Zonko Party

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Leah‚
view post Posted on 16/11/2018, 20:43




Oliver non aveva dovuto "chiederle" di andare alla festa di Halloween. Entrambi sapevano che ci sarebbero andati e non era stato necessario nemmeno dirselo. Si erano incrociati qualche giorno prima nel corridoio e lei gli aveva sorriso.
"Il 31 ci vediamo nell'atrio?" gli aveva domandato, nascondendo sotto una vena di curiosità organizzativa il bisogno di una conferma. Oliver le aveva annuito con un sorriso e Leah aveva avuto un istintivo moto di sollievo.
L'idea del costume le era saltata in testa quasi per caso, cercando l'idea di qualcosa che la rispecchiasse ma che fosse allo stesso tempo un po' a tema. A lei piaceva tutto ciò che brillava e luccicava ed era luminoso: tutto quello che riguardava morte e tristezza e buio non la faceva impazzire. Perfino il buio, per quanto la stuzzicasse nei misteri che nascondeva, la spaventava un po' e non la lasciava del tutto tranquilla. Non che ne avesse paura - era finita da un po' quella fase - ma la inquietava il fatto di non sapere cosa la circondava. E soprattutto di ritrovarsi da sola in quell'incertezza.

Così alla fine aveva optato per uno dei personaggi mitologici che amava di più, un personaggio che aveva portato luce e colore in un posto buio e triste.
Si era fatta mandare dalla mamma un vestito che le avevano regalato per il Natale precedente e che non aveva mai indossato, di chiffon nero lungo fino alle caviglie. Non le piaceva, così cupo e funereo e senza colore... ma per quell'occasione era praticamente perfetto.
Si fatta prestare da una compagna di Casata una trousse di trucchi Babbani e si era fatta dare qualche consiglio, così si era trasformata in una versione molto più pallida di sé stessa, nascondendo sotto il trucco le guance rosse e il colorito acceso che la caratterizzavano. Solo gli occhi brillavano ancora vivaci, nonostante si fosse coperta le palpebre di trucco scuro. Aveva arricciato i capelli, che le cadevano i ricci e boccoli sulle spalle scoperte, e poi li aveva raccolti qua e là con delle forcine, in un'acconciatura fintamente trascurata. Piccole rose colorate erano nascoste tra i suoi capelli, più fitte in cima al capo e poi nascoste tra i riccioli. Il rosso scuro predominava tra i fiori, ma non si era trattenuta dall'aggiungere qualche fiore arancione, pesca e rosa, per dare un tocco di colore. Dopotutto l'Orchideus faceva apparire i fiori che si immaginava chi lo evocava, e lei una cosa monocolore proprio non riusciva a visualizzarla.
Un Cangio ben scagliato modificò la tinta del vestito. Sulle spalle e fino alla vita diventò bianco, di un colore caldo e vivace che scivolava nel grigio e poi in un cupo nero inchiostro sempre di più via via che scendeva. Leah aggiunse qualche fiore alla spalla destra, appuntandoli al vestito con un colpo di bacchetta, come se dai suoi capelli fossero scivolati e rimasti aggrappati all'abito. Si guardò con fierezza nello specchio. Okay, dai, forse non era così istintivo capire chi fosse... ma poteva andare. Le piaceva, era un look cupo e luminoso al tempo stesso. La sua personalissima versione di un costume di Halloween! Fece ondeggiare il mantello nero con il cappuccio in un ampio semicerchio, drappeggiandoselo sulle spalle, e poi infilò gli stivali, che sparirono sotto le pieghe della gonna. Scacciò dalla fronte un ricciolo ribelle sfuggito alle forcine e scese allegramente le scale diretta all'atrio, confondendosi nella folla di studenti - vestiti in modi più o meno originali - che si affrettavano verso Hogsmeade.

Quando arrivò nell'atrio, i capelli ancora nascosti dalle pieghe del cappuccio, ci mise un secondo di più a individuare Oliver in mezzo alla folla. Quando riconobbe i suoi occhi, gli si avvicinò con un sorriso. Lui l'aveva riconosciuta per primo, perché le tese una mano con la sua solita eleganza. Leah allungò la sua per appoggiarla in quella di lui, sorridendo divertita.

- Ehi, che faccia scura stasera! - lo salutò scherzando.
La corona gli donava molto, e con quel costume Oliver gli ricordava una favola di un libro letto da bambina, di un principe con le corna addormentato in una bara di cristallo in una foresta. C'era voluta una ragazza coraggiosa per svegliarlo dal suo sonno, e sebbene non ci fosse voluto un bacio alla fine la protagonista se ne innamorava. Sotto il trucco pallido, Leah arrossì, un imbarazzo che sarebbe trapelato dai suoi occhi, se non dalle sue guance.

- Sei un personaggio delle favole, forse? Mi ricordi una storia che ho letto da bambina, - gli confessò.
Continuarono a chiacchierare uscendo dalla scuola e dirigendosi verso Hogsmeade.
L'aria era fredda, l'inverno si stava avvicinando rapidamente, e nonostante stivali e mantello Leah rabbrividì. Oliver non aveva lasciato la sua mano, però, e quel contatto caldo e sicuro sulla strada fredda e buia le faceva battere più velocemente il cuore. Era bello sentire una sintonia tra loro, percepire la sua vicinanza non solo con il contatto delle mani ma anche con la sintonia nel chiacchierare... e le suscitava un pizzico di orgoglio sapere che anche gli altri li avrebbero visti mano nella mano. La piccola Tassorosso chiacchierona e l'elegante Caposcuola Grifondoro. Una scena troppo strana per essere vera. Troppo bella per essere reale.
L'unica cosa che lasciava Leah pensierosa era se Oliver gradiva il suo travestimento. Chissà se aveva intravisto le rose tra i suoi capelli ed era riuscito a indovinare che cosa avesse scelto di rappresentare? Magari non era riuscita a trasmettere ciò che voleva e Oliver non azzardava una domanda per non farla rimanere male! Tra un commento galante e l'altro, Leah riuscì a fare cadere qualche allusione al suo vestito, alla mitologia greca, al fatto che non le piacessero le cose che alludevano alla morte e al fatto che aveva cercato qualcosa che avrebbe portato un po' di luce in una festa tanto tetra. E così le era venuta in mente quella ragazza che si era innamorata del signore dell'aldilà diventando la sua regina. Le piaceva quella storia, le faceva pensare che c'era sempre qualcosa di buono anche nei posti più impensati.

- E niente, non volevo coprirmi di sangue o di sembrare uscita da una tomba, quindi alla fine ho optato per i fiori, - aggiunse, alludendo ai suoi capelli con un sorriso di scuse.

Era stata una passeggiata bellissima, Leah adorava chiacchierare con Oliver, e una parte di lei desiderava che non finisse mai. L'altra parte però era curiosa di scoprire cosa avrebbe riservato loro la festa. Fu quando misero piede nell'edificio della festa che Leah si rese conto che sarebbe stato meglio continuare la passeggiata. Se si era fatta dei problemi sui commenti sul suo vestito si era sbagliata.
Dentro era buio. Era follemente, spaventosamente buio.
Leah si sentì cieca, di una cecità talmente profonda che le sembrò le mancasse la terra sotto i piedi e l'aria nei polmoni. Incapace di ammettere anche a sé stessa di avere così tanta paura, sentì Oliver stringerle la mano. Ricambiò la stretta con la stessa intensità, stringendosi un po' di più al suo fianco e abbracciando il suo braccio con la mano libera. Non riusciva nemmeno tanto a pensare, in quell'oscurità, ma la vicinanza di Oliver la tranquillizzava.
- Che sta succedendo? - sussurrò, più rivolta a sé stessa che a lui.

We found love in a hopeless place

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view post Posted on 16/11/2018, 21:52
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Secondo Anno

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WOLFGANG BOGDANOW
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What the hell?

A che gioco stava giocando il proprietario di Zonko?

