la frase, istintivamente la mano destra massaggiò il polso opposto. Troppo, c'era in ballo troppo, e anche solo seguire i binari di un discorso solido era impossibile. Deviò lo sguardo sulla porta chiusa della cucina e si rassegnò al chiudere gli occhi, il tempo di spazzare il velo umido che ne minacciava la stabilità. «Non volevo soffrissi per mano mia» a vuoto, quelle parole non avrebbero avuto senso, motivo per cui si concesse di tornare a cercare lo sguardo del padrone di casa, ovunque fosse. Sentì il cuore morire. Le labbra tremarono. «... e avevo paura che potessi odiarmi per il modo in cui sarei riuscita a leggere i ricordi a cui più tenevi. Non potevo farti questo. Sarebbe stato doloroso, molto.» si sforzò di respirare «Saresti arrivato a respingermi in ogni modo, ed avrei dovuto meritarlo. Non ti saresti limitato a non volermi nella tua mente.» aprì le labbra un solo istante, nell'attesa di quel respiro tanto faticoso. Alzò le spalle e desiderò solo sparire, lontana dal punto di rottura che aveva raggiunto. «Non che io abbia ottenuto un risultato migliore, alla fine.» si asciugò rapidamente una lacrima fuggiasca. La mano sinistra tremava appena. «Scusa.» Aggiunse i fretta. Non poteva permettersi quella debolezza.


❖Amber Hydra❖
Prefetto Tassorosso - 18 anni - Outfit

 
Top
view post Posted on 12/4/2019, 16:45
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:



Paradossalmente, le parole di miele che costituirono la prima parte della replica di Amber non sortirono l’effetto per il quale erano state pronunciate. Una più insidiosa dell’altra, andarono a tormentare ciò che rimaneva dell’orgoglio ferito dell’Auror. I meriti che gli venivano attribuiti si scontravano con la sua insofferenza al riguardo non per il sospetto che si trattasse di finti elogi: ogni maschera era caduta a terra, infrangendosi inesorabilmente e lui ne aveva la certezza semplicemente osservando la ragazza ed indagando se stesso. Piuttosto, sentire certe rassicurazioni lo infastidiva perché non riusciva ad ignorare l’eco che producevano nel suo animo. Prestandovi orecchio, si plasmava nella richiesta disperata di chi ha davvero bisogno di lasciarsi accarezzare da esse. Cercò di segregarle fuori, prima che potessero raggiungere quella parte di lui che le invocava a gran voce e dargli la forza per prendere il sopravvento sul Killian che rimaneva in silenzio, guardando altrove.
Se da un lato il venticinquenne non era disposto a – o in grado di – accettare incondizionatamente i messaggi del discorso, la giovane fu costretta ad interromperlo. Lui si chiese se fosse dovuto ad una mancanza di parole o di spirito: se avesse avuto il coraggio di ricambiare lo sguardo l’avrebbe saputo. Non che facesse realmente differenza dato che ormai stavano dando voce ai propri Sé più inconfessati, dando finalmente loro giustizia dopo tante negazioni e silenzi. E poi arrivò. Il vero fulcro della matassa intrecciata di quei due fili rossi che si erano rincorsi, aggrovigliati, spezzati e ritrovati. Inutile negarlo: la questione della Legilimanzia-Occlumanzia aveva fatto emergere problematiche che da perfetti complici avevano sempre ignorato bellamente. Pur non essendo condizione sufficiente, necessaria lo era stata di certo. L’incidente che aveva avuto luogo proprio oltre la porta alle spalle di Amber più di un anno prima si poteva considerare l’inizio della fine. Dopo la spaccatura profonda causata dal nome di Artemisia sfuggita alle labbra della piccola legilimens, i rapporti non erano stati più gli stessi. Killian ricordò lo sconcerto, l’incredulità, la rabbia e soprattutto il timore provati nel venire a conoscenza in maniera così brutale della capacità della strega. La memoria lo costrinse a prendere atto anche dell’asprezza assoluta con cui le aveva chiesto aiuto nell’Inverno seguente, tra le Alpi. Non era riuscito a spiegarsi, né allora né poi. L’uomo rivolse gli occhi di tempesta sull’altra: era il momento di tentare di fare chiarezza lì dove la luce della ragione aveva comportato oscure incomprensioni.

«Non credo tu abbia mai capito il perché del nostro secondo patto sull’Occlumanzia. Forse sono arrivato troppo tardi anche io sulle vere ragioni, ma in ogni caso non ti ho mai considerata un mostro»”.

