Zonko Party

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view post Posted on 31/10/2018, 17:48
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31 Ottobre, ore 22.

Per le vie di Hogsmeade aleggia un’aria a dir poco spettrale. Le case, in gran parte rovinate dalle intemperie del tempo, sembrano essere state addobbate a puntino per quella serata che deve portare solo e soltanto timore nel cuore dei giovani che passano di là.
Gli abitanti del villaggio sembrano esser spariti, mentre uno strato leggero di nebbia continua a persistere lungo le strade del luogo, dove il lento gracchiare di un corvo risuona in maniera costante e lenta.

Tutto sembrava essere stato organizzato a dovere da Zonko, il quale aveva ottenuto addirittura il permesso da parte del Preside della Scuola poco distante per far accedere gli studenti del primo anno senza accompagnatori al villaggio, se non fosse che in realtà lo strambo negoziante per la festa aveva preso in affitto solamente la location, una fabbrica di tappeti volanti in disuso, piena di macchinari stravaganti posti fuori dall’entrata principale.
Chiunque avesse fatto capolino in quel luogo, avrebbe trovato solamente una porta sbilenca a dividere la grama atmosfera del villaggio dalla vera e propria festa, che, consapevolmente, sarebbe calata rapida sulla testa di chiunque, come la falce del Tristo Mietitore.
L’entrata di legno, rigorosamente scricchiolante, dava l’accesso ad una lunga e tortuosa scalinata, ai cui lati vi erano appesi dei teschi con delle fiammelle all’interno del palato volte a far luce, che portava ad un piccolo disimpegno nel quale un vecchio dagli occhi perversi era pronto a dare loro il benvenuto alla festa.
Stranamente, come contrariamente si poteva pensare, Zonko dava come unica condizione per far parte della festa non l’obbligo di pagare l’accesso, bensì quella di ingerire una pasticca, la quale, magicamente, avrebbe tramutato la voce delle persone che stavano per accedere nel luogo in quella di un demone.
Ovviamente tutte le voci sarebbero state diverse tra di loro; c’era chi avrebbe potuto averla greve e chi grottesca, ma sicuramente sarebbe stata paurosa e irriconoscibile, per chiunque.
Il perché di quella scelta di Zonko lo si poteva capire varcando solo la seconda soglia, questa volta costituita da una porta dalla doppia anta di legno di ciliegio, la quale portava in un lungo corridoio in cui man mano che ci si addentrava la luce diventava sempre più fioca per poi sparire definitivamente.
Una stanza, dalle misure sconosciute a tutti, si presentava nella totale oscurità, tranne che per una grande ciotola di punch di color rosso brillante posta su di una piattaforma circolare distante almeno dieci metri dall'entrata la quale, una volta che veniva bevuta, dava la possibilità alla persona di trasformarsi momentaneamente in un comune spettro, permettendo di essere notata e magari raggiunta.
Ma era tutto qui la festa? Solo questo era stato ideato da Zonko?
Effettivamente, oltre alla difficoltà di riconoscersi tra amici, Zonko, aveva creato una stanza a dir poco spiacevole per i suoi invitati i quali avrebbero potuto udire suoni terrificanti nell’aria.
Al contrario delle feste passate, dove delle armonie felici risuonavano costantemente, in quella si poteva sentire un leggero senso di inquietudine farsi sempre più spazio tra le persone.
Ma solo questo aspettava i partecipanti o c’era altro? Questo lo potevano scoprire solo e soltanto con il proseguire della festa. La sopravvivenza era l’argomento principale di cui si sarebbe parlato quella sera.


Benvenuti tutti quanti alla festa di Halloween di Zonko.
Come potrete aver capito da quanto è stato scritto, il vecchio negoziante ha creato un Buio Party in piena regola dove i vostri pg non potranno vedere ad un palmo dal naso.
Come se non bastasse, vi ha voluto mettere maggiormente in difficoltà facendovi ingerire una pasticca che ha modificato la vostra voce con quella di un demone. Il tipo di voce vi diamo la possibilità di sceglierlo voi stessi, ovviamente nei limiti del buon gusto.
Quindi, oltre agli inquietanti suoni che sentite nella stanza buia, ci siete voi stessi a movimentare la festa e a renderla spaventosa con le vostre stesse voci. Divertente, vero?
L’unica fonte di luce presente nel luogo è rappresentata da una grande ciotola di punch dal colore scarlatto posta su di una base circolare.
Ingerendo il liquido avrete la possibilità di farvi riconoscere dalle persone attorno a voi, ma non come pensate.
Infatti, sarete visibili a tutti ma sotto forma di ectoplasma e quindi comunque irriconoscibili per i vostri amici.
Siete pronti per la festa? Se si, accorrete a postare e aspettatevi il peggio. Ci sono tante sorprese che vi aspettano.
Ah dimenticavo, se volete, provate a fare un Lumos. Probabilmente non vi servirà o meglio, forse qualcosa di spiacevole succederà.

I Masteraggio:05/11 h:18.00

Non postate statistiche o oggettistica, non vi serviranno. Chiunque non riuscisse a postare per tempo, non si deve fare alcun tipo problema: si può accedere all'evento anche nei prossimi turni, mentre chi non riesce a postare successivamente non verrà preso in considerazione durante i masteraggi.