Wolf non aveva fatto neppure in tempo a stranirsi per l'assurda differenza tra l'aspetto della ragazzina - per quello che aveva potuto notare, considerando che le tenebre che padroneggiavano in quella stanza - e la voce orangotesca, che una serie di flash in un punto imprecisato di quella bizzarra location attirarono la sua attenzione. A causa della sua distrazione, interrotta solamente da un rumore simile a del vetro finito in mille pezzi, non si accorse che la ragazzina tracannò tutto d'un fiato un bicchiere di punch: non che fosse sua intenzione impedirglielo - mors tua, vita mea dopotutto - ma quando riportò lo sguardo sulla sua nuova compagna di avventure, per un momento si domandò se l'organizzatore avesse deciso di mischiare nuovamente le carte in tavola, mettendogli di fronte una nuova persona. Al posto della ragazza finemente truccata ora poteva osservare con insperata chiarezza - a causa della sua innata lucentezza - un fantasma: non solo, il nuovo arrivato pareva avere un braccio mozzato e la testa nella mano destra. Un trucco invidiabile, doveva ammetterlo.

E tu chi saresti? Hai visto dove è finita la ragazza che era qui poco prima?
Se quello era un espediente di Zonko per spaventarlo, non era del tutto convinto della sua riuscita - invece che tentare di spaventare lui, a giudicare lo sguardo atterrito che aveva dato al proprio corpo e il piccolo urlo isterico, sembrava che Casper fosse il più terrorizzato tra i due: tuttavia, quando il fantasmino finalmente decise di parlare, involontariamente, gli regalò la risposta alla sua domanda, pur costringendo Wolf a uno sforzo inumano nel tentativo di non scoppiargli a ridere in faccia.
Ti vedo, non preoccuparti che ti vedo - gracchiò suo malgrado divertito con la sua nuova voce, che ogni volta lo lasciava interdetto non essendo abituato a sentirla uscire dalla propria bocca - Non sei sparita, ma se non avessi parlato non ti avrei mai riconosciuta.
Doveva ammettere che la nuova forma della ragazza presentava vantaggi notevoli, primo tra tutti il suo nuovo corpo gli consentiva di vederla ben in volto - pur non riconoscendo né lei sotto quel nuovo aspetto spettrale né la sua voce, a causa della pasticca ingerita all'ingresso - ma soprattutto in quel momento stava librandosi sul pavimento: un po' le invidiava quelle sue nuove capacità, ma su due piedi prese la decisione di stare lontano dal punch che era stato loro offerto. Rifiutare alcool gratuito gli pareva quasi una bestemmia, ma non aveva sprecato le ultime due ore della sua vita a truccarsi il viso per poi rovinare il tutto a causa di uno stupida pozione. Quando l'ectoplasma lo invitò a seguirlo, per raggiungere altri due partecipanti a quel pandemonio, il Serpeverde decise di seguirlo, anche solo per sfruttare il bagliore da lei emanato: va bene, stava usufruendo della luminosità - non così tanta, se doveva ammetterlo - di Casper per non essere costretto a bere il punch, ma in che altro modo avrebbe potuto trovare Megan in tutto quel buio?

Ma, soprattutto, chi si presenta a una festa con un prosciutto?
Era forse stato maleducato? Sinceramente non gli importava: il ragazzo cui si era rivolta per prima la ragazza indossava - e lui lo sapeva grazie all'emanazione luminosa della stessa - una maschera da Trooper che incontrava tutta la sua ammirazione, ma proprio non riusciva a comprendere che ci facesse con un prosciutto o un palloncino in mano. Una strana accoppiata, resa ancora più incomprensibile dall'avvertimento del ragazzo.

Oh, shit - davvero c'era un clown insieme a loro? Lui odiava i pagliacci.



Wolf si rende conto della digievoluzione di Casey in Casper con qualche attimo di ritardo - si distrae facilmente, poverino, che volete farci? Quasi le scoppia a ridere in faccia e decide di utilizzarla come torcia personale: seguendola nota Aiden grazie al bagliore da lei emanato e si domanda cosa ci faccia con un prosciutto in mano. Spera, SPERA, che non ci siano pagliacci: a chi è che piacciono i pagliacci?

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 17/11/2018, 11:04





Ecate Soxilia O'Connor8DNuj
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Domare la bestia che è in noi, significa prima aver accettato che c'è.


La bambina rialzatasi mostrava il viso rosso e gli occhi velati di lacrime, osservandola però Lia non notò nessuna ferita così grave e si domandò cosa quel piccolo mistero dovesse provare; eppure le parole genuine di Aida in quel tentativo di giustificare la sua caduta non rasserenarono la donna che ancora la fissava inquieta: certo la sbadataggine era qualcosa di comprensibile soprattutto per chi è perso a sognare o a leggere materiale utile per la sua formazione, ma allora perché Aida sembrava trovarlo brutto? Magari avrebbe chiesto a Mireen più tardi una volta trovata alla festa.
Camminando verso l'entrata dell'edificio Aida le spiegò del permesso speciale e di come avesse deciso di andarci da sola, anche per dimostrare che era una persona diversa da sbadata bambina di sempre; salendo le strette scalette Lia si ritrovò avvolta da un'atmosfera spettrale e cupa e con Aida che sembrava impaurita tanto che procedeva uno scalino per volta e cercava di intrattenere una conversazione che la distraesse: ed ecco che involontariamente portò a galla il loro primo incontro stilettando il cuore di Lia che ancora faticava ad accettare ciò che era successo quel giorno di due mesi prima. "Dammi del tu, ti prego, mi fai sentire vecchia!" disse ridendo cercando di evitare la conversazione su quel saluto mai avvenuto mentre Aida spiegava che era l'educazione posta da sua madre. "Beh, io non sono molto più grande di te e sono tua amica, quindi chiamami pure Lia e dammi del tu..." Le fece un occhiolino prima di arrivare sul pianerottolo dove uno strano guercio le invitava a prendere una caramella con chissà quali proprietà, oltre la porta non si avvertiva il solito mormorio di una festa anzi era tutto stranamente troppo silenzioso fino a quando un urlo non lacerò l'ambiente poco dopo che la piccola le aveva chiesto se per lei vi fosse gente. Lia allarmata alzò gli occhi verso l'uomo e con un braccio corse ad avvolgere le spalle di Aida, azione che non si seppe spiegare ma che segnò mentalmente di controllare nel suo registro di sintomi emotivi. "Stai tranquilla, è pur sempre una festa di Halloween, qualcosa di spaventoso dovrà esserci. Qualche ragno finto e qualche scheletro parlante, massimo. Anche se si sa, ai maghi piace un po' esagerare se si tratta di feste." disse cercando di tranquillizzarla. Fu solo a quel punto che la piccola ammise il suo scarso amore per la festa di Halloween e la paura per mostri e spiriti: era una bambina solare che non apprezzava quel mondo caotico e tetro del terrore, che vedeva i mostri come mostri e le cose paurose come cose paurose. Lia non poteva darle torto, quello era, eppure anche Lia era un mostro nascosto dietro al bel viso di una Veela come poteva spiegarlo ad una bambina così piccola? Come poteva aiutare quella bambina a vedere che dietro ciò che fa paura magari c'è anche qualcosa di meraviglioso? Così si inginocchiò all'altezza della piccola e la fissò dritto negli occhi tenendole le mani. "Entreremo insieme,e se avrai troppa paura potrai sempre andare via." Poi la donna si avvicinò all'uomo e prese la caramella inghiottendola rapida per poi mostrarsi ad Aida per assicurarle che non c'erano strani effetti. Poi anche Aida fece altrettando e solo quando parlò capirono come le caramelle agivano: cambiavano la voce! "Vedrai che sarà divertente...Entriamo!" La voce di Lia aveva preso una nota asmatica e affaticata che ricordava quella di un fantasma cupo, eppure non la infastidì e con Aida rise delle loro voci così particolari poi entrarono in quella stanza totalmente buia e la piccola le strinse la mano. "Non avere paura Aida, ci sono io..." La paura al buio era statisticamente una delle più probabili nei bambini perché rappresentava il mistero e cioè la cosa più paurosa di tutte. Lia però non ne aveva mai avuto paura, adorava rintanarsi in stanza buie e immergersi in quel totale distacco dal mondo dove ciò che poteva fare era stare con sé stessa. Strinse Aida a sé e camminando verso l'unica luce della stanza cercò di capire attraverso suoni e vibrazioni d'aria cosa vi fosse intorno, si muoveva lentamente tastando il terreno davanti a sé provando a cogliere se il pavimento avesse qualche scherzo in agguato: che festa era una dove non si poteva vedere niente?



Le azioni sono concordate con Aida

Edited by Lia Soxilia - 17/11/2018, 11:29
 
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view post Posted on 17/11/2018, 18:01
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Il buio lo circondava, non riusciva quasi a vedere se stesso, che razza di festa aveva organizzato l’anziano burlone?