Le doveva la verità e questa appena espressa lo era. Sì, aveva avuto paura di vedersi strappare immagini della propria vita che mai avrebbe voluto condividere in un contesto del genere, ma nemmeno una volta la sua mente aveva associato quel termine terribile all’eterea figura della ragazza.

«Non mi sono mai sentito così debole. Mai», riprese con un tono roco come se non parlasse da anni e le corde vocali si fossero disabituate. «Volevo delle armi di difesa, è vero, ma non avevo la pretesa di guadagnarmele senza dover sacrificare qualcosa. Ero consapevole che saresti venuta a conoscenza del passato, del vecchio me. E mi andava bene, perché eri tu, non altri»

Se c’era una cosa che proprio non poteva fare era biasimare la ragazza per non aver colto quelle sfumature agli albori del proplema-legilimanzia e scontri annessi. Ma Killian non aveva finito. Dal nulla, fuori luogo come solo lui poteva essere, un sorriso sbieco e spavaldo si fece strada tra la barba poco curata. Il sapore della smorfia obliqua indistinto ed indistinguibile. Si stava strappando a forza la confessione che seguì con le sue stesse mani, vincendo il dualismo di cui era stato schiavo.

«Quando ho realizzato, più o meno coscientemente, che nel farmi sentire così vulnerabile la Legilimanzia c’entrava poco e niente, sono corso ai ripari concedendoti sempre meno… Mi sembrava che avessi preso già troppo».

❖Killian Resween❖
Ispettore Auror - 25 anni - Outfit



Edited by Killian Resween - 17/4/2019, 22:31
 
Top
view post Posted on 13/4/2019, 00:45
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,506
Location:
Hyperversum

Status:


Più lui negava il suo sguardo, più lei credeva che vi fosse ancora qualcosa da dire. Si sarebbe fermata solo quando avesse visto, negli occhi grigi che guardavano altrove, il vuoto. Vuoto per lei e per le parole spente che a quel punto avrebbe smesso di pronunciare. Ma non avrebbe osato aspettarsi alto, non quel che invece di li a poco vide. Trasse un profondo respiro, incapace di capire se le giustificazioni che per settimane aveva ripetuto nel silenzio della stanza, avessero colpito davvero il bersaglio. “Ha importanza”? Chiese amaramente a se stessa, incurante della vocina che ringhiava il contrario con veemenza dagli abissi del suo “io” più nascosto. Era già tanto che il padrone di casa non avesse optato per l’idea di allontanarla un’ultima volta; alla fine ne aveva il diritto più di chiunque altro. Deglutì amaramente quando il tono roco di Killian prosegui nel raccontarle che non solo non l’aveva mai ritenuta un mostro (un sollievo di cui non riuscì a bearsi, essendosi identificata come tale troppo a lungo), ma non si era mai sentito tanto debole. Un’ammissione che fece vibrare le corde del cuore, nascosto sotto un vestito anche troppo leggero per la sera incombente. Era stata lei ad averlo fatto sentire... debole? Ma ancor peggio, Amber non era stata in grado di capire che il loro secondo patto era una salto della fede, un atto di fiducia per lei, l’unica che il mago avrebbe lasciato entrare nei ricordi di una - o tante? -vita intera. Quanto si era sbagliata? Il respiro si fece corto e concitato. Ma la confessione era ben lungi dal finire. Contro ogni possibile precauzione, Killian scelse quel sorriso sghembo, un marchio di fabbrica, per dirle qualcosa che avrebbe capovolto il suo mondo.

