добрый утренний друг, Continuazione della Quest del Guardiano.

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Il Fato

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bacchetta maritodrusilla coccodrillo

«Oh! Non saprei.» cinguettò la donna a seguito dell’osservazione del giovane Mago, lo sguardo - in un certo senso - confuso e smarrito. Sembrò, tuttavia, ridestarsi subito da quel torpore dettato dallo scombussolamento iniziale e sorrise amabilmente a Remar appena presentatosi come un certo Roderick Valentine.
L’insieme degli effetti personali che caratterizzavano in maniera unica la figura di Vath e il gesto che riservò alla signora, fecero arrossire quest’ultima come il più il sfavillante dei rubini. E una volta tinte le gote, riscaldate dal quel calore che da tempo immemore non sperimentava, Madama Drusilla si premette la mano libera sulle labbra, soffocando un trillio di puro compiacimento.
«Ma Lei è proprio un galantuomo, Sir Valentine!» apostrofò, per poi ricomporsi quel tanto da rispondere seriamente alla domanda del proprio ospite. «Oh no, affatto! I signori sono miei ospiti in quanto amici di lunga data del mio defunto marito. Pace all’anima sua!» concluse con un piccolo sospiro, accompagnato da un simbolico segno della croce.

La mano si serrò maggiormente sulla spalla di Vath, inducendolo a voltarsi. Quando infatti l’ex Serpeverde volse dapprima il capo, notò un uomo canuto con spessi baffoni candidi come la neve, alto e leggermente corpulento, con due occhi grigi e duri come la pietra. Da dietro i baffi, una sfilza di denti bianchissimi e digrignati in un moto di pura rabbia, mentre dal petto si levò un ringhio sommesso.
E il coccodrillo? Era davvero il vecchio? Così pareva e la morsa con cui la mano si era serrata su Vath pareva essere un chiaro indizio. Due esemplari di tale bestia erano state presenti nella stanza fino a quel momento, ma poi una era misteriosamente scomparsa, così da poter lasciare spazio ad una figura umana e dall’identità ignota. Un Animagus, dunque, si palesò al giovane Mago.
Il vecchio lasciò la presa su Remar, dopo averlo visto girarsi completamente, accompagnando quel movimento con uno strattone
. «Maledetto damerino!» sibilò, alzando il pugno destro verso il viso del Ministeriale in un chiaro segno di minaccia. «Entri in casa mia e tenti di rubarmi mia moglie?» Quell’accusa, satura di cieca gelosia, venne pronunciata in maniera tonante, rimbombando lungo le pareti adornate di trofei.
Mentre l’uomo anziano reggeva la fidata bacchetta nella mano sinistra, l’altra invece corse in corrispondenza della larga tasca destra del pantalone verde militare, sfilando quello che si rivelò un guanto di pelle nera. Veloce come un fulmine, l’uomo schiaffeggiò in pieno volto Vath con il guanto, per poi gettarlo a terra in un chiaro gesto di sfida.

«Ti farò pentire di aver posato le tue sporche labbra sulla mano della mia preziosa Drusilla!» Dopodiché l’Animagus puntò la bacchetta contro il proprio avversario e attese che la sfida venisse accettata: non voleva fare a fettine Remar senza un regolare duello. Era geloso, sì, ma comunque sportivo.



Eccoci alla prima avversità!
Puoi agire come meglio credi, purché sia coerente con il tuo personaggio. Hai varie opzioni a tua disposizione per tentare di “placare” il marito di Drusilla; nulla ti vieta di provare una strada diversa dal duello. Non dare nulla per scontato, tutto dipenderà da come deciderai di gestire la situazione.
Nel caso decidessi di affrontare il duello, fermati nel punto in cui palesi (in un qualsiasi modo a tua scelta) di accettare; poi attendi altre mie istruzioni.

Nella mappa: E’ scomparso un coccodrillo e M, il marito di Drusilla, si è palesato.

Per qualsiasi cosa mi trovi per mp.

Quest-Vath-Interno2



 
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view post Posted on 1/3/2019, 22:47
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Capitolo IX
Vath Remar
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Ex Serpeverde
Legilimens Apprendista
«La conoscenza è potere.»

La donna sembrava genuinamente ignara di quale matrona stesse citando Vath. Un sorriso avrebbe fatto capolino sul suo volto, schermandosi da quei complimenti. «Non sono Sir. I miei genitori mi hanno solo insegnato a dare il giusto rispetto a chi ha molti più anni di me, madama.» Gli occhi color acquamarina incontrarono quelli della donna e una smorfia di tristezza apparve sul suo volto. «Le porgo le mie più sincere condoglianze, signora, perdere la persona amata è sempre un terribile colpo a qualsiasi età.» Così le disse e, Vath, parlava anche per sé. La ferita della scomparsa di Sybella era ancora aperta e viva in lui. Tacque è la lasciò andare.