 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 2/11/2018, 16:42





hallo1


hallo2



Halloween aveva dei significati molteplici per Elijah.
Era divertimento, ma quello gli interessava relativamente.
Era trasgressione, certo, ma anche finzione. Quella notte potevi divertirti ad essere qualcuno diverso, qualcuno lontano o qualcuno così dentro di te che non hai mai avuto voglia di tirarlo fuori. Nonostante tutto per lui Halloween aveva il duplice significato di farsi vedere passando totalmente inosservato. E che vuol dire? Un concetto semplice se è chiaro di cosa stiamo parlando.
In quell’occasione i suoi travestimenti non lo rendevano quasi mai riconoscibile. Era un camminare in incognito essendo sempre se stesso.
Anche quell’anno non volle essere da meno. Il vestito era un cappotto anche piuttosto semplice per essere un costume. Era abbinato ad una banale camicia nera, che non aveva nemmeno comprato, così come i pantaloni gessati. Sua sorella Sarah aveva lottato per costringerlo ad abbinare al tutto un bastone da passaggio. Nell’attimo in cui l’aveva preso in mano, già gli dava sui nervi.
Aveva portato tutto nella sua stanza e, arrivato il momento, si era dedicato tranquillamente al trucco. Saper disegnare molto bene era un vantaggio in certi casi. Prima il bianco dove serviva e, a seguire, tutto il resto.
Non ci mise molto ed il risultato fu decisamente soddisfacente.
Si vestì di tutto puntò, quindi abbandonò la Sala Comune per andare ai piani alti.
Andò dritto al secondo piano, sapendo dove avrebbe trovato la sua accompagnatrice. Si appoggiò allo stipite della porta, dondolando leggermente la gamba.
- Buonasera, cercavo la mia infermiera per portarla ad una festa, mi hanno detto che potevo trovarla qui.
Inclinò leggermente il capo quando lei apparve nel suo campo visivo, era decisamente splendida. Sorrise appena, un sorriso che - sotto al trucco - sarebbe apparso decisamente spettrale ed inquietante. Avanzò verso di lei, un passo di seguito all'altro, fermandosi a pochi centimetri da Jolene. Il dito del Serpeverde le carezzò il viso, scivolando sul collo, la spalla, il braccio, fino a prendere la mano.
- Sei perfetta, Scintilla. Vogliamo andare? - la tirò leggermente verso di sé, sfiorandole appena le labbra con un bacio.
Sua sorella aveva detto che quel bastone da passeggio faceva chic nel costume, ma decise di liberarsene quanto prima. Odiava cordialmente i bastoni da passeggio. Appena arrivato a Hogsmeade l'avrebbe sicuramente lanciato nel primo vicoletto.
L'aria fuori dal Castello era cristallina ma decisamente frizzante. Non aveva freddo e il lungo cappotto che indossava lo riparava benissimo, anche troppo. Non poteva dire lo stesso della ex Corvonero. Se solo lo avesse saputo prima, avrebbe portato con sè il Mantello Vulcano. Le passò il braccio intorno alle spalle, avvicinandola il più possibile.
Per fortuna la strada da fare per arrivare alla festa di Zonko non era troppo lunga e riuscirono ad avvistare la destinazione dopo pochi minuti. Elijah si guardò intorno. Perfetto! Aleggiava un’atmosfera strana, un qualcosa che non riusciva a leggere nei dettagli. Gli occhi chiarissimi, celati dietro le lenti del travestimento, andarono alla ricerca dei dettagli. Scrutò la porta sbilenca davanti a loro, quindi la spinse senza troppi complimenti. Il legno vecchio scricchiolò, facendogli storcere il naso. Una lunga scalinata si srotolava davanti a loro, degnamente illuminata da una serie di teschi, che mostravano orgogliosamente una candela nel loro interno. Il Serpeverde ghignò soddisfatto. Quella si che era una degna festa di Halloween che prometteva di essere all’altezza di quel nome. Era tutto tetro e minimale, proprio come piaceva a lui.
Il primo gradino diede il via alla conquista della scala dell’orrore, passo dopo passo. Elijah carezzava la spalla della sua compagna e allo stesso tempo teneva gli occhi fissi sulla losca figura che li attendeva. Osservò con sospetto le due pasticche che stava porgendo ad entrambi. Era davvero quello il prezzo del biglietto? Non si fece troppe domande. Una volta in ballo era solito muovere i piedi e non restare seduto a guardare. La prese e la mandò giù.
- Bene! Ora possiamo entrare?
Quella che venne fuori dalla sua gola non era più la sua voce, ma quella di un Troll di montagna, nel vero senso della parola. Se il suo timbro naturale era decisamente profondo, quello che poteva esibire ora era così profondo da infilarsi sottoterra, rimbombando alla fine di ogni parola. Il ghigno di Elijah divenne così ampio che rischiò di snodarsi la bocca. Gli piaceva quella roba, accidenti se gli piaceva!!
Insieme entrarono in quella che sarebbe dovuta essere la vera festa. Si imbatterono nel nulla più oscuro, fatta eccezione per un raccapricciante tazzone di punch, dove pareva avessero sgozzato tutto il serraglio di Creature Magiche. E lui, Elijah Sullivan, era tremendamente a suo agio in quella sala, più di una donzelletta al Ballo delle Debuttanti. L’oscurità era il suo elemento e ogni volta che si incontravano, lasciava che questa lo accarezzasse fin sotto la pelle.
Era certo che il bello doveva ancora venire.
- Mi dispiace solo non poterti guardare, Miss – la sua voce rombò nella sala. Porca miseria! Sperò che l’appellativo “Miss” aiutasse Jolene a ricollegarla a lui.

Post concordato con Jolene



Codice & Grafica ©Elijah -harrypotter.it

 
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view post Posted on 3/11/2018, 20:12
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«Non sono sicura che stia venendo come nel disegno.»
«Non preoccuparti, mamma, da quello che vedo va benissimo.»
«L'intera faccenda è partita dal fatto che tu, fino a lì, non ci vedi abbastanza.»
«Sì, ma, beh… va benissimo.»
Virginia sbuffò e, piuttosto reticente, continuò a spennellare sulla schiena della figlia. Quando aveva deciso che ad Halloween si sarebbe travestita da angelo caduto, la ragazza non aveva preso in considerazione la difficoltà derivante dall'avere la parte più importante del costume sulla schiena. Sua madre aveva acconsentito ad aiutarla: con della cera scaldata tra le mani aveva modellato gli squarci dove, un tempo, nascevano due possenti ali bianche. Le ferite erano ancora aperte, e sanguinavano rosso colorante alimentare.
«Mi fai il solletico.» Ridacchiò mentre la punta del pennello sfarfallava con maggiore insistenza tra le scapole, e anche il severo volto materno venne addolcito da un sorriso.
Dopo un tempo che parve interminabile nel silenzio necessario alla concentrazione di Virginia, finalmente il lavoro parve finito. Contorcendosi di fronte allo specchio del bagno, Jolene si profuse in acuti apprezzamenti dell'opera: oltre alle ferite da cui erano state strappate le ali, l'intera schiena mostrava numerosi contusioni, ematomi sui toni del giallo e del viola, macchie di sangue rappreso che aveva incollato alla pelle martoriata qualche piuma solitaria, tutto ciò che rimaneva dell'antica gloria. Il rosso cupo del sangue si estendeva anche sulla veste bianca, che scendeva seguendo le linee del corpo fino a terra, scoprendo appena dei vertiginosi tacchi argentei.
«Accidenti, deve essere stato davvero doloroso quando sei caduta dal paradiso.» Jolene alzò gli occhi al cielo mentre Oscar sbirciava dalla soglia della porta. «Complimenti mamma, alla fine decorare tutte quelle torte ha dato i suoi frutti. Sei un'artista in piena regola.» Virginia borbottò qualcosa mentre si apprestava a scendere le scale, ma era evidente che fosse soddisfatta del suo lavoro, sotto sotto.



Jolene arrivò in infermeria piuttosto trafelata, dopo aver bisticciato con le scale a cui, si sa, piace cambiare. Doveva sbrigare delle ultime faccende prima di prendersi una pausa, così aveva detto ad Elijah che la avrebbe trovata, come al solito, al secondo piano.
Aveva appena terminato, quando una voce dalla profondità che ben conosceva la fece voltare verso la porta. Rimase a fissarlo mentre si avvicinava, un sorriso sghembo sulle labbra nel studiare il suo travestimento.
«Credo ci sia un errore. Io aspettavo un mago, non una spaventosa creatura della notte.» La mancina corse ad accarezzare i corti capelli al lato del viso, attenta a non rovinare il trucco elaborato. Osservò con curiosità lo sguardo i cui colori si celavano dietro ad un'asimmetria inquietante, e le sue labbra sorridevano quando il Serpeverde le sfiorarono. «E' un costume incredibilmente riuscito, complimenti. Ti sei truccato da solo?»
Nel partire verso la festa, Jolene fece in modo di precedere Elijah. Si voltò per vedere la sua reazione al disastro inaspettato della schiena, che niente del davanti avrebbe fatto prevedere. L'angelo caduto sentiva il riso aleggiare sulle labbra, e un'impazienza crescente di entrare nel vivo della serata.
Per la strada, Jolene si strinse al suo accompagnatore, rifugiandosi nel suo calore contro l'aria frizzante dell'autunno inoltrato. Arrivati a destinazione, non si poteva scorgere nessun tipo di soggezione nella rossa. Al contrario, guardava con curiosità all'allestimento macabro: era un'Infermiera, ci sarebbe voluto più di qualche osso per farle paura. Il caos istituzionalizzato di Halloween l'aveva sempre affascinata, trasmettendole, in fin dei conti, un senso di sicurezza e ordine. C'era qualcosa di incredibilmente calcolato nei travestimenti più disparati, nei festeggiamenti alternativi del trentun Ottobre: sembrava che l'uomo avesse addirittura il potere di imbrigliare i mostri.
Messa di fronte alle due pillole misteriose, Jolene occhieggiò Elijah prima di seguire il suo esempio. Quando la sua voce proruppe nel silenzio, inaspettatamente cavernosa, non riuscì a trattenere una risata. A sgorgarle dal petto, però, non fu il suono tintinnante a cui era abituata: un gracchiare raccapricciante, come quello di una cornacchia stridula, si riversò nelle ondate di un'ilarità che cresceva sempre più. Jolene rideva perché la sua risata era orribile, del tutto simile a quella di una megera.
«Grazie, buon uomo.» Gracchiò prima di avviarsi, sogghignando sempre più divertita.
Mentre l'oscurità avanzava lungo il corridoio, Jolene cercò la mano di Elijah e la strinse con maggiore forza. Aveva il presentimento che presto non ci avrebbero visto ad un palmo dal naso e questo, a differenza di mille decorazioni macabre, la metteva sinceramente a disagio. Non aveva una vera e propria fobia del buio, ma la totale assenza di certezze che comportava la lasciava inquieta. Si avvicinò ad Elijah, cercando conforto nella sua presenza.
«Sarai ben contento di potermi sentire, invece, Sir.» Cercò di scherzare per distendere i nervi. «Quella roba si beve, secondo te?»