Le palpebre si assottigliarono, riducendo gli occhi a due fessure brillanti, quasi stesse cercando di assumere l’espressione più incomprensibile di tutte. Sottolineature arrossate incorniciavano la vista; era a pezzi come mai lo era stata in quei pochi anni di vita. Eppure non resistette per più di un battito, accigliata, il tempo necessario per impossessarsi della verità a cui Killian aveva scelto finalmente di dare voce. Una voce roca e scura, profonda come un abisso, nuvolosa come le nubi di Londra nei giorni peggiori: i suoi preferiti. La sua voce, la stessa che per mesi era rimasta come un tarlo testardo nella sua testa. Aveva sperato di dimenticarsene tanto quanto si era aggrappata disperatamente al suo ricordo. Ma ogni volta che si separava da lui, il rincontro s’imprimeva con forza nel muro delle memorie, non senza accendere quella fiaccola di indomita speranza che, solo ora - nel momento della più totale sconfitta -, aveva il permesso di accendersi e bruciare come mai prima. Sotto il giaccone sgualcito, il petto fu scosso da un fremito, per quanto respirasse la mancanza d’aria velocizzava le boccate, come se l’ossigeno non bastasse mai. E come poteva bastare? Come poteva esserle sufficiente in una situazione del genere? Dopo che le ultime parole furono pronunciare, la psiche andò in TILT. Lampeggiando, un allarme rosso percorse il suo corpo come un fulmine; cosa aveva detto esattamente Killian? L’idea che si fosse allontanano e chiuso perché in qualche modo si era sentito debole e perché lei gli aveva preso quel qualcosa di invisibile agli occhi, invase la mente di Amber, e lo sguardo aperto ne fu la più diretta e limpida conseguenza. “Tu”.... avrebbe voluto dire, “lo hai fatto anche tu con me!”, ma non appena provò a dischiudere le labbra, un tremolio lieve gliele fece serrare per paura di non essere in grado di dire nulla. Se però lui avesse mantenuto il contatto visivo ancora un po’, l’avrebbe vista a chiare lettere quella comprensione che nei mesi si era persa. Alzò gli occhi al cielo, come se il soffitto avesse tutte le risposte o almeno potesse aiutarla a capire cosa dire esattamente, perché non c’era un pensiero coerente, e percepiva addirittura l’urgenza di sorridere. In verità quasi lo fece. Le labbra tentarono un’improbabile imitazione di un mezzo sorriso, ma non portò a termine il gesto, spezzato da un senso di strana angoscia, bloccato in gola. Ben presto avrebbe capito cosa fosse, ma prima azzardò un appello a lui che aveva chiamato in causa cuore e mente senza chiederle il permesso e li aveva resi un groviglio di emozioni incontrastate e incessanti. Tutte in vista nelle acque mosse di quelle iridi chiare che non avevano fatto che risplendere ogni parola di più, prima calme poi agitate poi calme e ancora mosse! «Killi... Ah!» la voce, emotivamente scossa e incredibilmente lieve, venne spezzata sul finire, quando una fitta lancinante allo stomaco costrinse la strega a fare un passo indietro; pallida. La mano sinistra aperta tra lei e lui, per tenerlo a distanza, percependo il pericolo quasi imminente. La mano destra stretta convulsamente al petto, chiusa tra la fibra del cappotto. Ansimava, tra una fitta e l’altra. «Non... sto.... molto-bene... forse dov-» non riuscì neppure a finire l’avviso. Abbassò il capo, e la chioma scomposta e bionda nascose gran parte del suo volto. Strinse le palpebre. La nausea aveva scelto il momento migliore per gridare la sua presenza...

❖Amber Hydra❖
Prefetto Tassorosso - 18 anni - Outfit

 
Top
view post Posted on 14/4/2019, 10:29
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:



Solo quando ebbe finito di parlare si rese conto di ciò che aveva ammesso. E non solo nell’intimità della propria coscienza, ma davanti alla persona responsabile dei turbamenti espressi. Non aveva più nulla da celare, da minimizzare, da lasciare all'interpretazione. Sotto lo sguardo di quel verde vibrante e vivido si sentiva esposto come raramente accettava di esserlo. Esposto e senza volontà di trovare un riparo, né con aggiunta di unitili parole da usare come scudo, né sottraendosi ad esso come altre volte aveva fatto cedendo alla codardia. L’attesa di una reazione qualsiasi lo inchiodò in attimi eterni di tumulto interiore in cui ogni minimo cenno nell’altra – persino un respiro prolungato o una piega impercettibile delle labbra – era in grado di far tremare o esaltare lo spirito dell’uomo. Vide gli occhi ingrandirsi e la bocca dischiudersi appena: non si aspettava una rivelazione di tanta portata proprio ora che i giochi sembravano prossimi ad una chiusura definitiva. Nonostante tutto, Killian era ancora in grado di sorprenderla, di far scattare quella scintilla di comprensione che illuminava il giovane volto esaltandone la pura bellezza. Avrebbe voluto avercela con lei per come lo stava tenendo sospeso in un vuoto di risposte, ma in realtà capiva benissimo: processare la verità aveva richiesto a lui anni interi perciò la strega aveva tutto il diritto ed il potere di bloccare il tempo e prendersi qualche attimo per affrontarla insieme a tutte le conseguenze implicate. L’inquietudine che gli impediva di muovere un singolo muscolo si disperse quando finalmente il silenzio pregno di aspettative venne infranto dal suono fragile della voce di Amber. Il sollievo però si trasformò istantaneamente in preoccupazione poiché il tentativo di pronunciare il suo nome venne spezzato da un gemito di dolore.