Gli occhi di Remar si fissarono su quelli del vecchio che lo aveva preso per la spalla, una morsa ferrea quella della sua mano e, il giovane, poté esaminare la sua figura da capo a piedi. Le parole che gli rivolse l'anziano figuro dipanarono in parte i dubbi che il ventottenne poté avere fino in quel momento. Madama Drusilla aveva fatto cenno al marito defunto e, il vecchio aveva appena affermato di essere la suddetta persona. Il signore lo schiaffeggiò con un guanto, gettandolo a terra in gesto di sfida, Vath osservò il guanto, il vecchio e inarcò un sopracciglio. Il terribile equivoco in cui era stato trascinato rischiava di compromettere la propria missione. Se il vecchio era un animagus dalla forma di coccodrillo, Vath aveva sviluppato nel corso di anni un talento nello svicolare le situazioni del genere come il serpente che rappresentava la sua vecchia casata. «Non è mia intenzione accettare la vostra sfida, sir.» Esordì pacato, lo sguardo fisso su quello dell'uomo che si trovava di fronte a sé.«Temo che si sia trattato di un enorme equivoco e se si fermerà ad ascoltarmi credo che potrà comprendere che non era mia intenzione insidiare vostra moglie.» Vath si schiarì la gola e proseguì. «Vede, sono qui, in casa sua come ha giustamente affermato, solo su esplicito invito del signor Ivanov. Al momento si trova al piano di sopra in cerca del signor Vlad e, se non mi crede, la invito ad andare a controllare.» La mano destra del ventottenne indicò la porta dalla quale era entrato. Calma traspariva dalle movenze dell'ex verde-argento. Un'unica domanda ancora rimaneva insoluta: il perché, secondo Madama Drusilla, l'uomo era morto. «Suppongo anche che vi renderete conto del fatto che, un uomo come me, non avrebbe nessun interesse nel corteggiare una donna che potrebbe essere benissimo sua nonna. La mia era pura e semplice galanteria, una cortesia dettata dal rispetto che ho nei confronti di una signora tanto anziana, non ho sfiorato la mano di vostra moglie con le labbra: il galateo non lo consente. Comprendo perfettamente la vostra gelosia, io stesso lo sono nei confronti di mia moglie e per questo non pretenderò soddisfazione per l'accusa e il colpo ricevuto, tuttavia sir, ciò che mi aspetto sono almeno delle scuse e dimenticherò l'intera faccenda.»

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Fede nuziale d'oro all'anulare sinistro.
Bastone da passeggio lasciato in eredità da un vecchio parente con l'impugnatura in argento a forma di testa di serpente dove, all'interno, si cela la propria bacchetta in legno di Acero, pelle di Runespoor, 12 pollici e 3/4, rigida.
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bacchetta maritodrusilla coccodrillo

C’erano molte cose non dette, così come vi erano svariate menzogne. Per il giovane Remar molte cose non tornavano ed esisteva una domanda alla quale non conosceva ancora la risposta: perché Madama Drusilla aveva dichiarato che suo marito era morto se ora era dinanzi all’ex Serpeverde? Chi stava mentendo tra la donna e l’uomo?
Se però Vath avesse aguzzato la vista oltre la spalla del vecchio e minaccioso Animagus, avrebbe potuto notare una certa somiglianza con l’uomo presente nella fotografia magica incorniciata sul muro alle spalle di quest’ultimo; a parte una differenza di età che doveva aggirarsi attorno ad una trentina, i baffi folti e la sfilza di denti bianchi furono certamente due ottimi marchi identificativi per poter confermare che si trattava della stessa identica persona. E se da un lato l’uomo nella fotografia stava posando accanto alla carcassa di una gazzella con aria trionfante, quello che invece si ergeva dinanzi a Vath non lo era affatto, ma che tuttavia pareva sempre più convinto di volerlo sfidare pur di posare accanto al corpo tramortito e malandato del Ministeriale.

«Ah no?» lo incalzò il vecchio. Gli occhi si indurirono ancor di più e a Vath non ci sarebbe voluto molto nel comprendere i possibili pensieri che stavano affiorando nella mente del proprio interlocutore: o lo stava ritenendo un codardo oppure sospettava che Remar non volesse battersi con un vecchio perché lo avrebbe annientato subito. In ogni caso la bacchetta dell’Animagus sembrò irrigidirsi di più sotto la stretta del proprio proprietario, nonostante la strana inclinazione nell’ascoltare l’arringa del Ministeriale.
Le labbra dell’anziano si arricciarono con fare indeciso e sospettoso, mentre le rughe sulla fronte si fecero più profonde. Meditando e ponderando le parole di Remar, lo sguardo scivolò verso la porta solo per pochi secondi, nonostante la collera non fosse minimamente scemata. Arrivò tuttavia alla conclusione che se quanto il Mago aveva appena asserito era vero, allora di lì a non molto avrebbe saputo la verità e deciso il da farsi. Ad ogni modo, l’anziano non sembrò voler abbassare la guardia nemmeno per un misero istante, né tanto meno darla vinta a quello che per lui era e restava un intruso.
Una forte scarica attraversò il corpo dell’Animagus quando Vath pretese delle scuse per le accuse e il colpo ricevuto, facendolo schiumare di pura rabbia ma che tuttavia stava contenendo.
«Se quanto dici è vero, allora avrai le tue dannate scuse una volta che avrò visto Sergej e Vlad varcare quella soglia!» sentenziò con un ringhio, indicando la porta dal quale lo stesso Vath era entrato nella stanza. «E probabilmente non ci vorrà molto in tal caso. Però... se entro cinque minuti non arriva nessuno, significa che mi hai mentito e allora faresti meglio a raccogliere quel guanto, ragazzo!» Poi il volto del vecchio sembrò farsi improvvisamente malizioso e ficcanaso, oltre che furbo. «Per quale motivo Sergej ti avrebbe invitato qui? Sentiamo!» Se la versione di Vath era vera allora non sarebbe stato un problema rendere noto al padrone di casa la ragione della sua presenza lì: o così la pensava l’anziano Mago.
In ogni caso avrebbe ottenuto ciò che voleva, con le buone o con le cattive. Se poi si andava a sommare il fastidio che il vecchio ancora covava per le pretese di Vath nell’ottenere delle scuse, allora non si sarebbe di certo fatto scrupoli nel tentare di accaparrarsi un certo vantaggio sullo sgradito ospite: puntò infatti il catalizzatore magico contro l’ex adepto di Salazar e, con un ghigno beffardo, disegnò due cerchi concentrici. Qualsiasi cosa avesse fatto, a Vath non era dato sapere e - apparentemente - non sembrò accadere nulla.




Guadagni un po’ di tempo, ma la minaccia ancora persiste. La mappa resta invariata.