L’unica fonte di luce era quella rossa proveniente da un recipiente e di certo non sarebbe stata una mossa furba avvicinarsi o addirittura bere quell’intruglio, la fama del proprietario del famoso negozio di scherzi lo precedeva, ma era alquanto inutile rimanere fermo ad attendere chissà cosa.
Nemmeno il tempo di riflettere su cosa fare che una luce proveniente proprio al centro della stanza, accanto al recipiente catturò il suo sguardò, ma che cosa era? O forse chi era? Tutto era confuso. Rimase fermo, non aveva la minima idea di cosa stesse accadendo. Quella strana luce si stava avvicinando a lui illuminato attorno a lui o lei al passaggio. Se non altro era utile a vedere qualcosa, forse avrebbe potuto scorgere il pavimento e di cosa era fatto, anche se credeva potesse essere di legno proprio come quello delle scale, ma non aveva molta importanza, una specie di fantasma stava arrivando verso lui, era quasi indeciso se impugnare la sua bacchetta o meno. Ma era una festa di Halloween, quanto poteva essere “vero” tutto ciò?

Adesso uno strano rumore, oddio, era fin troppo familiare per non capire di cosa si trattasse, non che avesse mai avuto paura dei clown ma la sinistra risata gli risuono come un rumore non proprio amichevole, ancora una volta decise di non estrarre la sua fidata amica e rimanere nell’incertezza. Quando dei lampi di luce catturarono la sua attenzione, si voltò con una velocità non proprio sua e nel mentre estrasse la bacchetta. Ma che diamine?!?

Sgranò gli occhi, non riusciva a credere a ciò che vedeva, una ragazza era fotografata dal uno zombie? Incarnò il sopracciò destro, che fosse un travestimento? Certo doveva ammettere che sembrava alquanto reale. Aveva ancora la bacchetta in mano quando sentì la voce dello “spettro” che sembrava rivolgersi a lui. Ancora una volta non riusciva a credere alla sue percezione, poteva giurare di aver sentito che lì ci fosse qualcuno con un prosciutto in mano e che lo sventolasse come una bandiera. Ok, iniziava a pensare che l’idea di tornare in sala comune avuta prima di entrare non era tanto malsana come pensava. Più che una festa di Halloween sembrava una gabbia di matti.

Non sapeva esattamente come evitare una prosciuttata in faccia dato che non sapeva dove si trovasse il fantomatico pericolo, così decise di fare qualche passo avanti verso lo spettro che sicuramente non sarebbe stata sulla linea del “fuoco”. Stringeva ancora il mano la bacchetta, così per scrupolo personale. Anche perché quella melodia da circo gli era entrata in testa e non voleva trovarsi impreparato in caso qualcosa non lo avesse convinto. Si girò in direzione dello “zombie”, voleva tenere “sotto controllo” almeno ciò che riusciva a vedere.







Comunque non capisco, Aiden è vicino a me? Credevo fosse Daniel. Ma considerato che non vedo nulla mi fido di quanto mi viene detto.
 
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view post Posted on 18/11/2018, 14:31
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Il Fato

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Chiunque fosse stato dentro quella stanza avrebbe potuto notare che le percezioni crescevano ogni secondo che vi ci si passava all’interno.
Era strano da dire, soprattutto da spiegare, ma quella stanza era come permeata da una magia arcana, che aumentava le sensazioni spaventose di chi vi fosse a lungo dentro, con l’intento di spaventare maggiormente.
Fu per questo che quello che provarono Oliver, Leah, Aida e Ecate fu meno orrendo di quello che successe agli altri nel medesimo momento, ma non per questo ciò non è degno di nota.
Il Caposcuola Grifondoro e la Tassorosso, dopo aver assunto la pasticca, obbligo alla base per accedere alla festa, si ritrovarono per la prima volta a fronteggiare il buio più totale.
Fortuna volle che il fato in quella situazione volle essere clemente con loro, facendo solamente prima tremare leggermente il pavimento ai loro piedi e poi arrivare un rumore di stormo di pipistrelli sulle loro teste, senza farglieli percepire fisicamente.
Che fortuna! Tutto sembrava procedere per il meglio per i due che presto avrebbero rischiato di
fronteggiare qualcosa di ben peggiore, come stava succedendo agli altri.

Alle due ragazze (Aida e Ecate), che da esterni potevano essere viste come madre e figlia, la stanza diede un benvenuto più ”vigoroso”.
Come successe anche a Wolfgang, il pavimento sotto ai loro piedi iniziò a muoversi freneticamente fino a portarli all’altro capo del luogo, quindi, una voce abbastanza distinta e calda, disse:


-Salve, benvenute alla festa. Come vi posso aiutare?-


Quella voce non presagiva nullo di buono, ma era anche giusto diffidare dalle apparenze.
Ciò che era certo è che non potevano capire da chi provenisse e da dove provenisse. Sapevano solo che era vicino a loro e questo tanto bastava. Per ora.

Dalla parte opposta della stanza, come premessa faceva intendere, stava succedendo il finimondo.
Tra le grida e le prosciuttate più varie, Daniel aveva raggiunto Megan, la quale era rimasta impassibile alle foto dello zombie, probabilmente sconvolta.
Certo questo tipo di staticità non avvenne in altri punti della festa, in particolare nella zona di Casey, la quale, galvanizzata dalla situazione, dopo aver scoperto di essere divenuta un fantasma, si fece accompagnare da Wolfgang verso nuove lande inesplorate.
Sfortuna volle che capitò al posto giusto nel momento sbagliato. Infatti, dopo aver parlato con Aiden, il quale aveva rilasciato il palloncino che aveva tra le mani facendolo rimanere attaccato al soffitto, Casey ritornò la Grifondoro di sempre, atterrando a pochi centimetri dal ragazzo, prendendo una prosciuttata tra capo e collo.
Ecco fatto, la ragazza, che fino a pochi secondi prima si era ritrovata a volare libera nella stanza, ora si trovava con il sedere piantato a terra e con un Clown dalla testa gigantesca a pochi metri di distanza che si avvicinava a piedi con un solo campanellino della bicicletta tra le mani.
Era per tale motivo che l’auror l’aveva colpita. Un movimento inconscio dato dal difendersi da quell’essere gli aveva fatto tirare all’indietro il prosciutto che aveva tra le mani, prendendo in pieno volto la ragazza, senza farle del male.
Il palloncino rimaneva in aria dando ai tre presenti nel luogo la possibilità di vedere l’essere stranamente deforme avvicinarsi verso di loro. Come potevano debellare quella minaccia?

Nel frattempo, mentre l’Auror si trovava a fronteggiare quella imminente sfida con gli studenti, il supporto costituito da Vath e Mìreen tardò ad arrivare.
Infatti, nel bel mezzo della loro avanzata, la donna colpì in pieno un ragazzo, Derek, il quale, credendo di rischiare colpi dal nulla, si spostò nella loro direzione.
Il risultato di tutto quel trambusto fu che i giovani si ritrovarono proprio ai piedi del presumibile Troll di Montagna che, nonostante le probabili denunce che presto avrebbe fatto Vath, si mise a sbraitare.
Il Ministeriale, tanto sicuro che quella non fosse una reale minaccia, si dovette ricredere quando venne preso dalla mano della creatura, per ritrovarsi rialzato di un paio di metri.
Era possibile tutto ciò? Stava realmente succedendo? Il buio purtroppo non aiutava loro, ma il fetore era sempre più insopportabile rendendo tutto dannatamente vero.

Il terrore risuonava in lungo e largo, mentre la musica dal Valzer era passata ad una molto movimentata.
Per la gioia di tutti le Sorelle Stravagarie, cantavano con innata eccitazione il loro ultimo singolo, mentre le mani sul di dietro di Elijah si facevano sempre più insistenti e disturbanti per la sua dolce ragazza.
Jolene, decisa più che mai a far cessare quello scempio eseguì un Lumos Solem il quale fece sparire le mani, lasciandoli nel totale silenzio.
Quei momenti di pace però durarono poco. Infatti, nel giro di un minuto, apparve dietro di loro un irsuto e violento Lupo Mannaro.
Stranamente, in quel caso una flebile luce passo sul corpo muscoloso dell’essere, lasciando ai due ragazzi la possibilità di notare, in primis, i suoi occhi iniettati di sangue e, in secondo luogo, una spessa e affilata mannaia, ricolma di sangue.

