La Cupa, Contest Ottobre 2018

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view post Posted on 29/10/2018, 14:04
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You are not saving this world, you are preparing it for me.

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Magic Law & Order
Capitolo 1: La Cupa.



*Legenda
Mark
Moglie del proprietario


Da quando si era ritrovato a mentire sul rapporto degli eventi accaduti alla sua prima missione di lavoro Maurizio non riusciva più a darsi pace. Era sempre distratto, poco attento a quello che gli accadeva attorno, stava perdendo persino la voglia di lavorare. Si limitava a stare gran parte del tempo in ufficio, in attesa del successivo ladro da acciuffare o della prossima noiosa baruffa tra maghi che litigavano per stupidate. Quando aveva iniziato questo lavoro si era immaginato qualcosa di ben più avvincente. Forse quel nome gli aveva suscitato fin troppe speranze. “Polizia”. Era probabile che il termine italiano gli avesse fatto pensare a tutt’altro tipo di lavoro?! Sì, lo era.
In uno di quei giorni più noiosi del solito qualcuno bussò alla porta e, senza nemmeno attendere risposta, la sfondò con un calcio.

“Ma che!”
”Zitto, ho bisogno di te per un lavoro.”
Gli si palesò di fronte un uomo più basso e vecchio di lui, ma dannatamente carismatico. Aveva un modo di fare tutto suo: mentre parlava gli scagliò un cumulo di fogli sulla scrivania salvo poi mettervi una mano sopra per impedire che Maurizio lo leggesse.
”Lascia perdere il rapporto! Ti spiego strada facendo. Non abbiamo tempo. Sei italiano, vero?”
Sopraffatto dall’assurdità del momento Maurizio si limitò ad annuire, mentre lo sconosciuto girava i tacchi e usciva dall’ufficio. Sull’uscio si fermò per intimare all’Italiano di seguirlo con un semplice gesto del capo.
Più confuso che persuaso, Maurizio seguì l’uomo senza battere ciglio e insieme uscirono dal Ministero per poi spostarsi in un vicoletto lì vicino.
Maurizio fu quindi costretto ad arrestarsi quando lo sconosciuto decise di prendersi una paura e accendersi una sigaretta, offrendone una all’Italiano che, seppur ancora confuso, non rifiutò.

”Allora, ieri c’è stata un aggressione al proprietario del ”Bar Italia”, qui vicino. L’uomo non è morto ma è in uno stato delirante e non fa altro che parlare italiano in uno strano accento che nemmeno i nostri traduttori sono riusciti a capire. Siamo giunti alla conclusione che si tratta di uno dei dialetti del Sud e leggendo la tua scheda ho notato che hai lavorato molto più nel Sud Italia che non nel Nord. Te la cavi, no?”
Le parole morirono in gola a Maurizio: sicuramente il suo interlocutore era carismatico ed esperto, ma aveva dei modi così brutali… Gli ricordava suo padre.
”Ah! Io sono Mark Allen e sono un tuo superiore. Ho fatto richiesta al direttore per prenderti sotto la mia ala, dunque per un po’ lavorerai con me. Del resto mi sembri più un uomo d’azione e vederti chiuso in ufficio a compilare fogli mi dispiace. Certo, ti toccherà qualche rogna, tipo compilare qualcuno dei miei rapporti, ma mi sembra un prezzo onesto da pagare.”
Maurizio provò un misto di gioia e commozione. Rra forse la prima bella notizia ricevuta al Ministero da quando era stato assunto. Non si trattava di una promozione, anzi, probabilmente era stato degradato ad assistente, ma stando alle parole dell’uomo avrebbe finalmente visto un po’ d’azione. Questa poteva essere la sua opportunità per tornare a fare, se non l’Auror, almeno il lavoro l’Auror.
”Quando iniziamo?”
Per la prima volta fu’ Mark a non dargli alcuna risposta. Gli mise una mano sulla spalla e lo invitò a prepararsi per una materializzazione congiunta.
Improvvisamente Maurizio si ritrovò nel quartiere di Little Italy. Non c’era mai stato, ma le bandiere Italiane che svolazzavano dai locali erano un segnale inequivocabile. A due passi da loro si affacciava il “Bar Italia”. Non v’era più bisogno di alcuna risposta. Avrebbero iniziato proprio in quel momento.
Ad una seconda occhiata in direzione del bar, l’Italiano notò come una donna sulla quarantina stesse guardando nervosamente da una delle finestre. Quando si accorse dei due si apprestò ad aprire la porta e a invitarli nel locale con un cenno della mano. Mentre i due si avvicinavano Maurizio notò come la donna stesse tremando: aveva sicuramente qualche tipo di relazione con il proprietario.