 
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view post Posted on 20/3/2019, 16:50
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Ciò che si stava consumando in quella stanza era uno scontro di volontà. Da una parte il ventottenne, che non era intenzionato ad accettare il duello, dall'altra il vecchio che vedeva il proprio onore macchiato da circostanze volte a creare fraintendimenti. Il giovane dell'ufficio C.M.I. sostenne lo sguardo dell’animagus con fierezza. «No.» Confermò alla domanda di lui in un deciso ma pacato diniego. Il ministeriale aveva dalla sua la verità di esser lì per la ragione che aveva esposto e non si sarebbe messo a duellare per qualcosa che si poteva risolvere semplicemente a parole e con qualche minuto di attesa. Non ci voleva la sua abilità di Legilimens per comprendere ciò che il vecchio avrebbe potuto pensare del suo rifiuto, codardia o pietà per un anziano mago. Quello che il padrone di casa non poteva comprendere tuttavia era che il rifiuto di Vath era dettato dalla consapevolezza che, con la scomparsa di Sybella, se gli fosse capitato qualcosa i suoi figli sarebbero cresciuti senza entrambi i genitori. Per evitare quella possibilità il residente di Canterbury doveva dar sfoggio di tutta la sua abilità, dialettica e mentale. Ascoltò serio le parole del signore di fronte a lui e, nel frattempo, poté notare come in alcune foto il cacciatore fosse esattamente l'uomo che in quello stesso istante gli stava puntando una bacchetta contro. Il mistero della presunta morte dell'uomo era stato momentaneamente accantonato, aveva questioni più urgenti da risolvere e, se doveva attendere Sergey che suppose il nome di Ivanov, poteva rispondere alla domanda. «Non ne faccio mistero, sono venuto qui accompagnato dal signor Ivanov per intrattenere un rapporto commerciale con lui e il signor Vlad.» Disse, mentre un incanto non verbale venne lanciato dal marito di Drusilla. Apparentemente non ci furono effetti quando due cerchi concentrici vennero disegnati nell'aria dalla bacchetta dell'uomo e, Vath, si fece più cauto. Il ventottenne non era sicuro del fatto che l'animagus avesse tentato di avvantaggiarsi per attaccarlo senza preavviso. «Nonostante la situazione spiacevole, che spero si possa risolvere a breve non appena giungeranno il signor Ivanov e il suo socio, non posso fare a meno di congratularmi con voi per la splendida collezione, li avete cacciati tutti quanti voi?» Avrebbe mostrato tranquillità intavolando una conversazione normale, consapevole del fatto che i due russi sarebbero arrivati da lì a poco.

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bacchetta maritodrusilla coccodrillo

Il vecchio contrasse la mascella quando Remar decise di fare eco alla domanda canzonatoria che gli aveva rivolto e la cosa non gli piacque affatto. Non gli era capitato spesso di incontrare qualcuno con abbastanza fegato o troppo stupido dal rispondergli a tono e questo quasi indusse l’uomo nell’esplodere in un forte eccesso d’ira. Tuttavia si costrinse a trattenersi, a rimandare quella che per lui era una lezioncina, e che avrebbe impartito allo sgradito ospite a tempo debito; in quel preciso momento, l’Animagus arricciò i baffoni con aria pensierosa, mentre ascoltava la ragione della sua presenza tra quelle quattro mura: Remar doveva infatti discutere con Sergej e Vlad su una questione commerciale.
Conosceva molto bene la natura degli affari dei due Russi, lui stesso ne era implicato in veste di fornitore, ma continuava a nutrire una certa diffidenza nei confronti di Vath. Che avesse o meno cercato di soffiargli l’affetto della moglie, la gelosia dell’anziano era ancora così accesa nel suo petto che spesso induceva la mente umana a sviluppare realtà astratte e sature di paranoie. E proprio a causa di ciò, nonostante stesse lottando con tutte le proprie forze nel trattenersi fino al momento opportuno, iniziò a credere che Remar avesse fatto il ruffiano con sua moglie per poterla in seguito fregare. Oppure era stato inviato da uno dei tanti rivali in affari che volevano contrastare lui e i Russi, magari per carpire quante più informazioni possibili sulla loro attività? Fare il damerino con sua moglie poteva essere una tattica per conquistarsi la sua fiducia e poi colpire all’improvviso.
In ogni caso al vecchio non piaceva neanche un po’ quel Remar e a gettare un maggiore sospetto fu, appunto, l’interessamento verso i propri trofei di caccia. A quel punto l’Animagus serrò il pugno destro lungo il fianco e la presa mancina sulla bacchetta si fece più salda.

«Puoi giurarci!» sibilò con veemenza, mentre la paranoia lo spinse ad agire prima che fosse Vath stesso a colpirlo quando meno se lo aspettava. Se sperava di distrarlo, allora aveva fatto male i suoi calcoli; tuttavia il vecchio non voleva danneggiare troppo il Ministeriale, non finché non fosse riuscito a strappargli la verità dalla bocca. «Ma io credo che tu stia mentendo, ragazzo. O comunque non hai detto tutta la verità. Che genere di affare? Sei qui per conto di qualcuno? Ci vuoi spiare?» Svariate domande poste l’una di seguito all’altra con l’intento di strappare all’ex Serperverde una risposta più dettagliata che potesse chiarire i sospetti dell’anziano Animagus. «Parla! Perché non mi piaci e non mi fido!»
Puntò dunque la propria contro la fronte di Vath senza manifestare la natura della formula che aveva intenzione di scagliarli addosso, ma di lì a pochi attimi il Mago più giovane avrebbe provato sulla propria pelle gli effetti di quella follia nata dalla paranoia: una fitta lancinante alla testa, come se un coltello rovente gli fosse stato piantato nel cranio a forza, sancendo così l’inizio di una emicrania senza precedenti e talmente intenso dal rendergli difficile persino pensare (-6 PS, -2 PM).



L’emicrania durerà per 3 turni, a meno che non deciderai di porvi rimedio. Perdi inoltre 2 Punti Mana e ti è difficile concentrarti o a decidere il da farsi.
Mappa ancora invariata.


Vath Remar
PS: 193/199
PC: 132/132
PM: 134/136
Forte emicrania per 3 turni.

Marito di Drusilla (Animagus)
PS: ??? / ???
PC: ??? / ???
PM: ??? / ???