«Amber?», mormorò con un’espressione allarmata ed il pronto istinto a fare un passo nella sua direzione mentre lei, al contrario, si allontanava frapponendo una mano per impedirgli di avvicinarsi. Mossa del tutto inutile perché il mago la raggiunse prima ancora che lei potesse dire altro. Le strinse delicatamente una spalla e abbassò il capo cercando di penetrare con la vista oltre la cortina di capelli biondi che non gli permetteva di sincerarsi delle sue condizioni. Era comunque evidente che non stesse affatto bene: colpa del cocktail inusuale, del rimedio o della tensione accumulata? Probabilmente un mix micidiale di tutto quanto che ora…

«Oh! Nonononono, aspetta-», disse realizzando quale fosse il problema anche senza che lei finisse la specifica.

Data l’urgenza immediata, non gli rimase molto altro da fare che afferrare la mano sinistra della giovane e trascinarla di peso alla finestra ad un paio di metri dalla loro posizione attuale. Oltre al beneficio di un po’ d’aria fresca, la giovane poteva rigettare lì qualsiasi intruglio il suo stomaco avesse deciso di rifiutare nel modo peggiore possibile visto che l’infisso dava sul vicolo che lui di solito usava per smaterializzarsi, costantemente deserto. Aprì i vetri e la osservò sporgersi oltre la mensola, incapace di distogliere gli occhi grigi anche se avrebbe dovuto lasciarle maggiore riservatezza. Non si trattava di indelicatezza stavolta, ma di apprensione. In parte si sentiva responsabile: aveva forse sbagliato le dosi del farmaco fatto in casa? In quel caso sentiva di doversela prendere con l’eccesso di curcuma, per forza.

Nonostante le disastrose premesse, il corpo stremato ed esile della Tassorosso non dovette affrontare più di qualche conato senza esiti di fatto. Killian attese interi minuti prima di proclamare mentalmente un falso allarme. Ecco, ora era davvero il caso di spendere qualche parola di conforto. Chiederle come stava, ad esempio. Avrebbe voluto, ma non ci riuscì. Non poteva dire alcunché perché la risata che prima era nata come un sommesso borbottio adesso si era fatta insistente e sincera. Rise come se nulla di tutto ciò che avevano vissuto fosse stato reale. Rise e il cuore riprese a battere allo stesso ritmo di quel suono inusuale che quasi nessuno aveva mai udito così spontaneo. Dopo poco scemò con la rapidità con cui era sorto, ma un sorriso divertito rimase lì al suo posto. Lode alla nausea! Gli aveva dato modo di uscire dal disagio e dall'imbarazzo che inevitabilmente aveva preso luogo dopo la rivelazione.

«Questa non è esattamente la reazione che immaginavo seguire una mia eventuale confessione. Ha fatto così schifo?».

La prese in giro perché questo gli veniva più naturale che esprimere certi sentimenti ai quali non era affatto avvezzo. Ma lungi da lui metterla ulteriormente in difficoltà: con delicatezza, allungò una mano tatuata per catturare la ciocca dorata che nascondeva parte del profilo della povera ragazza. La sistemò con precisione dietro l’orecchio adornato di diversi gioielli e si beò della visuale che aveva così ottenuto di Amber e del suo volto.
Gli era mancato esserle così vicino.
Gli era mancata Lei.

❖Killian Resween❖
Ispettore Auror - 25 anni - Outfit



Edited by Killian Resween - 17/4/2019, 22:32
 
Top
view post Posted on 14/4/2019, 12:16
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,506
Location:
Hyperversum

Status:


Un sussulto ed un crampo, ecco cosa seguì il gesto di Amber ed il vano tentativo di tenere Killian al sicuro dal motivo scatenante di quell’improvviso moto di nausea. Avrebbe voluto dire molto, ed anche nulla, nello stesso momento... sicura che uno sguardo sarebbe stato già un passo avanti sufficiente, ma il suo stomaco aveva scelto una via differente. Obbligandola così a concentrarsi su qualcosa di più urgente di quel sentimento che - sotto sotto - l'aveva spinta fin lì, di nuovo. Avrebbe voluto fare ancora un passo indietro, finendo probabilmente con l'incontrare la porta della cucina ma, sentendosi afferrare la spalla, si costrinse a non ignorare il padrone di casa, forse preoccupato per l'improvvisa piega del loro incontro. Udì il suo nome, pronunciato con un tono che non lasciava nulla all'interpretazione, ma non riuscì a rispondere, per la semplice paura di aprire bocca. *no no no!*. Il calore generato dalla presa sulla spalla, ed i brividi che lentamente ne seguirono, finirono per perdersi nel voltastomaco che vinceva su tutto. Oh, la giovane strega avrebbe pagato fior di galeoni in quel momento per scoprire cosa le avesse fatto bere qualche ora prima, proprio chi ora tentava di trarla in salvo! La mano aperta nel vuoto non rimase sola a lungo perché, compreso il problema appena biascicato dalla ragazza, Killian fece quanto in suo potere per trascinarla verso la prima finestra utile. Incapace di agire diversamente, Amber si fidò di lui ad occhi chiusi, lasciandosi guidare, con una mano saldamente ancorata allo stomaco. La lieve ferita, pulsò replicando i lenti battiti d'angoscia, non appena lui sfiorò le bende, ma perfino quel picco di dolore non fu paragonabile all'ultima fitta. Impaziente, alzò appena il capo inspirando a fatica, nell'attesa che la finestra venisse aperta. Certo non aveva la minima intenzione di rigettare nulla al piano di sotto, e meno che meno con Killian al fianco; si vergognava da morire. Eppure sapeva che non era solo lei a dover prendere quelle decisione, c'era un terzo attore in ballo e sembrava non volersi fermare. Non c'era imbarazzo che tenesse, non in quelle condizioni. *non guardarmi*, implorò.

Con le dita sottili, di entrambe le mani, aggrappate spasmodicamente agli infissi della finestra, si concesse qualche respiro più profondo. Ma alzò il capo solo quando - passati i conati a vuoto - si sentì in grado di controllare il dolore in lenta scomparsa. Tenne lo sguardo fisso nel vuoto per una totalità di minuti che non avrebbe saputo quantificare, in parte perché detestava l'aver rischiato di far assistere Killian ad una scena poco "elegante", ed in parte perché sentiva di aver interrotto un momento che non avrebbe dimenticato tanto facilmente. Ma certo non si aspettava che sarebbe stata la nausea a ricordarglielo nei mesi a venire! Non aveva la più pallida idea di cosa dire. Lasciò che l'aria più fresca della sera penetrasse a fondo nei polmoni, riempiendoli a più riprese, ma l'ultimo respiro venne spezzato di colpo quando la risata dell'Auror sovrastò ogni pensiero. Amber, per tutta risposta, alzò un sopracciglio, incredula. Avrebbe dovuto chiedersi se stesse ridendo "di lei", ma la sincerità scaturita da una risata non così innocente, riaccese il cuore, affaticato dai continui sbalzi d'umore. Metà volto era coperto dalla cascata di capelli dorati, ancora più in disordine ora che il venticello ci metteva del suo per muoverli, ma lui non avrebbe fatto fatica ad individuare un alone di ironico imbarazzo guizzare in quell'iride più in vista. Non fosse stata tanto tesa, lo avrebbe seguito, ma anche solo replicare il sorriso che Killian aveva scelto di mantenere, sarebbe bastato a farla sentire ancora una volta in sintonia con lui. Per un attimo le spalle si erano sfiorate, quando ancora rischiava di rovinare del tutto quel momento, e lei si era sentita finalmente al posto giusto. Allibita, percepì il sollievo dato dalle parole scelte per sottolineare una presa in giro a dir poco evidente, ma che forse nascondeva un fondo di verità, soprattutto nella domanda finale. Ruotò il busto di poco, quando bastava a tornare di fronte a lui, senza distanziarsi per paura di perdere la vicinanza guadagnata. «Oh, è stata veramente ter...» riacquistata la facoltà di parola, però, finì per perderla, frammentando quella mezza battuta che di vero non aveva nulla: e fu di Killian la colpa. «...ri-», la mano tatuata si appropriò di quella ciocca bionda, di troppo, che impediva un contatto visivo degno di quel nome, e la voce di Amber divenne un sussurro trascinato via dal vento, mentre lo sguardo si apriva divenendo per lui un libro aperto. «...bile», finì nel vuoto quel senso di vaga ironia, sostituito da un'intensità senza precedenti. Perse un battito, ma lasciò che il ragazzo la sfiorasse, percependo l'incauto desiderio che il contatto non venisse interrotto subito. Ogni singolo millimetro del volto, a contatto con la mano di Killian, illuminava angoli di un mondo che Amber nemmeno sapeva esistesse. D'improvviso, fu come se il mago avesse gettato una gemma all’interno di uno stagno placido, increspandolo a ritmo costante. Un lieve rossore colorò le guance della Tassorosso, incapace di alcun controllo sulla reazione più emotiva che lui sapeva scatenare con una maestria invidiabile. «Non... contare quella, come... risposta.» sussurrò, limpida. Benché sentisse il corpo tremare letteralmente sotto il peso di un susseguirsi di emozioni contrastanti, fece mezzo passo verso di lui, concedendosi di ammirare il vero Killian, e permettendogli a sua volta di capire quanto e cosa quelle iridi brillanti volessero trasmettere: "sono qui, e non vado da nessuna parte adesso". Ed allora sulle labbra morbide affiorò l'idea di un sorriso tanto raro quanto vero.