”Entrate! È nella stanza sul retro.”
La voce era rotta da un pianto recente, ma Maurizio sentiva che qualcos’altro non andava. Il bar era in effetti come una piccola fetta di Italia a Londra. Ci sarebbe sicuramente tornato in tempi migliori. Dal bancone dietro al bar si accedeva ad un vero e proprio appartamento. Considerate le misure del condominio aveva probabilmente qualcosa di magico. Seguirono la donna sino alla porta più lontana del piccolo corridoio ma lei si soffermò un istante prima di fargli vedere il “malato”.
”È peggiorato nelle ultime ore. Ha la febbre altissima e i suoi discorsi sono diventati sconnessi… Si chiama Giuseppe.”
Probabilmente era quella la fonte delle ulteriori preoccupazioni della donna. Fu così che aprì la porta e li invitò ad entrare. Lei rimase sull’uscio a stringere con forza lo stipite della porta per poi scoppiare in un pianto inconsolabile.
La vista di Maurizio stentò a sopportare il quadretto che si trovava nella stanza: da sotto le coperte si intravedeva una ciocca di capelli su una testa che non ne possedeva molti, mentre il resto del corpo rimaneva accovacciato in posizione fetale, scosso dai tremoti. L’Italiano capì di dover prendere l’iniziativa. Sentiva l’uomo a ripetere alcune frasi senza sosta, ma da sotto le coperte non riusciva a percepire per bene cosa dicesse. Maurizio allora si voltò come per chiedere il permesso alla donna che con un leggero cenno del capo gli fece intuire di avere la piena libertà. Maurizio scostò le coperte sino a scoprire la bocca dell’uomo, la donna alla vista del volto scappò fuggì lontana dallo spettacolo che si stava consumando, lasciandoli da soli. Giuseppe continuava a tremare, non reagiva minimamente agli stimoli esterni, era di un rosso innaturale, gli occhi persi nel vuoto e quelle frasi che adesso risuonavano nella stanza ben chiare:


“Piccola è, ma si fa pesante
Ha la faccia di bambina
Ma gli occhi di fiamma, fiammeggiante”



Maurizio si limitò ad ascoltare l’intero verso per poi andare a sedersi su una sedia lì vicino e guardare Mark, che per tutto il tempo era rimasto in disparte ad osservare la scena.
”Niente?”
Maurizio, confuso si limitò ad annuire
”Niente di utile, credo. Ne parliamo fuori.”
Si limitò a dire. Non voleva aggiungere inutili preoccupazioni alla donna. In effetti aveva già sentito e letto quella frase. Era un piccola storiella che sua nonna utilizzava per spaventare lui e i suoi cugini. Una donna deliziosa, sua nonna!
I due si alzarono e raggiunsero la donna che stava bevendo qualcosa da una tazza. Ebbe la gentilezza di offrire loro qualcosa, ma i due rifiutarono con garbo.

”I medimaghi le hanno detto qualcosa?”
”Non hanno saputo dirmi nulla. Hanno detto che se continua così lo portano al San Mungo domattina.”
”Dove è avvenuta l’aggressione? Mi sapete dire qualcosa sul sospettato?”
”No, nulla! Nessuno riesce a dirmi nulla! Lo abbiamo trovato nella stradina accanto al bar. La zona non è illuminata, nessuno ha visto nulla.”
Disse tra un singhiozzo e l’altro. Mark annuì e si incamminò verso la porta, Maurizio rimase qualche istante ad osservare la donna, salvo poi porre una domanda.
”Da dove viene suo marito?”
”Avellino…no aspetti! È un paesino lì vicino, ma non ricordo con precisione.”