 
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Capitolo X
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La situazione era davvero assurda, lui, dipendente dell'ufficio C.M.I. per poter accedere alla sezione proibita doveva fare tutta quella trafila. L'aplomb dell'inglese era duramente messo alla prova e solo Metis sapeva quale sforzo il ventottenne stesse facendo per mantenerlo. La risposta che Vath Remar diede non piacque per nulla al padrone di casa che con veemenza rivolse altre domande all'uomo di Canterbury. "Sei qui per conto di qualcuno? Ci vuoi spiare?“ L'uomo era davvero paranoico, tuttavia il quadro che si stava formando implicava che anche lui fosse coinvolto in tutta quella faccenda, da fine pensatore non poteva escluderlo e che la morte dell'uomo poteva essere una farsa per poter esser al di fuori di ogni sospetto. Che fosse anche un Animagus non registrato fu un altro pensiero che percorse la mente del diplomatico. Tuttavia la chiarezza mentale che contraddistingue la figura del giovane si dissipò come acqua in un deserto quando il vecchio lo attaccò a tradimento con un incanto non verbale. Il dolore provato dall'inglese era tale da fargli sentire come un coltello rovente infilato nel proprio cervello, un dolore simile lo aveva provato quando sua nonna Eleanor gli aveva mostrato cosa si provava a subire la Legilimanzia, anche il solo pensare gli risultava duro e portandosi la mano destra alla testa Vath sentì il freddo contatto del metallo di un anello sulla tempia. Una sottile banda d'acciaio che poteva in qualche maniera bloccare il marito di Drusilla il tempo necessario per riprendersi da quel mal di testa. Con un movimento del pollice andò a toccare l'oggetto intenzionato a fermare il vecchio da quei soprusi verbali e fisici.

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bacchetta maritodrusilla coccodrillo

La mente del giovane Mago tentò di mettersi all’opera per unire i pezzi di quell’immenso puzzle, sebbene non avesse alcuna prova riguardo a quelle ben calibrate supposizioni. Ma anche se le avesse avute, che ne avrebbe fatto?
Il ghigno beffardo dell’uomo che aveva davanti fu più che sufficiente nel palesare la propria colpevolezza, tronfio di quel piccolo vantaggio che si era preso a discapito di Vath ed inebriato dalla sofferenza che aveva causato a tradimento. A rendere ancora più evidente la follia dell’anziano Animagus fu la profonda ispirazione che eseguì con tanta teatralità e alzando appena il braccio destro, quello disarmato, verso l’alto.

«Lo senti? Percepisci il piacere della sofferenza? E’ tutto così dolce...» E quella sembrò la ciliegina sulla torta, la dimostrazione dell’instabilità mentale del vecchio e del sadismo che aveva tenuto a freno fino a quel momento.
Il gesto di Vath fu sufficiente per liberare il potere contenuto nell’anello: una robusta banda d’acciaio invisibile sembrò serrarsi attorno alle braccia dell’anziano Mago, tra i gomiti e le spalle, immobilizzandolo e rendendoli assai arduo l’utilizzo della bacchetta.
«TU! Sì, sei una spia! Una dannatissima spia!» strillò con rabbia il vecchio. Ciò non giovò affatto a Vath, il quale venne straziato dall’ennesima fitta alla testa (-2 PM).
Nello stesso momento, dal piano di sopra, giunse il rumore di alcune sedie che grattarono sul pavimento di legno, reso appena percettibile dagli urli del marito di Drusilla.



L’emicrania durerà ancora per 2 turni e perdi altri 2 Punti Mana. Il vecchio sarà bloccato per 2 turni e dal piano di sopra si percepiscono dei rumori, resi appena udibili dalle strilla.
Riguardo all'anello, pur essendo di natura magica, è però consigliabile descrivere un minimo il tipo di effetto che si vorrebbe ottenere. Questo farebbe capire che ti sei concentrato un pochino per attivare l'oggetto in questione.
Mappa ancora invariata.


Vath Remar
PS: 193/199
PC: 132/132
PM: 132/136
Forte emicrania per 2 turni.

Marito di Drusilla (Animagus)
PS: ??? / ???
PC: ??? / ???
PM: ??? / ???
Immobilizzato per 2 turni.
 
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view post Posted on 30/4/2019, 08:46
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Capitolo XI
Vath Remar
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Il mal di testa, risultato dell'incantesimo scagliato a tradimento da parte del marito di Drusilla, non accennava a diminuire, ma anzi si stava aggravando oltre il necessario. L'emicrania non gli consentiva di ragionare lucidamente, come un ferro arroventato piantato nel cervello. Vath a malapena vide l'uomo bloccarsi, per via degli occhi resi lucidi dalle lacrime di dolore che i dotti lasciavano fluire. Il ventottenne tuttavia sentì le malate parole dell'uomo, reso folle ormai da quella gelosia che provava nei confronti della moglie. Il ministeriale estrasse la bacchetta dal proprio bastone da passeggio e puntata con decisione la bacchetta verso la propria testa senza poggiarla su di essa, proprio nel punto di maggior intensità dell'emicrania. Nonostante il dolore che gli faceva sentire la testa squassata da fortissime fitte, che come le increspature di una goccia sull'acqua si propagavano aumentando la loro intensità Vath convogliò tutte le sue forze nel raggiungere la concentrazione necessaria da porre nell'incantesimo. L'impegno del mago di Canterbury era finalizzato nell'ottenere una rapida diminuzione di quell'emicrania, come un balsamo lenitivo spalmato sulla zona sofferente l'incantesimo gli avrebbe donato freschezza di pensiero, fino a farla scomparire. «Diligentia Caput Praeve.» Declamò la formula, poi se l'incantesimo fosse andato a buon fine avrebbe osservato l'uomo bloccato gli avrebbe detto. «Lei è pazzo.» Dopo aver fatto ciò si sarebbe diretto verso la porta per uscire e cercare aiuto da parte della donna e Ivanov.