❖Amber Hydra❖
Prefetto Tassorosso - 18 anni - Outfit

 
Top
view post Posted on 17/4/2019, 21:18
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:



Censurare il sorriso sghembo era diventato praticamente impossibile. Continuava a figurarsi la scena dal punto di vista di uno spettatore esterno e tutto ciò che vedeva erano due giovani, entrambi scalzi e spettinati, in allerta davanti ad una finestra aperta. Il cedimento della ragazza non era così strano – avrebbero dovuto prevederlo – ma il tempismo era stato assurdamente azzeccato. Solo una decina di minuti prima Killian avrebbe sfruttato il bisogno di salute per insistere che la strega tornasse immediatamente a casa. E sarebbe riuscito anche nell’impresa di farsi ascoltare da lei, probabilmente. Ora che aveva accertato trattarsi solo di una crisi risolta rapidamente senza esiti poteva invece ritenersi grato all’inconveniente. Gli aveva regalato la risata più genuina degli ultimi anni e in un attimo si era realizzato il crollo definitivo di quel castello di carta fatto di timori ed incertezze. Avevano impiegato così tanto per erigerlo che solo un imprevisto del genere riuscì a demolirlo quando le fondamenta erano state già minate dalle parole del venticinquenne.
Il leggero contatto che si era permesso (senza chiedere e senza preavviso, come un tempo) lo riportò alla realtà ancora più efficacemente della nausea della ragazza: era lì con lui, concreta e tangibile. In quel turbolento pomeriggio l’aveva sollevata, trasportata e medicata ma solo il leggero sfioramento durato attimi gli permise di immedesimarsi pianamente in se stesso e non nel basilisco, nell’Auror o nel babysitter di una ragazzina sbronza. Non era più nemmeno il ragazzo rancoroso che si era chiuso ermeticamente contro qualsiasi tentativo di riconciliazione o quello che avrebbe preferito ingoiare ancora ed ancora i propri sentimenti piuttosto che renderli espliciti in un atto di sincerità senza precedenti. Lo sbalordimento di sentirsi bene senza tutti quei costumi di scena lo destabilizzava almeno quanto la piccola curva tra le labbra di Amber. Si era voltata verso di lui, avvicinandosi, seguendo un’incoscienza che non era stata tanto azzardata nemmeno quando la vodka l’aveva resa un burattino dell’alcol. Killian reagì tornando serio, ma nulla che ricordasse l’espressione contrita e ostile che le aveva riservato fino a qualche momento prima. Contemplare i lineamenti morbidi della Tassorosso e percorrere con lo sguardo ogni piccola piega della sua fisionomia erano abitudini dimesse che ora tornavano a reclamare tutta la sua attenzione. Le occhiaie accentuate, il volto stravolto e i capelli aggrovigliati non la rendevano meno attraente di quando l’aveva osservata fasciata da abiti da ballo, o di quando l’aveva stretta sopra una lastra di ghiaccio trovandosi a pochi centimetri dal suo naso arrossato dal freddo. In tutte quelle occasioni – ed in innumerevoli altre – il desiderio che lo consumava dall’interno era stato sempre lo stesso. E sempre era rimasto insoddisfatto perché sbagliato, impossibile, pericoloso. Killian si chiese se quei termini avessero un senso, ora. Se si fosse sforzato un po’ di più, sicuramente i motivi per cui doveva mettere un nuovo freno lo avrebbero raggiunto con pieno diritto di sussistere. Invece che retrocedere, la mano scevra di anelli ma intessuta di linee sottili e quasi invisibili si sollevò di nuovo, anelando il calore delle gote imporporate. Con studiata lentezza posò il palmo aperto sul lato sinistro di quel volto che aveva eclissato qualsiasi altra cosa: i rumori della strada che entravano dalla finestra, quelli del fuoco ormai morente e la stanza che aveva smesso di vorticare.