-Hey, venite da paparino.-

Nuovo punto di svolta.
Oliver, Leah, Aida e Ecate, saggiano le prime sventure della stanza.
Ai primi due (che comunque ho ipotizzato che abbiano ingerito la pasticca perché è condizione necessaria per far parte della festa) non succede nulla di grave, solo dei piccoli problemi con la pavimentazione del posto e pipistrelli, mentre le ultime due si sono state spostate fino in fondo alla stanza e hanno conosciuto qualcuno di interessante.
Daniel ha incontrato una probabilmente sconvolta Megan, mentre Elijah e Jolene si trovano a che fare dalle infinite mani ad un lupo mannaro con in mano (scusate il gioco di parole) una MANnaia.
Si sono creati due nuovi gruppi, uno costituito da Aiden, Casey e Wolfgang e l’altro da Derek, Vath e Mìreen.
Nel primo gruppo, Casey, ha perso gli effetti magici da fantasma e ha preso una prosciuttata da Aiden, pronto a difendersi dalla nuova minaccia. Davanti a voi (avete la possibilità di vederlo grazie al palloncino che vi trovate sul soffitto) si trova un pagliaccio dalla testa gigantesca che si avvicina con un campanellino della bici tra le mani.
Nel secondo gruppo Vath è stato sollevato da terra di un paio di metri dal probabile Troll di montagna (fetore e grugniti potrebbero dire che sta succedendo questo), mentre Derek si incontra/ si scontra con Mìreen.Non potete vedere la minaccia perché siete al buio. Vediamo come vi comportate al riguardo.


Data indicativa del prossimo Masteraggio:24/11 h:23:59

Vi informo che stiamo a metà dell’evento, quindi tutto ciò può solo che peggiorare!
Per qualsiasi dubbio su posizioni e possibili azioni scrivetemi un mp.
Non improvvisate su dove pensate di essere e dove pensate che siano gli altri, ciò che conta è quanto vi mastero io.

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view post Posted on 18/11/2018, 15:43
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Si era sentito distratto più di qualsiasi altro momento della giornata, confuso da uno e più pensieri, perduto infine tra la preoccupazione di essere portavoce, ancora una volta, di una disgrazia alla quale avrebbe preso parte come spettatore e come giustiziere: il ruolo che gli competeva, involontario per alcuni e vari tratti, era tanto vivido quanto asfissiante; non aveva chiesto di anticipare il dolore, non aveva preteso la conoscenza eterea sul futuro più triste, più difficile, più disagiato. Si era ritrovato in quella posizione prima che potesse anche solo aprire bocca, a spiccicare parola di rifiuto o di accettazione: ed ora, lo sapeva fin troppo bene, gli restavano tra le mani quei vaticini di un tempo per lui già più delineato, insieme ad un'ampolla di Sogno Leggero, da aiuto nei periodi di insonnia peggiore. Ma se le conseguenze di quella Maledizione si riversavano ad ondate sulla sua figura intera, temprandola di stanchezza e di occhiaie tra le più disparate, allo stesso modo ne subiva l'effetto disastroso la mente: la concentrazione scemava, la lucidità dissipava senza via di ritorno né di ripristino, gli affetti a sua volta ne percepivano note stonate. Si premurò di mascherare ogni suo timore, almeno per quel momento, solo per quella sera: la stretta gentile della mano di Leah, la sicurezza di esserle accanto e di averla comunque accanto, in quella duplice accezione così viva e così bella, era per lui cura tra le più prelibate, tra le più di successo. Le aveva rivolto un sorriso caldo, a spazzare via un'espressione di per sé spenta. La sua Tassorosso preferita non meritava la sua assenza in nessun caso e per nessun motivo al mondo. Ancora una volta, fu colto da un'improvvisa vertigine - piacere puro, emozione quasi vibrante - all'epiteto che le aveva rivolto segretamente, in modo tacito. Quel sua rendeva tutto molto più personale, e Oliver stesso ne era convinto. Ad osservarla, quasi in contemplazione, in estasi momentanea, il cuore si era ribellato ad ogni vincolo di dispiacere che lo aveva colto da quella settimana disumana; i battiti rispondevano al suo comando più sincero, alla certezza di averla amata fin dal primo incontro e alla speranza di essere amato ancora ed ancora, senza fine, in una considerazione che sfumava nel fascino della semplicità di una vera e propria relazione. «Rendimi il personaggio di ogni tua storia più bella.» Fu quella la sua risposta: enigmatica, irrisoria, empatica in un contesto in cui avrebbe saputo inserirsi per bene; al commento della studentessa, alla curiosa aspettativa di ritrovarsi forse davanti un principe mascherato, un carattere fiabesco, qualsiasi altro emblema potesse corrispondere a quella descrizione, Oliver aveva preferito lasciare aperto il discorso ad ogni eventualità, purché - sorrideva, al pensiero - divenisse un'eventualità tutta di Leah, tutta propria, all'ordine di ogni suo desiderio. Poteva essere Puck, poteva essere un Folletto dispettoso, poteva essere un Satiro dei giorni odierni: per lei, Oliver lo sapeva, sarebbe stato chiunque. Non riuscì a trattenersi, tuttavia, dal ripercorrere un ricordo sulla scia di sinceri complimenti alla bellezza dell'altra e del suo costume. «Oh Leah» la chiamò, un'ultima volta, ormai quasi prossimi all'ingresso della festa. L'edificio abbandonato di tappeti e tessuti di chissà quale pregio, quale memoria antica, divenne sfondo al sorriso divertito, alla scintilla di deliziosa consapevolezza tra gli occhi del Grifondoro. Strinse la mano della ragazza ancora una volta, a portarla infine sul proprio petto. Al contatto con l'abito di seta che rivestiva, le dita e il palmo dell'altra avrebbero potuto sentire i suoi battiti più vivi. «Sei Persefone, la Regina più bella degli Inferi.» E non fu chiaro se quel più bella fosse un commento descrittivo del personaggio mitologico che Oliver aveva riconosciuto, fuorviato dai racconti appassionati di suo zio Albert, oppure più sinceramente un altro apprezzamento alla Tassorosso al suo fianco. Poco dopo, in ogni caso, il buio fu pretesto per risvegliare ogni altra coscienza.

«Simpatico.»
Diretto, schietto, lo sguardo che lampeggiò di stizza e nervosismo per pochi secondi, rivolto al tizio che si era avvicinato a spezzare l'incanto del proprio incontro. Oliver non abbandonò la mano di Leah neanche quando entrarono in sala, neanche quando fu loro offerta la magica pasticca, neanche quando il mondo cambiò, catapultandoli in una scenografia dell'orrore degna del peggior complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa. Spostò l'attenzione prima verso l'alto, a percepire gli striduli versi di quelli che gli davano l'impressione di essere pipistrelli, infine perse leggermente l'equilibrio per un'improvvisa vertigine. Sbarrò gli occhi, tentando di abituare la vista al buio. Tastò la giacca alla precisa rassicurante ricerca della bacchetta magica, ma evitò di recuperarla; Halloween non era un oscuro pericolo, plasmava al contrario un intreccio di divertimento, in qualche modo che avrebbe scoperto a sua volta.
«Ci stiamo muovendo o è mia impressione, Leah?»
Vide di riflesso il bagliore del vestito della Tassina, i colori di fiori e petali riversi di buio, temprati dalla pece più tetra, e si sentì in qualche modo estasiato. Perché se Leah era lì, poco distante, allora poteva anche cascare il mondo tutto intorno. Una spinta avanti, sorpreso ancora una volta dal terremoto improvviso, e Oliver scoppiò a ridere, genuinamente, in modo cristallino. Si ritrovò verso il corpo dell'altra e a quel punto la strinse a sé ancora di più, le braccia a cingerle la vita. Il cuore batteva all'impazzata, la bocca doleva per un sorriso sempre più insistente: una sensazione, quella, che non aveva eguali. «È tutto buio, Leah, ma io ti vedo.»
La strinse a sé ancora di più, energicamente, in un abbraccio sincero ed ebbro d'amore.
«Io riesco sempre a vederti E in quel senso ultimo, infinito, così dolce, si percepirono le trame del Tempo attivarsi senza più possibilità di fermarsi. E fu nitido l'incanto della sera calante.