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PS:199/199 ~ PC:132 ~ PM:136 ~ PE:28,5

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cosacco maritodrusilla drusilla

Il vecchio, ora, era alla mercé di Vath: inerme ed incapace di nuocergli ancora, il pazzo consorte di Drusilla regalò al proprio avversario un’occasione per disfarsi di quanto era stato compiuto a suo discapito. Rapido e deciso, il giovane Ministeriale non indugiò oltre e lottò con la propria afflizione affinché quella chance non venisse in alcun modo sprecata; accumulò dunque quanta più forza e volontà possibile, affinché la propria magia non fallisse tanto da aggravare la situazione ed onde evitare di diventare una preda ancora più facile, una volta che la prigionia del cacciatore fosse finalmente cessata.
Era, in un certo senso, come una corsa contro il tempo, ma la tempra di Vath fu più che sufficiente per ottenere la salvezza: la magia si sprigionò dalla bacchetta quando il Mago pronunciò a chiare lettere la formula e, come una carezza lenitiva, il dolore che aveva attanagliato la testa di Vath andò via via a scemare, fino a scomparire del tutto. L’uomo avrebbe potuto facilmente avvertire un senso di leggerezza, oltre che di sollievo: la mente avrebbe quindi ripreso a funzionare in maniera del tutto lucida.
(+4 PM)
Le seguenti parole di Vath, per quanto veritiere, suscitarono una strana reazione nel vecchio Animagus: un pianto disperato calò nella stanza, rimbombando con prepotenza lungo le pareti di legno. Straziato da quell’amara sconfitta e con l’orgoglio a pezzi, non gli restò altro che dare sfogo a tutta la propria disperazione, nella remota speranza di attirare dei soccorsi. Ma, in fin dei conti, era o non era un coccodrillo?
Proprio quando il Ministeriale fece per muoversi verso la porta, una frenetica attività giunse dal corridoio: alcuni passi sembravano provenire dalla rampa di scale, altri invece che costeggiavano la parete esterna del soggiorno, probabilmente proveniente dalla stanza accanto. La voce stridula e allarmata di Drusilla giunse alle orecchie di Vath, esattamente quando dei movimenti si arrestarono dinanzi all’ingresso.
«Signor Ivanov, cosa devo fare? Chiamo gli Antimago?»
«No bisogno, signora. Io sistema tutto, da!» L’accento inconfondibile del cosacco seguì a ruota quello dell’anziana donna in una specie di grugnito. Pochi attimi dopo la maniglia venne abbassata e il primo ad entrare fu lo stesso Ivanov, mentre Drusilla si teneva rintanata dietro la figura possente dell’omone con ancora indosso il suo pesante cappotto di pelliccia. Sergej Ivanov squadrò dunque la scena che aveva davanti con un certo grado di sospetto. «Che accade qui?»
Un movimento flebile oltre le spalle di Ivanov, lì dove la figura di Drusilla non era interamente presente, e semmai Vath avesse avuto modo di aguzzare lo sguardo, anche solo per un misero istante, avrebbe potuto scorgere la presenza di un ciuffo di capelli biondi. Una terza persona era presente, ma passiva ed incognita.



L’emicrania scompare, l’incantesimo ha avuto quindi successo, di conseguenza ripristini i tuoi Punti Mana. Muovi giusto qualche passo verso la porta.
Il vecchio è bloccato ancora un altro turno.
Mappa aggiornata.

Quest-Vath-Interno3

Ivanov e Drusilla restano sulla porta, il punto esclamativo rosso è il terzo individuo di cui scorgi solo i capelli.


Vath Remar
PS: 193/199
PC: 132/132
PM: 136/136
Emicrania passata.

Marito di Drusilla (Animagus)
PS: ??? / ???
PC: ??? / ???
PM: ??? / ???
Immobilizzato per 1 turni.
 
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Capitolo XII
Vath Remar
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Ex Serpeverde
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«La conoscenza è potere.»

Non appena Vath terminò di declamare la formula una carezza lenitiva passò sul proprio capo, la freschezza di pensiero arrivò prepotentemente e, il ministeriale, si sentì progressivamente meglio fino a non avvertire più quella pressione sul cranio. Il mago di Canterbury poté finalmente ritornare a dedicarsi al problema più urgente ossia il marito di Drusilla. Il vecchio fu molto colpito dalle tre parole che Vath gli aveva rivolto pochi istanti prima e la reazione dell'uomo gli fece provare un misto di pena e rabbia nei suoi confronti. Pena poiché era sempre brutto vedere un uomo di quell'età ridotto in quello stato, si sentì miserevole poiché di fronte a lui poteva esserci suo nonno Albert e quelle parole veritiere, dette con la consapevolezza che lo fossero, erano un'amara verità da digerire specialmente da parte di uno sconosciuto che si era sempre fatto vanto della propria educazione. La rabbia tuttavia fu il sentimento che si scatenò successivamente, un'ira che era giustificata dall'affronto subito e che il ventottenne non poteva concepire, un uomo che si glorificava con trofei di prede ottenute a caccia ora crolla a come un bimbo in un pianto disperato. L'uomo poteva ragionare prima su ciò che stava facendo anziché poi piangere lacrime di coccodrillo. Prima ancora che potesse tuttavia trovar riparo nell'altra stanza, dei rumori lo avvisarono che gli occupanti di quella casetta si stessero muovendo verso di lui. Ivanov apparve non appena la porta si spalancò, Drusilla dietro di lui come a ripararsi mentre, ancora più dietro Vath notò una terza persona ma l'unica cosa che poté identificare di lui furono i capelli biondi. «Vorrei capirlo anche io!» Disse seccamente il ventottenne osservando sia il cosacco che la donna alle sue spalle. «Sono stato lasciato solo da questa gentilissima signora, in attesa che ritornaste, quando è apparso quest'uomo strattonandomi e affermando che fosse il marito.» Continuò a dire indicando a palmo aperto l'animagus bloccato dall'anello. «Non contento mi ha attaccato con un incantesimo, mi sono solo limitato a bloccarlo ed annullare l'effetto della fattura e venire a cercarvi, evidentemente avete fatto voi prima.» Lo sguardo risoluto di Vath spaziava sui tre di fronte a lui, senza tuttavia perdere di vista il vecchio bloccato. Si chiese perché, in ogni occasione, si andava a mettere in situazioni così spinose. Il destino lo metteva sempre nella scomoda posizione di trovarsi costretto a sfoderare la bacchetta, anche mentre cercava di entrare in una biblioteca. La sua attenzione tuttavia si focalizzò sul terzo individuo che si era presentato alla porta, se fosse stato Vladimir Petrovic sarebbe stata priorità del ventottenne cercare gli oggetti interessati a Tuco.