Post concordato con Elijah.
Dopo aver preso la pillolina magica, Jolene ha la voce stridula e gracchiante, simile a quella di una cornacchia.

 
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view post Posted on 4/11/2018, 16:04
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Secondo Anno

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WOLFGANG BOGDANOW
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All Hallow's Eve.

Nella notte meglio conosciuta come Halloween - come ogni anno prima di quello - Hogwarts organizzava un evento, una nuova occasione per festeggiare: il negozio di scherzi noto come Zonko aveva ottenuto il permesso per poter organizzare una tale e festiva ricorrenza, se non fosse che lo strambo negoziante non aveva messo a disposizione il proprio locale ma aveva affittato quello che, poi, aveva scoperto essere una fabbrica di tappeti volanti in disuso. Tuttavia, tralasciando la strana location presa in considerazione, Wolf non aveva intenzione di lasciarsi scappare l'opportunità di incontrare Megan al di fuori delle mura scolastiche: per questo motivo, dopo aver indossato un normalissimo paio di pantaloni neri e una camicia delle medesime tonalità, cercò nell'armadio un paio di bretelle scure che era sicuro di aver comprato la scorsa estate a Londra. Una volta soddisfatto del risultato finale, approfittando dell'assenza dei suoi compagni di Dormitorio, decise di dipingersi il volto in modo da raffigurare un teschio messicano - el dìa de los muertos non ricordava affatto la tradizione anglosassone di Halloween, ma non gli importava: aveva sempre trovato affascinanti i costumi e le usanze messicane.

Il prodotto finale era più che soddisfacente, ma ciò non faceva scomparire la leggera bolla di ansia che si era collocata all'interno della sua stessa gola: era la prima volta che lui e la Corvonero avrebbero partecipato a una festa dopo gli eventi dello scorso anno - avevano deciso di incontrarsi fuori dal locale destinato alla serata, in modo da evitare la folla di persone che ogni anno si accalcava fuori dalla Sala Grande. Nonostante fosse l'ultimo giorno di Ottobre e nonostante l'aria spettrale che aleggiava sulle vie di Hogsmeade, il clima era a dir poco piacevole per i suoi gusti e, pur sapendo che a fine serata avrebbe potuto pentirsene, Wolf aveva deciso di non indossare alcun cappotto: unico ornamento finale del suo per così dire "costume" era un semplice braccialetto di cuoio nero - un bracialetto che era consapevole la sua accompagnatrice avrebbe apprezzato.

Arrivato prima di Megan al luogo prefissato per l'incontro, Wolf si appoggiò con la schiena al muro del locale per poi accendersi una sigaretta - il fumo che si innalzava da essa si confondeva con la leggera nebbia che aleggiava nella notte. Non aveva avuto il tempo nemmeno di dare un paio di tiri, che una visione spettacolare attrasse la sua attenzione: il trucco della Corvonero era elegante, al tempo stesso leggermente inquietante - gli ricordava un'aracnide e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

Sei bellissima, Liebe.

Stando ben attento a non rovinare né il proprio trucco né quello della ragazza, Wolf attese che lei gli si avvicinasse quel tanto che gli era necessario per darle un bacio leggero sulle labbra - un bacio stampo tanto leggero da essere scambiato per il tocco di una farfalla. Poi, come se nulla fosse - come se quel bacio non fosse stato tanto sconvolgente quanto lo era stato in realtà - diede un altro tiro alla sigaretta, per poi provare ad offrirla a Megan: non aveva mai visto la ragazza fumare, ma apparentemente c'era una prima volta per tutto. Sorridendo di fronte alla leggera difficoltà della ragazza - era la prima sigaretta dopotutto - attese che lei finisse di fumare: l'ansia di poco prima completamente dimenticata.

Vogliamo entrare? - domandò, allungando la mano per fargliela stringere - Sai cosa dovremmo aspettarci dalla festa? Conosci qualcuno degli organizzatori?
La porta di ingresso, ovviamente scricchiolante, nascondeva una lunga e tortuosa scala abbellita con decorazioni rigorosamente in tema con la festa: una volta raggiunto un piccolo disimpegno, un vecchio dagli occhi strambi diede loro il benvenuto, invitandoli - dato che non si poteva parlare di costrizione - ad ingerire una strana pastiglia.
"Rifletti bene, Alice: perché se bevi da bottiglie che non sai cosa contengono è quasi certo che prima o poi ne subirai le conseguenze." - quindi, senza porsi troppi problemi sui possibili effetti di quella strana caramella la ingerì, osservando con soddisfazione il fatto di non essere diventato verde o completamente invisibile. Il loro percorso proseguì lungo un corridoio a dir poco infinito, la luce delle lampade andava diminuendo di passo in passo per poi sparire definitivamente: arrivati in quella che presupponeva fosse la stanza principale, illuminata solamente da una grande ciotola di punch rosso brillante - ma cosa aveva in mente il proprietario di Zonko?
Tu ne sapevi qualcosa?

Ma cosa diavolo era successo alla sua voce? Dannate pillole.



azioni concordate con Megan

 
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view post Posted on 5/11/2018, 16:40
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Zonko Party - Halloween 2018













«Suvvia, bellezza del papi! Non puoi tenermi il muso per una cosa così piccola. E’ solo un’innocua tinta nera!» La voce dell’Auror parlò forte e chiara dall’altra parte della stanza, come una sorta di misura di sicurezza, rivolto a quella che era una gatta del tutto offesa e contrariata.
Ginga Ninja non l’aveva presa bene che il proprio padrone, di punto in bianco, l’avesse acchiappata a tradimento per sottoporta alla peggior tortura di sempre: la tinta. Da un manto pezzato bianco e arancio, la povera gatta si era ritrovata improvvisamente tutta nera come la notte, andando a simboleggiare il peggior presagio di sempre; ovviamente l’offesa felina sperava con tutto il cuore che la iella colpisse il suo padrone in tutta la sua potenza, dandole la soddisfazione di una magnifica e merita vendetta. I suoi occhi verdi come due smeraldi, infatti, fissavano Aiden con puro astio, minacciandolo di affettarlo con i suoi robusti artigli se solo si fosse azzardato ad avvicinarsi a lei, non dopo il torto subito.
«Avanti, tesoro! Lo sai che a papino dispiace tanto, ma è Halloween e il costume da zucca proprio non vuoi fartelo mettere, perciò ho optato per qualcosa di più soft. Ora sei il famoso gatto nero delle streghe!» Cercò di essere diplomatico, di parlare alla gatta in toni dolci e cercando di sdrammatizzare la situazione, ma Ginga - di rimando - soffiò come una furia, gonfiando il pelo sul dorso. Ella infatti scoccò un’occhiataccia tagliente al suo umano, ricordandogli di come si sarebbe ricordata di quell’episodio fino alla fine dei suoi giorni felini.
Aiden provò ad avvicinarsi con cautela alla propria amica pelosa, un passo alla volta, mentre quest’ultima soffiava con insistenza crescente: era ovvio che lo stesse minacciando, ma lui era talmente cocciuto e caparbio che avrebbe fatto impallidire un branco di muli messi insieme. Alzò appena una mano quando fu ormai a pochi passi da Ginga. «Ti prometto che domani tornerai come prima. E’ solo per oggi, per festeggiare Samhain!» Per il fulvo non esisteva la parola Halloween nel proprio dizionario, bensì il nome originale di quella festa le cui origini erano celtiche e il cui culto viveva ancora tra le mura di qualsiasi Weiss.
La gatta mosse entrambe le zampe e afferrò in un lampo la mano del proprio padrone, attirandola verso di sé per poi affondare i canini appuntiti nella carne, fino a strappare un gemito soffocato ad Aiden. Il fulvo ritrasse la mano con uno strattone, per poi stringersela al petto mentre qualche gocciolina di sangue prese ad uscire dai fori causati dai canini della felina; fissò la sua piccola con sguardo sinceramente rammaricato. «Oh, la mia bambina!» mormorò poco dopo, per poi afferrarla velocemente e a tradimento, attirandola a sé e bloccandole le zampe artigliate. La tempestò di baci su tutto il muso, benché lei lanciasse acuti versi adirati. Ci sarebbero voluti ben più dei semplici baci e abbracci per calmarla e ottenere il suo perdono e se solo avesse avuto il dono della parola, probabilmente avrebbe detto qualcosa come: “Ah ah ah! Folle! Fuggi, sciocco! Ti caverò gli occhi! Illuso!”. Poi, dopo aver combattuto con tenacia con la presa ferrea di Aiden, Ginga riuscì a ribellarsi, affondando gli artigli sulla sua faccia e disegnando delle strisce sanguinolente e brucianti: ora sembrava la brutta copia di Deadpool.