Non avrei potuto non riconoscerti ♥
 
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view post Posted on 18/11/2018, 20:22
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We can MASTER the future.

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Festa di Halloween 2018
Capitolo III
Vath Remar
28 Anni
Purosangue
Dip. Ministeriale V° Livello C.M.I.
Acero, pelle di Runespoor, 12 pollici e 3/4, rigida.
Ex Serpeverde
Legilimens Apprendista
«Trick or Treat.»

Quando una mano enorme prese di peso Vath e i suoni di ciò che si confermava essere, anziché un attore, un vero Troll di Montagna il ministeriale dovette ricredersi. Più che paura, il ventottenne, in quel momento provava irritazione, di certo non era il party che si aspettava quando aveva accettato l'invito di Mìreen. La mente del ministeriale lavorava rapida, o quello che lo aveva appena sollevato era un attore sotto influsso di un incantesimo di ingozzamento ben riuscito oppure Zonko aveva appena firmato la sua messa in pensionamento: secondo l'Emendamento n°278-2 il Troll era una categoria d'animale di quarta classe, e secondo sempre questo emendamento Pericoloso, trattabile solamente da maghi esperti. Portare ad una festa aperta anche a maghi minorenni una creatura di quarta classe era, a parere del ventottenne, una grave violazione di tale legge. Portando la mano destra alla felpa/sacca da obitorio Vath estrasse la bacchetta, avrebbe determinato la posizione dell'essere dal suono del suo sbraitare. Il primo incanto che gli venne in mente di utilizzare fu l'exulcero ma, se si fosse trattato di un uomo era meglio non rischiare di ferirlo, di contro se avesse lanciato quell'incanto e si fosse ritrovato improvvisamente lasciato Vath non era in grado di determinare a che altezza si trovasse realmente e se nella caduta fosse caduto male avrebbe rischiato seri danni alla propria persona. Così, compreso ciò di cui realmente aveva bisogno, Vath avrebbe disteso il braccio seguendo i suoni prodotti dalla creatura, poi mosse il polso come per dare un leggero colpetto. «Diminuendo.» Il tono di voce da Inferus avrebbe influito sulla buona riuscita dell'incantesimo? Vath avrebbe compensato quella difficoltà con il tono deciso e la determinazione che sempre lo aveva accompagnato, l'intenzione era quella di sentire quella mano rimpicciolire, fino a fargli toccare terra in maniera morbida.

Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”
PS:214/214 ~ PC:143 ~ PM:141 ~ PE:28,5

code © by Vath Remar


 
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view post Posted on 19/11/2018, 17:26
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Zonko Party - Halloween 2018













Aveva esagerato.
Lo capì quando ormai fu troppo tardi e percepì il proprio prosciutto impattare contro qualcosa, o meglio, qualcuno. La mano libera dal palloncino andò in corrispondenza della bocca, premendo appena sulla maschera, in un chiaro gesto mortificato ma che aveva un che di comico; non che volesse prendere in giro nessuno, sia chiaro, ma gli fu impossibile reagire diversamente.
«Per le poppe di Morrigan! Ragazza, stai bene?» chiese con un vivido e reale allarmismo. Non era stata sua intenzione colpirla, ma il caso aveva voluto che incontrasse la traiettoria sbagliata al momento sbagliato. «Sono desolato, davvero. Appena usciremo da qui, prometto che ti offrirò gratis tutti i panini al prosciutto che vorrai!» Si rese conto che il palloncino scarlatto, ormai aderente al soffitto, pulsava di una luce sinistra ma abbastanza intensa da favorire una discreta quantità di luce. Poteva infatti vedere i contorni della ragazza, ormai non più in versione spettrale ma in un essere vivente fatto di carne e ossa con il didietro posato a terra. Pur di sdebitarsi dell’increscioso incidente, l’Auror le allungò la mano sinistra in un gesto cortese, intenzionato ad aiutarla a rimettersi in piedi.
La scrutò attentamente, ammirando il tipo di trucco scelto per quella festa, specialmente quella cavità vuota sprovvista di bulbo oculare; era tutto molto suggestivo e originale. Successivamente si rese conto della presenza di un’altra persona, un ragazzo con il volto da teschio in stile messicano o giù di lì. Per lo meno - pensò - non era lui il pagliaccio che minacciava di giungere per tormentarlo.
Già. Il pagliaccio.
Quando scorse la minaccia farsi sempre più vicina grazie alla luce del palloncino, Aiden ebbe un brivido lungo la schiena, ma durò pochi attimi. Nell'osservare quella testa gigante avanzare, l’Auror ripensò a quanto era accaduto qualche momento prima, quando aveva temuto di imbattersi in un pagliaccio nel momento esatto in cui aveva udito la musica da circo e di come era apparso il palloncino all'improvviso nella sua mano. Intuitivo e riflessivo sia per natura che per mestiere, Weiss iniziò ad elaborare piuttosto velocemente una possibile ipotesi di quanto stava accadendo: si era spaventato e tutto era come diventato reale, come se la stanza avesse fiutato la sua paura oppure l’aveva fatto qualcosa. Esisteva una creatura con un simile potere, assumendo la forma della peggior paura di una persona e nutrendosi della suddetta emozione; il Molliccio quindi poteva essere il nome di quella minaccia sempre più vicina, forte nella forma di clown perché la paura di Aiden forse stava sovrastando quella dei due ragazzi, altrimenti sarebbe stato confuso su quale forma assumere, a meno che non fosse altro in realtà o che la paura per i clown era comune a tutti e tre. Le possibilità erano infinite, ma di tempo ne restava ancora assai poco e dovevano adottare una linea d’azione il prima possibile.
Aiden passò il prosciutto nella mano sinistra ed estrasse con la destra la fidata bacchetta. Se era davvero un Molliccio allora tanto valeva che ci pensasse lui mentre gli altri potevano spalleggiarlo con altro. «Ipotizzo che possa trattarsi di un Molliccio. Credo, perché non ne sono assolutamente certo, ma voglio comunque tentare. Sistematevi dietro di me e provate con qualcosa che ritenete possa rallentare la sua avanzata. Teniamolo distante.» spiegò brevemente. «State qualche passo dietro di me, se deve prendere qualcuno preferisco che sia io.» L’Auror non avrebbe mai sacrificato dei ragazzi, nemmeno per gioco. «Ad ogni modo… sono Aiden.»
Dopo essersi presentato velocemente, il rosso prese posizione. La prima cosa che fece fu appellarsi totalmente al suo stoico coraggio al fine di vincere la propria paura. Ci era riuscito ai tempi di Hogwarts, quando nella lezione di Difesa Contro le Arti Oscure aveva affrontato per la prima volta un Molliccio; quindi perché non rifarlo ancora se la sua supposizione era giusta?
Regolarizzò il battito cardiaco, respirò profondamente e si appellò alla propria ferrea volontà: voleva a tutti i costi raggiungere la propria pace interiore, scacciare quel velo opprimente su di sé che corrispondeva al nome di paura e tornare padrone di sé stesso. L’ex Grifondoro aprì la gabbia che aveva tenuto intrappolato il leone dentro di sé per tutto quel tempo, lasciando che si scatenasse a briglia sciolta. Quindi abbracciò il proprio coraggio e fissò con sfida crescente il clown, mentre la forza di volontà saliva come una colonnina di mercurio all'interno di un termometro, desideroso di sbarazzarsi della sua più grande nemica. Poi focalizzò nella propria mente un’immagine divertente e scelse di voler rendere reale quel desiderio che lo aveva spinto a figurarsi il testone del clown come un grosso sedere che si gonfiava esponenzialmente come una mongolfiera, tanto da prendere quota e raggiungere il palloncino sul soffitto.
Deciso, l’Auror volle rendere quell'immagine reale a tutti i costi: puntò la bacchetta contro il testone del clown e con chiarezza scandì l’incantesimo: «Riddikulus!» Aiden voleva con ogni fibra del proprio essere che l’incantesimo andasse a buon fine, che il testone diventasse un sederone e che garantisse una sonora risata tanto da indebolire il Molliccio.
Almeno aveva ripreso il controllo di sé stesso, una magra consolazione nel caso l’incantesimo non fosse andato a buon fine.





Interazione concordata con Wolf e Casey.
Azione: Dopo averci riflettuto su, Aiden tenta un Riddikulus.