INVENTARIO ATTIVO:


Fede nuziale d'oro all'anulare sinistro.
Bastone da passeggio lasciato in eredità da un vecchio parente con l'impugnatura in argento a forma di testa di serpente dove, all'interno, si cela la propria bacchetta in legno di Acero, pelle di Runespoor, 12 pollici e 3/4, rigida.
Scarsella medievale (originale) +5 corpo +2 mana [Possibilità di contenere 8 oggetti di medie dimensioni.]
Stivali Elisabettiani +5 corpo +5 mana +2 salute
Anello del Potere - Blocca l'avversario per 2 turni. Utilizzabile solo in Quest.
Perla di Afrodite +8 mana +7 corpo +7 Salute


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Al giovane Ministeriale venne concessa l’opportunità di spiegare, di mettere al corrente della situazione i nuovi arrivati, senza che quest’ultimi lo interrompessero in nessun modo. Solo il singhiozzare del vecchio, fattosi più flebile, si poteva udire di tanto in tanto tra una parola e l’altra; e quando Vath pronunciò la parola “marito”, poté notare la povera Drusilla sbiancare all’improvviso oltre le spalle del Cosacco, in un misto di emozioni che andavano dalla sorpresa al disagio più intenso. Non disse nulla, ma si limitò a reggersi al braccio possente di Ivanov mentre teneva gli occhi traboccanti di preoccupazione su suo marito.
Sergej Ivanov, invece, rimase impassibile sul posto e squadrò i due uomini davanti a sé, finché alla fine decise di prendere la parola, rivolgendosi completamente a Vath.
«Arthur no mentire. Lui davvero marito di signora Drusilla. Io spera tu perdonare suo comportamento, lui è...»
«Uno stupido!» La frase giunse all’improvviso da dietro le spalle di Ivanov, una voce affilata e gelida come l’inverno siberiano, l’accento russo leggermente meno marcato rispetto al proprio connazionale. Drusilla sussultò dallo spavento e si andò a nascondere dietro l’imponente statura di Sergej, rivelando così la figura di colui che aveva appena parlato: alto, il fisico prestante e coperto da una moltitudine tatuaggi, gli occhi di un azzurro ghiaccio e i capelli biondi come la folta barba. A Vath Remar non ci sarebbe voluto molto nel comprendere di essere finalmente alla presenza dell’uomo che stava cercando fin dal suo arrivo ad Hogsmeade.
Uno sguardo più accurato avrebbe permesso al giovane Ministeriale di notare una scarsella piuttosto larga sul fianco destro di Petrovic, oltre alla bacchetta magica riposta in una fondina agganciata alla coscia.
«Uno stupido geloso!» esclamò Vlad, muovendo qualche passo verso il vecchio. «Uno stupido attaccabrighe... Non è così, Arthur?»
«I-io...» Gli occhi dell’anziano Mago si dilatarono dalla paura e, una volta esaurito l’effetto dell’anello di Vath, si accasciò a terra, in ginocchio. Prese a tremare come una foglia, le guance ancora umide di lacrime. «Io credo che lui sia qui per spiare. Potrebbe aver cercato di ingraziarsi Drusilla ed estorcere informazioni sulle nostre attività, Vlad. La concorrenza...» Ma la frase rimase sospesa, interrotta da quello che fu un acuto ed intenso urlo di dolore. Arthur serrò le braccia attorno all’addome e si rotolò al suolo, mentre Petrovic lo fissava con assoluta freddezza e con una mano serrata sulla scarsella. Cosa vi era al suo interno? Che vi fosse qualcosa in grado da generare un simile potere?
«Portatelo via!» ordinò Vlad in tono secco a Drusilla e Sergej. «Parlerò da solo con il nostro ospite.» aggiunse, infine, rivolgendo uno sguardo indagatore nella direzione di Vath. Quegli occhi azzurri non promettevano nulla di buono e qualsiasi cosa Petrovic stava pensando al giovane Mago di Canterbury non era dato sapere, eccetto che sarebbe stato messo a giudizio.
Ivanov fu l’unico a reagire e scattò in avanti a recuperare il vecchio ancora dolorante e costringendolo ad alzarsi in piedi, mentre Drusilla rimase congelata sul posto con le mani premute sulla bocca. Sconvolta, la donna sembrò riprendersi da quell’apparente stato di shock solamente quando Ivanov riuscì a scortare Arthur verso la porta e, a quel punto, anche lei si aggiunse nel sorreggere il proprio consorte fuori dalla stanza.
Nel frattempo, con assoluta calma, Vladimir Petrovic si era accomodato su una delle poltrone e tenne lo sguardo fisso sul giovane Remar, invitandolo con un gesto della mano ad unirsi a lui e concedendoli l’onore della prima parola.
Erano finalmente soli.




Ed eccoci arrivati alla parte saliente. Da questo momento ti invito a prestare maggiore attenzione sulle scelte/azioni che deciderai di adottare. Ricordati di non dare nulla per scontato.
Mappa aggiornata.

Quest-Vath-Interno4

Ivanov e Drusilla se ne vanno con il vecchio, VP è Vlad.