«Ah no?», mormorò replicando all’avviso di non considerare il piccolo incidente come la risposta alla sua confessione. Il pollice scese dall’accarezzare la linea definita dello zigomo a quella morbida della bocca, dove gli occhi grigi sostavano incapaci di allontanarsi. «Credo che me la prenderò da solo, allora».

Senza porre fine al perfetto incastro tra la sua mano e la parte di viso circondata da esso, Killian fece ciò che si era impedito sin dagli albori della conoscenza con Amber Hydra. La prima percezione che esplose nella sua mente e nel suo animo fu la morbidezza delle labbra finalmente constatata e non solo immaginata. Poi venne il profumo leggero di lavanda che sovrastò senza difficoltà quello insistente dell’alcol. Doveva farsi bastare quelle inebrianti sensazioni donate solo dalla leggera pressione delle bocche unite, ma fermarsi ora richiedeva una dose di autocontrollo che a stento possedeva. Anche la mano sinistra raggiunse una posizione speculare dell’altra, poi entrambe scivolarono più in basso, andando in parte sul collo nudo e rovente. Dovette compiere una violenza contro la propria volontà per interrompere il bacio, ma anche allora non si tirò più indietro di qualche centimetro. Il minimo che gli consentiva di immergersi nelle iridi di rugiada e trovare la conferma che no, non era sbagliato, impossibile, pericoloso. O magari lo era, ma che anche a lei non importava più.

❖Killian Resween❖
Ispettore Auror - 25 anni - Outfit

 
Top
view post Posted on 18/4/2019, 19:31
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,506
Location:
Hyperversum

Status:


Il crepuscolo aveva invaso il vicolo senza curarsi dei due mezzi busti affacciati alla finestra. C'era davvero bisogno di parole per descrivere quello che qualunque spettatore, ora, avrebbe capito? Limpido, lo sguardo di lei non sfuggiva più all'incontro con quello di lui. Nubi chiare, specchiate sulla superficie di un lago isolato. Avrebbe potuto andare in fiamme l'Universo, ed Amber non se ne sarebbe curata. Da quando la mano rigata d'inchiostro l'aveva sfiorata, l'Auror aveva guadagnato la sua più totale attenzione. Un mezzo passo avanti e l'intenzione della ragazza sarebbe apparsa inequivocabile, così come l'elettricità statica esplosa letteralmente grazie ad un semplice gesto. Oh, di semplice non v'era mai stato nulla tra loro, e lei poteva già sentire il ruggito di un sentimento represso troppo a lungo. Mai Amber aveva permesso a qualcuno di avvicinarsi così tanto, e mai una volta aveva impedito a Killian di farlo. Contro ogni barriera, contro ogni limitazione e perfino contro la più stretta logica. Gli aveva conferito un potere tale, che non si era accorta fosse accaduto anche il contrario. Il cuore sussultò rievocando un battito che troppo a lungo era stato messo a tacere, coperto da strati di "non è giusto" e "non dobbiamo". Un solo passaggio delle dite calde a contatto con la pelle di porcellana, ed anche l'ultima maschera - il frammento di ciò che ne restava - cadde al suolo, sbriciolandosi e liberando l'anima rimasta prigioniera troppo a lungo. La serietà con cui il mago accolse l'avvicinarsi, fece tremare le gambe, quasi l'intero corpo sapesse perfettamente dove avrebbe condotto il sentiero di quell'intensità. Non si rese conto di aver ridotto il respiro al minimo indispensabile, fin tanto che non lo sentì tremare. *E adesso?* mormorò la creaturina rinchiusa nella torre d'avorio. "Adesso sei libera" rispose l'evanescente carceriere.