 
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view post Posted on 19/11/2018, 23:01
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Secondo Anno

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WOLFGANG BOGDANOW
15 ANNI SERPEVERDE



What the hell?

L'aveva già detto? Beh, l'avrebbe ripetuto senza problemi: non sapeva quali turbe mentali affliggessero Zonko, ma pareva che la situazione stesse sfuggendogli di mano. Casper, dopo qualche minuto di svolazzamento, perse ogni caratteristica o vantaggio da fantasma, precipitando al suolo proprio mentre il Trooper impazzito le regalava una amorevole prosciuttata tra capo e collo, confermando la diffidenza di Wolfgang riguardo un simile accessorio: la sua domanda, poi, era andata persa tra le urla e i strani suoni presenti in quella stanza, ma il dubbio rimaneva - chi è si presentava a una festa con una forma di prosciutto di tali dimensioni? Sta di fatto che Casper aveva di nuovo lasciato spazio alla figura minuta della ragazzina, che in quel momento si trovava seduta - suo malgrado a terra - illuminata solo dallo strano bagliore che il palloncino rosso, giunto al soffitto regalava a quello strano trio.

Tutto bene, ragazzina?
Nel vedere la ragazzina precipitare al suolo, Wolf trattenne un sospiro a denti stretti, ripetendo la domanda che le aveva solo posto qualche minuto prima - non era esattamente quello che si era aspetta quando aveva deciso di partecipare alla festa di Halloween: quello che avrebbe voluto era passare una serata tranquilla, priva di preoccupazioni con Megan. Adesso, però, non sapeva neppure dove fosse finita la Corvonero o se una delle voci che sentiva urlare fosse la sua - se non altro, la pasticca che modificava il tono di ogni partecipante alla feste gli impediva di riconoscere quello della ragazza, distraendolo da ciò che era davanti ai suoi occhi. Il Trooper - per quanto anche la sua voce non potesse definirsi normale - sembrava essersi ripreso dalla trance che l'aveva afflitto prima e con rapidità esemplare tentò di rimediare al suo errore, cercando di aiutare Casper a rialzarsi: lui, invece, era bloccato ad osservare cosa, o meglio chi altro era appena comparso nel suo campo visivo grazie al suddetto palloncino rosso. Palloncino che sembrava pulsare di un'inquietante luce rossa, illuminando del medesimo bagliore un pagliaccio dalla testa gigante che pareva avvicinarsi: non che Wolf avesse paura dei pagliacci, era più il fatto che lo disturbassero alquanto, con le loro facce pittate - no, non era ipocrita - e le loro risate forzate. Dei, proprio non capiva come potessero piacere ad alcune persone: tutto quello che lui voleva era solo che gli stessero lontano e quel dannato pagliaccio si stava avvicinando troppo ai suoi gusti.

Per la prima volta da quando aveva messo piede in quella stanza, nonostante tutto quello che era successo, Wolf avrebbe messo mano alla bacchetta con il solo scopo di allontanare o in qualche modo rallentare l'avanzata del pagliaccio - non gli interessava se le sue azioni avrebbe rovinato il divertimento altrui, era abbastanza consapevole del proprio carattere da non avere il timore di essere chiamato egoista: inoltre era quasi del tutto certo che tenere il clown lontano dal Trooper avrebbe portato benefici a tutti, evitando che qualcun altro si dovesse sottoporre a un coppino al sapore di prosciutto. Tuttavia, proprio mentre stava per mettere a punto la propria strategia, il Macellaio decise di prendere nuovamente parole, dando voce a un'intuizione che avrebbe potuto rivelarsi esatta: in quel trio c'era qualcuno che effettivamente temeva quei giullari, quindi quello che stava avanzando verso di loro sarebbe potuto essere a tutti gli effetti un Molliccio - tuttavia non potevano esserne certi del tutto e il Serpeverde non avrebbe riposto tutta la sua fiducia in un completo sconosciuto, sebbene questo si fosse appena presentato.

Il mio nome è Wolfgang.
Dopo aver gracchiato quelle parole - era più forte di lui, a una presentazione sentiva il bisogno primordiale di ricambiare il favore - cercò di concentrarsi il più possibile, escludendo ogni preoccupazione per Megan o la ragazzina ed ogni suono esterno: se l'incantesimo di Aiden non avesse avuto effetto, se il loro avversario si fosse rivelato essere non un Molliccio ma una creatura corporea, lui avrebbe agito di conseguenza. Con le gambe ben piantate al pavimento, la mente vuota da ogni tribolazione esterna, Wolf avrebbe eseguito con la bacchetta un'ellisse davanti a sé, iniziando da un punto decentrato, verso la sinistra dell'ellisse stessa: contemporaneamente avrebbe pronunciato la formula - LOCOMOTOR MORTIS - immaginandosi gli arti inferiori del pagliaccio intrappolati in una catena di ghiaccio infrangibile, incapace quindi di fare ulteriori passi avanti.

Riusciva quasi a vederselo, il clown cercare di avanzare nonostante l'impedimento alle gambe e, sbilanciato di conseguenza, precipitare al suolo picchiando il naso rosso sul pavimento: Molliccio o meno, una vista simile gli avrebbe sicuramente provocato uno scoppio di risa non indifferente.



POST CONCORDATO CON CASEY E AIDEN

In sintesi, Wolf aspetta di vedere se l'incantesimo di Aiden ha effetto o meno: in caso il pagliaccio non sia un Molliccio, allora interverrebbe con l'incantesimo della Pastoia Half-Body.

 
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view post Posted on 22/11/2018, 01:10
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Ocean eyes.

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Il bagliore dell'incanto finì per essere risucchiato dall'oscurità. Megan non si aspettava un risultato diverso, date le circostanze, eppure ci aveva provato.
Con il volto rivolto verso il cielo in un'espressione infastidita, venne colpita dalla luce che, come un boomerang, era tornata al suo mittente. Così aveva portato le mani a coprire il volto, non credeva che pochi minuti nel buio più totale avrebbero potuto causarle sensibilità agli occhi. Le pupille si strinsero e si dilatarono in breve tempo e ora poteva vedere grandi macchie proiettate nel nero intenso di quella stanza sconosciuta.
Quando uno zombie munito di macchina fotografica era apparso fronte a lei chiedendo se era pronta per qualche foto, Megan non aveva potuto trattenere un’espressione confusa. La situazione degenerava sempre di più e a tratti la trovava al quanto patetica.
«Ma cosa diavolo significa?»
Sebbene il fastidio provato in quella situazione avesse creato in lei un’intolleranza puntigliosa e i incontrollabile, aveva il cuore che le pompava con irruenza e la tensione, data dall’ignoto, era sempre più presente.
Avrebbe voluto tanto tirare un calcio a quel mostro e rompergli l’intera macchina sulla testa, fracassandogliela. Era così che si uccideva un Zombie vero? D’altronde la magia sembrava non avere effetto e si chiedeva se qualche calcio e pugno avrebbero fatto la differenza. Ma proprio nel momento in cui la decisione stava per essere presa -la Corvonero aveva già mosso i primi passi verso il suo ostacolo e il nuovo obiettivo – apparve una figura alla sua destra.
Megan si girò di scatto e mossa dall’istinto puntò la bacchetta verso la nuova maschera. Per un singolo istante il trucco l’aveva ingannata e il nome di Wolfgang aveva di nuovo attraversato quella parte della stanza sconosciuta. Era troppo minuto e magro rispetto al ragazzo che conosceva e iniziò a pensare che in qualche modo quella stanza la stava facendo impazzire.
«Chi sei?» gridò. La voce demoniaca enfatizzò ancora di più la domanda.
In quel momento si sentiva così tesa da non riuscire ad avere il pieno controllo delle sue azioni, definite non calcolabili.
Avrebbe voluto aspettare una risposta, eppure nel volere a tutti i costi raggiungere ciò che si era prefissata non arrestò la sua determinazione.
Così non disse più nulla, mostrò di nuovo il profilo al ragazzino e si diresse verso la luce rossa. L’avrebbe seguita?
Se la luce non era stata una buona soluzione, si sarebbe servita dell’unica fonte di energia, raggiungendo l’unico punto illuminato. Tuttavia avrebbe prima sfilato, con tutte le sue forze, la dannata macchinetta fotografica a quel mostro. Non solo la stava facendo diventare matta, il limite di sopportazione era ormai stato superato e per quanta ansia e tensione trattenesse in corpo non si sarebbe fermata.
Avrebbe, così, cercato una possibilità e il modo di aggirare e derubare lo zombie: si sarebbe mossa velocemente verso la figura, rendendosi un obiettivo troppo complicato, poi si sarebbe spinta verso di essa cercando di strappargli la macchinetta e di correre verso la luce. In quello stato avrebbe urlato che era lì, che era Megan, cercando di far udire la sua voce nel caos della musica e lasciando che il flash funzionasse da luce guida per il suo intero percorso. Se la luce della bacchetta non era stata sufficiente, forse quella sarebbe stata abbastanza, forse qualcuno l’avrebbe vista.