Vath Remar
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Vath non venne interrotto durante la spiegazione di ciò che era avvenuto nei minuti lasciato da solo in quella stanza e apprezzò questa cortesia da parte dei nuovi giunti. La sua parola venne accolta da parte dei presenti in maniera del tutto diverse, il possente Ivanov dovette convenire con lui che l'uomo era effettivamente il marito di Drusilla che, alla notizia, ebbe quasi un mancamento. Solo il braccio di Sergey Ivanov impedì alla donna di collassare a terra e, una volta che la donna fu al sicuro, il russo dalla folta pelliccia si iniziò a scusare per il comportamento dell'uomo di nome Arthur. «Non siete voi a dovervi scusare.» Ribatté seccamente il ministeriale, un movimento distensivo della mano e il seguito delle proprie parole tuttavia avrebbero dovuto stemperare la situazione. «Apprezzo tuttavia che capiate la situazione e saprò accantonare questo increscioso avvenimento.» Un cenno del capo avrebbe rafforzato le sue parole, ma il sopraggiungere di una terza voce in campo, quella dell'uomo chiamato Vlad, fece il suo ingresso in scena ed appellò il vecchio come uno stupido. Tra sé e sé Vath non poté che dar ragione al russo che, palesatosi interamente alla sua vista, era il motivo per cui quel giorno era ad Hogsmeade. Vladimir Petrovic corrispondeva esattamente alla descrizione che gli era stata fornita, alto, giovane e prestante, con un corpo ricoperto di tatuaggi. Tuttavia Vath non aveva dimenticato le parole di Madama Rosmerta: "Sii prudente, però. Quell’uomo è imprevedibile.", la cautela del ministeriale si fece maggiore e, con occhi attenti, osservò tutto ciò che accadde in quei momenti. Il vecchio Arthur continuò a ripetere la questione dello spionaggio ma qualcosa gli fece provare un forte dolore tanto da farlo urlare, Vath si fece attento, cos'era successo da provocare quella reazione nel vecchio? Aveva notato un movimento da parte del biondo, la mano era andata a serrarsi sopra alla scarsella che portava alla cintura. La mente ormai lucida del giovane Remar non ci mise molto ad unire tutti gli elementi, un simile effetto poteva essere ciò che Tuco aveva sperimentato su di sé quando aveva duellato con il russo. Un potere simile non era scaturito da una bacchetta, riposta in un fodero allacciato alla coscia, ma da un oggetto contenuto al suo interno. Una sua supposizione fu che quello fosse l'effetto del cuore della Banshee e, la sua mente si chiese quale effetto possedesse l'occhio. Osservò senza batter ciglio come il vecchio venne trascinato via da parte di Ivanov e come, in breve tempo, rimase solo assieme a Petrovic che si accomodò su una delle poltrone in quel salotto. Un gesto della mano da parte del russo fu l'invito a sedersi assieme a lui e, andando alla poltrona di fronte a Vladimir, si sedette. «Vi ringrazio per come avete risolto rapidamente la questione. Quell'Arthur, se davvero è un vostro socio, potrebbe rappresentare una minaccia per i vostri affari se ha l'abitudine di attaccare i vostri possibili clienti. Ma come ho detto prima ho apprezzato molto che siate intervenuti tempestivamente.» Vath si schiarì la voce con un paio di colpetti di tosse, accavallò la gamba destra sulla coscia sinistra tenendo il proprio bastone da passeggio, con celata all'interno il suo catalizzatore, stretto vicino a se, una mano sopra l'impugnatura a forma di serpente. Si era presentato in un certo modo e, il ventottenne, avrebbe continuato su quella scia. «Se avrà avuto modo di parlare con il signor Ivanov le avrà spiegato il motivo per cui sono qui.»

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I pezzi del puzzle stavano iniziando a congiungersi nella corretta posizione: la mente del Ministeriale elaborò possibilità non così distanti dalla realtà, che la sorte del vecchio Arthur fosse stata opera di uno dei due artefatti non c’era ombra di dubbio.
Che fare dunque?

Gli occhi di ghiaccio di Petrovic sondarono attentamente la figura di Vath e, per un attimo, quest’ultimo avrebbe potuto pensare che il russo volesse leggergli l’anima. Ma fu solo una sensazione, un potere esercitato da quello sguardo così magnetico e penetrante, che il dubbio sulla possibilità di avere a che fare con un Legillimens sfiorò i pensieri di Remar. Se non altro era già stato avvertito da ben due persone riguardo alla personalità di Petrovic: Madama Rosmerta lo aveva definito come un uomo imprevedibile, mentre Tuco l’aveva definito oltremodo scorretto; due aspetti a cui sarebbe stato saggio prestare un certo riguardo.
Vlad tramburellò ritmicamente l’indice sinistro sul bracciolo di pelle, mentre teneva una gamba accavallata sull’altra ma sprovvisto della stessa compostezza di Vath. Ascoltò tutto con grande attenzione, i lineamenti facciali rilassati e incapaci di trasmettere una qualsiasi emozione.

«Oh, Arthur non è sempre stato così, no. Dopotutto nella vita gli incidenti capitano...» mormorò in tono morbido, come se stesse parlando una cosa del tutto normale, mentre un sorriso enigmatico andò a disegnarsi sul suo viso perfetto e giovane. «E’ ancora un valido cacciatore e solitamente Drusilla lo tiene isolato al piano di sopra quando abbiamo ospiti. Stavolta deve essersi nascosto bene...» Mosse la mano con aria distratta, cercando di far capire a Vath di non crucciarsi più dell’accaduto. «Finché sa fare il suo lavoro, direi che è ancora utile. Tra l’altro, di tanto in tanto, ha dei momenti di lucidità e sa essere molto intuitivo...» La frase parve rimanere sospesa, ma sarebbe stato arduo stabilire se era stato intenzionale o, semplicemente, per tagliare il discorso perché ritenuto superfluo; ma qual’era la verità? Cosa intendevano dire le parole di Vlad?
Si umettò le labbra e inclinò appena la testa di lato, fissando meglio Remar.
«Da!» rispose. «Pelle di Moke… Curioso, davvero curioso. Insomma, lei è inglese da come mi ha detto Sergej e chi meglio di un inglese sa che tale prodotto è illegale all’interno di questo Paese?» Si concesse una pausa, accompagnata da una smorfia divertita. «Perché proprio la pelle di Moke, signor…?»



