Un sussulto ed un crampo, ecco cosa seguì il gesto di Amber ed il vano tentativo di tenere Killian al sicuro dal motivo scatenante di quell’improvviso moto di nausea. Avrebbe voluto dire molto, ed anche nulla, nello stesso momento... sicura che uno sguardo sarebbe stato già un passo avanti sufficiente, ma il suo stomaco aveva scelto una via differente. Obbligandola così a concentrarsi su qualcosa di più urgente di quel sentimento che - sotto sotto - l'aveva spinta fin lì, di nuovo. Avrebbe voluto fare ancora un passo indietro, finendo probabilmente con l'incontrare la porta della cucina ma, sentendosi afferrare la spalla, si costrinse a non ignorare il padrone di casa, forse preoccupato per l'improvvisa piega del loro incontro. Udì il suo nome, pronunciato con un tono che non lasciava nulla all'interpretazione, ma non riuscì a rispondere, per la semplice paura di aprire bocca. *no no no!*. Il calore generato dalla presa sulla spalla, ed i brividi che lentamente ne seguirono, finirono per perdersi nel voltastomaco che vinceva su tutto. Oh, la giovane strega avrebbe pagato fior di galeoni in quel momento per scoprire cosa le avesse fatto bere qualche ora prima, proprio chi ora tentava di trarla in salvo! La mano aperta nel vuoto non rimase sola a lungo perché, compreso il problema appena biascicato dalla ragazza, Killian fece quanto in suo potere per trascinarla verso la prima finestra utile. Incapace di agire diversamente, Amber si fidò di lui ad occhi chiusi, lasciandosi guidare, con una mano saldamente ancorata allo stomaco. La lieve ferita, pulsò replicando i lenti battiti d'angoscia, non appena lui sfiorò le bende, ma perfino quel picco di dolore non fu paragonabile all'ultima fitta. Impaziente, alzò appena il capo inspirando a fatica, nell'attesa che la finestra venisse aperta. Certo non aveva la minima intenzione di rigettare nulla al piano di sotto, e meno che meno con Killian al fianco; si vergognava da morire. Eppure sapeva che non era solo lei a dover prendere quelle decisione, c'era un terzo attore in ballo e sembrava non volersi fermare. Non c'era imbarazzo che tenesse, non in quelle condizioni. *non guardarmi*, implorò.
Con le dita sottili, di entrambe le mani, aggrappate spasmodicamente agli infissi della finestra, si concesse qualche respiro più profondo. Ma alzò il capo solo quando - passati i conati a vuoto - si sentì in grado di controllare il dolore in lenta scomparsa. Tenne lo sguardo fisso nel vuoto per una totalità di minuti che non avrebbe saputo quantificare, in parte perché detestava l'aver rischiato di far assistere Killian ad una scena poco "elegante", ed in parte perché sentiva di aver interrotto un momento che non avrebbe dimenticato tanto facilmente. Ma certo non si aspettava che sarebbe stata la nausea a ricordarglielo nei mesi a venire! Non aveva la più pallida idea di cosa dire. Lasciò che l'aria più fresca della sera penetrasse a fondo nei polmoni, riempiendoli a più riprese, ma l'ultimo respiro venne spezzato di colpo quando la risata dell'Auror sovrastò ogni pensiero. Amber, per tutta risposta, alzò un sopracciglio, incredula. Avrebbe dovuto chiedersi se stesse ridendo "di lei", ma la sincerità scaturita da una risata non così innocente, riaccese il cuore, affaticato dai continui sbalzi d'umore. Metà volto era coperto dalla cascata di capelli dorati, ancora più in disordine ora che il venticello ci metteva del suo per muoverli, ma lui non avrebbe fatto fatica ad individuare un alone di ironico imbarazzo guizzare in quell'iride più in vista. Non fosse stata tanto tesa, lo avrebbe seguito, ma anche solo replicare il sorriso che Killian aveva scelto di mantenere, sarebbe bastato a farla sentire ancora una volta in sintonia con lui. Per un attimo le spalle si erano sfiorate, quando ancora rischiava di rovinare del tutto quel momento, e lei si era sentita finalmente al posto giusto. Allibita, percepì il sollievo dato dalle parole scelte per sottolineare una presa in giro a dir poco evidente, ma che forse nascondeva un fondo di verità, soprattutto nella domanda finale. Ruotò il busto di poco, quando bastava a tornare di fronte a lui, senza distanziarsi per paura di perdere la vicinanza guadagnata. «Oh, è stata veramente ter...» riacquistata la facoltà di parola, però, finì per perderla, frammentando quella mezza battuta che di vero non aveva nulla: e fu di Killian la colpa. «...ri-», la mano tatuata si appropriò di quella ciocca bionda, di troppo, che impediva un contatto visivo degno di quel nome, e la voce di Amber divenne un sussurro trascinato via dal vento, mentre lo sguardo si apriva divenendo per lui un libro aperto. «...bile», finì nel vuoto quel senso di vaga ironia, sostituito da un'intensità senza precedenti. Perse un battito, ma lasciò che il ragazzo la sfiorasse, percependo l'incauto desiderio che il contatto non venisse interrotto subito. Ogni singolo millimetro del volto, a contatto con la mano di Killian, illuminava angoli di un mondo che Amber nemmeno sapeva esistesse. D'improvviso, fu come se il mago avesse gettato una gemma all’interno di uno stagno placido, increspandolo a ritmo costante. Un lieve rossore colorò le guance della Tassorosso, incapace di alcun controllo sulla reazione più emotiva che lui sapeva scatenare con una maestria invidiabile. «Non... contare quella, come... risposta.» sussurrò, limpida. Benché sentisse il corpo tremare letteralmente sotto il peso di un susseguirsi di emozioni contrastanti, fece mezzo passo verso di lui, concedendosi di ammirare il vero Killian, e permettendogli a sua volta di capire quanto e cosa quelle iridi brillanti volessero trasmettere: "sono qui, e non vado da nessuna parte adesso". Ed allora sulle labbra morbide affiorò l'idea di un sorriso tanto raro quanto vero.
❖Amber Hydra❖
Prefetto Tassorosso - 18 anni - Outfit