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 23/11/2018, 14:23





hallo1


hallo2




Di colpo il Valzer cessò e venne rimpiazzato dalle Sorelle Stravagarie, più sguaiate che mai. C’era poco da dire, era decisamente meglio il Valzer nella sua noia. Forse la cosa che accentuava il suo fastidio erano quelle mani che non cessavano di revisionarlo. Il Serpeverde si ritrovò a sollevare svariate volte gli occhi al cielo, ma decise che non si sarebbe più mosso. Era del tutto inutile. Stando fermo poteva studiare meglio la situazione.
L’incantesimo di Jolene portò a dei risultati notevoli, e le mani svanirono nel nulla, tornado da dove erano venute. Ottimo! Non poteva desiderare di meglio in quel momento. Sperò che non tornassero alla carica. In quel caso avrebbe mosso le mani anche lui, spezzando il primo dito che gli capitava a tiro.
Un silenzio tranquillizzante li avvolse, ma dimostrò di essere solo una gratificazione passeggera. Come si dice? Quando regna la calma vuol dire che è in arrivo una tempesta, e di quelle peggiori. Rispettando tutte le previsioni della cabala, un massiccio Lupo Mannaro si palesò dietro di loro.
Gli occhi chiarissimi di Elijah ne colsero benissimo le fattezze, la sclera iniettata di sangue e il simpatico oggettino che stringeva. Deliziosa come cosa! No, lui da solo sarebbe stato più che sufficiente. Per quale motivo doveva essere anche armato?
Non aveva ancora consegnato a Midnight il compito sui licantropi, ma aveva letto velocemente quel capitolo del libro per iniziare a preparare l’elaborato. Non era sicuro, ma gli sembrava di ricordare che andassero in giro solo con la Luna Piena. Era in corso un plenilunio quella notte? Maledizione! Per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare se la Luna fosse completamente tonda. Certo, poteva essere anche uno scherzo ben congegnato da Zonko, ma il suo spirito di sopravvivenza lo avviò sulla strada peggiore. Non rimase lì a pensarci troppo. Infilò la mano in tasca alla ricerca della bacchetta di prugnolo. Era davvero l’ultima cosa che pensava potesse servigli quella sera. Le lunghe dita la riconobbero, stringendola forte. Elijah l’avrebbe tirata fuori dalla tasca il più velocemente possibile.
Avrebbe puntato la bacchetta in direzione della parte visibile del Lupo Mannaro. Avrebbe eseguito un movimento del polso continuo dall’alto verso il basso e poi un movimento orizzontale da sinistra a destra, come se volesse disegnare una “L”. Eseguendo tutto il movimento avrebbe pronunciato la formula - Decàdo – con voce sicura e tono deciso. Era totalmente determinato a scaraventare quel coso nell’ombra come un tappeto. Se l’incantesimo fosse andato a buon fine si sarebbero liberati di quel Lupo Mannaro. Quella era la sua priorità.



Post concordato con Jolene



Codice & Grafica ©Elijah -harrypotter.it

 
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view post Posted on 23/11/2018, 15:24

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Daniel Anderson
Serpeverde | Studente | 11 Anni 2sbiiLZ
Quel buio continuava ad inquietarlo e il tempo gli sembrava scorresse al rallentatore, strinse ancora di più la bacchetta in mano, cercando di farsi forza con quel gesto così banale, sentì la mano che incominciava a dolergli per la presa così stretta, ma non gli importava, doveva in qualche modo avanzare e se quello gli dava la forza per farlo doveva in qualche modo sopportare quel dolore. Per la prima volta da quando era entrato in quella dannata stanza vide qualcuno davanti a se, era di profilo e dalla sua fisionomia riuscì semplicemente a capire che si trattava di una ragazza si chiese cosa fare, non ebbe neanche il tempo di finire quel pensiero, che la vide girarsi e puntargli la bacchetta contro, aveva quella potenziale posizione di vantaggio in pochi secondi. Rimase fermo in attesa, cercando in qualche modo capire chi fosse dai lineamenti del suo viso, ma dato che la maggior parte del volto era ricoperta dal trucco della maschera, non riuscì ad identificarla. La ragazza non sembrava intenzionata ad attaccarlo, anzi ora lo stava squadrando esattamente come aveva fatto lui pochi istanti prima, quindi decise di rimanere ancora una volta in attesa, in quell'assurda situazione avrebbe fatto assolutamente di tutto per trovare un potenziale alleato piuttosto che un nemico. Rimase in silenzio, fino a quando non fu la ragazza a parlare, e quando lo fece sentì una voce completamente diversa da quella che si aspettava *Ma che diavolo?* Corrugò la fronte, mentre si presentò<< Daniel Anderson.. >> Quando aprì bocca per parlare, sentì una voce sconosciuta uscire dalle sue labbra, capì che doveva trattarsi di un effetto derivato o dalla pillola che aveva ingerito poco prima o semplicemente da un qualche effetto dato alla stanza in cui si trovavano, era stato sicuramente elaborato per movimentare ulteriormente quella festa, se così si poteva ancora definire. Non ebbe neanche il tempo di riflettere troppo, dato che la ragazza non si era neanche degnata di aspettare una sua risposta. *Poteva anche aspettare due secondi..* Sbuffò e senza pensarci su troppo decise di seguirla, in una situazione normale sarebbe sicuramente andato via per i fatti suoi, ma quella non la reputava di certo una situazione normale ed anche se non lo avrebbe mai ammesso, si sentiva molto più sicuro a non andare in giro da solo in quell'assurda festa.



PS: 106 | PC: 59 | PM: 56 | PE: 2,5
Giuls || © harrypotter.it



Non ho citato lo zombie visto che non ho capito se riesco a vederlo :look:

 
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view post Posted on 23/11/2018, 15:29
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Con grande disappunto della rossa, nessun raggio di luce scaturì dalla punta della bacchetta. Non era possibile che avesse fallito un incanto così semplice: l'unica spiegazione plausibile era che l'organizzatore di quel circo le avesse pensate tutte. Naturalmente, chi avrebbe mai lasciato che il divertimento pianificato in ogni orribile dettaglio fosse così fragile da crollare sotto al primo Lumos? Avrebbe dovuto pensarci prima.
In quel buio caotico che ostacolava la comunicazione, non seppe che cosa ne fosse delle mani che ghermivano Elijah. Era sul punto di domandarglielo, ma la mancanza di reazioni dall'ambiente circostante non ebbe modo di disturbarla ancora a lungo. Prima che potesse fare qualsiasi accertamento, i suoi occhi, improvvisamente, smisero di brancolare nelle tenebre più complete. Un'unica visione divenne il centro di quel piccolo mondo rumoroso – se avesse avuto il tempo di pensarci, avrebbe avuto qualcosa da ridire sulla playlist della serata, passare da Strauss direttamente alle Sorelle Stravagarie le sarebbe sembrato eccessivo e di cattivo gusto. Ma tornando al senso della vista, forse, dopo tutto, non era poi così male esserne deprivati.
Il suo contegno diplomatico levò le tende, scalzato dalla figura mostruosa che un sottilissimo velo di luce tratteggiava nella totale assenza di contesto. Il gigantesco Lupo Mannaro aveva tutta l'aria di essere affamato. Come se i denti aguzzi non fossero un'arma sufficiente, la mannaia insanguinata occhieggiava loro in un luccichio minaccioso – un oggetto scenico superfluo ma di grande effetto, che sul momento Jolene non ricollegò alla prepotente teatralità della situazione.
Improvvisamente si rese conto della solidità della propria presa sull'impugnatura della bacchetta: non aveva avuto tempo di riporla, quindi puntava ancora da qualche parte nell'aria intorno a loro. Un rapidissimo aggiustamento, e il legno sarebbe stato rivolto verso la creatura che li fronteggiava. Non solo: l'attenzione di Jolene era stata attirata dalla mannaia nella mano del Mannaro, quindi sarebbe stato contro di essa che il proprio potenziale magico si sarebbe concentrato. Non c'era tempo per pensare: anche se razionalmente si rendeva conto che la minaccia non potesse essere reale, l'istinto di preservazione diceva qualcos'altro.
Avrebbe osservato attentamente il duro metallo insanguinato, immaginandolo tramutato in soffice gomma. Morbida, innocua gomma che avrebbe lasciato disorientato il suo possessore. Il pensiero non avrebbe esitato a formulare l'incanto:
Verto Lentus, la chiave che – si sperava – avrebbe aperto la porta tra le sue intenzioni e la realtà dei fatti.
Ed Elijah? Jolene poteva solo indovinare le sue reazioni a giudicare dalla tensione nei suoi muscoli, indizi troppo sottili per non sfuggire alla sua attenzione in quel momento critico.