Il nome gli aveva già lasciato intuire qualcosa sulle origini dell’uomo, ma adesso ne aveva avuto la conferma. Nel Sud Italia le antiche leggende vivevano ancora attraverso le parole degli anziani.
I due lasciarono il bar senza aggiungere altro, la situazione era decisamente strana. Non avevano alcuna informazione utile. Maurizio localizzò subito il vicolo e iniziò a fare un paio di passi, ma una mano lo fermò.

”No, no. Ora mi spieghi di cosa diavolo stava parlando quell’uomo.”
Maurizio allora si appoggiò al muro accanto al bar e i due si concessero un’altra sigaretta.
”Non lo so con precisione, ma stava sicuramente delirando! Recitava il pezzo di una canzone che le vecchie usavano per spaventarci, niente di che… Mi ha stupito di più il fatto che questa leggenda sia condivisa, pensavo fosse solo Sarda.”
Mark sembrava più deluso che altro.
”Non abbiamo nulla allora… Andiamo in quel vicolo… Lumos!”


Girarono per quasi un’ora senza trovare nulla. Disperati iniziarono ad ammazzare il tempo parlando tra di loro.
”Perciò ,raccontami questa leggenda! Vediamo quale mostro fa spaventare il grande e grosso Italiano!”
Maurizio sorrise. Da quando si era trasformato la sua muscolatura era cresciuta enormemente, ma non si era ancora abituato a quell’aggettivo.
”Beh, in realtà lui stava cantando una canzoncina che mi cantava mia nonna, le leggende erano altre. La canzone s’intitola “Le Creature della Cupa” che era… come dire… la regina, tra queste. Tutte insieme rappresentavano la manifestazione del Diavolo nel mondo terreno e lei, così dolce e silenziosa, era la rappresentazione della Morte. Vediamo, c’era appunto la Cupa, il Maranchino, le Masciare, il Mazzamauriello, la Malaombra… E, oh, quasi dimenticavo: il Pumminale.”
Parlare di tutto ciò gli strappò un sorriso. Non aveva mai riflettuto sul fatto di essere adesso identificabile con una delle creature della cupa. Il Pumminale, infatti, era il termine dialettale per indicare il licantropo.
” La Cupa è legata ad una storia precisa. Un giorno un contadino che tornava a casa si ritrovò ad attraversare un bosco, una volta entrato si era ritrovato in un punto in cui la luce non riusciva a trafiggere gli alberi e nel silenzio sentì il pianto di un neonato. Quando lo trovò, non c’era nessuno nei dintorni e decise di prendere la creatura in braccio e portarla al paese… Riuscì a fare solo qualche metro ma il fagotto che conteneva la bambina si stava facendo sempre più pesante, sempre più pesante fino a che non fu costretto a poggiarla sul terreno per riposarsi, soffermandosi di nuovo sul viso del neonato si rese conto che si stava trasformando in un demone! Il contadino allora lasciò il fagotto e scappò verso il paese. La giornata era alla fine, quindi non poté raccontare a nessuno quello che gli era accaduto, così decise di aspettare la mattina. Ma il giorno dopo… morì di febbre!”
Forse era la suggestione, forse l’ora tarda, ma quando Maurizio concluse la storia entrambi rabbrividirono colpiti da un improvviso vento gelido.
”Credimi, Maurizio, questa è la cosa più inquietante che io abbia mai s-!”
“NOOOOHHHH!”
Un urlo spezzò la frase di Mark. Non ci fu il minimo bisogno di parlare, entrambi capirono cosa stava succedendo, quasi all’unisono iniziarono a correre verso il bar.
Maurizio ruppe la porta con una spallata, ma per l’eccessiva forza cadde di faccia sul pavimento, mentre il suo collega lo superava per raggiungere la zona sul retro dell’edificio.
Maurizio lo raggiunse con una mano sulla bacchetta e l’altra a coprire il naso e la bocca ancora doloranti.