***



Nonostante il brutto incidente domestico con la gatta, Aiden dovette ringraziare la semplice maschera che aveva scelto di indossare quella sera alla festa che Zonko aveva organizzato alla vecchia fabbrica di tappeti volanti.
Aveva visto i volantini della festa in giro per Hogsmeade e non aveva impiegato troppo tempo per decidere di prendervi parte tra il desiderio di svagarsi con del sano divertimento e il senso di dovere, spingendolo quindi ad accertarsi che la festa fosse nella norma e priva di pericoli per i partecipanti più giovani. La scelta del costume poi era ricaduto su qualcosa di estremamente semplice e sobrio, ma che gli permettesse di muoversi nell’anonimato più sicuro, sfruttando appunto l’utilizzo di una maschera; l’elmo da Trooper di Star Wars, un film Babbano che aveva fatto breccia nel suo cuore, sarebbe stata la punta di diamante, poi - per il resto - Aiden si sarebbe presentato con una maglietta sempre a tema, raffigurante la Morte Nera. E se Zonko si riteneva un burlone nel fare scherzi, allora Aiden non era da meno: un prosciutto era serrato nella sua mano destra, succulento e fonte di un delizioso profumino; se qualcuno avesse provato a chiedergli una fetta di una tale leccornia, allora l’Auror l’avrebbe senz’altro accontentato, con un panino magari. Infatti, nell’altra mano, reggeva un sacchetto pieno di piccoli panini dall’aria morbida ed invitante.
Temete gente! Stanno arrivando i panini più buoni del mondo! recitò nella propria mente, cercando di esercitarsi con le frasi da dire durante la festa.
Non appena arrivò davanti alla vecchia fabbrica, rimase sbalordito nel constatare che non si doveva pagare per entrare, bensì ingerire una strana pasticca. «Una fetta di prosciutto?» tentò di chiedere, tanto per ricambiare, prima di ingerire la misteriosa pasticca. Poi, con un ghigno maliziosetto dietro al casco bianco e nero, imboccò l’entrata della fabbrica, per poi ritrovarsi nel buio più totale. Aiden rimase confuso davanti ad un simile scenario, mentre nella propria visuale riuscì a stento a scorgere una strana luce di rosso brillante provenire a diversi metri dall’entrata. «Per tutti i prosciutti! Non ci vedo una fava bucata! E che cavolo, Zonko!» sbraitò a gran voce, la voce fattasi più cavernosa e profonda, così sinistra e demoniaca che ci mise una manciata di secondi per realizzare che qualcosa non quadrava e che una simile voce era venuta da lui. Si portò la mano sinistra in corrispondenza della bocca, mentre il sacchetto di plastica fu sul punto di urtare la maschera e sfilargliela.
Non è possibile!, pensò.




Dolcetto Prosciutto o scherzetto? :secret:

 
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view post Posted on 5/11/2018, 18:00
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Non era stato per niente difficile sbarazzarsi di Aberforth. Il vecchio, non appena KC gli confessò l'idea di andare a una festa subito dopo il lavoro al Testa di Porco, si era messo in testa di scortarla fin davanti la porta del vecchio negozo di tappeti in cui era stata organizzata. In effetti la location era piuttosto ambigua, ma a lei sembrava una cosa elettrizzante andare in un luogo diverso una volta tanto. Subtio dopo aver servito l'ultima pinta di Burrobirra, si era rifugiata in bagno e si era truccata e vestita, reso con un incantesimo i capelli incolori e la sua pelle piena di graffi sanguinanti. Quando uscì il vecchio si era già addormentato sulla sedia a dondolo del retro bottega. KC per poco non scoppiò a ridere, e colse l'occasione per lasciarlo lì e andarsene alla festa da sola senza che nessuno la riempisse di raccomandazioni. Gli mise un plaid addosso, gli stampò un bacetto sulla fronte e poi si avviò.
La vera domanda era: perché andare a una festa da soli? In pochi erano sembrati così entusiasta di quella trovata e nessuno aveva deciso di travestirsi da mummia o da vampiro per accompagnarla. Magari sarebbe rimasta da sola per tutto il tempo e sarebbe tornata presto al castello, oppure avrebbe trovato nuova gente con cui fare quattro chiacchiere. In fin dei conti che male c'era? Tanto con quel travestimento e i capelli bianchi non l'avrebbe riconosciuta nessuno e avrebbe potuto farsi beffa di tutti. Il luogo della festa era veramente strano. Una porta appesa solo per un carine ondeggiava per il vento e le sorse il dubbio se non avesse sbagliato indirizzo. Invece le basto spostare l'anta con una mano per capire di essere arrivata a destinazione. Enormi macchinari per fabbricare tappeti riempivano la stanza, l'unica via da percorrere al suo interno sembrava una stretta e scricchiolante scalinata attorniata da torce a forma di teschio. Con un brivido la fece tutta finché non si ritrovò davanti un tizio che le diede una pillola. Quello era il biglietto per entrare alla festa, insomma, e KC guardandolo dubbiosa la ingerì. Dunque davanti a lei si spalancò una porta che dava sul buio. Con un briciolo di tensione si immerse nell'oscurità e andò dritto verso l'unica fonte di luce presente all'interno della stanza: una vasca di punch. Altre persone erano lì, tutte travestite. I suoi occhi ricaddero sulla maschera a forma di Trooper di un tizio piuttosto alto e poi su quello che aveva fra le mani.
- Ma quello è un prosciutto? Perché hai un prosciutto fra le mani?


 
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view post Posted on 5/11/2018, 18:39
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Ocean eyes.

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Aveva appena finito di mettere l'ultima dose di nero sugli occhi, poi era passata alle labbra aggiungendo del rosso. Le zampe dell'aracnide erano disegnate perfettamente, perfino la sua ombra era accurata e rispettava ogni dettaglio tridimensionale, come se le uscisse dalla bocca. Sei ocelli erano dipinti rispettivamente sulla fronte e vicino alle narici, mentre le lenti nere coprivano i suoi occhi blu andando a completare gli otto organi visivi. Era spaventosamente bella, i capelli sciolti si distendevano lungo tutta la schiena, quasi a sfiorarle i lombari. Il nero rivestiva il suo corpo: un body delineava perfettamente tutte le sue forme e le gambe erano coperte da collant fini e da una gonna corta a tubino in pelle, che sposava con gli stivaletti bassi e lucidi. Amava le feste, e Halloween, insieme al Natale, era ciò che amava più festeggiare. Quella sera avrebbe spento totalmente la mente, si sarebbe, così, goduta la festa in buona compagnia senza alcun pensiero.