In parole povere, in questo post potete trovare: pippe mentali varie e tentativo di rendere innocua
la mannaia nella mano del mannaro trasfigurandola in gomma.

Post concordato con Elijah, of course.

 
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view post Posted on 24/11/2018, 11:00
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Accadde l'impensabile. In un batter d'occhio, da che stava fluttuando iniziò a percepire nuovamente il vuoto sotto i suoi piedi e si ritrovò col sedere per terra.
- Ahio!
Si portò una mano alla fronte, proprio dove il prosciutto, invece di colpire colui che aveva avvertito di scansarsi. Era sicura che il giorno dopo lì sarebbe comparso un bel bernoccolo dolente. Tuttavia trovò la situazione particolarmente ridicola, e fra un "ahia" e un altro cercava di non soffocare fra le risate.
- Ahahahah! Non preoccuparti, Prosciuttino! - disse al soldato imperale - Ahahah! Sì, sto bene - rispose al teschio messicano - ohi ohi ohi!
Continuò a ridere per qualche secondo tenendosi la testa con entrambe le mani, finché non avvertì, tra le urla generali, il fiato dei due ragazzi farsi più corto. Uno strano bagliore rossastro invase ogni superficie attorno a lei, avvolgendo il suo stesso corpo e quello dei ragazzi. Seguendo con lo sguardo i raggi luminosi arrivò fino al soffitto, su cui si era poggiato una sorta di lampadina a forma di palloncino. Proprio dietro di questo vide ciò che aveva catturato l'attenzione degli altri due membri del trio: la gigantesca testa di un clown. La sua risata allora si spense tramutandosi in sgomento, il suo respiro cominciò ad andare all'unisono con quello degli altri due e la mano destra istintivamente si portò alla bacchetta di nocciolo. Sembrava regnare il panico.
L'uomo con l'elmetto si voltò verso di loro. La sua maschera adesso sembrava esser ricoperta di sangue sotto la fluorescenza cremisi del palloncino. Disse proprio ciò che lei temeva, ovvero che forse si trattava di un molliccio. Che qualcuno in quella stanza avesse paura dei pagliacci? Che razza di paura era? Certo, se si trattava di quell'enorme testa dai denti acuminati lo poteva capire.
Rimase a terra. Un attacco congiunto era l'idea migliore, in modo tale da vagliare ogni possibilità. Si voleva tenere lontana da quel coso, poco importava se era un molliccio o qualcos'altro. Il trooper terminò il suo discorsetto presentandosi.
- Ciao Prosciutt-Aiden. Io sono KC - avrebbe voluto stringergli la mano ma la situazione li impacciava abbastanza. Più tardi avrebbe preso volentieri un panino. Quando anche il teschio messicano disse il suo nome rise nuovamente per quella strana coincidenza - che bello rivedersi in mezzo a fantasmi e pagliacci assatanati!
Puntò con decisione la bacchetta verso il clown, e roteò fluidamente il polso per tre volte in senso orario.
- Flipendo!
Immaginò le scintille arancioni colpire il mostro dritto nello stomaco, un violento urto che lo avrebbe scaraventato a metri di distanza. Se anche gli altri incantesimi avrebbero avuto effetto allora molto probabilmente lo avrebbero steso.








Riassunto: sedere a terra, KC si massaggia la testa e conosce Prosciuttino e si rende conto che l'altro mattacchione e Wolfy bau bau. Partecipa all'attacco con un Flipendo.
 
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Leah‚
view post Posted on 24/11/2018, 22:13




Non aveva fatto in tempo ad abituarsi all'idea che il buio non era per forza spaventoso che il frullio delle ali di un migliaio di pipistrelli le passò a una spanna dalla testa, costringendola a piegare le ginocchia e a coprirsi di nuovo la testa col cappuccio. Ci mancava solo di essere nel buio più completo con uno stormo - si diceva stormo? - di pipistrelli aggrappati ai capelli a fare compagnia alle rose. E di nuovo, non si era ancora del tutto ripresa da quel secondo, imprevisto spavento, che all'improvviso avvertì il pavimento muoversi sotto i suoi piedi. Si avvicinò di più ad Oliver, il quale - invece di prenderla in giro o di rassicurarla - le aveva parlato con voce divertita.
"Ci stiamo muovendo o è una mia impressione, Leah?"
Ammutolita per la confusione e lo spavento, Leah non era riuscita nemmeno a fingere un sorriso. Dov'era finita tutta la sua spavalderia? Lei che non aveva paura di niente poteva davvero avere paura del buio a una festa di Halloween? In quell'istante Oliver la strinse tra le braccia, in un abbraccio sincero e pieno di affetto. Sorpresa, colpita e travolta da una serie di sensazioni a cui non riusciva a dare ordine, figurarsi un nome, Leah non potè fare altro che lasciarsi abbracciare, chiudendo gli occhi per godersi meglio la sensazione delle braccia di lui attorno a sé.
- È tutto buio, Leah, ma io ti vedo. Io riesco sempre a vederti. -
Invece di avvampare, come pensava che avrebbe fatto e come avrebbe fatto in qualunque altra occasione, Leah si sentì sciogliere il cuore. Appoggiò la guancia sulla casacca di seta di Oliver, fece scivolare le sue braccia attorno alla vita di lui e ricambiò la stretta con un sorriso. In quel momento si rese conto che tutta la sua paura e l'insicurezza erano scivolate via, come la pioggia di fine estate faceva scivolare via le foglie dal tetto del cottage della nonna. Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto rispondere a una frase come quella ed era abbastanza certa che non sarebbe stata capace di dire una cosa altrettanto carina in modo altrettanto semplice, anche se sapeva che in fondo provava la stessa cosa che provava lui. Anche perché altrimenti non avrebbe capito con tanta sicurezza che cosa intendeva dire con quella frase, no?
D'un tratto si sciolse dal suo abbraccio.

- Potremmo vedere se c'è qualcun altro, - poi si accorse di quello che aveva detto e le venne inaspettatamente da ridere. - Beh, "vedere". Insomma... hai capito. È una festa, no? Non ci saremo solo noi. Possiamo andare a cercare gli altri. -
Si fermò per un istante e fece scivolare di nuovo la sua mano in quella di Oliver, poi deglutì. Di certo il buio aiutava a non farsi dominare dall'imbarazzo.
- Solo... non andare via. - Aggiunse con un sussurro appena udibile, spaventata all'idea di come avrebbe reagito Oliver, il coraggioso, eroico e impeccabile Caposcuola dei Grifondoro cuor di leone, a quel suo momento di insicurezza. Avrebbe voluto spiegargli che di solito non era paurosa... forse quella sera aveva paura solo perché sapeva che c'era lui, con lei, e le piaceva l'idea di farsi abbracciare per essere rassicurata? Poteva essere una cosa così sciocca?
Strinse la mano di Oliver prima di provare a fare qualche passo nel buio, sempre attenta ai suoni che la circondavano, facendosi scivolare via dai capelli il cappuccio ma pronta a rimetterlo al suo posto al primo fruscio di ali di pipistrello nell'aria.
Dopo le parole di Oliver sembrava anche a lei di riuscire a percepire qualche piccolo dettaglio di lui, nel buio. Piccoli dettagli, un angolo della corona, una piega della camicia, un'ombra arcuata di una delle corna. Di sicuro era solo la sua immaginazione... ma le piaceva l'idea che anche lei, in qualche modo, riusciva a "vederlo".

We found love in a hopeless place

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