”Ui Ua Ua!?!”
Nella sua testa tuonò un minaccioso “chi va là!?!” ma quello che ne uscì fu più comico che altro. Di fronte si ritrovò soltanto il suo collega che gli intimava di mettere giù la bacchetta e lo ragguagliò su quello che era successo. Giuseppe era morto.
”Avviso Rhaegar. Lasciamo tutto in mano agli Auror. Mi dispiace averti messo in mezzo a questo casino.”
Maurizio avrebbe certamente voluto dare una mano ma non ne ebbe nemmeno il tempo. Da uomo d’azione qual’era, Mark Aveva proposto e realizzato l’ennesima materializzazione congiunta riportandolo al punto di partenza.
”È mezzanotte, ora tu te ne vai a casa e ci dormi su, domani gli Auror ci interrogheranno e non voglio che ti prendano per pazzo, OK?!?”
L’ultima parte della frase era limpida, in effetti la sua posizione non era delle migliori e ritrovarsi un idiota che parla di miti e leggende sarebbe stato controproducente. Senza dire più nulla i due si separarono, Maurizio si diresse verso Hogsmeade con uno strano senso di inquietudine.
Ancora sconvolto per quanto gli era successo Maurizio si diresse verso i Tre Manici di Scopa/ Testa di Porco per affogare i suoi pensieri nell’alcool. Continuava a rivivere i ricordi di quella serata, stava cercando di scacciarli via, eppure le coincidenze erano troppe per non iniziare ad avere qualche dubbio a riguardo.
Tra una bottiglia e l’altra Maurizio si ritrovò brillo per le strade di Hogsmeade a barcollare verso la propria baita. Col passare delle ore l’alcool era riuscito a scacciare via i brutti pensieri, ma più si avvicinava verso casa sua più il bosco sul retro della baita prendeva forma e si ergeva imponente. La vista del bosco tutto attorno a lui gli mise una paura tremenda. Ma la cosa che più gli pesava era il religioso silenzio che v’era nell’aria: nessun animale che spezzava rami sotto il peso delle zampe, nessun gufo, nemmeno Otto che quasi sempre faceva la strada assieme a lui.
Forse grazie ai sensi del Mannaro che era in lui, forse per suggestione Maurizio si soffermò a guardare un albero che non aveva niente in particolare rispetto agli altri.
”C-Chi c’è?”
Quando aprì la bocca da dietro l’albero apparve una bambina, probabilmente di sei o sette anni, che mosse qualche passo spedito in sua direzione. Stava parlando in Italiano, ma la sua voce pareva quella di un’anziana signora.




“S’incomincia ccu son’ e ccu cant’
e fi finisce ccu pene tremend’!”



Maurizio cercava la bacchetta all’interno della giacca, ma quando riuscì ad estrarla la creatura si dissolse nel nulla.

Ebbene, ho finito, che gran casino che è stato! Vediamo, l'idea era nata in maniera completamente diversa, voleva essere una serie in stile poliziesco in cui ad ogni contest collegavo il criminale di turno...ovviamente considerando sigla e immagine voleva anche essere molto simpatica e divertente...MA POI, ho ascoltato quella canzone che mi ha fatto stravolgere il tutto per l'ennesima volta, l'idea di andare ad esplorare questi miti e leggende del Sud Italia e rivederle in chiave magica era troppo succulento anche per me.
In conclusione non lo so, sicuramente in qualche modo porterò questa storia a termine e non escludo di riprendere anche l'idea originale...spero solo che si sia capita l'idea che mi ha fatto partorire sto cervello strano che mi muove e che quantomeno vi sia piaciuto :ihih:
Ovviamente se mi rendo conto che l'idea non è soltanto malata ma anche buona andrò ad arricchirla graficamente in futuro, per ora mi sembra ancora strano che sto partecipando ad un contest :asd:


Macché pensavate che mi ero scordato di voi?
What-Disney-Movies-Taught-Us-About-Girl-Power-Good-Fairies-copy

Ecco le tre fatine/masciare (if u know what i mean :fru: ) che hanno accompagnato i miei deliri:
Serenella/Nieve: Che ha supportato i miei deliri (ho cambiato il contest tipo tre volte prima di scriverlo e una durante la stesura, fare un po' voi!)
Fauna/Trhesy: Che ha fatto un lavorone tecnico, è riuscita a darmi una mano nel contestualizzare il tutto, roba che veramente ancora ora mi chiedo come sia riuscita a farlo...chapeau :zalve:
Flora/Drinky: Che ha aiutato nei deliri grafici facendomi anche scompisciare dalle risate (ma cioè ,avete visto che figata di idea quella dannata copertina, rido ancora :ihih: )


Edited by Don Medellìn - 29/10/2018, 15:15
 
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