***

L'aria spettrale che si respirava a Hongsmeade era incredibilmente eccitante. Meravigliose maschere spuntavano da ogni angolo della strada e adorabili scherzetti dipingevano l'ambiente tetro di ricche risate soddisfatte. Megan era divertita, tutto sembrava rispecchiare le sue aspettative e la curiosità poi, di scoprire cosa la famosa festa di Zonko avrebbe riservato agli invitati, la elettrizzava.
Camminava lungo l'affollata e inquietante via vestita di pece, si confondeva con l'oscurità abbracciata al suo Montgomery, con il viso affossato nella sciarpa in viscosa. Sola, completamente sola, grata di non dover accompagnare gli studenti del primo anno che, sicuramente, le avrebbero riempito la testa di continue domande.
Giunta fronte all'edificio scrutò i presenti, non le fu difficile riconoscere Wolfgang che, appoggiato alla parete, sputava nuvole di fumo bianco.
Si avvicinò a passi lenti con le mani dietro la schiena, mostrandogli un dolce sorriso dopo aver udito le sue parole.
«E io che pensavo di essere terrificante!» lo baciò delicatamente, mentre il rossore sulle sue gote mise in evidenza l'imbarazzo che ancora provava nei complimenti che le rivolgeva il Serpeverde.
Anche tu.
Era difficile per lei esprimere ciò che provava, avrebbe tanto voluto esporsi, dirgli che lo trovava bellissimo, eppure aveva taciuto anche questa volta.
«Mi stai portando sulla cattiva strada, Wolf?»
alzò le sopracciglia afferrando la sigaretta che il ragazzo le aveva offerto.
Non aveva mai fumato né aveva mai avuto la curiosità di iniziare, tuttavia si lasciò prendere dal momento: portò il filtro alle labbra, un tiro lungo, poi respirò a pieni polmoni e buttò fuori l'aria.
«Ridi di me?» tossì, mentre allungò la mano spingendo il ragazzo. Si concesse altri due tiri trovando meno difficoltà, le piaceva e sapeva che sarebbe stata questione di abitudine e non avrebbe più sentito il pizzicore nella gola.
«Non ne ho la più pallida idea, mi auguro solamente che faccia paura!» rispose a Wolfgang alzando le spalle e afferrando la sua mano. Fece un ultimo tiro, lasciò la sigaretta rotolare a terra, poi varcò la soglia.

Era salita lungo la tortuosa scala decorata a tema, preso la pasticca che le aveva dato il vecchio all'entrata e percorso l’intero corridoio fino a farsi avvolgere dal buio totale. Non vedeva nulla, solo un grande ciotola di punch rossa posizionata a qualche metro da lei. Stringeva la mano del Serpeverde con forza, per non perderlo, l’ultima cosa che avrebbe voluto era rimanere sola in quel momento.
Oh.. sembra interessante!

 
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view post Posted on 5/11/2018, 20:41
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Il Fato

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Erano due Serpeverde,una Grifondoro, una Corvonero,un’Infermiera e un Auror.
Di certo quello poteva essere l’inizio di una barzelletta alquanto comica ma, purtroppo per loro, non era così.
Non appena entrarono nella buia stanza, dopo essersi accorti del camuffamento delle loro voci, il punch dal color rubino iniziò a diventare di un colore maggiormente acceso.
La trasformazione fu immediata e chiunque avesse fatto attenzione se ne sarebbe potuto accorgere. Il colore aumentò di intensità in maniera catartica, senza limiti, fino a che una voce, probabilmente quella di Zonko, disse:


-Che il gioco inizi!-


Delle piccole trombette suonarono in maniera felice nell’aria per avvisare che la festa aveva preso il via, per poi venir stroncate da una grossa, profonda e inquietante risata.
Proprio alla fine di questa, i prodi avventurieri poterono notare il pavimento vibrare e Wolfgang venne spostato al centro della sala, proprio vicino alla ciotola dove si trovava la Grifondoro.
Prese di mano, prove di non smuoversi dal punto di partenza furono inutili per il ragazzo, il quale era forse il primo che avrebbe avuto la possibilità ad arrischiarsi a bere l’intruglio luminoso.
Certo Megan poteva reagire, forse spostarsi nella direzione dove il pavimento ai piedi di Wolf si era mosso, ma doveva fare le dovute attenzioni; probabilmente qualcosa stava aspettando al varco anche lei.
Mentre le prime grida, non dei presenti, vennero avvertite nell’aria, sulla spalla di Jolene una mano si poggiò.
Questa avrebbe potuto pensare fosse la seconda mano di Elijah, se non fosse che un’altra arrivò dopo alcuni secondi a stringerle la caviglia, senza lasciarle possibilità di fuga.
Quella situazione poteva essere presa con le dovute attenzioni da tutti, visti i pericoli usciti di improvviso, specialmente dall’auror, Aiden, il quale mentre vendeva prosciutti poteva venir rincuorato dalla strana e macabra musica da circo che aveva iniziato ad avvolgere tutta la sala.
Sembrava esserci di tutto in quel caos roboante creato da Zonko, specialmente l’adrenalina, che aveva iniziato a raggiungere livelli soprannaturali quando dei pipistrelli iniziarono a volare per la stanza.
Cosa era tutto quel baccano? Possibile che ci fossero tutti quegli elementi in quel posto?
Chiunque avrebbe potuto agire, anche chi non era arrivato entrando nel vivo della festa. Bastava solamente farsi avanti. Solo questo.

Casey, ora puoi vedere Wolfgang vagamente. Non ho tenuto conto dell’interazione con Aiden perché lui non era propriamente vicino la ciotola di punch.
Come potete immaginare dal disegno siete nel buio e gli unici che possono vedere grazie questo oggetto sono Wolf e Casey nel raggio limitato a loro disposizione descritto sulla mappa.
Entrambi possono bere l’intruglio (giuro che troverete proprio dei bicchieri sul tavolo) ma dovete fare attenzione, chissà cosa ha Zonko in riservo per voi.
Jolene è stata braccata da due mani (magari presto scoprirà di cosa) e il caro Elijah probabilmente presto se ne accorgerà, tocca capire solo come.
Aiden e Megan restano incolumi alla situazione, ma il buon taglia prosciutti e la Corvonero potrebbero divertirsi ad aiutare i giovani. Forse.

Come dicevo nel precedente post, tutti coloro che ancora non sono entrati alla festa possono affrontare questa avventura, basta solo fare un passo nella sala e li butto nel parapiglia, niente di più facile,anzi, aspetto tutti a braccia aperte.

Data indicativa del prossimo Masteraggio:11/11 h:23:59


Pronti per il massacro? :secret:
Per qualsiasi dubbio mi scrivete un mp :fru:

Mappa:




 
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view post Posted on 5/11/2018, 21:36
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Secondo Anno

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WOLFGANG BOGDANOW
15 ANNI SERPEVERDE



Era entrato in quella stanza buia mano nella mano insieme a Megan, confidando nel fatto che Peverell non avrebbe permesso che una festa organizzata per gli studenti degenerasse una volta ingerite strane caramelle colorate: certo, il Preside di Hogwarts era anche la stessa personcina a modo che un annetto prima aveva costretto un gruppo di studenti a combattere a Gerusalemme, durante una delle numerose guerre per la sua conquista - ma quelli erano solo dettagli insignificanti, vero? Eppure, era bastato il semplice tentativo di porgere una domanda alla sua accompagnatrice e i primi effetti della pasticca ingerita avevano fatto la loro poco gradevole comparsa: la sua voce aveva subito un cambiamento tale che la semplice pubertà sembrava aver fatto una nuova apparizione - sparita la solita tonalità, adesso le sue parole parevano essere uscite dal becco di un gracchiante corvo.

Tuttavia, Wolf non fece in tempo a domandarsi troppo a lungo cosa avesse appena accettato di ingerire perché, poco distante dalla posizione sua e di Megan, il punch color rubino assunse un colore sempre più acceso divenendo l'unico punto luminoso dell'intera stanza. Solo una volta aumentata l'intensità di quel drink omaggio - no, non credeva che l'avrebbe assaggiato tanto presto - una voce a lui sconosciuta annunciò l'inizio di un gioco: così, adesso, aveva accettato di giocare? Oh, beh, di sicuro a quella festa non si sarebbe annoiato - specie, se si considerava la profonda e inquietante risata che si era sprigionata praticamente dal nulla. La stretta alla mano di Megan si intensificò non appena il pavimento iniziò a tremare, ma una forza misteriosa sembrò strapparlo via dal fianco della ragazza e a nulla valsero i suoi tentativi di non muoversi: senza alcun controllo, il Serpeverde si ritrovò al centro della scatola, proprio vicino alla ciotola del punch luminoso. Grazie al chiarore dato dallo strano intruglio, riuscì a notare la presenza di un'altra persona accanto a lui: una figura femminile, irriconoscibile a causa e del buio e del travestimento per Halloween - quindi la ragazzina doveva essere la sua nuova compagna di giochi? Oh, beh, anche lui non sarebbe stato facilmente identificabile grazie alla sua nuova voce da corvo: avrebbe potuto provare a rilassarsi e godersi quella festa senza troppi problemi - prima o poi avrebbe ritrovato Megan in quella stanza, ne era sicuro, ma per il momento voleva capire con chi si trovava a dividere quel poco di luce che rimaneva a loro disposizione.