Temette perfino di muovere un muscolo, ma non poté arrestare l'allargarsi lento delle labbra quando un nuovo contatto, inaspettato tanto quanto voluto, fece andare il suo volto letteralmente a fuoco. Il rossore diffuso a contatto con la mano di Killian, contrastava con il pallore innaturale di chi certo non era al massimo della sua forma. La bionda sapeva di essere un completo disastro, ma il modo in cui lui la guardava riuscì a farle credere di non essere mai stata tanto bene come in quel momento. Il tempo di reagire alla presa di posizione verbale fu talmente poco, che prima ancora che potesse chiedersi - inutilmente - cosa intendesse dire, la razionalità si spense. Uccisa dal gesto che per troppe volte era apparso come il miraggio di una mente provata. Avrebbe ricordato per sempre il preciso attimo in cui le labbra che tanto aveva visto allontanarsi da sé, si erano appropriate delle sue, annullando ogni altro punto di riferimento. L'iniziale timore di vederlo così vicino, così reale, così sicuro... si sciolse in pochi ritmati battiti. In prima battuta aveva sbarrato lo sguardo, colta dall'impossibilità emotiva di capire e dall'atroce dubbio di vivere solo l'ennesima fantasia... ma dopo fu di tutt'altro avviso. Chiuse gli occhi, d'istinto, e accolse il contatto all'altezza del collo, consapevole del calore bruciante che avrebbe rimandato ogni carezza. Non le importava più quantificare il rossore scatenato. La mano dal palmo fasciato si mosse contro ogni imposizione diretta, con la naturalezza di chi - e non era il suo caso - sapeva esattamente cosa fare, e strinse appena il tessuto della felpa lungo il fianco dell'Auror... di.. di Killian! Le bende e l’attrito non le impedirono di mantenere la leggera presa; segno tangibile di quanto ne sentisse il bisogno. Ci era riuscito, alla fine, l’aveva rapita. Incredibilmente quando il primo contatto venne meno e la labbra furono di nuovo libere, si ritrovò a trattenere a stento la felicità che aveva allontanato ogni pensiero, sotto forma di un sorriso inedito, e che combatteva contro la capricciosa tristezza di un "fermo" sopraggiunto troppo presto per i suoi gusti. Il profumo lieve del bagnoschiuma, il calore delle sue mani, la profondità delle Nubi di Londra: ogni cosa era perfetta, nonostante il caos generato per raggiungerla! Aprì gli occhi, imponendosi di respirare e non riuscì a dire nulla. Non una parola che avrebbe potuto spezzare l'intensità dei loro sguardi. Ad Amber, però, non bastava aver superato di netto l’ultima barriera, e qualunque cosa lui stesse cercando nelle iridi acquamarina, l'avrebbe trovata. I rimorsi giacevano ormai a terra come i cocci del vaso del salone. Mossa da una dolcezza che non sapeva di possedere, sollevò anche la destra e regalò del tempo a quella che invece era un'altra delle cose che aveva sempre voluto fare. Insinuò le dita sottili tra i capelli scuri ancora un po' umidi di Killian, accarezzando l’idea che davvero lui fosse lì una volta per tutte, per lei tanto quanto lei ci sarebbe stata per lui. Poi si alzò appena per reclamare quanto non aveva mai saputo di desiderare così intensamente, come dopo averne avuto un assaggio; consapevole o meno di aver innescato una seconda miccia. Così, acceso dal permesso ricevuto, Killian non si fermò più. Il sapore cauto del primo bacio venne spazzato via dal meno casto susseguirsi del secondo, e del terzo... finché non fu più chiaro chi avesse dato il via alla giostra, ma solo che nessuno voleva fermarla tanto presto. Incaute, le mani tatuate seguirono il volere del loro padrone, rendendolo il perfetto Ladro che una Principessa "a modo" non avrebbe mai dovuto assecondare.


«Ora torna a casa. Mi ritroverai qui» impose lui, dopo un tempo indefinito ma insufficiente, accarezzando un’ultima volta i lineamenti della strega. E, per quanto in cuor suo avrebbe desiderato dire altrimenti, l’immagine stravolta di Amber parlava abbastanza da sé; era stanca, aveva bisogno di tornare a casa, lavar via quel pomeriggio di tumulti, e stringere al petto una consapevolezza tutta nuova. Si ritrovò quindi ad annuire, deglutendo a fatica, ma percependo la spossatezza serpeggiare ed imporre la legittimità dell'indicazione di Killian, sussurrata quando erano ancora ad un soffio l'uno dall'altra. Fu proprio la certezza che lo avrebbe ritrovato, in spoglie inedite ed inebrianti, a stamparle sulle labbra il sorriso più sincero mai regalato a nessun altro.

❖Amber Hydra❖
Prefetto Tassorosso - 18 anni - Outfit


Che te lo dico a fare, socia mia? *frufru
Lo sai già 💛 ↴

 
Top
42 replies since 21/10/2018, 13:41   978 views
  Share