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Quest-Vath-Interno5


Vath Remar
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Cautela. Era ciò che richiedeva la situazione allora e fu ciò che il ministeriale si impose. Aveva compreso con quella piccola dimostrazione di potere che il russo era una persona di cui stare attenti, un uomo che, se non si faceva scrupoli a causare dolore ad un suo collaboratore, non avrebbe avuto riguardi nei suoi confronti. Lo sguardo, calmo e senza alcuna traccia di nervosismo, solcava l'intera figura di Vladimir Petrovic alla ricerca di indizi su ciò che nascondeva un uomo di siffatta caratura. Ne esaminò i tatuaggi, alla ricerca di qualche dettaglio sulla sua personalità, di certo il russo come l'inglese che aveva di fronte ci teneva molto al proprio aspetto, a parere di Vath molto curato e che avrebbe potuto ispirare soggezione in persone dal carattere più debole. Un tamburellio sulla pelle della poltrona sancì che l'esame di Vladimir era già iniziato e sarebbe proseguito per un bel po'. Il ministeriale era abituato ad essere nell'occhio del ciclone e, quella sensazione di calma apparente, era solo il preludio di nuove difficoltà. «Lasci che io mi complimenti con lei, parla davvero bene la nostra lingua e il suo accento è meno evidente rispetto al suo amico Sergej. Devo concordare con ciò che mi ha appena detto, gli incidenti capitano, non sarebbe vita senza di essi, ma solo una mera consuetudine di eventi.» Era come se i due uomini in quella stanza fossero l'uno per l'altro la faccia opposta di una medaglia. Entrambi erano a conoscenza del proprio potenziale, sapevano essere carismatici e tutti e due avrebbero sfruttato tutta la loro scaltrezza per prevalere sull'altro. La frase, sibillina, doveva forse metterlo in allarme o forse, dicendola, Vladimir voleva fargli avere una reazione che lo tra disse. Vath registrò la frase e mostrò la sua migliore faccia da poker per poi rispondere alla domanda che il biondo gli rivolse. «Immagino saprà quali capacità abbia il Moke, sarà anche a conoscenza che tali proprietà si mantengono anche una volta che la creatura muore. Mi chiede la ragione del perché proprio quella pelle: credo che, ragionandoci, possa facilmente intuirlo da solo.» Si schiarì la voce e poi, con nonchalance quando gli venne chiesto il nome si sporse verso il russo, tendendo la mano destra e con naturalezza disse. «Mi perdoni, in effetti non abbiamo avuto modo di presentarci adeguatamente. Roderick Valantine.»

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cuorebanshee vlad occhiobanshee

Lo sguardo vigile del Ministeriale indugiarono sui tatuaggi del proprio interlocutore, in cerca di qualche indizio sulla sua personalità, notando quando i disegni fossero di vario genere e che molti di essi erano per lo più una sorta di ricordo di possibili viaggi compiuti in svariati Paesi. C’era una Geisha sul braccio sinistro, piume di aquila sul petto scolpito, una maschera africana sull'avambraccio destro, svariati fiori o frasi in diverse lingue, tra cui l’arabo e il greco; tutto ciò indusse a pensare che fosse un viaggiatore molto appassionato alle altre culture. Ma vi era un tatuaggio ancora più singolare sul ventre dell’uomo: le spire di un cobra si avvinghiavano attorno alla testa di una tigre ruggente, in uno stile che ricordava molto l’India. I lineamenti della tigre, però, non sembravano trapelare preoccupazione o sconfitta, semmai una sorta di furia rivolta a tutti coloro che avrebbero osato incrociarne lo sguardo. Riguardo al cobra invece solo le spire erano visibili, mentre la testa pareva celata, nascosta, in attesa di colpire alla prima occasione.
Per Remar sarebbe stato molto arduo coniare un possibile collegamento tra la personalità di Petrovic e il tatuaggio, così come sarebbe stato molto impegnativo analizzare e interpretare a dovere tutto gli elementi di quel tatuaggio. A conti fatti poteva dire tutto o niente, proprio come gli altri tatuaggi sparsi sul resto del corpo; dopotutto le conoscenze di Vath su quell’uomo provenivano da terzi e potevano addirittura rivelarsi inconsistenti. Doveva vederci più chiaro? Sicuramente.
Un piccolo sorriso increspò le labbra del russo alle parole del Ministeriale.
«Ho passato molto tempo nel vostro Paese per affari e così ho avuto modo di perfezionare la lingua.» asserì brevemente. Tale confessione avrebbe potuto aiutare a Vath nel trovare una certa veridicità nel credere che Petrovic fosse un viaggiatore.
«La capacità di restringersi, da, ma certo!» mormorò asciutto, i lineamenti del viso rilassati. Gli occhi sembrarono illuminarsi di luce misteriosa quando Vath si presentò sotto falso nome, ma durò solo pochi istanti; che avesse capito il gioco del Ministeriale oppure fu solo un’impressione? Il Mago di Canterbury non avrebbe saputo dirlo con certezza. Petrovic allungò lentamente la mano e la strinse con decisione. «Vladimir Petrovic…» rispose a sua volta alla presentazione, per poi riprendere il discorso lasciato in sospeso. «La capacità della pelle di Moke è ottima per tenere a bada i ladri. Lei ha problemi con i ladri, Mr Valantine? Ammetto che il vostro portamento e vestiario parlano chiaro e non mi sorprenderei affatto se aveste problemi con i ladri. Tuttavia, devo ribadire che qui nel Regno Unito è illegale il commercio della pelle di Moke. Non ha mai valutato ad altre misure di sicurezza?»



Mappa invariata.

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