Tutto bene, ragazzina?
Era convinto che la sua nuova compagna di giochi non fosse tanto più piccola di lui, ma mancandogli qualsiasi riferimento per identificarla si sarebbe dovuta accontentare di quel soprannome involontario, pronunciato da una voce gracchiante. In quello stesso istante, qualcuno nella stanza iniziò ad urlare: non riconosceva nessuna di quelle voci, ma era un dettaglio privo di importanza se si poteva ipotizzare che le caramelle avessero regalato lo stesso effetto a chiunque avesse avuto la malaugurata idea di ingerirle - tra le urla presenti non ve ne era una che gli rammentasse Megan, ma non avrebbe sopportato il pensiero di essere rimasto immobile, a giocare con una sconosciuta, mentre lei era in pericolo.

Ma come trovarla in quel labirinto di illusioni e privazioni sensoriali?

 
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view post Posted on 6/11/2018, 23:04
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5VRlHub
11 anni, Grifondoro

Finalmente era arrivato il 31 Ottobre. Aida era entusiasta come non mai, erano settimane che faceva le prove per il suo costume e non vedeva l'ora di partecipare alla prima festa ad Hogwarts! Il preside aveva autorizzato tutti gli studenti del primo anno a partecipare alla festa da Zonko. Purtroppo Aida ancora non aveva fatto amicizia con nessuno,pertanto sarebbe andata alla festa da sola; ciò la preoccupava non poco, ma cercava di scacciare le preoccupazioni pensando positivo: cosa c'era di più adatto di una festa per conoscere nuove persone? La festa di Halloween però la preoccupava soprattutto perché, insomma, era una festa "magica" e quindi ci si poteva aspettare di tutto. Aida era preoccupata perché non voleva fare la figura della sciocca urlando come una bambina per cose spaventose ma pur sempre finte!
Molte ore prima della festa Aida iniziò a prepararsi. Aveva scelto di vestirsi come un mix tra un fantasma e una specie di mostro, l'idea le era venuta disegnando. Iniziò quindi a truccarsi, colorandosi il viso di bianco,disegnandosi dei rombi neri con le punte allungate sugli occhi , e una spaventosa bocca nera con denti aguzzi aperta in un sorriso malvagio. I capelli li aveva lasciati sciolti in onde morbide come li portava sempre. Per i vestiti, si era divertita a sporcare di pittura rosso carminio alcuni punti di un vecchio vestito a maniche corte, di cotone morbido, che in tempi migliori era bianco. Ora aveva un colore simile al giallo chiaro e per renderlo ancora più "usato" lo aveva colorato in certi punti con la pittura grigia. Indossava calze bianche belle pesanti e stivali marroni alti fino alle ginocchia, scamosciati e con due centimetri di tacchetto. Per finire l'opera aveva applicato delle lenti colorate rosse. Siccome era il trentuno di ottobre e l'aria autunnale cominciava a farsi frizzante, indossò un cardigan di lana dello stesso marrone degli stivali. A lavoro ultimato si guardò allo specchio e le piacque molto il risultato ottenuto.

[Hogsmade]

Camminò fino al villaggio di Hogsmade. La festa si sarebbe svolta in una vecchia fabbrica dismessa che una volta produceva tappeti. L'intero Hogsmade aveva un aria spettrale, quasi fosse entrato nell'ottica della festa di Halloween. In giro non c'era nessuno. L'esterno della fabbrica dava i brividi; Aida preoccupata rimase alcuni istanti a guardare il posto poco convinta. Mentre si avvicinava all'entrata principale, una figura catturò la sua attenzione. Appoggiata contro la parete vicino all'ingresso c'era una donna; nella poca luce della sera l'unica cosa che risaltava era la brace della sua sigaretta accesa che si illuminava ad ogni tiro. Ad Aida quella figura diede un impressione familiare, nel modo in cui portava la sigaretta alla bocca, i gesti che faceva... Ma si, la conosco! Si disse, una volta arrivata quasi vicino all'ingresso. Era la stessa donna che era venuta a fare visita a sua madre a casa loro, prima della partenza per Hogwarts. Ora che la vedeva meglio ne fu convinta. Gli stessi capelli biondi, lo stesso viso bellissimo anche se ora era molto più truccato. La bellezza di quella donna la stregò, era impossibile non guardarla insomma! Lei non si accorse di Aida e la bambina era talmente incantata nel guardarla che non vide dove mise i piedi. Inciampò in qualcosa, o forse proprio nei suoi stessi piedi, e a pochi metri dell'ingresso cadde a terra. Fece un bel capitombolo, e finì quasi ai piedi della bella signora.


«The most wasted of all days is one without laughter.»
 
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view post Posted on 7/11/2018, 15:44
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«Cornus.»
Si ritrovò in tutta consapevolezza a manipolare la magia: e più scorreva, linfa vitale tra poche, più la percepiva al pari di una scossa di pura adrenalina; come quando di nascosto soffiava un'ennesima tazza di caffè - Irlandese d'eccezione com'era - dal povero Timothy, ad ogni colazione al tavolo Grifondoro; come quando energia in eccesso, viva e concreta, andava ad impattare contro il legno d'abete della bacchetta, fino a sfidarlo, fino a sfilarlo; Oliver spinse la rotazione del polso dominante all'estremo, in un gesto che ricordava quello di un gioco rocambolesco, fin quando l'Incantesimo attecchì fertilmente sul suo capo. Là dove un attimo prima imperava la battaglia quotidiana di ricci in disordine, pettinati alla meglio ed invano, ora spuntava una coppia poco abbozzata, quasi sgraziata, di quelle che sembravano a tutti gli effetti delle corna caprine. Da lì in poi il travestimento si concluse senza altri grattacapi: un abito di seta lungo e permeato dal potere degli Elementi, così da mutare in calore per la temperatura pungente ormai raggiunta all'esterno; un mantello ricamato da ghirigori antichi, a tratti arabeschi, a tratti orientaleggianti, che andava a coprire spalle e schiena fino a sfiorare le caviglie in una carezza leggera, appena visibile; un paio di guanti quasi brillanti nella tempra pari ad inchiostro che li descriveva, infine stivali in pelle altrettanto scura, a rimirare una figura di per sé semplice, eppure non spoglia in tutto e per tutto. La corona che il ragazzo recuperò dal bordo del proprio letto, in camera, fu il cimelio ultimo e più prezioso, ad incastro perfetto e gentile tra corna e ricci, lasciando dietro di sé un acceso bagliore già spento l'attimo successivo. Il volto macchiato e truccato di porpora, le labbra piene e vive di indaco, il sorriso disperso, l'espressione vitrea, poteva così dirsi già pronto. Forse uno Spirito, forse un Guardiano, forse un Folletto oppure l'uno e l'altro insieme, senza distinzione, soltanto guidato dal dogma perenne della fantasia. Abbandonò distrattamente l'ultimo libro che gli era stato regalato, Sogno di una notte di mezza Estate recitava il titolo in grafia elegante, svolazzante e ormai poco visibile al tramonto in corso; mentre la sera avanzava lentamente, la notte imperversava sulle lande più desolate del villaggio, della scuola, del mondo intero, Oliver uscì dalla porta del dormitorio senza fare rumore. Un passo, ancora un passo. Aprì gli occhi: e brillarono, brillarono intensamente, prima di oscurarsi a loro volta.

«Cosa sei, Olli?»
Lasciò correre la prima delle innumerevoli domande che avrebbe ricevuto quella sera; e più avanzava verso le scalinate, discendendole una dopo l'altra, quasi senza fretta, più percepiva il disagio di quella maschera mutare in fastidio vero e proprio. Cosa importava loro di chi fosse o cosa fosse? Se avesse scelto di presentarsi come un burattino qualsiasi, avrebbe fatto poi chissà quale differenza? «Penso sia un Sargiro, Peverell l'ha citato in-.» Sollevò lo sguardo verso il ragazzino che aveva parlato, chiedendosi chi diavolo fosse e soprattutto per quale assurdo motivo stesse seguendo la fila di Grifondoro fino al pianoterra. Poteva sopportare la curiosità eccessiva di Timothy e combriccola associata, ne era anche leggermente entusiasta, ma di altri e più sconosciuti avrebbe fatto volentieri a meno, perlomeno quella sera. Stizzito, accennò ad un sorriso di circostanza, dettato più dalle buone maniere che per altro, accorgendosi invece di essere riuscito soltanto ad esprimere una smorfia di tutto rispetto.
«Si dice satiro e no, non sono quello.» Sbuffò, e si chiese ancora una volta quanto la vita ad Hogwarts lo stesse cambiando vertiginosamente. «Sono Robin Goodfellow, Puck, Hobgoblin, come mi volete chiamare, mi chiamate. Ad essere sincero» - avanzò di rapidi passi, all'ultima rampa di scalini che aveva percorso, superando tutto il gruppo e mettendosi di fronte - «Non mi interessa neanche un po'.» Si allontanò così, Oliver Brior, senza galanteria, senza classe, senza chàrme. Spirito ingannatore, aveva detto Herbelia quando le aveva avanzato la proposta di quel costume alla buona; era quella la definizione primaria del personaggio frizzantino di Shakespeare e dell'intera mitologia celtica e non solo: forse, si disse mentre correva via, quella sera nessuno di loro aveva tutti i torti. Tra i pensieri ricorrenti del Caposcuola, tuttavia, spiccava ancora l'incendio distruttore di una vita, una per lui cara ed importante insieme: non era dell'umore giusto per quella festa, ma non avrebbe potuto fare altrimenti, si era ripromesso di partecipare perché già aveva dato parola alla sua ragazza. Sussultò in solitaria, fermandosi finalmente all'imbocco della discesa dei Sotterranei, dove aveva appuntamento. Aveva appena definito Leah come la sua ragazza ed era certo di non averlo fatto inconsapevolmente. Una sensazione di puro calore superò ogni altra titubanza di quel momento: ed anche il ricordo di poco prima, della sua maleducazione così atipica, cominciò a sfumare. All'arrivo di Leah, non avrebbe avuto quella volta fiori da offrire: nessun girasole, nessun gelsomino, soltanto la propria mano, sicura e aperta, pronta ad accogliere e stringere quella dell'altra nel gesto più semplice, eppure più romantico che potesse esistere. Ancora una volta, si disse. Ancora una volta. Arrivarono alla festa insieme, portandosi dietro complimenti e apprezzamenti per Leah da parte di Oliver, così come la speranza più sentita di non aver sbagliato a presentarsi a quella festa, non del tutto. Il buio si espanse come una voragine non appena mise piede nella fabbrica di tappeti che avevano raggiunto: percepì il cuore stringersi in una morsa, suoni in lontananza indistinti e confusionari, infine fu veloce l'istinto di recuperare la bacchetta magica per ogni evenienza. Strinse la mano di Leah più forte, a mostrarle di esserle accanto. Non aveva paura, era tuttavia incuriosito, e forse - doveva ammetterlo - un pizzico forse anche esaltato.
 
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view post Posted on 7/11/2018, 20:32
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We are all immortal until proven otherwise

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Il vassoio del punch sembrava un falò in mezzo a un bosco buio. La sua luce però era fin troppo debole per poter illuminare quel che le stava attorno. Riusciva a vedere a malapena i contorni del tavolino da cui esso era sorretto. Tutt'intorno a lei però sentiva delle voci che non erano nemmeno troppo lontane, e ciò voleva dire che erano già arrivati altri invitati. Tuttavia lei rimaneva sola.
Rimase a guardare il liquido luminoso per qualche istante e si chiese se la sua pancia si sarebbe illuminata se l'avesse bevuto. In tal caso sarebbe stato meglio spruzzarlo in giro come fa un prete con l'acqua santa per benedire la folla, così avrebbe illuminato un po' in giro. Fece spallucce e con un bicchiere raccolse un po' di punch. Proprio in quell'istante il drink cominciò ad accendersi sempre di più, e KC estrasse il bicchiere tempestivamente, come se si fosse appena bruciata. Poi per tutta la stanza risuonò una voce:
- Che il gioco inizi!
La ragazzina si strinse le spalle. Che gioco? Sul volantino non c'era scritto che avrebbero giocato al buio! Iniziò a pentirsi di non aver costretto Caleb a venire con lei, magari con lui sarebbe stato più divertente che ritrovarsi da soli al buio in mezzo a degli sconosciuti.
All'annuncio di Zonko seguì una serie di suoni: delle trombette festose, una risata maligna, un fruscìo, della musica da circo e un frenetico sbattere d'ali. KC sospirò, per niente soddisfatta di quella situazione, ma non appena reimmerse il suo bicchiere nella vaschetta si ritrovò di nuovo a sobbalzare. Il bagliore emesso dal punch illuminò improvvisamente qualcosa di biancastro fuoriuscito dal buio. Quel che la fece fremere per un attimo altro non era che un volto truccato, anche abbastanza bene, ma visibilmente finto.
- Bella maschera!
Non appena queste parole uscirono dalla sua bocca KC sobbalzò per una terza volta. Quella non era la sua voce! Sembrava che un orango gigante e assatanato si fosse impadronito di lei. Il suo tono chiaro e giovanile era stato sostituito da uno profondo e rauco, come se dopo aver fumato trentotto sigarette si fosse registrata e poi riascoltata in slow motion. La confortò solo il fatto che anche quella del ragazzo mascherato di fronte a lei sembrava essere stata alterata, allora capì che quella pillola che le avevano fatto ingerire all'entrata non le era stata data per caso.
- Sto bene, anche se non credo di capire che cosa stia accadendo - disse facendo un cenno al soffitto da dove si sentivano quegli strani rumori - mi sa che ci bevo su, magari mi schiarisce la gola- e finalmente si portò alle labbra il liquido cremisi.

 
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view post Posted on 8/11/2018, 01:03

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Daniel Anderson
Serpeverde | Studente | 11 Anni 2sbiiLZ
Dopo la festa di fine anno non si sarebbe perso la festa di Halloween per nulla al mondo, quindi quella sera si era preparato in anticipo, si guardò allo specchio per vedere il risultato finale e ne fu piacevolmente colpito. Si infilò la camicia bianca, e dopo averla sistemata nei pantaloni dell'abito, iniziò a farsi il noto alla cravatta. Gli ci vollero due tentativi per riuscirci nonostante fosse abituato ad indossarla, non era ancora così pratico in quel gesto che all'apparenza sembrava così banale e semplice. Si guardò ancora una volta allo specchio per verificare che il nodo fosse dritto poi prese la giacca e si diresse verso l'uscita della stanza. Sapeva che la festa si sarebbe svolta da Zonko, mentre procedeva tra le strade di Hogsmeade gli venne in mente che non era mai entrato in quel negozio, però si ricordò di esserci passato davanti svariate volte, quindi non avrebbe dovuto troppe difficoltà a raggiungerlo. Camminava da solo tra le strade e con sua enorme sorpresa le vide completamente deserte, non era abituato alla visione del villaggio in quelle condizione ed in qualche modo la situazione lo inquietava. Continuava a guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno o qualcosa, ma nonostante avanzasse verso la sua destinazione non riuscì ad intravedere nessuno. Arrivò davanti alla fabbrica di tappeti volanti, sembrava che all'esterno ci fosse ancora qualcuno, dato che erano le prime persone che vedeva da quando era partito da Hogwarts, cercò di identificarle, ma con suo rammarico, non vide volti a lui familiari, pochi istanti dopo osservò una ragazza inciampare e cadere per terra *Ma perché inciampano tutti cadendo come dei polli?* Gli venne in mente la tassorosso che era caduta in maniera altrettanto goffa sulle scale di Hogwarts. Continuò ad avanzare, squadrando la ragazza, fino ad arrivare all'entrata dell'edificio e riportò l'attenzione su quello che stava facendo, cosa si sarebbe dovuto aspettare? Restò qualche secondo davanti all'entrata, come ad attendere il suo turno, poi prese la pasticca che gli era stata consegnandola e la soppesò per un istante, non si aspettava decisamente una cosa del genere ma ormai era arrivato fin lì, tanto valeva dare un'occhiata da vicino. La situazione d'altronde lo incuriosiva parecchio, decise dunque di avanzare ed entrò nell'edificio. Avanzò con cautela fino ad arrivare ad una seconda porta, quella che gli parve essere l'entrata di una stanza, riusciva a vedere ben poco del contenuto, superò anche questa soglia, ma mentre lo faceva iniziò a sentire dei rumori indistinti provenire da quel luogo e la cosa lo preoccupò non poco.


PS: 106 | PC: 59 | PM: 56 | PE: 2,5
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view post Posted on 8/11/2018, 14:18
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Elijah e Jolene si erano da poco immersi nelle tenebre, ed era chiaro, dagli occasionali rumori che arrivavano dal ventre nero della stanza, che non erano gli unici a sperimentare gli effetti speciali di Zonko. Tuttavia, privata del senso della vista e ingannata dall'udito, Jolene non sarebbe stata in grado di identificare gli altri festaioli. La sua unica certezza era la grande mano di Elijah stretta a lei in un intreccio di dita che, da parte sua, si faceva sempre più teso.
Gli occhi non avevano altro appiglio all'infuori della bolla rossa poco lontana; quindi non tardò a notare il cambiamento delle sue tonalità. Era sul punto di domandare che cosa stesse succedendo quando, come se il buio avesse reso trasparenti i suoi pensieri, una voce sconosciuta annunciò l'inizio del gioco.
L'inconsulto miscuglio di allegri squilli di trombe e sinistra risata sembrava descrivere alla perfezione quello che si aspettava da quella serata: una festa all'insegna dell'allegria e del brivido frivolo. Altri fatti avvennero, uno di seguito all'altro, ad un ritmo tanto serrato da non lasciare alla rossa il tempo di reagire razionalmente.
Dopo aver sentito le vibrazioni del pavimento ed aver afferrato, in risposta, il braccio di Elijah con la mano libera, Jolene sentì la confusione montare nella sua testa al suono di grida che non avrebbe saputo collocare. Il suo accompagnatore sembrava volerla attirare a sé, perché sentì la sua presa sulla spalla – che non si trattasse affatto di Elijah, Jolene non poteva saperlo. Era sul punto di avvicinarsi, quando l'ennesima serie di dita – quella di troppo – si attaccò fermamente alla sua caviglia.
I muscoli si irrigidirono, i nervi parvero congelarsi come il sangue nelle vene, e divenne di pietra. In quel pandemonio fatto di grida e atroce musica circense, Jolene dovette imporsi di respirare normalmente.
«Elijah...» Gracchiò, a un volume così basso che a stento avrebbe raggiunto le sue stesse orecchie. «ELIJAH!.» Tentò di raccogliere tutta la voce che aveva, soffiando il fiato con forza in un'esclamazione che, grazie anche al nuovo timbro che si ritrovava, avrebbe probabilmente raggiunto non solo le orecchie del suo accompagnatore, ma anche degli altri presenti. «Sei tu che mi stai stringendo la caviglia con la terza mano Si intuiva un accenno di allarme, un veloce accavallarsi delle parole le une sulle altre che, con quella nuova voce da cornacchia, graffiava i timpani in modo sgradevole.
Non sarebbe rimasta del tutto inerte: appena avesse intuito le intenzioni del ragazzo, avrebbe tentato di assecondare i suoi movimenti. Con il piede libero, poi, avrebbe provato a scalciare via l'intruso: un movimento repentino e secco, dettato più dall'agitazione che da un'intenzione ben calibrata.
Sicuramente era stato calcolato tutto a puntino per il divertimento da brividi dei presenti; questa, però, era l'unica certezza che possedeva, mentre il resto dell'atmosfera suggeriva solo un grande senso di spaesamento, che la stava interamente sovrastando.


 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 8/11/2018, 14:39





hallo1


hallo2



Era una festa al buio...Oh, che bello!
Era una festa dove avrebbero passato il tempo a razzolare nel nulla sperando di non ficcare i piedi in un fosso? Oh, che gioia!
Sentiva perfettamente la piccola mano di Jolena nella sua, ma non riusciva a vederla in faccia e questa cosa lo infastidiva non poco.
All’improvviso qualcosa prese vita e il Serpeverde ghignò divertito. A quanto pareva Zonko aveva deciso di sorprenderli e allo stesso tempo metterli alla prova. Lui era decisamente divertito da quello che stava succedendo. Il punch prese vita, pulsando come un cuore impazzito. Il colore divenne più intenso, quasi ardente. Sembrava quasi che volesse attirare i presenti invogliandoli a farsi un goccio. Tutto sommato non era male quell’idea, una prospettiva allettante.
Quando prese il via la musica da circo, Elijah si sentì in parte lusingato. Che dire? Era decisamente in tema con il suo travestimento, peccato che nessuno potesse goderne in quel momento.
Sentì una mano che gli afferrava il braccio, dalla direzione da cui arrivava sembrava quella della sua compagna. Fece un sorriso enorme nel buio.
Per lui annaspare nell’oscurità era molto più che piacevole, poteva dire che si ritrovava a nuotare nel suo elemento. Se poi Jolene era intenzionata ad approfittare di quel buio per stringersi a lui...beh, chi era mai Elijah per tirarsi indietro e negare quel piacere ad entrambi.
Senza farsi troppe domande, il Serpeverde avrebbe allungato il braccio e avvolto la vita di lei. Sì, l’avrebbe riconosciuta senza problemi anche nel buio.
“Elijah...”
La voce trasformata di Jolene lo raggiunse appena. Nonostante tutto stava sussurrando, Elijah sorrise. Sebbene sembrasse quella di una megera, aveva imparato a riconoscerla, o almeno così pensava.
Si?
Sarebbe rimasto in ascolto, cercando di estraniarsi da quell’insopportabile musica. Ascoltarla trenta secondi era poco, un minuto pure troppo.
Lei poi gridò, e lo fece così forte che l’avrebbero sentita anche dall’altro capo del mondo. Con quel nuovo timbro di voce, Elijah rischiò di vedere frantumato il timpano girato verso la ex Corvonero.
Nonostante tutto, il Serpeverde rimase imperturbabile al grido della sua compagna. All’inizio pensò che fosse dovuto al vibrare del pavimento.
La terza m…
- Eh?
Elijah sgranò gli occhi nel buio come una civetta ed una parte di lui era quasi tentata di prenderla in parola. Durò quanto un battito di ciglia, finché la razionalità non si concesse il lusso di mettere a fuoco la parola “caviglia”.
Senza perdere tempo a fare domande, l’avrebbe stretta in vita più forte e attirata verso di sé con tutta la forza che aveva in corpo, facendo un paio di passi all’indietro. Lo scalciare di Jolene non l’avrebbe aiutato ed il Serpeverde spero di non vedere la replica di quanto accaduto alla pista di pattinaggio, bacio escluso, ovvio. Se il pavimento avesse vibrato di nuovo in quel momento, sarebbero di nuovo rovinati a terra uno sull’altro. Prospettiva orrenda, in effetti...Sì, così brutta che ...



Post concordato con Jolene



Codice & Grafica ©Elijah -harrypotter.it

 
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